Agostina 3

di
genere
incesti

Agostina (III parte)
di giorod2004

L'infoiata che mi presi la notte che i miei, credendo

di essere tranquilli pensandomi addormentata, si

produssero in tali numeri che alla fine la mia povera

passerina era tesa come le corde di un violino, si

ripetè una seconda volta quando fui svegliata da un

trambusto che mi preannunciava una delle tante

scorribande di papà con mamma. Faceva caldo ed ero

tutta nuda sotto il lenzuolo. Piano piano sbirciai

come ero solita fare al di sopra del loro letto e

questa volta mamma era sdraiata sul dorso con le cosce

spalancate a mostrare una fica che aveva il pelo che

le arrivava alle cosce e fin sotto l'ombelico: al

bosto del bocciolo come ho io, aveva un clito rizzato

alto almeno mezzo mignolo che papà con diligenza le

succhiava. Lei si contorceva tutta di piacere sotto la

bocca di mio padre che la lavorava a regola d'arte e

la sentivo rantolare: con la mano libera papà le prese

un seno e strizzò il capezzolo e dopo poco la sentii

ansimare
"….Adesso…. adesso vengo….. continua a leccare….

Mettimi dentro anche il dito….. tutto… tutto..

così…ah…ah..". Sono scene che ti mettono in corpo una

fregola da non riuscire a darti pace nemmeno

menandotela; erano talmente occupati e presi a

ciucciarsi a vicenda che non si accorsero che

sgattaiolai fuori dal divano così , nuda com'ero, e

uscii dalla camera dirigendomi verso quella dove

dormiva Giovanni. Entrai senza far rumore e lo scossi

piano fino a svegliarlo. Mi guardò sbigottito e gli

feci segno di star zitto e di seguirmi. Tornammo

insieme in camera di papà e gattoni gattoni io avanti

e lui dietro entrammo. Giovanni nel sentire gli ansimi

e nel vedere la scena, si eccitò subito e iniziò a

baciarmi e slinguazzarmi il buchetto del culo indi più

in basso la vagina già piena di umori.
Più Arnaldo ed Evelina trombavano più lui ci dava

dentro di lingua; io ero in uno stato di beatitudine:

ad un certo punto sentii la sua cappella premere il

mio accesso da dietro ed indietreggiai per

facilitargli il compito. Con tutta la sbroda prodotta

entrò come una lama calda nel burro, senza difficoltà

e si diede a stantuffarmi strizzandomi le tette con le

mani. Papà e mamma sbuffavano come treni e noi non

eravamo da meno: un copioso clistere caldo mi avvisò

che Giovanni era venuto e anch'io, che nel frattempo

mi ero impegnata menandomi il clito, non fui da meno:

In silenzio, dopo avermi baciata, se ne uscì ed io

tornai al mio divano appena in tempo perchè mamma,

probabilmente tutta un lago, scese dal letto per

andare in bagno a farsi un bidet. Dopo queste

avventure notturne, mamma si assentò un'altra

settimana e papà riformulò l'invito a prender posto

vicino a lui per la notte. Quando mio padre tornava a

casa, il più delle volte dormivo. Ed ecco che una sera

ricominciò. Eravamo andati a letto insieme, e

cercandomi con la mano, tentoni, chiese:
"Cos'hai fatto oggi tutto il giorno?".
"Niente di particolare, le solite cose..." risposi. Si

stava insinuando nella scollatura della camicia, e io

mi tenni le mani sui seni,
"Sei stata a scuola?".
"Sì".
Cercò di scostarmi le mani per arrivare al seno.
"Hai insegnanti nuovi?".
"Sì, pa'...".
"Beh...attenta ai maschi che ti possono palpare

così...!". Mi aveva agguantato un seno e ci giocava...
"Ma, pa'...".
"E il prof di Educazione fisica...?".
"Abbiamo una prof, pa'...".
"Ah sì? Mi lasciò il seno e mi afferrò in mezzo alle

gambe, così rapidamente che non feci in tempo a

chiuderle, e tenne nella mano la mia fichetta calda.
"Per favore, papà.." cominciavo a respirare con

affanno, perché stava risvegliando la mia voglia
"per favore... papà......".
"Sai......." balbettò "sai...... se per caso

Giovanni.. cominciasse di nuovo a giocare così con

te..." e prese a lavorarmi per bene il clito
"o se addirittura volesse far qual cosa del genere..."

e tentò di ficcarmi dentro il dito "non

permetterglielo".
"No, papà... no... ma lasciami...". Chiusi le gambe,

feci uno scarto col sedere e mi liberai.
"Sì... sì," disse "d'accordo...". Il tarlo del dubbio

ormai si era trasformato in certezza: papà ci provava.

Avevo invece paura di me stessa. Quei palpeggiamenti

mi eccitavano da morire. Ero pervasa dall'improvviso

desiderio di chiavare, di ricambiare le sue carezze, e

dalla brama di allungar la mano verso il suo magnifico

uccello, e tutto questo mi dava ansia. Pensavo che

sarebbe stato capace di strapazzarmi se solo mi fossi

azzardata a manifestare quel desiderio. Credevo che

volesse mettermi alla prova.
Ma ecco che dopo un paio di notti ricominciò. Questa

volta stavo dormendo profondamente e furono le sue

carezze a svegliarmi. Era sdraiato molto vicino a me,

mi aveva scoperto i seni e giocava con i capezzoli. Li

toccava con una tal delicatezza che quelli stavano su,

erti e duri. Finsi di dormire, ed ero curiosissima di

sapere quel che intendeva farmi. Immaginavo dove

volesse arrivare.
Rimasi immobile.
Ed ecco che mi afferra un seno e comincia a baciarne e

a leccarne l'areola.
Istintivamente un fremito mi attraversò tutto il

corpo. Ma respirai profondamente, fingendo di dormir

sodo. Leccava, succhiava, mi stringeva le tette,

immobilizzandosi a ogni mio sussulto. Allora pensai

che volesse verificare se ero sveglia, e finsi ancor

meglio di dormire.
D'un tratto sollevò il lenzuolo e m'alzò la camicia da

notte. Il cuore cominciò a battermi forte, per la

paura e il desiderio, ma continuavo a credere a una

sorta di esame. Era un pensiero indistinto e confuso

che mi dominava, confondendosi all'eccitazione dei

sensi.
Sedendo nel letto accanto a me, mi aprì con cautela le

gambe. Lo lasciai fare, ormai priva di volontà. Ma

quando mi passò la mano sulla passera non potei far a

meno di reagire con un sussulto, e allora

s'immobilizzò nuovamente. Simulai un lieve russare,

come se niente stesse accadendo.
E allora si pose tra le mie gambe oscenamente

divaricate, e rimase sopra di me facendo leva sulle

braccia e sfiorandomi solo con la punta dell'uccello.

Non riuscivo a dominare l'eccitazione e quando il suo

uccello caldo mi batté leggermente contro la passera,

sobbalzai. Non smisi però di simulare quel lieve

russare. Avvicinava la coda solo all'ingresso e,

reggendola, la sfregava leggermente sulle labbra

eccitandomi moltissimo. Attendevo… speravo ad ogni

istante che me lo ficcasse finalmente ben dentro, ero

quasi fuori di me. A quel punto, vuoi per la tensione

vuoi perchè s'era accorto che colavo sugo in quantità

rispondendo indirettamente alle sue stimolazioni,

scaricò una quantità enorme di sperma. Quel flusso

caldo mi annaffiò i peli e il ventre, e subito dopo

lui si ritrasse da me, piano e con cautela, per non

svegliarmi. Mi fu finalmente chiaro quali fossero le

sue vere intenzioni. Mi parve però piacevole essere

considerata da papà una donna desiderabile. Avevo, per

così dire, una oscura sensazione, come se da quel

momento non dovessi più temerlo: sì, come se tutto mi

fosse permesso. La volte successiva non dormii, feci

solo finta. Feci bene. Mio padre controllò se mi fossi

addormentata. Quando cominciai a respirare

profondamente, si avvicinò. Questa volta alzò subito

la coperta e si stese accanto a me, avvolgendomi con

la gamba. Dapprima rimase fermo, stretto alla mia

coscia, perché giacevo supina. Mi alzò piano la

camicia, e io sentii il suo cazzone che si rizzava

lentamente. Continuò ad alzarmi la camicia, fin quasi

sotto il collo. Poi prese di nuovo a giocare con i

miei seni, baciò e succhiò i capezzoli, e io ero

scossa dal desiderio. Pensai che anche quella volta

avrebbe solo esperito un timido tentativo, eiaculando

fuori, e che sarei andata ancora in bianco. Tuttavia

non osai far finta di svegliarmi. Fece scorrere la

mano verso il basso. Mi aprì ancora le gambe. Non gli

fu difficile, perché le avevo istintivamente già

schiuse. Quando mi sfiorò con le dita non mi trattenni

e cominciai a dimenare un po' il sedere. Dalla notte

precedente sapevo che lui avrebbe comunque creduto che

stessi dormendo. Il mio movimento lo eccitò al punto

che mi montò subito sopra, e non appena sentii la

grossa testa calda del suo arnese nei pressi della mia

fichina, io, sopraffatta dal desiderio, cominciai a

spingere più forte, e offrendomi abilmente cercavo di

farlo scivolar dentro. Sarà che l'eccitazione gli

aveva tolto ogni remora, sarà che pensasse che il mio

sonno fosse davvero pesante, fatto sta che anche lui

cominciò a colpire con più impeto della notte

precedente. Io restituivo ogni colpo. I nostri sessi

miravano a congiungersi, e d'un tratto lui mi fu

dentro, fin dove gli fu possibile.
Inavvertitamente esclamai:
"Ahhhh... che….che…. bello".
Rimase immobile, con quel suo palo ben piantato per

tre quarti dentro di me.
Io ero ormai consapevole di non aver più niente da

temere, e gli parlai, come se mi fossi appena

svegliata mettendo a segno un paio di lievi colpi

verso di lui. Si spaventò, ma non ebbe la forza di

lasciarmi.
"Papà…..che bello…sto sognando…sono tutta piena di

te…..." sussurrai con voce resa dolce e roca dalla

foia.. E mentre così parlavo i miei colpi di culo si

facevano più violenti.
"Non faccio niente..che ormai ti possa far

male….anzi…." sussurrò lui
"Beh papà... stiamo…..chiavando……no.?".
"Non ricordavo che ci fossi tu...credevo fosse

mamma…."abbozzando una scusa. Mangiai la foglia e

risposi:
"Beh, sono io... sono io, papà... sono Tina...non

mamma". Ma ad ogni "sono io", stimolata dal suo

manico, non potevo far a meno di dare un colpo ben

assestato.
.
Ormai mi pesava addosso, mi afferrò i seni e, senza

rispondermi, cominciò a menar colpi in piena regola e

senza più remore. Io, tenendolo ben avvinto, gli

sussurrai all'orecchio:
"Questo è bello... papà... ma ho paura... ah...

papà... ah, più forte... più forte... ah... così va

bene... ma attento a... non inguaiarmi"
"Non preoccuparti…," rispose lui "sto

attento….nessuno.. saprà... mai".
Colpì con maggior veemenza.
"Sì… si… è così che si fa... sei in gamba Tina... in

gamba..."
Chiesi audacemente:
"Papà....ti piace.?".
"Sì... sì... sì..." e mi cercò il seno con la bocca.
"Ogni volta che tu vorrai... sarò pronta" sussurrai

"scoperò con te...".
"Sta' tranquilla.., sì... andrà bene...".
"vengo...... più forte... più forte... ah...

così...!".
Ero al settimo cielo: mi resi allora conto che avevo

atteso quel momento a lungo, e ormai mi sembrava che

tutto mi fosse permesso.
"Papà,…. dai…. vieni anche tu assieme a me...?".
"Sì, adesso... adesso... Tina... adesso... ah, è

bello..." e venimmo insieme in un lago di umori mentre

gli strizzavo le palle con una mano e con l'altra gli

massaggiavo il buco del culo. Così allacciati ci

addormentammo.
Il giorno successivo mio padre si mostrò imbarazzato,

come non era mai stato. Mi parlava a voce bassa e

quasi senza guardarmi in faccia. Lo evitai e attesi la

sera.
Quando fummo a letto, strisciai accanto a lui.
"Papi..." sussurrai "sei arrabbiato...?". Gli presi la

mano e la misi sul mio seno nudo.
"No..." rispose "non sono arrabbiato..."
"Oggi non mi hai parlato..."
"Ah... ….stavo pensando..." disse.
"A che cosa? ..".
"Beh, voglio dire..." rispose, e mi accarezzava i seni

protesi su di lui
"voglio dire, che ci vogliamo proprio tutti bene in

questa famiglia.....anzi…".
Infilai la mano sotto la coperta e gli acciuffai

l'uccello, che si ingrossò subito nella mia mano, come

un tubo di tela quando si riempie d'acqua.
"... se vuoi…. ancora... lo facciamo……..ora…".
"Volentieri….." ansimò lui.
Gli montai sopra cavalcioni e mi ficcai dentro

l'enorme pispolo. Lui mi tenne per i seni, e in pochi

minuti iniziò a sbattermi con tale foga che venni

prima di lui e lo inondai tutto; anch'egli sentendomi

scaricare, sprizzò più volte fino a concludere. Da

quelle notti papà fu molto più gentile e premuroso:

non perdeva occasione per darmi una palpatina ogni

volta che mi passava accanto, e io gli strofinavo la

patta dei calzoni con un rapido gesto. Mi parlava del

suo lavoro e degli affari. Mi comperava tutto ciò che

desiderassi e che lui poteva permettersi . Insomma, mi

faceva sentire importante. Una notte gli chiesi:
"Papà, ricordi di aver letto nel mio diario cos'altro

ho fatto con Giovanni?". Avevamo appena concluso una

bella prestazione, ma solo una.
"No…" disse "che cosa?".
"vuoi…. che ti faccia… vedere?".
"Sì... sarei curioso...". Presi il suo pendolo

afflosciato, abbassai la testa e me lo ficcai in

bocca.
"E bello...?" chiesi ciucciandolo e scappellandolo.
"Sì... è bello.., ah... continua.., avanti...".
Ricorsi a tutta la mia esperienza, e lui ebbe di nuovo

una erezione.
"Pa'... però Giovanni l'ha fatto anche a me..." dissi.
"Vuoi che te lo faccia anch'io...?" mi chiese.
"Sì..." Si girò sul letto e un attimo dopo avevo la

sua testa tra le gambe. E cominciò a leccarmi

l'ingresso della passera con tanta veemenza da farmi

mancare il respiro. Eravamo impegnati a darci

reciproco piacere quando, pur infoiata al massimo, mi

accorsi che una testa spuntava dalla sponda del letto

e mi guardava con occhi pieni di desiderio: era

Giovanni.…ma questa è un'altra storia; ve la

racconterò la prossima volta.
scritto il
2010-11-26
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