Sette in pagella
di
Rafiki
genere
dominazione
Lo dicevano tutti che il professore era un porco, uno di quelli che insegna nelle scuole femminili per poter guardare le tette delle alunne più grandi.
Tutti sapevano che bastava essere oche e mostrare un po' di scollatura per prendere voti alti nella sua materia e cosí la maggior parte delle studentesse, durante le ore di filosofia, imbottivano i reggiseno e slacciavano quanti piú bottoni della divisa scolastica fosse possibile.
A me non é mai piaciuto mettere in mostra il mio corpo, preferisco essere apprezzata per il mio cervello e tutti i miei voti di filosofia sono determinati da notte insonni e duro impegno. Peccato che la mia media ondeggiasse tra il 4 e il 5, proprio perchè i miei seni venivano schiacciati e compressi sotto reggiseno sportivi e maglioni fino a farmi sembrare piatta.
Ed è proprio a causa della mia media che ora mi ritrovo ad aspettare il mio professore in biblioteca per avere qualche ripetizione pagata profumatamente.
"Buongiorno Iris, sediamoci laggiú"
Sono cosí intenta a leggere le notizie sulla mia pagina facebook che nemmeno mi ero accorta fosse arrivato.
"Bene, se non sbaglio le ultime due verifiche sono andate male, un 4 e un 5, facciamo un ripasso generale?"
"Sí, professore, ho dei dubbi sull'argomento ontologico di Ockham"
Gli argomenti mi sembravano ancora più complessi dopo sei ore di scuola e la stanchezza iniziava a farsi sentire, la concentrazione stava calando, ma il professore non accennava a smettere di spiegare e leggere brani.
Improvvisamente la luce sulle nostre teste si spegne con un sibilo.
"Ma che ore sono, professore?"
"Nemmeno mi ero accorto, sono le 17.30, la biblioteca chiude a quest'ora. Finiamo in aula professori e ti lascio andare a casa"
Ci spostiamo in aula professori, il riscaldamento è spento e tremo leggermente nella divisa abbastanza leggera. Il professore si siede accanto a me, mi porge il libro:"Leggi e analizza, se fai giusto ti faccio andare a casa"
Inizio a leggere nella mia testa, voglio andare a casa e sono concentrata.
Il professore si alza e inizia a camminare alle mie spalle, mi mette agitazione e improvvisamente anche questa luce si spegne.
Mi fermo, non vedo nulla.
"Professore, chiude anche la sala professori?"
"Oh no, continua a leggere"
"Ma non vedo, non posso continuare"
"Ricordi cosa ti ho detto prima? Se non finisci non puoi andare a casa"
Mi alzo.
Il cuore mi martella nel petto.
Non avrei mai dovuto prendere un colloquio cosí tardi.
Mi gira la testa da quanto sono tesa.
"Siediti, Iris, siediti."
Rumore di una cintura che si slaccia, i pantaloni calati.
Dio, che incubo.
"Apri questa bella boccuccia dai, non puoi fare sempre la santa. Apri la bocca e andrà tutto bene, ti manderò a casa"
Tremante, apro la bocca. Lui ha il coltello dalla parte del manico, lui decide.
Mi appoggia il suo cazzo ancora non del tutto duro sulle labbra, mi colpisce una guancia e sento il suo odore forte, di uomo eccitato.
Mi afferra la testa per la coda che tengo sempre e mi slega i capelli, poi mette il suo cazzo nella mia bocca e mi muove la testa avanti e indietro, lentamente.
Ho la bocca piena e inizio a leccare come posso, non è il mio primo pompino e cerco di imitare le donne nei porno, giro la lingua intorno alla cappella, solletico il frenulo e gli tasto le palle. Lui aumenta il ritmo e sento il suo cazzo diventare più duro, non riesco a respirare e mi scendono alcune lacrime lungo le guance.
Finalmente si stacca dalla mia bocca e inizio a tossire, nell'ombra vedo appena il suo cazzo, è lucido e duro e sento come un fuoco che mi sale dalla figa, mi si contrae un paio di volte e alcune gocce di umori mi bagnano le mutandine.
"Alzati tesoro, togliti le mutandine e dammele. Forza, non ho voglia di aspettare"
Me le tolgo piú velocemente possibile, lui le annusa, lecca le goccioline.
"Tutte che all'inizio non volete e poi vi eccitate come delle troie. Anche tu sei una finta santa, succhi come una puttanella e ti ecciti se un uomo che potrebbe essere tuo padre te lo ficca in bocca. Stai piangendo? Adesso te lo do io un vero motivo per piangere, ma da quanto ti faccio godere. Togliti tutto meno la gonna, troietta, fai vedere al tuo professore le tue uniche qualità"
Mi spoglio velocemente e appena tolgo il reggiseno i miei seni pieni e sodi mi rimbalzano sul petto con i capezzoli duri e sensibili, lui lo nota e inizia a stringerli e sfregarli tra le dita, gemo piano e la mia vagina diventa sembre piú bagnata.
Lui mi sfiora con due dita, raccoglie i miei umori e me li fa succhiare.
"Brava troia, ora a novanta con le tue tette sul tavolo, mano dietro la schiena"
Sono titubante, non faccio sesso da due anni ormai, mi masturbo, ma senza infilarmi dentro nulla.
"Ho detto a novanta, cagna, non mi senti?"
Mi afferra per i capelli e mi butta sul tavolo, picchio le costole e per un attimo mi manca il fiato. Mi prende per i polsi e me li blocca dietro la schiena con una mano, poi li lega assieme con dello scotch.
"Pronta a guaire come la cagna che sei?"
Si appoggia a me con tutto il suo peso, appoggia la cappella alla mia figa e in un colpo è dentro.
Mi manca il fiato.
Mi sembra di venire spaccata.
"Dio mio quanto sei stretta" geme lui.
Mi monta come un cane, velocemente e con foga, il suo bacino sbatte contro il mio e fa tremare il tavolo, mi afferra i capelli e mi solleva il volto, poi prende il suo cellulare e mi scatta delle foto mentre mi scopa. Il flash mi acceca e non capisco più molto.
Il suo cazzo è bollente dentro me e non voglio mi venga dentro, ma sento la mia vagina contrarsi e prima che possa rendermene conto sto venendo in maniera oscena, urlando e dibattendomi.
Ancora in preda agli ultimi brividi dell'orgasmo mi mette in ginocchio davanti a lui e mi viene sul volto, coprendomi di sperma aspro e biancastro.
Altri due o tre flash.
Vedo il suo petto alzarsi ed abbassarsi nella penombra.
mi porge la mia camicia per pulirmi, mi alzo e tremante inizio a rimettermi i miei vestiti.
Mi lego i capelli ancora in uno stato di trance.
Lui accende la luce, per un attimo faccio fatica ad abituarmi, lui è in mutande e si sta allacciando la camicia.
"Per questo trimestre hai recuperato con un sette in pagella"
"Nessuna prova? Cosa diranno le mie compagne?"
Lui tace, agita il telefono davanti al mio volto.
"Le prove sono qui. Ricordati che i voti vanno mantenuti"
Arrossisco.
Non c'è bisogno che dica altro.
Corro fuori dall'aula e poi attraverso i corridoi, fino a che non sono fuori.
Sento che mi urla dietro:"A domani, Iris!"
Ma io sono troppo lontana per rispondergli.
Ho ancora fisso in testa che lui ha delle mie foto.
E solo io sono riconoscibile.
Tutti sapevano che bastava essere oche e mostrare un po' di scollatura per prendere voti alti nella sua materia e cosí la maggior parte delle studentesse, durante le ore di filosofia, imbottivano i reggiseno e slacciavano quanti piú bottoni della divisa scolastica fosse possibile.
A me non é mai piaciuto mettere in mostra il mio corpo, preferisco essere apprezzata per il mio cervello e tutti i miei voti di filosofia sono determinati da notte insonni e duro impegno. Peccato che la mia media ondeggiasse tra il 4 e il 5, proprio perchè i miei seni venivano schiacciati e compressi sotto reggiseno sportivi e maglioni fino a farmi sembrare piatta.
Ed è proprio a causa della mia media che ora mi ritrovo ad aspettare il mio professore in biblioteca per avere qualche ripetizione pagata profumatamente.
"Buongiorno Iris, sediamoci laggiú"
Sono cosí intenta a leggere le notizie sulla mia pagina facebook che nemmeno mi ero accorta fosse arrivato.
"Bene, se non sbaglio le ultime due verifiche sono andate male, un 4 e un 5, facciamo un ripasso generale?"
"Sí, professore, ho dei dubbi sull'argomento ontologico di Ockham"
Gli argomenti mi sembravano ancora più complessi dopo sei ore di scuola e la stanchezza iniziava a farsi sentire, la concentrazione stava calando, ma il professore non accennava a smettere di spiegare e leggere brani.
Improvvisamente la luce sulle nostre teste si spegne con un sibilo.
"Ma che ore sono, professore?"
"Nemmeno mi ero accorto, sono le 17.30, la biblioteca chiude a quest'ora. Finiamo in aula professori e ti lascio andare a casa"
Ci spostiamo in aula professori, il riscaldamento è spento e tremo leggermente nella divisa abbastanza leggera. Il professore si siede accanto a me, mi porge il libro:"Leggi e analizza, se fai giusto ti faccio andare a casa"
Inizio a leggere nella mia testa, voglio andare a casa e sono concentrata.
Il professore si alza e inizia a camminare alle mie spalle, mi mette agitazione e improvvisamente anche questa luce si spegne.
Mi fermo, non vedo nulla.
"Professore, chiude anche la sala professori?"
"Oh no, continua a leggere"
"Ma non vedo, non posso continuare"
"Ricordi cosa ti ho detto prima? Se non finisci non puoi andare a casa"
Mi alzo.
Il cuore mi martella nel petto.
Non avrei mai dovuto prendere un colloquio cosí tardi.
Mi gira la testa da quanto sono tesa.
"Siediti, Iris, siediti."
Rumore di una cintura che si slaccia, i pantaloni calati.
Dio, che incubo.
"Apri questa bella boccuccia dai, non puoi fare sempre la santa. Apri la bocca e andrà tutto bene, ti manderò a casa"
Tremante, apro la bocca. Lui ha il coltello dalla parte del manico, lui decide.
Mi appoggia il suo cazzo ancora non del tutto duro sulle labbra, mi colpisce una guancia e sento il suo odore forte, di uomo eccitato.
Mi afferra la testa per la coda che tengo sempre e mi slega i capelli, poi mette il suo cazzo nella mia bocca e mi muove la testa avanti e indietro, lentamente.
Ho la bocca piena e inizio a leccare come posso, non è il mio primo pompino e cerco di imitare le donne nei porno, giro la lingua intorno alla cappella, solletico il frenulo e gli tasto le palle. Lui aumenta il ritmo e sento il suo cazzo diventare più duro, non riesco a respirare e mi scendono alcune lacrime lungo le guance.
Finalmente si stacca dalla mia bocca e inizio a tossire, nell'ombra vedo appena il suo cazzo, è lucido e duro e sento come un fuoco che mi sale dalla figa, mi si contrae un paio di volte e alcune gocce di umori mi bagnano le mutandine.
"Alzati tesoro, togliti le mutandine e dammele. Forza, non ho voglia di aspettare"
Me le tolgo piú velocemente possibile, lui le annusa, lecca le goccioline.
"Tutte che all'inizio non volete e poi vi eccitate come delle troie. Anche tu sei una finta santa, succhi come una puttanella e ti ecciti se un uomo che potrebbe essere tuo padre te lo ficca in bocca. Stai piangendo? Adesso te lo do io un vero motivo per piangere, ma da quanto ti faccio godere. Togliti tutto meno la gonna, troietta, fai vedere al tuo professore le tue uniche qualità"
Mi spoglio velocemente e appena tolgo il reggiseno i miei seni pieni e sodi mi rimbalzano sul petto con i capezzoli duri e sensibili, lui lo nota e inizia a stringerli e sfregarli tra le dita, gemo piano e la mia vagina diventa sembre piú bagnata.
Lui mi sfiora con due dita, raccoglie i miei umori e me li fa succhiare.
"Brava troia, ora a novanta con le tue tette sul tavolo, mano dietro la schiena"
Sono titubante, non faccio sesso da due anni ormai, mi masturbo, ma senza infilarmi dentro nulla.
"Ho detto a novanta, cagna, non mi senti?"
Mi afferra per i capelli e mi butta sul tavolo, picchio le costole e per un attimo mi manca il fiato. Mi prende per i polsi e me li blocca dietro la schiena con una mano, poi li lega assieme con dello scotch.
"Pronta a guaire come la cagna che sei?"
Si appoggia a me con tutto il suo peso, appoggia la cappella alla mia figa e in un colpo è dentro.
Mi manca il fiato.
Mi sembra di venire spaccata.
"Dio mio quanto sei stretta" geme lui.
Mi monta come un cane, velocemente e con foga, il suo bacino sbatte contro il mio e fa tremare il tavolo, mi afferra i capelli e mi solleva il volto, poi prende il suo cellulare e mi scatta delle foto mentre mi scopa. Il flash mi acceca e non capisco più molto.
Il suo cazzo è bollente dentro me e non voglio mi venga dentro, ma sento la mia vagina contrarsi e prima che possa rendermene conto sto venendo in maniera oscena, urlando e dibattendomi.
Ancora in preda agli ultimi brividi dell'orgasmo mi mette in ginocchio davanti a lui e mi viene sul volto, coprendomi di sperma aspro e biancastro.
Altri due o tre flash.
Vedo il suo petto alzarsi ed abbassarsi nella penombra.
mi porge la mia camicia per pulirmi, mi alzo e tremante inizio a rimettermi i miei vestiti.
Mi lego i capelli ancora in uno stato di trance.
Lui accende la luce, per un attimo faccio fatica ad abituarmi, lui è in mutande e si sta allacciando la camicia.
"Per questo trimestre hai recuperato con un sette in pagella"
"Nessuna prova? Cosa diranno le mie compagne?"
Lui tace, agita il telefono davanti al mio volto.
"Le prove sono qui. Ricordati che i voti vanno mantenuti"
Arrossisco.
Non c'è bisogno che dica altro.
Corro fuori dall'aula e poi attraverso i corridoi, fino a che non sono fuori.
Sento che mi urla dietro:"A domani, Iris!"
Ma io sono troppo lontana per rispondergli.
Ho ancora fisso in testa che lui ha delle mie foto.
E solo io sono riconoscibile.
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