Storia di Marisa- l’inizio-
di
melaproibita
genere
incesti
Storia di fantasia... più o meno...
Marisa ha 49 anni, vive in una casa popolare alla periferia di una grande città del nord, è casalinga e ha due figli: Valentina di 27 anni ed Enzo di 23. Da anni il rapporto coniugale con il marito è virtualmente chiuso; troppi silenzi tra di loro, troppa monotonia hanno spento un matrimonio voluto fortemente da entrambi in età ancora molto verde... le strade hanno finito per separarsi senza che marito e moglie abbiano cercato davvero di salvare il loro rapporto, consumato lentamente come una candela, senza scenate o litigi evidenti. La convivenza è ormai una convenienza per entrambi e nulla più: per lei è la fonte del mantenimento della famiglia, per lui la certezza di una buona cucina e capi d’abbigliamento sempre in ordine e stirati. Valentina, la figlia maggiore, da un paio di anni convive con il fidanzato e a casa è rimasto il solo Enzo, ragazzo timido e introverso che lavora come corriere con contratto a tempo determinato nella speranza prima o poi di stabilizzare la sua situazione.
Marisa non è una bella donna... si può piuttosto dire molto appariscente; una donna dal fisico molto particolare di certo: alta 1 e 65, capelli di un vivo rosso ramato per via della tinta preferita da anni, viso tondo e regolare... anche grazioso, occhi nocciola; la sua particolarità fisica è data dal suo seno: una ottava naturale che ovviamente nel tempo ha perso tonicità e che quindi colpisce l’occhio di qualunque uomo perché sostenuto da reggiseni di grossa taglia che però lei sceglie con gusto e raffinatezza. L’idea di essere corteggiata nuovamente da un nuovo spasimante ed il suo incontestabile sentirsi donna in ogni sfaccettatura l’ha sempre spinta a scegliere con cura gli abiti per evidenziare con discrezione le sue abbondanti forme e nascondere al tempo stesso i difetti di un corpo appesantito dall’età e dall’amore per la cucina.
Ovviamente da tempo riceve complimenti più o meno graditi ai quali risponde sempre con grazia ma senza dar troppe speranze all’estimatore di turno, non tanto perché convinta che sarebbe un male allacciare una relazione extraconiugale, ma soprattutto per la paura di essere scoperta e di perdere quindi la tranquillità economica garantita dal muto patto di reciproca assistenza stipulato con il marito. Più volte è stata sul punto di cedere a questo o a quell’altro ma non ha mai trovato il coraggio di fare l’ultimo passo. La vita scorrerebbe quindi fluida nell’alveo della pacata ma tranquillizzante monotonia se non fosse per Enzo. Questa è la nota dolente della vita privata di Marisa. Il suo carattere impenetrabile, i suoi lunghi silenzi nelle ore trascorse a casa davanti al pc, chiuso nella sua cameretta, la totale assenza di amici che suonino al citofono ed ancor più di ragazze che lo cerchino al telefono, le serate di venerdì e di sabato passate in completa solitudine nella sua stanza o scambiando appena due parole con lei o con il marito durante la cena, la angustiano. Non si capacita, anzi non si capacitava fino a qualche mese fa, di come potesse un così bel ragazzo condurre una vita così ritirata e solitaria; solo lavoro e casa, senza frequentazioni di alcun tipo. Il marito si era arreso a quello stato di cose accettando passivamente che fosse un ragazzo strano e che magari, col tempo, sarebbe cambiato. Marisa no... voleva saperne di più, voleva capire, aiutare quel figlio ad uscire dal suo stato di isolamento volontario. E per capire, decise di indagare... anche violando la sua privacy.. anche giocando scorretto pur di arrivare a comprendere. Nel perfetto ordine maniacale della stanza di Enzo, dove era quasi superfluo sistemare e pulire ( perfino le pulizie fa il ragazzo ) un unico oggetto si presentava come lo scrigno dei segreti che avrebbe svelato una parte del mondo di Enzo: il suo computer! Fu stupefatta nel constatare che l’accesso non era protetto da password. Aprì cartelle a caso: foto di moto da corsa, ricordi del viaggio sul mar Rosso con i cugini della Puglia... finché non vide una cartella nominata semplicemente M. Incuriosita da quell’unica lettera cliccò sull’icona. Davanti ai suoi occhi si spalancò il baratro dell’imponderabile perversione di suo figlio, una lama aguzza che le sfibrò immediatamente le carni, lacerandone l’anima, confondendo la sua mente. Un interminabile serie di immagini di lei stessa: al mare in costume, in casa intenta a curare la pulizia, ai fornelli... immagini rubate probabilmente con lo smartphone... e poi ingrandimenti dei suoi particolari anatomici: il seno in primo piano chiuso da un vecchio costume un po’ fuori taglia, messo solo perché in quella spiaggia non veniva quasi mai nessuno, il suo culo fotografato da sotto la gonna ( ma come aveva fatto quel depravato?), foto dei suoi completi intimi adagiati sul letto, delle sue calze...
Sconvolta cerco di placare il respiro affannato... riuscì a calmarsi... poi venne la crisi di pianto, irrefrenabile come un temporale estivo. Meccanicamente spense il computer, si passò dell’acqua fredda sul viso... infilò i primi vestiti che le capitarono in mano ed uscì di casa. Aveva solo bisogno di camminare all’aria fresca, il cuore le martalleva ancora nel petto. Ora... sapeva!
Marisa ha 49 anni, vive in una casa popolare alla periferia di una grande città del nord, è casalinga e ha due figli: Valentina di 27 anni ed Enzo di 23. Da anni il rapporto coniugale con il marito è virtualmente chiuso; troppi silenzi tra di loro, troppa monotonia hanno spento un matrimonio voluto fortemente da entrambi in età ancora molto verde... le strade hanno finito per separarsi senza che marito e moglie abbiano cercato davvero di salvare il loro rapporto, consumato lentamente come una candela, senza scenate o litigi evidenti. La convivenza è ormai una convenienza per entrambi e nulla più: per lei è la fonte del mantenimento della famiglia, per lui la certezza di una buona cucina e capi d’abbigliamento sempre in ordine e stirati. Valentina, la figlia maggiore, da un paio di anni convive con il fidanzato e a casa è rimasto il solo Enzo, ragazzo timido e introverso che lavora come corriere con contratto a tempo determinato nella speranza prima o poi di stabilizzare la sua situazione.
Marisa non è una bella donna... si può piuttosto dire molto appariscente; una donna dal fisico molto particolare di certo: alta 1 e 65, capelli di un vivo rosso ramato per via della tinta preferita da anni, viso tondo e regolare... anche grazioso, occhi nocciola; la sua particolarità fisica è data dal suo seno: una ottava naturale che ovviamente nel tempo ha perso tonicità e che quindi colpisce l’occhio di qualunque uomo perché sostenuto da reggiseni di grossa taglia che però lei sceglie con gusto e raffinatezza. L’idea di essere corteggiata nuovamente da un nuovo spasimante ed il suo incontestabile sentirsi donna in ogni sfaccettatura l’ha sempre spinta a scegliere con cura gli abiti per evidenziare con discrezione le sue abbondanti forme e nascondere al tempo stesso i difetti di un corpo appesantito dall’età e dall’amore per la cucina.
Ovviamente da tempo riceve complimenti più o meno graditi ai quali risponde sempre con grazia ma senza dar troppe speranze all’estimatore di turno, non tanto perché convinta che sarebbe un male allacciare una relazione extraconiugale, ma soprattutto per la paura di essere scoperta e di perdere quindi la tranquillità economica garantita dal muto patto di reciproca assistenza stipulato con il marito. Più volte è stata sul punto di cedere a questo o a quell’altro ma non ha mai trovato il coraggio di fare l’ultimo passo. La vita scorrerebbe quindi fluida nell’alveo della pacata ma tranquillizzante monotonia se non fosse per Enzo. Questa è la nota dolente della vita privata di Marisa. Il suo carattere impenetrabile, i suoi lunghi silenzi nelle ore trascorse a casa davanti al pc, chiuso nella sua cameretta, la totale assenza di amici che suonino al citofono ed ancor più di ragazze che lo cerchino al telefono, le serate di venerdì e di sabato passate in completa solitudine nella sua stanza o scambiando appena due parole con lei o con il marito durante la cena, la angustiano. Non si capacita, anzi non si capacitava fino a qualche mese fa, di come potesse un così bel ragazzo condurre una vita così ritirata e solitaria; solo lavoro e casa, senza frequentazioni di alcun tipo. Il marito si era arreso a quello stato di cose accettando passivamente che fosse un ragazzo strano e che magari, col tempo, sarebbe cambiato. Marisa no... voleva saperne di più, voleva capire, aiutare quel figlio ad uscire dal suo stato di isolamento volontario. E per capire, decise di indagare... anche violando la sua privacy.. anche giocando scorretto pur di arrivare a comprendere. Nel perfetto ordine maniacale della stanza di Enzo, dove era quasi superfluo sistemare e pulire ( perfino le pulizie fa il ragazzo ) un unico oggetto si presentava come lo scrigno dei segreti che avrebbe svelato una parte del mondo di Enzo: il suo computer! Fu stupefatta nel constatare che l’accesso non era protetto da password. Aprì cartelle a caso: foto di moto da corsa, ricordi del viaggio sul mar Rosso con i cugini della Puglia... finché non vide una cartella nominata semplicemente M. Incuriosita da quell’unica lettera cliccò sull’icona. Davanti ai suoi occhi si spalancò il baratro dell’imponderabile perversione di suo figlio, una lama aguzza che le sfibrò immediatamente le carni, lacerandone l’anima, confondendo la sua mente. Un interminabile serie di immagini di lei stessa: al mare in costume, in casa intenta a curare la pulizia, ai fornelli... immagini rubate probabilmente con lo smartphone... e poi ingrandimenti dei suoi particolari anatomici: il seno in primo piano chiuso da un vecchio costume un po’ fuori taglia, messo solo perché in quella spiaggia non veniva quasi mai nessuno, il suo culo fotografato da sotto la gonna ( ma come aveva fatto quel depravato?), foto dei suoi completi intimi adagiati sul letto, delle sue calze...
Sconvolta cerco di placare il respiro affannato... riuscì a calmarsi... poi venne la crisi di pianto, irrefrenabile come un temporale estivo. Meccanicamente spense il computer, si passò dell’acqua fredda sul viso... infilò i primi vestiti che le capitarono in mano ed uscì di casa. Aveva solo bisogno di camminare all’aria fresca, il cuore le martalleva ancora nel petto. Ora... sapeva!
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