Il mio fratellastro 5
di
Drusilla
genere
incesti
Dopo il nostro ultimo incontro, nel quale mio fratello mi aveva sfondato il culetto, lasciandomi poi dolorante e con le lacrime ancora agli occhi, fece di tutto per evitarmi. Mi camminava lontano, non mi guardava neppure più in faccia, era come se non esistessi. Sapevo che si sentiva in colpa, per avermi fatto così tanto male, e la sensazione di potere che questa consapevolezza mi dava mi spingeva a provocarlo in ogni modo. Se facevo la doccia, avevo cura di lasciare sempre la porta socchiusa, e quando mi accorgevo di lui dietro la porta che mi fissava, iniziavo a far scivolare sensualmente le mani sul mio corpo, mi toccavo i seni, le gambe, aprivo le cosce e facevo scorrere le mani insaponate sulla fichetta. Lo sentivo poco dopo entrare nella sua stanza sbattendo la porta, ed io ridevo compiaciuta. A tavola mentre pranzavamo o cenavamo gli rivolgevo continue battutine, e vedevo il suo volto indurirsi e la mascella serrarsi per evitare di rispondermi. Cercavo in ogni modo di farlo esplodere, volevo dimostrargli che il potere infondo lo avevo io, e devo ammettere che mi mancava sentirlo su di me, dentro di me. Ma non riuscii nel mio intento, mio fratello, che mi aveva presa con la forza in precedenza, ora si teneva lontano da me, si chiudeva nella sua stanza, evitava di guardarmi. Qualche tempo dopo nostro padre e mia madre uscirono fuori a cena, lasciandoci soli. Mi avviai verso la sua stanza sperando di poterlo provocare un po’ e mi accorsi che la porta non era del tutto chiusa, spiai all’interno e lo vidi davanti al suo pc, mentre si menava il cazzo, duro e gonfio come lo ricordavo. Entrai sbattendo la porta, e lui sussultò sulla sedia. Mi guardò con disprezzo, con ancora il cazzo in mano, continuava a menarselo mentre mi diceva di andare via, di lasciarlo in pace. Mi avvicinai e allargai le cosce per sedermi imbraccio a lui. Non mi respinse, mi guardava silenzioso, aveva smesso i movimenti della mano, anche se stringeva ancora il cazzo. Gli chiesi come mai tutta quella lontananza, come mai si svuotava menandoselo da solo, invece di venire a tormentare la sua sorellina. Ancora lui non rispondeva, e la mia eccitazione cresceva. Mi avvicinai con le labbra al suo orecchio, e sussurrai –cosa c’è che non va? Sei pentito per quello che mi hai fatto l’ultima volta?- Sentii le sue mani afferrarmi i glutei, e sapevo che avevo vinto. Gli leccai il collo, mentre lui accarezzava il mio culo, la mia schiena, le mie cosce. Avvicinai le labbra alle sue e per la prima volta assaggiai il suo sapore, leccai e succhiai la sua lingua, la intrecciai con la mia. Lui era semi passivo, si muoveva appena, rispondeva solo alle mie provocazioni. Fino a che non gli tolsi la maglia del pigiama, e non tolsi la mia. Misi le mani dietro al sua nuca, invogliandolo a scendere verso le mie tette, cosa che lui fece. Con una mano massaggiava un seno mentre con l’altra leccava il capezzolo, con piccoli scatti, e poi cominciò a succhiare. Un rantolo d’eccitazione uscì dalla mia bocca, mentre lasciavo andare la testa all’indietro. Sentii la sua presa sulle mie natiche divenire sempre più forte, il suo succhiare i miei capezzoli era diventato un mordere, stavo raggiungendo il mio scopo, stavo risvegliando l’animale che c’è in lui. Mio fratello mi sollevò per i glutei sbattendomi sul suo letto, togliendomi in un colpo il pantalone del pigiama e gli slip, e facendo altrettanto con se stesso. Dopo pochi secondi fu sopra di me, tra le mie cosce, mentre sfregava il suo cazzo contro la mia fichetta bollente e fradicia. Si avvicinò al mio orecchio, sussurrandomi –E’ colpa tua, è sempre colpa tua puttanella. Pensi che non sappia che mentre ti fai la doccia lascia apposta la porta aperta perché io ti guardi? Che ti masturbi e ti ecciti perché sai che ti guardo? Ti ho solo assecondata zoccoletta, sapevo che saresti venuta a cercarmi- Mi penetrò finalmente, e rantoli sempre più forti di godimento uscirono dalla mia bocca, fino a che lui, pompandomi con forza sempre più crescente, mi tappò la bocca con una mano –Troia vuoi farti sentire da tutto il vicinato? Non ho mai trovato una zoccola che urlasse più forte di te. Ti sei meritata tutto, meriti tutto quello che ti ho fatto- Quelle parole, il cazzo che mi scivolava con violenza dentro, la sua bocca che mordeva il mio collo, la presa forte delle sue mani sui miei glutei mentre si spingeva con forza dentro di me, tutto questo provocò il mio orgasmo, forte e bruciante, mi muovevo come una invasata sotto di lui, attirandolo a me con le cosce avvinghiate al suo bacino. –Sei venuta zoccola, sento i muscoli della tua fichetta contrarsi nell’orgasmo, stai grondando liquido, sei proprio una troia in calore. Ti piace provocare tuo fratello? Vuoi che ti faccia del male?- Ancora in preda all’orgasmo non capii a cosa si stesse riferendo, ed un urlo secco mi uscì dalle labbra quando sentii il suo grosso cazzo spingere ed entrare nel mio culetto. –Grida pure, è questo quello che ti meriti- Le pompate divennero violente e gli schiaffi sul mio culo non facevano che aumentare il dolore e l’eccitazione, misi una mano sulla sua nuca tirandogli i capelli scuri, e gridai –Sei un porco, un maniaco, sei un bastardo stai godendo nel farmi male, nell’impalarmi il culo- Lui uscì appena in tempo per schizzarmi sulla faccia, sulle tette, sui capelli, mi aveva sporcata tutta venendomi addosso. Si alzò e andò in bagno a pulirsi, mentre io rimasi sul letto sporca e con il buchetto dolorante, la fica fradicia di umori. Quando tornò mi chiese cosa ci facessi ancora lì, mi prese per un braccio e mi buttò fuori dalla sua stanza, sbattendomi la porta in faccia.
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