Il ritorno della mercenaria 1
di
Patrizia V. (Spin-Off/Prequel)
genere
sentimentali
Tornare a Milano al termine delle vacanze estive è molto peggio di un anticlimax.
Noia, frustrazione e disperazione sono già abbastanza, ma al poco gradevole miscuglio di sensazione si va ad aggiungere un dolore molto simile a quello di un cuore infranto…
Mio marito è un compagno meno assiduo e caldo di una tartaruga d’acqua. Non che io sia mai stata innamorata di lui: non mi vergogno di ammettere che l’ho sposato per i suoi soldi e per la sua posizione sociale. Non gli sono rimasta fedele che per poche ore dopo il matrimonio, e per il resto mi sono limitata ad essere discreta e ho tenuto fede alla mia parte del nostro accordo matrimoniale. Dopo tutti questi anni di matrimonio d’interesse sarei ben lieta di liberarmi di lui, ma proprio adesso che mia suocera si è finalmente tolta dalle palle lui ha ereditato un bel gruzzolo e non sarebbe una cosa intelligente piantarlo proprio adesso: ho una figlia (che il cornuto crede sua) da crescere a Milano, e faccio l’insegnante…
Fra i lati positivi che quella strega di mia suocera abbia tirato le cuoia, c’è il suo appartamentino a Rimini che finalmente possiamo usare per le vacanze: abbiamo passato una splendida estate sulla riviera romagnola, dalla fine di Giugno ai primi di Settembre, e adesso ho un’abbronzatura davvero invidiabile.
A Rimini ho anche potuto iscrivermi in piscina e in palestra, e insieme all’ombrellone in seconda schiera e al night club dietro l’angolo ho passato davvero un’estate piacevole come non capitava da tempo. Ho conosciuto un po’ di gente, costretto il Mauri (mio marito) a fare un po’ di vita sociale, e quando si è rattrappito più del dovuto l’ho rispedito a Milano a lavorare così la seconda metà delle vacanze lui era fra i piedi solo durante i weekend…
Insomma, sono anche riuscita a farmi un amico per farmi scopare in pace quando il cornuto non era in casa. Una pacchia.
Capirete insomma che il ritorno nella grigia e umida metropoli dopo un’estate così gradevole, con la prospettiva di rimettere il tailleur per andare a insegnare al liceo di qui a pochi giorni, non mi esalti troppo.
Anzi, a dirla tutta, mi deprime al limite del suicidio.
A rendere le cose ancora peggiori, come dicevo, ci sono anche le pene d’amore.
OK, forse definirle così è un po’ una forzatura, comunque ci sto male davvero.
Il fatto è che Eva è sparita dal mio orizzonte dopo la nostra ammucchiata in albergo con i ragazzotti della Milano-bene che ci ha fruttato una marchetta davvero niente male.
Lo so che non ci si deve innamorare di una prostituta, anche se Eva è una escort di lusso, e anche lei mi ha messo in guardia in questo senso. Fra noi non ci sono obblighi o promesse di nessun tipo: siamo solo amiche.
Già, però il fatto è che si tratta di gran lunga della miglior compagna di letto che abbia mai avuto. Il sesso con lei è assolutamente il migliore che abbia mai provato, e vi assicuro che di esperienza ne ho abbastanza.
…E poi c’è qualcos’altro. Simpatia, amicizia, sesso, affinità emotiva e attrazione fisica, sommati fra loro e shackerati a dovere, possono creare una miscela esplosiva capace di creare danni piuttosto consistenti.
Proibito usare la parola che comincia per “A”? Va bene. Allora diciamo che Eva mi manca terribilmente.
E il modo in cui è sparita mi fa ancora più male.
Il giorno dopo l’ammucchiata in albergo ci siamo viste per un bicchiere in centro.
Sì, lo so, suona come un appuntamento… Ma non è così. Abbiamo solo chiacchierato un po’, ridacchiando nel ricordare l’avventura della sera prima, che per entrambe è stata un’esperienza abbastanza nuova, perfino per una professionista come lei. Quanto a me, non ero mai stata con tanta gente a letto in una volta sola.
Poi dovevamo discutere di affari: ci siamo scambiate i codici IBAN, così Eva ha potuto farmi un bonifico e pagarmi la mia parte di marchetta.
Alla fine ci siamo salutate con un bacio in bocca (e chi se ne frega se qualcuno vedendoci ha storto la bocca), con la promessa di risentirci presto…
Invece più niente.
Eva ha smesso di rispondere alle mie telefonate, ai miei messaggi, alle mie email…
Scomparsa nel nulla.
Dopo un po’, con le farfalle nello stomaco come una liceale innamorata, sono perfino andata a casa sua e ingoiando il mio orgoglio ho suonato il campanello per mezz’ora.
Niente.
Sono stata davvero male. Il fatto che l’ultimo segno di vita da parte di Eva fosse stato il suo bonifico, mi ha dato come l’impressione che mi avesse pagata prima di scomparire dalla mia vita.
E’ stato bruttissimo sentirmi scaricata. Non mi era mai accaduto prima, né con uomini né con donne… E comunque non mi è mai capitato di sentirmi abbastanza coinvolta in un rapporto da soffrire alla sua conclusione.
Mai.
Quando siamo partiti per Rimini avevo il cuore a pezzi, e forse per questo ho perfino provato ad essere carina con il Mauri… Almeno per le prime settimane.
Poi il mare, il sole, lo sport e la vita notturna mi hanno aiutata a risollevare lo spirito. Le cose sono tornate un po’ alla volta ad apparirmi nella giusta luce, e quando ho ricominciato a vedere il Mauri per quel che è, e cioè un’ameba, ho ricominciato a strapazzarlo.
E’ davvero una cosa squallida che nella vita debba ritrovarmi al fianco uno come lui e non una come la Eva.
E’ stato così che il giorno dopo aver fatto questa riflessione al termine di un patetico pompino con ingoio (insomma, ho deglutito la mia stessa saliva con qualche goccia fuoriuscita a fatica dal coso mezzo flaccido di mio marito), ho cominciato a guardarmi intorno.
Ho individuato in palestra un portatore di cazzo abbastanza promettente; l’ho agganciato con una scusa banale, ho approfondito l’esame del candidato all’accoppiamento valutandone le doti fisiche (ottime) e quelle sociali (passabili), e all’uscita dalla palestra mi sono fatta scopare nella sua macchina con la scusa di strappargli un passaggio a casa.
Al termine della sveltina gli ho lasciato il mio numero di cellulare, e a quel momento l’ho gestito senza problemi, mettendolo al lavoro ogni qualvolta il Mauri non era fra i piedi e a me tirava la fica.
Insomma, alla fine ho passato un’ottima estate.
Ma al ritorno a Milano la malinconia mi ha ripreso di brutto.
Eva mi manca.
Sono così frustrata che tratto il Mauri ancora peggio del solito, e lui si tiene giustamente alla larga.
Guardo imbronciata il cellulare muto appoggiato sul tavolo, poi scuoto le spalle rassegnandomi ad andare a controllare il tailleur che dovrò indossare fra poco per tornare al lavoro…
Mi osservo riflessa nello specchio.
La solita stanga bionda da un metro e ottanta, con l’espressione arcigna e le labbra strette.
Indosso solo una canotta bianca e le mutandine per combattere l’afa di metà settembre, e posso valutare il mio corpo.
Quest’estate fra le altre cose ho smesso di fumare. Anche per questo sono una jena. Però sono un po’ meno secca del solito, e tutto lo sport degli ultimi mesi mi ha resa più tonica e in forma… Grazie a dio, altrimenti rischiavo di cominciare ad assomigliare a una scopa.
Ho lo stomaco piatto e muscoloso, e le ascelle scavate adesso sono ancora più accentuate dai muscoli delle braccia che sono cresciuti grazie soprattutto al nuoto. L’abbronzatura poi aiuta parecchio: stacca bene con i capelli corti che cominciano ad essere un po’ troppo folti (il ciuffo comincia a diventare ingovernabile, dovrò andare dal parrucchiere…), e anche con i miei occhi grigi da cattiva.
Tutto sommato non sono male.
Poi forse dovrei cercarmi un boytoy anche qui a Milano. Una scopata decente mi risolleverebbe il morale.
Mi alzo in piedi stirandomi la schiena e faccio per andare davvero a controllare il tailleur, quando il cellulare comincia a vibrare e poi suona lampeggiando come fosse Capodanno. Uno squillo. Due. Tre.
- Pronto?
- Pat, sono io.
Un tuffo al cuore: Eva.
Deglutisco a vuoto. Inspiro a fondo.
Cerco di controllare la voce, non deve accorgersi che sono emozionata a sentirla…
- Ehi, che sorpresa! Credevo che tu fossi… Sì, insomma: che fossi sparita.
- No, no… Sono qui! – la sento respirare a fondo anche lei, e quando riprende la sua voce è più calda, più profonda: - Ti pensavo, sai? Mi sei venuta in mente e mi sono eccitata… Voglio scopare con te, Pat!
Mi sento rombare le orecchie. Sudo freddo. Mi sento attraversare tutta da un brivido di eccitazione, e mi accorgo del calore che mi sale da in mezzo alle gambe… Tempo pochi secondi e sarò bagnata come una cagnetta la suo primo calore.
Dovrei fare un po’ la ritrosa, fargliela pagare per essere sparita per più di due mesi.
Ma tutto quello che riesco a dire è un commento insulso sui rumori di fondo che sento dietro di lei.
Eva m’incalza: - Dai, non perdere tempo: ci vediamo a casa mia fra un paio d’ore. Ti aspetto nuda nel mio letto: ti lascio le chiavi sotto lo zerbino… Non tardare!
Accidenti, non ci sono abituata. Di solito sono io a condurre il gioco, e invece questa volta mi sento completamente in balìa della mia amante.
Mi minaccia di cercare un altro/a partner se non mi affretto a raggiungerla, e mi rendo conto di non essere disposta a correre il rischio.
La desidero con tutta me stessa.
Mi sciolgo tutta quando aggiunge con voce roca: - Mettiti quell’impermeabile rosso che mi fa bagnare tutta, e sotto non azzardarti a mettere nulla…
Mi sento tirare da bestia i capezzoli soltanto all’idea: sono nel pucio più completo.
Capitolo completamente: - Che posso dire… Ci vediamo a casa tua, non vedo l’ora!
Riattacca, ansimando.
Dentro di me la stramaledico: detesto che qualcuno abbia un simile potere su di me.
Però ha vinto lei, su tutta la linea.
Obbedirò ai suoi desideri e mi precipiterò a casa sua: inghiottirò il mio orgoglio e per una volta metterò da parte la mia smania di controllare sempre tutto e tutti, solo per poter essere ancora una volta nel suo letto.
Mi gira un po’ la testa; mi porto una mano fra le gambe e mi accorgo di avere le mutandine inzuppate.
Poco male: fra poco non mi serviranno più…
Noia, frustrazione e disperazione sono già abbastanza, ma al poco gradevole miscuglio di sensazione si va ad aggiungere un dolore molto simile a quello di un cuore infranto…
Mio marito è un compagno meno assiduo e caldo di una tartaruga d’acqua. Non che io sia mai stata innamorata di lui: non mi vergogno di ammettere che l’ho sposato per i suoi soldi e per la sua posizione sociale. Non gli sono rimasta fedele che per poche ore dopo il matrimonio, e per il resto mi sono limitata ad essere discreta e ho tenuto fede alla mia parte del nostro accordo matrimoniale. Dopo tutti questi anni di matrimonio d’interesse sarei ben lieta di liberarmi di lui, ma proprio adesso che mia suocera si è finalmente tolta dalle palle lui ha ereditato un bel gruzzolo e non sarebbe una cosa intelligente piantarlo proprio adesso: ho una figlia (che il cornuto crede sua) da crescere a Milano, e faccio l’insegnante…
Fra i lati positivi che quella strega di mia suocera abbia tirato le cuoia, c’è il suo appartamentino a Rimini che finalmente possiamo usare per le vacanze: abbiamo passato una splendida estate sulla riviera romagnola, dalla fine di Giugno ai primi di Settembre, e adesso ho un’abbronzatura davvero invidiabile.
A Rimini ho anche potuto iscrivermi in piscina e in palestra, e insieme all’ombrellone in seconda schiera e al night club dietro l’angolo ho passato davvero un’estate piacevole come non capitava da tempo. Ho conosciuto un po’ di gente, costretto il Mauri (mio marito) a fare un po’ di vita sociale, e quando si è rattrappito più del dovuto l’ho rispedito a Milano a lavorare così la seconda metà delle vacanze lui era fra i piedi solo durante i weekend…
Insomma, sono anche riuscita a farmi un amico per farmi scopare in pace quando il cornuto non era in casa. Una pacchia.
Capirete insomma che il ritorno nella grigia e umida metropoli dopo un’estate così gradevole, con la prospettiva di rimettere il tailleur per andare a insegnare al liceo di qui a pochi giorni, non mi esalti troppo.
Anzi, a dirla tutta, mi deprime al limite del suicidio.
A rendere le cose ancora peggiori, come dicevo, ci sono anche le pene d’amore.
OK, forse definirle così è un po’ una forzatura, comunque ci sto male davvero.
Il fatto è che Eva è sparita dal mio orizzonte dopo la nostra ammucchiata in albergo con i ragazzotti della Milano-bene che ci ha fruttato una marchetta davvero niente male.
Lo so che non ci si deve innamorare di una prostituta, anche se Eva è una escort di lusso, e anche lei mi ha messo in guardia in questo senso. Fra noi non ci sono obblighi o promesse di nessun tipo: siamo solo amiche.
Già, però il fatto è che si tratta di gran lunga della miglior compagna di letto che abbia mai avuto. Il sesso con lei è assolutamente il migliore che abbia mai provato, e vi assicuro che di esperienza ne ho abbastanza.
…E poi c’è qualcos’altro. Simpatia, amicizia, sesso, affinità emotiva e attrazione fisica, sommati fra loro e shackerati a dovere, possono creare una miscela esplosiva capace di creare danni piuttosto consistenti.
Proibito usare la parola che comincia per “A”? Va bene. Allora diciamo che Eva mi manca terribilmente.
E il modo in cui è sparita mi fa ancora più male.
Il giorno dopo l’ammucchiata in albergo ci siamo viste per un bicchiere in centro.
Sì, lo so, suona come un appuntamento… Ma non è così. Abbiamo solo chiacchierato un po’, ridacchiando nel ricordare l’avventura della sera prima, che per entrambe è stata un’esperienza abbastanza nuova, perfino per una professionista come lei. Quanto a me, non ero mai stata con tanta gente a letto in una volta sola.
Poi dovevamo discutere di affari: ci siamo scambiate i codici IBAN, così Eva ha potuto farmi un bonifico e pagarmi la mia parte di marchetta.
Alla fine ci siamo salutate con un bacio in bocca (e chi se ne frega se qualcuno vedendoci ha storto la bocca), con la promessa di risentirci presto…
Invece più niente.
Eva ha smesso di rispondere alle mie telefonate, ai miei messaggi, alle mie email…
Scomparsa nel nulla.
Dopo un po’, con le farfalle nello stomaco come una liceale innamorata, sono perfino andata a casa sua e ingoiando il mio orgoglio ho suonato il campanello per mezz’ora.
Niente.
Sono stata davvero male. Il fatto che l’ultimo segno di vita da parte di Eva fosse stato il suo bonifico, mi ha dato come l’impressione che mi avesse pagata prima di scomparire dalla mia vita.
E’ stato bruttissimo sentirmi scaricata. Non mi era mai accaduto prima, né con uomini né con donne… E comunque non mi è mai capitato di sentirmi abbastanza coinvolta in un rapporto da soffrire alla sua conclusione.
Mai.
Quando siamo partiti per Rimini avevo il cuore a pezzi, e forse per questo ho perfino provato ad essere carina con il Mauri… Almeno per le prime settimane.
Poi il mare, il sole, lo sport e la vita notturna mi hanno aiutata a risollevare lo spirito. Le cose sono tornate un po’ alla volta ad apparirmi nella giusta luce, e quando ho ricominciato a vedere il Mauri per quel che è, e cioè un’ameba, ho ricominciato a strapazzarlo.
E’ davvero una cosa squallida che nella vita debba ritrovarmi al fianco uno come lui e non una come la Eva.
E’ stato così che il giorno dopo aver fatto questa riflessione al termine di un patetico pompino con ingoio (insomma, ho deglutito la mia stessa saliva con qualche goccia fuoriuscita a fatica dal coso mezzo flaccido di mio marito), ho cominciato a guardarmi intorno.
Ho individuato in palestra un portatore di cazzo abbastanza promettente; l’ho agganciato con una scusa banale, ho approfondito l’esame del candidato all’accoppiamento valutandone le doti fisiche (ottime) e quelle sociali (passabili), e all’uscita dalla palestra mi sono fatta scopare nella sua macchina con la scusa di strappargli un passaggio a casa.
Al termine della sveltina gli ho lasciato il mio numero di cellulare, e a quel momento l’ho gestito senza problemi, mettendolo al lavoro ogni qualvolta il Mauri non era fra i piedi e a me tirava la fica.
Insomma, alla fine ho passato un’ottima estate.
Ma al ritorno a Milano la malinconia mi ha ripreso di brutto.
Eva mi manca.
Sono così frustrata che tratto il Mauri ancora peggio del solito, e lui si tiene giustamente alla larga.
Guardo imbronciata il cellulare muto appoggiato sul tavolo, poi scuoto le spalle rassegnandomi ad andare a controllare il tailleur che dovrò indossare fra poco per tornare al lavoro…
Mi osservo riflessa nello specchio.
La solita stanga bionda da un metro e ottanta, con l’espressione arcigna e le labbra strette.
Indosso solo una canotta bianca e le mutandine per combattere l’afa di metà settembre, e posso valutare il mio corpo.
Quest’estate fra le altre cose ho smesso di fumare. Anche per questo sono una jena. Però sono un po’ meno secca del solito, e tutto lo sport degli ultimi mesi mi ha resa più tonica e in forma… Grazie a dio, altrimenti rischiavo di cominciare ad assomigliare a una scopa.
Ho lo stomaco piatto e muscoloso, e le ascelle scavate adesso sono ancora più accentuate dai muscoli delle braccia che sono cresciuti grazie soprattutto al nuoto. L’abbronzatura poi aiuta parecchio: stacca bene con i capelli corti che cominciano ad essere un po’ troppo folti (il ciuffo comincia a diventare ingovernabile, dovrò andare dal parrucchiere…), e anche con i miei occhi grigi da cattiva.
Tutto sommato non sono male.
Poi forse dovrei cercarmi un boytoy anche qui a Milano. Una scopata decente mi risolleverebbe il morale.
Mi alzo in piedi stirandomi la schiena e faccio per andare davvero a controllare il tailleur, quando il cellulare comincia a vibrare e poi suona lampeggiando come fosse Capodanno. Uno squillo. Due. Tre.
- Pronto?
- Pat, sono io.
Un tuffo al cuore: Eva.
Deglutisco a vuoto. Inspiro a fondo.
Cerco di controllare la voce, non deve accorgersi che sono emozionata a sentirla…
- Ehi, che sorpresa! Credevo che tu fossi… Sì, insomma: che fossi sparita.
- No, no… Sono qui! – la sento respirare a fondo anche lei, e quando riprende la sua voce è più calda, più profonda: - Ti pensavo, sai? Mi sei venuta in mente e mi sono eccitata… Voglio scopare con te, Pat!
Mi sento rombare le orecchie. Sudo freddo. Mi sento attraversare tutta da un brivido di eccitazione, e mi accorgo del calore che mi sale da in mezzo alle gambe… Tempo pochi secondi e sarò bagnata come una cagnetta la suo primo calore.
Dovrei fare un po’ la ritrosa, fargliela pagare per essere sparita per più di due mesi.
Ma tutto quello che riesco a dire è un commento insulso sui rumori di fondo che sento dietro di lei.
Eva m’incalza: - Dai, non perdere tempo: ci vediamo a casa mia fra un paio d’ore. Ti aspetto nuda nel mio letto: ti lascio le chiavi sotto lo zerbino… Non tardare!
Accidenti, non ci sono abituata. Di solito sono io a condurre il gioco, e invece questa volta mi sento completamente in balìa della mia amante.
Mi minaccia di cercare un altro/a partner se non mi affretto a raggiungerla, e mi rendo conto di non essere disposta a correre il rischio.
La desidero con tutta me stessa.
Mi sciolgo tutta quando aggiunge con voce roca: - Mettiti quell’impermeabile rosso che mi fa bagnare tutta, e sotto non azzardarti a mettere nulla…
Mi sento tirare da bestia i capezzoli soltanto all’idea: sono nel pucio più completo.
Capitolo completamente: - Che posso dire… Ci vediamo a casa tua, non vedo l’ora!
Riattacca, ansimando.
Dentro di me la stramaledico: detesto che qualcuno abbia un simile potere su di me.
Però ha vinto lei, su tutta la linea.
Obbedirò ai suoi desideri e mi precipiterò a casa sua: inghiottirò il mio orgoglio e per una volta metterò da parte la mia smania di controllare sempre tutto e tutti, solo per poter essere ancora una volta nel suo letto.
Mi gira un po’ la testa; mi porto una mano fra le gambe e mi accorgo di avere le mutandine inzuppate.
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