Il Lupo e la Pantera
di
Pat & Co
genere
pulp
Sono intontita.
La testa mi fa un male cane dopo la botta che mi sono presa all’uscita del locale, e il culo mi brucia da pazzi con questo stronzo che mi sta sodomizzando da dietro e che non vedo neppure…
Per non parlare delle braccia che mi si stanno staccando.
Ma il dolore alla testa e al culo non è niente rispetto a quello ai capezzoli: questa pazza che ho davanti me li sta letteralmente strappando dal petto.
Jelena è sempre sul divano, poverina… Mi dispiace averla trascinata in questo guaio. Mi piace, volevo farmela… Magari estorcerle le informazioni che ancora mi servivano sulla sua fonte, ma non volevo metterla nei guai.
Non ci vuole molta fantasia per immaginare come andrà a finire: non usciremo vive da questo buco di merda.
Se avessero intenzione di lasciarci andare non ci avrebbero permesso di guardarli tutti in faccia.
Bastardi.
Dove sarà Eva? Almeno lei non è stata catturata: lei se la caverà.
Spero che Jasmine riesca ad allontanarsi in tempo… Io non ho problemi a crepare qui, e adesso.
Mi sorprendo insolitamente tranquilla da questo punto di vista.
Non ho paura di morire… Spero solo che sia una cosa decentemente rapida.
In fondo anche la missione è sostanzialmente riuscita: l’informazione fondamentale è stata trasmessa.
Ma questa stronza che mi urla in faccia e mi tira i capezzoli mi sta davvero irritando. L’unico rimpianto a morire adesso è non riuscire a portarla con me.
Ha la mia età, ma se la porta meno bene di me: faccia piena di rughe, specie intorno alla bocca. Capelli biondicci, slavata… Ha l’accento russo, lo riconosco dai tempi di Mosca con Tanya.
Gli altri mi sembrano gente del posto, probabilmente assoldati. Quello che mi sta inculando ce l’ha duro, ma tutto sommato piccolino… Infatti mi è entrato dentro al primo colpo.
Jelena se la sta vedendo brutta, per fortuna almeno uno di quei porci si è allontanato. E un altro me lo sto prendendo io… Ne ha ancora due addosso, a sandwich.
No, quello che le stava sotto si sta spostando, glie lo mette in bocca.
Sono un po’ offesa: quando siamo arrivate qui, hanno stuprato solo lei, e a me mi hanno appesa al soffitto… Va bene che lei è più giovane, ma io sono davvero da buttare? E’ dovuta venire la pazza russa per ordinare a uno di violentare anche me…
Non che io ci tenga a essere stuprata, ma cazzo!
Mi rendo conto che i miei pensieri stanno andando per conto loro.
Non ci vedo più dal dolore, ho gli occhi pieni di lacrime per il dolore, e la pazza continua a urlare insulti… Mi viene da ridere quando mi da della puttana nei modi più coloriti, pensando di umiliarmi.
Sto per morire, e la cosa mi eccita.
L’adrenalina mi intossica, il dolore ai capezzoli è atroce, ma mi produce anche un perverso piacere… Perfino quel cazzo nel culo mi fa quasi godere.
Sono intontita…
Il mio cellulare va in vibrazione e la pazza smette un istante di urlarmi contro, distratta dal suono inaspettato. Si piega sui miei vestiti, che giacciono buttati in un angolo.
Mi sembra di vedere la porta che si apre alle spalle della russa che mi urla davanti.
Un tizio entra con la pistola in pugno, ma non grida nessun avertimento. Non è la polizia. E’ solo.
Chi cazzo è?
Spara in testa al tipo che sta fottendo Jelena nel culo, e gli spruzza il cervello contro il muro… Che schifo.
Gira l’arma contro di me, cazzo.
Vedo la fiammata, sento la frustata dell’aria sulla guancia, poi il rimbombo della deflagrazione.
Avverto un rantolo alle mie spalle, sento il cazzo che mi riempie il culo sobbalzarmi dentro; le mani del tipo che m’incula mi lasciano andare i fianchi, poi il cazzo mi viene quasi strappato dal buco.
La pazza alza lo sguardo con gli occhi sgranati.
La pistola ruota nuovamente verso Jelena e spara di nuovo.
Questa volta l’effetto è da voltastomaco: la testa del tipo che stava scopando Jelena in gola sembra esplodere come un cocomero marcio, schizzando sangue, capelli, schegge d’osso e altra robaccia un po’ dappertutto, ma soprattutto addosso ala donna che stava violentando.
Ero già intontita di mio, ma le tre detonazioni nella stanza chiusa mi stordiscono del tutto.
Jelena comincia u urlare istericamente.
Il tipo che ha sparato si precipita dentro e si scaraventa addosso alla pazza, cacciandole la pistola fumante in bocca e schiacciandola contro il muro.
Pronuncia una sola parola: - Buonasera…
In italiano.
L’Agenzia ha mandato qualcuno a tirarci fuori dai guai.
Io non posso muovermi: sono appesa come un salame. Jelena non ha neppure capito cosa sia successo, ma si è accorta di essere coperta da quel che resta della testa di uno dei suoi stupratori e per adesso non riesce a pensare ad altro: si rotola sul materasso gridando impazzita.
Il tipo con la pistola prende a calci la pazza, e per questo mi diventa subito simpatico.
Le strappa i vestiti di dosso e continua a scalciarla finché non la costringe a terra nell’angolo sotto la bocca di lupo, con la testa fra le mani.
Poi lui sparisce alla mia vista, e immagino sia alle mie spalle.
Quando ricompare nel mio spazio visivo, lo vedo raccogliere le armi dei morti, la pistola sempre puntata nella mia direzione… Immagino che tenga la pazza sotto tiro.
Si avvicina a Jelena e le sussurra qualcosa cercando di calmarla, poi controlla i corpi a terra, accertandosi che siano tutti morti.
Infine torna alla russa e le ringhia contro qualcosa che non capisco, ma che non deve essere troppo simpatico.
Le orecchie mi fischiano ancora dopo gli spari, e le grida di Jelena non mi aiutano. Sono come ubriaca.
Cerco di parlare, ma mi ricordo di avere le labbra gonfie e spaccate per le botte che ho preso dalla pazza.
Riesco a biascicare: - Cosa ne diresti di tirarmi giù?
Il tipo si volta a guardarmi, e non leggo nessuna simpatia nel suo sguardo.
I suoi occhi sono neri come la pece. L’espressione del volto è di pietra. I capelli con più sale che pepe gli danno oltre cinquanta primavere, ma sembra perfettamente in forma.
- Meriteresti di restare lì appesa.
Tutta la simpatia che avevo provato quando ha scalceggiato la pazza svanisce di colpo.
Lo guardo cazzeggiare in giro, tirare un altro calcio alla russa e piegarsi di nuovo su Jelena, porgendole i suoi abiti.
Poi alla fine si volge di nuovo verso di me, sempre con la sua espressione gelida da lupo in caccia.
Si arrampica alle mie spalle su uno sgabello, sgancia il moschettone cui ero agganciata, e io finisco per terra con un guaito di dolore.
- Cazzo…
Mi sollevo sulle ginocchia, e adesso sono le spalle a farmi improvvisamente un male cane.
Lui tira fuori un coltello e taglia le corde che ho ai polsi.
Sono libera.
- Legala.
Uso le stesse corde che legavano me per bloccare le mani della pazza dietro alla sua schiena, mentre il lupo la tiene sotto tiro.
- Almeno sai usare le corde – commenta il Lupo.
- Sono una marinaia – rispondo risentita – Certo che so usare le funi.
- Brava marinaia – fa ancora lo stronzo – Magari la prossima volta resta a bordo della tua bella barca e evita di creare casini.
Okay, forse me lo sono meritato. Però io stavo solo cercando di fare il mio lavoro… A modo mio naturalmente.
Mi alzo in piedi, e mi rendo conto di barcollare.
Raggiungo a fatica Jelena e cerco di calmarla.
Cerco anche di calmare me stessa.
L’adrenalina continua a scorrere a fiotti nel mio sangue: so che fra un po’ crollerò esausta.
Sono nuda.
Raccolgo i miei vestiti e mi ricopro: pantaloni di pelle, canotta, stivali… Ora posso camminare un po’ meglio.
La testa continua a farmi male, ma il resto del dolore comincia ad attenuarsi.
Guardo il Lupo: - Sei dell’Agenzia?
Lui mi guarda con aria disgustata.
Un professionista: uno che non fa domande stupide e che detesta quelli che le fanno.
Va bene, giochiamo pure a fare i duri.
- C’erano tre uomini con noi.
- Ci sono due corpi nella stanza accanto – mi fa il Lupo – Mentre il tipo con la barba che ti piaceva tanto è di sopra che dorme accanto al cadavere del socio della tua amica…
La mia “amica” è chiaramente la pazza.
Okay quindi riassumiamo: i capi sono russi, la manovalanza è locale. I due napoletani erano comparse ignare, e il montenegrino probabilmente un complice.
Seguivano me, probabilmente a causa della Serenissima… Oppure seguivano Jelena perché la tenevano d’occhio fin dall’inizio. Il secondo caso è più preoccupante perché implica che le informazioni di jelena possono essere corrotte. Nel primo caso invece io sono stata usata da esca, e questo non mi piace per niente.
Immagino siano incidenti del mestiere.
Mi sgranchisco le gambe.
La pazza mi guarda con odio.
Vicino a lei c’è il tipo che mi stava inculando; è ancora vivo. Il proiettile gli è entrato in bocca ed è uscito da dietro senza ledere il cervello.
C’è ancora abbastanza corda per legare anche lui. E per appenderlo dove ero appesa io.
E’ nudo come i suoi compari: si erano spogliati per fare la festa a Jelena, e poi Lupo ha fatto la festa a loro…
Ha il cazzo a penzoloni.
Moscio, è ancora più patetico di quando mi stava inculando.
Jelena continua a ridacchiare istericamente.
Il Lupo sembra davvero seccato dei suoi strepiti: non deve essere un tipo molto paziente.
Mi guarda con aria schifata: - Cerchi di calmarla, ed in fretta, la prego: io devo andare di sopra per gestire l'ultimo dei simpatici partecipanti...
Mi colpisce l’assurdità del “lei”. Educato, quasi affettato… Dopo aver sparato a tre uomini (scoprirò dopo che ne aveva già stesi altri tre subito prima).
Però ha ragione: Jelena comincia a dare sui nervi anche a me.
Non sono brava come infermiera, così mi rivolgo a lei con tono un po’ brusco.
- Jelena, vieni qui.
A volte le maniere spicce sono le più efficaci.
La mia amica smette di fare casino e si avvicina barcollando, mentre il Lupo esce dalla stanza e si avvia di sopra.
E’ ancora seminuda, tutta inzaccherata di materiale organico vario, e sembra sotto shock, ma mi guarda con i suoi occhioni intelligenti.
Povera donna, che brutta esperienza.
- Chiedigli chi è che li paga.
Jelena chede. Il disgraziato rantola qualcosa.
- Non capisco… Non riesce a parlare.
Il proiettile gli ha portato via la lingua assieme a un po’ di denti. Mi sento stupida un’altra volta: come si fa a interrogare uno che si è preso una pallottola in bocca.
Prendo il coltello con cui abbiamo tagliato le corde e lo accosto ai testicoli del mio stupratore.
- Chiediglielo di nuovo.
Il tipo si contorce tutto appeso alla corda, gli occhi sbarrati dall’orrore. Ruota la testa, cercando di indicare la pazza ai suoi piedi.
- E’ lei quella che paga?
Lui annuisce con forza, gli occhi sbarrati.
- Bravo. Visto che ci riesci, quando vuoi? Adesso dimmi: come ci avete trovate?
Versi incoerenti, grugniti inutili… Il tipo chiaramente non serve a niente. E io non ho tempo di aspettare che guarisca.
Bene: in fondo il simpaticone ha violentato sia Jelena che me, e si merita un ringraziamento.
Gli prendo il cazzo in mano con la sinistra, lo sego velocemente fino a farglielo venire abbastanza duro, poi con la destra gli recido i testicoli con un colpo netto di coltello.
Il mio stupratore caccia un urlo disumano e io evito uno spruzzo di sangue mentre le palle mosce cadono a terra.
- Bene, veniamo a te – faccio, accosciandomi accanto alla pazza – Hai visto che non sono di buon umore, quindi cerca di non farmi arrabbiare.
La pazza mi guada con occhi sgranati mentre le passo davanti alla faccia la lama insanguinata.
- Seguivate me o lei?
Non c’è bisogno di Jelena adesso: la pazza parla l’inglese.
- Te! Seguivamo te… Abbiamo visto la tua barca in rada e ti abbiamo seguita tutto il giorno.
- Brava. Sapete anche chi è lei?
- Una serba. Una simpatizzante dell’occidente…
- Non sono una simpatizzante di nessuno! – grida Jelena, di nuovo con un filo di isteria nella voce – Sono una patriota, e voglio il bene della mia terra.
La pazza fa una smorfia eloquente.
Non m’interessa quello che pensa, voglio scoprire quello che sa.
- Però tu interrogavi me, non lei… Quindi non sai esattamente chi è, giusto?
Uno sguardo vacuo. Non posso esserne certa, ma ho la netta impressione di aver colto nel segno: non lo sa.
Quindi i russi non conoscono l’informazione che ci ha passato Jelena. Bene.
- E Milos, il montenegrino con la barba? Perché avete ucciso gli italiani e non lui? E’ uno dei vostri?
- No… Lui… Gli abbiamo chiesto da che parte sta. Lui è un patriota. Non vuole che il Montenegro cada in mano agli occidentali. Stava collaborando e ci spiegava quello che sapeva di voi.
- Cioè, niente – sorrido, soddisfatta.
Le tiro un calcio nel fianco per ringraziarla della collaborazione.
Mi giro di nuovo verso Jelena: - Cerca una doccia e lavati, che fai schifo.
C’è un tubo dell’acqua con un sifone nel corridoio. L’acqua deve essere gelata, ma immagino sia meglio che niente.
Jelena non deve essere una abituata a subire violenza carnale, e probabilmente per lei lavarsi deve essere la cosa più importante in assoluto…
Rimane fuori a cercare di lavarsi lo stupro di dosso per un bel pezzo.
Il coglione appeso al soffitto si sta dissanguando come un porco sgozzato: sotto di lui ormai c’è una vera pozza di sangue.
Mi arrampico sullo sgabello e lo faccio cadere. Che sia già crepato oppure no è qustione secondaria, che non mi interessa molto.
Al suo posto appendo la russa: all’inizio non è propensa a collaborare, ma una serie di calcioni tirati nei fianchi con gli stivali da motociclista la convincono a farsi appendere per i polsi.
La bendo con gli stracci dei suoi stessi vestiti.
Ho appena finito, che il Lupo rientra, trascinandosi dietro una specie di sacco di patate.
Lo trascina sul materasso, e mi rendo conto che si tratta di Milos, legato, imbavagliato, bendato e svenuto.
I cadaveri dei due napoletani sono nella stanza accanto: li ho visti mentre cercavo la doccia per Jelena… Beh, peggio per loro: così imparano a scegliersi meglio la guida locale.
Il Lupo osserva con aria indifferente la pazza appesa nuda al soffitto. Poi ha un moto di sorpresa quando si accorge che ho tagliato le palle al suo scagnozzo.
Mi guarda con un sorriso piuttosto freddino: - Hmmm… Vedo che forse sta imparando qualcosa: almeno l’ha bendata. E questo le ha raccontato qualcosa, prima di perdere le palle?
- Qualcosa – annuisco io senza sorridere.
Se vuole giocare a fare il duro con me, casca male.
Lui annuisce.
Mi si avvicina, con aria indifferente. E’ un po’ più basso di me: tarchiato, asciutto, un po’ grigio…
Poi con uno scatto difficilmente prevedibile a causa della sua apparenza glaciale, mi afferra il polso destro con la sinistra e me lo torce dietro la schiena.
Potrei tirargli una bella ginocchiata nelle palle, ma lui mi ha già piazzato la pistola (ma dove la teneva?) contro la gola.
- Mia cara signora, le sconsiglio di fare la furba con me – mi sibila irritato dentro un orecchio – Non è stata una serata piacevole, e io sono di pessimo umore.
Cerco di liberarmi, ma ho a che fare con un professionista. Non solo è più forte di me, ma è anche chiaramente piuttosto esperto di arti marziali, e il mio karate è piuttosto arrugginito.
Mi faccio un appunto di rinfrescarlo al più presto.
La stretta al polso si fa più dolorosa, e così la pressione della bocca da fuoco contro la gola.
- Merda…
- Pessimo vocabolario per una signora della sua età. Lo sa? Sono ore che ho voglia di darle una bella lezione, e credo proprio che il momento sia arrivato…
Continia a torcermi il braccio sempre più forte, e così facendo mi costringe a piegarmi in due e a girarmi contro il bancone su cui erano appoggiate le pistole dei banditi. Mi ritrovo con la faccia contro il legno sudicio.
Provo a ribellarmi, e lui mi fa vedere le stelle. Sento la pistola contro la nuca.
Mi calmo.
- Cosa cazzo vuoi farmi?
- Come dicevo, darle una lezione cara signora… Magari le sarà utile.
Non ci posso credere: mette via la pistola e senza smettere di tirarmi il polso sinistro verso le scapole, con la mano libera mi slaccia i pantaloni.
Violentata per la seconda volta nella stessa nottata… Decisamente ho avuto giorni migliori.
Con gesti secchi mi abbassa i pantaloni di pelle a petà cosce.
Io ho sempre la faccia contro il tavolaccio, e il braccio sinistro torto dietro le spalle; con la destra mi abbraccio alla panca e allargo le gambe per reggermi meglio…
Sento il turgore della sua erezione contro le chiappe.
- Bastardo…
- Lei ha proprio un linguaggio di classe, non c’è che dire…
Cerco di divincolarmi, ma non c’è verso.
Mi appoggia il membro fra le natiche nude. Mi sputa sul buco ancora indolenzito: immagino che i tessuti non si siano ancora ricomposti dopo lo stupro precedente.
Infatti sento il glande aprirsi facilmente la strada dentro di me.
- Ahiaaa!
Strillo di dolore, ma considerato che non sono preparata non mi fa troppo male: in fondo questo è il quinto cazzo in culo che prendo questa notte… Sono proprio sfondata.
- Hmmm… - sospira lui, chiaramente soddisfatto nell’affondarmi nell’intestino – Che bel buco caldo e accogliente. Complimenti signora, lei ha ancora un didietro davvero notevole…
Credo che l’essere chiamata “signora”, e quell’”ancora” chiaramente allusivo mi facciano incazzare ancora di più che essere sodomizzata contro la mia volontà.
Lo stronzo ce l’ha davvero duro per la sua età. Non grossissimo, ma abbastanza lungo; soprattutto però, è davvero duro.
M’incula a forza, tenendomi ferma con il braccio torto violentemente dietro la schiena e tirandomi per i capelli. Sento le spinte violente che mi sferra nel retto, allargandomi brutalmente lo sfintere e penetrandomi nel profondo del mio povero buco…
Per fortuna sono ancora aperta dopo i rapporti precedenti; ho anche lo sperma dell’ultimo stronzo ancora dentro, che fornisce un minimo di lubrificazione, così almeno non mi rovina del tutto.
- Aahhh… Aahhh…
- Sì, gridi pure: mi piace…
Ho a che fare con un maniaco.
- Mi fai male, stronzo!
- Faccia tesoro della lezione e si rilassi, signora… Siamo solo all’inizio.
Non ci posso credere: mi sta inculando come un treno, sempre più in profondità.
Un male cane, ma anche un sottile piacere perverso che lentamente mi penetra le viscere e mi sconvolge le carni fino a raggiungere il cervello.
- Ahiaaa! Aahhh… Aahhh… AAHHH!
Lo stronzo mi tira ancora per i capelli, rovesciandomi la testa all’indietro mentre mi pianta la verga in fondo al retto.
Sento i testicoli del Lupo sbattermi contro la fica.
Non ci posso credere… Mi sta piacendo.
- Bastardo… - annaspo senza fiato – Mi fai godere…
Sto diventando anche masochista? Mi piace essere violentata?
La mia perversione è davvero un abisso senza fondo.
La tavola cigola sotto i colpi che il Lupo mi sferra nelle budella; io cerco di tenermi ferma sulle gambe e di tenermi alla tavola mentre vengo brutalmente sventrata, e intanto sento il piacere montarmi dentro sempre più intenso…
- Avanti signora, mi faccia sentire come gode…
Ho gli occhi fuori dalla testa per l’intensità di quello che sto provando. Piacere, dolore, umiliazione, sollazzo animale…
- Oh cazzo, sto per godere…
- Avanti, venga… Venga!
M’impala fino all’elsa, mozzandomi il fiato. Il colpo mi centra a tradimento il retro del punto G, e mi sento quasi mancare.
- Sto godendo… - annaspo – Godo… Godo… AAAHHHHH!!!
Mi sbrodolo addosso, sentendomi svuotare da ogni energia mentre il mio corpo si contrae tutto in preda a quell’orgasmo contro natura.
Il mio sfintere si contrae spasmodicamente alla base del cazzo del Lupo, mungendolo letteralmente dentro di me.
- Hmmm… Che troia! – mi fa lo stronzo, schizzandomi dentro tutto il contenuto dei suoi testicoli.
Sento il calore dello sperma allagarmi le viscere, mentre gli spasmi del piacere mi tagliano le gambe e mi annebbiano la vista.
Mi aggrappo alla tavola e mi abbandono al piacere, mentre lui finisce di svuotarsi dentro di me.
Ansimo, sentendomi riempire; cerco di mantenere un minimo di controllo sulle mie memmbra, di recuperare un minimo di dignità…
Il Lupo si rilassa dentro di me.
E’ finita.
Con calma, si stacca dal mio corpo, lasciandomi nel culo un vuoto quasi doloroso.
Rimango aggrappata alla panca, cercando di recuperare il controllo del mio corpo.
Sento lo sperma del Lupo che comincia a colare dall’ano spanato; finirà a terra fra le mie gambe, e si mescolerà ai liquami vari che insozzano il pavimento.
Mi sollevo a fatica, piantandomi con gli stivali a terra e cercando di prendere fiato: il Lupo ha smesso di tenermi bloccata.
Deve essere soddisfatto, perché sorride un istante, mentre si richiude la patta dei pantaloni.
Cerco di darmi un contegno e mi risollevo i calzoni di pelle e li richiudo a mia volta.
- Soddisfatto? – gli chiedo con tono beffardo – Ti senti più uomo, adesso?
Il Lupo mi fissa, nuovamente gelido e impenetrabile.
- Non si sopravvaluti. Il suo buco rotto non è certo in grado di fare sentire un uomo più uomo di quanto non sia già…
Eh? Non sono sicura di aver capito cosa voglia dire, ma non ho modo di chiarire il dubbio: Jelena rientra nella stanza, e non ho molta voglia di farle capire che sono appena stata umiliata nel corpo e nella dignità.
Inspiro a fondo e mi guardo intorno: non abbiamo ancora finito.
La testa mi fa un male cane dopo la botta che mi sono presa all’uscita del locale, e il culo mi brucia da pazzi con questo stronzo che mi sta sodomizzando da dietro e che non vedo neppure…
Per non parlare delle braccia che mi si stanno staccando.
Ma il dolore alla testa e al culo non è niente rispetto a quello ai capezzoli: questa pazza che ho davanti me li sta letteralmente strappando dal petto.
Jelena è sempre sul divano, poverina… Mi dispiace averla trascinata in questo guaio. Mi piace, volevo farmela… Magari estorcerle le informazioni che ancora mi servivano sulla sua fonte, ma non volevo metterla nei guai.
Non ci vuole molta fantasia per immaginare come andrà a finire: non usciremo vive da questo buco di merda.
Se avessero intenzione di lasciarci andare non ci avrebbero permesso di guardarli tutti in faccia.
Bastardi.
Dove sarà Eva? Almeno lei non è stata catturata: lei se la caverà.
Spero che Jasmine riesca ad allontanarsi in tempo… Io non ho problemi a crepare qui, e adesso.
Mi sorprendo insolitamente tranquilla da questo punto di vista.
Non ho paura di morire… Spero solo che sia una cosa decentemente rapida.
In fondo anche la missione è sostanzialmente riuscita: l’informazione fondamentale è stata trasmessa.
Ma questa stronza che mi urla in faccia e mi tira i capezzoli mi sta davvero irritando. L’unico rimpianto a morire adesso è non riuscire a portarla con me.
Ha la mia età, ma se la porta meno bene di me: faccia piena di rughe, specie intorno alla bocca. Capelli biondicci, slavata… Ha l’accento russo, lo riconosco dai tempi di Mosca con Tanya.
Gli altri mi sembrano gente del posto, probabilmente assoldati. Quello che mi sta inculando ce l’ha duro, ma tutto sommato piccolino… Infatti mi è entrato dentro al primo colpo.
Jelena se la sta vedendo brutta, per fortuna almeno uno di quei porci si è allontanato. E un altro me lo sto prendendo io… Ne ha ancora due addosso, a sandwich.
No, quello che le stava sotto si sta spostando, glie lo mette in bocca.
Sono un po’ offesa: quando siamo arrivate qui, hanno stuprato solo lei, e a me mi hanno appesa al soffitto… Va bene che lei è più giovane, ma io sono davvero da buttare? E’ dovuta venire la pazza russa per ordinare a uno di violentare anche me…
Non che io ci tenga a essere stuprata, ma cazzo!
Mi rendo conto che i miei pensieri stanno andando per conto loro.
Non ci vedo più dal dolore, ho gli occhi pieni di lacrime per il dolore, e la pazza continua a urlare insulti… Mi viene da ridere quando mi da della puttana nei modi più coloriti, pensando di umiliarmi.
Sto per morire, e la cosa mi eccita.
L’adrenalina mi intossica, il dolore ai capezzoli è atroce, ma mi produce anche un perverso piacere… Perfino quel cazzo nel culo mi fa quasi godere.
Sono intontita…
Il mio cellulare va in vibrazione e la pazza smette un istante di urlarmi contro, distratta dal suono inaspettato. Si piega sui miei vestiti, che giacciono buttati in un angolo.
Mi sembra di vedere la porta che si apre alle spalle della russa che mi urla davanti.
Un tizio entra con la pistola in pugno, ma non grida nessun avertimento. Non è la polizia. E’ solo.
Chi cazzo è?
Spara in testa al tipo che sta fottendo Jelena nel culo, e gli spruzza il cervello contro il muro… Che schifo.
Gira l’arma contro di me, cazzo.
Vedo la fiammata, sento la frustata dell’aria sulla guancia, poi il rimbombo della deflagrazione.
Avverto un rantolo alle mie spalle, sento il cazzo che mi riempie il culo sobbalzarmi dentro; le mani del tipo che m’incula mi lasciano andare i fianchi, poi il cazzo mi viene quasi strappato dal buco.
La pazza alza lo sguardo con gli occhi sgranati.
La pistola ruota nuovamente verso Jelena e spara di nuovo.
Questa volta l’effetto è da voltastomaco: la testa del tipo che stava scopando Jelena in gola sembra esplodere come un cocomero marcio, schizzando sangue, capelli, schegge d’osso e altra robaccia un po’ dappertutto, ma soprattutto addosso ala donna che stava violentando.
Ero già intontita di mio, ma le tre detonazioni nella stanza chiusa mi stordiscono del tutto.
Jelena comincia u urlare istericamente.
Il tipo che ha sparato si precipita dentro e si scaraventa addosso alla pazza, cacciandole la pistola fumante in bocca e schiacciandola contro il muro.
Pronuncia una sola parola: - Buonasera…
In italiano.
L’Agenzia ha mandato qualcuno a tirarci fuori dai guai.
Io non posso muovermi: sono appesa come un salame. Jelena non ha neppure capito cosa sia successo, ma si è accorta di essere coperta da quel che resta della testa di uno dei suoi stupratori e per adesso non riesce a pensare ad altro: si rotola sul materasso gridando impazzita.
Il tipo con la pistola prende a calci la pazza, e per questo mi diventa subito simpatico.
Le strappa i vestiti di dosso e continua a scalciarla finché non la costringe a terra nell’angolo sotto la bocca di lupo, con la testa fra le mani.
Poi lui sparisce alla mia vista, e immagino sia alle mie spalle.
Quando ricompare nel mio spazio visivo, lo vedo raccogliere le armi dei morti, la pistola sempre puntata nella mia direzione… Immagino che tenga la pazza sotto tiro.
Si avvicina a Jelena e le sussurra qualcosa cercando di calmarla, poi controlla i corpi a terra, accertandosi che siano tutti morti.
Infine torna alla russa e le ringhia contro qualcosa che non capisco, ma che non deve essere troppo simpatico.
Le orecchie mi fischiano ancora dopo gli spari, e le grida di Jelena non mi aiutano. Sono come ubriaca.
Cerco di parlare, ma mi ricordo di avere le labbra gonfie e spaccate per le botte che ho preso dalla pazza.
Riesco a biascicare: - Cosa ne diresti di tirarmi giù?
Il tipo si volta a guardarmi, e non leggo nessuna simpatia nel suo sguardo.
I suoi occhi sono neri come la pece. L’espressione del volto è di pietra. I capelli con più sale che pepe gli danno oltre cinquanta primavere, ma sembra perfettamente in forma.
- Meriteresti di restare lì appesa.
Tutta la simpatia che avevo provato quando ha scalceggiato la pazza svanisce di colpo.
Lo guardo cazzeggiare in giro, tirare un altro calcio alla russa e piegarsi di nuovo su Jelena, porgendole i suoi abiti.
Poi alla fine si volge di nuovo verso di me, sempre con la sua espressione gelida da lupo in caccia.
Si arrampica alle mie spalle su uno sgabello, sgancia il moschettone cui ero agganciata, e io finisco per terra con un guaito di dolore.
- Cazzo…
Mi sollevo sulle ginocchia, e adesso sono le spalle a farmi improvvisamente un male cane.
Lui tira fuori un coltello e taglia le corde che ho ai polsi.
Sono libera.
- Legala.
Uso le stesse corde che legavano me per bloccare le mani della pazza dietro alla sua schiena, mentre il lupo la tiene sotto tiro.
- Almeno sai usare le corde – commenta il Lupo.
- Sono una marinaia – rispondo risentita – Certo che so usare le funi.
- Brava marinaia – fa ancora lo stronzo – Magari la prossima volta resta a bordo della tua bella barca e evita di creare casini.
Okay, forse me lo sono meritato. Però io stavo solo cercando di fare il mio lavoro… A modo mio naturalmente.
Mi alzo in piedi, e mi rendo conto di barcollare.
Raggiungo a fatica Jelena e cerco di calmarla.
Cerco anche di calmare me stessa.
L’adrenalina continua a scorrere a fiotti nel mio sangue: so che fra un po’ crollerò esausta.
Sono nuda.
Raccolgo i miei vestiti e mi ricopro: pantaloni di pelle, canotta, stivali… Ora posso camminare un po’ meglio.
La testa continua a farmi male, ma il resto del dolore comincia ad attenuarsi.
Guardo il Lupo: - Sei dell’Agenzia?
Lui mi guarda con aria disgustata.
Un professionista: uno che non fa domande stupide e che detesta quelli che le fanno.
Va bene, giochiamo pure a fare i duri.
- C’erano tre uomini con noi.
- Ci sono due corpi nella stanza accanto – mi fa il Lupo – Mentre il tipo con la barba che ti piaceva tanto è di sopra che dorme accanto al cadavere del socio della tua amica…
La mia “amica” è chiaramente la pazza.
Okay quindi riassumiamo: i capi sono russi, la manovalanza è locale. I due napoletani erano comparse ignare, e il montenegrino probabilmente un complice.
Seguivano me, probabilmente a causa della Serenissima… Oppure seguivano Jelena perché la tenevano d’occhio fin dall’inizio. Il secondo caso è più preoccupante perché implica che le informazioni di jelena possono essere corrotte. Nel primo caso invece io sono stata usata da esca, e questo non mi piace per niente.
Immagino siano incidenti del mestiere.
Mi sgranchisco le gambe.
La pazza mi guarda con odio.
Vicino a lei c’è il tipo che mi stava inculando; è ancora vivo. Il proiettile gli è entrato in bocca ed è uscito da dietro senza ledere il cervello.
C’è ancora abbastanza corda per legare anche lui. E per appenderlo dove ero appesa io.
E’ nudo come i suoi compari: si erano spogliati per fare la festa a Jelena, e poi Lupo ha fatto la festa a loro…
Ha il cazzo a penzoloni.
Moscio, è ancora più patetico di quando mi stava inculando.
Jelena continua a ridacchiare istericamente.
Il Lupo sembra davvero seccato dei suoi strepiti: non deve essere un tipo molto paziente.
Mi guarda con aria schifata: - Cerchi di calmarla, ed in fretta, la prego: io devo andare di sopra per gestire l'ultimo dei simpatici partecipanti...
Mi colpisce l’assurdità del “lei”. Educato, quasi affettato… Dopo aver sparato a tre uomini (scoprirò dopo che ne aveva già stesi altri tre subito prima).
Però ha ragione: Jelena comincia a dare sui nervi anche a me.
Non sono brava come infermiera, così mi rivolgo a lei con tono un po’ brusco.
- Jelena, vieni qui.
A volte le maniere spicce sono le più efficaci.
La mia amica smette di fare casino e si avvicina barcollando, mentre il Lupo esce dalla stanza e si avvia di sopra.
E’ ancora seminuda, tutta inzaccherata di materiale organico vario, e sembra sotto shock, ma mi guarda con i suoi occhioni intelligenti.
Povera donna, che brutta esperienza.
- Chiedigli chi è che li paga.
Jelena chede. Il disgraziato rantola qualcosa.
- Non capisco… Non riesce a parlare.
Il proiettile gli ha portato via la lingua assieme a un po’ di denti. Mi sento stupida un’altra volta: come si fa a interrogare uno che si è preso una pallottola in bocca.
Prendo il coltello con cui abbiamo tagliato le corde e lo accosto ai testicoli del mio stupratore.
- Chiediglielo di nuovo.
Il tipo si contorce tutto appeso alla corda, gli occhi sbarrati dall’orrore. Ruota la testa, cercando di indicare la pazza ai suoi piedi.
- E’ lei quella che paga?
Lui annuisce con forza, gli occhi sbarrati.
- Bravo. Visto che ci riesci, quando vuoi? Adesso dimmi: come ci avete trovate?
Versi incoerenti, grugniti inutili… Il tipo chiaramente non serve a niente. E io non ho tempo di aspettare che guarisca.
Bene: in fondo il simpaticone ha violentato sia Jelena che me, e si merita un ringraziamento.
Gli prendo il cazzo in mano con la sinistra, lo sego velocemente fino a farglielo venire abbastanza duro, poi con la destra gli recido i testicoli con un colpo netto di coltello.
Il mio stupratore caccia un urlo disumano e io evito uno spruzzo di sangue mentre le palle mosce cadono a terra.
- Bene, veniamo a te – faccio, accosciandomi accanto alla pazza – Hai visto che non sono di buon umore, quindi cerca di non farmi arrabbiare.
La pazza mi guada con occhi sgranati mentre le passo davanti alla faccia la lama insanguinata.
- Seguivate me o lei?
Non c’è bisogno di Jelena adesso: la pazza parla l’inglese.
- Te! Seguivamo te… Abbiamo visto la tua barca in rada e ti abbiamo seguita tutto il giorno.
- Brava. Sapete anche chi è lei?
- Una serba. Una simpatizzante dell’occidente…
- Non sono una simpatizzante di nessuno! – grida Jelena, di nuovo con un filo di isteria nella voce – Sono una patriota, e voglio il bene della mia terra.
La pazza fa una smorfia eloquente.
Non m’interessa quello che pensa, voglio scoprire quello che sa.
- Però tu interrogavi me, non lei… Quindi non sai esattamente chi è, giusto?
Uno sguardo vacuo. Non posso esserne certa, ma ho la netta impressione di aver colto nel segno: non lo sa.
Quindi i russi non conoscono l’informazione che ci ha passato Jelena. Bene.
- E Milos, il montenegrino con la barba? Perché avete ucciso gli italiani e non lui? E’ uno dei vostri?
- No… Lui… Gli abbiamo chiesto da che parte sta. Lui è un patriota. Non vuole che il Montenegro cada in mano agli occidentali. Stava collaborando e ci spiegava quello che sapeva di voi.
- Cioè, niente – sorrido, soddisfatta.
Le tiro un calcio nel fianco per ringraziarla della collaborazione.
Mi giro di nuovo verso Jelena: - Cerca una doccia e lavati, che fai schifo.
C’è un tubo dell’acqua con un sifone nel corridoio. L’acqua deve essere gelata, ma immagino sia meglio che niente.
Jelena non deve essere una abituata a subire violenza carnale, e probabilmente per lei lavarsi deve essere la cosa più importante in assoluto…
Rimane fuori a cercare di lavarsi lo stupro di dosso per un bel pezzo.
Il coglione appeso al soffitto si sta dissanguando come un porco sgozzato: sotto di lui ormai c’è una vera pozza di sangue.
Mi arrampico sullo sgabello e lo faccio cadere. Che sia già crepato oppure no è qustione secondaria, che non mi interessa molto.
Al suo posto appendo la russa: all’inizio non è propensa a collaborare, ma una serie di calcioni tirati nei fianchi con gli stivali da motociclista la convincono a farsi appendere per i polsi.
La bendo con gli stracci dei suoi stessi vestiti.
Ho appena finito, che il Lupo rientra, trascinandosi dietro una specie di sacco di patate.
Lo trascina sul materasso, e mi rendo conto che si tratta di Milos, legato, imbavagliato, bendato e svenuto.
I cadaveri dei due napoletani sono nella stanza accanto: li ho visti mentre cercavo la doccia per Jelena… Beh, peggio per loro: così imparano a scegliersi meglio la guida locale.
Il Lupo osserva con aria indifferente la pazza appesa nuda al soffitto. Poi ha un moto di sorpresa quando si accorge che ho tagliato le palle al suo scagnozzo.
Mi guarda con un sorriso piuttosto freddino: - Hmmm… Vedo che forse sta imparando qualcosa: almeno l’ha bendata. E questo le ha raccontato qualcosa, prima di perdere le palle?
- Qualcosa – annuisco io senza sorridere.
Se vuole giocare a fare il duro con me, casca male.
Lui annuisce.
Mi si avvicina, con aria indifferente. E’ un po’ più basso di me: tarchiato, asciutto, un po’ grigio…
Poi con uno scatto difficilmente prevedibile a causa della sua apparenza glaciale, mi afferra il polso destro con la sinistra e me lo torce dietro la schiena.
Potrei tirargli una bella ginocchiata nelle palle, ma lui mi ha già piazzato la pistola (ma dove la teneva?) contro la gola.
- Mia cara signora, le sconsiglio di fare la furba con me – mi sibila irritato dentro un orecchio – Non è stata una serata piacevole, e io sono di pessimo umore.
Cerco di liberarmi, ma ho a che fare con un professionista. Non solo è più forte di me, ma è anche chiaramente piuttosto esperto di arti marziali, e il mio karate è piuttosto arrugginito.
Mi faccio un appunto di rinfrescarlo al più presto.
La stretta al polso si fa più dolorosa, e così la pressione della bocca da fuoco contro la gola.
- Merda…
- Pessimo vocabolario per una signora della sua età. Lo sa? Sono ore che ho voglia di darle una bella lezione, e credo proprio che il momento sia arrivato…
Continia a torcermi il braccio sempre più forte, e così facendo mi costringe a piegarmi in due e a girarmi contro il bancone su cui erano appoggiate le pistole dei banditi. Mi ritrovo con la faccia contro il legno sudicio.
Provo a ribellarmi, e lui mi fa vedere le stelle. Sento la pistola contro la nuca.
Mi calmo.
- Cosa cazzo vuoi farmi?
- Come dicevo, darle una lezione cara signora… Magari le sarà utile.
Non ci posso credere: mette via la pistola e senza smettere di tirarmi il polso sinistro verso le scapole, con la mano libera mi slaccia i pantaloni.
Violentata per la seconda volta nella stessa nottata… Decisamente ho avuto giorni migliori.
Con gesti secchi mi abbassa i pantaloni di pelle a petà cosce.
Io ho sempre la faccia contro il tavolaccio, e il braccio sinistro torto dietro le spalle; con la destra mi abbraccio alla panca e allargo le gambe per reggermi meglio…
Sento il turgore della sua erezione contro le chiappe.
- Bastardo…
- Lei ha proprio un linguaggio di classe, non c’è che dire…
Cerco di divincolarmi, ma non c’è verso.
Mi appoggia il membro fra le natiche nude. Mi sputa sul buco ancora indolenzito: immagino che i tessuti non si siano ancora ricomposti dopo lo stupro precedente.
Infatti sento il glande aprirsi facilmente la strada dentro di me.
- Ahiaaa!
Strillo di dolore, ma considerato che non sono preparata non mi fa troppo male: in fondo questo è il quinto cazzo in culo che prendo questa notte… Sono proprio sfondata.
- Hmmm… - sospira lui, chiaramente soddisfatto nell’affondarmi nell’intestino – Che bel buco caldo e accogliente. Complimenti signora, lei ha ancora un didietro davvero notevole…
Credo che l’essere chiamata “signora”, e quell’”ancora” chiaramente allusivo mi facciano incazzare ancora di più che essere sodomizzata contro la mia volontà.
Lo stronzo ce l’ha davvero duro per la sua età. Non grossissimo, ma abbastanza lungo; soprattutto però, è davvero duro.
M’incula a forza, tenendomi ferma con il braccio torto violentemente dietro la schiena e tirandomi per i capelli. Sento le spinte violente che mi sferra nel retto, allargandomi brutalmente lo sfintere e penetrandomi nel profondo del mio povero buco…
Per fortuna sono ancora aperta dopo i rapporti precedenti; ho anche lo sperma dell’ultimo stronzo ancora dentro, che fornisce un minimo di lubrificazione, così almeno non mi rovina del tutto.
- Aahhh… Aahhh…
- Sì, gridi pure: mi piace…
Ho a che fare con un maniaco.
- Mi fai male, stronzo!
- Faccia tesoro della lezione e si rilassi, signora… Siamo solo all’inizio.
Non ci posso credere: mi sta inculando come un treno, sempre più in profondità.
Un male cane, ma anche un sottile piacere perverso che lentamente mi penetra le viscere e mi sconvolge le carni fino a raggiungere il cervello.
- Ahiaaa! Aahhh… Aahhh… AAHHH!
Lo stronzo mi tira ancora per i capelli, rovesciandomi la testa all’indietro mentre mi pianta la verga in fondo al retto.
Sento i testicoli del Lupo sbattermi contro la fica.
Non ci posso credere… Mi sta piacendo.
- Bastardo… - annaspo senza fiato – Mi fai godere…
Sto diventando anche masochista? Mi piace essere violentata?
La mia perversione è davvero un abisso senza fondo.
La tavola cigola sotto i colpi che il Lupo mi sferra nelle budella; io cerco di tenermi ferma sulle gambe e di tenermi alla tavola mentre vengo brutalmente sventrata, e intanto sento il piacere montarmi dentro sempre più intenso…
- Avanti signora, mi faccia sentire come gode…
Ho gli occhi fuori dalla testa per l’intensità di quello che sto provando. Piacere, dolore, umiliazione, sollazzo animale…
- Oh cazzo, sto per godere…
- Avanti, venga… Venga!
M’impala fino all’elsa, mozzandomi il fiato. Il colpo mi centra a tradimento il retro del punto G, e mi sento quasi mancare.
- Sto godendo… - annaspo – Godo… Godo… AAAHHHHH!!!
Mi sbrodolo addosso, sentendomi svuotare da ogni energia mentre il mio corpo si contrae tutto in preda a quell’orgasmo contro natura.
Il mio sfintere si contrae spasmodicamente alla base del cazzo del Lupo, mungendolo letteralmente dentro di me.
- Hmmm… Che troia! – mi fa lo stronzo, schizzandomi dentro tutto il contenuto dei suoi testicoli.
Sento il calore dello sperma allagarmi le viscere, mentre gli spasmi del piacere mi tagliano le gambe e mi annebbiano la vista.
Mi aggrappo alla tavola e mi abbandono al piacere, mentre lui finisce di svuotarsi dentro di me.
Ansimo, sentendomi riempire; cerco di mantenere un minimo di controllo sulle mie memmbra, di recuperare un minimo di dignità…
Il Lupo si rilassa dentro di me.
E’ finita.
Con calma, si stacca dal mio corpo, lasciandomi nel culo un vuoto quasi doloroso.
Rimango aggrappata alla panca, cercando di recuperare il controllo del mio corpo.
Sento lo sperma del Lupo che comincia a colare dall’ano spanato; finirà a terra fra le mie gambe, e si mescolerà ai liquami vari che insozzano il pavimento.
Mi sollevo a fatica, piantandomi con gli stivali a terra e cercando di prendere fiato: il Lupo ha smesso di tenermi bloccata.
Deve essere soddisfatto, perché sorride un istante, mentre si richiude la patta dei pantaloni.
Cerco di darmi un contegno e mi risollevo i calzoni di pelle e li richiudo a mia volta.
- Soddisfatto? – gli chiedo con tono beffardo – Ti senti più uomo, adesso?
Il Lupo mi fissa, nuovamente gelido e impenetrabile.
- Non si sopravvaluti. Il suo buco rotto non è certo in grado di fare sentire un uomo più uomo di quanto non sia già…
Eh? Non sono sicura di aver capito cosa voglia dire, ma non ho modo di chiarire il dubbio: Jelena rientra nella stanza, e non ho molta voglia di farle capire che sono appena stata umiliata nel corpo e nella dignità.
Inspiro a fondo e mi guardo intorno: non abbiamo ancora finito.
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