Crisi di una futura veterinaria

di
genere
zoofilia

Crisi di una futura veterinaria

La mia amica è appena andata via, ma quanto è stato oggetto del suo racconto ha lasciato me sgomenta e non voglio esitare neanche un attimo dal raccontare a voi quello che mi ha narrato che, a mio giudizio, ha dello straordinario o più decisamente dell’impossibile.
Giulietta, questo è il nome di Lei, appartiene ad una famiglia benestante, in quanto i suoi genitori, produttori di mozzarella di qualità eccellente sono possessori di una mandria di animali che producono il prezioso latte da cui la mozzarella. Le bufale sono bestie che a vederle generano impressione, quasi paura; sono di colore scuro, hanno occhi che sembrano tizzoni di fuoco, sono sporchi in quanto, specie in estate, si immergono negli stagni per combattere la calura e rimangono coperti di fango e melma. A custodia di essi ci sono giovani provenienti dall’India, dal Pakistan, insomma per lo più dall’ Asia.
I genitori di Giulietta sono persone affabili e per questa loro caratteristica hanno servitori che hanno il senso del dovere e del rispetto in modo quasi da venerazione. Giulietta difficilmente viene nella fattoria, vive per lo più a Roma dove studia o nella casa paterna in una cittadina non lontano dalla proprietà poderale dove vivono le bestie e quelli che le accudiscono. Lei non si è mai interessata di questo lavoro, ben consapevole però che i suoi la vogliono al più legata a questo mondo in qualità di veterinaria.
Da tempo il padrone diceva che sarebbe venuta sua figlia in quella tenuta per rendersi conto di quel mondo. Quella volta venne e dopo essere stata una settimana nel podere si disponeva per il ritorno al suo appartamentino romano.
Nei giorni di sua permanenza nel luogo si era mossa incuriosita e nella consapevolezza che un domani quell’ambiente sarebbe stato suo mondo lavorativo. Aveva fatto subito conoscenza con quelli che mandavano avanti l’azienda paterna, aveva seguito con la massima attenzione il ciclo per la mozzarella, prodotto di cui andava fiero il padre per la bontà unanimemente riconosciuta. Aveva constatato che quelli addetti al lavoro, pur essendo privi di qualsiasi tipo di titolo di studio, erano ferratissimi nel loro lavoro e impegnati nel rispettare la massima igienicità. L’aveva colpita particolarmente un uomo, proveniente dall’India, Agostia il suo nome, di circa quaranta anni, anche se ne mostrava parecchi in più. Il padre si fidava ciecamente di lui per la bravura e la capacità di gestire il gruppo dai quali pretendeva sempre tanto.
L’uomo si trovava da cinque o sei anni nell’azienda ed oramai era lui che gestiva tutto. Il padrone lo teneva ancor più in considerazione da quando era stato colpito un giorno da un bufalo inferocito che lui aveva cercato di fermare, ma che dalla situazione ne era venuto fuori miracolosamente vivo ma con una menomazione grave. L’animale lo aveva colpito con le corna e la punta di uno di essi gli aveva lacerato il membro e i testicoli.
Nell’azienda viveva Nirmala sua moglie, di lui più giovane di alcuni anni. Una donna bella, di carnagione mora e con un segno sulla fronte indicante la casta di appartenenza. Giulietta sentì parlare di lei e sentì su di lei qualche battuta particolare da ritenere assurda; fu per questo motivo che decise di rimanere qualche giorno in più in mezzo ai mandriani e nella fattoria.
Nella campagna vagavano liberi parecchi cani randagi che venivano tenuti lontani dai cani presenti nella fattoria. Erano quattro le bestie che facevano buona guardia, una femmina e tre maschi tutti e quattro pastori maremmani, belli grossi e ringhiosi. Erano bestie dotate di grande fierezza, dignità e tempra; animali muniti di temperamento molto forte .
Il giono precedente alla partenza aveva sentito un breve colloquio tra due guardiani. Questo era avvenuto passando per puro caso da una stalla all’altra Il parlare era tra due mandriani Giuseppe, l’unico guardiano italiano presente nel gruppo e Abhinov. Il primo al secondo : “ Abhinov, cosa sai di Nirmala? A tuo giudizio è fedele al nostro capo?”
“ Non lo so e non lo voglio sapere. Io sto in Italia per lavorare e non voglio interessarmi delle cose altrui”
“Si sa che il povero Agostia non può fare più nulla e Nirmala è nel pieno della sua femminilità. Mi è stato riferito che nel curare i quattro cani si mostra molto interessata ad essi”.
“Cosa vuoi dire?”
“ Non mi meraviglierei che cercasse un po’ di piacere ….curando i cani”
“Giuseppe, non ne so nulla e nulla voglio sapere.”
Giulietta rimase sbalordita da questo parlare e si incuriosì non poco. La curiosità prese il sopravvento su di lei e, speranzosa, si pose in attesa di qualche evento.
L’indomani doveva partire, ma informò suo padre che sarebbe rimasta ancora due giorni potendo fare a meno della lezione all’università.
La mattina svegliatasi verso le otto, vide un notevole movimento nel cortile e nelle stalle dove stavano le bufale. Il padre, assente per la partecipazione ad una fiera internazionale alimentare nella quale aveva aperto uno stend, aveva delegato il fidato Agostia per gestire il tutto. Questi dava ordini precisi e tutti erano puntuali nel rispettare le consegne. Nel giro di due o tre ore l’intero spazio era diventato sgombero di ogni essere. Gli animali erano stati condotti al pascolo dove sarebbero rimasti un paio di giorni. Solo era rimasto in sede uno dei cani con il compito di tenere lontani eventuali intrusi. Giulietta apparentemente si fece vedere come allontanarsi dalla casa, dichiarando di andare nella azienda vicina, distante alcune centinaia di metri. Ma, fatti pochi passi, fece marcia indietro e con circospezione rientrò in casa speranzosa di poter scoprire qualche cosa di quanto aveva sentito.
Dalla sua stanza poteva ben scorgere l’ intero piazzale dove l’eletto guardiano dell’azienda, il cane, scorazzava come irretito per l’assenza della compagnia dei suoi simili. Il motivo del suo nervosismo era ben altro e se ne avvide presto Giulietta scorgendo l’arrivo di Nirmala verso la quale precipitosamente si diresse il cagnone. Scodinzolava attorno a lei, si sollevava con le zampe anteriori e cercava in tutti i modi di assalirla. La donna con fare confidenziale cercò di calmarlo, gli parlava nella sua lingua e il cane sembrava comprenderla. Cominciò con una carezza sul testone, poi come per un piacevole massaggio passò la mano nel sottopancia e allora la bestia mostrò di gradire e calmarsi. Lentamente Giulietta li vide dirigersi verso l’interno del capanno. La figlia del padrone si spostò immediatamente e avendo in quei giorni assimilato pienamente la conoscenza del territorio, girò velocemente il capanno portandosi al lato opposto dove c’era una porticina, si intrufolò dentro e poté essere spettatrice della fase iniziale di quanto stava per capitare. La bestia già doveva gustare quanto poi avrebbe potuto saziarlo. La sua lingua salivava in modo continuo, si muoveva intorno alla donna e puntava con il muso direttamente verso il centro della persona che gli stava vicino. Nirmala gli parla con dolcezza, lo accarezza, ma il cane non sembra essere appagato e si calma solo quando la donna si distende su un cumulo di fieno, solleva la gonna e offre al cane la sua intimità. La bestia immediatamente sembra prenderne possesso e con la lingua comincia a leccarla. La donna è subito presa da una sensazione di piacere, dice delle parole incomprensibili, ma che certamente sono di risposta al piacere provato. Prende la testa della bestia e quasi nella paura che possa discostarsi la tiene ferma. I gridolini di piacere si fanno sempre più forti e poi ad un tratto un “siiiiiii “ prolungato e accompagnato a sospiri continuati rende evidente il raggiungimento del piacere. Lo allontana con difficoltà, il cane vorrebbe leccare le delizie fuoriuscite per il suo lungo orgasmo, ma Nirmala vuole altro e il cane sembra adeguarsi. Lo discosta, lo distende per terra e poi con la mano va diretto verso la sacca pelosa da cui esce solo in parte il membro rosso e già turgido. Lo massaggia, il cane mugola di piacere, lei avvicina la bocca e con la lingua stimola il membro della bestia che risponde con immediatezza mettendo in mostra un arnese paurosamente grosso, duro. Giulietta guarda inizialmente come schifata, poi, piano piano, avverte un capovolgimento di sensazioni e viene sempre più attratta da quelle scene. Osserva le moine di Nirmala verso il cane, senza neanche avvedersene la sua mano si dirige verso la sua micetta che ha già abbondantemente bagnato il suo minuscolo slip.
Nel frattempo la donna indiana ha finito il suo lavoro di bocca con il cane, potrebbe essere sazia, neanche per sogno e questo costituisce anche per Giuditta un piacevole seguito.
La bestia sembra insaziabile, dopo aver emessa una copiosa quantità di sborra che ha inondato il viso della donna, mostra di volere altro. La donna sa bene quello che più desidera la bestia ed è la stessa cosa che lei desidera. Si stende sul letto improvvisato di fieno, si libera completamente degli sgualciti abiti e si presenta all’insaziabile cane nuda. La bestia con la lingua le lambisce la fica, le tette, i fianchi, lei si gira e il suo forellino posteriore viene assalito dalla lingua vorace della bestia. Nirmala con le mani favorisce un ampliamento delle sue chiappe e il cane può penetrarla con la lingua. Questo procura un’ondata di piacere nella donna ed anche in che nascostamente segue la scena. Giulietta si è per conto suo tirato giù lo slip, le sue mani tormentano la sua fica. Un piacere mai provato così intenso, sotto forma di notevole getto di sborra, le percorre tutto il corpo.
Per la mente le passa l’idea di abbandonare la sua futura professione. Quelle scene si stanno imprimendo nel suo intimo e di certo ritorneranno con tutto il piacere che sta ora provando nei momenti in cui si troverò a dover far visita agli animale nelle fattorie della zona. Riprende a seguire la scena. La donna sul fienile è distesa e porge al cane il suo bel tornito culo. Il cane, un salto e le è sopra. Il suo enorme cazzo le percuote le chiappe, cerca di penetrarla ma non sembra riuscirci e allora Nirmala allunga la mano, afferra il nodoso membro e con delicatezza lo orienta verso la sua fica. E un attimo e tutto l’ammasso di carne la penetra. Un urlo… non di sofferenza ma di piacere… fa sentire la bella mora indiana. Giulietta contemporaneamente ha tre dita all’interno della sua fica e si masturba con violenza. Il suo godimento segue passo passo il piacere che sta invadendo l’intimo della donna posseduta dal cane. L’amplesso si protrae per un bel po’ di tempo, Giulietta si ritrova rivoli di sborra che scendono lungo le sue gambe, dà un’ ultimo sguardo alla scena e si allontana. Ha bisogno di un bagno che la rimette in sesto. Le forze sembrano abbandonarla ma è solo un attimo. Quando esce dal bagno è risollevata. Sente una porta aprirsi, vorrebbe nascondersi e non farsi scorgere, ma Nirmala appare prima che lei possa ritirarsi. I loro sguardi si incrociano. Si trasmettono sensazioni, si comunicano messaggi. Ciascuna ha scoperto il segreto dell’altra. Una intesa , forse una promessa e….via ciascuna per la sua strada.
Giulietta ha necessità di scaricare il suo segreto a qualche sua amica. Si decide e viene da me e senza nascondere alcun dettaglio arricchisce la mia insania lussuria di altro materiale. Se ne parte l’indomani lascia in me un desiderio che vorrò e dovrò appagare. Se tanto accadrà, sarete i primi ad essere informati voi miei fedeli quattro o cinque lettori……


Anonima capuana


scritto il
2011-02-21
3 5 . 6 K
visite
3
voti
valutazione
6.3
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Io e il sesso Ia parte

racconto sucessivo

Gym mi condiziona
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.