Incesto richiesto 2 Finale

di
genere
incesti

Il nostro incestuoso amore, anche se stratosfericamente intenso e delizioso, durò pochi attimi, il tempo di essere raggiunte da una marea di quegli uomini che avevano assistito alla nostra esibizione, i quali, molto infiammati, si gettarono su di noi facendo sui nostri corpi ogni tipo di nefandezza al limite del sopportabile. Più di una volta avevo sentito Giada lamentarsi di dolore, ma non ero intervenuta poiché, poco dopo, si era lamentata di piacere, e con un’intonazione molto superiore. Io stessa, sorpresa dalla mazza da Basebaal di Enzo, il figlio più piccolo dell’ingegnere, avevo avvertito un certo dolore all’ano, quando mi aveva impalata senza alcun riguardo …; ma poi, lo avevo adorato quando era passato per le vie naturali dilatando le pareti della mia vagina, molto più malleabili a intrusioni di membri super. L’apice del piacere poi, e penso anche di Giada, lo raggiunsi quando i nostri adorabili stupratori ci riunirono nuovamente in un cunnilinguo che non avevo previsto, con mia figlia, mentre loro, uno dopo l’altro, si inserivano in noi usando i buchi ancora liberi e disponibili, abbeverandoci alla fine, con nostro immenso piacere, mentre altri, venuti dopo, ci inondarono la pelle dalla testa ai piedi, e non tutti con il seme, ma pure con liquidi di diversa natura, assolutamente più umidi e cocenti. Pensandoci, il giorno dopo, essere stata una specie di orinatoio pubblico, non mi era stato particolarmente piacevole, anche se nell’insieme aveva fruttato a me e a Giada dieci mila euro ciascuno, al che, la mia piccola, mi aveva detto, ironizzando: “ Mamma, a sto prezzo, finiremo di pagare il mutuo prima di ammalarci di reumatismi …! ”, atteggiandosi come un uomo che orina stando in piedi. Proprio come se nulla fosse accaduto, l’ingegnere, il mattino del sabato successivo, mentre ero impegnata a giocare con il computer nel suo ufficio, mi avvertì che per la domenica sera aveva progettato una serata speciale in una villa di un facoltoso magnate dell’acciaio, e pertanto, io e mia figlia, dovevamo acconciarci come se fossimo due suore, con tanto di tonaca e cordone alla vita. “ Se lo tolga dalla testa, ingegnere. Mia figlia è fuori dalla ammucchiata. Non voglio assolutamente che partecipi ancora a queste indecenze ”, lo sfidai, intenzionata a non cedere alla sua richiesta. “ E perché mai, Marta? Non mi è sembrato che fosse dispiaciuta, l’altra volta. E non mi pare nemmeno che abbia rifiutato la sua parte di euro. Secondo me, è più puttana di te, tua figlia! Si è buttata nella mischia con un impegno raramente riscontrabile in una ragazza così giovane … ”, disse il boss, convinto. “ Ma non è stata lei a buttarsi volontariamente nella mischia …; l’hanno costretta i suoi due figli. L’hanno stuprata minacciando il mio licenziamento, prima, poi il giorno che le hanno regalato l’uovo di Pasqua, e nuovamente la sera dell’orgia, dopo di che l’hanno fatta sbattere da diversi uomini che erano in ufficio quella sera, ed infine, fatta entrare, sempre con la minaccia, dentro il bagno turco, ambiente in cui l’avete obbligata a congiungersi a me, pena, il mio licenziamento per l’ennesima volta ”. “ Io non credo che sia accaduto tutto nel modo che me lo hai raccontato tu, ma se anche fosse, è tardi per cambiare le cose. Io ho assicurato il mio cliente, ed il suo amico, della vostra presenza, pertanto mi hanno già firmato contratti di lavoro per una cifra considerevole. Non vorrai mica che perdo tutto, vero, Marta? ”, rispose, indicandomi il computer, come per significare che non gli potevo rifiutare quella prestazione unitamente a mia figlia. Non sapevo cosa rispondergli, perciò, presi tempo. “ Prima di accettare però, devo parlare con mia figlia, chiedere a lei se se la sente di partecipare. Comunque, l’avviso: se lei si rifiuta di partecipare, è meglio che fin d’ora si cerchi un’altra ragazzina per sostituirla, poiché io non le permetterò assolutamente di seguitare a ricattarla. E un’ultima cosa. Dica ai suoi figli di stare alla larga dalla mia piccina. Sia che partecipi o no, non voglio mai più che la sfiorino nemmeno con un dito ”, minacciai, con assoluto convincimento. “ Va bene. Questo te lo concedo, ma soltanto se tu la convinci a venire all’appuntamento nella villa del mio cliente ”, rispose, con un sorrisino ambiguo sulle labbra, come se fosse convinto di raggirarmi. “ Figurati se ti lascio andare nella tana del lupo da sola, Mamma ! E’ logico che vengo con te. In due potremo difenderci meglio, non ti pare? Inoltre, la somma di denaro che guadagneremo, verrà duplicata, il che ci permetterà di finire di pagare un po’ prima il mutuo della casa ”, suggerì, con un’enfasi gioiosa che mi lasciò un po’ perplessa. Pareva quasi che attendesse con ansia la nuova bisboccia sessuale. Forse, l’ingegnere non aveva poi tutti i torti ad averla giudicata una puttanella. La domenica sera, alla villa dell’amico magnate dell’acciaio, fu l’ingegnere stesso a accompagnarci. Una sontuosa villa all’interno di un parco pieno zeppo di fiori e piante tropicali. A riceverci, un vecchio maggiordomo con tanto di livrea che ci introdusse dentro una specie di cappella con tanto di confessionali, dove ci fece accomodare, io dentro il più vicino e Giada nell’altro. Io mi sono confessata un paio di volte, in vita mia, ma dalla parte esterna del confessionale, mentre invece il maggiordomo ci aveva fatte entrare dove si siede il confessore. Dopo una breve attesa, sentii qualcuno all’esterno della grata che si inginocchiò e mi chiese: “ Sorella, mi confessi perché ho tanto peccato ”, disse, con le mani giunte, un bel signore con baffi, sui sessanta. Lì per lì, pensai di uscire dal confessionale, recuperare mia figlia e scappare da quella gabbia di matti, ma poi, vedendo che Giada si era impegnata ad ascoltare il suo pentito, mi adattai e dissi al peccatore di raccontarmi i suoi peccati. “ Ho fatto tantissimi atti impuri sorella, ma il più impuro di tutti è stato con una tua consorella proprio dentro il confessionale stesso ”,confessò, molto più eccitato che contrito. “ Dettaglia i peccati, se vuoi che io ti assolva ”, lo sollecitai, convinta di sentire una sequela di luridi atti sessuali raccontati dal signore con i baffi, il quale, invece, s’introdusse dentro il confessionale per farmi toccare con la mano e con la lingua il tipo di peccati che aveva fatto con la sua precedente suora, dopo di che, mi sollevò la tonaca e s’impadronì del mio sesso con entrambe le mani, stringendo le labbra della mia vagina in modo doloroso. “ Questo, alla mia suora, piaceva molto, sai. E quando glielo facevo, lei poi me lo prendeva tutto in bocca, fino alla laringe ”, mi rivelò, estasiato. Fortunatamente il suo membro non era dei più dotati, così non feci molta fatica rammollirglielo dentro la mia bocca. Dopo appena qualche succhiata e leccata, riversò tutti i suoi peccati sulla mia lingua, senza che essa dicesse le orazioni prestabilite. Quando Giada uscì dal confessionale, mi raccontò di avere subito un trattamento simile a quello che avevo subito io, con la sola differenza che il suo peccatore aveva preteso di fare un sessantanove, pur con tutte le difficoltà incontrate all’interno del confessionale. La prima parte della serata, non ci aveva impegnate molto, perciò, quando il solito maggiordomo ci introdusse nel salone principale della villa, fra mobili antichi, quadri unici per bellezza e prezzo, oltre ad immensi tappeti persiani, eravamo piuttosto arzille. L’ambiente, riscaldato da un grande camino, era completamente vuoto. I primi a raggiungerci furono i due uomini che ci avevano prima intrattenute dentro i confessionali. Il mio peccatore, visto con una luce più veritiera, era un bell’ uomo brizzolato e con dei baffi molto pronunciati: uno di quei personaggi che si vedevano nei film storici di una volta, molto manierato, e con un fisico longilineo, mentre quello che aveva intrattenuto mia figlia era più rotondetto, pur avendo anch’egli una statura oltre la media, come il mio bel sessantenne. Dopo essersi presentati, sia il manager dell’acciaio che era venuto nel confessionale dov’ero io che il direttore di banca che si era confessato con Giada, ci fecero accomodare entrambe sul grande divano, vicinissimo al camino, e ci pregarono, con un garbo davvero più che convincente, di spogliarci e di restare lì, sedute, con le gambe leggermente divaricate, in modo che loro potessero bearsi dei nostri corpi, fino a quando non avessero recuperato le forze e l’eccitazione. Nell’attesa il maggiordomo ci servì dello campagne Dom Perignon e delle tartine al caviale veramente deliziose, tanto che ne avanzammo ben poche. Per fortuna, i due recuperarono le energie molto presto, e di conseguenza si avvicinarono al divano per accarezzarci. Il magnate questa volta si diresse verso il corpo di mia figlia mentre il suo amico, preferì avvicinarsi a me, tastarmi le mammelle, tipo l’acquirente delle vacche da latte, per poi passare ad infilarmi due dita nella vagina, girarli dentro ed alla fine metterseli in bocca gustandoli con vero piacere. Dopo un certo numero di questi palpeggiamenti, il magnate ci fece la richiesta che ci aspettavamo, ma non così presto, ovvero, una lesbicata fra di noi. Io, francamente non desideravo mettere in atto quella specie di amplesso, anche se era la ragione principale per la quale eravamo state condotte al cospetto dei due ricchi depravati, perciò tentai di ritardare il contatto fisico con mia figlia, mentre lei, invece, si era già sdraiata sul divano e aperto le gambe invitandomi a coprirla, cosa che feci subito, adattandomi alla sua natura e offrendo a lei la mia, indubbiamente già eccitata e inumidita da una ridda di umori incontenibili. La mia fantasia erotica, prese a volare su temi sessuali strani, inducendomi ad agire con la lingua nel profondo dell’intimità di Giada come se al posto suo ci fosse un’altra donna, una infoiata che mi suggeva con l’intenso desiderio di appropriarsi di tutti i liquidi che il mio probabile orgasmo avrebbe rilasciato nella la sua bocca. Il nostro rapporto, eccitò da morire i due anzianotti spettatori, i quali, dirigevano le nostre azioni secondo i loro intendimenti, con richieste particolari come: “ Ora succhiale il clitoride e allo stesso tempo, mettile un dito dentro l’ano ”, mi suggerì il bancario, dopo essersi inginocchiato in modo da appoggiare il capo sulla seduta del divano in modo da vedere chiaramente ciò che facevo alla mia bambina, mentre il magnate non si esentava dal chiedere a Giada altre azioni simili. Improvvisamente poi, si ci sistemarono in modo tale da poterci penetrare da dietro mentre noi continuavamo a leccarci e a suggerci con infinito piacere. Per una strana combinazione, tutti e quattro raggiungemmo il piacere contemporaneamente, fra ululati intensi o soffocati lamenti di piacere. Al termine di tutto, si ripresentò l’ingegnere, con un’espressione beata sul viso e pronto a ricondurci a casa, senza dimenticare, prima di lasciarci al nostro indirizzo, di consegnarci, brevi mano, due plichi contenenti complessivamente, ventimila euro. Il giorno dopo, in ufficio, assente il Boss, ricevetti la visita del magnate, il quale mi chiese di diventare la sua amante segreta, visto che, purtroppo, era sposato e non avrebbe potuto agire in modo diverso. “ Non posso! L’ingegnere non me lo permette. Sono di sua proprietà. “ Come di sua proprietà ”, mi chiese lui, stupito. “ Mi ricatta …! ”, gli spiegai, con una ridda di particolari precisi. “ Se è soltanto questo il problema, ti basta accettare la mia proposta e sistemerò tutto io con l’ingegnere ”, mi rispose, serio, inducendomi ad accettare subito le sue condizioni. Il giorno stesso, verso sera ricevetti un commesso dello stesso magnate con una busta sigillata all’interno della quale c’era una chiavetta da computer dove c’era memorizzato tutto il programma video registrato dal nostro ricattatore, e un biglietto che diceva: “ Il dischetto con i video è stato cancellato. Non esiste più nulla oltre all’unica copia a tua disposizione. Se vuoi ringraziarmi, ti vengo a prendere domani per portarti a cenare e, dopo, solo se tu lo vorrai, a letto sul mio panfilo ormeggiato nel porto di ………………. F.to, Mario.

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scritto il
2017-05-04
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