Agostina 3
di
giorod2004
genere
incesti
Agostina (III parte)
di giorod2004
L'infoiata che mi presi la notte che i miei, credendo
di essere tranquilli pensandomi addormentata, si
produssero in tali numeri che alla fine la mia povera
passerina era tesa come le corde di un violino, si
ripetè una seconda volta quando fui svegliata da un
trambusto che mi preannunciava una delle tante
scorribande di papà con mamma. Faceva caldo ed ero
tutta nuda sotto il lenzuolo. Piano piano sbirciai
come ero solita fare al di sopra del loro letto e
questa volta mamma era sdraiata sul dorso con le cosce
spalancate a mostrare una fica che aveva il pelo che
le arrivava alle cosce e fin sotto l'ombelico: al
bosto del bocciolo come ho io, aveva un clito rizzato
alto almeno mezzo mignolo che papà con diligenza le
succhiava. Lei si contorceva tutta di piacere sotto la
bocca di mio padre che la lavorava a regola d'arte e
la sentivo rantolare: con la mano libera papà le prese
un seno e strizzò il capezzolo e dopo poco la sentii
ansimare
"….Adesso…. adesso vengo….. continua a leccare….
Mettimi dentro anche il dito….. tutto… tutto..
così…ah…ah..". Sono scene che ti mettono in corpo una
fregola da non riuscire a darti pace nemmeno
menandotela; erano talmente occupati e presi a
ciucciarsi a vicenda che non si accorsero che
sgattaiolai fuori dal divano così , nuda com'ero, e
uscii dalla camera dirigendomi verso quella dove
dormiva Giovanni. Entrai senza far rumore e lo scossi
piano fino a svegliarlo. Mi guardò sbigottito e gli
feci segno di star zitto e di seguirmi. Tornammo
insieme in camera di papà e gattoni gattoni io avanti
e lui dietro entrammo. Giovanni nel sentire gli ansimi
e nel vedere la scena, si eccitò subito e iniziò a
baciarmi e slinguazzarmi il buchetto del culo indi più
in basso la vagina già piena di umori.
Più Arnaldo ed Evelina trombavano più lui ci dava
dentro di lingua; io ero in uno stato di beatitudine:
ad un certo punto sentii la sua cappella premere il
mio accesso da dietro ed indietreggiai per
facilitargli il compito. Con tutta la sbroda prodotta
entrò come una lama calda nel burro, senza difficoltà
e si diede a stantuffarmi strizzandomi le tette con le
mani. Papà e mamma sbuffavano come treni e noi non
eravamo da meno: un copioso clistere caldo mi avvisò
che Giovanni era venuto e anch'io, che nel frattempo
mi ero impegnata menandomi il clito, non fui da meno:
In silenzio, dopo avermi baciata, se ne uscì ed io
tornai al mio divano appena in tempo perchè mamma,
probabilmente tutta un lago, scese dal letto per
andare in bagno a farsi un bidet. Dopo queste
avventure notturne, mamma si assentò un'altra
settimana e papà riformulò l'invito a prender posto
vicino a lui per la notte. Quando mio padre tornava a
casa, il più delle volte dormivo. Ed ecco che una sera
ricominciò. Eravamo andati a letto insieme, e
cercandomi con la mano, tentoni, chiese:
"Cos'hai fatto oggi tutto il giorno?".
"Niente di particolare, le solite cose..." risposi. Si
stava insinuando nella scollatura della camicia, e io
mi tenni le mani sui seni,
"Sei stata a scuola?".
"Sì".
Cercò di scostarmi le mani per arrivare al seno.
"Hai insegnanti nuovi?".
"Sì, pa'...".
"Beh...attenta ai maschi che ti possono palpare
così...!". Mi aveva agguantato un seno e ci giocava...
"Ma, pa'...".
"E il prof di Educazione fisica...?".
"Abbiamo una prof, pa'...".
"Ah sì? Mi lasciò il seno e mi afferrò in mezzo alle
gambe, così rapidamente che non feci in tempo a
chiuderle, e tenne nella mano la mia fichetta calda.
"Per favore, papà.." cominciavo a respirare con
affanno, perché stava risvegliando la mia voglia
"per favore... papà......".
"Sai......." balbettò "sai...... se per caso
Giovanni.. cominciasse di nuovo a giocare così con
te..." e prese a lavorarmi per bene il clito
"o se addirittura volesse far qual cosa del genere..."
e tentò di ficcarmi dentro il dito "non
permetterglielo".
"No, papà... no... ma lasciami...". Chiusi le gambe,
feci uno scarto col sedere e mi liberai.
"Sì... sì," disse "d'accordo...". Il tarlo del dubbio
ormai si era trasformato in certezza: papà ci provava.
Avevo invece paura di me stessa. Quei palpeggiamenti
mi eccitavano da morire. Ero pervasa dall'improvviso
desiderio di chiavare, di ricambiare le sue carezze, e
dalla brama di allungar la mano verso il suo magnifico
uccello, e tutto questo mi dava ansia. Pensavo che
sarebbe stato capace di strapazzarmi se solo mi fossi
azzardata a manifestare quel desiderio. Credevo che
volesse mettermi alla prova.
Ma ecco che dopo un paio di notti ricominciò. Questa
volta stavo dormendo profondamente e furono le sue
carezze a svegliarmi. Era sdraiato molto vicino a me,
mi aveva scoperto i seni e giocava con i capezzoli. Li
toccava con una tal delicatezza che quelli stavano su,
erti e duri. Finsi di dormire, ed ero curiosissima di
sapere quel che intendeva farmi. Immaginavo dove
volesse arrivare.
Rimasi immobile.
Ed ecco che mi afferra un seno e comincia a baciarne e
a leccarne l'areola.
Istintivamente un fremito mi attraversò tutto il
corpo. Ma respirai profondamente, fingendo di dormir
sodo. Leccava, succhiava, mi stringeva le tette,
immobilizzandosi a ogni mio sussulto. Allora pensai
che volesse verificare se ero sveglia, e finsi ancor
meglio di dormire.
D'un tratto sollevò il lenzuolo e m'alzò la camicia da
notte. Il cuore cominciò a battermi forte, per la
paura e il desiderio, ma continuavo a credere a una
sorta di esame. Era un pensiero indistinto e confuso
che mi dominava, confondendosi all'eccitazione dei
sensi.
Sedendo nel letto accanto a me, mi aprì con cautela le
gambe. Lo lasciai fare, ormai priva di volontà. Ma
quando mi passò la mano sulla passera non potei far a
meno di reagire con un sussulto, e allora
s'immobilizzò nuovamente. Simulai un lieve russare,
come se niente stesse accadendo.
E allora si pose tra le mie gambe oscenamente
divaricate, e rimase sopra di me facendo leva sulle
braccia e sfiorandomi solo con la punta dell'uccello.
Non riuscivo a dominare l'eccitazione e quando il suo
uccello caldo mi batté leggermente contro la passera,
sobbalzai. Non smisi però di simulare quel lieve
russare. Avvicinava la coda solo all'ingresso e,
reggendola, la sfregava leggermente sulle labbra
eccitandomi moltissimo. Attendevo… speravo ad ogni
istante che me lo ficcasse finalmente ben dentro, ero
quasi fuori di me. A quel punto, vuoi per la tensione
vuoi perchè s'era accorto che colavo sugo in quantità
rispondendo indirettamente alle sue stimolazioni,
scaricò una quantità enorme di sperma. Quel flusso
caldo mi annaffiò i peli e il ventre, e subito dopo
lui si ritrasse da me, piano e con cautela, per non
svegliarmi. Mi fu finalmente chiaro quali fossero le
sue vere intenzioni. Mi parve però piacevole essere
considerata da papà una donna desiderabile. Avevo, per
così dire, una oscura sensazione, come se da quel
momento non dovessi più temerlo: sì, come se tutto mi
fosse permesso. La volte successiva non dormii, feci
solo finta. Feci bene. Mio padre controllò se mi fossi
addormentata. Quando cominciai a respirare
profondamente, si avvicinò. Questa volta alzò subito
la coperta e si stese accanto a me, avvolgendomi con
la gamba. Dapprima rimase fermo, stretto alla mia
coscia, perché giacevo supina. Mi alzò piano la
camicia, e io sentii il suo cazzone che si rizzava
lentamente. Continuò ad alzarmi la camicia, fin quasi
sotto il collo. Poi prese di nuovo a giocare con i
miei seni, baciò e succhiò i capezzoli, e io ero
scossa dal desiderio. Pensai che anche quella volta
avrebbe solo esperito un timido tentativo, eiaculando
fuori, e che sarei andata ancora in bianco. Tuttavia
non osai far finta di svegliarmi. Fece scorrere la
mano verso il basso. Mi aprì ancora le gambe. Non gli
fu difficile, perché le avevo istintivamente già
schiuse. Quando mi sfiorò con le dita non mi trattenni
e cominciai a dimenare un po' il sedere. Dalla notte
precedente sapevo che lui avrebbe comunque creduto che
stessi dormendo. Il mio movimento lo eccitò al punto
che mi montò subito sopra, e non appena sentii la
grossa testa calda del suo arnese nei pressi della mia
fichina, io, sopraffatta dal desiderio, cominciai a
spingere più forte, e offrendomi abilmente cercavo di
farlo scivolar dentro. Sarà che l'eccitazione gli
aveva tolto ogni remora, sarà che pensasse che il mio
sonno fosse davvero pesante, fatto sta che anche lui
cominciò a colpire con più impeto della notte
precedente. Io restituivo ogni colpo. I nostri sessi
miravano a congiungersi, e d'un tratto lui mi fu
dentro, fin dove gli fu possibile.
Inavvertitamente esclamai:
"Ahhhh... che….che…. bello".
Rimase immobile, con quel suo palo ben piantato per
tre quarti dentro di me.
Io ero ormai consapevole di non aver più niente da
temere, e gli parlai, come se mi fossi appena
svegliata mettendo a segno un paio di lievi colpi
verso di lui. Si spaventò, ma non ebbe la forza di
lasciarmi.
"Papà…..che bello…sto sognando…sono tutta piena di
te…..." sussurrai con voce resa dolce e roca dalla
foia.. E mentre così parlavo i miei colpi di culo si
facevano più violenti.
"Non faccio niente..che ormai ti possa far
male….anzi…." sussurrò lui
"Beh papà... stiamo…..chiavando……no.?".
"Non ricordavo che ci fossi tu...credevo fosse
mamma…."abbozzando una scusa. Mangiai la foglia e
risposi:
"Beh, sono io... sono io, papà... sono Tina...non
mamma". Ma ad ogni "sono io", stimolata dal suo
manico, non potevo far a meno di dare un colpo ben
assestato.
.
Ormai mi pesava addosso, mi afferrò i seni e, senza
rispondermi, cominciò a menar colpi in piena regola e
senza più remore. Io, tenendolo ben avvinto, gli
sussurrai all'orecchio:
"Questo è bello... papà... ma ho paura... ah...
papà... ah, più forte... più forte... ah... così va
bene... ma attento a... non inguaiarmi"
"Non preoccuparti…," rispose lui "sto
attento….nessuno.. saprà... mai".
Colpì con maggior veemenza.
"Sì… si… è così che si fa... sei in gamba Tina... in
gamba..."
Chiesi audacemente:
"Papà....ti piace.?".
"Sì... sì... sì..." e mi cercò il seno con la bocca.
"Ogni volta che tu vorrai... sarò pronta" sussurrai
"scoperò con te...".
"Sta' tranquilla.., sì... andrà bene...".
"vengo...... più forte... più forte... ah...
così...!".
Ero al settimo cielo: mi resi allora conto che avevo
atteso quel momento a lungo, e ormai mi sembrava che
tutto mi fosse permesso.
"Papà,…. dai…. vieni anche tu assieme a me...?".
"Sì, adesso... adesso... Tina... adesso... ah, è
bello..." e venimmo insieme in un lago di umori mentre
gli strizzavo le palle con una mano e con l'altra gli
massaggiavo il buco del culo. Così allacciati ci
addormentammo.
Il giorno successivo mio padre si mostrò imbarazzato,
come non era mai stato. Mi parlava a voce bassa e
quasi senza guardarmi in faccia. Lo evitai e attesi la
sera.
Quando fummo a letto, strisciai accanto a lui.
"Papi..." sussurrai "sei arrabbiato...?". Gli presi la
mano e la misi sul mio seno nudo.
"No..." rispose "non sono arrabbiato..."
"Oggi non mi hai parlato..."
"Ah... ….stavo pensando..." disse.
"A che cosa? ..".
"Beh, voglio dire..." rispose, e mi accarezzava i seni
protesi su di lui
"voglio dire, che ci vogliamo proprio tutti bene in
questa famiglia.....anzi…".
Infilai la mano sotto la coperta e gli acciuffai
l'uccello, che si ingrossò subito nella mia mano, come
un tubo di tela quando si riempie d'acqua.
"... se vuoi…. ancora... lo facciamo……..ora…".
"Volentieri….." ansimò lui.
Gli montai sopra cavalcioni e mi ficcai dentro
l'enorme pispolo. Lui mi tenne per i seni, e in pochi
minuti iniziò a sbattermi con tale foga che venni
prima di lui e lo inondai tutto; anch'egli sentendomi
scaricare, sprizzò più volte fino a concludere. Da
quelle notti papà fu molto più gentile e premuroso:
non perdeva occasione per darmi una palpatina ogni
volta che mi passava accanto, e io gli strofinavo la
patta dei calzoni con un rapido gesto. Mi parlava del
suo lavoro e degli affari. Mi comperava tutto ciò che
desiderassi e che lui poteva permettersi . Insomma, mi
faceva sentire importante. Una notte gli chiesi:
"Papà, ricordi di aver letto nel mio diario cos'altro
ho fatto con Giovanni?". Avevamo appena concluso una
bella prestazione, ma solo una.
"No…" disse "che cosa?".
"vuoi…. che ti faccia… vedere?".
"Sì... sarei curioso...". Presi il suo pendolo
afflosciato, abbassai la testa e me lo ficcai in
bocca.
"E bello...?" chiesi ciucciandolo e scappellandolo.
"Sì... è bello.., ah... continua.., avanti...".
Ricorsi a tutta la mia esperienza, e lui ebbe di nuovo
una erezione.
"Pa'... però Giovanni l'ha fatto anche a me..." dissi.
"Vuoi che te lo faccia anch'io...?" mi chiese.
"Sì..." Si girò sul letto e un attimo dopo avevo la
sua testa tra le gambe. E cominciò a leccarmi
l'ingresso della passera con tanta veemenza da farmi
mancare il respiro. Eravamo impegnati a darci
reciproco piacere quando, pur infoiata al massimo, mi
accorsi che una testa spuntava dalla sponda del letto
e mi guardava con occhi pieni di desiderio: era
Giovanni.…ma questa è un'altra storia; ve la
racconterò la prossima volta.
di giorod2004
L'infoiata che mi presi la notte che i miei, credendo
di essere tranquilli pensandomi addormentata, si
produssero in tali numeri che alla fine la mia povera
passerina era tesa come le corde di un violino, si
ripetè una seconda volta quando fui svegliata da un
trambusto che mi preannunciava una delle tante
scorribande di papà con mamma. Faceva caldo ed ero
tutta nuda sotto il lenzuolo. Piano piano sbirciai
come ero solita fare al di sopra del loro letto e
questa volta mamma era sdraiata sul dorso con le cosce
spalancate a mostrare una fica che aveva il pelo che
le arrivava alle cosce e fin sotto l'ombelico: al
bosto del bocciolo come ho io, aveva un clito rizzato
alto almeno mezzo mignolo che papà con diligenza le
succhiava. Lei si contorceva tutta di piacere sotto la
bocca di mio padre che la lavorava a regola d'arte e
la sentivo rantolare: con la mano libera papà le prese
un seno e strizzò il capezzolo e dopo poco la sentii
ansimare
"….Adesso…. adesso vengo….. continua a leccare….
Mettimi dentro anche il dito….. tutto… tutto..
così…ah…ah..". Sono scene che ti mettono in corpo una
fregola da non riuscire a darti pace nemmeno
menandotela; erano talmente occupati e presi a
ciucciarsi a vicenda che non si accorsero che
sgattaiolai fuori dal divano così , nuda com'ero, e
uscii dalla camera dirigendomi verso quella dove
dormiva Giovanni. Entrai senza far rumore e lo scossi
piano fino a svegliarlo. Mi guardò sbigottito e gli
feci segno di star zitto e di seguirmi. Tornammo
insieme in camera di papà e gattoni gattoni io avanti
e lui dietro entrammo. Giovanni nel sentire gli ansimi
e nel vedere la scena, si eccitò subito e iniziò a
baciarmi e slinguazzarmi il buchetto del culo indi più
in basso la vagina già piena di umori.
Più Arnaldo ed Evelina trombavano più lui ci dava
dentro di lingua; io ero in uno stato di beatitudine:
ad un certo punto sentii la sua cappella premere il
mio accesso da dietro ed indietreggiai per
facilitargli il compito. Con tutta la sbroda prodotta
entrò come una lama calda nel burro, senza difficoltà
e si diede a stantuffarmi strizzandomi le tette con le
mani. Papà e mamma sbuffavano come treni e noi non
eravamo da meno: un copioso clistere caldo mi avvisò
che Giovanni era venuto e anch'io, che nel frattempo
mi ero impegnata menandomi il clito, non fui da meno:
In silenzio, dopo avermi baciata, se ne uscì ed io
tornai al mio divano appena in tempo perchè mamma,
probabilmente tutta un lago, scese dal letto per
andare in bagno a farsi un bidet. Dopo queste
avventure notturne, mamma si assentò un'altra
settimana e papà riformulò l'invito a prender posto
vicino a lui per la notte. Quando mio padre tornava a
casa, il più delle volte dormivo. Ed ecco che una sera
ricominciò. Eravamo andati a letto insieme, e
cercandomi con la mano, tentoni, chiese:
"Cos'hai fatto oggi tutto il giorno?".
"Niente di particolare, le solite cose..." risposi. Si
stava insinuando nella scollatura della camicia, e io
mi tenni le mani sui seni,
"Sei stata a scuola?".
"Sì".
Cercò di scostarmi le mani per arrivare al seno.
"Hai insegnanti nuovi?".
"Sì, pa'...".
"Beh...attenta ai maschi che ti possono palpare
così...!". Mi aveva agguantato un seno e ci giocava...
"Ma, pa'...".
"E il prof di Educazione fisica...?".
"Abbiamo una prof, pa'...".
"Ah sì? Mi lasciò il seno e mi afferrò in mezzo alle
gambe, così rapidamente che non feci in tempo a
chiuderle, e tenne nella mano la mia fichetta calda.
"Per favore, papà.." cominciavo a respirare con
affanno, perché stava risvegliando la mia voglia
"per favore... papà......".
"Sai......." balbettò "sai...... se per caso
Giovanni.. cominciasse di nuovo a giocare così con
te..." e prese a lavorarmi per bene il clito
"o se addirittura volesse far qual cosa del genere..."
e tentò di ficcarmi dentro il dito "non
permetterglielo".
"No, papà... no... ma lasciami...". Chiusi le gambe,
feci uno scarto col sedere e mi liberai.
"Sì... sì," disse "d'accordo...". Il tarlo del dubbio
ormai si era trasformato in certezza: papà ci provava.
Avevo invece paura di me stessa. Quei palpeggiamenti
mi eccitavano da morire. Ero pervasa dall'improvviso
desiderio di chiavare, di ricambiare le sue carezze, e
dalla brama di allungar la mano verso il suo magnifico
uccello, e tutto questo mi dava ansia. Pensavo che
sarebbe stato capace di strapazzarmi se solo mi fossi
azzardata a manifestare quel desiderio. Credevo che
volesse mettermi alla prova.
Ma ecco che dopo un paio di notti ricominciò. Questa
volta stavo dormendo profondamente e furono le sue
carezze a svegliarmi. Era sdraiato molto vicino a me,
mi aveva scoperto i seni e giocava con i capezzoli. Li
toccava con una tal delicatezza che quelli stavano su,
erti e duri. Finsi di dormire, ed ero curiosissima di
sapere quel che intendeva farmi. Immaginavo dove
volesse arrivare.
Rimasi immobile.
Ed ecco che mi afferra un seno e comincia a baciarne e
a leccarne l'areola.
Istintivamente un fremito mi attraversò tutto il
corpo. Ma respirai profondamente, fingendo di dormir
sodo. Leccava, succhiava, mi stringeva le tette,
immobilizzandosi a ogni mio sussulto. Allora pensai
che volesse verificare se ero sveglia, e finsi ancor
meglio di dormire.
D'un tratto sollevò il lenzuolo e m'alzò la camicia da
notte. Il cuore cominciò a battermi forte, per la
paura e il desiderio, ma continuavo a credere a una
sorta di esame. Era un pensiero indistinto e confuso
che mi dominava, confondendosi all'eccitazione dei
sensi.
Sedendo nel letto accanto a me, mi aprì con cautela le
gambe. Lo lasciai fare, ormai priva di volontà. Ma
quando mi passò la mano sulla passera non potei far a
meno di reagire con un sussulto, e allora
s'immobilizzò nuovamente. Simulai un lieve russare,
come se niente stesse accadendo.
E allora si pose tra le mie gambe oscenamente
divaricate, e rimase sopra di me facendo leva sulle
braccia e sfiorandomi solo con la punta dell'uccello.
Non riuscivo a dominare l'eccitazione e quando il suo
uccello caldo mi batté leggermente contro la passera,
sobbalzai. Non smisi però di simulare quel lieve
russare. Avvicinava la coda solo all'ingresso e,
reggendola, la sfregava leggermente sulle labbra
eccitandomi moltissimo. Attendevo… speravo ad ogni
istante che me lo ficcasse finalmente ben dentro, ero
quasi fuori di me. A quel punto, vuoi per la tensione
vuoi perchè s'era accorto che colavo sugo in quantità
rispondendo indirettamente alle sue stimolazioni,
scaricò una quantità enorme di sperma. Quel flusso
caldo mi annaffiò i peli e il ventre, e subito dopo
lui si ritrasse da me, piano e con cautela, per non
svegliarmi. Mi fu finalmente chiaro quali fossero le
sue vere intenzioni. Mi parve però piacevole essere
considerata da papà una donna desiderabile. Avevo, per
così dire, una oscura sensazione, come se da quel
momento non dovessi più temerlo: sì, come se tutto mi
fosse permesso. La volte successiva non dormii, feci
solo finta. Feci bene. Mio padre controllò se mi fossi
addormentata. Quando cominciai a respirare
profondamente, si avvicinò. Questa volta alzò subito
la coperta e si stese accanto a me, avvolgendomi con
la gamba. Dapprima rimase fermo, stretto alla mia
coscia, perché giacevo supina. Mi alzò piano la
camicia, e io sentii il suo cazzone che si rizzava
lentamente. Continuò ad alzarmi la camicia, fin quasi
sotto il collo. Poi prese di nuovo a giocare con i
miei seni, baciò e succhiò i capezzoli, e io ero
scossa dal desiderio. Pensai che anche quella volta
avrebbe solo esperito un timido tentativo, eiaculando
fuori, e che sarei andata ancora in bianco. Tuttavia
non osai far finta di svegliarmi. Fece scorrere la
mano verso il basso. Mi aprì ancora le gambe. Non gli
fu difficile, perché le avevo istintivamente già
schiuse. Quando mi sfiorò con le dita non mi trattenni
e cominciai a dimenare un po' il sedere. Dalla notte
precedente sapevo che lui avrebbe comunque creduto che
stessi dormendo. Il mio movimento lo eccitò al punto
che mi montò subito sopra, e non appena sentii la
grossa testa calda del suo arnese nei pressi della mia
fichina, io, sopraffatta dal desiderio, cominciai a
spingere più forte, e offrendomi abilmente cercavo di
farlo scivolar dentro. Sarà che l'eccitazione gli
aveva tolto ogni remora, sarà che pensasse che il mio
sonno fosse davvero pesante, fatto sta che anche lui
cominciò a colpire con più impeto della notte
precedente. Io restituivo ogni colpo. I nostri sessi
miravano a congiungersi, e d'un tratto lui mi fu
dentro, fin dove gli fu possibile.
Inavvertitamente esclamai:
"Ahhhh... che….che…. bello".
Rimase immobile, con quel suo palo ben piantato per
tre quarti dentro di me.
Io ero ormai consapevole di non aver più niente da
temere, e gli parlai, come se mi fossi appena
svegliata mettendo a segno un paio di lievi colpi
verso di lui. Si spaventò, ma non ebbe la forza di
lasciarmi.
"Papà…..che bello…sto sognando…sono tutta piena di
te…..." sussurrai con voce resa dolce e roca dalla
foia.. E mentre così parlavo i miei colpi di culo si
facevano più violenti.
"Non faccio niente..che ormai ti possa far
male….anzi…." sussurrò lui
"Beh papà... stiamo…..chiavando……no.?".
"Non ricordavo che ci fossi tu...credevo fosse
mamma…."abbozzando una scusa. Mangiai la foglia e
risposi:
"Beh, sono io... sono io, papà... sono Tina...non
mamma". Ma ad ogni "sono io", stimolata dal suo
manico, non potevo far a meno di dare un colpo ben
assestato.
.
Ormai mi pesava addosso, mi afferrò i seni e, senza
rispondermi, cominciò a menar colpi in piena regola e
senza più remore. Io, tenendolo ben avvinto, gli
sussurrai all'orecchio:
"Questo è bello... papà... ma ho paura... ah...
papà... ah, più forte... più forte... ah... così va
bene... ma attento a... non inguaiarmi"
"Non preoccuparti…," rispose lui "sto
attento….nessuno.. saprà... mai".
Colpì con maggior veemenza.
"Sì… si… è così che si fa... sei in gamba Tina... in
gamba..."
Chiesi audacemente:
"Papà....ti piace.?".
"Sì... sì... sì..." e mi cercò il seno con la bocca.
"Ogni volta che tu vorrai... sarò pronta" sussurrai
"scoperò con te...".
"Sta' tranquilla.., sì... andrà bene...".
"vengo...... più forte... più forte... ah...
così...!".
Ero al settimo cielo: mi resi allora conto che avevo
atteso quel momento a lungo, e ormai mi sembrava che
tutto mi fosse permesso.
"Papà,…. dai…. vieni anche tu assieme a me...?".
"Sì, adesso... adesso... Tina... adesso... ah, è
bello..." e venimmo insieme in un lago di umori mentre
gli strizzavo le palle con una mano e con l'altra gli
massaggiavo il buco del culo. Così allacciati ci
addormentammo.
Il giorno successivo mio padre si mostrò imbarazzato,
come non era mai stato. Mi parlava a voce bassa e
quasi senza guardarmi in faccia. Lo evitai e attesi la
sera.
Quando fummo a letto, strisciai accanto a lui.
"Papi..." sussurrai "sei arrabbiato...?". Gli presi la
mano e la misi sul mio seno nudo.
"No..." rispose "non sono arrabbiato..."
"Oggi non mi hai parlato..."
"Ah... ….stavo pensando..." disse.
"A che cosa? ..".
"Beh, voglio dire..." rispose, e mi accarezzava i seni
protesi su di lui
"voglio dire, che ci vogliamo proprio tutti bene in
questa famiglia.....anzi…".
Infilai la mano sotto la coperta e gli acciuffai
l'uccello, che si ingrossò subito nella mia mano, come
un tubo di tela quando si riempie d'acqua.
"... se vuoi…. ancora... lo facciamo……..ora…".
"Volentieri….." ansimò lui.
Gli montai sopra cavalcioni e mi ficcai dentro
l'enorme pispolo. Lui mi tenne per i seni, e in pochi
minuti iniziò a sbattermi con tale foga che venni
prima di lui e lo inondai tutto; anch'egli sentendomi
scaricare, sprizzò più volte fino a concludere. Da
quelle notti papà fu molto più gentile e premuroso:
non perdeva occasione per darmi una palpatina ogni
volta che mi passava accanto, e io gli strofinavo la
patta dei calzoni con un rapido gesto. Mi parlava del
suo lavoro e degli affari. Mi comperava tutto ciò che
desiderassi e che lui poteva permettersi . Insomma, mi
faceva sentire importante. Una notte gli chiesi:
"Papà, ricordi di aver letto nel mio diario cos'altro
ho fatto con Giovanni?". Avevamo appena concluso una
bella prestazione, ma solo una.
"No…" disse "che cosa?".
"vuoi…. che ti faccia… vedere?".
"Sì... sarei curioso...". Presi il suo pendolo
afflosciato, abbassai la testa e me lo ficcai in
bocca.
"E bello...?" chiesi ciucciandolo e scappellandolo.
"Sì... è bello.., ah... continua.., avanti...".
Ricorsi a tutta la mia esperienza, e lui ebbe di nuovo
una erezione.
"Pa'... però Giovanni l'ha fatto anche a me..." dissi.
"Vuoi che te lo faccia anch'io...?" mi chiese.
"Sì..." Si girò sul letto e un attimo dopo avevo la
sua testa tra le gambe. E cominciò a leccarmi
l'ingresso della passera con tanta veemenza da farmi
mancare il respiro. Eravamo impegnati a darci
reciproco piacere quando, pur infoiata al massimo, mi
accorsi che una testa spuntava dalla sponda del letto
e mi guardava con occhi pieni di desiderio: era
Giovanni.…ma questa è un'altra storia; ve la
racconterò la prossima volta.
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Agostina 4
Commenti dei lettori al racconto erotico