Ho castigato la mia nipotina

di
genere
incesti

Stava per finire la lunga estate, dopo un mese di luglio e metà di agosto caldissimi e afosi dopo ferragosto diversi temporali si erano abbattuti sulla costa facendo precipitare le temperature, e da noi, quando fa così il residence si svuota nel giro di due giorni, quindi si poteva godere di tanto silenzio e meritato riposo.
Le vacanze erano trascorse tranquille, i soliti giri in barca, le distese al sole e i bagni rinfrescanti, le cenette serali e tutta la routine che ne consegue.
A luglio avevamo festeggiato i 18 anni della mia prediletta nipotina Simona, una bella moretta con un solo difetto, un carattere ribelle che ti viene voglia di usare qualsiasi mezzo di coercizione per tenerla a bada.
L’altro figlio di mio fratello a fine agosto deve partire per l’Erasmus, gli hanno assegnato la sede di studio in Spagna a Madrid, mio fratello approfitta per fare un viaggetto di fine estate con tutta la famiglia, compra i voli, ma, la ribelle di Simona all’ultimo momento fa lite con i genitori e decide di non partire, le gridate ce le sorbiamo in diretta io e mia moglie in quanto condividiamo un villino bifamiliare al mare, (e siccome non abbiamo figli questi due nipoti quando ci sono colmano il grande vuoto della nostra vita), cerchiamo di mettere pace tra di loro, ma Simona è irremovibile , anzi accusa pure mio fratello di aver organizzato tutto senza dirglielo e quindi lei aveva progetti diversi per quella settimana. Mio fratello quasi con vergogna mi chiede se potevamo vigilare io e mia moglie sulla ragazza, ma giusto per il vitto, in quanto era sicuro che sarebbe stata tutta la settimana a dormire e a poltroneggiare, la cosa non dispiaceva ne a me ne a mia moglie, del resto l’avevamo quasi allevata noi. Quindi il resto della famiglia parte per Madrid.
Intanto al di là delle vacanze a parte io che ho ancora una settimana di ferie, mia moglie dopo un paio di giorni deve rientrare a scuola, mattina programmazione e pomeriggio corso di aggiornamento, quindi impegno per tutto il giorno, con pausa pranzo a casa in paese.
La mattina sveglia alle 7, colazione con mia moglie, poi lei si prepara per andare a scuola, è una mattinata favolosa, soleggiata ma non caldissima, me ne sto in libertà indossando un leggerissimo boxer, metto in ordine qualcosa lasciata in giro della cena serale, una ripulita nel giardino e poi relax in veranda sopra il lettino, mia moglie si avvia, un saluto e una pacca sulle chiappe, dopo un po’ rientro in casa, vado in bagno, mi rilasso, fumo una sigaretta e subito sotto la doccia, quando torno sulla veranda sono le 10, Simona si è alzata e sta sdraiata sul lettino sotto la sua verandina, non si avvede nemmeno che io sono a poco più di 3 metri e che la sto osservando, è imbambolata a pigiare tasti sul suo smartphone, le gambe raccolte con le ginocchia vicino al petto, indossa una gonnellina di jeans a portafoglio con una fila di bottoni davanti e il reggiseno del costume da bagno.
Io: buongiorno principessa (in modo ironico); lei presa di sorpresa ma senza scomporsi:
Simona: buongiorno zietto, scusami non ti avevo visto, mi sono alzata, ieri sera avevo un tremendo mal di testa e sono andata a nanna presto.
Io: hai fatto bene, è una bellissima mattinata ed è un peccato passarla in mezzo a quattro mura a dormire, immagino non avrai fatto colazione, vieni che ti preparo qualcosa.
Lei attraversa il cancelletto che separa le due abitazioni e viene da me, vado in cucina e prendo biscotti, yogurt e una caraffa di spremuta, li poggio sul tavolo e lei inizia a fare colazione, me ne torno sul lettino, da dove posso godermi attraverso le gambe della sedia sotto al tavolo un panorama bellissimo, Simona ha le gambe accavallate, e mette in mostra due cosce favolose, abbronzatissime e lucide, ne rimango estasiato, osservo il movimenti della sua bocca mentre mastica i biscotti e quando appoggia il bicchiere sulle labbra, sembra che lo faccia in modo da provocarmi, ma non voglio illudermi, poi sbotta:
Simona: zio, ma ti rendi conto come mi tratta tuo fratello? Oramai sono maggiorenne, non pensi che dovrebbe avvisarmi quando programma qualche cosa? Io ho anche le mie esigenze, programmo anche io la mia vita.
Io: principessa bella ( e lei sbatte le ciglia sentendosi come coccolata), tu avrai tutte le ragioni di questo mondo, ma non puoi fare quelle scenate con i tuoi, avrai pure raggiunto la maggiore età, ma non sei cambiata per niente da quando eri in fasce, sei sempre la solita ribelle, anzi sei quasi peggiorata. Mi fai tornare in mente a quando ero piccolo io, ero incorreggibile come te, poi l’età mi ha fatto maturare e adesso ho raggiunto la pace, quindi spero che cambierai con il tempo, anche se non ti nascondo che ogni tanto quell’istinto mi torna, però lo freno.
Simona: quindi alla fine non mi condanni del tutto? Anche tu sei stato come bene, in un certo senso siamo fatti allo stesso modo.
Si alza dal tavolo e mi abbraccia, la cingo a mia volta, le poggio le mani sui fianchi e un brivido mi attraversa tutto il corpo andandosi a concentrare in mezzo alle gambe, quindi gioco una carta senza impegno.
Io: non ti condanno a pieno è vero, però una risistemata ti si dovrebbe dare, ricordo che tuo nonno ai miei tempi per riportarmi sulla retta via quando commettevo qualche mancanza non era tenero con le punizioni.
Simona: oh mamma, e cosa ti faceva?
Io: spesso mi faceva andare a letto senza cena, ma questo era sopportabile, non lo invece quando usava metodi più rudi.
Simona: più rudi? Non dirmi che ti picchiava?
Io: picchiare poche volte, la cosa più umiliante era quando mi legava ad un palo e non mi faceva uscire la sera.
Simona scoppia in una risata, “ma dai, come uno schiavo?”
Io: quasi, ed è esattamente la stessa cosa che tuo padre dovrebbe fare con te, le lezioni che ho preso io da giovane qualche risultato l’hanno dato.
Simona mi guarda dubbiosa, rimane in silenzio a pensare poi:
Simona: tuo fratello non lo farebbe mai, (altro silenzio), perché non mi leghi tu?
Io: e a che titolo? L’educazione te la deve dare tuo padre, lui sa i metodi che deve usare.
Simona: ma dai zietto, facciamolo per gioco, voglio vedere cosa si prova ad essere legati e privati della libertà di movimento.
Io: guarda che te la stai cercando, poi non lamentarti.
Simona: si dai procedi.
Vado nel magazzino degli attrezzi e prendo un rotolo di corda che uso per la barca, torno da Simona, guardo un po’ dove potrei legarla, non voglio metterla semplicemente attorno ad un palo, voglio crocefiggerla, la corda è sufficientemente lunga, quindi ne taglio quattro spezzoni, ci stanno le travi della tettoia, sono distanti circa tre metri uno dall’altro, leggo due spezzoni in alto e due alla base delle travi, Simona mi guarda curiosa, poi la invito a posizionarsi al centro delle due travi, gli lego i polsi e tiro le funi, Simona è adesso legata con le braccia alzate, poi lego le sue caviglie e una alla volta lego le estremità alla base delle travi, Simona sta con le gambe chiuse, la invito ad allargarle un po’, non vuole, quindi forzo la trazione e blocco la prima, stessa cosa faccio con la seconda fune. Simona adesso è messa in posizione di crocifissione, braccia alzate e aperte, gambe divaricate. E’ un po’ sofferente ma divertita, prendo un rametto dalla siepe con delle foglie, mi avvicino a Simona e inizio a solleticarla sul naso, lei sorride e cerca di divincolarsi, insisto, la solletico sulle guance, nelle orecchie, è un supplizio, vorrebbe scappare.
Io: non lamentarti e non cercare di sfuggire, hai voluto provare e adesso devi soffrire.
La sofferenza è tanta per lei, passo le foglie sotto le ascelle, mi implora di smettere, ma oramai ho iniziato un percorso che mi ha provocato un’erezione pazzesca, incurante scendo a solleticarla tra le cosce, e quando arrivo a sfiorarle il pube sul tanga come d’incanto il solletico non le dà più fastidio, anzi la cosa gli piace, sfrego allora con il legno sul tessuto, Simona si morde le labbra, lasci perdere il supplizio, la abbraccio da dietro e la stringo forte a me, appoggio la mia asta dura al suo culetto, poi poggio le mani sul piccolo seno, gli sollevo il reggiseno e inizio a tormentargli i capezzoli, lei china il capo e mi offre il collo, gli sposto i capelli e gli succhio la pelle profumata, nemmeno lei resiste alla tentazione:
Simona: zio, slegami e portami sul letto, voglio essere scopata.
Io: abbiamo tempo, prima voglio divertirmi un po’.
Simona: fai di me quello che vuoi, non ti resisto più.
Gli sbottono la gonna e la lascio in tanga, ha un corpo perfetto, piccolino ma affusolato, sembra una Barbie, mi appoggio dietro e comincio a strusciarglielo sulle natiche, ogni tanto lo passo tra le cosce e glielo faccio sentire sul pube, lei inizia ad eccitarsi, con una mano la tasto, sta iniziando la lubrificazione, con uno strappo lacero un laterale del tanga che scivola a terra lungo l’altra coscia, è troppo invitante, non resisto più, appoggio la cappella sulle grandi labbra e gli do un assaggio, entro quel poco che basta per invitarla a chiederne di più, cosa che lei fa, allento quindi le corde delle braccia per dargli modo di potersi abbassarsi un po’, perfetto adesso è inclinata un po’ verso avanti, in questa posizione riesco a infilarlo dentro completamente, delicatamente comincio a penetrarla, ma in quella posizione sente dolore ai polsi e non riesco sbatterla come vorrei con violenza, quindi la libero dalle corde, la prendo in braccio e la porto in camera da letto.
Qui diventa una belva, è assatanata di sesso, sembra una cagna in calore, si lascia prendere in tutte le posizioni, e lancia grida di piacere, sto per finire e vorrei fermarmi, ma con lei in quello stato è impossibile, non mi dà modo di staccarmi, e quindi, mi lascia andare a ruota libera consentendomi di sborrargli in figa, cosa che faccio volentieri e in modo copioso, non contenta di quanto subito vuole che la mattinata prosegua, la prego di calmarsi e gli spiego che non è facile a recuperare il turgore per scopare di nuovo, ma lei insiste.
Simona: se mi lasci fare son sicura che ti faccio riprendere prima di quanto tu possa immaginare.
Mi prende per una mano e mi tira sotto la doccia in giardino, ci lasciamo accarezzare insieme da uno scroscio di acqua fresca, ci insaponiamo a vicenda, lei gioca con il mio membro, e, a dire il vero, riesco anche un po’ a resuscitarlo, ma non al punto di riuscire a penetrarla di nuovo, ci asciughiamo e rientriamo al letto.
Simona: adesso lasciami fare e vedrai che scopiamo di nuovo, fidati della tua nipotina.
Non mi resta altro da fare che lasciarla tentare, il mio membro è penzoloni, Simona si siede a bordo letto e prendendolo con una mano lo mette in bocca, per quanto si sforzi la cosa sembra difficile, poi ritira le gambe sul letto, spalanca le cosce e mentre mi sta spompinando inizia a sditalinarsi, lo fa con dolcezza, si bagna, e, quando le dita son belle e lubrificate le sfila e comincia a infilarne uno nello sfintere, alterna il ritmo del mio pene in bocca con la spinta del dito, la scena mi dà una scrollata improvvisa, mi diventa duro, la prendo per la nuca e la tiro fino a soffocarla, quando la lascio libera lei prontamente si gira a pecorina sul letto offrendomi il posteriore, d’istinto provo ad infilare un dito dentro, scivola che è una meraviglia, lei con le mani allarga le chiappe e senza pensarci due volte la inculo, prima solo la cappella, poi con una seconda spinta riesco a tappare quel favoloso buchetto che sotto la pressione si dilata per accoglierlo tutto dentro, ha inizio così una cavalcata che non mi aveva offerto mai nessuna, Simona raggiunge diversi orgasmi sottoposta a quello stantuffamento compresa la stimolazione clitoridea che gli procuravo con le mani, e dopo un quarto d’ora ininterrotto raggiungo il secondo orgasmo svuotando la restante sborra nel suo didietro.
La mia nipotina mi sorride.
Simona: ti sei dovuto ricredere, hai visto come sono stata brava a farti eccitare per la seconda volta nel giro di poco?
Io: hai ragione dolcissima nipotina, hai fatto uscire fuori un lato di me che non conoscevo, brava. Quando hai voglia non crearti problemi, sarà un piacere passare qualche ora con te.
Meglio che tuo padre lasci il compito della tua educazione a me.
scritto il
2017-09-25
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