Sorella e fratello che bello 3°

di
genere
incesti

Sottoposta ad ogni genere di ignominia sessuale, nonostante la mia giovane età e la poca esperienza, non mi sentivo affatto una vittima, anche se ero arrabbiatissima con mia sorella che mi aveva messa nelle mani di un’orda di affamati sessuali, i quali, se fra di loro ci fosse stato qualche sadico invasato, forse non ne sarei uscita viva. In me e sopra di me c’erano uomini di tutti i generi, compresi degli energumeni neri con membri temibili che per fortuna, fino a quel momento, si erano limitati a strofinarli sulla mia pelle o a farseli leccare con insistenza, talvolta togliendomi il respiro. Proprio in una breve pausa di questo soffocamento, riuscii a suggerire ad un moro, spaventosamente grosso e dotato: “ Ma a lei, non fate nulla …? E’ bella e aperta più di me ”, gli suggerii, accennando con il capo lo sgabello dov’era seduta Anna, senza però alcuna speranza di variare le loro intenzioni riguardanti il mio corpo. Invece, un attimo dopo: “ Lasciatemi stare …! ”, sentii mia sorella urlare. Poi: “ Marco, ti prego, diglielo tu che la festa è soltanto per Tara, che io non c’entro niente ”, si lamentò, tentando di divincolarsi dalle mani dei tre uomini che la stavano toccando e spogliando con tale violenza che, ben presto, rimase nuda e i suoi vestiti tutti a brandelli. Oltre a ciò, la ritrovai di fianco a me e girata in modo che la sua bocca combaciasse con un membro che fino a poco prima avevo ciucciato io, ed il suo ano in alto, pronto per essere dilatato proprio da quel moro grandissimo e con un mostro animato fra le gambe che non l’avrebbe certo solleticata. L’odio che notai nei suoi occhi nell’attimo che i nostri sguardi s’incrociarono, fosse stato una lama di rasoio, credo che oggi sarei senza la testa. In seguito, i nostri esigenti stupratori, pretesero anche di vedere mentre ci leccavamo nel classico sessantanove, nel mentre qualcuno di loro ci analizzava accuratamente l’antro posteriore, donando a me un notevole gusto, e a lei l’eccitazione più travolgente che l’avesse mai assalita, da quando io ho avuto possibilità di vederla godere. “ Mi dispiace Anna, ma non ho potuto fermarli, credimi … ”, si scusò il Marco a cui lei si era rivolta prima. “ Ormai non mi importa più, tanto …”, ribadì, mostrandosi rassegnata, quando invece, io che ormai la conoscevo benissimo, riconobbi che in lei era subentrata quella specie di autolesionismo sessuale che ti getta nella mischia con il più gratificante piacere. Quando la torre di babele ebbe termine, io e mia sorella rischiammo di annegare in un mare di sperma. Gli ultimi che raggiunsero il godimento, lo riversarono tutto sui nostri corpi, distesi quasi inanimati in terra su un grande tappeto, anch’esso di colore latteo.
Dopo aver fatto una doccia lunghissima insieme, Marco ci accompagnò a casa scusandosi ancora con Anna per ciò che era successo. “ E’ inutile recriminare ora, Marco. Vuol dire che combinerò una festa dove ad essere festeggiato sarai tu, seviziato da tutti maschioni neri con una mazza minima di trenta centimetri in su ”, rispose mia sorella, sorridendo. Al nostro rientro a casa, alle otto e trenta circa del mattino seguente, entrambi i nostri genitori ci aspettavano preoccupati. Io non avevo affatto pensato a cosa dire come scusa mentre mia sorella non si era persa d’animo e aveva riferito ai miei che eravamo andate a ballare in una discoteca fuori città e che al momento del ritorno, la macchina dei nostri amici non era più ripartita. “ Così abbiamo dovuto attendere che aprisse un elettrauto per poi ripartire … ”, raccontò Anna, strizzandomi poi l’occhio senza farsi vedere dai miei. Marco, che aveva assistito al racconto fantastico, senza dire una sola parola, era poi venuto nella nostra camera, mentre ci cambiavamo e: “ Li avevano in auto i tuoi amici quei vestiti da educanda che hai addosso? ”, aveva chiesto ad Anna, sornione. “ No. Ma ora non ho affatto voglia di parlare, di raccontare cos’è successo ”, rispose lei, piuttosto nervosa. “ Lo faccio io allora, perché è bene che tu sappia alcune cose che sono successe fra di noi, anche perché desidero chiarirle in modo che non ci dividano ancora in futuro ”, intervenni io. “ Anna è gelosa di me, ti vuole tutto per se. Ieri sera mi ha messa in una situazione che avrebbe potuto essere molto pericolosa, ma poi, fortunosamente, è caduta anche lei nella sua stessa trappola, evitandomi così di essere sbattuta, in modo nauseante, da un mezzo esercito di uomini, metà dei quali erano oriundi africani. Teme che tu non la voglia più, ora che anch’io sono entrata nella vostra vita sessuale ”. “ Le cose non stanno così, Anna. Io ho soltanto usato un po’ di più la passera di Tara perché era la novità e mi sentivo in dovere di farle recuperare il tempo perduto, e non certo perché sono stanco di pappare la tua impareggiabile micia …! ”, le disse, accarezzandole con l’indice il solco tra i glutei mentre lei si spogliava per cambiarsi. Il sospiro che nacque improvviso sulle labbra di mia sorella era il segno più lampante che l’aveva perdonato, e anche me, evidentemente. “ Ora devo andare al lavoro, ma, stasera, quando i vecchi dormono, vengo a trovarti per dimostrarti che il tuo fiorellino, anzi, i tuoi fiorellini, mi attirano sempre, sorellina ”, le confidò in un orecchio, bisbigliando, ma non così piano da non fare udire me, a meno di un metro di distanza. Da quel momento in poi, Anna divenne gioiosa come non lo era più stata da una decina di giorni, anzi s’infilò anche lei nel mio lettino a stretto contatto coi miei glutei fingendo di impalarmi con il suo pollice. La cosa finì lì però poiché, entrambe piombammo in un sonno così profondo da saltare il pranzo ed anche la cena. Soltanto verso le undici di sera, quando i miei erano già andati a letto, ci alzammo a fare un succinto spuntino con noci e cioccolato al latte. “ Be’, io torno a letto ”, mi comunicò Anna, mostrando una premura che non le riconoscevo. Era sempre stata molto più lenta di me, in tutto, e specialmente nel mangiare. Compresi bene la ragione quando vidi mio fratello sgattaiolare dalla sua stanza e infilarsi nella nostra, soltanto coperto dagli slip, già eccessivamente rigonfi sul davanti. Me la presi con la massima calma, anche perché mi sentivo piuttosto deperita, visto che nel bordello della notte precedente non mi ero certo risparmiata quando l’eccitazione mi faceva esplodere nei vari orgasmi. Lasciai passare più di un’ora prima di rientrare in camera. I miei birbanti fratelli erano ancora intrecciati fra di loro, e per giunta sul mio lettino, la parte inferiore del castello. Mentre stavo salendo per andare a coricarmi sul lettino di mia sorella, una mano mi prese dal bordo del pigiama e mi attrasse a se con forza. “ Dove pensi di andare, troia! Vieni a fare il tuo mestiere, prima del giusto riposo ”, mi costrinse Mauro, adagiandomi fra lui e mia sorella. “ Non mi piace che mi nomini in questo modo … ! ”, lo sgridai, risentita. “ A no …? E come dovrei chiamarti? Puttana? O forse preferisci baldracca? Perché è questo che siete tu e tua sorella, delle emerite lesbiche con il pregio di succhiare anche i cazzi …! ”, ci insultò godendo del suo stesso linguaggio scurrile. “ Da oggi, mie care sorelline, avrà il privilegio di adoperare il mio uccello soltanto colei che saprà eccitarmi esclusivamente con le parole. Più scurrili saranno e più vi concederò di sollazzarvi col mio glande ”, suggerì, già sulla via del piacere, godimento che lo raggiunse ancor prima d’inserire il suo pene dentro una di noi; infatti l’inebriante liquido versato dal suo augello finì per riscaldarmi l’ombelico sul quale aveva puntato la sua natura, dopo di che, ingiunse ad Anna di succhiarlo tutto e di ripulirmi l’ombelico con la sua lingua. Cosa che lei non si fece pregare di fare assolutamente, aggiungendo: “ Che buona la tua sperma, ma non devi sciuparla in questo modo però; devi sempre usare la gola della tua serva, della tua porca, della tua baldracca, dove depositarla. Oppure nel mio culo, nella caverna sfondata della tua puttana, di questa troia sfoga cazzi che sarà sempre a tua disposizione ”, lo supplicò, anticipandomi nelle richieste suggerite da Mauro, per ottenere le sue prime attenzioni sessuali, escludendomi subito dalla gara visto che io con le frasi di quel genere, ero tagliata fuori. Io gustavo di più sottomettermi con le azioni, con i lamenti simulati di sofferenza, oppure anche sinceri, se non esageratamente dolorosi. Differentemente da Anna, che amava la sofferenza nei limiti impossibili, io la sopportavo solo se con essa subentrava il piacere ad almeno il cinquanta per cento. Inoltre, non mi piaceva sentirmi dire epiteti scurrili da un uomo al di fuori dei momenti in cui io mi comportavo di conseguenza, nel bel mezzo di una scopata o di un’orgia. In quel frangente accettavo tutto, qualsiasi angheria verbale e oltre.
Visto che come per incanto Mauro e Anna si erano nuovamente infuocati, mentre lei seguitava ad essere sboccata in modo irripetibile, io li lasciai fare limitandomi a passare la lingua sull’ano di mio fratello fino a scendere dove l’unione dei loro sessi si esprimeva in esagerati umori, i quali, istillarono anche a me piaceri superlativi, così intensi da portarmi all’estasi assoluta.


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scritto il
2017-04-22
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