Per merito di Mario II

di
genere
etero

Optai per un vestitino aderente che valorizzava le mie forme. Volevo riscattare la magra immagine del pigiama dell'altro giorno e volevo farmi desiderare. Ero comunque combattuta fra le diverse istanze che scuotevano il mio corpo e i miei pensieri. La mia figa non s'era acquietata nonostante il profondo orgasmo ed al pensiero che fra poco Luca mi sarebbe stato vicino si dischiudeva e bagnava ancora, tuttavia non volevo fare la parte della casalinga disperata che come nei più squallidi filmini porno si scopa la prima maestranza sottomano. Certo, senza nulla togliere agli onesti lavoratori, Luca non era un elettricista o un idraulico ma la sostanza non cambiava molto.
Finalmente Luca arrivò. Lo condussi verso la cuccia di Mario. Lui lo estrasse dal trasportino con estrema delicatezza e ve lo adagiò dentro. I suoi gesti trasudavano gentilezza e cura. Mi spiegò che, per qualche giorno ancora, il piccolo Mario non sarebbe stato in grado di nutrirsi e camminare e che sarebbe stato opportuno predisporre dei panni igienici per raccoglierne i bisogni. Aggiunse che sarebbe stato anche necessario somministrargli regolarmente degli integratori e degli antidolorifici. Mi mostrò delle piccole siringhe precaricate e mi illustrò il modo in cui andavano usate, tuttavia io mi ero persa nelle mie emozioni e fantasie. Il suo sguardo mi suscitava un'infinita tenerezza ma le sue mani e le sue movenze sicure e determinate mi incendiavano i sensi. Le immaginavo sulla mia pelle, fra le mie gambe.
Ad un certo punto Luca prese coscienza del mio non esserci e si fermò a guardarmi stranito. Senza dire nulla lo baciai. Sentii la sua sorpresa, ma prima che potesse provare a dire qualcosa scardinai con la mia lingua, la confusione che serrava le sue labbra. Si lasciò finalmente andare. Sapeva baciare il dottore, indubbiamente.
Gli uomini con cui ero stata in precedenza erano sempre stati atletici e muscolosi e in questi abbracci erotici ero abituata a sentire la durezza dei loro sessi premere sul mio inguine. In questo caso, complici anche le diverse altezze, sentivo il contatto con la sua pancia. Provai un senso di divertimento a questo pensiero che però non smorzò la voglia di essere posseduta da quell'uomo.
Senza staccarci lo condussi in camera da letto. Ci spogliammo quasi con ferocia. Come avevo immaginato, i suoi gesti trasudavano possenza e dominio. Le sue mani si muovevano sulla mia pelle con arroganza sapiente. Ero continuamente attraversata da fitte di piacere. Ci ritrovammo nudi. Non era bello da vedere. Assolutamente no, ma mi eccitava fino al parossismo. Aveva un cazzo di tutto rispetto, nodoso e pulsante. Lo imboccai subito. Lo sentivo vivo fra le mie labbra. Le sue mani guidavano la mia testa. Era deciso ma non violento. Mi conduceva ad ingoiarlo per tutta la sua lunghezza, senza farmi soffocare e allentava la presa prima che giungessero i conati. Mi impegnavo per dargli piacere. Volevo assolutamente essere la scopata della sua vita. Lo succhiavo, vellicavo con la lingua la cappella e il frenulo, gli soffiavo sul glande.  Giocai con il suo cazzo per diversi minuti, poi decisi di voler sentire il sapore del suo seme.
Cominciai a esprimere tutta la mia maestria e le mie malizie. Provò a fermarmi o quantomeno a spezzare il ritmo, ma un mio sguardo torvo lo fece desistere. Lo sentii arrendersi e abbandonarsi al piacere. Mi ci vollero pochi minuti prima di sentire la sua carne gonfiarsi allo stremo ed esplodere in un sussulto. Ingoiai tutto il suo seme, senza tralasciarne nemmeno una goccia. L'orgasmo fu violento e per qualche minuto rimase esausto e supino sul letto. Furono minuti di coccole e baci teneri, ma era un maschio abituato al dominio e in breve rivendicò il suo ruolo stendendomi sulla schiena e fiondandosi fra le mie gambe. Che sapesse leccare bene l'avevo immaginato dal bacio iniziale. La sua lingua mi dava l'estasi. Sapeva muoversi con delicatezza lungo le labbra più intime, riusciva a modulare il ritmo e l'enfasi captando ogni sussulto e fremito del corpo. Quando le sue dita tentarono l'affondo nella mia carne non incontrarono nessuna resistenza. Ero un lago. Gemevo senza ritegno e lo incitavo ad affondare sempre più e con più dita. Ad un certo punto sentii le sue dita uscire dal mio sesso, scivolare lungo il perineo e appoggiarsi sulla mia rosetta anale. La sua lingua non smetteva di sollecitare il mio clitoride e il suo indice cominciò a fare pressione. Una scarica improvvisa mi partii da un punto imprecisato fra le mie gambe e giunse al cervello come uno schiaffo. Urlai mentre un orgasmo violentissimo faceva tremare ogni fibra del mio corpo. Le convulsioni durarono per quasi un minuto. Ero sconvolta ed incredula. Luca mi guardava fra lo spaesato e l'arrogante.
Non riuscivo a capire. Tutte le volte in cui Marco o qualche precedente compagno avevano provato ad avvicinarsi al mio buchetto mi irrigidivo così tanto da concluder lì l'amplesso.
Nel frattempo Luca mi aveva stretto in un abbraccio dolcissimo e protettivo. Ci baciavamo con dolcezza e, con estrema naturalezza, mi condusse nuovamente supina ed entrò dentro me. Il suo cazzo mi riempiva. Si muoveva sicuro e i suoi affondi decisi mi facevano sussultare. Dopo la violenza dell'orgasmo precedente ora tutto era più ovattato. Provavo un piacere diverso, morbido. Con le mani cercai il viso di Luca e lo avvicinai al mio. Probabilmente pensò che volessi baciarlo, ma le mie labbra si avvicinarono al suo orecchio e con un sussurro deciso, che non ammetteva repliche gli dissi: inculami!
Per un attimo, trasalì, ma senza scomporsi più di tanto uscì dalla mia figa e mi fece girare a pancia in giù. Prima di lasciarmi andare gli indicai un cassetto del comodino. La mia curiosità di donna mi aveva portato a scoprire  che lì, Giuseppe, vi teneva una crema lubrificante, probabilmente utile ai suoi convegni amorosi. Luca comprese e cominciò un delicato massaggio con il lubrificante. Il suo dito carezzava il mio ano esercitando pressioni via via più decise. Abbondava in crema e man mano riuscì a fer entrare tutto l'indice. Ne provavo una sensazione strana. Faceva male ma allo stesso tempo sentivo un piacere sottile, graduale. Anche se non avevo detto nulla, credo che Luca avesse capito che ero vergine. Nei suoi gesti ora ritrovavo la cura attenta che avevo visto dedicare a Mario. Le sue dita, prima una e poi due, si muovevano senza fretta, quasi chirurgiche. Per compensare la clinicità di quel l'operazione le sue labbra percorrevano la mia schiena, il mio collo. Il dolore era ormai sparito quasi del tutto e restava solo un sordo piacere. Quando mi sentì del tutto rilassata, Luca, tirò fuori le dita e si posizionò su di me, non senza prima aver ancora cosparso di lubrificante il mio forellino e il suo cazzo. Sentii la cappella posarsi e il peso del suo corpo fare pressione. Era ben più grossa delle sue dita e provai una sensazione di panico che mi irrigidì. Luca non si scompose. Allentò semplicemente la spinta e ricominciò a baciarmi. Stavolta fu lui ad avvicinarsi al mio orecchio e in un sussurro mi rassicurò dicendomi: ti piacerà da morire.
Ne provai un brivido e poi fui attraversata da una fitta lancinante.
La sua grossa cappella aveva violato il mio sfintere. Boccheggiavo e tentai di disarcionarlo, ma lui tenne la posizione. Man a mano quella sensazione di dolore divenne calore. Luca continuava ad affondare lentamente sinché non sentii il suo bacino posarsi sui miei glutei. Avevo ritrovato quello strano senso di piacere che si accompagnava ad un dolore sempre più fievole. Quasi senza rendermene conto incitai Luca a scoparmi. Lui cominciò a muoversi uscendo quasi del tutto e riaffondando. Teneva un ritmo lento. Mi concentravo sulle sensazioni. Mi piaceva. Cazzo se mi piaceva. Cominciai ad andare incontro alle spinte. Pian piano l'amplesso cominciò a diventare brutale. Luca mi scopava ora con forza. Sentivo lo schiaffo dell'impatto del suo bacino con le mie natiche e quel rumore, ogni volta, era una frustata di piacere. Sentivo l'orgasmo montare. I primi sommessi gemiti stavano diventando urla. Anche Luca aveva perso ogni freno. Dopo un affondo più poderoso che mi spezzò il fiato lo sentii fermarsi ed esplodere dentro me. La sensazione del suo sperma che mi riempiva fu la staffilata che fece deflagrare il mio piacere. Fu un orgasmo silenzioso, intimo, che percorse ogni cellula del mio corpo. Mi parve di poter perdere i sensi. Sentivo il piacevole peso del corpo di Luca su di me, il suo cazzo smosciato ma ancora dentro, il suo respiro stremato. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare. Sarei potura restare così per tutta la vita.
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scritto il
2017-04-07
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