L’invidia del pene

di
genere
trans

Come può definirsi una donna a cui piacciono gli uomini ma che con loro vuole giocare la parte del maschio? Una mia amica a cui una volta confidai le mie pene mi definì un gay intrappolato in un corpo di donna e, nonostante fosse una battuta, penso che la definizione mi calzi a pennello.
Con gli uomini ho sempre avuto rapporti complicati, ogni volta che il mio dito sfiorava il buco del loro culetto s'inalberavano offesi nella loro mascolinità.
Non sono mai riuscita a capire il motivo di tanta mal riposta suscettibilità, visto che considero l'ano fonte d'impareggiabili piaceri, quando mi masturbo non riesco a venire se non dopo averlo stuzzicato a dovere, e mi piacerebbe condividere questi piaceri con un uomo visto che in fondo il mio buchetto è uguale al loro.
Così i miei rapporti con gli uomini, già poco interessanti, sono andati sempre più diradando fino a scomparire.
Ora sono una donna divorziata di quarant'anni con un figlio diciassettenne, Paolo che vive con me.
Un giorno mentre gironzolavo in una videoteca alla ricerca di qualche film d'affittare, presa da un impulso irrefrenabile, oltrepassai la tenda del settore vietato ai minori.
Dopo aver passato in rassegna i soliti film porno la mia attenzione fu catturata da alcune cassette gay e trans.
Una in particolare colpì la mia fantasia, sulla copertina un trans dall'aspetto atletico sodomizzava un ragazzo altrettanto prestante. Senza pensarci due volte staccai il contrassegno e mi feci consegnare la cassetta dal gestore. Il cuore mi batteva all'impazzata, mi avviai speditamente verso casa e passai la serata pregustandomi la visione del video. Paolo come al solito uscì dalla sua camera quando la cena era in tavola e mi preannunciò che sarebbe uscito con i suoi amici per andare al pub.
Finita la cena e sistemata la cucina aspettai con ansia che uscisse poi, finalmente, mi chiusi in camera mia e infilata la cassetta nel videoregistratore mi allungai sul letto decisa a godermi il film.
La visione di quei giovani corpi maschili che si sodomizzavano con passione mi eccitò oltre ogni limite.
Dopo una scena particolarmente arrapante fermai il video decisa a mettermi più comoda.
Mi alzai e cominciai a spogliarmi, una volta nuda mi fermai davanti allo specchio e mi osservai compiaciuta.
Nonostante avessi quarant'anni mi trovavo ancora molto bella. Ero alta e magra, il seno era piccolo ma, quando ero eccitata come adesso, i capezzoli diventano grossi e lunghi come la falange di un dito, il cespuglio era bello folto ma la cosa di cui ero più orgogliosa era il mio culetto alto e sodo con buchetto oltremodo sensibile.
Tornai sul letto e feci ripartire la cassetta. Mi passai una mano fra gambe, gli umori erano colati fina a metà coscia. Presi uno specchietto che avevo sul comodino e me lo misi fra le gambe, il clitoride era completamente scappucciato e si ergeva reclamando attenzioni. Decisi di non toccarlo, volevo prolungare il piacere il più a lungo possibile. Feci scivolare la mano fra le natiche aprendole, vidi il mio buchetto lucido di umori, riposi lo specchio e iniziai a carezzarlo con il dito. Giravo intorno facendo increspare la carne tenera poi affondai il dito dentro, fitte di piacere colpirono il mio basso ventre, il movimento del dito mi procurava un piacere che rasentava l'orgasmo.
Al dito presto se ne aggiunse un altro mentre, con l'altra mano mi torturavo un capezzolo poi, giunta al limite della sopportazione strinsi il clitoride fra due dita e con un movimento rotatorio mi regalai l'orgasmo tanto desiderato.
Ero sudata ed esausta, il film continuava a regalarmi immagini di sesso torrido. Finii di vedere il film, mi masturbai ancora una volta e mi addormentai.
Affittai altre cassette e fu come scoprire un nuovo mondo, ormai la mia fantasia era animata da figure dal sesso indeterminato, metà maschi e metà femmine che partecipavano ad orge sfrenate. Avrei fatto qualunque cosa per avvicinarne qualcuna di queste creature anche se non sapevo come fare non avendo il coraggio di rivolgermi al mondo della prostituzione finché, un giorno, mentre entravo dalla mia estetista vidi Anna che salutava una cliente. Ebbi un tuffo al cuore perché, guardandola meglio mi accorsi che era un trans. Uscendo mi passò vicino ed ebbi modo di osservarla bene. Dovevo conoscerla meglio.
Chiesi ad Anna prendendola alla larga chi fosse quella cliente e lei non si fece pregare.
"Sai è un trans, si chiama Andrea" mi disse "non so se te ne sei accorta... A me la prima volta a fatto una certa impressione... ha un corpo da donna, non c'è che dire, però ha un batacchio fra le gambe proprio niente male... Viene per l'elettrocoagulazione ha cominciato con il viso, poi le gambe e adesso ho finito il pube praticamente non ha più un pelo... Deve venire dopodomani per l'ultima seduta e..."
"Senti Anna" le dissi fermando quel fiume di parole "noi siamo amiche vero?"
"Certo perché me lo chiedi?"
"Allora ascoltami bene"....
Due giorni dopo, un'ora prima della chiusura, ero nella sala d'aspetto di Anna aspettando l'arrivo di Andrea che, puntuale, suonò il citofono alle sei meno cinque.
Andai ad aprire con il cuore in gola.
"Buona sera"
"Buona sera" rispose Andrea, aveva una voce gradevolmente roca.
"Anna si è dovuta assentare per alcuni minuti, se si vuole accomodare intanto"
L'accompagnai in sala d'attesa e mi sedetti anch'io chiacchierammo per una decina di minuti del più e del meno poi il telefono squillò e, come d'accordo, Anna comunicò ad Andrea che non avrebbe fatto in tempo per l'appuntamento si scusava e rimandava al giorno dopo.
Visto che aveva un'ora libera le proposi di andare a bere qualcosa, accettò volentieri.
Ci fermammo in un bar lì vicino e ci sedemmo a chiacchierare, in breve diventammo amiche.
Prima di salutarci mi propose di cenare insieme la sera successiva, accettai volentieri e le promisi che sarei passata a prenderla all'uscita dalla seduta.
La sera dopo, infatti, mi presentai puntualmente al centro estetico proprio mentre Andrea si congedava da Anna, ci salutammo e salimmo sulle nostre macchine.
"Seguimi" mi disse Andrea "Voglio passare da casa sistemarmi, tanto è ancora presto."
La seguii in un quartiere a me sconosciuto e ci fermammo davanti una villetta isolata in periferia.
La casa era abbastanza spoglia ma denotava il buon gusto della padrona.
"Accomodati, Ti preparo qualcosa da bere io intanto vado a fare una doccia."
Rimasi lì con il bicchiere in mano a curiosare per la stanza finché non tornò Andrea con indosso un kimono nero e i capelli bagnanti legati dietro la nuca.
"Sei sposata?" mi chiese. Le raccontai per sommi capi la mia storia "E tu hai un rapporto fisso?"
"No. Solo storie occasionali. è difficile per noi stabilire storie durature."
"Già capisco"
"Senti andiamo di là a truccarci"
Entrammo nella stanza da letto dove c'era un tavolinetto attrezzato con ogni ben di dio.
"Fantastico!" esclamai.
"Accomodati pure" ci sedemmo vicine e cominciammo a lavorare con i trucchi.
Dopo dieci minuti ci guardammo allo specchio.
"Siamo fantastiche" esclamammo all'unisono.
Andrea si alzò e si diresse verso l'armadio facendo scivolare via il kimono.
La visione del suo corpo nudo, la sua schiena e il suo bellissimo culo mi affascinarono.
"Sei bellissima!" le dissi alzandomi, girò la testa e mi sorrise. Le carezzai un fianco, si girò. Eravamo una di fronte all'altra, ora vedevo il suo seno e, abbassando gli occhi il suo uccello completamente depilato.
"Davvero trovi? I complimenti di una donna sono i più difficili da ottenere."
"Sì davvero. Sei.. una creatura stupenda.".
"Sono sicura che anche tu sia molto bella. Vediamo" e così dicendo cominciò a slacciarmi i bottoni della camicetta che cadde ai miei piedi seguita dal resto.
"Vedi che avevo ragione? Hai un corpo da efebo"
Le nostre bocche si cercarono e mai bacio fu così appassionato.
Lentamente scesi in mezzo alle sue gambe e afferrai con le labbra il suo uccello che sentii crescere in bocca poi la feci girare e mi dedicai alla sua schiena.
Le scostai i capelli e le mordicchiai il collo, scesi con la lingua lungo la spina dorsale e, arrivata a glutei, mi fermai e la mia lingua li percorse per intero più volte.
Andrea, capite le mie intenzioni, si sporse in avanti allargando le gambe, il movimento socchiuse le natiche e il suo buchetto si offrì alla mia lingua.
Dopo averlo umettato per bene di saliva iniziai a penetrarla con un dito, i muscoli cedevano alla mia pressione, Andrea muoveva il bacino per assecondare il movimento. Inserii un anche il medio. Andrea mi incitava ansimando con l'altra mano gli afferrai l'uccello ormai in piena erezione.
Con un movimento acrobatico Andrea si girò sempre mantenendo le mie dita nel culo e mi offrì l'uccello da succhiare. Ripresi a succhiare di buona lena finché non mi fermò "Preparati" mi disse e, passando alle mie spalle, mi piegò in avanti e mi fece scivolare l'uccello nel culo senza tanti complimenti. Il bruciore iniziale lasciò presto il posto ad un piacere così intenso che mi portò immediatamente all'orgasmo.
"Scusami" cercò di giustificarsi Andrea "ma ero così eccitata che non ce la facevo ad aspettare".
"Non devi scusarti" le risposi leccandole le labbra "è stato bellissimo così".
Passammo più di un ora a baciarci ed accarezzarci in una specie di dormiveglia. Ero felice e glielo dissi.
Qualche giorno dopo Paolo partì per le vacanze così potei invitare Andrea a cena da me.
Come sempre arrivò puntualissima. Dopo i saluti di rito mi porse un pacchetto rosso "È un regalo per me?"
"Certo. Ma puoi aprirlo solo dopo cena."
"D'accordo. Vuoi bere qualcosa?"
Ci sedemmo sul divano bevendo l'aperitivo. Non mi stancavo mai di guardarla. La mescolanza dei tratti maschili e femminili la rendevano una creatura fantastica.
"Forse è meglio andare a tavola se no finirò per mangiare te"
"D'accordo abbiamo tutto il tempo che vogliamo"
Ci sedemmo a tavola.
Finita la cena ci ritrovammo una nelle braccia dell'altra e ci sfilammo i vestiti in tutta fretta.
Leccai il suo corpo palmo a palmo poi la girai e le divaricai le natiche. Il suo buchetto pulsava, vi affondai la lingua.
"Sì...Così..." mi incitava Andrea "Adesso prendimi..."
"Non desidero altro, ma..."
Fu allora che Andrea mi porse il pacchetto. Lo scartai con il cuore in gola. Dentro c'era un fallo doppio color carne decisamente realistico.
"Sei un tesoro... Mi leggi nel pensiero...."
"Dai ti aiuto a metterlo"
In un attimo ne infilai la metà.
"Guardati allo specchio, sei un perfetto ermafrodito".
Ci avvicinammo allo specchio, sembrava veramente una parte del mio corpo, il minimo movimento mi procurava fitte di piacere indescrivibili.
"Bene adesso inculami!" e così dicendo mi porse le natiche. Appoggiai il fallo sulla sua apertura e, stringendo i muscoli della vagina, lo spinsi dentro di colpo. Andrea emise un gemito animalesco poi i nostri corpi cominciarono ad agitarsi, ogni affondo che davo mi procura un piacere mai provato.
Non ricordo quanti orgasmi ebbi. So solo che ad un certo punto Andrea mi fermò e mi infilò l'uccello in bocca, giusto in tempo per accogliere il fiume di sperma che accolsi con un ultimo orgasmo.
Ci addormentammo esauste una nelle braccia dell'altra.


di
scritto il
2011-09-12
1 9 . 6 K
visite
1
voti
valutazione
8
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

L'educazione sentimentale

racconto sucessivo

La gita al lago
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.