Una brava ragazza

di
genere
saffico

Sono una brava ragazza. Mia zia lo dice sempre. Ho diciassette anni e vivo con lei, da quando i miei ci sono più, vado bene a scuola ecc.
La cosa che mia zia non sa è che delle volte mi prende una specie di smania e allora mi viene voglia di toccarmi dappertutto. È un po’ di tempo che mi piace mettermi davanti lo specchio grande, in camera sua e spogliarmi.
Mi accarezzo la pancia, mi afferro i capezzoli e li torco, li tiro.
Poi mi sdraio sul tappetino e comincio ad accarezzarmi in mezzo alle gambe, c’è un punto che quando lo tocco mi fa impazzire. Qualche volta mi infilo anche un dito nel culetto.
Dopo, una volta finito, sono stanchissima e mi piace restare a letto per un po’.
Quel pomeriggio la voglia era al massimo e mi stavo sfilando la maglietta quando squillò il campanello.
Chi cacchio rompe le scatole a quest’ora pensai.
Decisi di non rispondere ma quello squillò di nuovo. Fortemente scocciata andai ad aprire.
Era Teresa l’amica di mia zia. “Ciao stellina la zia è in casa?”
“No!” mi affrettai a rispondere “Non credo neanche che tornerà tanto presto.”
Invece di andarsene come speravo entro con noncuranza e si sedette sulla poltrona
“Che peccato, non sai dove è andata?”
“No! Mi ha detto però che tornava tardi.”
Che intenzione aveva? Non voleva mica piantarsi qui a fare conversazione?
“Che stavi facendo di bello?”
Farfugliai qualcosa.
“Una ragazza della tua età dovrebbe essere in giro con gli amici.”
Accidenti il pomeriggio era bello che andato.
Chiacchierammo un po’ poi mi chiese se avessi un ragazzo, le risposi di no!
“E come fai quando ti prende la voglia?”
La guardai con sospetto. Che ne sapeva delle mie voglie?
“Sai di cosa parlo?”
Feci la vaga. “Insomma” continuò lei “non ti tocchi mai la micetta?”
Feci di no con la testa.
Lei sorrise mi attirò a se e mi appoggiò la mano sul punto preciso che mi piaceva tanto.
Diventai rossa un po’ per la vergogna ma soprattutto per la scossa che mi aveva procurato quella leggera carezza.
“Ti posso insegnare un giochino molto divertente ti va?”
Non sapevo cosa rispondere.
“Sì che ti va.” continuò lei “Dai vieni con me.”
Si diresse in camera di mia zia come se fosse a casa sua, io avevo la testa nel pallone, non ero in grado di reagire.
Ci sedemmo sul lettone. Con un dito cominciò a stuzzicarmi un capezzolo.
“Ti piace?” Feci cenno di si con la testa.
“Ora anche l’altro.” Mi spostai per agevolarle il compito.
“Che ne dici se togliamo la maglietta?” Non opposi nessuna resistenza.
“Che belli! Dimmi se ti piace di più così?”
Si chinò e prese un capezzolo in bocca. Mi sembrò di morire, non potei trattene un forte gemito.
“Sì direi che ti piace…”.
Prese la mia mano e l’appoggiò sul suo seno. Mi venne subito da stringere, era morbido e sodo, sentivo il suo capezzolo, enorme rispetto al mio, indurirsi.
“Aspetta mi tolgo il vestito.”
Mi ritrovai i suoi grossi seni davanti agli occhi e non potei fare a meno di afferrare un capezzolo e mettermelo in bocca.
“Sì brava… così…”
Sentire quel grosso ciucciotto in bocca mi stava facendo venire una smania incredibile, dovevo fare un grosso sforzo per non morderlo.
“Vieni mettiamoci più comode. Sdraiati a fianco a me”
Ci ritrovammo vicine, gli occhi negli occhi.
“Hai mai baciato qualcuno?”
“Sì, la zia, i parenti…”
Scoppiò a ridere. “No! In bocca con la lingua?”
Feci segno di no con la testa.
“Vuoi provare? Con me? Apri la bocca.. No di meno… Così… tira fuori la punta della lingua”
Le sue labbra si avvicinarono alle mie, cominciò a baciarmi la punta della lingua, poi, piano piano infilò la sua nella mia bocca.
“Ti è piaciuto?”
“Sì! Facciamolo ancora…”
Riprendemmo a baciarci, ero in preda alla smania, avrei voluto mangiarla. Intanto i nostri seni si schiacciavano e sfregavano fra loro.
“Fammi riprendere fiato…sei davvero insaziabile…”
“È così bello…solo un altro bacio…” mi accontentò.
“Dimmi se ti piace questo?”
La sua mano cominciò ad accarezzare l’interno della mia coscia. Dal ginocchio risaliva lentamente fino all’orlo delle mutandine.
“Che bello… è come il solletico…ma più bello.”
“Mi sembra una buona descrizione. Senti che dici se ci togliamo le mutandine?”
Non era una domanda e non ci fu bisogno di risposta.
“Che bella micetta che hai.”
Mi passò le dita fra la rada peluria. Lentamente le sue dita scesero fra le mie gambe. Le sentii aprire e carezzare la mia carne bagnata.
Si fermò e si portò un dito alla bocca.
Non potei fare a meno di guardare il suo cespuglio nero.
“Ti piace la mia micetta?”
“Sì! La posso vedere meglio.”
Aprì le gambe e mi avvicinai con il cuore in gola. Aveva dei colori bellissimi sembrava un grosso fiore bagnato.
“Senti” mi sussurrò con la voce rauca “Ti piacerebbe dargli un bacino?”
“Davvero posso?”
“Certo tesoro che puoi, puoi fare quello che ti piace.”
Appoggiai le labbra sulla carne rossa e fui inebriata dall’odore.
“Usa la lingua…”
Ci presi subito gusto e fui dispiaciuta quando mi tirò a se. Ricominciammo a baciarci di nuovo.
“Adesso fammi vedere la tua di micetta”
Spalancai le gambe. Piccoli bacini poi sentii la sua lingua. Ero in estasi. Altro che i miei giochetti solitari.
“Perché ti sei fermata?”
“Senti che facciamo” mi disse leccandomi il lobo dell’orecchio. “Ora mi giro così che tu puoi baciare la mia micetta ed io la tua. E non ci fermiamo finché non avremo goduto tutte e due”.
“Si! Fammi vedere come mi devo mettere”
Iniziai e leccare in maniera forsennata, eccitata dal piacere che mi dava lei. Ero senza fiato ma non riuscivo a smettere.
Poi fui invasa da scariche elettriche e subito dopo sentii le cosce di Teresa stringermi la testa mentre il suo corpo si inarcava.
Ero esausta e glielo dissi.
“Anch’io sono stanchissima tesoro. Ti è piaciuto il mio giochino?”
“Accidenti se mi è piaciuto. Lo rifaremo ancora vero?”
“Certo… ma non qui è meglio che tu venga a casa mia.”
“Si è meglio. Se lo sapesse la zia…”
“Non preoccuparti della zia… comunque questo è un nostro segreto.”
“Sì. Stai tranquilla.”
“Bene. Ti insegnerò altri giochi, ci divertiremo insieme.”
“Che altri giochi conosci? Meglio di questo.”
“Vedrai non avere fretta. Se vuoi da oggi saremo amanti.”
“Sì! Mi piace e che fanno gli amanti?”
“Si vedono di nascosto, si baciano, fanno i giochino come noi oggi. Ti piace la cosa?”
“Sì. Sì…”
Ci baciammo ancora.
“Ora però è meglio che me ne vada. Facciamo così domani pomeriggio sono a casa tu vieni quando puoi. D’accordo?”
“D’accordo. Contaci.”
Il giorno seguente, a pranzo, avvertii mia zia che sarei uscita e che sarei tornata per l’ora di cena.
“Dove vai?” mi chiese.
“A vedere un po’ di negozi.”
Alle tre uscii di casa e mi diressi da Teresa. Quando suonai alla sua porta avevo il cuore in gola.
Non fece a tempo a chiudere la porta che eravamo già una nelle braccia dell’altra.
“Quanto puoi fermarti?”
“Fino a questa sera.”
“Bene.”
Ci trascinammo sul divano e presi a succhiarle i capezzoli.
“Sono irresistibili, debbo controllarmi per non morderli…”
“Se vuoi morderli fallo.” mi disse.
“Ho paura di farti male.”
“Quanto si è eccitati il dolore lo si percepisce in maniera diversa. Anche il dolore può essere bello.”
Ero incredula. Mi spiegò che quando il corpo è veramente eccitato il livello di percezione cambia e il dolore e il piacere possono essere la stessa cosa.
“Posso veramente?” chiesi.
“Certo. Succhiali un altro po’ poi quando vuoi dammi pure un morso.”
Ripresi a succhiarlo poi, all’improvviso, l’addentai.
Emise un lamento di piacere. Continuai a succhiare.
“Ora l’altro…” mi portò la testa sull’altro seno. Quando strinsi i denti un mugolio più forte mi fece scorrere un brivido lungo la schiena.
Ci fermammo un attimo.
“L’importante” continuò lei “è alternare il dolore con momenti di dolcezza.”
“Sicuramente è così però continuo a non capire.”
“Capirai, non preoccuparti.”
Mentre parlavamo mi stava titillando dolcemente un capezzolo con le dita, all’improvviso dette una stretta fortissima. Una fitta indefinita di piacere e dolore mi attraverso’ il corpo. Seguì un lungo bacio.
“Hai capito adesso.”
“Sì.” ero un po’ stravolta.
Continuammo a baciarci anche in mezzo alle gambe.
Quando ero al culmine dell’eccitazione di fermò. La guardai stupita.
“Voglio farti provare un’altra cosa.”
Andò nella stanza a fianco e tornò subito dopo con delle strane mollette.
Riprese a leccarmi i capezzoli. “Facciamo un gioco. Adesso io ti metterò queste mollette e poi ti farò godere a modo mio. Tu devi solo lasciarti andare sentirai un po’ di dolore all’inizio ma se segui le mie indicazioni vedrai che ti piacerà. Sei d’accordo?” Annuii.
“Un’ultima cosa, ascoltami bene. Potrai implorarmi di smettere quanto vorrai ma io non mi fermerò. Se vuoi veramente che mi fermi dovrai dire una parola che sceglieremo adesso.”
“Che parola?”
“Una qualunque. Che ne dici di tulipano?”
“Tulipano, sì suona bene.”
“Va bene. Cominciamo.”
Riprese a leccarmi i capezzoli poi lentamente ne strinse uno con la molletta.
Un dolore lancinante m’invase.
M’irrigidii.
“Rilassati. Vedrai che fa un po’ il dolore si attenua.”
Effettivamente il dolore lancinante si attenuò. Rimase un dolore di sottofondo persistente ma sopportabile.
“Brava. Hai visto.”
Prese a carezzarmi lentamente il clitoride, poi passò all’altro capezzolo. Quando raggiunse il massimo dell’eccitazione applicò l’altra molletta. Stavolta sapevo che il dolore acuto sarebbe stato di breve durata ma urlai lo stesso.
“Sì butta fuori l’aria dai polmoni. Ora rilassati.”
Mi carezzò la pancia.
“Forse mi scappa la pipì…”
“È normale… trattienila, fa parte del gioco.”
Ripresi fiato, il dolore di sottofondo si era fatto persistente e snervante.
“Dai fammi godere.” la supplicai.
“Aspetta… Abbi ancora pazienza. Vuoi che smetta?”
“Sì! Basta, fammi godere…”.
È vero che volevo godere, ma non avevo nessuna intenzione di smettere.
Questa storia della parola concordata era una bella trovata.
“Ora viene la parte più interessante”
Tornò a leccarmi la figa, lentamente poi, succhiò un paio di volte il clitoride e, all’improvviso sentii un dolore acuto misto a fitte di piacere.
Guardai fra le mie gambe, una grossa molletta aveva imprigionato il monte di venere e il clitoride.
“Ti prego” la supplicai “Fammi venire… non ne posso più.”
Mi baciò e, mentre la sua lingua s’impadroniva della mia bocca, con le unghie mi percorreva l’interno delle cosce.
“Adesso alzati lentamente… appoggiati a me.”
“Che devo fare?”
“Devi godere.”
“Sì!”
Mi fece mettere in ginocchio e girare verso la spalliera.
“Vieni un po’ più indietro… sì così. Ora ascoltami. È importante che tu abbia le mani legate. Non ti preoccupare però, le regole del gioco valgono sempre.”
Annuii. Qualunque cosa pur di godere in fretta.
Mi legò i polsi alla spalliera del letto. Dalla posizione che mi aveva fatto assumere ero sbilanciata in avanti e il mio culetto sporgeva verso l’alto. I polsi legati mi aiutavano a tenermi in equilibrio.
“Ora userò questo frustino. Non devi preoccuparti i segni andranno via presto.”
La mia vista era un po’ offuscata. La vidi avvicinarsi con un frustino nero lungo come il mio braccio.
Me lo fece scivolare lungo la schiena provocandomi brividi di piacere poi all’improvviso una staffilata sulle natiche riacutizzò le mie sensazioni. Lentamente ma inesorabilmente le staffilate si susseguirono fino a sincronizzarsi con le contrazioni del mio basso ventre.
L’orgasmo montò violento e mi fece urlare, questa volta finalmente, di piacere.
Mi abbandonai agli spasmi.
“Brava… hai visto che ti ho fatto godere…Ora ti slego i polsi attenta a non cadere.” Mi aiutò a stendermi sul letto che era zuppo di umori. Feci per togliermi le mollette ma Teresa mi fermò. “No. Aspetta c’è un modo per toglierle. Tanto ora non ti fanno più male no?”
In effetti il dolore si era trasformati in indolenzimento.
“Tieni il mio capezzolo in bocca.” mi disse porgendomi il seno.
Mentre mi tolse la prima molletta istintivamente la morsi. Gememmo insieme.
Ripetemmo la cosa per ogni molletta.
“Bene che te pare?”
“Sono tutta indolenzita.. ma ho goduto come una maialina.”
Presi le sua mano e mi portai le sue dita alla bocca.
“Però io non ho ancora detto la parola concordata…”dissi in tono malizioso “Quindi il gioco non è ancora finito…”
“Cosa vuoi ancora?”
Succhiai il suo dito medio a lungo poi lo portai all’ingesso della mia micia.
“Ora” le dissi “Voglio essere sverginata. Qui da te. Subito. E non fare complimenti. Fammi male.”
Fui accontentata.


Teresa aveva ragione, i segni della frusta si vedevano appena e non c’erano lividi sui seni e fra le gambe.
Sangue ne era uscito poco. Però avevo seguito il suo consiglio di non vederci per qualche giorno.
Erano passati quattro giorni e avevo una voglia di fare sesso incredibile, appena uscita la zia mi ero anche masturbata, avevo seguito il consiglio di Teresa e al momento giusto mi ero strizzata un capezzolo. Bello! Ma la voglia non passava.
Chiamai Teresa e le chiesi se potevamo vederci.
“Oggi pomeriggio ho del lavoro da fare, tesoro. Prova chiedere a tua zia se ti fa dormire da me?”
“Con che scusa ….”
“Pensaci. Qualcosa ti verrà in mente. Fammi sapere. Anch’io ho voglia di stare conte…”
Che scusa mi potevo inventare per andare a dormire a casa di una donna di quarant’anni?
Ci pensai tutto il tempo. Poi mi venne un’idea.
Teresa abitava abbastanza distante da noi e, vicino casa sua c’erano le multisale, potevo dire a mia zia che volevo andare al cinema, che finiva tardi, non c’erano più autobus e che Teresa che aveva telefonato nel pomeriggio per cercarla, si era offerta di ospitarmi.
Non era un gran che ma non mi veniva in mente di meglio.
Quando nel pomeriggio la zia tornò dal lavoro le sciorinai il mio progetto.
Rimase un po’ in silenzio poi mi guardò sorridendo e mi chiese “Se Teresa è d’accordo?”
Le telefonò.
“Bene, siamo rimaste d’accordo che ti accompagno da lei questa sera alle sette. Poi domani con comodo ti passo a riprendere.”
Non potevo crederci. Era andata.
Mancavano due ore, le passai a prepararmi.
A casa di Teresa chiacchierammo un po’ poi mia zia se ne andò accompagnata da Teresa.
Pensando che mia zia andasse via subito, mi alzai per andare incontro a Teresa.
Sulla porta vidi mia zia e Teresa che si baciavano e non come amiche.
Sentii anche mia zia che prima di uscire disse piano a Teresa.
“Trattala bene la mia nipotina.”
Rimasi un po’ perplessa. Ma la voglia era troppa per pensarci appena chiusa la porta mi gettai fra le sue braccia.
Quella notte dopo aver goduto non so quante volte mi insegnò un nuovo gioco.
“Questo è un gioco che devi fare tu a me. Per te è troppo presto.”
Non riuscivo a capire.
Si sistemò sul letto e aprì le gambe.
“Mettimi un dito dentro. Così… brava. Ora mettine un altro…”
La sua micia era morbida e scivolosa, le dita entravano facilmente.
“Ora guarda la mia mano…” mise la mano a cucchiaio con il pollice al centro. Misi le dita come le sue. “Spingila dentro… piano.”
“Sicura che entreranno.”
“Sì. Ma fai piano.”
La mano scivolò lentamente dentro la sua pancia.
“Bene… brava. Ora lentamente chiudi il pugno.”
Eseguii lentamente l’operazione.
“Benissimo tesoro. Ora muoviti… piano all’inizio. Sì così, così. Ecco ora fottimi dai! Più forte...Dai..”
Il mio pugno andava avanti e indietro con una certa fatica, dovevo vincere le contrazioni della micia che diventavano sempre più spasmodiche finché non mi imprigionarono la mano.
“Brava… Sei stata bravissima. Mi hai dato tanto piacere.”
Ero crollata sopra di lei sfinita dallo sforzo.
“Quando pensi che potrai farlo a me?”
“Non adesso. Però non credere che ti lasci a bocca asciutta.”
“Mmm… Però aspetta devo fare la pipì…”
“Meglio.”
Non capii. Mi seguì in bagno.
“Vieni nella doccia.”
“Ma mi scappa…”
“Dammi retta.”
La seguii dentro la doccia, mi fece appoggiare al muro leggermente piegata in avanti, poi si inginocchiò dietro di me e, aperte le natiche, cominciò a solleticarmi il buchetto con la lingua.
Era bellissimo ma sarebbe stato meglio se non avessi dovuto combattere contro lo stimolo della pipì.
Poi si rialzo e lentamente mi infilò un dito nel culo.
Ero scossa dai brividi. Ad ogni colpo emettevo piccoli getti di pipì.
Le ultime spinte furono velocissime e con l’orgasmo non riuscii più a trattenermi.
Tremando tutta godevo e pisciavo.
Facemmo la doccia abbracciate.
A letto ormai esauste mi tornò in mente la scena sulla porta.
Gliene chiesi ragione.
“Siamo state un po’ imprudenti… Ma non c’è niente di strano. Io e tua zia un tempo siamo state amanti. “
La cosa mi lasciò di stucco. Mia zia così severa e pudica aveva fatto con Teresa quello che facevo io.
“Quanto tempo fa?”
“Sei, sette anni..E adesso siamo amiche.”
“La zia ha un’altra amante?”
“Penso di sì. Ma perché non lo chiedi a lei?”
“Non me lo direbbe mai.”
“Sei sicura? Provaci.”
“Tu sai chi è?”
“Sì. Ma se vuole dirtelo te lo dirà lei.”
“E… pensi che abbia capito… di noi voglio dire?”
“Pensi che tua zia sia stupida?”
“No!”
“E allora. Ha fatto finta di credere alla storia del cinema… ma ha capito benissimo. E, comunque, se ti ha lasciato dormire qui vuol dire che non ha niente da ridire. No!”
Rimasi a pensarci un po’ su poi il sonno mi colse.
La mattina successiva mia zia passò verso le undici, ci eravamo svegliate da poco, stavamo facendo ancora colazione. Lei si sedette con noi a bere un caffè. Era rilassata tranquilla.
A casa decisi di affrontare con lei l’argomento amanti.
“Zia posso chiederti una cosa?”
“Certo! Cosa vuoi sapere?”
“Ecco… Insomma volevo sapere se hai qualcuno…cioè…”
“Vuoi sapere se ho un’amante?”
“Ecco sì!”
“Certo che sì! Non mica così vecchia.”
Le sorrisi.
“Vuoi sapere anche chi è?”
“Sì. Mi piacerebbe… Se vuoi..”
“Bene io sarò sincera con te ma poi tu sarai sincera con me. D’accordo.”
“Sì! D’accordo.”
“Bene. Sono quasi sei mesi che sto con Luisa…”
“Luisa che conosco io?”
“Luisa, la mia amica.”
Ebbi una fantasia su loro due a letto.
“E ora dimmi tu. Da quanto tempo sei l’amante di Teresa?”
“Da una settimana quasi.”
“Stai bene con lei?”
“Sì! Tanto…”
“E dimmi un’altra cosa, ti ha già… sverginato?”
“Sì. La seconda volta. l’ho chiesto io.”
“Allora adesso sei una donna.” Ci abbracciammo.
La notte passata con Teresa e le emozioni della giornata mi avevano spossato. Passai il pomeriggio a letto.
La vita in casa nostra cambiò. Ormai vedevo mia zia sotto un altro aspetto e quando Luisa veniva a trovarci uscivo con una scusa.
Con Teresa ci vedevamo spesso, una volta che era da me, non ci rendemmo conto dell’orario e mia zia rientrando ci sorprese a letto nude.
Fu molto carina. Si sedette un po’ con noi.
Poi ci propose di passare una serata tutte e quattro insieme.
Decidemmo per la sera successiva.
Era estate e andammo in un locale per donne che loro conoscevano bene.
Per me era la prima volta.
Ecco dove va mia zia quando esce, pensai una volta entrata.
Era pieno di donne non molto vestite. Mi accorsi subito che le tre donne erano molto conosciute.
“È qui che hai conosciuto Luisa?” chiesi a mia zia.
“Sì!” risposero tutte e due.
Ordinarono vodka per loro, a me una Coca.
Chiesi a Teresa di farmela assaggiare, mi ci fece appoggiare le labbra, bruciava.
Ci divertimmo a chiacchierare e ballare.
Loro erano un po’ brille. O mi stavo divertendo ma mi era venuta voglia di scopare.
Ballai un po’ con Teresa strusciandomi contro di lei.
Verso mezzanotte decidemmo di andarcene e mia zia propose di salire su da noi.
Una volta dentro ci togliemmo le scarpe e ci accomodammo in salotto.
Zia e Luisa cominciarono a baciarsi e anche noi non ci facemmo pregare.
Ogni tanto smettevamo e riprendevamo a scherzare. Ad un certo punto cominciammo a tirarci i cuscini e lottare fra noi. Quando ci accasciammo stanche Teresa lanciò lì. “Facciamo qualcosa di trasgressivo.”
Ci guardammo interessate all’idea.
“Facciamo lo scambio di coppia…” buttò lì mia zia “Se siamo tutte d’accordo…”
“Non vedo l’ora di farmi questa bambina.” disse Luisa palpandomi un natica.
La guardai era davvero arrapante.
Quando mi girai zia e Teresa erano già una nelle braccia dell’altra.
Allora mi sfilai il vestito e mi buttai addosso a Luisa.
Vedere la mia amante e mia zia fare l’amore come due tigri mi eccitava da morire.
Anche Luisa era molto esperta. Quando mi abbassai per leccargliela mi accorsi che aveva una micia pelosa e molto prominente.
Non riuscii a resistere all’idea di fotterla.
Glielo dissi. “Cosa aspetti!” disse spalancando le gambe.
Ci misi tutta la mia maestria. Ad un certo punto mi accorsi che zia e Teresa si fermate per guardarmi.
“Brava la mia nipotina.”
Quando rimanemmo sole rimettemmo un po’ a posto.
Faceva caldo e non avevamo sonno.
“Che ne dici se ci facciamo un bagno?” propose.
Ci accodammo nella vasca. “Ti sei divertita?” mi chiese.
“Sì! Tanto. Dobbiamo rifarlo.”
“Sì! Non mancherà l’occasione. Ti è piaciuto farlo con Luisa.”
“Mmm. Ha una micia bellissima.”
“Sì. È vero…>
“Hai imparato un sacco di cose da Teresa.”
“Lei dice che sono molto brava. Chi sa a lei chi gliele ha insegnate?”
Mia zia scoppiò a ridere.
“Sei stata tu? Senti ma se nello scambio Teresa sceglieva Luisa?”
“Ho capito. Tu che avresti fatto?”
“Dici che fra zia e nipote…”
Mi accarezzò l’interno della coscia.
“Hai sonno?”
“Per niente.”
Uscì dalla vasca, la seguii.
Mi abbracciò e mi bacio.
“Vieni di là ti insegnerò qualcosa che ancora non conosci”
Tutte sgocciolanti raggiungemmo la camera da letto.
Tirò fuori dal comodino un barattolo.
Si inginocchiò sul letto e, presa una buona quantità di crema dal barattolo, se la passo fra le natiche.
Mi abbracciò e baciò di nuovo.
“Devi fare come ti dico. D’accordo?”
Annuii.
Si girò e si mise a quattro zampe.
Seguendo le sue indicazione le infilai nel culo prima un dito poi tutto il pugno e poi cominciai a fotterla.
Le contrazioni del suo sfintere erano potenti e facevo una gran fatica ma ce la misi tutta e dopo parecchi minuti ne venni a capo.
Ebbe un orgasmo travolgente, ansimò per un paio di minuti prima di riprendersi.
Ci abbracciammo. “Sei stata bravissima… Ora sdraiati ti faccio godere io.”.
Mi leccò la micia fino allo sfinimento.

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2011-08-09
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