Amy(2a parte)
di
giorod2004
genere
dominazione
Amy(2a parte)
Dovettero passare due settimane prima che i genitori di Amy organizzassero una cena a casa,
invitando le coppie di amici, compresi i genitori di Nicky.
Amy aveva un compito in classe il giorno dopo e non era uscita, né aveva accettato l’invito di
Babe a studiare insieme. Si sentiva un pò giù. Dal giorno della festa, Nicky non si era fatto più
vedere né sentire ed Amy aveva quasi del tutto smesso di sobbalzare ad ogni suono del citofono
o del telefono. A Babe non aveva raccontato nulla. Cioè quasi nulla. Le solite cose. Di certo non
che l’aveva toccata così intimamente e tantomeno della penetrazione. Ma continuava a pensarci.
Soprattutto la notte, sotto le coperte. A volte scendeva con la mano a toccarsi tra le gambe,
stavolta abbassando appena gli slip. Avrebbe voluto continuare. Eppure…no, non se la sentiva.
Agognava e temeva il suo incontro con Nicky. Ma aveva smesso di aspettarlo, e quando lui entrò
in casa al seguito dei suoi, sorridente e tranquillo, Amy rimase ammutolita dalla sorpresa,
ascoltando distrattamente Lucy, la mamma di Nicky, scusarsi con sua madre se non l’aveva
avvertita che veniva anche lui, ma all’ultimo momento gli era saltato un appuntamento e non
poteva mica lasciarlo così, no? tanto più che era di casa da loro…e ok, non c’è problema, meno
male che Amy è rimasta a casa, così si sarebbero fatti compagnia… Una lunga serie di baci e
saluti e “…come sei cresciuta…” dagli amici dei suoi e poi lui, che con un bacio sulla guancia
ed un sorriso malizioso ne approfitta per sussurrarle “Ciao Gambe lunghe…ci vediamo nel ripostiglio dopo?”
Un caldo languore le riscaldò l’inguine, insieme ad un’ondata di gioia…e lei era conciata così!
Sembrava una bambina, con la minigonna plissettata e le scarpe da tennis con i calzini alle
caviglie, e si vergognava da matti all’idea che lui l’avesse vista così…voglio dire…prima non
sarebbe stato importante, l’aveva vista indossare con cose peggiori…ma adesso! Prima di sedersi
a tavola con gli altri fece una corsa veloce in bagno per sciogliersi i capelli e aggiustarsi i riccioli con le dita.
Non aveva neanche bisogno di pizzicarsi le guance tanto era rossa in faccia e, beh, per la camicetta
bianca e la mini c’era poco da fare.
Durante la cena Amy mangiò poco e niente, con Nicky seduto al suo fianco e tutti i vari
commenti degli adulti “….mangi come un uccellino…., ma come fai…la bambina è
innamorata…ma….ce l’hai il ragazzo?…io alla tua età…” ma niente, niente aveva importanza
come il ginocchio di Nicky che sfiorava il suo sotto il tavolo, sostituito poi da una mano sfrontata,
che le saliva sulla coscia fin sotto il tessuto della gonna, scostandole le gambe, e giocherellava con
l’elastico delle mutandine. Amy non osava muovere un muscolo e rispondeva a monosillabi alle domande
degli ospiti. Ad un certo punto Nicky tolse la mano per versarsi da bere ed Amy, approfittando della libertà,si alzò di scatto per sparecchiare.
Andando avanti e indietro per portare i piatti sporchi in cucina almeno non doveva guardarlo in
faccia. Ma lui, niente, impassibile, continuava a scherzare come se niente fosse. Amy represse un singhiozzo.
Voleva prenderla in giro. Sta bene. Non avrebbe avuto più occasione di toccarla.
Continuò ad evitare di sedersi o di passargli accanto fino alla fine della cena, quando i Thompson ebbero
la bell’idea di invitare i suoi genitori ad andare con loro ad un night club appena aperto, un vero spasso.
“Volentieri, ma mi dispiacerebbe lasciare Amy da sola…magari un’altra volta” rispose sua madre.
“Non c’è problema, resto io finché non tornate.”.
Tutti gli sguardi si posarono su Nicky che aveva lanciato la proposta. Dalla cucina, dove Amy
aveva appena portato le ultime tazzine di caffè, si avvertì un preoccupante rumore di piatti.
“Ma tesoro, sei sicuro di non voler venire con noi?”
“No, Mà… Maria e Dan non l’hanno mai visto quel night, io ci sono già stato…guarderò la tv…
c’è un bel film in seconda serata…”
“Beh….ok, allora. Se non ti disturba…ci andiamo a preparare.”.
In breve, i loro genitori e gli altri ospiti erano usciti, dopo infinite raccomandazioni e li avevano
lasciati da soli. Non era proprio la prima volta che succedeva a dire il vero…ma, come ho già
detto…era prima della festa di Amy. Era la sua fantasticheria preferita: i genitori fuori di casa, lei e Nicky sul divano abbracciati e lui che tra i baci le giurava sconfinato amore. Ma era passato un quarto d’ora e lei si era relegata in cucina, a lavare i piatti. Sentiva delle voci in soggiorno, doveva aver acceso la tv.
Se avesse fatto in fretta, si sarebbe infilata in camera e buonanotte al secchio…sobbalzò al pensiero di Nicky che entrava in camera sua e la trovava distesa sotto le coperte, completamente nuda.
No..no..no…non sarebbe successo niente, perché lei non voleva, ecco.
Persa nei suoi pensieri non aveva sentito i passi che le si avvicinavano. Nicky era dietro di lei e le carezzava i fianchi.
“Non hai ancora finito di lavare i piatti?”
“Uhm…no…vai a guardare la tv, ti raggiungo quando ho finito.”.
Ma già Nicky non l’ascoltava più. Le si era appoggiato fino ad aderire con tutto il corpo e la
spingeva contro il lavandino. Attraverso gli strati di tessuto poteva sentire la sua erezione.
Le aveva già aperto la camicetta e le usciva i seni dalle coppe del reggiseno. Una mano era scesa
fin nelle mutandine a carezzarla con vigore.
Amy aveva estratto le mani insaponate dall’acqua e si reggeva al bordo del lavandino.
“Basta…Nicky….non voglio che tu…stavolta…ah!” ma non riusciva ad articolare bene le
parole, non con le mani di lui che le premevano in quel modo sulla pelle, o con i suoi denti che le
affondavano nella carne tenera del collo.
E poi comunque non l’avrebbe ascoltata. Non gli interessava. Si era slacciato i pantaloni e le
aveva infilato l’uccello nelle mutandine, tra le natiche, e si strusciava. La stava strofinando con
energia in tutti punti del piacere indebolendo i sensi di Amy, finché lei non cominciò ad avvertire una
certa difficoltà a mantenersi in piedi.
Cercò ancora di divincolarsi e pensava di esserci riuscita quando le permise di voltarsi verso di
lui, ma quando le crollò davanti in ginocchio non seppe più cosa pensare.
Nicky le alzò la gonna, e dopo aver tirato giù fino alle caviglie gli slip bianchi (niente perizoma
stavolta) aveva preso a leccarla con lena proprio dove aveva passato le mani poco prima,
fermandole i polsi con le mani. La lingua di Nicky sulla fica fu una sorpresa per Amy.
La sensazione di umidità era amplificata, tra i suoi umori e la saliva, e poteva sentire nel silenzio
della cucina solo il rumore del lappare di Nicky. Ebbe un singulto. Dopo averle succhiato la clitoride,
la lingua le era penetrata nell’apertura, mimando l’amplesso. Ormai le gambe non la reggevano più.
Si lasciò andare all’indietro, con i capelli che quasi sfioravano l’acqua nel lavandino.
Nicky la sosteneva con le mani che aveva portato alla base del sedere di lei, al livello delle cosce.
La posizione scomoda e quello che Nicky stava facendo di lei, alternando la lingua
alle dita, le davano un tremito profondo alle membra, che si susseguiva ad ondate, fino ad un
ultimo spasimo, più forte degli altri che la lasciò priva di forze. Ma evidentemente a Nicky
questo non bastava.
L’attirò giù sul pavimento, con furia, e spingendosi con violenza contro la sua fighetta bagnata,
la penetrò d’un colpo e continuò a spingere, con un mugugno che sottolineava ogni spinta.
Amy singhiozzò per il dolore. Non lo riconosceva più. Dov’era finito il Nicky dolce che lei
conosceva e amava…chi era questo bastardo che dopo averle rubato la verginità la stava
lacerando fin nel profondo? Ritrovando la sua energia, cominciò a bersagliarlo con i suoi piccoli pugni,
dimenandosi finché non se lo scrollò di dosso e riuscì a correre piangendo verso la sua stanza.
Ma non era destino che gli sfuggisse. Nicky la prese per un polso proprio prima che chiudesse
la porta e dopo averla spinta sul letto le si stese addosso imprigionandola sotto il suo corpo.
Restarono così per un tempo molto lungo, in silenzio, Amy soffocando i singhiozzi, lui
calmando il respiro affrettato. Poi, sussurrandole frasi incomprensibili e baciandola teneramente,
la penetrò di nuovo con più calma. Il dondolio del corpo di Nicky era accarezzante ed Amy lo lasciò fare,
anche perché non avrebbe avuto l’energia per scrollarselo di dosso un’altra volta. Il dolore aveva attutito tutte le sensazioni. Anche quando le spinte aumentarono di ritmo, Amy rimase passiva ad accoglierle, finché lo sentì lamentarsi e irrigidirsi, per poi rilassare i muscoli ed estrarre il cazzo umido di sangue e sperma,
attento a non sporcare le lenzuola. Cominciò ad accarezzarla piano, a coprirle le spalle con tanti piccoli baci che la fecero ricominciare a piangere sommessamente.
Poi la spogliò piano, buttando tutti i vestiti per terra, e portandola in braccio la fece scivolare nella vasca da bagno.
Amy resistette alla tentazione di lasciarsi lavare e lo cacciò dalla stanza da bagno, urlando tra i
singhiozzi che non lo voleva più vedere, finché campava.
Dovettero passare due settimane prima che i genitori di Amy organizzassero una cena a casa,
invitando le coppie di amici, compresi i genitori di Nicky.
Amy aveva un compito in classe il giorno dopo e non era uscita, né aveva accettato l’invito di
Babe a studiare insieme. Si sentiva un pò giù. Dal giorno della festa, Nicky non si era fatto più
vedere né sentire ed Amy aveva quasi del tutto smesso di sobbalzare ad ogni suono del citofono
o del telefono. A Babe non aveva raccontato nulla. Cioè quasi nulla. Le solite cose. Di certo non
che l’aveva toccata così intimamente e tantomeno della penetrazione. Ma continuava a pensarci.
Soprattutto la notte, sotto le coperte. A volte scendeva con la mano a toccarsi tra le gambe,
stavolta abbassando appena gli slip. Avrebbe voluto continuare. Eppure…no, non se la sentiva.
Agognava e temeva il suo incontro con Nicky. Ma aveva smesso di aspettarlo, e quando lui entrò
in casa al seguito dei suoi, sorridente e tranquillo, Amy rimase ammutolita dalla sorpresa,
ascoltando distrattamente Lucy, la mamma di Nicky, scusarsi con sua madre se non l’aveva
avvertita che veniva anche lui, ma all’ultimo momento gli era saltato un appuntamento e non
poteva mica lasciarlo così, no? tanto più che era di casa da loro…e ok, non c’è problema, meno
male che Amy è rimasta a casa, così si sarebbero fatti compagnia… Una lunga serie di baci e
saluti e “…come sei cresciuta…” dagli amici dei suoi e poi lui, che con un bacio sulla guancia
ed un sorriso malizioso ne approfitta per sussurrarle “Ciao Gambe lunghe…ci vediamo nel ripostiglio dopo?”
Un caldo languore le riscaldò l’inguine, insieme ad un’ondata di gioia…e lei era conciata così!
Sembrava una bambina, con la minigonna plissettata e le scarpe da tennis con i calzini alle
caviglie, e si vergognava da matti all’idea che lui l’avesse vista così…voglio dire…prima non
sarebbe stato importante, l’aveva vista indossare con cose peggiori…ma adesso! Prima di sedersi
a tavola con gli altri fece una corsa veloce in bagno per sciogliersi i capelli e aggiustarsi i riccioli con le dita.
Non aveva neanche bisogno di pizzicarsi le guance tanto era rossa in faccia e, beh, per la camicetta
bianca e la mini c’era poco da fare.
Durante la cena Amy mangiò poco e niente, con Nicky seduto al suo fianco e tutti i vari
commenti degli adulti “….mangi come un uccellino…., ma come fai…la bambina è
innamorata…ma….ce l’hai il ragazzo?…io alla tua età…” ma niente, niente aveva importanza
come il ginocchio di Nicky che sfiorava il suo sotto il tavolo, sostituito poi da una mano sfrontata,
che le saliva sulla coscia fin sotto il tessuto della gonna, scostandole le gambe, e giocherellava con
l’elastico delle mutandine. Amy non osava muovere un muscolo e rispondeva a monosillabi alle domande
degli ospiti. Ad un certo punto Nicky tolse la mano per versarsi da bere ed Amy, approfittando della libertà,si alzò di scatto per sparecchiare.
Andando avanti e indietro per portare i piatti sporchi in cucina almeno non doveva guardarlo in
faccia. Ma lui, niente, impassibile, continuava a scherzare come se niente fosse. Amy represse un singhiozzo.
Voleva prenderla in giro. Sta bene. Non avrebbe avuto più occasione di toccarla.
Continuò ad evitare di sedersi o di passargli accanto fino alla fine della cena, quando i Thompson ebbero
la bell’idea di invitare i suoi genitori ad andare con loro ad un night club appena aperto, un vero spasso.
“Volentieri, ma mi dispiacerebbe lasciare Amy da sola…magari un’altra volta” rispose sua madre.
“Non c’è problema, resto io finché non tornate.”.
Tutti gli sguardi si posarono su Nicky che aveva lanciato la proposta. Dalla cucina, dove Amy
aveva appena portato le ultime tazzine di caffè, si avvertì un preoccupante rumore di piatti.
“Ma tesoro, sei sicuro di non voler venire con noi?”
“No, Mà… Maria e Dan non l’hanno mai visto quel night, io ci sono già stato…guarderò la tv…
c’è un bel film in seconda serata…”
“Beh….ok, allora. Se non ti disturba…ci andiamo a preparare.”.
In breve, i loro genitori e gli altri ospiti erano usciti, dopo infinite raccomandazioni e li avevano
lasciati da soli. Non era proprio la prima volta che succedeva a dire il vero…ma, come ho già
detto…era prima della festa di Amy. Era la sua fantasticheria preferita: i genitori fuori di casa, lei e Nicky sul divano abbracciati e lui che tra i baci le giurava sconfinato amore. Ma era passato un quarto d’ora e lei si era relegata in cucina, a lavare i piatti. Sentiva delle voci in soggiorno, doveva aver acceso la tv.
Se avesse fatto in fretta, si sarebbe infilata in camera e buonanotte al secchio…sobbalzò al pensiero di Nicky che entrava in camera sua e la trovava distesa sotto le coperte, completamente nuda.
No..no..no…non sarebbe successo niente, perché lei non voleva, ecco.
Persa nei suoi pensieri non aveva sentito i passi che le si avvicinavano. Nicky era dietro di lei e le carezzava i fianchi.
“Non hai ancora finito di lavare i piatti?”
“Uhm…no…vai a guardare la tv, ti raggiungo quando ho finito.”.
Ma già Nicky non l’ascoltava più. Le si era appoggiato fino ad aderire con tutto il corpo e la
spingeva contro il lavandino. Attraverso gli strati di tessuto poteva sentire la sua erezione.
Le aveva già aperto la camicetta e le usciva i seni dalle coppe del reggiseno. Una mano era scesa
fin nelle mutandine a carezzarla con vigore.
Amy aveva estratto le mani insaponate dall’acqua e si reggeva al bordo del lavandino.
“Basta…Nicky….non voglio che tu…stavolta…ah!” ma non riusciva ad articolare bene le
parole, non con le mani di lui che le premevano in quel modo sulla pelle, o con i suoi denti che le
affondavano nella carne tenera del collo.
E poi comunque non l’avrebbe ascoltata. Non gli interessava. Si era slacciato i pantaloni e le
aveva infilato l’uccello nelle mutandine, tra le natiche, e si strusciava. La stava strofinando con
energia in tutti punti del piacere indebolendo i sensi di Amy, finché lei non cominciò ad avvertire una
certa difficoltà a mantenersi in piedi.
Cercò ancora di divincolarsi e pensava di esserci riuscita quando le permise di voltarsi verso di
lui, ma quando le crollò davanti in ginocchio non seppe più cosa pensare.
Nicky le alzò la gonna, e dopo aver tirato giù fino alle caviglie gli slip bianchi (niente perizoma
stavolta) aveva preso a leccarla con lena proprio dove aveva passato le mani poco prima,
fermandole i polsi con le mani. La lingua di Nicky sulla fica fu una sorpresa per Amy.
La sensazione di umidità era amplificata, tra i suoi umori e la saliva, e poteva sentire nel silenzio
della cucina solo il rumore del lappare di Nicky. Ebbe un singulto. Dopo averle succhiato la clitoride,
la lingua le era penetrata nell’apertura, mimando l’amplesso. Ormai le gambe non la reggevano più.
Si lasciò andare all’indietro, con i capelli che quasi sfioravano l’acqua nel lavandino.
Nicky la sosteneva con le mani che aveva portato alla base del sedere di lei, al livello delle cosce.
La posizione scomoda e quello che Nicky stava facendo di lei, alternando la lingua
alle dita, le davano un tremito profondo alle membra, che si susseguiva ad ondate, fino ad un
ultimo spasimo, più forte degli altri che la lasciò priva di forze. Ma evidentemente a Nicky
questo non bastava.
L’attirò giù sul pavimento, con furia, e spingendosi con violenza contro la sua fighetta bagnata,
la penetrò d’un colpo e continuò a spingere, con un mugugno che sottolineava ogni spinta.
Amy singhiozzò per il dolore. Non lo riconosceva più. Dov’era finito il Nicky dolce che lei
conosceva e amava…chi era questo bastardo che dopo averle rubato la verginità la stava
lacerando fin nel profondo? Ritrovando la sua energia, cominciò a bersagliarlo con i suoi piccoli pugni,
dimenandosi finché non se lo scrollò di dosso e riuscì a correre piangendo verso la sua stanza.
Ma non era destino che gli sfuggisse. Nicky la prese per un polso proprio prima che chiudesse
la porta e dopo averla spinta sul letto le si stese addosso imprigionandola sotto il suo corpo.
Restarono così per un tempo molto lungo, in silenzio, Amy soffocando i singhiozzi, lui
calmando il respiro affrettato. Poi, sussurrandole frasi incomprensibili e baciandola teneramente,
la penetrò di nuovo con più calma. Il dondolio del corpo di Nicky era accarezzante ed Amy lo lasciò fare,
anche perché non avrebbe avuto l’energia per scrollarselo di dosso un’altra volta. Il dolore aveva attutito tutte le sensazioni. Anche quando le spinte aumentarono di ritmo, Amy rimase passiva ad accoglierle, finché lo sentì lamentarsi e irrigidirsi, per poi rilassare i muscoli ed estrarre il cazzo umido di sangue e sperma,
attento a non sporcare le lenzuola. Cominciò ad accarezzarla piano, a coprirle le spalle con tanti piccoli baci che la fecero ricominciare a piangere sommessamente.
Poi la spogliò piano, buttando tutti i vestiti per terra, e portandola in braccio la fece scivolare nella vasca da bagno.
Amy resistette alla tentazione di lasciarsi lavare e lo cacciò dalla stanza da bagno, urlando tra i
singhiozzi che non lo voleva più vedere, finché campava.
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