Schiavi - 2^Parte

di
genere
dominazione

Era tardi e la cena era già nel piatto da un po’. Arianna aveva già cenato, io non avevo appetito.
Mi sentivo lercio di un sudiciume mentale più che fisico. Mi feci una doccia.
Arianna era in salotto a guardare al TV mi disse, vedendomi, di sedermi accanto a lei e di raccontarle come era andata la giornata. “Come pensi che sia andata? Il solito tran tran quotidiano”. Mi chiese se c’era qualcosa che non andava al lavoro, le risposi che era tutto normale. Guardandola non mi sentivo in colpa di quel che era successo nel pomeriggio, in quella casa, con quella donna. Mi sentivo disorientato, le guardavo il seno che usciva un poco dalla sottoveste e mi sentii eccitato. Abbassai lo sguardo e vidi la sua mutandina nera, le sue mani sulle cosce, i suoi piedi bianchi e sensuali. Sempre più eccitato allungai la mano, le strinsi un seno, lei mi guardò senza parlare, mi sorrise ammiccando uno sguardo birbante. Le titillai il capezzolo rosa. Ansimò. Preso dalla foga la girai verso di me, la baciai penetrandola brutalmente con la lingua. Strabuzzò gli occhi per quella violenza improvvisa, ma non mi fermai. La distesi sul divano levandole gli slip e senza troppi riguardi gli allargai le gambe e gli infilai il cazzo turgido nella figa.
Era asciutta e gli lessi in volto un piccolo gesto di stizza, godevo, non mi fermai e iniziai a penetrarla con foga. Dopo poco ansimando iniziò a bagnarsi, ma il suo piacere fu breve. Gli venni dentro senza farmi problemi, tanto era quello che voleva e se non aveva preso l’anticoncezionale, amen.

In ufficio, nei giorni seguenti, cercavo di mimetizzarmi con molta cautela, facendomi notare il minimo possibile da tutti. Stavo il più possibile nel mio ufficio con la porta chiusa e alla sera, dopo aver timbrato uscivo alla chetichella in punta di piedi, senza soffermarmi con i colleghi.
Ma un giorno trovai sulla mia scrivania una cartellina blu. Non era la solita delle commesse in corso da sviluppare. Era chiusa sugli angoli con degli adesivi appositi.
La aprii, all’interno una busta gialla sigillata e un biglietto con poche righe scritte.
“Schiavo questa sera diamo un ricevimento con pochi intimi amici. Tu e la tua puttanella dovrete venire alle 22 in punto. La tua troietta dovrà essere super sexy ordinata in tutto, sono proprio curiosa di vederla, toccarla, annusarla. La tua padrona”.
Strappai la busta con timore e rabbia, inutile dire cosa trovai all’interno, c’erano fotografie, polaroid dell’atto sessuale, delle porcate subite e fatte da Simona. Ero deciso che non sarebbe potuta continuare questa cosa e anche essere ricattabile non mi piaceva. Decisi di utilizzare l’unica arma che potevo avere in quel momento, andare dal Sig. Gutmeier e raccontare ogni cosa, far vedere le foto a costo di perdere il lavoro, ma almeno mi sarebbe rimasta la dignità e forse non avrei compromesso l’unità famigliare.
Bussai alla porta del capo, una voce mi invitò ad entrare. Il Sig. Gutmeier era seduto alla scrivania mi guardò e osservò bene la cartellina che avevo stretta in mano.
“Cosa c’è?” disse con voce melensa, cruda. Feci per sedermi, ma mi trattenne con lo sguardo e con la mano. “Ti ho detto di sederti? Schiavo?” Rabbrividii. Cazzo sapeva tutto, era del gioco, impallidii e avrei voluto scomparire.
“Ti è piaciuto farti inculare dalla tua padrona? Ti è piaciuto farti ciucciare l’uccello? Pensavi che non sapessi? Chi credi ti abbia fotografato?” non mi lasciava tempo di respirare mi aveva come inchiodato, ma la cosa peggiore è che pensando alla scena di sesso di qualche giorno prima mi stavo eccitando, sentivo il cazzo pulsare.
“Avvicinati” mi ordinò. Aggirai la scrivania e mi avvicinai alla sedia presidenziale. Il padrone si girò verso di me, aveva il cazzo fuori dai pantaloni aperti. Era moscio, ma denotava una discreta grossezza. “Adesso capra, schiavo di mia moglie mi fai sentire come Simona ti ha insegnato a succhiarlo, voglio che ti metti in ginocchio e che mi prenda il cazzo in bocca, anzi te lo ordino”
Non avevo speranze, nessuna possibilità di scampare a questa continua tortura psicologica e fisica.
“Se non ti inginocchi davanti a me tra 20 secondi, queste foto saranno recapitate a tutti i tuoi parenti, moglie, madre, padre e a tutte le persone che possono conoscerti anche minimamente, compreso quel discreto e simpatico personaggio che è tuo suocero. Allora schiavo che aspetti?”
Mi inginocchiai presi in mano il suo cazzo e me lo appoggiai tra le labbra. Aveva uno strano sapore, sapeva di pulito, quasi profumato, pelle pulita e liscia. Divenne quasi subito duro, mi spinse la nuca verso il membro e lo sentii arrivare all’ugola. Ebbi un conato di vomito. Iniziai a succhiare l’asta su e giù e sentivo spingere in bocca, mi stava scopando la bocca. Non era così schifoso come pensavo anzi iniziai ad apprezzare la sensazione di pieno che dava alla bocca, mi scaldava il basso ventre e stavo per avere un’eiaculazione pure io. Accelerai il ritmo e dopo alcuni secondi mi esplose in bocca il suo seme, mi tenne la testa su di esso, non potei far altro che ingoiarne buona parte. Si ritrasse e mi porse un kleenex. “Troia pulisciti la bocca e vai a casa a prepararti, fatti bello e fai bella la tua puttana, la Sig.ra Arianna. Sorpreso? So anche il nome…. Ahahahah!!!!”
-- Continua --
scritto il
2017-03-29
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