Diario segreto 2

di
genere
incesti

Diario segreto 2

1 agosto 2005
Quel giorno é passato e papà ed io viviamo come nulla fosse mai accaduto. Mamma non s'é accorta
di nulla. Anche se fingo di essere la stessa, gli sguardi e i sorrisi di papà mi dicono che ho acceso il
suo interesse o la sua passione(?).
Passata però la settimana ho la convinzione che tra noi le cose siano tornate alla normalità. Fino a
venerdì. Mamma é uscita per la sera. Piuttosto silenziosa, come papà, ho finito la cena e mi preparo
per la notte. Il mio ragazzo é ad una partita di calcio; quindi non devo uscire. Ho fatto una
passeggiatina attorno alla casa. Rientro in camera per vedere la TV nel mio confortevole letto.
Faccio una doccia veloce, indosso una maglietta e un paio di slip gialli. Mi sdraio e guardo il mio
programma preferito.
Intorno alle dieci, papà infila la testa attraverso la porta, poi entra. Indossa dei boxer-shorts.
"Sono venuto a darti la buona notte". Gli chiedo una cretinata tanto per mantenere la sua attenzione
per un altro minuto. Si siede accanto a me. Lo abbraccio e mi appoggio su di lui; mi bacia sul capo.
Sta per alzarsi, quando chiedo: "Papà non parliamo da una settimana".
Mi guarda e: " Dimmi o chiedi tutto ciò che vuoi; sono qui per te."
"Perché stai con la mamma quando sai che va ogni fine settimana con qualche tipo? Sai che fanno?
Come fai a sopportare?"
Papà rimane in silenzio, poi: "So che va con altri uomini". Poi tace nuovamente.
Lo guardo e mi avvicino di più: "Non capisco". "Se lo sai, allora perché quando torna a casa non
dici nulla?"
Afferro la sua mano e la poso con naturalezza sulla mia gamba nuda.
Non la toglie, anzi mi accarezza con tenerezza provocandomi contrazioni di piacere alla prugnetta.
"Papà voglio sapere, tu mi dici sempre tutto. Ti sembra che il tuo comportamento sia logico?"
Respira profondamente: "Sì, ora tua madre è con altri uomini, ma mi piace."
"Ti piace? Come ti piace? "
Mi siedo con le gambe incrociate in stile indiano, ruotata verso di lui pronta ad ascoltare
attentamente;anche la sua mano si sposta così all'interno della coscia dove sono ancora più
sensibile.
"Per esempio se tu e il tuo ragazzo state facendo... sesso."
Mi guarda. Forse é un po' imbarazzato.
"Supponiamo che lui ti dica che gli piacerebbe avere rapporti sessuali con te e una tua
amica,insieme; voi tre insomma. Ovviamente, un'amica che conoscete intimamente. Non ti
ecciterebbe poi il pensarci... qui...nel tuo letto, da sola?"
"Sì, ma perché dovrebbe chiedermelo?"
"Beh, volontà e vista accendono il desiderio delle cose, quelle normali, di tutti i giorni. Pensa
quindi se non vale anche per il sesso: dopo che ne parli sei molto più calda ed eccitata. Capisci? "
Guardo papà e ancora non sono sicura di ciò che dice, e se è vero.
"Che effetto ha su di te, mentre mamma fa quel che sai?" gli chiedo.
Lui, un po' nervoso, ride poi: "Faccio ciò che fanno gli uomini di tutto il mondo...mi eccito".
Mi sembra tutto senza senso.
Papà ride: "Perché...perché... non lo so... onestamente. Mi piace trascorrere il mio tempo così; e poi
ho due donne: tu e mamma; e questa conversazione é finita, giovane curiosona. Buona notte."
Si sposta di lato per alzarsi, ma ha tenuto ferma la mano sulla mia coscia.
Forse ha ragione; tutto questo parlare d'intimità, quella sua mano calda e carezzevole, la mia
posizione con le gambe spalancate mi hanno messo addosso un' eccitazione inusuale. Con uno
sguardo accattivante chiedo, "Ancora una cosa prima di andare?"
Papà era ora di fronte a me, con una gamba sotto il sedere e l'altra a penzoloni. L'occhio mi cade sui
suoi boxer e non senza sorpresa vedo che anche a lui i discorsi hanno fatto effetto. Per tutta la
lunghezza il suo pene rigido si estende lateralmente ed é chiaramente visibile; per un attimo ho
avuto l'impressione di un leggero movimento di contrazione: come il topolino resta affascinato dallo
sguardo magnetico del serpente, così io di fronte a quella forza della natura. Ipnosi totale. Inghiotto
un mare di saliva. Poi: "L'altra settimana.... ricordi, in piscina?" Ho gli occhi bassi, gli fisso
l'inguine ed un brivido percorre la mia schiena.
Papà sospira profondamente prima di annuire. Lo guardo e chiedo: "Se mamma non rientra, chi ci
impedisce di continuare il discorso......interrotto in piscina?"
La frase, pronunciata a fil di voce, mi é uscita però di getto, con un coraggio che non sapevo
d'avere. Gli occhi, sempre puntati sul suo pene, non mi ingannano: vedo nettamente il leggero
impulso che imprime al suo membro; mi sembra quasi lui a dare la risposta.
"Mi sento sessualmente eccitato e la mia paura é proprio questa; finora mi sono lasciato andare e tu
guardi... qui, indica il suo pene, e così io ti guardo lì, dove si vede quella bella macchietta di
bagnato, ma cerco di lottare, capisci?"
La sua mano alza il mio mento; mi guarda negli occhi.
"E' stato un momento che non avrei dovuto vivere. Mi dispiace di averti provocata, di aver eccitato
la tua fantasia."
La delusione mi stringe con un nodo in gola, ma replico con forza.
"Bene, hai eccitato me, ma anche tu o il tuo cazzo non vi siete tirati indietro". Poi sposto le mie
gambe lontano da lui e mi rifugio col viso pressato sul cuscino. Sono arrabbiata per il suo rifiuto lui
lo sa.
Sento la sua mano sulla spalla. Ancora una volta sento la sua mano sulla mia schiena a strofinare la
spina dorsale e percepisco il calore della sua mano sulla mia pelle. Non mi frega nulla se si é sentito
imbarazzato: qui o perdo la battaglia della seduzione o la vinco alla faccia delle paure e remore
varie. So che devo fargli superare l'ansia che gli provoca la mai nominata parola "incesto": lui non é
il mio padre biologico e quindi ..... La sua mano calda é posata sulla parte superiore del mio slip e
strofina i miei fianchi. Non deve rinunciare a me per paura. Non c'é nulla di male
provare attrazione e pulsioni amorose: é solo cambiata la qualità richiesta, non l'intensità o la forza
dell'amore per lui di quand'ero piccola.
Sollevo la testa con uno sguardo implorante: "continua......"
"Sì, ma ho bisogno di andare al bagno prima, dammi un secondo." Esce dalla stanza.
Mi sollevo, mi tolgo la maglietta mi ricorico a pancia in giù e aspetto. Silenzio.
Rifletto. Cosa é andato a fare in bagno? Perché proprio ora? Sto rimuginando quando lo
sento rientrare e non ho neanche il tempo di girarmi che me lo ritrovo cavalcioni, subito
sotto il sedere, sulle mie cosce, tanto che la peluria delle sue gambe mi solletica
piacevolmente.
"Ho preso della crema per la tua schiena" lo sento giustificarsi.
Sono felice.
Aspetto la sua mano con impazienza crescente.
Mi mette della crema ed inizia il massaggio ai fianchi, con maestrìa. Sono al settimo
cielo. Ha un tocco che mi fa uscire di testa. Sento un calore intenso che si propaga lungo
la schiena fino alla nuca. I capelli, i peli del mio corpo si rizzano di piacere; li
percepisco. Sono totalmente abbandonata. Quasi non mi accorgo che mi abbassa lo slip ed ora
massaggia i glutei.
Rammento un'intervista di Brass: il regista, dichiara che il culo di una donna é il
biglietto da visita, la carta d'identità per conoscere, comprendere l'estro, l'allegrezza,
il brio del suo il carattere. Ha ragione.
La crema favorisce lo scivolo delle dita nello spacco. Papà entra, esce, afferra gli emisferi, li
preme, li schiaccia, li strizza, li allarga, li dilata scoprendo il mio ano che gratifica con l'indice
imprimendovi una leggera pressione in senso circolare.
Il ritmo costante aumenta la passione; mi sento esplodere di piacere. Le mie guance sono bollenti.
Credo d'essere rossa come dopo una giornata di sole.
Le orecchie son calde, anch'esse, e fischiano. Forse papà capisce il mio stare e per un brevissimo
attimo si ferma. Il mio cervello non connette più molto bene, ma sento che mi rimuove lo slip e lo fa
scorrere fino a sfilarlo del tutto. Sono completamente nuda nelle sue mani. La pressione del suo
peso sulle cosce termina. Lascio che mi allarghi le gambe. Si sistema nel mezzo.
Inizia a spalmarle di crema e quindi lo sento percorrere le cosce ed i polpacci con dolcezza fino
ai talloni. Non parliamo. Non per questo non comunichiamo. Lui ansima impercettibilmente rispetto
a me che, invece, respiro quasi con affanno. Prende i miei piedi e vi passa con sapienza i pollici
sotto le piante. Me li bacia sulle dita che succhia con lentezza una ad una. Impazzisco.
Continua a frizionarli. Li strofina intensamente e mentre li alza e li abbassa divaricandomi le
cosce, mi sento completamente esposta alla sua vista. Non mi interessa sapere se lui guarda o no: é
pensare che possa farlo, che m'intriga tanto che mi sento bagnata come non mai. Son sempre stata
un po' civetta, come si dice, ma ora penso di essere al top della seduzione. La peluria che ho
sulla prugnetta, in basso, non la tolgo mai: mi piace fantasticare che lui la fissi e la
veda intrisa d'umore cristallino che inviti alla carezza. Più la mia fantasia galoppa, più
mi sento gocciolare. La posizione ad angelo rovesciato, viso pressato sul morbido cuscino,
braccia e gambe in posizione Vitruviana é ideale per qualsiasi tipo d'approccio. Non me lo
aspetto, ancora. Torno invece indietro nel tempo (che ricordi!!):io undicenne e papà,
insieme, in bagno, allora unico, (non come oggi che ne abbiamo quattro), per le abluzioni
del mattino. Mentre mi faccio il bidet e lui si sbarba, mi capita di girare il capo verso
il lavandino e così, essendo lui nudo ed io più in basso seduta a cosce aperte, gli vedo il
pene e i testicoli. Sono affascinata a tal punto che mentre mi lavo di sotto, mi da piacere
fissarlo e non smetto d'insaponarmi e frizionare con la schiuma: imparo a undici anni
come si gode. Finisce che lui nota il tempo eccessivo da me impiegato per lavarmi, però
non mi dice nulla. Ecco che nei giorni successivi, però, allorquando sono lì a sbirciarlo,
fissandolo come d'abitudine, mi accorgo che il suo pene lentamente ma progressivamente,
diventa turgido e molto più grosso, gobbo e lungo, costringendo così papà a coprirsi con un
asciugamano. E' oggi però, a posteriori, che capisco che lui si eccita mentre lo fisso come
io mi eccito quando mi fissa lui. Allora, non comprendendo queste dinamiche, non pensavo a
lui come partner sessuale. Qualche anno più tardi, quindicenne, e quindi ormai più
smaliziata, siamo seduti d'estate davanti alla TV: fa caldo, come oggi, lui é in boxer, a
torso nudo, io in slip di cotone e reggiseno. Il film in programmazione presenta qualche
scena di sesso soft ed una in particolare mi attizza, al punto che senza accorgermene
inizio a tamburellare con le dita sopra le mutandine all'altezza del bocciolo, come faccio
in solitudine. Quando realizzo che c'é anche papà é troppo tardi per fermarsi e continuo
scientemente affinché lui pensi ad un riflesso condizionato da ciò che vedo in TV, ma
questa volta so che guardandomi avrebbe reagito come in bagno: gli sarebbe montato il pene.
Muto anche allora. Capisco che mi ha veduta e si é eccitato dal gonfiore nei suoi
calzoncini.
Mi sembra di vivere in un sogno; confondo, dall'eccitazione che mi ha preso, il presente e
i ricordi, in un mix che può esplodere da un momento all'altro. Sento un calore che mi
pervade dalla punta dei piedi alla radice dei capelli. Madonna.... quasi non respiro!!
Mi massaggia ed io divago nei ricordi e rivivo la scena del bagno nella vasca. Non voglio
né mamma né tata, ma lui, solo lui per insaponarmi. Sento ora come allora le sue mani dolci
e forti passarmi il corpo, oggi con la crema ieri col sapone. Le sensazioni sono le
stesse, quelle di allora ricche di turbamenti inconsapevoli che mi assalivano al suo tocco
tra le cosce adolescenti, quelle di oggi cariche di eros e di furore d'amore per
quest'uomo che evidentemente amo da sempre. I pollici delle mani risalgono internamente
alle cosce ed io le allargo impercettibilmente, oggi come allora. Solo il fine é mutato.
Si arresta per un attimo. E' lì, non si muove, tentenna. Favorisco l'incontro con le mie
ninfe rugiadose. Basta un leggero movimento. E' meglio di quel giorno in piscina. La
sensazione mi fa pensare: é il mio ragazzo, mi tocca. No, questa volta é meglio, più
coinvolgente, é un uomo, quello che amo.
Sento il suo pollice all'ingresso della mia vagina disegnare un piccolo cerchio una, due
tre volte... continua... continua umettato com'é dal mio liquore, a passare e ripassare
sulle mie ninfe, con delle incursioni sulla rosetta dell'ano. Dalla foia mi viene da
stringere i glutei ma lui li mantiene ben divaricati.
Voglio raggiungere e strofinare il mio bocciolo. Mi legge il pensiero. Infatti sento le
sue dita, risalire su.. più su..., fino a raggiungerlo e pizzicarlo con dolcezza, senza
requie. Inarco il bacino per permettergli di raggiungermi e soddisfarmi pienamente.
Due dita mi penetrano lentamente mentre il pollice continua la masturbazione del clitoride.
Ascolto il suono prodotto dall'aria e dal liquido: squish...squash... ogni volta che entra
ed esce. Improvvisamente percepisco il suo alito caldo sopra le chiappe un attimo prima che
la sua lingua mi provochi la rosetta grinzosa dell'ano, ora morbida per umettarla ora rigida
per violarla penetrandola. I piccoli baci che sento su tutta l'area mi fanno uscire di
testa. Mordo il cuscino per reazione mentre dal profondo sento montare una marea che inizia
a farmi tremare tutta. "No! Non è possibile! " L'orgasmo sta per giungere come
un uragano devastatore. Dalla mia bocca aperta, in un momento di shock e delizia, un
rantolo di voce roca ed esigente implora:" Vieni... vieni...ti prego". Papà alza il suo
corpo scolpito e penetra facilmente in me prendendo la forma del mio e abbracciandomi
tenendomi i seni e strizzandoli. La mia mano passa di sotto, verso la fica, oltre la vagina colma
per tutta la sua profondità ,fino alle morbide e dolci forme dei suoi testicoli che
trattengo e carezzo stringendoli delicatamente. Il suo viso é accanto alla mia guancia; mi sussurra:
"Claudia…". Mi giro e le nostre bocche s'incollano avide di violarsi e conoscersi finalmente
per darsi appagamento.
I fianchi iniziano il movimento. In testa sento un chiodo che viene martellato ad ogni affondo
del suo cazzo. La mia fica non mi appartiene più; ha una vita sua, indipendente dalla mia
volontà. Sento le contrazioni ma non sono io a provocarle. Stiamo superando il punto di non
ritorno. L'attimo ci coglie, insieme, parossisticamente fusi, con un'implosione dei corpi
spezzati dal piacere: crolliamo esausti e svuotati d'ogniforza.
Appoggia il suo corpo sudato sul mio. Mi alita sul collo. Mi bacia. Siamo ancora uniti
nell'amplesso. Non posso chiudere le gambe per il notevole turgore della sua erezione,
ancora in me, nonostante la sua eiaculazione. Sto godendo il momento. Voglio dire
qualcosa, poi sento sia giusto tacere. Siamo abbracciati e felici (almeno credo). Io lo
sono certamente. Mi sembra di aver raggiunto una mèta, un obiettivo la cui determinazione
inizia anni indietro, quand'ero poco più di una bambina. Nella dolcezza dell'abbraccio lo
sento pian piano scivolare fuori. Avverto un vuoto, per un attimo; voglio egoisticamente
essere ancora sua. Non mi basta; devo saziare una fame di anni, evidentemente.
Siamo tranquilli; per un po' ascolto la TV e il respiro di papà nel mio orecchio.
Controllare le emozioni non é facile. Un pensiero inizia a tormentarmi, come un tarlo. Sono
l'amante di papà (non importa se lui non lo é biologicamente),la rivale di mamma. Forse ho
sbagliato. Poi mi assolvo perché mamma non lo ama più. Ora ci sono io.
Il suo pollice continua ad accarezzarmi i capezzoli, mentre io m'incuneo col sedere nel
suo bacino così da sentirgli il sesso, ora flaccido, morbido. Quando mi sento succhiare
il lobo un brivido mi attraversa il corpo, provocandomi una contrazione vaginale tale da
costringere il mio liquore mischiato al suo a colare fuori, a filo, tra noi. Papà non si
cura dell'umido che scorre sulla nostra pelle lì sotto. Sono ebbra dell'intimità che ora
c'é tra noi. Mentre mi succhia giocosamente l'orecchio e bacia il collo sento il suo cazzo
premermi leggermente i glutei. Da sotto lo prendo in mano e me lo appoggio in basso sulla
fica: inizio un dolce massaggio, facilitato dagli umori scivolosi. Papà approva con un
leggero lamento.
"Che cosa mi stai facendo?" mi sussurra. Io continuo. Lo sento crescere, allungarsi
prendere forma. Il suo glande ora é teso, enorme nella mia piccola mano, piacevole al
tatto, vischioso anche perché dal suo foro,in punta, cola liquido in abbondanza. Abbassa il
volto e mi succhia il capezzolo. Lo vedo. Mi commuove il suo volto sul mio seno bianco:
gli passo la mano libera tra i capelli e lui succhia più forte. Adesso lo voglio più che
mai. Il mio corpo mi tradisce. Reclama, urla le sue esigenze. Indirizzo il cazzo duro tra
le labbra della fica, all'entrata della vagina.
"Ancora..." alito con un soffio. Papà alza la testa. I nostri volti vicinissimi:
"Dimmi.....; voglio sentirtelo dire". Un respiro profondo e lo bacio. Mi attorciglio alla
sua lingua, mi manca quasi il respiro. Continuo a succhiare. Sento le sue dita nella fica.
Sfrega il clitoride. La febbre sale.
"Facciamolo di nuovo..." Il suo cazzo sta premendo la mia apertura. Un formicolìo m'invade
le gambe, le rende mollicce, senza forza. Una sensazione mai provata.
I capezzoli sono ora estremamente sensibili al tatto e trasmettono questa sensibilità in
basso. Sono ricettiva, pronta a ridare al "mio uomo" tutte le gioie per troppo tempo
negategli.
Comincia a penetrarmi . Con una torsione del busto, mi metto seduta in fronte a lui
mantenendolo dentro di me senza permettergli di uscire. Praticamente gli sono seduta in
grembo, infilzata, un tutt'uno, saldati. Un forte lamento riecheggia attraverso la mia
mente ed esce con furore dal il mio corpo, come elettricità. Rantolo, urlo, mi stringo e mi
innesto allo spasimo. Le mie mani sono scese a sentire il suo petto, i muscoli; le mie
gambe cingono i suoi fianchi.
Con la bocca mi morde e sugge il collo. Lussuria, lascivia, abbandono, gioia, aspetto una
vita per sentire questo cazzo d'uomo innamorato, da sempre. Lo so. I colpi dal basso
diventano frenetici. Mi solleva, mi lascia ricadere con ritmo costante, senza violenza; mi
provoca il clitoride e l'ano. Ma quante dita ha?. Sento lentamente le forze mancare. Mi
avvinghio. Lo mordo.
Il ritmo ora é frenesia. Lui viene, con me. Diventiamo un'onda di marea, forte, ampia,
copiosa, distruttrice come deve essere la follia, la "petite morte", il mancamento, lo
stacco improvviso, il folle battito, la pace, la quiete. Tremore. Calore. Afrori.
Piccole lacrime, rugiada degli occhi, mi rigano il viso .Emozioni.
"Pentimento?" sussurra papà.
"Mai", detto in modo risoluto, fermo, inequivocabile.
"Felicità pazza". Lo bacio.
Lui ricambia il mio bacio. Il dito asciuga le lacrime.
Poi un sorriso calmo, maschio, rassicurante, vero. Papà mi tiene saldamente avvinta.
"Catia quanto tempo ho atteso."La mia lingua gioca con la sua. I miei capezzoli premono il
suo torace peloso.
Sussurri, carezze moti dell'animo. Sfiniti, felici, il sonno ci coglie avvinti mentre la tv
continua a gracchiare. Mi sveglio. Quanto tempo é passato? Lo guardo dormire. Il viso
disteso, un leggero sorriso (pare a me?). La sua mascolinità in vista non pare neanche
l'ombra dei momenti ruggenti. M'intenerisce. Lo bacio. I suoi testicoli sembrano persi in
un sacchetto flaccido. Lui si gira sul ventre. Il suo culo muscoloso in aria offre una
nuova prospettiva. Devo smettere. Mi sto eccitando di nuovo. Spengo il televisore.
Tutte queste emozioni m'hanno attraversata, trafitta, sconvolta; la mia mente, per quanto
cerchi di essere razionale mi pare vacilli. L'insicurezza mi prende. Mi chiedo in un breve
istante se cambierà, cosa cambierà del suo amore per me. Piango in silenzio. Le lacrime rotolano
sulle guance, la mia mano cerca conforto, come da molto tempo, lì, sul bocciolo ancora erto e
sensibilissimo e mentre con movimenti lenti e familiari mi riporto lentamente in quel nirvana
agognato dove tutto si stempera ed addolcisce, lo sfinimento e la stanchezza prendono il
sopravvento e dopo gli ultimi sussulti, ormai esausta, perdo la cognizione del tempo e dello spazio.
Rannicchiata vicino a lui, nutrita dal suo calore, Morfeo mi rapisce definitivamente.
scritto il
2010-12-06
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