L'orfanella

di
genere
incesti

Questo racconto non è frutto della mia immaginazione, ma il condensato di confidenze fatte da una mia amica che non desidera apparire in alcun modo, temendo che alcuni riferimenti nello scritto, possano far risalire a lei o alla persona con il quale convive meravigliosamente. Pertanto, ogni richiesta o delucidazione non otterranno soddisfazione alcuna, unicamente per il motivo sopra indicato. Scusate, Tara.

Al compimento del mio diciottesimo anno di età, finalmente potevo lasciare il collegio dove avevo vissuto fin da bambina, “ orfana ”, mi avevano sempre detto le sorelle di Maria, le suore che dirigevano il nostro orfanotrofio. Prima di farlo però, mi ero cercata un lavoro ed un alloggio in affitto, vicinissimo alla pizzeria dove ero stata assunta come cameriera ai tavoli dell’ampio salone laterale, rispetto all’entrata. I primi mesi, mi ero sentita molto affaticata, pur se felice per la mia nuova vita, non certo così monotona come gli anni trascorsi dentro quella specie di galera che tutti chiamavano, usando un eufemismo, “ L’Arca ”, mentre per me era diventata la succursale di una casa di cura. Il proprietario del locale, era un affascinante moretto sui quaranta, scuro come l’ebano, il quale, aveva sposato un’italiana sui cinquantasei, e forse anche di più, per ottenere la cittadinanza. Un metro e novanta di muscoli che quando li evidenziava con la sua T-shirt bianca, lasciava senza fiato tutte le donne presenti nel locale, compresa me, nonostante le mie minime conoscenze sugli uomini. Alcune di queste erano giunte anche a passarmi un bigliettino, col proprio numero di telefono, in modo che lo passassi a lui senza farmi scoprire dalla moglie, onnipresente nel locale, di giorno, ma molto meno la sera, visto che talvolta alle tre di notte eravamo ancora intenti a servire i ritardatari. “ Quella della tavola tre, non mi interessa, Roberta: l’ho già fottuta. E tanto meno quella bionda che vedi con quel vecchio al tavolo dieci, mi va. E’ giovane e bella, ma la dà via per denaro al primo che arriva, e non vorrei che lei mi trasmettesse qualche malattia. Con te invece ci starei subito, se solo tu lo volessi ”, mi sussurrò piano in un orecchio, più tardi, mentre ero prona a sparecchiare, e lui dietro di me ad appoggiarmi il sesso sul sedere, palesando uno strumento davvero enorme, caldissimo, pur se celato dentro i pantaloni. Mi sentivo molto lusingata, e allo stesso tempo, spaventata ... Sedotta perché lui mi preferiva alle donne con esperienza, e tremendamente atterrita dal fatto che non avrei certo saputo dimostrarmi donna, fra le sue braccia, dato che non sapevo nemmeno com’era fatto un uomo, fisicamente. O meglio, lo sapevo sommariamente per aver guardato, di nascosto, qualche rivista erotica che mi era stata passata da una mia compagna di stanza, all’orfanotrofio. “ Fammi venire a casa tua, stanotte … !”, mi supplicò, più tardi, quando ormai stavamo per chiudere. “ Non posso ”, risposi, senza dare alcuna spiegazione al mio rifiuto. “ E perché non puoi? Hai un uomo …? ”, mi chiese poi, sollevando le spalle come a significare che a lui non importava se avesse dovuto condividermi con un altro. “ Sono due i miei amanti …! ”, bluffai, con il chiaro intento di farlo ingelosire. “ E tremendamente possessivi …! ”, continuai, ormai immersa fino al collo nella menzogna. “ Caspita! Sei una lupa. Una mangia uomini. Una femmina vera, se hai bisogno di due uomini contemporaneamente nel tuo letto ”, si stupì. “ E’ così, le mie esigenze sessuali, sono superiori a quelle delle donne comuni. Ho bisogno di stimoli doppi, di particolari eccitazioni, sentirmi invasa da più sessi, altrimenti, non raggiungo l’orgasmo ”, raccontai, senza guardarlo. Le mie affermazioni ebbero l’effetto d’indurire maggiormente la proboscide che appoggiava fra le mie natiche, la quale, se fosse stata libera dalla stretta dei pantaloni, sicuramente mi avrebbe trapanata con tutte e quante le vestiti che avevo addosso. Era la prima volta che subivo il contatto carnale di un uomo, e benché fosse distanziato da uno strato di stoffa, avvertii comunque il calore di quel virgulto, scappellato interamente dalla mia fantasia. Riuscii a distanziarmi con fatica da quella calamita che mi aveva causato piacevolezze a livello epidermico davvero importanti, quando, con la scusa che sarebbe stato pericoloso per me raggiungere casa da sola, a quell’ora di notte, mi aveva accompagnata fin sotto il portone. “ Allora …, mi fai salire? ”, mi chiese infine, speranzoso in un mio ripensamento. “ Ora no. Prima devo informare i miei amanti …! ”, mi negai, decisa, soprattutto perché la mia verginità mi avrebbe subito smascherata, e con essa, sarebbero venute a galla le varie bugie che avevo raccontato. “ E se i tuoi amanti accettassero di lasciarti trasgredire con me, tu lo faresti? ”, mi domandò, curioso. “ Ovviamente si. Non mi sono mai fatta possedere da un uomo così alto di statura e con una montagna fra le gambe … ”, gli risposi, pentendomi subito dopo per aver lodato soltanto le sue doti fisiche, mentre, invece, era il suo fascino ad avere essenzialmente agito su di me. L’avevo lasciato senza parole, così, mi baciò su una guancia e, dopo avermi augurato la buona notte, se n’era andato mestamente. Quella notte non chiusi occhio. Ogni mio pensiero era rivolto ad Akim e ad escogitare la risoluzione che mi avrebbe permesso di tuffarmi fra le sue braccia. Dovevo imparare celermente ad essere una donnaccia, ed il solo modo che mi avrebbe permesso questo, era di andare a scuola d’arte amatoria, da qualcuno esperto, abile ad insegnarmi come soddisfare un uomo con ogni centimetro del corpo. In mio soccorso venne la mia vicina di pianerottolo, una ragazza della mia stessa età, Liliana, con cui avevo fatto amicizia, ed alla quale, poi avevo raccontato tutto. “ Per raggiungere il tuo scopo, non puoi certo affidarti a degli sconosciuti, Roberta.
Sarebbe troppo pericoloso. Devi rivolgerti a degli uomini capaci e allo stesso tempo, seri, che si dedichino a insegnarti le basi sessuali senza esagerazioni, o deviazioni azzardate ”, mi consigliò, meravigliandomi per la sua attiva intelligenza, nonostante avesse anche lei appena diciotto anni. “ Io avevo pensato di rivolgermi a dei porno divi, ma non so proprio come contattarli; inoltre, li dovrei pagare, ed io, in questo momento, non ho grandi possibilità ”, le confessai, sinceramente. “ Be’, allora, potresti usare i mie fratelli … Loro, di certo, non ti chiederanno soldi e son certa che vorranno insegnarti tutto quello che bisogna sapere sul far sesso ”, mi rivelò inumidendosi le labbra, quasi come se stesse pregustando delle scene alle quali aveva già assistito. “ Tu pensi che i tuoi fratelli accetterebbero d’insegnarmi, Liliana? ”, le chiesi fiduciosa. “ Certamente. E poi, quando sapranno che sei ancora vergine sia davanti che dietro, faranno a gara per deflorarti, per adoperarsi con fervore al tuo svezzamento ”, mi rassicurò. “ Ma tu dovrai concederti loro senza riserve, Roberta, fare tutto quello che ti chiederanno senza obiezioni di sorta, perché, se vuoi imparare bene ed in fretta, l’unica strada è questa. I miei fratelli ti faranno diventare una vera esperta nell’arte di fare l’amore, una puttana di alto bordo, capace di attrarre a te qualunque uomo, più o meno etero ”, continuò, stimolando in me piaceri che s’ingigantivano ad ogni sua precisazione, mi sferzavano all’interno del ventre come se fossero frustate. “ Certo, farò tutto ciò che mi ordineranno, come se fossi una schiava, docile e remissiva. La sola cosa che gli chiedo, almeno la prima volta, è di essere delicati, di non farmi soffrire troppo …, poi, quando le vie saranno aperte, sono certa che mi adatterò anche al dolore ”, mi raccomandai, spaventata dai racconti che mi erano stati riportati riguardo alla deflorazione. “ Non temere Roberta. Loro sono molto gentili in queste cose. E tu soffrirai appena lo stretto indispensabile, come ho sofferto io, quando mi hanno sverginata. “ Perché, tu sei stata …? ”, le domandai stupita. “ Certo, quando avevo appena sedici anni, e ti assicuro che non ho sofferto che pochi attimi, quando mi hanno deflorata, nello stesso momento, davanti e dietro … ”, mi confessò, con orgoglio, nemmeno se, l’essere stata stuprata dai propri fratelli, fosse una cosa di cui vantarsi. “ D’altronde, se vuoi mostrare al tuo spasimante che sei davvero esperta e aperta a tutto, devi sottoporti a ogni sorta di intrusione, di allargamento dei tuoi buchi ”, seguitò, illustrandomi poi con dovizia di particolari, le varie fasi a cui avrei dovuto sottostare, per divenire una vera esperta. La notte seguente, dopo contrastanti pensieri benevoli e malevoli, che non mi lasciavano prendere sonno, riuscii ad addormentarmi quasi all’alba, per poi sognare di essere fra le braccia del mio bel moretto, mentre mi accarezzava con libidine la peluria che copre la mia vagina. Non nascondo che mi destai mentre godevo in modo tale da marcire persino un’ampia parte del lenzuolo che, attorcigliato a gomena, stringevo fra le gambe. Fortunatamente, non riprendevo servizio alla pizzeria, fino alle diciassette, così, dopo pranzo, ero andata a riposare recuperando un bel po’ di forze. “ Hai parlato con i tuoi amanti? ”, mi aveva chiesto Akim in un attimo che c’eravamo incrociati, lontano da sua moglie. Presa alla sprovvista, mi ero allontanata da lui fingendo che qualcuno potesse sentirci, così poi da pensare ad una risposta che non sapesse da prendi tempo. “ Per il momento uno di loro non è d’accordo ma confido di riuscire a fargli cambiare idea ”, gli sussurrai mentre mi consegnava i calici di birra da portare al tavolo numero sei. “ Ho soltanto bisogno di un po’ di tempo; qualche giorno almeno ”, terminai imitando i ventriloqui, parlando senza muovere le labbra. La stessa sera, mentre mi accompagnava a casa con la sua auto, dopo essersi fermato in un punto della strada dove c’era poca illuminazione, si abbassò la cerniera dei geans, mi prese una mano e se l’appoggiò sul pene chiedendomi di massaggiarglielo. “ Io lo faccio, ma sappi che se ci scopre Orlando, uno dei miei amanti, quello che è contrario, non mi lascerà nemmeno più venire al lavoro. Di notte, scende a portare il cane a fare i suoi bisogni ”, inventai, lì per lì, per il timore che capisse subito quali erano i miei limiti nel fare atti sessuali, anche i più elementari. Frase che lo bloccò permettendo a me di salutarlo e tornarmene a casa. Stavo per infilare la chiave nella toppa quando sentii Liliana aprire la sua porta e invitarmi da lei perché voleva farmi vedere una cosa importante. Apparentemente l’alloggio era vuoto così lei ne approfittò per mostrarmi un grosso e lungo pene di gomma con due teste ben definite, che poi pretese di farmi provare. “ Non devi fare altro che infilarti una punta davanti e l’altra dietro, poi ti metti in ginocchio sul divano, divarichi le gambe e ti appoggi sul cuscino sottostante lentamente fino a quando col tuo stesso peso, ti lasci penetrare secondo quanto desideri. Devo ammettere che l’esperimento non fosse di mio gradimento, ma visto che lei mi avrebbe procurato i suoi fratelli come maestri sessuali, esaudii la sua richiesta. All’inizio, trovai una certa difficoltà, ma poi, col suo aiuto, tutto divenne più semplice e piacevole, al punto che iniziai a godere in modo strepitoso, mugolando come una lupa in calore. “ Questo non è niente Roberta. Il piacere sarà maggiore quando dentro di te entrerà carne viva ”, mi confidò, accarezzandomi fra le cosce, fradice di umori. “ Sarà meglio che tu faccia una doccia, amica mia: sei più bagnata tu di una trota appena pescata ”, mi suggerì, indicandomi la porta del bagno. Avrei potuto farlo da me ma già che c’ero, ne approfittai, soprattutto perché io avevo solo la doccia, mentre da lei, una vasca enorme dove avrei potuto fare il bagno proprio come piace a me. Ero appena entrata in acqua quando la porta si aprì e comparve la mia amica coi suoi due fratelli. Il primo impulso fu quello di coprirmi il seno, visto che il resto del corpo era oscurato dalla schiuma che avevo agitato prima di mettermi a bagno. “ Questo non è il modo per ricevere i tuoi insegnanti, carina! Con noi ti devi scoprire, non nascondere, se desideri percorrere la strada del sapere sessuale … ”, disse Claudio, quello che poi venni a sapere che era il fratello più giovane. Inconsciamente, lasciai cadere le braccia nell’acqua lasciando apparire in tutta la sua nudità il mio seno, indurito come mai lo era stato da quando avevo avuto le mestruazioni la prima volta. Come se fosse stato il segnale di avvio i due fratelli si avvicinarono e presero ad accarezzarmi uno il seno e l’altro, messa la mano dentro l’acqua, senza nemmeno sollevare la manica della camicia, la vagina, facendomi subito volare oltre confini sconosciuti che non mi permettevano più di atterrare. “ Wow! La piccola è carica …! ”, esclamò Orlando, strizzandomi tutti e due i capezzoli, senza esagerazione, come se stesse accertandosi che mie ciliegine fossero mature. “ Te lo avevo detto che la mia amica è una buona allieva, fratello. Ora sta a voi accordarla e suonarla nel migliore dei modi ”, li sollecitò Liliana, appoggiando due ampi teli da mare sul porta asciugamani accanto alla vasca dove io mi stavo liquefacendo dal piacere continuo che i due mi procuravano con i loro palpeggiamenti e le intrusioni delle loro dita, sia in bocca che nei paradisi che ho in mezzo alle gambe. “ Io me ne vado a nanna ragazzi. Voi dedicatevi alla novizia con garbo, mi raccomando. Dovete insegnarle a produrre piacere prima di ogni altra cosa ”, li sollecitò, mentre si chiudeva la porta alle spalle. Rimanere da sola, con i due fratelli, in un primo momento mi aveva intimorita, ma non appena loro avevano ripreso a dedicarsi a me le mie paure erano sparite per lasciare posto soltanto alla curiosità, all’insorgere di piaceri che avevo sognato di gustare senza prevedere minimamente quali gioie potessero dare nella realtà. “ Ora baby, alzati in piedi, esci dalla vasca e lasciati asciugare, poi, mio fratello, ti prenderà in braccio e ti porterà nella nostra camera da letto dove, se tu sarai ancora d’accordo, ti insegneremo i primi rudimenti per diventare un’esperta porcellina ”, mi prospettò Claudio, avvolgendomi con uno dei due asciugamani preparati da sua sorella. In quei pochi minuti di strofinamento delicato senza tralasciare un solo millimetro del mio corpo, penso di avere goduto almeno quattro volte, seppure trattenevo per vergogna i gemiti che soffocavo in gola. Non proprio dei veri orgasmi: quelli li conobbi solamente dopo le prime penetrazioni. Ma piaceri intimi che mi facevano sentire sensazioni particolari fra le gambe, mi inumidivano in modo incontenibile le labbra della vagina, e nello stesso tempo, mi spingevano a serrare e dilatare le pareti anali quando il dito di uno di loro mi sondava a fondo. Dopo avermi depositata sul loro letto, i due fratelli vollero che li spogliassi completamente. “ Devi imparare a spogliare un uomo poiché è una delle pratiche che lo eccita enormemente. E non devi attendere che sia lui a chiedertelo, ma devi iniziare a slacciargli la cintura dei pantaloni mentre lui ti bacia, oppure se ti palpeggia, comunque mentre lui meno se lo aspetta. Poi devi togliergli la camicia, la canottiera, se la porta, per poi passare ai pantaloni, alle calze e, per ultimo, dopo avergli accarezzato a lungo il membro da sopra la stoffa abbassi lo slip lasciandolo emergere in tutta la sua maestosità e profumo ”, mi indico sempre Orlando invitandomi a iniziare dal fratello, il quale, per entrare subito nella parte, iniziò a baciarmi inserendo nella mia bocca tutta la lingua, dolce, succosa, tremendamente deliziosa: energica nel sondarmi a fondo il palato, la mia dentatura al completo sino a raggiungermi quasi le corde vocali. Era il primissimo bacio che davo ad un uomo, ma già sapevo, con la massima certezza, che sarebbe stato seguito da molti altri, visto quanto era stato esaltante. “ Capisco che mio fratello sia affascinante, Roberta, ma se non passi alla seconda fase non ci basterà l’intera notte per completare almeno i preliminari … ”, osservò Orlando, indicandomi la cintura di Claudio. Quando ebbi finito di levargli le calze. “ Ora abbassagli gli slip dal bordo superiore, e soffermati a guardarlo con stupore mentre emerge dalla sua prigione di filo, come se fosse un carcerato che torna libero e poi, sfioralo con le dita di una mano per accertarti della sua reale presenza. Dopo di che lo annusi come se odorassi un delizioso profumo, un’essenza afrodisiaca. Infine, lo afferri con entrambe le mani, l’avvicini alle labbra delicatamente, lo baci e nello stesso tempo lo assaggi con la punta della lingua leccando poi le labbra socchiudendo gli occhi come se tu fossi in estasi. Seguii alla lettera tutte le indicazioni, traendone io stessa una sorta di piacere supremo, impossibile da spiegare. “ E adesso ripeti il compito con me Roberta, ma devi metterci più passione, se vuoi convincere i tuoi futuri amanti ”, mi suggerì, sdraiandosi sul letto accanto al fratello, indurito da fare spavento. “ Certo, professore …,! ”,mi sfuggì, senza ironia, mentre mi stendevo su di lui e iniziavo a baciarlo con passione, ancor meglio di quanto avevo fatto col fratello, anche se era stato il primo bacio della mia vita dato ad un maschio. Quando raggiunsi la fase finale della lezione e gli tirai fuori il pene in tutta la sua grossezza e prepotenza, scordai quasi di avere nella mano sinistra, anche quello di suo fratello Claudio, dal quale già colava qualche lacrima d’umore. Il bacio che diedi al membro di Orlando, però non ebbe nulla a che vedere con il casto bacetto stampato sul pisello di Claudio. Ed anche il profumo era di altra fattura, molto più penetrante nelle mie narici, fremente quando l’ho baciato e leccato per assaggiarne il gusto. Più asprigno, certo, ma infinitamente più esaltante. “ La prima lezione è andata molto bene: brava allieva! “ Adesso devi imparare ad eccitare l’uomo nel modo che sovente noi non confessiamo di preferire, ma che ci stimola in modo esagerato ”, continuò Orlando, mentre Claudio si metteva sul letto carponi e si apriva i glutei con le mani, esponendo il suo fiorellino roseo, bello, se mi è permesso usare questo termine nell’indicare il foro anale di un uomo. “ Leccaglielo, e non smettere fino a quando, con le mani, non lo farai venire”, mi ordinò, egli stesso eccitatissimo per ciò che mi accingevo a fare a suo fratello. Spontaneamente mi venne la voglia di inserirle la punta della lingua dentro, senza successo, per quanto era stretto. Allora mi inumidii il dito indice della mano destra e con una naturalezza che non credevo di possedere, glielo infilai piano, piano, tutto dentro, stimolandogli un godimento quasi istantaneo. Il lamento che uscì dalle labbra di Claudio sembrò più il rantolo d’un agonizzante che la piacevolezza di uno che ha appena goduto, e il motivo di tale anormalità mi venne spiegata dallo stesso Orlando. “ E’ rabbioso perché non ha saputo resistere alla tua sollecitazione ed è venuto come un principiante, sprecando tutto il suo prezioso liquido sul lenzuolo ”, mi disse. “ E tu hai fatto il tuo primo errore, che spero non accadrà mai più ”. “ Errore …? ”, ribadii, stranita. “ Si, imperdonabile, se fatto da una donna con le tue attitudini sessuali molto spiccate. E’ peccato sciupare il nettare di un qualsiasi tuo amante … Avresti dovuto infilare la testa fra le sue gambe e raccogliere su di te ogni goccia del suo piacere, magari privilegiando la tua bocca come calice naturale ”, terminò, severo. Dopo di che, si sdraiò anche lui sul letto e mi ordinò di massaggiargli il pene molto lentamente, usando tutte due le mani. “ Adesso, passiamo alla terza lezione, Roberta, che fa parte di uno dei preliminari più importanti, e cioè, masturbare l’uomo con la bocca. Ricorda sempre che usare le mani in questa pratica, indica non molta esperienza, anzi, inabilità assoluta. Le labbra sono più che sufficienti per far raddrizzare il membro, mentre la lingua, attorcigliata al glande, serve per temperare la sua durezza. La profondità della gola invece è per ricevere il copioso pianto del salice quando ormai è piegato. Insomma: non toccarmelo con le mani ma fai tutto con la bocca ”, ordinò, sollevando le braccia ed incrociando le mani dietro la nuca. Vedere il suo bel membro svettare fiero di fronte a me e non poterlo toccare, un po’ mi demoralizzò, ma ubbidii pienamente agli ordini che mi aveva impartito il mio istruttore. Il primo passaggio delle mie labbra lungo la sua verga e la seguente leccatina al buchino del suo glande, eccitarono moltissimo Orlando, ma procurarono anche a me emozioni che devastarono completamente la mia psiche. Un istante dopo ero impegnata come la più vogliosa delle escort a succhiarglielo, ad ingerirlo oltre ogni limite umano, talvolta sentendomi soffocare in modo atroce, senza però cedere o mostrare momenti di debolezza. Più lo pompavo e più avrei continuato instancabilmente, poiché il contatto del suo membro col mio palato, non smetteva un attimo di infondermi piaceri su piaceri, a trasferire tramite la gola, il seno, il ventre, godimenti sublimi al mio clitoride, inondando le mie cosce con fiumi di umori. Avevo quasi male alle mandibole, ma lui instancabile continuava a gemere senza però cedere, sciogliersi in un godimento meritato. Ma alla fine, ebbi il mio trionfo. Si inarcò quasi fino a spezzarsi, lanciò un urlo gutturale e svuotò in me un litro di sperma bollente, liquido che subito deglutii al completo senza disperderne una sola goccia. Diluvio universale che credo sia passato diretto dalla mia gola al mio ventre, esploso subito dopo in un deflagrante orgasmo, preludio di un mancamento improvviso che mi lasciò incosciente per tutta la restante notte. Quando mi destai, ero ancora nuda, coperta da un candido lenzuolo bianco, accudita dalla mia amica Liliana la quale, mentre ero svenuta, mi aveva pulito la vagina con delle salviettine imbevute e infilato un paio di mutandine con tanto di assorbente contenitivo per eventuali perdite. “ Com’è andata …? ”, mi chiese, appena si accorse che mi ero ripresa. “ Ancora non lo so, credimi … Devo riprendere completamente le mie facoltà fisiche ed intellettive, fare il punto degli avvenimenti, e poi, forse, potrai ripetermi la domanda. Una cosa certa però la posso confermare: per la prima volta, nella mia vita, ho raggiunto il piacere più sublime, il vero orgasmo ”, le confidai, con assoluto piacere, nel riprendere dalla memoria le immagini e le sensazioni provate la notte prima. “ Allora, tutto bene …? ”, si accertò, fiera di se stessa per avermi messa nelle condizioni di diventare una vera femmina da letto. “ Non ti hanno fatto soffrire, vero? ”. “ Assolutamente …! Anzi, mi hanno insegnato diversi metodi per far felice un maschio, e non solo, ma anche cosa non fare per deluderlo. Non vedo l’ora che riprendano le lezioni, sai Liliana?” “ Si, lo immagino. Vedrai che fra non molto ti raggiungeranno, tesoro ”, mi rassicurò, appoggiando il palmo della mano sul mio ventre, frizionandolo da sopra del lenzuolo. “ E questa tua bella passera, inizierà a cantare di gioia, più intonata di un usignolo in amore ”, proseguì, mentre sollevava il lenzuolo per andare ad accertarsi del mio stato vaginale. “ Sei in ordine. Stanotte, quando te l’ho detersa, con delle salviettine, ce l’avevi di un fradicio e appiccicaticcio che ho dovuto usare due confezioni intere per riportartela quasi alla normalità. Ora però è calda, umida al punto giusto ”, si accertò infilando due dita fra le mutandine e l’assorbente, fino a raggiungere le labbra del mio intimo; toccatina che diversificò il mio equilibrio etero facendomi pendere momentaneamente verso deliziose fantasie lesbiche, emozione, subito avvertita da Liliana che fingendo la più disonesta indifferenza, simulò di volersi accertare se anche più profondamente ero in buone condizioni. Non riuscii a trattenere un profondo sospiro di piacere, ed anche il successivo, seguito da un terzo, dovuto alle due dita di Lilli che s’infilavano sempre più profondamente in me fino a produrmi un martellamento nel cervello che presto mi portò ad ululare di piacere. “ Ha proprio ragione mio fratello quando asserisce che tu sei troia nelle vene, che trai gusto dalle situazioni più strane e differenti ”, disse Lilli, anche lei infinitamente eccitata dal contatto con il mio sesso. “ Ovviamente, chissà quante volte avrai avuto dei contatti con delle tue compagne, in collegio …? ”, mi chiese, sorridendo in modo complice. In quel momento, il nascere della nuova eccitazione, costruiva nella mia mente immagini saffiche oscene al massimo, ma la mia lealtà non mi permise di castellare trasgressioni mai avvenute, così: “ Una sola volta, con una mia compagna, mentre ci facevamo la doccia … Un unico bacio, mai più ripetuto perché mi aveva disgustata …! ”. “ E dove ve lo siete dato, il bacio: sulla bocca? ”, mi domandò, curiosa. “ No …, lì …, dove mi stai toccando tu ”, risposi, timida, abbassando il viso, che si era arrossato come una ciliegia matura. “ E perché mai, non ti è piaciuto …? ”, mi chiese, sollevandomi il viso dal mento. “ Non lo so, credimi. Non lo so proprio ”, ribadii, arrossendo ancora una volta. “ Per colpa del suo profumo o del suo sapore …? ”. “ Entrambi, credo ”, accennai, incerta, visto che quell’esperienza era accaduta almeno tre anni prima, e per di più l’avevo posta nel dimenticatoio. “ E … dimmi ”, seguitò lei, sempre più interessata all’argomento, “ eravate eccitate quando è successo ? ”. “ Io no di sicuro; lei non saprei, forse si, visto che avrebbe voluto continuare anche da sola a leccarmela. Io però mi sono tolta e quasi fuggita, mentre lei dopo è rimasta ancora un bel po’ di tempo sotto la doccia ”, spiegai, in maniera succinta, poiché, e non so perché, quel ricordo mi faceva sentire a disagio. “ Adesso sei eccitata? ”, mi domandò improvvisamente, agitando sempre più le dita che non aveva mai tolto dalla mia vagina. “ Si, e molto …! ”, affermai, al termine di un lungo sospiro. “ Allora è il momento giusto per provare se davvero sei contraria a queste pratiche oppure se il tuo è stato un approccio sbagliato, la prima volta ”, mi suggerì, con una certa autorità. In pochi secondi si denudò, si distese sul letto accanto a me, nella tipica posa del famoso sessantanove, avvicinò il viso al mio ventre, e prima di iniziare a leccarmela: “ Tu, per il momento, non fare nulla; lascia a me l’iniziativa, e se poi con l’eccitazione ti giungerà anche il desiderio di baciarmela, fallo pure e vedrai che il piacere sarà sublime, forse persino più di quello che hai provato con i miei fratelli ”, concluse, tuffandosi subito dopo sulle labbra della mia vagina, inumidita da una sequela di umori che la rendevano a dir poco, febbricitante, per il desiderio che mi stava coinvolgendo sempre di più. Non posso dire per quanto tempo resistetti alla voglia di assaggiare per la seconda volta la vulva di una donna, ma si tratta di centesimi di secondo, o forse soltanto di millesimi prima di accertarmi che la vagina di Liliana aveva un sapore ottimo, e che, il suo sesso profumato, acuiva i miei desideri al parossismo. Infatti, baciarla, gustarla e godere, fu un tutt’uno di avvenimenti che trasferirono quel tipo di piacere saffico, all’interno della mia volontà, habitat in cui l’avrei segregato per servirmene quando, e tutte le volte che l’avrei desiderato. Intanto, già lo facevo, mi stavo gustando il clitoride della mia amica, così come lei gustava il mio con un’avidità difficile da descrivere, da addebitare ad una donna che ama soprattutto fare sesso con i maschi, come lei mi aveva detto. Io stessa che mi sentivo naturalmente portata verso l’altro sesso, mi stavo dedicando a Liliana traendone piaceri più che superbi, così intensi da sperare che non finissero mai. “ Guarda che bel quadretto, Claudio, hanno fatto le due pulzelle. Che a nostra sorella piacesse perdersi fra le gambe di una sua simile, già lo sapevamo, e poi ci fa comodo; ma non mi sarei mai aspettato che la piccola e inesperta Roberta avesse anche queste strane preferenze ”, commentò , Orlando, mentre s’avvicinava al letto. “ Che ne dite porcelle se ci uniamo a voi? ”, ci chiese Claudio, già impegnato a spogliarsi ancor prima di ricevere la risposta di assenso. “ Quante parole inutili, ragazzi …! Io sono già accesa, e la mia amica orfanella, brama dalla voglia di sentirsi profanare dagli augelli che avete fra le gambe, se ancora vi funzionano ”, li canzonò Liliana senza smettere d’adattare la sua lingua, le dita e persino il naso dentro di me. “ Ora però, sorella, ti devi mettere da parte e dirigere soltanto i giochi, mentre noi insegniamo alla novizia le delizie della profanazione contemporanea ”, propose Orlando dando una pacca sul sedere di Lilli, che subito abbandonò il mio sesso per sedersi in fondo al letto lasciando me a gambe aperte, estremamente eccitata sia per ciò che avevo fatto con lei che per l’attesa di quello che i due fratelli avrebbero fatto col mio corpo. “ Chi di noi preferisci che infranga la tua illibatezza anteriore? ”, mi chiese Orlando. Senza esitare, indicai lui. “ Allora, sdraiati su di me, ma solo quel tanto da farmi entrare un poco, e poi aspetta che Claudio si adatti al tuo dietro. Quando ci sentirai entrambi, ti inarcherai lenta in su, verso di lui, e dopo ti lascerai scendere, sempre lievemente, verso di me, in un ondeggiamento che ogni volta ti farà assumere sempre di più i nostri membri, fino a quando la spinta decisa di mio fratello ti entrerà tutto nell’ano ed il contraccolpo ti manderà a sbattere con forza sul mio membro, che ti deflorerà come tu desideri, senza causarti troppo dolore ”, mi ordinò con decisione Orlando trattenendo il suo sesso con tutte le mani, in modo da impormi la misura che mi aveva indicato. All’inizio, l’inserimento dei loro sessi , anche se in minima parte, mi procurarono delle sensazioni che non riuscivo a valutare con precisione, ma appena il mio ondeggiamento li fece innestare in me più profondamente, venni sorpresa da un intenso piacere sia davanti che dietro, il quale, subito si trasformò in un orgasmo imperioso, un doppio godimento che mi fece sbavare da entrambi i buchi che avevano impegnato, come anche dalla mia bocca, che avevo tuffato sulle labbra di Orlando, baciandolo con un ardore inaspettato, sia per lui che ricambiò con lo stesso impeto, ma pure da me stessa, trasportata in un universo magnifico, costellato di milioni di stelle lucenti, ma anche da un sole accecante che oscurò il paradiso, spezzandomi il dono più puro donatomi da madre natura, aiutato dalle reni di Claudio che, improvvisamente, aveva impresso la stoccata finale, mandandomi allo scontro col sesso del fratello, palo del supplizio al quale fui grata di immolarmi. Come aveva predetto Orlando, il dolore fu minimo, ed il piacere, invece, ad ogni loro ulteriore spinta nel mio interno, si moltiplicava a dismisura con un solo intermezzo negativo, il sangue che non smetteva più di riversarsi sulle lenzuola del letto. “ Ragazzi, è meglio sospendere, prima che Roberta si dissangui … ”, intervenne Liliana, con fermezza. Un attimo dopo, eravamo in bagno dove lei si prendeva cura di entrambi i miei fori, detergendoli con acqua fresca, e anche con qualche bacino ben assestato, accentuando nuovamente il mio desiderio di sesso, qualunque fosse la persona che me lo avrebbe procurato da quel momento in poi. In un attimo di stasi, ricordando la scena di prima coi suoi fratelli, sospirai profondamente. “ Se avessi soltanto immaginato quant’è bello fare l’amore, non avrei atteso così a lungo dal momento in cui sono diventata signorina …! ” mi sfogai, rivolgendomi più a me stessa che a Liliana. “ Beh, puoi sempre recuperare, mia cara. La carne di prima scelta non ti manca, e io ti aiuterò a tuffarti nei piaceri saffici con più interesse, i quali, unitamente a quelli etero, colmeranno il tuo bagaglio erotico raffinandoti e abilitandoti a sostenere qualsiasi battaglia sessuale. In quel momento, non fui in grado di capire chiaramente il discorso che mi stava facendo Lilli, anche perché, la sua bocca allacciata al mio clitoride, non contribuiva a schiarirmi le idee. Inoltre, il sopraggiungere dei suoi fratelli, nuovamente forgiati fra le gambe, intenzionati a intromettersi fra di noi senza fare distinzioni, mi fece scoccare di nuovo quel non so che di fantastico che mi aveva già invaso quando avevano devastato le pareti del mio intimo. E poi, sapevo di essere in debito con loro. Il sangue mi aveva costretta a correre ai ripari, non consentendo ai fratelli di sbrodare tutto lo sperma che io avevo generato nei loro testicoli. Inoltre, dovevo anche imparare a pompare due membri alla volta, e allora quale migliore occasione mentre la mia vagina era occupata dalla sorella e la mia bocca completamente libera alla bisogna. Come se mi avessero letto nel pensiero, subito si diressero verso di me mettendo a disposizione i membri, che io con un po’ di fatica, vista la loro non umile dimensione cercavo di assumere dentro la mia bocca, giocherellando timidamente con la lingua sul foro dei loro glandi, violacei per lo sforzo che facevano nel trattenere un precoce godimento. Il primo a cedere, con un grugnito da orso in gabbia, Claudio, seguito dopo pochissimi attimi da Orlando che ululò come un lupo di montagna, i quali emisero un ruscello incandescente tutto dentro la mia gola, eccitandomi tanto da non più riuscire a trattenere oltre, il devastante piacere, il secondo orgasmo, molto più intenso del precedente che avevo gustato imperniata sui loro sessi, forse perché non avevo più sentito alcun dolore, ma soltanto gioia pura, il vero appagamento sessuale. Quel meraviglioso ed appagante giochetto a quattro, dopo il ruscello di seme che i due avevano riversato nella mia bocca, pensavo avesse un termine, o almeno che i due fratelli si dedicassero esclusivamente a me, con altri insegnamenti sessuali, invece, entrambi si riversarono su Liliana evitando me completamente. Ebbi un attimo di sgomento, sentendomi messa da parte, ma poi, ricordando ciò che aveva raccontato lei, compresi che il loro era un sistema di vita sessuale ordinario, e che si amavano intensamente …, e non soltanto perché erano fratelli. Non mi restava che guardare, osservare come la mia amica s’impegnava con i sessi dei fratelli. Cosa le faceva e le modalità. Sarebbe stato per me un ulteriore e buon insegnamento, utile da mettere poi in pratica col mio bel moretto, l’affascinante africano nero che mi aveva rapito il cuore, al quale mi sarei concessa senza risparmio alcuno nonostante fossi piuttosto timorosa nel pensare che avrei dovuto ricevere quella specie di proboscide che mi aveva fatto assaggiare, benché lo avesse soltanto appoggiato, da dentro i pantaloni, sul solco dei miei glutei. Un pitone, o meglio una grossa anaconda che mi aveva trasmesso la sua anima attraverso il solo contatto velato. Mentre pensavo a tutto ciò, avvertii Lilli chiamarmi: “ Dai Roberta, unisciti a noi, vieni. Sarà più interessante, amarci io e te mentre i miei fratelli ci ameranno come meglio credono ”, mi suggerì, tendendomi la mano. Era proprio quello che io speravo accadesse, anche se non avevo avuto la sfacciataggine di chiederlo. Senza il minimo ripensamento, afferrai la mano che Liliana mi porgeva, mi adattai al suo corpo aderendo bene a lei alimentando una nuova eccitazione in tutti, ma specialmente a me stessa, quando, sorprendendomi, cercai la sua bocca per baciarla con tutto l’ardore che le sue labbra mi suscitavano, tralasciando momentaneamente quello che ci accadeva intorno, e che subito divenne importante perché i fratelli si innestarono dentro di noi usando la nostra via secondaria senza alcuna gentilezza, fino a quando, i loro fiotti bollenti, si depositarono sulle pareti interne dei nostri ani stuzzicando anche in noi un orgasmo inspiegabile, con parole semplici. Il seguito della notte la passammo soltanto io e Lilli, impegnate nelle più suggestive ed appaganti capriole sessuali, le quali, all’alba ci sfinirono tanto da farci cadere fra le braccia di Morfeo senza nemmeno accorgercene. Il pomeriggio dopo mi presentai in pizzeria letteralmente a pezzi, anche se avevo dormito ininterrottamente fino alle quattro e mezzo. “ Mi sembri stanca, Roberta. Non ti senti bene? ”, mi domandò Akim, preoccupato. “ No, sto bene; solo che ho dormito poco …! ”, mi lamentai, mentre pensavo già alla seconda risposta. “ E perché mai hai dormito poco …? ”, seguitò lui, alzando la voce per lasciare che anche sua moglie intendesse il discorso che stavamo facendo. “ Sai, i fratelli della mia amica, quella che abita vicino a me, ci hanno sfidate a carte e, fra una partita e l’altra abbiamo fatto mattino ”, dissi forte, strizzando l’occhio senza farmi vedere dalla moglie. Dalla sua espressione complice, compresi che aveva capito tutto, e cioè: che i fratelli stavano per gli amanti di cui le avevo parlato, e la sorella, per sviare l’opinione che qualcuno avrebbe potuto farsi circa la presenza di due uomini in casa mia. “ E chi ha vinto, alla fine? ”, chiese la moglie di Akim. “ Noi donne, ovviamente, e abbiamo anche incassato le vincite. Pochi spiccioli, è vero, ma che ci hanno soddisfatte molto … ”, dichiarai con orgoglio certa che il mio bellissimo moretto avesse ben capito quale sorta di capitale avevamo riscosso. Infatti, appena la moglie se n’era andata a casa, passandomi vicino mentre mi sporgeva le pizze da servire ai tavoli, mi insultava bonariamente con frasi: “ Sei una porca …! ”, oppure: “ Gli hai fatto un pompino …? ”, o anche. “ Ti hanno montata nello stesso momento …? ”, coronando le domande sconce con la speranza di potermi adoperare allo stesso modo. “ Ma! vedremo …! ”, avevo risposto io, lasciando scivolare una mano, inavvertitamente, sulla patta dei suoi pantaloni intensificando ancor più, se era possibile, la durezza del suo impareggiabile sesso. Dopo la mezzanotte, essendoci soltanto due clienti, Akim aveva deciso di chiudere la pizzeria appena questi se ne fossero andati, se non ché, entrarono altri due clienti, Orlando e Claudio, decisi a ordinare due pizze e, nel mentre che aspettavano, anche due porzioni di farinata. Ero rimasta di stucco ..., sia perché non potevo certo immaginare questa loro mossa, ma soprattutto perché temevo che potessero in qualche modo rovinare i miei progetti per quella sera. Inoltre, quando ero andata al tavolo per l’ordine, Orlando, mentre scrivevo, aveva alzato una mano e mi aveva accarezzato il sedere con lascivia senza però nascondere il gesto agli occhi degli altri avventori, i quali, scandalizzati e timorosi allo stesso tempo, dopo aver pagato, se ne andarono precipitosamente. Per non essere da meno, Claudio mi aveva infilato una sua mano sotto la gonna e mi accarezzava la vagina mugolando di piacere, allarmando Akim che subito si era lanciato verso di loro per difendermi. “ No, Akim, aspetta … Loro sono i miei amanti, e possono fare di me e con me tutto ciò che desiderano …! ”, lo bloccai prima che armasse i suoi spaventosi muscoli. Approfittando delle mie parole, anche Orlando inserì una mano ad accarezzarmi i glutei, anzi, dopo avermi spostato il filo interdentale delle brasiliane, stava tentando di trovare il buchino semivergine del mio dietro. Di proposito mugolai anch’io, guardando direttamente Akim negli occhi lanciandogli l’evidente promessa a cui lui teneva moltissimo, e io bramavo dal primo momento che l’avevo incontrato. “ Il loro intervento qui significa forse che ti danno il permesso di … ? ”, mi chiese senza ultimare la frase. “ Si, ma soltanto in nostra presenza tu la potrai fottere, e dietro la nostra dirigenza …, come se noi fossimo dei registi ”, rispose Orlando, mostrando una padronanza di me che mi mise un po’ a disagio, ma che non smentii affinché, il mio adorabile moretto, restasse completamente ignaro della strana situazione che si era venuta a creare. “ Be’, se proprio vi piace fare i guardoni, io non ho nulla in contrario, ragazzi … ”, affermò, Akim, mentre azionava il pulsante per la chiusura automatica delle serrande. “ Credo tu abbia frainteso, africa …! Noi, oltre i registi, faremo gli attori primari, oltre che i guardoni, quando avremo necessità di ricaricare le batterie; così come farai anche tu nel momento che avrai la necessità di riprenderti ”, Illustrò Claudio, continuando a palparmi il ventre, mentre il fratello aveva raggiunto il suo traguardo col dito medio, ben assestato fra le pareti del mio culetto. “ Io non ho bisogno di riprese. Le mie prestazioni sessuali sono di gran lunga superiori alla media e, per dirla tutta, le donne che frequento devono essere veramente capaci per eccitarmi a tal punto da farmi giungere al punto di aver bisogno di ricaricarmi …! ”, dichiarò Akim, con la massima immodestia, procurandomi una specie di senso di rivincita, di competizione, che mi avrebbe fatto adottare tutte le finezze sessuali che avevo appena imparato, per farlo soccombere molto prima di quanto avesse fatto la moltitudine delle precedenti amanti che aveva posseduto. “ C’è un problema da risolvere, però. Qui non possiamo rimanere ”, prospettò Akim. “ Mia moglie, non vedendomi arrivare, potrebbe insospettirsi e venire a cercarmi … ”. “ Questo intoppo lo possiamo risolvere. Andiamo a casa di mia sorella … ”, propose Orlando togliendomi finalmente l’ingombro da dietro, seguito da suo fratello che smise subito di palparmi fra le cosce, lasciandomi libera ma comunque estremamente eccitata, tanto che quando giungemmo a casa della mia amica, momentaneamente assente, dovetti correre in bagno a farmi una doccia rinfrescante, soprattutto per detergermi dai copiosi umori che mi avevano infradiciato quasi fino alle ginocchia. Quando finalmente ritornai fra di loro, che nel frattempo si erano accomodati sull’ampio divano del salotto intenti a bere del liquore, venni accolta con un sonante battimano, e con dei fischi da vaccari, a tonalità bassa, che stabilivano la loro approvazione riguardante il mio abbigliamento mancante, la mia completa nudità, e con la pelle ancora grondante di goccioline d’acqua luccicanti come diamanti, alla luce delle lampade led. “ Sei stupenda, Roberta. Quando eri vestita, proprio non avrei immaginato che tu avessi un corpo così bello ! “, disse Akim, con ammirazione. Prima che dicesse altro, mi avvicinai a lui, mi misi in ginocchio, gli abbassai la cerniera dei jeans, infilai le mani dentro lo slip e, senza tirarglielo fuori, iniziai ad accarezzarlo, a massaggiarlo come mi aveva detto Orlando, delicatamente, lentamente, scappellandolo oppure coprendogli la cappella con la stessa sua pelle, avvicinando il mio capo come se volessi scrutare se prendeva calore, o se fosse del calibro giusto per liberarlo della stoffa che lo sacrificava, che non lo lasciava emergere in tutto il suo splendore. Quando poi glielo estrassi in tutta la sua prepotente lunghezza e rotondità, ebbi un briciolo di timore. Quell’ arnese non mi avrebbe penetrata che per un terzo, e se lui avesse continuato a spingere, certo mi avrebbe squarciata , o persino impalata viva, se avesse preteso di entrare per altre vie. La realtà però non scoraggiava la mia voglia di assumere quel ben di Dio, anche se riceverlo sarebbe stato un supplizio, la devastazione consenziente delle vie intime da parte di quel totem sessuale, del montone fattosi uomo che ambiva montare una vacca, proprio come quella che io mi sentivo di essere nel più profondo di me stessa. “ Capisco che tu sia attratta dal suo membro così duro e generoso, Roberta, ma ricordati che lui non è l’unico maschio presente in questa stanza! ”, mi venne fatto notare da Orlando, già attivo con le mani sul suo membro, come d’altronde lo era anche Claudio, mentre io con la lingua schiaffeggiavo velocemente il glande di Akim, gli percorrevo per intero l’asta con le mie labbra semi socchiuse, fino a lambirgli i testicoli, e poi risalivo per andare a dilatargli il buchino in cima al suo pene, rigido come l’acciaio temperato. Impedita nel parlare dall’ampiezza del virgulto che stavo succhiando, non mi rimase altro da fare che allargare le braccia e raggiungere i loro membri, sostituendo le loro mani con le mie, sicuramente meno allenate, ma infinitamente più morbide e calorose. Questo mio nuovo impegno, mi eccitò a tal punto che non riuscii a contenermi nel chiedere chi di loro desiderava infornarmi subito. Senza esitare, Akim, mi sollevò come se fossi un fuscello, fino a depositarmi sulla sua asta tesa come il sostegno di una bandiera, costringendomi ad incassare una buona dose del suo nodoso augello, che la mia bocca aveva contribuito a rendere mostruosamente temibile. Soltanto allora compresi che la mia vagina era in pericolo di sventramento, e quanto fosse breve il tratto che dalle labbra vaginali giungeva alla parete dell’utero. Il colmo poi lo raggiunsi quando, Claudio, non più soddisfatto del mio maneggiargli il pene, decise di entrarmi dietro, senza tanti complimenti, mandandomi a cozzare ancora di più sul boa, che già non trovava altre vie per continuare la sua corsa; mentre Orlando, non avendo alternative, si sollevò in piedi sul divano e me lo infilò tutto dentro alla bocca, vietandomi di fermare la sua discesa nella mia gola, bloccandomi i polsi con la stretta più dolorosa che avessi mai subito in vita mia. Tolta la percentuale di dolore, gli attimi dopo agirono su di me lasciandomi un senso di pienezza meraviglioso. I due buchi mi dolevano, il fiato era bloccato ma, nonostante questo, il piacere era inarrestabile. Credo di aver raggiunto un numero di orgasmi cosi alto da non sapere nemmeno se la natura lo consente ad una persona normale. Da tre anni, convivo con Akim, che ha lasciato la moglie per me, e sovente ci riuniamo con i fratelli, compresa Liliana, ben lieta di aiutarmi nel soddisfare pienamente il mio stupendo moretto, mentre i suoi fratelli sfogano su di me le loro superlative fantasie sessuali.


di
scritto il
2017-06-30
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