Il risveglio del guerriero
di
Anonima capuana
genere
prime esperienze
Il risveglio del guerriero
Vi garantisco che quello che sto per raccontarvi non ha nulla d’inventato, né ha alcuna esagerazione, nonostante avvenimenti sicuramente particolari e strani. Tutto mi è stato raccontato dalla protagonista, persona di sicuro affidamento quanto a schiettezza e sincerità. Racconterò il tutto come se fossi io la fortunata attrice degli eventi. Il mio nome è Linda
Ero entrata a servizio di un uomo dai principi ormai in disuso, preoccupato di non far scorgere fuori quello che animava nel suo intimo.
Si era ritirata a….vita privata dopo oltre trentacinque anni di lavoro in fabbrica con il grado di responsabile assoluto, nell’ultima parte della sua attività con una “buona uscita” ragguardevole e si era rintanato in una villa comprata poco prima della pensione. Non so perché, ma viveva solo, confortato dalla presenza di un bel cane, un pastore maremmano.
Io capitai per caso a suo servizio. Ebbe non poche titubanze quando venni a lui presentato. Credo che il mio abbigliamento un po’ …vivace non era di suo gradimento. Indossavo una minigonna non particolarmente corta, ma che richiamava gli occhi di molti, una camicetta che copriva e non copriva le mie rotonde grazie. Fu l’insistenza della mia accompagnatrice che riuscì a convincerlo e rimasi anche con un contratto niente male. Dopo un breve periodo di adattamento, cominciai a ritrovarmi sempre più a mio agio. Con il passare del tempo mi comportavo sempre più come fossi a casa mia e la cosa non dispiaceva al signor Roberto.
I momenti meno piacevoli erano quelli dell’invasione di un gruppo di amici che venivano a trovarlo e tra di essi c’era una certa Giusy. Questa donna , di circa quaranta anni, ad onor del vero, ottimamente portati. Mostrava, senza mezzi termini, un interesse visibile verso il mio datore di lavoro che non mostrava di ricambiare
Ogni qualvolta arrivavano questi mi si caricava nell’animo un nervoso che rimaneva in me per più giorni. La qual cosa non era sfuggita a Roberto, il quale essendosi accorto della situazione, ci rideva su.
Il pensiero di essere perdente in un conflitto sentimentale, mi creava sofferenza.
Vivo in Italia da cinque anni, provengo da Kiev , Ukraina; conosco ormai bene la lingua italiana , le usanze e la cucina italiana.
Sono mesi che sono a suo servizio e mai mi ha parlato della sua famiglia. Per casa ci sono un paio di foto di una donna con bambino. Non parlandomene non sono stata indiscreta chiedendo.
Quello che mi meraviglia è che un uomo ancora pieno di energie possa voler vivere solo.
Settimana dopo settimana, mese dopo mese, siamo arrivati ad una moderata e piacevole confidenza. Spesso mi ritrovo a pensare e ad agire come fossi sua moglie, confesso di aver avvertito spesso questa piacevole sensazione.
Mi gratifica con una busta paga per il buon lavoro faccio niente male; mi premia perché trova la casa pulitissima, le camice prive di qualsiasi piega. Insomma mi reputa una brava e onesta persona ed io lo sono, ma mi sto sempre più innamorando di lui, anzi del suo bel fisico asciutto, energico decisamente più piacevole di tanti uomini di età anche inferiore a lui.
Una volta mi azzardai a chiedergli :”Roberto, ma tu non vai a donne?”. Mi guardo in un modo che non avevo mai visto prima. Chiaro segno che non avrei per il futuro più dovuto toccare quell’argomento. Da parte mia escludevo completamente che fosse attratto dall’altra sponda o che soffrisse la donna in genere.
Un evento occasionale mutò la situazione. Mi aveva concesso di fare qualche volta la doccia prima di andare via, così una sera, avendo lavorato più del solito, avevo sistemato anche le aiuole del giardino, chiesi di poterne usufruire. Cosa che mi concesse senza esitazione, ma mentre stavo in bagno, tutta bagnata, mi accorsi che avevo dimenticato di portarmi dietro l’accappatoio, l’ aveva lasciato nella stanzetta dove solitamente mi cambiavo a mattino.
- Signor Roberto, ho dimenticato nella stanzetta l’accappatoio, ho solo un piccolo asciugamano, gentilmente me lo può portare?
Roberto, la buona educazione faceva parte del suo dna, e subito:
- Aspetta un attimo che te lo fornisco.
Sentii bussare alla porta ed io:
- Signor Roberto, entri pure, entri tranquillamente, siamo grandi e non credo ci siano problemi
Stranamente non si fece pregare, vidi aprire la porta e mi presentai così come ero, come madre natura mi aveva fatto:
- Signor Roberto non credo sia la prima volta che si trova a guardare una donna nuda.
- Linda, devo ammetterlo sei una donna molto bella e attraente e vista come sei ora provochi un ribollimento dei sensi.
- Ti piaccio, Roberto? ( avevo assunto immediato linguaggio familiare)
Compresi a volo la sua sorpresa e per aumentare non so se il suo disaggio o il suo interesse, mi girai mettendo davanti a lui un fondo schiena modellato . Mi accorsi che la sua volontà sarebbe stata quella di saltarmi addosso, si fece forza ritirandosi precipitosamente.
A sera, nella solitudine della sua stanza certamente il signor Roberto passava, nella mente, in rassegna ogni elemento del mio corpo che lo aveva molto colpito. Avevo notato che istintivamente aveva portato la sua mano all’altezza del suo membro che era di certo diventato duro e che l’indumento che aveva, mostrava un rigonfiamento.
Non volevo sconfiggere la sua resistenza, ma volevo appagare il mio desiderio di sentirmi penetrare la fica da un uomo particolare che io avevo cominciato ad amare. Non mi interessava il calcolo relativo alla sua ricchezza, avevo imparato ad amare la sua dolcezza, la sua onestà, la sua bontà…
Passarono un paio di giorni, nessuno dei due fece cenno all’accaduto e tutto tornò normale. Ma ……
La climatologia …..ci mise lo zampino
Era una giornata di pieno autunno, il cielo plumbeo sin dal mattino accompagnò la mia giornata lavorativa in modo indifferente. A sera cominciò a piovere e più tardi si scatenò un vero e proprio uragano.
Alle ore diciotto e trenta avrei dovuto lasciare la casa, ma la situazione rendeva difficile la cosa. Alle venti non vi era stato neanche un cenno di pausa. Stavo vicino al fuoco che avevo continuamente alimentato, si stava di un bene particolare. Il signor Roberto, nel suo studio, ogni tanto faceva capolino accompagnando i suoi passi con un commento che non sempre riuscivo a comprendere. L’importante per me era che la situazione non gli creasse fastidio!
Il tempo favoriva la mia speranza e il mio piano. Era oramai tempo che solitamente cenava e …..fuori diluviava. Uscì fuori dal suo studio e:
- Linda, credo sia opportuno pensare, per questa sera, ad una sistemazione in casa, sta diluviando e, francamente, portarti a casa tua troveresti l’ambiente gelido e non mi sembra il caso. Prepara qualcosa da mangiare e poi, vedi, dovrebbe essere in condizione di normale uso la stanzetta vicino all’ingresso. Non è stata usata da più anni, per cui, cambia le lenzuola e accendi il riscaldamento se no ti ritroverai domani congelata.
- Grazie, Signor Roberto, lei è tanto buono e gentile.
Mi misi all’opera, preparai un brodino corroborante e misi dentro quei tortellini che sapevo essere lui ghiotto.
A tavola fu particolarmente cordiale e l’ora passata insieme attorno al tavolo a cenare con qualche goccia di vino in più del solito, rese l’aria cordiale e sciolse alquanto la lingua a Roberto. Mi accennò a qualche momento doloroso della sua vita, ma non entrò mai nei particolari, era sempre geloso del suo passato. Io gli parlai del fallimento del mio matrimonio durato appena due anni, unione fallita a causa di una scelta dei miei con un uomo perennemente ubriaco.
Ci ritirammo nei rispettivi ambienti. Preparai la stanza aprendo i termosifoni, chiusi da tempo; poi andai a fare una doccia, avevo più necessità di abbondante acqua fredda per calmare la mia smania sempre crescente che non uno scroscio di acqua piacevolmente calda. Preparai la stanza aprendo i termosifoni, chiusi da tempo.
Nella stanza io non riuscivo a prendere sonno, la pioggia scrosciava sulle tapparelle, il cane abbaiava esageratamente, per cui dopo una mezz’ora decisi di alzarmi e vedere per quale motivo il cane faceva tanto fracasso. Uscii fuori, una pioggia così intensa non l’avevo mai vista, il cane lasciato fuori dalla legnaia era bagnato fracido, era questo il motivo del suo latrare. Presi delle pezzuole, lo asciugai alla bella e meglio e poi lo misi nel posto dove solitamente veniva messo quando pioveva, nella legnaia.
Ero nuovamente tutta inzuppata d’acqua e perciò decisi di rifarmi una veloce doccia anche per vincere il freddo che mi aveva assalito nell’aiutare il cane.
Tutto questo aveva creato un po’ di frastuono, così quando uscii dalla doccia con l’accappatoio addosso ma non legato intorno ai fianchi, mi trovai avanti il signor Roberto i che, probabilmente, per notevole chiasso si era svegliato ed era lì a rendersi conto di quanto stava avvenendo. Con una dose di malizia misi in atto l’immediata volontà di coprire le parti del mio corpo non coperte. Osservai con piacere che l’occhio di Roberto puntarono verso il ciuffetto che copre la sommità della mia affamata fighetta.
Parve parzialmente turbato, ma temendo qualche parola severa, non dissi nulla. Fuori pioveva in modo pauroso e da un po’ di tempo lampi e tuoni squarciavano il cielo. Mi feci coraggio:
- Signor Roberto, non mi giudichi sfacciata e infantile, questo diluvio accompagnato da fulmini e tuoni mi fa paura. Mi fa venire con lei, mi metterò in un cantuccio e mi sentirò più sicura. Si, ho paura!
Ci pensò un attimo, poi…..
- Non pensavo di avere in casa una……bambina, va bene, accomodati, ci faremo un po’ di compagnia.
Nel gran lettone, mi misi nel lembo opposto a lui e cominciai a chiedermi tante cose. Credevo di essere andato oltre e un po’ mi vergognavo; temevo che l’indomani poteva sorgere qualche decisione per me negativa per quanto avevo osato.
La novità non gli conciliò il sonno e lo sentivo girarsi spesso nel letto e quando si avvide che anche io non dormivo, accese il televisore.
- Vediamo se un po’ di tv ci concilia il sonno.
La situazione variò per effetto di un passaggio tra un canale e l’altro. Una scena decisamente spinta se non hard si materializzò. Pochi secondi e poi effettuò il cambio. Quello che trasmetteva quel programma non interessava un fico secco. Ma era bastata, forse, quella scena e un movimento di lieve accostamento a lui mi consentì di sfiorargli la mano. Non la tirò via. Era un invito? Non volevo sbagliare. La tenni tra la mia e poi piano piano presi ad accarezzarla. Non rifiutò la mia sottile effusione. Mi girai lentamente verso di lui, mi stava guardando. Vidi i suoi occhi lucidi, febbrili; era il segno che anche lui era preso dal mio stesso desiderio. Mi avvicinai con circospezione a lui e vidi che da parte sua c’era risposta positiva. Gradiva, desiderava qualcosa che sempre aveva sperato ma forse non aveva voluto approfittare come datore di lavoro nei riguardi della colf.
Mi affiancai decisamente a lui, le sue mani mi circondarono stringendomi fortemente a se.
- Linda, sei bella, giovane, affettuosa ed io, pur desiderandoti da tempo, per Roberto, sapessi quanta sofferenza, starti vicino giorno dopo giorno, apprezzare la tua persona, la tua cortesia e il tuo fisico ancora tanto energico e piacevole e non poterti avere.
Così dicendo, mi strinsi a lui e liberandomi del pigiama che avevo prima indossato, sentii il calore del suo corpo. Avvertii all’altezza della mia fica il duro, ma duro del suo membro e allora, allungando le mani, lo presi dolcemente, mi piegai verso il centro del suo corpo e lo presi nella mia bocca.
Il ricordo del mio passato con un uomo che portava a letto il maleodorante profumo della sua costante ubriacatura e confrontandolo con il profumo di pulizia e di delicatezza, mi produceva un effetto straordinario. Roberto restava
tutto alla mia mercè. Subì ed accettò con piacere quel bocchino che forse non aveva mai provato. Venne fuori una fiumana di sborra. Non me ne saziai, avevo deciso oramai di dargli tutto il piacere che gli era mancato, per effetto della sua severità e per qualche ricordo che io non ero stato capace di comprendere.
Mi prese tra le sue mani e baciandomi con passione, ambedue consentimmo l’incrocio delle due lingue. La sua natura sembrava sciogliersi, prese a mordermi con delicatezze le mie tette dure come marmo, mi accarezzava il corpo tutto e i sospiri accompagnavano i suoi movimenti. Sentii nelle vicinanze della mia fica il duro del suo membro, voleva entrare ed io lo volevo dentro, tutto dentro e assaporare quello che aveva Roberto negato certamente ad altre. Lo sentii dentro, era grosso, procurava in me un piacere da tempo dimenticato. Si moveva, sentivo la pressione fino in fondo. Cercavo di moderare la manifestazione dei miei godimenti attenuando i miei sospiri, non ce la facevo:
- Dai Roberto, sei fantastico. Sento tutto il tuo cazzo dentro di me, continua, dai continua….. vengooooo
Giovanni nella sua capacità di controllo non si faceva sentire, ma io lo sentivo dentro di me di tutto il piacere che godeva. Sentii una ondata di sborra che coronava la sua fatica. Non si consentì neanche una sosta e continuava a sbattermi dentro con un membro che per l’arretrato digiuno rimaneva duro, di pietra e tanto avvolgente.
Venne fuori e volli leccare con gusto il suo e il mio umore congiunto. Non era stanco e meno ancora lo ero io.
Si distese in tutta la sua persona senza alcuna copertura , la camera era calda mentre fuori il diluvio.
Volevo tutto, il resto. Volevo dare a Roberto quanto in tanti anni aveva tralasciato. Mi distesi su di lui, lo coprii tutto, con la lingua cominciai a leccarlo ovunque e lui gradiva. Era in assoluto una esperienza nuova e che gradiva. In pochi attimi risentii il duro del suo cazzo che spingeva . No, la figa era soddisfatta, a Roberto volevo donare anche il mio culo. Volevo gratificarlo per come sempre mi aveva trattato. Mi alzai in un attimo e incurante del freddo uscii dirigendomi in cucina, presi un pezzo di margherita con il caldo delle mie mani
la resi morbida, la spalmai intorno al forellino del mio culo. Egli lasciò fare, si attendeva quanto mi ero proposto e non disapprovava. Mi misi carponi, mi venne dietro e indirizzando il suo cazzo sul lembo del mio culo in due o tre colpi riuscì a penetrarmi. Quale immenso dolore e piacere avvertii e lui:
- Linda, che belloooooo, grazie mia fantastica bambina…..E’ la prima volta, sento la forza del tuo culo che mi stringe tutto…..voglio restarti dentro il più a lungo. Ahiiiiii, vengoooooooo, lasciamelo dentro, amoreeeee
- Si, Roberto, siiiii, come lo sento dentro, mi hai sfondata tutta. L’ho donato solo a te, solo a te mio splendido uomo….Fai quello che ti pare, lasciamelo dentro per tutta la notte, sono contenta di essere legato a te…
- Linda, noooo, devo uscireeee, devo uscireeeee
- Perché. Io ti voglio dentro, ancora dentro di me, mio caro, mio stallone….
- Devo andare in toilette, non ce la faccio….
- No, amore, no, pisciami dentro, non l’ho mai provato, ma mi handetto che è bellissimo. Dai, dai fammi sentire il caldo della tua piscia….
Ero arrivata ad una sfacciataggine, ma non me ne fregavo più. Roberto mi piaceva come uomo e per come mi aveva sempre trattato, meritava tutto. Sentii un caldo intenso nel fondo del mio culo, un caldo piacevole, dolce e lentamente le gambe venivano bagnate da quanto veniva fuori. Lenzuola, letto ogni cosa venne bagnato in quell’orgia di sesso. Lui sembrava appagato, io avrei ripreso d’accapo.
Ci portammo in cucina, venne riacceso il fuoco e la restante parte della notte venne passata lì in una scena da fotografia: Roberto disteso sul divano ed io ai suoi piedi tenendo abbracciate le sue ginocchia.
La notte finì in quel modo il resto……… a poi
Anonoma capuana
Vi garantisco che quello che sto per raccontarvi non ha nulla d’inventato, né ha alcuna esagerazione, nonostante avvenimenti sicuramente particolari e strani. Tutto mi è stato raccontato dalla protagonista, persona di sicuro affidamento quanto a schiettezza e sincerità. Racconterò il tutto come se fossi io la fortunata attrice degli eventi. Il mio nome è Linda
Ero entrata a servizio di un uomo dai principi ormai in disuso, preoccupato di non far scorgere fuori quello che animava nel suo intimo.
Si era ritirata a….vita privata dopo oltre trentacinque anni di lavoro in fabbrica con il grado di responsabile assoluto, nell’ultima parte della sua attività con una “buona uscita” ragguardevole e si era rintanato in una villa comprata poco prima della pensione. Non so perché, ma viveva solo, confortato dalla presenza di un bel cane, un pastore maremmano.
Io capitai per caso a suo servizio. Ebbe non poche titubanze quando venni a lui presentato. Credo che il mio abbigliamento un po’ …vivace non era di suo gradimento. Indossavo una minigonna non particolarmente corta, ma che richiamava gli occhi di molti, una camicetta che copriva e non copriva le mie rotonde grazie. Fu l’insistenza della mia accompagnatrice che riuscì a convincerlo e rimasi anche con un contratto niente male. Dopo un breve periodo di adattamento, cominciai a ritrovarmi sempre più a mio agio. Con il passare del tempo mi comportavo sempre più come fossi a casa mia e la cosa non dispiaceva al signor Roberto.
I momenti meno piacevoli erano quelli dell’invasione di un gruppo di amici che venivano a trovarlo e tra di essi c’era una certa Giusy. Questa donna , di circa quaranta anni, ad onor del vero, ottimamente portati. Mostrava, senza mezzi termini, un interesse visibile verso il mio datore di lavoro che non mostrava di ricambiare
Ogni qualvolta arrivavano questi mi si caricava nell’animo un nervoso che rimaneva in me per più giorni. La qual cosa non era sfuggita a Roberto, il quale essendosi accorto della situazione, ci rideva su.
Il pensiero di essere perdente in un conflitto sentimentale, mi creava sofferenza.
Vivo in Italia da cinque anni, provengo da Kiev , Ukraina; conosco ormai bene la lingua italiana , le usanze e la cucina italiana.
Sono mesi che sono a suo servizio e mai mi ha parlato della sua famiglia. Per casa ci sono un paio di foto di una donna con bambino. Non parlandomene non sono stata indiscreta chiedendo.
Quello che mi meraviglia è che un uomo ancora pieno di energie possa voler vivere solo.
Settimana dopo settimana, mese dopo mese, siamo arrivati ad una moderata e piacevole confidenza. Spesso mi ritrovo a pensare e ad agire come fossi sua moglie, confesso di aver avvertito spesso questa piacevole sensazione.
Mi gratifica con una busta paga per il buon lavoro faccio niente male; mi premia perché trova la casa pulitissima, le camice prive di qualsiasi piega. Insomma mi reputa una brava e onesta persona ed io lo sono, ma mi sto sempre più innamorando di lui, anzi del suo bel fisico asciutto, energico decisamente più piacevole di tanti uomini di età anche inferiore a lui.
Una volta mi azzardai a chiedergli :”Roberto, ma tu non vai a donne?”. Mi guardo in un modo che non avevo mai visto prima. Chiaro segno che non avrei per il futuro più dovuto toccare quell’argomento. Da parte mia escludevo completamente che fosse attratto dall’altra sponda o che soffrisse la donna in genere.
Un evento occasionale mutò la situazione. Mi aveva concesso di fare qualche volta la doccia prima di andare via, così una sera, avendo lavorato più del solito, avevo sistemato anche le aiuole del giardino, chiesi di poterne usufruire. Cosa che mi concesse senza esitazione, ma mentre stavo in bagno, tutta bagnata, mi accorsi che avevo dimenticato di portarmi dietro l’accappatoio, l’ aveva lasciato nella stanzetta dove solitamente mi cambiavo a mattino.
- Signor Roberto, ho dimenticato nella stanzetta l’accappatoio, ho solo un piccolo asciugamano, gentilmente me lo può portare?
Roberto, la buona educazione faceva parte del suo dna, e subito:
- Aspetta un attimo che te lo fornisco.
Sentii bussare alla porta ed io:
- Signor Roberto, entri pure, entri tranquillamente, siamo grandi e non credo ci siano problemi
Stranamente non si fece pregare, vidi aprire la porta e mi presentai così come ero, come madre natura mi aveva fatto:
- Signor Roberto non credo sia la prima volta che si trova a guardare una donna nuda.
- Linda, devo ammetterlo sei una donna molto bella e attraente e vista come sei ora provochi un ribollimento dei sensi.
- Ti piaccio, Roberto? ( avevo assunto immediato linguaggio familiare)
Compresi a volo la sua sorpresa e per aumentare non so se il suo disaggio o il suo interesse, mi girai mettendo davanti a lui un fondo schiena modellato . Mi accorsi che la sua volontà sarebbe stata quella di saltarmi addosso, si fece forza ritirandosi precipitosamente.
A sera, nella solitudine della sua stanza certamente il signor Roberto passava, nella mente, in rassegna ogni elemento del mio corpo che lo aveva molto colpito. Avevo notato che istintivamente aveva portato la sua mano all’altezza del suo membro che era di certo diventato duro e che l’indumento che aveva, mostrava un rigonfiamento.
Non volevo sconfiggere la sua resistenza, ma volevo appagare il mio desiderio di sentirmi penetrare la fica da un uomo particolare che io avevo cominciato ad amare. Non mi interessava il calcolo relativo alla sua ricchezza, avevo imparato ad amare la sua dolcezza, la sua onestà, la sua bontà…
Passarono un paio di giorni, nessuno dei due fece cenno all’accaduto e tutto tornò normale. Ma ……
La climatologia …..ci mise lo zampino
Era una giornata di pieno autunno, il cielo plumbeo sin dal mattino accompagnò la mia giornata lavorativa in modo indifferente. A sera cominciò a piovere e più tardi si scatenò un vero e proprio uragano.
Alle ore diciotto e trenta avrei dovuto lasciare la casa, ma la situazione rendeva difficile la cosa. Alle venti non vi era stato neanche un cenno di pausa. Stavo vicino al fuoco che avevo continuamente alimentato, si stava di un bene particolare. Il signor Roberto, nel suo studio, ogni tanto faceva capolino accompagnando i suoi passi con un commento che non sempre riuscivo a comprendere. L’importante per me era che la situazione non gli creasse fastidio!
Il tempo favoriva la mia speranza e il mio piano. Era oramai tempo che solitamente cenava e …..fuori diluviava. Uscì fuori dal suo studio e:
- Linda, credo sia opportuno pensare, per questa sera, ad una sistemazione in casa, sta diluviando e, francamente, portarti a casa tua troveresti l’ambiente gelido e non mi sembra il caso. Prepara qualcosa da mangiare e poi, vedi, dovrebbe essere in condizione di normale uso la stanzetta vicino all’ingresso. Non è stata usata da più anni, per cui, cambia le lenzuola e accendi il riscaldamento se no ti ritroverai domani congelata.
- Grazie, Signor Roberto, lei è tanto buono e gentile.
Mi misi all’opera, preparai un brodino corroborante e misi dentro quei tortellini che sapevo essere lui ghiotto.
A tavola fu particolarmente cordiale e l’ora passata insieme attorno al tavolo a cenare con qualche goccia di vino in più del solito, rese l’aria cordiale e sciolse alquanto la lingua a Roberto. Mi accennò a qualche momento doloroso della sua vita, ma non entrò mai nei particolari, era sempre geloso del suo passato. Io gli parlai del fallimento del mio matrimonio durato appena due anni, unione fallita a causa di una scelta dei miei con un uomo perennemente ubriaco.
Ci ritirammo nei rispettivi ambienti. Preparai la stanza aprendo i termosifoni, chiusi da tempo; poi andai a fare una doccia, avevo più necessità di abbondante acqua fredda per calmare la mia smania sempre crescente che non uno scroscio di acqua piacevolmente calda. Preparai la stanza aprendo i termosifoni, chiusi da tempo.
Nella stanza io non riuscivo a prendere sonno, la pioggia scrosciava sulle tapparelle, il cane abbaiava esageratamente, per cui dopo una mezz’ora decisi di alzarmi e vedere per quale motivo il cane faceva tanto fracasso. Uscii fuori, una pioggia così intensa non l’avevo mai vista, il cane lasciato fuori dalla legnaia era bagnato fracido, era questo il motivo del suo latrare. Presi delle pezzuole, lo asciugai alla bella e meglio e poi lo misi nel posto dove solitamente veniva messo quando pioveva, nella legnaia.
Ero nuovamente tutta inzuppata d’acqua e perciò decisi di rifarmi una veloce doccia anche per vincere il freddo che mi aveva assalito nell’aiutare il cane.
Tutto questo aveva creato un po’ di frastuono, così quando uscii dalla doccia con l’accappatoio addosso ma non legato intorno ai fianchi, mi trovai avanti il signor Roberto i che, probabilmente, per notevole chiasso si era svegliato ed era lì a rendersi conto di quanto stava avvenendo. Con una dose di malizia misi in atto l’immediata volontà di coprire le parti del mio corpo non coperte. Osservai con piacere che l’occhio di Roberto puntarono verso il ciuffetto che copre la sommità della mia affamata fighetta.
Parve parzialmente turbato, ma temendo qualche parola severa, non dissi nulla. Fuori pioveva in modo pauroso e da un po’ di tempo lampi e tuoni squarciavano il cielo. Mi feci coraggio:
- Signor Roberto, non mi giudichi sfacciata e infantile, questo diluvio accompagnato da fulmini e tuoni mi fa paura. Mi fa venire con lei, mi metterò in un cantuccio e mi sentirò più sicura. Si, ho paura!
Ci pensò un attimo, poi…..
- Non pensavo di avere in casa una……bambina, va bene, accomodati, ci faremo un po’ di compagnia.
Nel gran lettone, mi misi nel lembo opposto a lui e cominciai a chiedermi tante cose. Credevo di essere andato oltre e un po’ mi vergognavo; temevo che l’indomani poteva sorgere qualche decisione per me negativa per quanto avevo osato.
La novità non gli conciliò il sonno e lo sentivo girarsi spesso nel letto e quando si avvide che anche io non dormivo, accese il televisore.
- Vediamo se un po’ di tv ci concilia il sonno.
La situazione variò per effetto di un passaggio tra un canale e l’altro. Una scena decisamente spinta se non hard si materializzò. Pochi secondi e poi effettuò il cambio. Quello che trasmetteva quel programma non interessava un fico secco. Ma era bastata, forse, quella scena e un movimento di lieve accostamento a lui mi consentì di sfiorargli la mano. Non la tirò via. Era un invito? Non volevo sbagliare. La tenni tra la mia e poi piano piano presi ad accarezzarla. Non rifiutò la mia sottile effusione. Mi girai lentamente verso di lui, mi stava guardando. Vidi i suoi occhi lucidi, febbrili; era il segno che anche lui era preso dal mio stesso desiderio. Mi avvicinai con circospezione a lui e vidi che da parte sua c’era risposta positiva. Gradiva, desiderava qualcosa che sempre aveva sperato ma forse non aveva voluto approfittare come datore di lavoro nei riguardi della colf.
Mi affiancai decisamente a lui, le sue mani mi circondarono stringendomi fortemente a se.
- Linda, sei bella, giovane, affettuosa ed io, pur desiderandoti da tempo, per Roberto, sapessi quanta sofferenza, starti vicino giorno dopo giorno, apprezzare la tua persona, la tua cortesia e il tuo fisico ancora tanto energico e piacevole e non poterti avere.
Così dicendo, mi strinsi a lui e liberandomi del pigiama che avevo prima indossato, sentii il calore del suo corpo. Avvertii all’altezza della mia fica il duro, ma duro del suo membro e allora, allungando le mani, lo presi dolcemente, mi piegai verso il centro del suo corpo e lo presi nella mia bocca.
Il ricordo del mio passato con un uomo che portava a letto il maleodorante profumo della sua costante ubriacatura e confrontandolo con il profumo di pulizia e di delicatezza, mi produceva un effetto straordinario. Roberto restava
tutto alla mia mercè. Subì ed accettò con piacere quel bocchino che forse non aveva mai provato. Venne fuori una fiumana di sborra. Non me ne saziai, avevo deciso oramai di dargli tutto il piacere che gli era mancato, per effetto della sua severità e per qualche ricordo che io non ero stato capace di comprendere.
Mi prese tra le sue mani e baciandomi con passione, ambedue consentimmo l’incrocio delle due lingue. La sua natura sembrava sciogliersi, prese a mordermi con delicatezze le mie tette dure come marmo, mi accarezzava il corpo tutto e i sospiri accompagnavano i suoi movimenti. Sentii nelle vicinanze della mia fica il duro del suo membro, voleva entrare ed io lo volevo dentro, tutto dentro e assaporare quello che aveva Roberto negato certamente ad altre. Lo sentii dentro, era grosso, procurava in me un piacere da tempo dimenticato. Si moveva, sentivo la pressione fino in fondo. Cercavo di moderare la manifestazione dei miei godimenti attenuando i miei sospiri, non ce la facevo:
- Dai Roberto, sei fantastico. Sento tutto il tuo cazzo dentro di me, continua, dai continua….. vengooooo
Giovanni nella sua capacità di controllo non si faceva sentire, ma io lo sentivo dentro di me di tutto il piacere che godeva. Sentii una ondata di sborra che coronava la sua fatica. Non si consentì neanche una sosta e continuava a sbattermi dentro con un membro che per l’arretrato digiuno rimaneva duro, di pietra e tanto avvolgente.
Venne fuori e volli leccare con gusto il suo e il mio umore congiunto. Non era stanco e meno ancora lo ero io.
Si distese in tutta la sua persona senza alcuna copertura , la camera era calda mentre fuori il diluvio.
Volevo tutto, il resto. Volevo dare a Roberto quanto in tanti anni aveva tralasciato. Mi distesi su di lui, lo coprii tutto, con la lingua cominciai a leccarlo ovunque e lui gradiva. Era in assoluto una esperienza nuova e che gradiva. In pochi attimi risentii il duro del suo cazzo che spingeva . No, la figa era soddisfatta, a Roberto volevo donare anche il mio culo. Volevo gratificarlo per come sempre mi aveva trattato. Mi alzai in un attimo e incurante del freddo uscii dirigendomi in cucina, presi un pezzo di margherita con il caldo delle mie mani
la resi morbida, la spalmai intorno al forellino del mio culo. Egli lasciò fare, si attendeva quanto mi ero proposto e non disapprovava. Mi misi carponi, mi venne dietro e indirizzando il suo cazzo sul lembo del mio culo in due o tre colpi riuscì a penetrarmi. Quale immenso dolore e piacere avvertii e lui:
- Linda, che belloooooo, grazie mia fantastica bambina…..E’ la prima volta, sento la forza del tuo culo che mi stringe tutto…..voglio restarti dentro il più a lungo. Ahiiiiii, vengoooooooo, lasciamelo dentro, amoreeeee
- Si, Roberto, siiiii, come lo sento dentro, mi hai sfondata tutta. L’ho donato solo a te, solo a te mio splendido uomo….Fai quello che ti pare, lasciamelo dentro per tutta la notte, sono contenta di essere legato a te…
- Linda, noooo, devo uscireeee, devo uscireeeee
- Perché. Io ti voglio dentro, ancora dentro di me, mio caro, mio stallone….
- Devo andare in toilette, non ce la faccio….
- No, amore, no, pisciami dentro, non l’ho mai provato, ma mi handetto che è bellissimo. Dai, dai fammi sentire il caldo della tua piscia….
Ero arrivata ad una sfacciataggine, ma non me ne fregavo più. Roberto mi piaceva come uomo e per come mi aveva sempre trattato, meritava tutto. Sentii un caldo intenso nel fondo del mio culo, un caldo piacevole, dolce e lentamente le gambe venivano bagnate da quanto veniva fuori. Lenzuola, letto ogni cosa venne bagnato in quell’orgia di sesso. Lui sembrava appagato, io avrei ripreso d’accapo.
Ci portammo in cucina, venne riacceso il fuoco e la restante parte della notte venne passata lì in una scena da fotografia: Roberto disteso sul divano ed io ai suoi piedi tenendo abbracciate le sue ginocchia.
La notte finì in quel modo il resto……… a poi
Anonoma capuana
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L'astinenza e il richiamo dei sensiracconto sucessivo
L'etàconta poco
Commenti dei lettori al racconto erotico