Un'estate in campagna
di
aries
genere
incesti
Erano passati sei anni dall'ultima volta che avevo visto mia cugina Barbara, da quando c'eravamo trasferiti in città. Adesso, dopo sei anni, io e mia madre siamo tornati dai nostri parenti in campagna per qualche mese.
Avevamo 12 anni quando ci siamo persi di vista e ricordavo Barbara com'era allora, una ragazzina sveglia e simpatica. Per 12 anni era stata la mia unica compagna di giochi.
Quando arrivammo ci furono baci e abbracci, Barbara se ne stava in disparte e ci guardava con curiosità.
Era diventata una ragazza, alta e magra con un caschetto di capelli ricci castani e la solita espressione da impunita.
Ci salutammo e dopo un'iniziale titubanza ritrovammo la nostra complicità di quando eravamo bambini.
Nei giorni successivi andammo in giro per il bosco e le poche case che si trovavano nei paraggi, intanto ci raccontavamo le nostre esperienze e, vista la confidenza che c'era fra noi, finimmo ben presto per parlare di sesso.
Barbara non aveva molte esperienze in materia, come me del resto, ma era curiosa e molto decisa, mi confidò che spiava i genitori quando facevano la doccia o facevano l'amore, io le feci vedere alcune riviste porno che mi ero portato da casa, le piacquero molto e mi confessò che la sera a letto si sarebbe toccata in mezzo alle gambe.
Le chiesi se lo faceva spesso, mi rispose che tutte le volte che spiava qualcuno si sentiva tirare e doveva toccarsi per soddisfarsi.
“Lo faccio anch'io, quando sono eccitato l'uccello mi diventa duro e devo menarmelo. Se ti va qualche volta possiamo farlo insieme?”
“Certo che mi va. Se questa sera mi aspetti sveglio vengo in camera tua quando tutti dormono e lo facciamo”.
Quella sera andai subito in camera e la aspettai con impazienza.
Giacché era estate e faceva caldo mi misi a letto completamente nudo, l'uccello mi tirava da matti all'idea di poter condividere i miei giochi erotici con lei.
Dopo un tempo che mi sembrò interminabile sentii dei rumori nel corridoio poi la porta della mia camera si aprii lentamente.
“Sei ancora sveglio?” era Barbara con indosso solo una maglietta.
“Certo che sono sveglio, ti stavo aspettando con impazienza” allontanai il lenzuolo e gli mostrai l'uccello in erezione.
“Dio che roba, fammi vedere” disse avvicinandosi.
“Posso toccarlo... non ti faccio male”
“Certo che puoi” lo toccò delicatamente
“Mi piace molto quando me lo tocchi e puoi stringerlo anche più forte, non mi fai male anzi...” cominciò a carezzarlo con più vigore poi mi dette un bacio sulla punta.
“Sono contenta che sei tornato” sorrise “finalmente posso giocare con qualcuno”
“Anch'io sono contento di essere tornato. Ma ora spogliati anche tu fammi vedere la tua farfallina”
Si spogliò in fretta, aveva un corpo magro ma muscoloso con due seni appena accennati, un cespuglio nero fra le gambe e un culetto rotondo e sodo.
Le carezzai i capezzoli mentre lei si mordeva il labbro inferiore, poi la girai e le carezzai le natiche, la feci sedere sul letto, lei aprì le gambe e mi avvicinai alla sua figa, era circondata da morbidi riccioli neri e aveva un piacevole odore di selvatico.
Delicatamente le dischiusi la figa e fra gli umori che le colavano tra le gambe apparve una protuberanza grande come il mio mignolo.
Gliela sfiorai con un dito, lei mugolò di piacere.
“È qui che ti tocchi?” le chiesi.
“Sì. Fai piano perché è molto sensibile”
Glielo carezzai ancora un po' poi le dissi “Toccati tu, fammi vedere come vieni”
Si prese il clitoride fra l'indice e il medio e iniziò a ruotare la mano velocemente mentre io me lo menavo in piedi davanti a lei.
Le venni sulla pancia sentendomi mancare mentre lei s'irrigidiva inarcando le reni per poi abbandonarsi sul letto soddisfatta.
“È questo lo sperma che voi maschi spruzzate quando venite? “ mi chiese pasticciando con le dita il seme che le avevo sparso sulla pancia.
“Sì” le risposi accasciandomi sul letto vicino a lei.
“Ha un buon sapore” disse portandosi le dita alla bocca. Le sorrisi e le misi una mano fra le gambe
“Fammi sentire” mi portai le dita alla bocca “anche tu hai un buon sapore”.
Rimanemmo a chiacchierare e scherzare un po' poi Barbara si rivestì e tornò in camera sua dopo avermi dato un bacio sulle labbra.
Nei giorni successivi ripetemmo più volte il nostro gioco, poi un pomeriggio Barbara mi disse di seguirla in silenzio che doveva farmi vedere una cosa.
Mi portò sul retro del vecchio locale che veniva usato per la doccia, una delle pareti era fatta di assi di legno che avevano parecchie fessure.
Barbara accostò l'occhio a una di queste e m'invitò a fare altrettanto.
Ne scelsi una abbastanza larga e cominciai a sbirciare tutto eccitato.
Vidi mia madre e la madre di Barbara che si stavano spogliando, parlavano fra loro e scherzavano.
“...hai messo su un bel culetto...” stava dicendo mia zia a mia madre, “e tu un bel paio di tette, chissà tuo marito come sarà contento...” “sì gli piace molto mettercelo in mezzo. Ti ricordi dei pomeriggi passati al fienile a toccarci, che bei tempi?”
“Possiamo sempre rifarlo” risero tutt'e due. Poi mia mare aprì l'acqua e iniziò a lavarsi.
Barbara si era sbottonata i jeans e abbassatasi le mutande si stava masturbando io la imitai subito. Cercavamo di non fare rumore.
Sbirciavo fra le fessure di legno alla ricerca della prospettiva migliore per vedere quei due corpi maturi così diversi dal corpo acerbo di Barbara.
Finito di masturbarci ci allontanammo in silenzio.
“Hai visto che culi che hanno... come mi piacerebbe palparli per bene...” disse mia cugina una volta arrivati dietro il fienile
“Anche a me non dispiacerebbe... e anche le tette non erano male” risposi io ridendo “hai sentito che anche loro si toccavano insieme...”
“Sai qui non è che ci siano molti svaghi e neanche si vede molta gente... “
“Sì hai ragione... però non pensavo che anche mia madre facesse certe cose... “
“Tirerà anche lei no?” M'immaginai mia madre che faceva gli stessi giochi che facevamo io e mia cugina ed ebbi un'altra erezione.
“Ho voglia di menarmelo di nuovo... “ dissi tirandomi fuori l'uccello.
“Fai pure, tanto qui non ti vede nessuno”
Mi sfogai pensando a mia madre e mia zia sotto la doccia.
Qualche sera dopo mentre io e Barbara eravamo intenti nei soliti giochi sentimmo un rumore in corridoio, eravamo nudi e stavamo per rivestirci quando la porta si aprì.
Era mia madre che evidentemente insospettita era venuta a vedere cosa succedeva.
“Ma cosa state facendo?” mormorò
“Dai zia non ti arrabbiare” Barbara aveva riacquistato un po' di sangue freddo “stavamo giocando insieme, non facevamo niente di male”
Mia madre entrò e chiuse la porta “Lo vedo...” era perplessa, cercava di darsi un tono ma non sembrava veramente arrabbiata.
“Del resto” continuò Barbara “anche tu e la mamma da ragazze facevate e stesse cose no?”.
“E a te chi l'ha detto?” adesso le scappava da ridere. Si sedette sul letto in mezzo a noi.
“Non è che per caso oggi pomeriggio ci stavate spiando dietro la doccia”
Io e Barbara ci guardammo e ridemmo “Lo immaginavo, dovreste fare meno rumore. E cosa avete fatto poi?”
“Ci siamo toccati” risposi io.
Mia madre annuì sempre più divertita. Vista l'atmosfera che si era creata le chiesi “Che facevi tu e la zia quando vi nascondevate nel fienile, ce lo racconti?”
“Si dai zia dicci siamo curiosi” fece eco Barbara.
“Più o meno quello che fate voi, qualche volta veniva qualche ragazzo e ci piaceva vederlo schizzare.”
A sentirle raccontare quelle cose il mio uccello riprese la sua erezione, mia madre se n'accorse ma fece finta di niente.
“Sai ci siamo eccitati molto a vedere i vostri culi oggi” disse Barbara “lui ha dovuto masturbarsi due volte”
“Davvero? Bisognerà far chiudere quelle fessure allora” disse mia madre scherzando ”se no vi rovinerete la salute”
Mentre parlava si era accomodata meglio sul letto e la camicia da notte già corta di suo le era risalita fino agli slip, mettendo in risalto le sue cosce bianche.
Sia io che Barbara non riuscivamo toglierle gli occhi di dosso, quando lei se ne accorse cercò di risistemarsi e ridendo ci disse “Siete proprio due sporcaccioni, non perdete occasione...”
“Dai zia” disse Barbara ”non ci capita spesso di vedere cosce così belle da vicino. Perché non giochi un po' con noi” mentre parlava le accarezzò l'interno di una coscia.
Ero senza fiato. Temevo una reazione di mia madre che mettesse fine alla complicità che si era creata.
Invece mia madre ci guardò tutti e due sorridendo “Visto che vi faccio questo effetto perché no, in fondo è un pezzo che non mi diverto un po'. Qui però non è il caso, siamo in mezzo al corridoio, mettetevi qualcosa addosso e andiamo in camera mia, oltretutto staremo più comodi.”
Ci infilammo una maglietta e la seguimmo in silenzio.
Una volta entrati mia madre chiuse la porta a chiave, io e Barbara ci spogliammo, mia madre ci raccomandò di fare piano poi si sfilò la camicia da notte.
Eravamo ipnotizzati dalle sue tette, si avvicinò sorridendo, ci abbracciammo, le nostre bocche si attaccarono ai suoi capezzoli che erano grossi duri, le nostre mani, intanto, percorrevano il suo corpo.
Barbara si spostò dietro di lei e inizio a palparle il culo, poi le sfilò le mutandine. Vidi il suo cespuglio nero, mi inginocchiai e iniziai a leccarla in mezzo alle gambe mentre Barbara le palpava e baciava le natiche.
Mia madre tratteneva a fatica i suoi gemiti, ci scostò e si diresse verso il letto, prese Barbara per mano e la fece distendere, le allargò le gambe e iniziò a leccarle la figa, Barbara si mordeva la mano per non urlare finché non venne in preda agli spasimi.
Mi avvicinai a mia madre e le infilai la lingua in bocca, sentivo il sapore di Barbara mentre la esploravo con la lingua.
Quando mi staccai da lei Barbara si era ripresa e si era avvicinata a noi abbracciandoci.
“Adesso” disse mia madre sottovoce rivolto a me “inginocchiati dietro di me mentre tu Barbara mi lecchi come ho fatto io poco fa”
Mi inginocchiai dietro di lei con l'uccello teso come un toro, glielo appoggiai in mezzo alle natiche, sentii il suo sfintere palpitante, iniziai a spingere e scivolai dolcemente dentro di lei.
Cominciammo a muoverci con foga e dopo poco le schizzai un fiotto di sperma nell'intestino mentre il suo buchetto si contraeva spasmodicamente.
Ci accasciammo sul letto esausti.
“Allora porcellini vi siete divertiti?” ci disse mia madre.
“Promettimi che lo rifaremmo ancora zia”
“Vedremo” sorrise mia madre “per il momento tornate in camera vostra e non dite niente a nessuno mi raccomando”.
Promettemmo e dopo esserci rivestiti ce ne andammo a dormire.
Il giorno dopo io e Barbara eravamo ancora eccitati al ricordo della notte precedente, appena possibile andammo dietro il fienile e iniziammo subito a masturbarci.
Ad un certo punto lei mi chiese se ero capace di leccargliela come aveva fatto mia madre la sera prima io le risposi di sì a patto che lei mi succhiasse l'uccello, ci sdraiammo uno con la testa fra le gambe dell'altro e iniziammo a succhiarci con foga, venimmo tutt'e due in fretta.
“Dobbiamo trovare il modo di farlo più spesso” mi disse lei “Ieri sera credevo di impazzire”.
“Anche a me è piaciuto molto, vedrai che lo rifaremo presto” l'aiutai a pulirsi la faccia dal mio sperma e tornai verso casa.
Entrai senza far rumore e passando davanti la porta semiaperta della cucina sentii mia madre e mia zia che ridevano.
“... così li ho dovuti portar su e calmarli un po' “ le stava raccontando della sera precedente “erano così eccitati che c'era il rischio che la mettesse incinta...”
“E m'immagino come hai fatto a calmarli, però potevi chiamare anche me... sei un'egoista”
“Vedrai che non mancherà l'occasione sono due veri porcellini”.
“Sì ormai sono grandi bisogna che imparino a fare le cose per bene...”
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, avevo sempre pensato di dover fare di nascosto dai grandi certe cose e invece loro erano più assatanati di noi.
Me n'andai in camera mia eccitatissimo dalla prospettiva di un'estate piena di promesse.
Quel pomeriggio decisi di forzare un po' la situazione e quando mia zia si allontanò per andare nell'orto la raggiunsi.
“Non sei con Barbara?” mi chiese mia zia
“Doveva aiutare in cucina” le risposi
Lei intanto si era chinata a raccogliere delle verdure e io mi misi alle sue spalle, dalla mia posizione vedevo il suo culo che si protendeva verso di me ogni volta che si chinava, la sua gonna era abbastanza corta da scoprirle le cosce.
Mi stavo eccitando parecchio, sentivo il mio uccello che s'induriva sempre di più.
Sempre chinata a raccogliere le verdure finì per trovarsi a mezzo metro da me ed io mi feci coraggio e le poggiai una mano sul culo.
“Ehi, cosa stai facendo?” il suo tono era divertito.
“Non ho resistito alla tentazione, spero non ti dispiaccia “ le risposi scherzando.
“Sei proprio un porcellino” si alzò e si girò verso di me “ti piace proprio il mio culo?”
“Sì zia, mi piace da morire, da quanto ti ho visto nella doccia non faccio che pensarci”.
“Ma bravo, fai anche il guardone adesso, scommetto che te lo sei anche menato?”
Scoppiammo da ridere a tutti e due. Le misi una mano sul fianco.
“Fammelo toccare un po', sii buona dai...”
“Che imprudente che sei... “ la mia mano si era infilata sotto la gonna “dai non qui... aspettami nel fienile”.
Raccolse le sue cose e si allontanò verso casa, io intanto andai ad aspettarla nel fienile come mi aveva detto.
Dopo una buona mezz'ora la sentii entrare nel fienile le andai incontro, quando fummo vicini mi disse “Allora porcellino fammi vedere che effetto ti fa il culo della zia” e mi appoggiò la mano sulla patta dei pantaloni, il mio uccello ebbe un sussulto, mia zia approvò, poi si sfilò le mutande, io le andai dietro e le tolsi la gonna.
Il suo culo era sodo e bianco, iniziai a baciarlo e ad infilarle la lingua nel solco delle natiche, mia zia mugolando di piacere si chinò mettendo in mostra la sua figa pelosa e piena di umori, ci tuffai la lingua mentre lei allargava sempre più le gambe “Sì... bravo, continua...”
Continuai per un po' assaporando quel gusto amarognolo che sapeva di salsedine.
Quando si girò era rossa in viso, senza dire una parola si inginocchiò davanti a me e mi tirò fuori l'uccello poi, dopo averlo leccato per bene, mi disse “Ti faccio venire con la bocca? O preferisci mettermelo dentro?”
“Voglio scoparti zia”
Si sdraiò sul fieno e allargò le gambe, la sua figa era una bocca spalancata.
“Vieni piccolo, mettilo dentro” Mi sdraiai sopra di lei e sprofondai in quella caverna morbida e pelosa, cominciai a spingere mentre lei mi incitava a continuare. Le venni dentro quasi senza accorgermene.
“Bravo piccolo, sei stato proprio bravo” mentre parlava mi carezzava la schiena “però devi stare più attento non tutte le donne prendono la pillola”
“Non ci avevo pensato...” nella foga della scopata non avevo proprio considerato la cosa.
“Stai attento la prossima volta. Non è che l'hai fatto anche con Barbara?”
“No. Ci tocchiamo qualche volta lo facciamo con la bocca ...”
“Bravi, bisogna stare attenti, lo so che vorreste farlo anche voi ma bisogna prendere delle precauzioni altrimenti sono guai. Ora da bravo vai a casa io vi raggiungerò fra un po'“.
Mi risistemai e tornai a casa.
Quella sera a cena notai che mia madre e mia zia si sorridevamo e parlottavano fra loro ma ero stanco e non ci feci molto caso.
La mattina dopo venne a svegliarmi mia madre, si sedette sul letto e sorridendo mi disse “E bravo il mio porcellino, ho saputo che ti sei scopato la zia e sei stato anche bravo”
“Non ti dispiace?”
“Figurati, sono contenta, adesso sei grande”
“ Adesso bisognerà pensare anche a Barbara”
“Lo so che non vedete l'ora voi due, però bisognerà prendere qualche precauzione” poi vedendo la mia erezione da sotto il lenzuolo ammiccò divertita “Ma ce l'hai sempre sull'attenti?” prese a massaggiarlo “Non smettere ti prego” “Stai diventando un vero vizioso”.
Scostai il lenzuolo e il mio uccello si tese alla ricerca di uno sfogo.
“Ti prego mamma fammi venire” lei mi guardò sorridendo poi si chinò e sentii la sua bocca ingoiarmi, iniziò a succhiare finché non le svuotai tutto il mio sperma in bocca.
“Posso fare a meno della colazione” fece lei dopo aver ingoiato fino all'ultima goccia.
“Potrai venire a fare colazione da me tutte le volte che vorrai”
Qualche sera dopo mentre mi preparavo per andare a letto sentii bussare alla porta era mia zia che a bassa voce mi invitò a seguirla senza fare rumore. Incuriosito ed eccitato la segui ma, contrariamente a quanto mi aspettavo, ci dirigemmo verso la camera di mia madre.
Dentro c'erano Barbara e mia madre che ci aspettavano sedute sul letto.
“Come avrai capito” mi disse mia zia “è arrivato il momento di fare di Barbara una donna e sarai tu a farlo” io e Barbara ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo “Però” aggiunse mia madre “devi stare molto attento, assolutamente non devi venirle dentro. Possiamo fidarci?” Le rassicurai.
Ci togliemmo i pochi abiti che avevamo e mentre mia zia mi accarezzava, mia madre faceva altrettanto con Barbara poi, ci spinsero uno nelle braccia dell'altro.
Abbracciai mia cugina e iniziai a baciarla mentre le nostre mani frugavano dappertutto. Scesi a baciare i suoi seni ed infine tuffai la mia bocca nel suo cespuglio.
Barbara si sdraiò di traverso sul letto e spalancò le gambe ed io, eccitato ed emozionato al tempo stesso, mi avvicinai e diressi l'uccello verso le sua labbra spalancate.
Diversamente da mia zia la figa Barbara era stretta e anche se bagnata e trovavo difficoltà a penetrarla. Mia madre che era seduta sul letto accanto a noi inizio a massaggiarle il pube mentre mia zia che si era posta dietro di me mi spingeva con il bacino.
Lentamente l'uccello si fece strada procurandomi qualche fitta dolorosa, anche Barbara aveva sul viso una smorfia di dolore.
Una volta infilato tutto mi fermai per riprendere fiato, la smorfia sul viso di Barbara sparì, mia zia mi mise le mani sui fianchi e spingendo col suo bacino iniziò a dare il ritmo alle mie spinte che mano a mano diventano sempre più veloci accompagnate dai mugolii di piacere di Barbara che ormai era eccitatissima.
Mia madre mi incitava a bassa voce, ormai arrivato al punto di non ritorno mi spostai indietro e strofinando l'uccello sulla pancia di Barbara schizzai tutto il mio sperma su di lei.
“Evviva” sussurrarono mia zia e mia madre all'unisono, io abbracciai Barbara e ci scambiammo un bacio appassionato e dolcissimo mentre le nostre madri ci accarezzavamo e ci sbaciucchiavano.
“Ti ha fatto molto male?” chiese mia zia a Barbara
“Un po' all'inizio, ma poi è stato bellissimo”
“Adesso aspettate qualche giorno poi potrete farlo quando volete” aggiunse mia madre “ma fate sempre attenzione, mi raccomando”
“Certo, state tranquille”
Mia zia e mia madre si guardarono soddisfatte poi mia madre disse “E a noi? Che facciamo adesso?”
“Dai vieni qui” rispose mia zia “so io cosa ci vuole per te”
Si abbracciarono ed iniziarono a baciarsi, poi mia zia cominciò a leccarla in mezzo alle gambe, io e Barbara ci guardavamo eccitati.
Mi avvicinai a mia madre e iniziai a succhiarle un capezzolo mentre con la mano le stingevo l'altro, anche Barbara si era avvicinata e aveva iniziato ad accarezzare il culo di sua madre e a frugarla fra le gambe.
Poi mia madre e mia zia si sdraiarono sul letto con le gambe spalancate e io e mia cugina sprofondammo le nostre bocche nelle loro fighe fino farle godere.
Avevamo 12 anni quando ci siamo persi di vista e ricordavo Barbara com'era allora, una ragazzina sveglia e simpatica. Per 12 anni era stata la mia unica compagna di giochi.
Quando arrivammo ci furono baci e abbracci, Barbara se ne stava in disparte e ci guardava con curiosità.
Era diventata una ragazza, alta e magra con un caschetto di capelli ricci castani e la solita espressione da impunita.
Ci salutammo e dopo un'iniziale titubanza ritrovammo la nostra complicità di quando eravamo bambini.
Nei giorni successivi andammo in giro per il bosco e le poche case che si trovavano nei paraggi, intanto ci raccontavamo le nostre esperienze e, vista la confidenza che c'era fra noi, finimmo ben presto per parlare di sesso.
Barbara non aveva molte esperienze in materia, come me del resto, ma era curiosa e molto decisa, mi confidò che spiava i genitori quando facevano la doccia o facevano l'amore, io le feci vedere alcune riviste porno che mi ero portato da casa, le piacquero molto e mi confessò che la sera a letto si sarebbe toccata in mezzo alle gambe.
Le chiesi se lo faceva spesso, mi rispose che tutte le volte che spiava qualcuno si sentiva tirare e doveva toccarsi per soddisfarsi.
“Lo faccio anch'io, quando sono eccitato l'uccello mi diventa duro e devo menarmelo. Se ti va qualche volta possiamo farlo insieme?”
“Certo che mi va. Se questa sera mi aspetti sveglio vengo in camera tua quando tutti dormono e lo facciamo”.
Quella sera andai subito in camera e la aspettai con impazienza.
Giacché era estate e faceva caldo mi misi a letto completamente nudo, l'uccello mi tirava da matti all'idea di poter condividere i miei giochi erotici con lei.
Dopo un tempo che mi sembrò interminabile sentii dei rumori nel corridoio poi la porta della mia camera si aprii lentamente.
“Sei ancora sveglio?” era Barbara con indosso solo una maglietta.
“Certo che sono sveglio, ti stavo aspettando con impazienza” allontanai il lenzuolo e gli mostrai l'uccello in erezione.
“Dio che roba, fammi vedere” disse avvicinandosi.
“Posso toccarlo... non ti faccio male”
“Certo che puoi” lo toccò delicatamente
“Mi piace molto quando me lo tocchi e puoi stringerlo anche più forte, non mi fai male anzi...” cominciò a carezzarlo con più vigore poi mi dette un bacio sulla punta.
“Sono contenta che sei tornato” sorrise “finalmente posso giocare con qualcuno”
“Anch'io sono contento di essere tornato. Ma ora spogliati anche tu fammi vedere la tua farfallina”
Si spogliò in fretta, aveva un corpo magro ma muscoloso con due seni appena accennati, un cespuglio nero fra le gambe e un culetto rotondo e sodo.
Le carezzai i capezzoli mentre lei si mordeva il labbro inferiore, poi la girai e le carezzai le natiche, la feci sedere sul letto, lei aprì le gambe e mi avvicinai alla sua figa, era circondata da morbidi riccioli neri e aveva un piacevole odore di selvatico.
Delicatamente le dischiusi la figa e fra gli umori che le colavano tra le gambe apparve una protuberanza grande come il mio mignolo.
Gliela sfiorai con un dito, lei mugolò di piacere.
“È qui che ti tocchi?” le chiesi.
“Sì. Fai piano perché è molto sensibile”
Glielo carezzai ancora un po' poi le dissi “Toccati tu, fammi vedere come vieni”
Si prese il clitoride fra l'indice e il medio e iniziò a ruotare la mano velocemente mentre io me lo menavo in piedi davanti a lei.
Le venni sulla pancia sentendomi mancare mentre lei s'irrigidiva inarcando le reni per poi abbandonarsi sul letto soddisfatta.
“È questo lo sperma che voi maschi spruzzate quando venite? “ mi chiese pasticciando con le dita il seme che le avevo sparso sulla pancia.
“Sì” le risposi accasciandomi sul letto vicino a lei.
“Ha un buon sapore” disse portandosi le dita alla bocca. Le sorrisi e le misi una mano fra le gambe
“Fammi sentire” mi portai le dita alla bocca “anche tu hai un buon sapore”.
Rimanemmo a chiacchierare e scherzare un po' poi Barbara si rivestì e tornò in camera sua dopo avermi dato un bacio sulle labbra.
Nei giorni successivi ripetemmo più volte il nostro gioco, poi un pomeriggio Barbara mi disse di seguirla in silenzio che doveva farmi vedere una cosa.
Mi portò sul retro del vecchio locale che veniva usato per la doccia, una delle pareti era fatta di assi di legno che avevano parecchie fessure.
Barbara accostò l'occhio a una di queste e m'invitò a fare altrettanto.
Ne scelsi una abbastanza larga e cominciai a sbirciare tutto eccitato.
Vidi mia madre e la madre di Barbara che si stavano spogliando, parlavano fra loro e scherzavano.
“...hai messo su un bel culetto...” stava dicendo mia zia a mia madre, “e tu un bel paio di tette, chissà tuo marito come sarà contento...” “sì gli piace molto mettercelo in mezzo. Ti ricordi dei pomeriggi passati al fienile a toccarci, che bei tempi?”
“Possiamo sempre rifarlo” risero tutt'e due. Poi mia mare aprì l'acqua e iniziò a lavarsi.
Barbara si era sbottonata i jeans e abbassatasi le mutande si stava masturbando io la imitai subito. Cercavamo di non fare rumore.
Sbirciavo fra le fessure di legno alla ricerca della prospettiva migliore per vedere quei due corpi maturi così diversi dal corpo acerbo di Barbara.
Finito di masturbarci ci allontanammo in silenzio.
“Hai visto che culi che hanno... come mi piacerebbe palparli per bene...” disse mia cugina una volta arrivati dietro il fienile
“Anche a me non dispiacerebbe... e anche le tette non erano male” risposi io ridendo “hai sentito che anche loro si toccavano insieme...”
“Sai qui non è che ci siano molti svaghi e neanche si vede molta gente... “
“Sì hai ragione... però non pensavo che anche mia madre facesse certe cose... “
“Tirerà anche lei no?” M'immaginai mia madre che faceva gli stessi giochi che facevamo io e mia cugina ed ebbi un'altra erezione.
“Ho voglia di menarmelo di nuovo... “ dissi tirandomi fuori l'uccello.
“Fai pure, tanto qui non ti vede nessuno”
Mi sfogai pensando a mia madre e mia zia sotto la doccia.
Qualche sera dopo mentre io e Barbara eravamo intenti nei soliti giochi sentimmo un rumore in corridoio, eravamo nudi e stavamo per rivestirci quando la porta si aprì.
Era mia madre che evidentemente insospettita era venuta a vedere cosa succedeva.
“Ma cosa state facendo?” mormorò
“Dai zia non ti arrabbiare” Barbara aveva riacquistato un po' di sangue freddo “stavamo giocando insieme, non facevamo niente di male”
Mia madre entrò e chiuse la porta “Lo vedo...” era perplessa, cercava di darsi un tono ma non sembrava veramente arrabbiata.
“Del resto” continuò Barbara “anche tu e la mamma da ragazze facevate e stesse cose no?”.
“E a te chi l'ha detto?” adesso le scappava da ridere. Si sedette sul letto in mezzo a noi.
“Non è che per caso oggi pomeriggio ci stavate spiando dietro la doccia”
Io e Barbara ci guardammo e ridemmo “Lo immaginavo, dovreste fare meno rumore. E cosa avete fatto poi?”
“Ci siamo toccati” risposi io.
Mia madre annuì sempre più divertita. Vista l'atmosfera che si era creata le chiesi “Che facevi tu e la zia quando vi nascondevate nel fienile, ce lo racconti?”
“Si dai zia dicci siamo curiosi” fece eco Barbara.
“Più o meno quello che fate voi, qualche volta veniva qualche ragazzo e ci piaceva vederlo schizzare.”
A sentirle raccontare quelle cose il mio uccello riprese la sua erezione, mia madre se n'accorse ma fece finta di niente.
“Sai ci siamo eccitati molto a vedere i vostri culi oggi” disse Barbara “lui ha dovuto masturbarsi due volte”
“Davvero? Bisognerà far chiudere quelle fessure allora” disse mia madre scherzando ”se no vi rovinerete la salute”
Mentre parlava si era accomodata meglio sul letto e la camicia da notte già corta di suo le era risalita fino agli slip, mettendo in risalto le sue cosce bianche.
Sia io che Barbara non riuscivamo toglierle gli occhi di dosso, quando lei se ne accorse cercò di risistemarsi e ridendo ci disse “Siete proprio due sporcaccioni, non perdete occasione...”
“Dai zia” disse Barbara ”non ci capita spesso di vedere cosce così belle da vicino. Perché non giochi un po' con noi” mentre parlava le accarezzò l'interno di una coscia.
Ero senza fiato. Temevo una reazione di mia madre che mettesse fine alla complicità che si era creata.
Invece mia madre ci guardò tutti e due sorridendo “Visto che vi faccio questo effetto perché no, in fondo è un pezzo che non mi diverto un po'. Qui però non è il caso, siamo in mezzo al corridoio, mettetevi qualcosa addosso e andiamo in camera mia, oltretutto staremo più comodi.”
Ci infilammo una maglietta e la seguimmo in silenzio.
Una volta entrati mia madre chiuse la porta a chiave, io e Barbara ci spogliammo, mia madre ci raccomandò di fare piano poi si sfilò la camicia da notte.
Eravamo ipnotizzati dalle sue tette, si avvicinò sorridendo, ci abbracciammo, le nostre bocche si attaccarono ai suoi capezzoli che erano grossi duri, le nostre mani, intanto, percorrevano il suo corpo.
Barbara si spostò dietro di lei e inizio a palparle il culo, poi le sfilò le mutandine. Vidi il suo cespuglio nero, mi inginocchiai e iniziai a leccarla in mezzo alle gambe mentre Barbara le palpava e baciava le natiche.
Mia madre tratteneva a fatica i suoi gemiti, ci scostò e si diresse verso il letto, prese Barbara per mano e la fece distendere, le allargò le gambe e iniziò a leccarle la figa, Barbara si mordeva la mano per non urlare finché non venne in preda agli spasimi.
Mi avvicinai a mia madre e le infilai la lingua in bocca, sentivo il sapore di Barbara mentre la esploravo con la lingua.
Quando mi staccai da lei Barbara si era ripresa e si era avvicinata a noi abbracciandoci.
“Adesso” disse mia madre sottovoce rivolto a me “inginocchiati dietro di me mentre tu Barbara mi lecchi come ho fatto io poco fa”
Mi inginocchiai dietro di lei con l'uccello teso come un toro, glielo appoggiai in mezzo alle natiche, sentii il suo sfintere palpitante, iniziai a spingere e scivolai dolcemente dentro di lei.
Cominciammo a muoverci con foga e dopo poco le schizzai un fiotto di sperma nell'intestino mentre il suo buchetto si contraeva spasmodicamente.
Ci accasciammo sul letto esausti.
“Allora porcellini vi siete divertiti?” ci disse mia madre.
“Promettimi che lo rifaremmo ancora zia”
“Vedremo” sorrise mia madre “per il momento tornate in camera vostra e non dite niente a nessuno mi raccomando”.
Promettemmo e dopo esserci rivestiti ce ne andammo a dormire.
Il giorno dopo io e Barbara eravamo ancora eccitati al ricordo della notte precedente, appena possibile andammo dietro il fienile e iniziammo subito a masturbarci.
Ad un certo punto lei mi chiese se ero capace di leccargliela come aveva fatto mia madre la sera prima io le risposi di sì a patto che lei mi succhiasse l'uccello, ci sdraiammo uno con la testa fra le gambe dell'altro e iniziammo a succhiarci con foga, venimmo tutt'e due in fretta.
“Dobbiamo trovare il modo di farlo più spesso” mi disse lei “Ieri sera credevo di impazzire”.
“Anche a me è piaciuto molto, vedrai che lo rifaremo presto” l'aiutai a pulirsi la faccia dal mio sperma e tornai verso casa.
Entrai senza far rumore e passando davanti la porta semiaperta della cucina sentii mia madre e mia zia che ridevano.
“... così li ho dovuti portar su e calmarli un po' “ le stava raccontando della sera precedente “erano così eccitati che c'era il rischio che la mettesse incinta...”
“E m'immagino come hai fatto a calmarli, però potevi chiamare anche me... sei un'egoista”
“Vedrai che non mancherà l'occasione sono due veri porcellini”.
“Sì ormai sono grandi bisogna che imparino a fare le cose per bene...”
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, avevo sempre pensato di dover fare di nascosto dai grandi certe cose e invece loro erano più assatanati di noi.
Me n'andai in camera mia eccitatissimo dalla prospettiva di un'estate piena di promesse.
Quel pomeriggio decisi di forzare un po' la situazione e quando mia zia si allontanò per andare nell'orto la raggiunsi.
“Non sei con Barbara?” mi chiese mia zia
“Doveva aiutare in cucina” le risposi
Lei intanto si era chinata a raccogliere delle verdure e io mi misi alle sue spalle, dalla mia posizione vedevo il suo culo che si protendeva verso di me ogni volta che si chinava, la sua gonna era abbastanza corta da scoprirle le cosce.
Mi stavo eccitando parecchio, sentivo il mio uccello che s'induriva sempre di più.
Sempre chinata a raccogliere le verdure finì per trovarsi a mezzo metro da me ed io mi feci coraggio e le poggiai una mano sul culo.
“Ehi, cosa stai facendo?” il suo tono era divertito.
“Non ho resistito alla tentazione, spero non ti dispiaccia “ le risposi scherzando.
“Sei proprio un porcellino” si alzò e si girò verso di me “ti piace proprio il mio culo?”
“Sì zia, mi piace da morire, da quanto ti ho visto nella doccia non faccio che pensarci”.
“Ma bravo, fai anche il guardone adesso, scommetto che te lo sei anche menato?”
Scoppiammo da ridere a tutti e due. Le misi una mano sul fianco.
“Fammelo toccare un po', sii buona dai...”
“Che imprudente che sei... “ la mia mano si era infilata sotto la gonna “dai non qui... aspettami nel fienile”.
Raccolse le sue cose e si allontanò verso casa, io intanto andai ad aspettarla nel fienile come mi aveva detto.
Dopo una buona mezz'ora la sentii entrare nel fienile le andai incontro, quando fummo vicini mi disse “Allora porcellino fammi vedere che effetto ti fa il culo della zia” e mi appoggiò la mano sulla patta dei pantaloni, il mio uccello ebbe un sussulto, mia zia approvò, poi si sfilò le mutande, io le andai dietro e le tolsi la gonna.
Il suo culo era sodo e bianco, iniziai a baciarlo e ad infilarle la lingua nel solco delle natiche, mia zia mugolando di piacere si chinò mettendo in mostra la sua figa pelosa e piena di umori, ci tuffai la lingua mentre lei allargava sempre più le gambe “Sì... bravo, continua...”
Continuai per un po' assaporando quel gusto amarognolo che sapeva di salsedine.
Quando si girò era rossa in viso, senza dire una parola si inginocchiò davanti a me e mi tirò fuori l'uccello poi, dopo averlo leccato per bene, mi disse “Ti faccio venire con la bocca? O preferisci mettermelo dentro?”
“Voglio scoparti zia”
Si sdraiò sul fieno e allargò le gambe, la sua figa era una bocca spalancata.
“Vieni piccolo, mettilo dentro” Mi sdraiai sopra di lei e sprofondai in quella caverna morbida e pelosa, cominciai a spingere mentre lei mi incitava a continuare. Le venni dentro quasi senza accorgermene.
“Bravo piccolo, sei stato proprio bravo” mentre parlava mi carezzava la schiena “però devi stare più attento non tutte le donne prendono la pillola”
“Non ci avevo pensato...” nella foga della scopata non avevo proprio considerato la cosa.
“Stai attento la prossima volta. Non è che l'hai fatto anche con Barbara?”
“No. Ci tocchiamo qualche volta lo facciamo con la bocca ...”
“Bravi, bisogna stare attenti, lo so che vorreste farlo anche voi ma bisogna prendere delle precauzioni altrimenti sono guai. Ora da bravo vai a casa io vi raggiungerò fra un po'“.
Mi risistemai e tornai a casa.
Quella sera a cena notai che mia madre e mia zia si sorridevamo e parlottavano fra loro ma ero stanco e non ci feci molto caso.
La mattina dopo venne a svegliarmi mia madre, si sedette sul letto e sorridendo mi disse “E bravo il mio porcellino, ho saputo che ti sei scopato la zia e sei stato anche bravo”
“Non ti dispiace?”
“Figurati, sono contenta, adesso sei grande”
“ Adesso bisognerà pensare anche a Barbara”
“Lo so che non vedete l'ora voi due, però bisognerà prendere qualche precauzione” poi vedendo la mia erezione da sotto il lenzuolo ammiccò divertita “Ma ce l'hai sempre sull'attenti?” prese a massaggiarlo “Non smettere ti prego” “Stai diventando un vero vizioso”.
Scostai il lenzuolo e il mio uccello si tese alla ricerca di uno sfogo.
“Ti prego mamma fammi venire” lei mi guardò sorridendo poi si chinò e sentii la sua bocca ingoiarmi, iniziò a succhiare finché non le svuotai tutto il mio sperma in bocca.
“Posso fare a meno della colazione” fece lei dopo aver ingoiato fino all'ultima goccia.
“Potrai venire a fare colazione da me tutte le volte che vorrai”
Qualche sera dopo mentre mi preparavo per andare a letto sentii bussare alla porta era mia zia che a bassa voce mi invitò a seguirla senza fare rumore. Incuriosito ed eccitato la segui ma, contrariamente a quanto mi aspettavo, ci dirigemmo verso la camera di mia madre.
Dentro c'erano Barbara e mia madre che ci aspettavano sedute sul letto.
“Come avrai capito” mi disse mia zia “è arrivato il momento di fare di Barbara una donna e sarai tu a farlo” io e Barbara ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo “Però” aggiunse mia madre “devi stare molto attento, assolutamente non devi venirle dentro. Possiamo fidarci?” Le rassicurai.
Ci togliemmo i pochi abiti che avevamo e mentre mia zia mi accarezzava, mia madre faceva altrettanto con Barbara poi, ci spinsero uno nelle braccia dell'altro.
Abbracciai mia cugina e iniziai a baciarla mentre le nostre mani frugavano dappertutto. Scesi a baciare i suoi seni ed infine tuffai la mia bocca nel suo cespuglio.
Barbara si sdraiò di traverso sul letto e spalancò le gambe ed io, eccitato ed emozionato al tempo stesso, mi avvicinai e diressi l'uccello verso le sua labbra spalancate.
Diversamente da mia zia la figa Barbara era stretta e anche se bagnata e trovavo difficoltà a penetrarla. Mia madre che era seduta sul letto accanto a noi inizio a massaggiarle il pube mentre mia zia che si era posta dietro di me mi spingeva con il bacino.
Lentamente l'uccello si fece strada procurandomi qualche fitta dolorosa, anche Barbara aveva sul viso una smorfia di dolore.
Una volta infilato tutto mi fermai per riprendere fiato, la smorfia sul viso di Barbara sparì, mia zia mi mise le mani sui fianchi e spingendo col suo bacino iniziò a dare il ritmo alle mie spinte che mano a mano diventano sempre più veloci accompagnate dai mugolii di piacere di Barbara che ormai era eccitatissima.
Mia madre mi incitava a bassa voce, ormai arrivato al punto di non ritorno mi spostai indietro e strofinando l'uccello sulla pancia di Barbara schizzai tutto il mio sperma su di lei.
“Evviva” sussurrarono mia zia e mia madre all'unisono, io abbracciai Barbara e ci scambiammo un bacio appassionato e dolcissimo mentre le nostre madri ci accarezzavamo e ci sbaciucchiavano.
“Ti ha fatto molto male?” chiese mia zia a Barbara
“Un po' all'inizio, ma poi è stato bellissimo”
“Adesso aspettate qualche giorno poi potrete farlo quando volete” aggiunse mia madre “ma fate sempre attenzione, mi raccomando”
“Certo, state tranquille”
Mia zia e mia madre si guardarono soddisfatte poi mia madre disse “E a noi? Che facciamo adesso?”
“Dai vieni qui” rispose mia zia “so io cosa ci vuole per te”
Si abbracciarono ed iniziarono a baciarsi, poi mia zia cominciò a leccarla in mezzo alle gambe, io e Barbara ci guardavamo eccitati.
Mi avvicinai a mia madre e iniziai a succhiarle un capezzolo mentre con la mano le stingevo l'altro, anche Barbara si era avvicinata e aveva iniziato ad accarezzare il culo di sua madre e a frugarla fra le gambe.
Poi mia madre e mia zia si sdraiarono sul letto con le gambe spalancate e io e mia cugina sprofondammo le nostre bocche nelle loro fighe fino farle godere.
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