Io e il sesso Ia parte
di
Anonima capuana
genere
prime esperienze
Ieri sera, rovistando nella camera di mio fratello ho trovato dei dvd prudentemente privi di copertina. Questo mi ha incuriosito conoscendo la puntigliosità di mio fratello che tiene tutto in ordine e catalogato. Era assente e lo sarebbe stato per qualche giorno avendo seguito la sua donna che si era spostata per un convegno. Mi sono portato nella mia stanza portandomi dietro quei due dischetti che avevo deciso di visionare.
Anche in passato, a sua insaputa avevo avuto modo di vedere film che mi avevano aiutato a migliorare il mio innato trasporto per l’attività sessuale.
La mia prima fu all’età di tredici anni con un compagno di classe. Vi racconto come andarono le cose.
Fu una giornata pieno di piacere ma anche di paura. Avevamo deciso da giorni di fare festa a scuola e quella mattina mettemmo in atto la nostra decisione. Ci dirigemmo verso il campo sportivo del nostro paese dove iniziava un bel boschetto che avrebbe di certo favorito il nostro nasconderci. Giorgio, il nome del mio compagno, mostrava di essere più impaurito di me, temeva di essere scorto ed essere colpito dai fulmini della sua severissima mamma. La giornata era splendida, stavamo a fine maggio, le scuole volgevano al termine e tutto sarebbe andato per il meglio. Camminavamo tenendoci per mano, ma ero io che cercavo di trascinarlo.
In prossimità di un casolare abbandonato e per buona parte diroccato, chiesi a Giorgio di non procedere oltre, lì stavamo bene, lontani dal centro abitato e da occhi indiscreti. Vi era un bel prato ed un sole che invitava a carezzevoli atti. Guidai il mio amico fino a tirarlo giù e stendersi al mio fianco. Compresi subito che lui desiderava portare a compimento quello che avevamo deciso, ma era preso dalla paura.
I nostri primi baci, ricordandoli poi a distanza di tempo, furono sicuramente approssimativi. Giorgio conquistò lentamente coraggio e ad un tratto allungò la sua mano sfiorando la mia innocente fighetta. Non avevo indossato alcuno indumento intimo. Al contatto lo sentii trasalire quando avvertì la mia micetta nuda. Mi distesi a terra, tirai su la gonna e il mio amico appena vide la mia nudità rimase incantato poi si slacciò la cintura del pantalone, lo tirò giù mettendo in mostra un membro che mi parve ridicolo.
Ero già smaliziata avendo avuto modo di visionare i filmetti che mio fratello si portava a casa. Presi in mano il suo membro e con sua somma meraviglia lo portai alla bocca, lo cominciai a leccare, lui si contorceva per il piacere e ad un tratto fattosi intraprendente mi stese a terra, mi allargò le gambe e con decisione mise il suo membro sulla bocca della mia fica. Lo implorai di far piano, che era la prima volta e che qualora stesse per arrivare non mi sborrasse dentro.
Fece il contrario di tutto quello che gli avevo chiesto.
Lo sentii dentro in un attimo e avvertii un certo dolore, comincio a stantuffarmi dentro facendomi sentire il suo ansimare e, dopo alcuni istanti, lo sentii gridare: vengooooo, che bellooooo.
Da parte mia , dopo l’iniziale dolore, sentii un piacere incontenibile. Rimanemmo lì per tutto il tempo dell’orario scolastico e verso le tredici tornammo, ciascuno per proprio conto, a casa..
Nessuno si accorse della nostra scappatella e solo io rimasi per alcune settimane trepidante per paura di trovarmi incinta. Non avvenne nulla.
Con Giorgio la situazione si ripresentò fino a che finimmo il secondo anno delle superiori.
Ci fu una pausa di un paio di anni e la frenesia mi riprese quando nella nostra classe entrò a far parte un giovane ganese, Yatrub, adottato da una famiglia italiana da ragazzino e che si era con loro trasferito nella nostra città.
In classe noi ragazze eravamo in minoranza, a fronte di quattordici alunni maschi noi eravamo solo in sei.
Accorgendomi che la sua venuta non risultava di gradimento a molti, divenni suo difensore. Il giovane trovò in me una buona spalla e cominciammo a frequentarci con una certa assiduità. La famiglia che lo aveva adottato era di ottimo livello infatti i genitori adottivi uno era medico e la moglie una docente presso una nota scuola privata gestita da religiosi.
In poco tempo arrivammo a fare i compiti insieme a casa sua o a casa mia e a mano a mano che ci frequentavamo avvertivo sempre più il desiderio di fare l’amore con lui.
Avevo visto in qualche filmetto rubato a mio fratello certi cazzi enormi di uomini di colore e questo generava in me la percezione che anche Yatrub non fosse da meno dei suoi fratelli di colore.
La situazione si presentò un giorno in cui mi ritrovai sola per l’assenza contemporanea dei miei genitori e di mio fratello, tutti fuori per impegni di lavoro. In casa ero rimasta io e il fedele pastore che se ne stava nella cuccia in giardino. Chiamai al cellulare il mio amico e gli chiesi di venire a casa mia perché avevo da vincere qualche dubbio circa un brano di un autore latino. Era, la mia, la più classica delle scuse e per lui la certezza di un invito per ammirabili prospettive. Pochi attimi e lo trovai alla porta di casa. Come al solito ordinato, pulito ma con aggiunta un delicato profumo che annullava completamente quell’odore singolare che hanno le persone di colore.
- Come hai fatto presto.- Gli dissi, e lui:
- Ti dispiace?
- No, anzi… Ma che buon profumo ti porti dietro, lasciami indovinare di che marca è. – Così dicendo mi accostai a lui quasi abbracciandolo e le nostre guance si sfiorarono.
- Dunque mi dici di cosa si tratta?
- Yatrub hai fretta?
- No, ma ti chiedevo per affrontare la questione di cui mi hai parlato a telefono.
- Siediti, aspetta che ti preparo un caffè.. o preferisci un liquore dolce.
- A te la scelta, forse il liquore va meglio facendoci guadagnare tempo.
La frase mi irritò un attimo, mi dava la sensazione che avesse fretta di andare via. Forse lo aspettava qualche altra ragazza? Si perché al primitivo storcere del naso al suo arrivo, gli umori, specialmente da parte delle ragazze della classe erano mutati.
Evidentemente si avvide del mio cambiato umore e allora:
- No, non ho fretta, anzi ti dico che sono venuto volentieri da te.
Questo mi risollevò l’animo. Scelsi un aromatico liquore che faceva mia madre e ne ricavai tanti apprezzamenti per la qualità di esso.
Stavamo seduti sul divano l’uno a fianco all’altro quando presi l’iniziativa, presi la sua mano e incrociai la sua con la mia, ci trovammo fianco a fianco e come era capitato con Giorgio recitai il mio ruolo di ragazza vogliosa di sesso e di nuove esperienze. Lo abbracciai; dolcemente lui mi gratificò di un bacio passionale. Mi aprì la bocca con dolce violenza e le nostre lingue si intrecciarono.
Fu un bacio lungo cui fece seguito una smaniosa insistenza da parte mia nel volerlo liberare dei suoi indumenti. Non mi interessava che potesse pensare di me come di una puttana. Lo desideravo e basta!.
- Ma, Gioia, rendiamoci conto di quanto sta capitando.
- Cosa vuoi dire? Ti dispiace? Hai paura?
- Ma scherzi? Sei una splendida ragazza, hai un corpo che tutti ti ammirano e stai a me dando una possibilità che altri desidererebbero avere.
Con delicatezza mi sganciò il reggiseno e in un attimo mi ritrovai nuda. In poco tempo lo fu anche lui.
Quello che avevo ammirato nei film ora lo avevo a mia disposizione.
Un cazzo lungo, duro apparve ai miei occhi. Un attimo di ammirazione e subito lo presi tra le mani fornendogli carezzevoli massaggi. Lo presi in bocca e in poco tempo la mia passionalità arrivo alle stelle. Avevo fatto tante chiavate con Giorgio, ma i nostri amplessi erano sempre gli stessi, mai una variante. Ora con questo figlio d’Africa divenuto italico volevo soddisfare tutti i miei desideri.
Mi posi in condizione di reggermi alla spalliera del divano, le ginocchia puntellate al centro del divano e in mostra a Yatrub tutto il mio fondo schiena.
_ Yatrub, ti desidero che non immagini quanto..
- Anche io, Gioia.
Mi accarezzava le natiche, sentivo le sue mani sfiorare la mia fica, poi dolcemente con un dito titillarmi il clitoride e in me cresceva forte il desiderio di sentirlo tutto dentro. Immaginavo che mi avrebbe potuto far male, ma non mi importava, volevo sentirmi montare da tutta la sua giovanile forza.
_ Yatrub, dai non farmi aspettare, metti il tuo poderoso membro nella mia vogliosa fica.
Non si fece attendere, avvertii la sua lingua inumidirmi la fica e il culo e un pensiero passò per la mia mente: - Vuole forse entrarmi nel buco del culo? Tale ipotesi cadde all’istante. Sentii lentamente entrare nella fessura della mia fica una poderoso clave e un piacere inondarmi all’istante. Mi stava dentro e piegato sopra di me faceva sentire con il tocco della sua pelle il calore della sua passione.
Non un attimo di sosta, non un momento di pausa. Sentivo vibrare dentro di me il suo cazzo che mi procurava una eiaculazione mai provata e avvertita con Giorgio. Le mie invocazioni a continuare, a darci dentro trovavano accoglienza. Arrivò il momento del piacere provato da lui e venne accompagnato da un urlo quasi bestiale :siiiiiiiiiiii e una sborrata che sentii tutta dentro. Rimase alcuni minuti dentro di me, lo lascia fare e quando si ritirò lasciò un vuoto dentro di me.
- E’ stato molto bello, Gioia. Quanto sei desiderabile.
- Yatrub, non penserai di sfuggirmi? Dobbiamo ancora provare il meglio e con te voglio sentirmi trapassare in tutti i modi. Hai un cazzo enorme. Se lo raccontassi a quelle santarelline della classe morirebbero di invidia.
Il suo membro, tornato a proporzioni normali, chiedeva di essere sollecitato per nuova cavalcata che mi ero imposta di fargli fare. Lo presi dolcemente in mano, avvicinai la mia bocca e con la lingua leccai le ultime gocce ancora presenti dopo la maiuscola chiavata.
Non ci volle molto. Lo sentii immediatamente indurirsi e in pochi secondi mi trovai tra le mani e nella mia bocca il più bell’ oggetto dei desideri.
_ Yatrub, non l’ho mai fatto, ma voglio il tuo gioiello nel mio culo. Te l’offro con tutto il piacere del mondo. Con te mi sono sentito donna, forse puttana, ma non me ne importa nulla. Io sono nata per il piacere da dare e ricevere. E’ la mia natura e non la tradisco.
Mi posi nella identica posizione di prima e lasciai a Yatrub il compito di agire. Lo sentii impegnato con la lingua a inumidire abbondantemente il mio fiore ancora vergine e che gli stavo offrendo, sentii le sue dita penetrarmi nella fica e poi entrare con dolcezza dietro per portare quell’umore che già in quantità aveva emanato la mia infoiata fica.
- Su, non aver paura, so che mi produrrà del dolore. Ma certamente il piacere sarà grande.
Sentii la punta del suo uccello sfiorarmi il buco dell’ano, ancora incontaminato, sentii mentre si apriva un varco. Io per facilitare il compito e per sentire meno dolore tenevo tirato con le mani le due parti di natiche e cercavo un rilassamento massimo.
Sentii dentro la cappella del suo cazzo, si fermò un attimo e all’improvviso sicuro del turgore del suo membro assestò un colpo e fu tutto dentro. Avrei voluto urlare per il dolore, mi trattenni, non volevo dare a lui l’idea del pentimento per quella esperienza.
Yatrub si distese tutto sul mio corpo e con le mani circondò il mio petto accogliendo nelle sue mani le rotondità dure delle mie tette, poi dopo un attimo sentii tutto il piacere che cominciava a darmi quel corpo che riempiva tutto il mio interno posteriore. Provavo un piacere nuovo, sentivo che lui godeva in modo continuo; il suo fiato sopra il mio collo mi annunciava l’impegno e il desiderio di quella fase. Non so se per lui vi era stata altra esperienza simile. Non mi importava e non glielo chiesi.
- Yatrub, voglio sentire il caldo della tua sborra dentro di me. Non lasciare uscire neanche una goccia fuori dal mio nido..
- Stanne certa, mia cara, sto toccando il cielo con un dito. Vorrei rimanere a lungo così, trascorrere una intera nottata e dormire congiunto a te in questo modo.
Credo che in tutto il periodo nel quale ero io da lui posseduta sia venuta due o tre volte.
Ad un tratto, il giovane, dopo aver resistito a lungo, trattenendosi per consentire a me tutto il piacere possibile, esclamò:
- Gioia. Sono pronto, non resisto più. Sto venendo.
- Dai, lasciati andare, sborrami dentro, fammi sentire il calore della tua lava vulcanica.
- Si, mia bella fata, siiiiii sto lasciandoti dentro anche l’animaaaaaaaaaaaaaa
- Si, si, dai dai, voglio essere riempita da te. Sto venendo anche io per l’ennesima voltaaaa
Sentii netto il getto di Yatrub nel mio ano proprio quando il telefono di casa faceva sentire il suo squillo. Atteri qualche attimo, poi mi sottrassi a lui e mentre mi dirigevo verso la colonnina ove era situato il telefono, avvertii sulle mie cosce lo scendere della sborra di lui e mia.
Liquidai subito l’inopportuno scocciatore e tornato presso il mondo del nostro amore, trovai Yatrub sereno, pago per quanto aveva goduto in quel pomeriggio. Facemmo insieme la doccia e al momento dei saluti esclamò:
- Hai dissolto i tuoi dubbi? Io si, spero ce ne siano molti, in futuro, da sciogliere.
Un ultimo caloroso bacio sul limitare del portone all’atto di andar via e la promessa di riprovarci ancora. Continuerò a fornirvi le mie esperienze di vita e di sesso riprendendo poi da dove ho iniziato. Ora vado a curiosare gustando i due film presi dalla camera di mio fratello. Avrò di certo da raccontarne di cose…….
Anonima capuana
Anche in passato, a sua insaputa avevo avuto modo di vedere film che mi avevano aiutato a migliorare il mio innato trasporto per l’attività sessuale.
La mia prima fu all’età di tredici anni con un compagno di classe. Vi racconto come andarono le cose.
Fu una giornata pieno di piacere ma anche di paura. Avevamo deciso da giorni di fare festa a scuola e quella mattina mettemmo in atto la nostra decisione. Ci dirigemmo verso il campo sportivo del nostro paese dove iniziava un bel boschetto che avrebbe di certo favorito il nostro nasconderci. Giorgio, il nome del mio compagno, mostrava di essere più impaurito di me, temeva di essere scorto ed essere colpito dai fulmini della sua severissima mamma. La giornata era splendida, stavamo a fine maggio, le scuole volgevano al termine e tutto sarebbe andato per il meglio. Camminavamo tenendoci per mano, ma ero io che cercavo di trascinarlo.
In prossimità di un casolare abbandonato e per buona parte diroccato, chiesi a Giorgio di non procedere oltre, lì stavamo bene, lontani dal centro abitato e da occhi indiscreti. Vi era un bel prato ed un sole che invitava a carezzevoli atti. Guidai il mio amico fino a tirarlo giù e stendersi al mio fianco. Compresi subito che lui desiderava portare a compimento quello che avevamo deciso, ma era preso dalla paura.
I nostri primi baci, ricordandoli poi a distanza di tempo, furono sicuramente approssimativi. Giorgio conquistò lentamente coraggio e ad un tratto allungò la sua mano sfiorando la mia innocente fighetta. Non avevo indossato alcuno indumento intimo. Al contatto lo sentii trasalire quando avvertì la mia micetta nuda. Mi distesi a terra, tirai su la gonna e il mio amico appena vide la mia nudità rimase incantato poi si slacciò la cintura del pantalone, lo tirò giù mettendo in mostra un membro che mi parve ridicolo.
Ero già smaliziata avendo avuto modo di visionare i filmetti che mio fratello si portava a casa. Presi in mano il suo membro e con sua somma meraviglia lo portai alla bocca, lo cominciai a leccare, lui si contorceva per il piacere e ad un tratto fattosi intraprendente mi stese a terra, mi allargò le gambe e con decisione mise il suo membro sulla bocca della mia fica. Lo implorai di far piano, che era la prima volta e che qualora stesse per arrivare non mi sborrasse dentro.
Fece il contrario di tutto quello che gli avevo chiesto.
Lo sentii dentro in un attimo e avvertii un certo dolore, comincio a stantuffarmi dentro facendomi sentire il suo ansimare e, dopo alcuni istanti, lo sentii gridare: vengooooo, che bellooooo.
Da parte mia , dopo l’iniziale dolore, sentii un piacere incontenibile. Rimanemmo lì per tutto il tempo dell’orario scolastico e verso le tredici tornammo, ciascuno per proprio conto, a casa..
Nessuno si accorse della nostra scappatella e solo io rimasi per alcune settimane trepidante per paura di trovarmi incinta. Non avvenne nulla.
Con Giorgio la situazione si ripresentò fino a che finimmo il secondo anno delle superiori.
Ci fu una pausa di un paio di anni e la frenesia mi riprese quando nella nostra classe entrò a far parte un giovane ganese, Yatrub, adottato da una famiglia italiana da ragazzino e che si era con loro trasferito nella nostra città.
In classe noi ragazze eravamo in minoranza, a fronte di quattordici alunni maschi noi eravamo solo in sei.
Accorgendomi che la sua venuta non risultava di gradimento a molti, divenni suo difensore. Il giovane trovò in me una buona spalla e cominciammo a frequentarci con una certa assiduità. La famiglia che lo aveva adottato era di ottimo livello infatti i genitori adottivi uno era medico e la moglie una docente presso una nota scuola privata gestita da religiosi.
In poco tempo arrivammo a fare i compiti insieme a casa sua o a casa mia e a mano a mano che ci frequentavamo avvertivo sempre più il desiderio di fare l’amore con lui.
Avevo visto in qualche filmetto rubato a mio fratello certi cazzi enormi di uomini di colore e questo generava in me la percezione che anche Yatrub non fosse da meno dei suoi fratelli di colore.
La situazione si presentò un giorno in cui mi ritrovai sola per l’assenza contemporanea dei miei genitori e di mio fratello, tutti fuori per impegni di lavoro. In casa ero rimasta io e il fedele pastore che se ne stava nella cuccia in giardino. Chiamai al cellulare il mio amico e gli chiesi di venire a casa mia perché avevo da vincere qualche dubbio circa un brano di un autore latino. Era, la mia, la più classica delle scuse e per lui la certezza di un invito per ammirabili prospettive. Pochi attimi e lo trovai alla porta di casa. Come al solito ordinato, pulito ma con aggiunta un delicato profumo che annullava completamente quell’odore singolare che hanno le persone di colore.
- Come hai fatto presto.- Gli dissi, e lui:
- Ti dispiace?
- No, anzi… Ma che buon profumo ti porti dietro, lasciami indovinare di che marca è. – Così dicendo mi accostai a lui quasi abbracciandolo e le nostre guance si sfiorarono.
- Dunque mi dici di cosa si tratta?
- Yatrub hai fretta?
- No, ma ti chiedevo per affrontare la questione di cui mi hai parlato a telefono.
- Siediti, aspetta che ti preparo un caffè.. o preferisci un liquore dolce.
- A te la scelta, forse il liquore va meglio facendoci guadagnare tempo.
La frase mi irritò un attimo, mi dava la sensazione che avesse fretta di andare via. Forse lo aspettava qualche altra ragazza? Si perché al primitivo storcere del naso al suo arrivo, gli umori, specialmente da parte delle ragazze della classe erano mutati.
Evidentemente si avvide del mio cambiato umore e allora:
- No, non ho fretta, anzi ti dico che sono venuto volentieri da te.
Questo mi risollevò l’animo. Scelsi un aromatico liquore che faceva mia madre e ne ricavai tanti apprezzamenti per la qualità di esso.
Stavamo seduti sul divano l’uno a fianco all’altro quando presi l’iniziativa, presi la sua mano e incrociai la sua con la mia, ci trovammo fianco a fianco e come era capitato con Giorgio recitai il mio ruolo di ragazza vogliosa di sesso e di nuove esperienze. Lo abbracciai; dolcemente lui mi gratificò di un bacio passionale. Mi aprì la bocca con dolce violenza e le nostre lingue si intrecciarono.
Fu un bacio lungo cui fece seguito una smaniosa insistenza da parte mia nel volerlo liberare dei suoi indumenti. Non mi interessava che potesse pensare di me come di una puttana. Lo desideravo e basta!.
- Ma, Gioia, rendiamoci conto di quanto sta capitando.
- Cosa vuoi dire? Ti dispiace? Hai paura?
- Ma scherzi? Sei una splendida ragazza, hai un corpo che tutti ti ammirano e stai a me dando una possibilità che altri desidererebbero avere.
Con delicatezza mi sganciò il reggiseno e in un attimo mi ritrovai nuda. In poco tempo lo fu anche lui.
Quello che avevo ammirato nei film ora lo avevo a mia disposizione.
Un cazzo lungo, duro apparve ai miei occhi. Un attimo di ammirazione e subito lo presi tra le mani fornendogli carezzevoli massaggi. Lo presi in bocca e in poco tempo la mia passionalità arrivo alle stelle. Avevo fatto tante chiavate con Giorgio, ma i nostri amplessi erano sempre gli stessi, mai una variante. Ora con questo figlio d’Africa divenuto italico volevo soddisfare tutti i miei desideri.
Mi posi in condizione di reggermi alla spalliera del divano, le ginocchia puntellate al centro del divano e in mostra a Yatrub tutto il mio fondo schiena.
_ Yatrub, ti desidero che non immagini quanto..
- Anche io, Gioia.
Mi accarezzava le natiche, sentivo le sue mani sfiorare la mia fica, poi dolcemente con un dito titillarmi il clitoride e in me cresceva forte il desiderio di sentirlo tutto dentro. Immaginavo che mi avrebbe potuto far male, ma non mi importava, volevo sentirmi montare da tutta la sua giovanile forza.
_ Yatrub, dai non farmi aspettare, metti il tuo poderoso membro nella mia vogliosa fica.
Non si fece attendere, avvertii la sua lingua inumidirmi la fica e il culo e un pensiero passò per la mia mente: - Vuole forse entrarmi nel buco del culo? Tale ipotesi cadde all’istante. Sentii lentamente entrare nella fessura della mia fica una poderoso clave e un piacere inondarmi all’istante. Mi stava dentro e piegato sopra di me faceva sentire con il tocco della sua pelle il calore della sua passione.
Non un attimo di sosta, non un momento di pausa. Sentivo vibrare dentro di me il suo cazzo che mi procurava una eiaculazione mai provata e avvertita con Giorgio. Le mie invocazioni a continuare, a darci dentro trovavano accoglienza. Arrivò il momento del piacere provato da lui e venne accompagnato da un urlo quasi bestiale :siiiiiiiiiiii e una sborrata che sentii tutta dentro. Rimase alcuni minuti dentro di me, lo lascia fare e quando si ritirò lasciò un vuoto dentro di me.
- E’ stato molto bello, Gioia. Quanto sei desiderabile.
- Yatrub, non penserai di sfuggirmi? Dobbiamo ancora provare il meglio e con te voglio sentirmi trapassare in tutti i modi. Hai un cazzo enorme. Se lo raccontassi a quelle santarelline della classe morirebbero di invidia.
Il suo membro, tornato a proporzioni normali, chiedeva di essere sollecitato per nuova cavalcata che mi ero imposta di fargli fare. Lo presi dolcemente in mano, avvicinai la mia bocca e con la lingua leccai le ultime gocce ancora presenti dopo la maiuscola chiavata.
Non ci volle molto. Lo sentii immediatamente indurirsi e in pochi secondi mi trovai tra le mani e nella mia bocca il più bell’ oggetto dei desideri.
_ Yatrub, non l’ho mai fatto, ma voglio il tuo gioiello nel mio culo. Te l’offro con tutto il piacere del mondo. Con te mi sono sentito donna, forse puttana, ma non me ne importa nulla. Io sono nata per il piacere da dare e ricevere. E’ la mia natura e non la tradisco.
Mi posi nella identica posizione di prima e lasciai a Yatrub il compito di agire. Lo sentii impegnato con la lingua a inumidire abbondantemente il mio fiore ancora vergine e che gli stavo offrendo, sentii le sue dita penetrarmi nella fica e poi entrare con dolcezza dietro per portare quell’umore che già in quantità aveva emanato la mia infoiata fica.
- Su, non aver paura, so che mi produrrà del dolore. Ma certamente il piacere sarà grande.
Sentii la punta del suo uccello sfiorarmi il buco dell’ano, ancora incontaminato, sentii mentre si apriva un varco. Io per facilitare il compito e per sentire meno dolore tenevo tirato con le mani le due parti di natiche e cercavo un rilassamento massimo.
Sentii dentro la cappella del suo cazzo, si fermò un attimo e all’improvviso sicuro del turgore del suo membro assestò un colpo e fu tutto dentro. Avrei voluto urlare per il dolore, mi trattenni, non volevo dare a lui l’idea del pentimento per quella esperienza.
Yatrub si distese tutto sul mio corpo e con le mani circondò il mio petto accogliendo nelle sue mani le rotondità dure delle mie tette, poi dopo un attimo sentii tutto il piacere che cominciava a darmi quel corpo che riempiva tutto il mio interno posteriore. Provavo un piacere nuovo, sentivo che lui godeva in modo continuo; il suo fiato sopra il mio collo mi annunciava l’impegno e il desiderio di quella fase. Non so se per lui vi era stata altra esperienza simile. Non mi importava e non glielo chiesi.
- Yatrub, voglio sentire il caldo della tua sborra dentro di me. Non lasciare uscire neanche una goccia fuori dal mio nido..
- Stanne certa, mia cara, sto toccando il cielo con un dito. Vorrei rimanere a lungo così, trascorrere una intera nottata e dormire congiunto a te in questo modo.
Credo che in tutto il periodo nel quale ero io da lui posseduta sia venuta due o tre volte.
Ad un tratto, il giovane, dopo aver resistito a lungo, trattenendosi per consentire a me tutto il piacere possibile, esclamò:
- Gioia. Sono pronto, non resisto più. Sto venendo.
- Dai, lasciati andare, sborrami dentro, fammi sentire il calore della tua lava vulcanica.
- Si, mia bella fata, siiiiii sto lasciandoti dentro anche l’animaaaaaaaaaaaaaa
- Si, si, dai dai, voglio essere riempita da te. Sto venendo anche io per l’ennesima voltaaaa
Sentii netto il getto di Yatrub nel mio ano proprio quando il telefono di casa faceva sentire il suo squillo. Atteri qualche attimo, poi mi sottrassi a lui e mentre mi dirigevo verso la colonnina ove era situato il telefono, avvertii sulle mie cosce lo scendere della sborra di lui e mia.
Liquidai subito l’inopportuno scocciatore e tornato presso il mondo del nostro amore, trovai Yatrub sereno, pago per quanto aveva goduto in quel pomeriggio. Facemmo insieme la doccia e al momento dei saluti esclamò:
- Hai dissolto i tuoi dubbi? Io si, spero ce ne siano molti, in futuro, da sciogliere.
Un ultimo caloroso bacio sul limitare del portone all’atto di andar via e la promessa di riprovarci ancora. Continuerò a fornirvi le mie esperienze di vita e di sesso riprendendo poi da dove ho iniziato. Ora vado a curiosare gustando i due film presi dalla camera di mio fratello. Avrò di certo da raccontarne di cose…….
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