Arcadia 2
di
Logan
genere
saffico
Ti consiglio di leggere Arcadia 1. Se non lo hai fatto, potresti non cogliere alcune importanti sfumature. Questi non sono episodi, ma un unico racconto diviso.
Logan.
…
Arcadia non si opponeva, anzi, sembrava invitare l’amica a farsi avanti. Sentiva le mani di Samanta esitanti e allo stesso tempo vogliose di esplorarle il corpo. Cosa le stava succedendo? Era successo qualcosa al suo risvegli. Forse la visione del corpo di Samanta, completamente nudo, in quella posizione indecente, con la vagina esposta da dietro. In effetti, il suo primo pensiero, subito represso, era stato di inginocchiarsi e odorare quel frutto fatto di carne, per poi assaporarlo… Era stata una cosa da una frazione di secondo, ma la mente è capace di proporti un’intera vita in un istante e, lei… in quell’istante, si era immersa nelle grandi labbra dell’amica e ne aveva gustato il sapore. Era un’immagine cristallizzata: lei inginocchiata, mentre apriva le natiche di Samanta e le infilava la lingua …nella fica. Un’immagine che aveva rinnegato, nascosto, ripudiato… la sua cultura cattolica, rigida e pudica, le aveva impedito di soffermarsi su quel flash, ma poi… era successo altro. In bagno, mentre si faceva il bidè… non è che ogni volta che si lavava la vagina, le capitava quasi di masturbarsi… ma le era successo quella mattina, e, se voleva essere sincera con se stessa, era perché pensava a quell’immagine… Le sembrava addirittura di percepire l’odore, un odore un po’ forte, di una donna che ancora deve farsi una doccia. Ma quello, più di ogni altra cosa, forse, le aveva fatto bollire il sangue. Poi… era seguita la battuta di Samanta sul fatto che si sditalinava di continuo, e che lei avrebbe dovuto farci l’abitudine ai mugolii… sussurri…
L’amica, era bellissima, intelligentissima, un genio allo stato puro, aveva un carattere solare e sensuale… ogni cosa che faceva, sembrava fosse un invito a… a… A cosa? Ad essere in lei!
Le mani di Samanta si erano fatte audaci, usava le dita come le corde di una chitarra e i capezzoli di Arcadia come plettri. Duri com’erano, non era certo un’immagine così azzardata, quasi ci si poteva aspettare che suonassero!
Doveva fermarla! Doveva ritirarsi, doveva mettere fine a quella cosa, assurda e contro natura! Cosa avrebbe pensato sua madre? E… suo padre? Ma la sensualità che le arrivava da dietro, dall’amica, che percepiva eccitata e desiderosa di esplorarla… Quel flash che non le si toglieva dalla testa, direttamente collegata a vibranti impulsi che sentiva tra le gambe.
Si stava smarrendo!
Era come se fosse in una foresta, vicino casa, dalla quale però si stava sempre più allontanando, entrando in sentieri sconosciuti. La voglia di esplorare, di trasgredire alle raccomandazioni da papà e mamma, di penetrare sempre più in quella selva, selvaggia, aspra e forte! Sempre più ispida e buia ma, colma di possibili nuove intriganti sensazioni… Cosa c’era oltre? Cosa si poteva provare ad osare, un poco… soltanto ancora un poco…
Il cuore aveva aumentato il suo ritmo, adesso desiderava un contatto…che arrivò come in risposta al solo fatto di averlo desiderato… I capezzoli di Samanta le si poggiarono sulla schiena, le mani le avevano serrato i seni.
…Un nuovo sentiero, ancora più dentro, ancora più lontano… ancora più trasgressivo…
Sì! Ancora! Voleva andare avanti, glielo diceva la gola, lo stomaco, LA FICA! Sì! La sua fica!
Senza quasi rendersene conto, mugolò di piacere, inarcò il bacino nella speranza di incontrare il pube di Samanta, cosa che accadde. Le girava leggermente la testa, un leggero tremore si era impossessato delle sue membra. Si stava perdendo… Avrebbe mai ritrovato la strada di casa?
Arcadia…
Non me ne frega nulla di ritrovarla! La strada di casa! Voglio andare avanti, voglio realizzare quell’immagine, non ne posso più! Voglio leccarle la fica, non me ne frega nulla se lei non lo farà a me!
In quel momento sentii un dito correre tra le mie natiche, scivolava veloce e senza attrito grazie al sapone. Alzai leggermente i talloni allargando i glutei, per invitarla a fare quello che voleva, ero disposta a darmi a lei, o ad essere al suo servizio…
Quello che lei desiderava… Quello era il mio appagamento!
Sentivo che ansimava, e in quel momento iniziò a leccarmi. Con la punta della lingua saliva e scendeva lungo la spina dorsale, aumentando ogni volta la lunghezza del tragitto. Il dito intanto pigiava leggermente all’altezza dell’ano, sfregandolo e poi, con una leggera pressione, avanzando, arrivò alla base della vagina, ma non vi sprofondò dentro… come avrei senz’altro desiderato, ma virò di lato, raggiunto da un secondo dito, contendo così le grandi labbra, al loro centro. Stava eseguendo un massaggio ai lati della vagina, all’interno delle cosce, premendo con una certa forza, era un po’ doloroso ma allo stesso tempo estremamente voluttuoso, speravo tanto di sentire il pollice sprofondare nel mezzo, ma probabilmente, Samanta voleva farmi soffrire oltreché godere!
Ero del tutto partita, ero disposta a fare e farmi fare qualsiasi cosa, da lei e da altri. Immagini di cazzi che mi entravano in bocca e nella fica mi aggredirono come in un’orgia a base di coca e alcool. Alla fine, mi girai. Le presi la faccia tra le mani e senza esitazione le misi la lingua in bocca, ci intrecciammo e assaporammo, la saliva era la protagonista. Un rivolo ne usciva dall’angolo delle mie labbra, e Samanta, come se ne accorse, la leccò e me lo ricacciò in bocca. L’accolsi con avidità, e poi le piegai la testa e, facendole aprire la bocca, le feci colare abbondante saliva direttamente nella bocca. Continuammo a baciarci banchettando con il nettare delle nostre bocche. Presi a succhiarle la lingua come in un pompino.
All’unisono, come comandate da un unico desiderio fuso in noi, uscimmo dalla doccia, ancora bagnate e un po’ insaponate, senza che ci staccassimo un solo secondo. Poi mi staccai dai lei, la presi per le spalle e la buttai sul letto. Ora toccava a me! Volevo dirigere il gioco.
Volevo godere della sua stessa goduria, volevo sentirla mugolare, ansimare, inarcarsi per offrirsi a me, la volevo leccare in ogni insenatura, in ogni curva… in ogni buco! Volevo realizzare quell’immagine di quella mattina. Adesso era un desiderio forte come un uragano, non capivo più nulla, non pensavo più se non a seguire quella strada che portava solo ad un crescendo di goduria e lussuria, senza limiti, qualcosa che non avevo mai provato in precedenza!
«Sì, Arcadia possiedimi! Sono tua, fammi quel che vuoi, deflorami, sodomizzami, chiavami, leccami, sbattimi la tua fica in faccia. Sono tua! Sono la tua porca, la tua troia e tu sei la mia padrona» Ansimò con forza la mia amica.
A quelle parole, se prima ero sull’orlo della follia, in quel momento varcai la soglia che divide il senno dalla pazzia! Divenni una belva feroce! La feci mettere nell’esatta posizione di quando mi ero svegliata. Su di un fianco, con il culo esposto e le ginocchia raccolte e… finalmente… Eccola lì! La sua bellissima fica, a forma di susina, color nocciola, gonfia di desiderio, umida di lussuria. Era anche più bella! Poggiai le mani sulle natiche, aprii con i pollici e finalmente passai la mia lingua su quel ben di Dio. Mentre lappavo il suo piacere, Samanta iniziò a sussultare e ansimare, offrendosi sempre di più, incitandomi a continuare.
«Oddio Arcadia, sì! Leccami la fica! Hai una lingua meravigliosa, oh, sì, sì, dai, continua così, leccami ancora!» Sussurrava e smaniava, si muoveva aprendosi e poi chiudendosi, si straziava i seni con le mani, quasi ad imporsi di non toccarsi in basso, lasciando solo a me quel lussurioso spazio.
Le tirai su una gamba e la divaricai mentre, allo stesso tempo, conquistavamo il centro del letto. I nostri sguardi, per la prima volta si incontrarono. Anche durante i baci appassionati, non ci eravamo mai guardate veramente. Adesso l’elettricità che passava tra i nostri corpi, ci unì in un unico campo magnetico, dove il magnetismo era fatto di eros e desiderio sfrenato. L’intensità dei nostri sguardi era quello di una assatanata che leccava avidamente il cazzo al suo uomo, deliziandolo dei suoi occhi ardenti desiderio e disponibilità alla sottomissione.
Samanta si passò la lingua sulle labbra, cercando di essere oscena e sensuale al tempo stesso, bucandomi con il suo sguardo avvampato dal desiderio. Le tenevo le gambe spalancate e tese fino quasi all’altezza della faccia, un corpo atletico ed elastico, in grado di compiere qualunque movimento, segnava la possibilità di varcare limiti altrimenti impossibili. Dalla mia visuale, vedevo il buchetto dell’ano, stretto ma pronto ad essere penetrato, la fica aperta, grondante umori, il ventre, piatto e in tirare, i seni, fantastici anche da sdraiata, il retro delle ginocchia, e un po’ più in su, i piedi.
Decisi di iniziare da lì la sevizia. Dalle dita dei piedi…
Mi alzai in ginocchio, tirai a me un piedi, e ingoia l’alluce, iniziando a fargli un pompino, poi le leccai ogni singolo dito e lo spazio tra di loro, feci grondare abbondante saliva sul dorso del piede, che scese, come la bava di una lumaca, lungo la gamba, finendo nell’interno coscia. Samanta ansimava di piacere, a quel punto unii le sue gambe e gliele forzai sulla faccia, mi misi di lato. Il suo culo era proteso.
«Riempi il mio pollice di saliva. Adesso ti inculo!» Gli ordinai con grinta, quasi con una punta di cattiveria.
«Sì dammelo, mmmmh»
Riempì il pollice del succo che conteneva in bocca
«Sbattimelo in culo adesso, fammi male, voglio che mi spacchi il culo, ok? Dai!» Ribatté lei, sintonizzandosi sul mio tono.
Amo le unghie abbastanza lunghe, quindi, l’unica attenzione che feci, fu quella di non ferirla, per il resto, una volta piazzato il pollice sul suo buco in fiamme, lo spinsi con violenza dentro. Dopo un po’ di aderenza inziale, grazie all’abbondante saliva di Samanta, scivolò dentro, regalandomi la sensazione di costrizione e avvolgimento. Avrei voluto entrarci con la faccia, lì dentro! La penetrai con forza, fino a quando l’ano, dilatato, ormai accoglieva il pollice senza sforzo. Sfilai il pollice e ci infilai indice e medio e poi anche l’anulare, cercando alla fine di farci entrare anche il pollice, tenendo la mano come un cono. Samanta spingeva, mugolava con forza, si passava la lingua sulle labbra, chiudeva e spalancava gli occhi.
«Sii, dai! Inculami, fai come se fosse un grosso cazzo… Sii un cazzo, che poi voglio succhiare fino a farmi riempire la bocca e la gola di sbroda!»
Samanta, come me, era in un altro universo. Un universo animale, fatto di viscidume, durezze, asprezze, dolore, piacere, sottomissione… Eravamo come due indemoniate, pronte ad accettare qualunque cosa pur di far perdurare quelle sensazioni tanto bestiali guanto profonde e avvolgenti.
Le versai un litro si saliva sulla fica, mentre continuavo ad incularla con le dita. Con l’indice dell’altra mano, inizia a titillarle il clitoride, che era dritto come un minuscolo pene. Poi, usando indice e medio, le spalancai le grandi labbra. Siccome mi faceva male la mano che usavo darle piacere al culo, decisi di sfilare le dita e di rimettere dentro il pollice, chiudendo la mano a cucchiaio sulle natiche. La sua fica spalancata era davanti a me, piena di caldi umori, mentre la sua padrona si muoveva per accogliere il pollice il più a fondo possibile. Mi piegai sulla vulva, e con la punta della lingua, inizia a torturare quel minuscolo pene, per poi succhiarlo con avidità. Samanta era nel delirio, ansimava in modo sincopato, era sicuramente vicina ad un violento orgasmo, e io non aspettavo altro che di bere tutto quello che sarebbe scaturito da quello stupendo orifizio bagnato. Infilai uno e poi due dita nell’apertura vaginale, andando quasi ad incontrare il pollice piazzato nell’altro buco.
«Ooooh, sii, nella fica, nella fica… nel culo… nella fica! Sii, Sii, Mmmmh, mmmmh, oooooooh! Siiiiii, siiiiiiii!»
Stava venendo come una fontana e io leccavo, pigiavo il pollice nel culo, le tenevo due dita nella vagina, e la leccavo in mezzo alla fica, dall’alto verso il basso, raccogliendo ogni goccia di umori, mi riempii la bocca… senza ingoiarne una sola goccia. Il suo sapore, aspro ma delizioso al tempo stesso, mi suggeriva di che ingurgitassi con avidità tutto, ma avevo altre intenzioni…
Quando la sentii calmarsi, delicatamente le sfilai il pollice e le due dita dalla vagina. Mi diressi verso la sua faccia, la trovai con la bocca leggermente schiusa, invitante e desiderosa di accogliere quello che tenevo sulla lingua. Le presi la faccia tra le mani, mi misi su di lei, aprì la bocca e le rovesciai il contenuto, poi mi avvicinai e inizia a leccarle la lingua, le labbra, il mento, corsi di nuovo alla fica, e poi tornai alla bocca… ci baciammo con forza, assaporando vicendevolmente l’intimi energia del sapore della sua fica.
Mugolavo di piacere…
Una mano mi toccò una spalla…
«Ehi, maialinaaa! Arky… Arkyyy… svegliati dai!»
Il sapore di lei che avevo in bocca, si trasformò in una sorta di impastamento acidulo… la testa era pesante, ero sudaticcia, e mi faceva male la testa…
Avevo una mano sulla vagina, la quale era completamente fradicia
«Mi sa che hai fatto un sogno super erotico… »
Era Samanta! Era sdraiata accanto a me, con gli occhi abbottonati, mezza vestita, con la camicetta ridotta ad uno straccio. Spettinata, e struccata!
«Oddio Samanta… ma … Uhuaaaa, (sbadiglio) che è successo… che ore sono» Dissi, mettendomi distrattamente la mano che prima era sulla vagina, sulla bocca, mentre cercavo di tirami su… ma ricadendo immediatamente, vinta dal mal di testa e dalla nausea. Postumi di chissà cosa!
Percepii una pulsazione in mezzo alle gambe…
«Ci siamo sbronzate a dovere… e poi, siamo crollate a letto, questa mattina presto … a giudicare dalla luce… direi che è pomeriggio, forse le quattro…»
«Oh my God! Oh my God!» Imprecai, tornando per un istante a parlare nella mia lingua.
«Ma che sognavi… mi hai svegliata, ti muovevi tutta, ansimavi…Mi facevi quasi gola… ah, ah, ah»
«Oh my God… Shit! Era tutto un sogno! Oh my God! Ah, ah, ah!»
Il sapore della mia mano, e la quantità di umidità che avevo tra le gambe, inequivocabilmente testimoniavano che ero venuta… Avevo goduto sognando un amplesso lesbo, con quella ragazza che conoscevo da molti mesi via Internet e che avevo incontrati per la prima volta solo il giorno prima!
Si comincia bene… Pensai
To be continue…
Non ti perdere le prossime avventure di queste due esplosive amiche.
Magari…
…I SOGNI SI AVVERANO!
Alla prossima.
Sono graditissimi commenti!
Logan.
…
Arcadia non si opponeva, anzi, sembrava invitare l’amica a farsi avanti. Sentiva le mani di Samanta esitanti e allo stesso tempo vogliose di esplorarle il corpo. Cosa le stava succedendo? Era successo qualcosa al suo risvegli. Forse la visione del corpo di Samanta, completamente nudo, in quella posizione indecente, con la vagina esposta da dietro. In effetti, il suo primo pensiero, subito represso, era stato di inginocchiarsi e odorare quel frutto fatto di carne, per poi assaporarlo… Era stata una cosa da una frazione di secondo, ma la mente è capace di proporti un’intera vita in un istante e, lei… in quell’istante, si era immersa nelle grandi labbra dell’amica e ne aveva gustato il sapore. Era un’immagine cristallizzata: lei inginocchiata, mentre apriva le natiche di Samanta e le infilava la lingua …nella fica. Un’immagine che aveva rinnegato, nascosto, ripudiato… la sua cultura cattolica, rigida e pudica, le aveva impedito di soffermarsi su quel flash, ma poi… era successo altro. In bagno, mentre si faceva il bidè… non è che ogni volta che si lavava la vagina, le capitava quasi di masturbarsi… ma le era successo quella mattina, e, se voleva essere sincera con se stessa, era perché pensava a quell’immagine… Le sembrava addirittura di percepire l’odore, un odore un po’ forte, di una donna che ancora deve farsi una doccia. Ma quello, più di ogni altra cosa, forse, le aveva fatto bollire il sangue. Poi… era seguita la battuta di Samanta sul fatto che si sditalinava di continuo, e che lei avrebbe dovuto farci l’abitudine ai mugolii… sussurri…
L’amica, era bellissima, intelligentissima, un genio allo stato puro, aveva un carattere solare e sensuale… ogni cosa che faceva, sembrava fosse un invito a… a… A cosa? Ad essere in lei!
Le mani di Samanta si erano fatte audaci, usava le dita come le corde di una chitarra e i capezzoli di Arcadia come plettri. Duri com’erano, non era certo un’immagine così azzardata, quasi ci si poteva aspettare che suonassero!
Doveva fermarla! Doveva ritirarsi, doveva mettere fine a quella cosa, assurda e contro natura! Cosa avrebbe pensato sua madre? E… suo padre? Ma la sensualità che le arrivava da dietro, dall’amica, che percepiva eccitata e desiderosa di esplorarla… Quel flash che non le si toglieva dalla testa, direttamente collegata a vibranti impulsi che sentiva tra le gambe.
Si stava smarrendo!
Era come se fosse in una foresta, vicino casa, dalla quale però si stava sempre più allontanando, entrando in sentieri sconosciuti. La voglia di esplorare, di trasgredire alle raccomandazioni da papà e mamma, di penetrare sempre più in quella selva, selvaggia, aspra e forte! Sempre più ispida e buia ma, colma di possibili nuove intriganti sensazioni… Cosa c’era oltre? Cosa si poteva provare ad osare, un poco… soltanto ancora un poco…
Il cuore aveva aumentato il suo ritmo, adesso desiderava un contatto…che arrivò come in risposta al solo fatto di averlo desiderato… I capezzoli di Samanta le si poggiarono sulla schiena, le mani le avevano serrato i seni.
…Un nuovo sentiero, ancora più dentro, ancora più lontano… ancora più trasgressivo…
Sì! Ancora! Voleva andare avanti, glielo diceva la gola, lo stomaco, LA FICA! Sì! La sua fica!
Senza quasi rendersene conto, mugolò di piacere, inarcò il bacino nella speranza di incontrare il pube di Samanta, cosa che accadde. Le girava leggermente la testa, un leggero tremore si era impossessato delle sue membra. Si stava perdendo… Avrebbe mai ritrovato la strada di casa?
Arcadia…
Non me ne frega nulla di ritrovarla! La strada di casa! Voglio andare avanti, voglio realizzare quell’immagine, non ne posso più! Voglio leccarle la fica, non me ne frega nulla se lei non lo farà a me!
In quel momento sentii un dito correre tra le mie natiche, scivolava veloce e senza attrito grazie al sapone. Alzai leggermente i talloni allargando i glutei, per invitarla a fare quello che voleva, ero disposta a darmi a lei, o ad essere al suo servizio…
Quello che lei desiderava… Quello era il mio appagamento!
Sentivo che ansimava, e in quel momento iniziò a leccarmi. Con la punta della lingua saliva e scendeva lungo la spina dorsale, aumentando ogni volta la lunghezza del tragitto. Il dito intanto pigiava leggermente all’altezza dell’ano, sfregandolo e poi, con una leggera pressione, avanzando, arrivò alla base della vagina, ma non vi sprofondò dentro… come avrei senz’altro desiderato, ma virò di lato, raggiunto da un secondo dito, contendo così le grandi labbra, al loro centro. Stava eseguendo un massaggio ai lati della vagina, all’interno delle cosce, premendo con una certa forza, era un po’ doloroso ma allo stesso tempo estremamente voluttuoso, speravo tanto di sentire il pollice sprofondare nel mezzo, ma probabilmente, Samanta voleva farmi soffrire oltreché godere!
Ero del tutto partita, ero disposta a fare e farmi fare qualsiasi cosa, da lei e da altri. Immagini di cazzi che mi entravano in bocca e nella fica mi aggredirono come in un’orgia a base di coca e alcool. Alla fine, mi girai. Le presi la faccia tra le mani e senza esitazione le misi la lingua in bocca, ci intrecciammo e assaporammo, la saliva era la protagonista. Un rivolo ne usciva dall’angolo delle mie labbra, e Samanta, come se ne accorse, la leccò e me lo ricacciò in bocca. L’accolsi con avidità, e poi le piegai la testa e, facendole aprire la bocca, le feci colare abbondante saliva direttamente nella bocca. Continuammo a baciarci banchettando con il nettare delle nostre bocche. Presi a succhiarle la lingua come in un pompino.
All’unisono, come comandate da un unico desiderio fuso in noi, uscimmo dalla doccia, ancora bagnate e un po’ insaponate, senza che ci staccassimo un solo secondo. Poi mi staccai dai lei, la presi per le spalle e la buttai sul letto. Ora toccava a me! Volevo dirigere il gioco.
Volevo godere della sua stessa goduria, volevo sentirla mugolare, ansimare, inarcarsi per offrirsi a me, la volevo leccare in ogni insenatura, in ogni curva… in ogni buco! Volevo realizzare quell’immagine di quella mattina. Adesso era un desiderio forte come un uragano, non capivo più nulla, non pensavo più se non a seguire quella strada che portava solo ad un crescendo di goduria e lussuria, senza limiti, qualcosa che non avevo mai provato in precedenza!
«Sì, Arcadia possiedimi! Sono tua, fammi quel che vuoi, deflorami, sodomizzami, chiavami, leccami, sbattimi la tua fica in faccia. Sono tua! Sono la tua porca, la tua troia e tu sei la mia padrona» Ansimò con forza la mia amica.
A quelle parole, se prima ero sull’orlo della follia, in quel momento varcai la soglia che divide il senno dalla pazzia! Divenni una belva feroce! La feci mettere nell’esatta posizione di quando mi ero svegliata. Su di un fianco, con il culo esposto e le ginocchia raccolte e… finalmente… Eccola lì! La sua bellissima fica, a forma di susina, color nocciola, gonfia di desiderio, umida di lussuria. Era anche più bella! Poggiai le mani sulle natiche, aprii con i pollici e finalmente passai la mia lingua su quel ben di Dio. Mentre lappavo il suo piacere, Samanta iniziò a sussultare e ansimare, offrendosi sempre di più, incitandomi a continuare.
«Oddio Arcadia, sì! Leccami la fica! Hai una lingua meravigliosa, oh, sì, sì, dai, continua così, leccami ancora!» Sussurrava e smaniava, si muoveva aprendosi e poi chiudendosi, si straziava i seni con le mani, quasi ad imporsi di non toccarsi in basso, lasciando solo a me quel lussurioso spazio.
Le tirai su una gamba e la divaricai mentre, allo stesso tempo, conquistavamo il centro del letto. I nostri sguardi, per la prima volta si incontrarono. Anche durante i baci appassionati, non ci eravamo mai guardate veramente. Adesso l’elettricità che passava tra i nostri corpi, ci unì in un unico campo magnetico, dove il magnetismo era fatto di eros e desiderio sfrenato. L’intensità dei nostri sguardi era quello di una assatanata che leccava avidamente il cazzo al suo uomo, deliziandolo dei suoi occhi ardenti desiderio e disponibilità alla sottomissione.
Samanta si passò la lingua sulle labbra, cercando di essere oscena e sensuale al tempo stesso, bucandomi con il suo sguardo avvampato dal desiderio. Le tenevo le gambe spalancate e tese fino quasi all’altezza della faccia, un corpo atletico ed elastico, in grado di compiere qualunque movimento, segnava la possibilità di varcare limiti altrimenti impossibili. Dalla mia visuale, vedevo il buchetto dell’ano, stretto ma pronto ad essere penetrato, la fica aperta, grondante umori, il ventre, piatto e in tirare, i seni, fantastici anche da sdraiata, il retro delle ginocchia, e un po’ più in su, i piedi.
Decisi di iniziare da lì la sevizia. Dalle dita dei piedi…
Mi alzai in ginocchio, tirai a me un piedi, e ingoia l’alluce, iniziando a fargli un pompino, poi le leccai ogni singolo dito e lo spazio tra di loro, feci grondare abbondante saliva sul dorso del piede, che scese, come la bava di una lumaca, lungo la gamba, finendo nell’interno coscia. Samanta ansimava di piacere, a quel punto unii le sue gambe e gliele forzai sulla faccia, mi misi di lato. Il suo culo era proteso.
«Riempi il mio pollice di saliva. Adesso ti inculo!» Gli ordinai con grinta, quasi con una punta di cattiveria.
«Sì dammelo, mmmmh»
Riempì il pollice del succo che conteneva in bocca
«Sbattimelo in culo adesso, fammi male, voglio che mi spacchi il culo, ok? Dai!» Ribatté lei, sintonizzandosi sul mio tono.
Amo le unghie abbastanza lunghe, quindi, l’unica attenzione che feci, fu quella di non ferirla, per il resto, una volta piazzato il pollice sul suo buco in fiamme, lo spinsi con violenza dentro. Dopo un po’ di aderenza inziale, grazie all’abbondante saliva di Samanta, scivolò dentro, regalandomi la sensazione di costrizione e avvolgimento. Avrei voluto entrarci con la faccia, lì dentro! La penetrai con forza, fino a quando l’ano, dilatato, ormai accoglieva il pollice senza sforzo. Sfilai il pollice e ci infilai indice e medio e poi anche l’anulare, cercando alla fine di farci entrare anche il pollice, tenendo la mano come un cono. Samanta spingeva, mugolava con forza, si passava la lingua sulle labbra, chiudeva e spalancava gli occhi.
«Sii, dai! Inculami, fai come se fosse un grosso cazzo… Sii un cazzo, che poi voglio succhiare fino a farmi riempire la bocca e la gola di sbroda!»
Samanta, come me, era in un altro universo. Un universo animale, fatto di viscidume, durezze, asprezze, dolore, piacere, sottomissione… Eravamo come due indemoniate, pronte ad accettare qualunque cosa pur di far perdurare quelle sensazioni tanto bestiali guanto profonde e avvolgenti.
Le versai un litro si saliva sulla fica, mentre continuavo ad incularla con le dita. Con l’indice dell’altra mano, inizia a titillarle il clitoride, che era dritto come un minuscolo pene. Poi, usando indice e medio, le spalancai le grandi labbra. Siccome mi faceva male la mano che usavo darle piacere al culo, decisi di sfilare le dita e di rimettere dentro il pollice, chiudendo la mano a cucchiaio sulle natiche. La sua fica spalancata era davanti a me, piena di caldi umori, mentre la sua padrona si muoveva per accogliere il pollice il più a fondo possibile. Mi piegai sulla vulva, e con la punta della lingua, inizia a torturare quel minuscolo pene, per poi succhiarlo con avidità. Samanta era nel delirio, ansimava in modo sincopato, era sicuramente vicina ad un violento orgasmo, e io non aspettavo altro che di bere tutto quello che sarebbe scaturito da quello stupendo orifizio bagnato. Infilai uno e poi due dita nell’apertura vaginale, andando quasi ad incontrare il pollice piazzato nell’altro buco.
«Ooooh, sii, nella fica, nella fica… nel culo… nella fica! Sii, Sii, Mmmmh, mmmmh, oooooooh! Siiiiii, siiiiiiii!»
Stava venendo come una fontana e io leccavo, pigiavo il pollice nel culo, le tenevo due dita nella vagina, e la leccavo in mezzo alla fica, dall’alto verso il basso, raccogliendo ogni goccia di umori, mi riempii la bocca… senza ingoiarne una sola goccia. Il suo sapore, aspro ma delizioso al tempo stesso, mi suggeriva di che ingurgitassi con avidità tutto, ma avevo altre intenzioni…
Quando la sentii calmarsi, delicatamente le sfilai il pollice e le due dita dalla vagina. Mi diressi verso la sua faccia, la trovai con la bocca leggermente schiusa, invitante e desiderosa di accogliere quello che tenevo sulla lingua. Le presi la faccia tra le mani, mi misi su di lei, aprì la bocca e le rovesciai il contenuto, poi mi avvicinai e inizia a leccarle la lingua, le labbra, il mento, corsi di nuovo alla fica, e poi tornai alla bocca… ci baciammo con forza, assaporando vicendevolmente l’intimi energia del sapore della sua fica.
Mugolavo di piacere…
Una mano mi toccò una spalla…
«Ehi, maialinaaa! Arky… Arkyyy… svegliati dai!»
Il sapore di lei che avevo in bocca, si trasformò in una sorta di impastamento acidulo… la testa era pesante, ero sudaticcia, e mi faceva male la testa…
Avevo una mano sulla vagina, la quale era completamente fradicia
«Mi sa che hai fatto un sogno super erotico… »
Era Samanta! Era sdraiata accanto a me, con gli occhi abbottonati, mezza vestita, con la camicetta ridotta ad uno straccio. Spettinata, e struccata!
«Oddio Samanta… ma … Uhuaaaa, (sbadiglio) che è successo… che ore sono» Dissi, mettendomi distrattamente la mano che prima era sulla vagina, sulla bocca, mentre cercavo di tirami su… ma ricadendo immediatamente, vinta dal mal di testa e dalla nausea. Postumi di chissà cosa!
Percepii una pulsazione in mezzo alle gambe…
«Ci siamo sbronzate a dovere… e poi, siamo crollate a letto, questa mattina presto … a giudicare dalla luce… direi che è pomeriggio, forse le quattro…»
«Oh my God! Oh my God!» Imprecai, tornando per un istante a parlare nella mia lingua.
«Ma che sognavi… mi hai svegliata, ti muovevi tutta, ansimavi…Mi facevi quasi gola… ah, ah, ah»
«Oh my God… Shit! Era tutto un sogno! Oh my God! Ah, ah, ah!»
Il sapore della mia mano, e la quantità di umidità che avevo tra le gambe, inequivocabilmente testimoniavano che ero venuta… Avevo goduto sognando un amplesso lesbo, con quella ragazza che conoscevo da molti mesi via Internet e che avevo incontrati per la prima volta solo il giorno prima!
Si comincia bene… Pensai
To be continue…
Non ti perdere le prossime avventure di queste due esplosive amiche.
Magari…
…I SOGNI SI AVVERANO!
Alla prossima.
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