Sotto i Suoi Piedi
di
Schiavo di Renato Brunetta
genere
dominazione
Lentamente mi avvicinai alla pianta del suo piede e schiusi le labbra lambendo la sua pelle con baci lunghi ed intensi. Mi concentrai sui piccoli monti carnosi che sorgevano alla base delle dita, le mie narici, intanto, potevano aspirare, con avida voluttà, il loro odore denso e salmastro.
Era un'aroma pregnante, a tratti pungente. Inizialmente quasi mi respinse, ma poi, continuando ad annusarlo, lo sentii penetrare la mia mente e desiderai di annusarlo ancor più profondamente.
Quando il mio respiro si abituò e fu totalmente pervaso da quell'afrore, ebbi quasi la sensazione che si fosse dissolto e cominciai a leccare e a succhiare la dita, nello strenuo tentativo di rinvenirne qualche traccia. Immediatamente, fui sopraffatto dal sapore intimo e oleoso che sedimentava tra le sue dita, lo percepii come quello di un frutto succoso che, goccia a goccia, stillava il proprio nettare nella mia bocca.
Commosso da quel piacere che scuoteva la mia anima, premetti con forza le labbra sotto la pianta. I miei occhi erano chiusi, riversi ed immersi nella religiosità di quell'attimo. Quando li riaprii, trovai lo sguardo del Mio Padrone intento a studiare ogni mio movimento ed ogni mia emozione. Sulle sue labbra e negli occhi, c'era un sorriso supponente. Sembrava esprimere divertimento e pietà. Attraverso lui intravidi la mia figura misera, palesemente inferiore e subordinata e intuii che concedendo che io lo adorassi, mi aveva graziato, offrendomi la possibilità di elevarmi. Il fine della mia esistenza era lì, sotto i suoi piedi. Sentii che se avessi proseguito lungo quel sentiero e mi fossi adoperato per poter diventare il suo schiavo, sarei progredito come uomo ed avrei arricchito la mia vita.
Il
mio Padrone tutto questo lo sapeva già e la superbia del suo sguardo sembrava volermi suggerire questa verità che ancora stentavo a riconoscere.
Era un'aroma pregnante, a tratti pungente. Inizialmente quasi mi respinse, ma poi, continuando ad annusarlo, lo sentii penetrare la mia mente e desiderai di annusarlo ancor più profondamente.
Quando il mio respiro si abituò e fu totalmente pervaso da quell'afrore, ebbi quasi la sensazione che si fosse dissolto e cominciai a leccare e a succhiare la dita, nello strenuo tentativo di rinvenirne qualche traccia. Immediatamente, fui sopraffatto dal sapore intimo e oleoso che sedimentava tra le sue dita, lo percepii come quello di un frutto succoso che, goccia a goccia, stillava il proprio nettare nella mia bocca.
Commosso da quel piacere che scuoteva la mia anima, premetti con forza le labbra sotto la pianta. I miei occhi erano chiusi, riversi ed immersi nella religiosità di quell'attimo. Quando li riaprii, trovai lo sguardo del Mio Padrone intento a studiare ogni mio movimento ed ogni mia emozione. Sulle sue labbra e negli occhi, c'era un sorriso supponente. Sembrava esprimere divertimento e pietà. Attraverso lui intravidi la mia figura misera, palesemente inferiore e subordinata e intuii che concedendo che io lo adorassi, mi aveva graziato, offrendomi la possibilità di elevarmi. Il fine della mia esistenza era lì, sotto i suoi piedi. Sentii che se avessi proseguito lungo quel sentiero e mi fossi adoperato per poter diventare il suo schiavo, sarei progredito come uomo ed avrei arricchito la mia vita.
Il
mio Padrone tutto questo lo sapeva già e la superbia del suo sguardo sembrava volermi suggerire questa verità che ancora stentavo a riconoscere.
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