Sarah e l'allenatore
di
Erin Lochamps
genere
dominazione
1. Un' intervista sbagliata
Non sapevo dove posare lo sguardo mentre me ne stavo lì impalata nel suo ufficio a cercare di ricacciare indietro le lacrime aspettando che cominciasse la sua ramanzina, nonché la mia fine. O, almeno, quella delle mie terga.
L'ufficio spoglio mi sembrò ancor più cupo del solito mentre la sua faccia... quella non avevo ancora osato guardarla. Avevo percepito dal tono di voce con cui mi aveva invitata ad entrare che, per il mio bene, sarebbe stato meglio evitare il suo sguardo.
“Allora Sarah... hai forse voglia di spiegarmi come hai potuto essere dannatamente stupida”?
Già... come avevo potuto? E chi lo sapeva... Le parole erano uscite una dopo l'altra da sole fino a creare tutto il casino, non l'avevo fatto consapevolmente.
“Io... io non l'ho fatto apposta..” mormorai sperando che la spiegazione potesse bastargli.
“E voglio ben vedere” tuonò lui: “E guardami mentre ti parlo”.
Alzai lo sguardo cercando il suo, sapevo che come i miei occhi avessero incrociato i suoi sarei scoppiata a piangere e non sarei più stata in grado di proferire parola. Succedeva ogni volta: lui s'attendeva delle spiegazioni ai miei comportamenti irrazionali ed io non ne avevo e me ne stavo là, immobile, ad attendere che avesse pietà di me e cominciasse la mia punizione.
“Questa volta non mi commuoverai con due lacrime Sarah, lo spero bene che tu ti sia pentita ma io, invece, non proverò pentimento a darti la tua giusta lezione”.
Trasalii, questa volta mi ero ficcata in un bel guaio e lo sapevo, non avrebbe ceduto, sarebbe stato in grado di tenermi lì ore in quello stato d'ansia prima d'arrossarmi il deretano, anzi, ero certa avesse tutte le intenzioni di striarmelo per bene, altro che rosso.
“Quindi” continuò mentre ammutolita tentavo di reggere il suo sguardo: “Se ora vuoi dirmi come ti è venuto in mente di far credere ad una giornalista di gossip che fra me e te ci sia un intrallazzo amoroso, te ne sarei davvero grato... così poi potrò cominciare il mio dovere”.
“Io...io...Non intendevo dirle... Ho detto della cena perché stavo parlando del giorno prima e.. lei.. lei ha frainteso”.
Lo sapevo che non aveva nessun senso, certo che aveva frainteso era il suo mestiere fraintendere e creare articoli sui fraintendimenti, avrei dovuto starmene zitta evitando di parlare delle cena, del giorno prima, del tutto.
“E ti stupisce che una giornalista di Gossip abbia frainteso Sarah? Essì che, tutto sommato, ero convinto tu fossi una ragazza intelligente....”
Il suo tono sarcastico e severo mi lacerava ogni volta, mi lasciava intendere che non esistessero possibili discussioni, solo la mia stupidità di fronte alla sua saggezza
“Coach io...” m'interruppi.
Io cosa? Io non avevo idea di cosa avrei dovuto dire, io volevo solo evitare di parlare di una cosa e quindi ho fatto un casino peggiore, ecco la verità.
“Parla Sarah, parla ora perché dopo non ho intenzione di sentire una sola parola provenire dalla tua bocca né un solo lamento”.
Il cuore mi montò in gola, mi stavo preparando alla punizione della mia vita. Non sarebbe stata una semplice sculacciata questa, ne ero consapevole. Se c'era qualcosa che avessi potuto dire per alleviare un po' la mia colpa questo era il momento, e io dovevo trovare il coraggio di dirgli tutto: che l'avesse fatto incazzare di più o di meno.
“Io... Coach.. Lei.. Lei domandava della mia f-f-ffamiglia e io volevo e-e-evitare di parlare dei miei drammi famigliari... p-p-poi è uscita per sbaglio quella cosa che ero a cena a casa sua e-e q-q-uando mi ha d-d-domandato come mai non ho voluto rispondere la verità perché poi avrei dovuto parlare del mio... ehm... del mio problema...
continua https://www.amazon.it/dp/B075HRJJHT
Non sapevo dove posare lo sguardo mentre me ne stavo lì impalata nel suo ufficio a cercare di ricacciare indietro le lacrime aspettando che cominciasse la sua ramanzina, nonché la mia fine. O, almeno, quella delle mie terga.
L'ufficio spoglio mi sembrò ancor più cupo del solito mentre la sua faccia... quella non avevo ancora osato guardarla. Avevo percepito dal tono di voce con cui mi aveva invitata ad entrare che, per il mio bene, sarebbe stato meglio evitare il suo sguardo.
“Allora Sarah... hai forse voglia di spiegarmi come hai potuto essere dannatamente stupida”?
Già... come avevo potuto? E chi lo sapeva... Le parole erano uscite una dopo l'altra da sole fino a creare tutto il casino, non l'avevo fatto consapevolmente.
“Io... io non l'ho fatto apposta..” mormorai sperando che la spiegazione potesse bastargli.
“E voglio ben vedere” tuonò lui: “E guardami mentre ti parlo”.
Alzai lo sguardo cercando il suo, sapevo che come i miei occhi avessero incrociato i suoi sarei scoppiata a piangere e non sarei più stata in grado di proferire parola. Succedeva ogni volta: lui s'attendeva delle spiegazioni ai miei comportamenti irrazionali ed io non ne avevo e me ne stavo là, immobile, ad attendere che avesse pietà di me e cominciasse la mia punizione.
“Questa volta non mi commuoverai con due lacrime Sarah, lo spero bene che tu ti sia pentita ma io, invece, non proverò pentimento a darti la tua giusta lezione”.
Trasalii, questa volta mi ero ficcata in un bel guaio e lo sapevo, non avrebbe ceduto, sarebbe stato in grado di tenermi lì ore in quello stato d'ansia prima d'arrossarmi il deretano, anzi, ero certa avesse tutte le intenzioni di striarmelo per bene, altro che rosso.
“Quindi” continuò mentre ammutolita tentavo di reggere il suo sguardo: “Se ora vuoi dirmi come ti è venuto in mente di far credere ad una giornalista di gossip che fra me e te ci sia un intrallazzo amoroso, te ne sarei davvero grato... così poi potrò cominciare il mio dovere”.
“Io...io...Non intendevo dirle... Ho detto della cena perché stavo parlando del giorno prima e.. lei.. lei ha frainteso”.
Lo sapevo che non aveva nessun senso, certo che aveva frainteso era il suo mestiere fraintendere e creare articoli sui fraintendimenti, avrei dovuto starmene zitta evitando di parlare delle cena, del giorno prima, del tutto.
“E ti stupisce che una giornalista di Gossip abbia frainteso Sarah? Essì che, tutto sommato, ero convinto tu fossi una ragazza intelligente....”
Il suo tono sarcastico e severo mi lacerava ogni volta, mi lasciava intendere che non esistessero possibili discussioni, solo la mia stupidità di fronte alla sua saggezza
“Coach io...” m'interruppi.
Io cosa? Io non avevo idea di cosa avrei dovuto dire, io volevo solo evitare di parlare di una cosa e quindi ho fatto un casino peggiore, ecco la verità.
“Parla Sarah, parla ora perché dopo non ho intenzione di sentire una sola parola provenire dalla tua bocca né un solo lamento”.
Il cuore mi montò in gola, mi stavo preparando alla punizione della mia vita. Non sarebbe stata una semplice sculacciata questa, ne ero consapevole. Se c'era qualcosa che avessi potuto dire per alleviare un po' la mia colpa questo era il momento, e io dovevo trovare il coraggio di dirgli tutto: che l'avesse fatto incazzare di più o di meno.
“Io... Coach.. Lei.. Lei domandava della mia f-f-ffamiglia e io volevo e-e-evitare di parlare dei miei drammi famigliari... p-p-poi è uscita per sbaglio quella cosa che ero a cena a casa sua e-e q-q-uando mi ha d-d-domandato come mai non ho voluto rispondere la verità perché poi avrei dovuto parlare del mio... ehm... del mio problema...
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