Storia di Marisa Cap. 3 - La metamorfosi-
di
melaproibita
genere
incesti
Da quel fugace incontro nel garage di casa tutto cambiò, o almeno Marisa così percepì i modi più garbati di Enzo e la riduzione dei periodi di “assenza” del figlio che viveva più partecipatamente la vita di famiglia. Quello che la stupì maggiormente fu però il cambiamento che quell’evento aveva operato su di lei... si sentiva libera dal senso di colpa, spogliata delle paure che l’avevano attanagliata fino a quel punto. Proseguendo in un’ attenta analisi di se stessa, aveva concluso che seppur a denti stretti, doveva ammettere che la sua percezione di quello che fino a quel momento aveva considerato come un pericolo era andata svanendo lasciandole un senso di piacevole rivalsa, offrendole forse un motivo di affrancamento dalla noia quotidiana... e non da ultimo, la consapevolezza del tutto nuova di poter essere artefice della serenità compiuta di Enzo e della rinascita della sua femminilità.
Rinascita che certamente si compiva nel modo più inaspettato e tortuoso possibile, ma che in fondo sempre rinascita era. Maturò in lei la convinzione che il rapporto orale non avrebbe potuto essere altro che il preludio ad un atto finale e risolutivo... un atto normalmente considerato contro natura ma che sarebbe stato il coronamento di una metamorfosi... non sapeva più ormai se sua o del figlio. Decise che avrebbe eluso di parlarne ancora con Paola e che, in attesa che si verificasse l’atto culminante di questa duplice trasformazione, si sarebbe da un lato goduta il momento di ritrovata serenità con Enzo e dall’altro avrebbe acuito il piacere del momento curando l’attesa. Si, aveva deciso che questa volta sarebbe stata lei a decidere il tempo e il modo del suo trionfo.
Ragionava su cosa avrebbe potuto indossare, che parole usare, quando dare l’ultima spallata a quello che erano stati finora l’uno per l’altra. La vera novità fu scoprire a poco a poco che ormai non l’avrebbe più fatto solo per lui ma anche per se stessa, che si sentire sempre più eccitata all’idea di possederlo e di esserne posseduta. Come se sentisse il cambiamento avvenuto in lei, Enzo manifestava ora quei sentimenti filiali che non aveva mai espresso: un semplice bacio tornando a casa, un abbraccio al mattino prima di uscire di casa: tutte cose nuove che finivano per convincerla ancor più che quella sarebbe stata l’insospettabile via alla normalizzazione dei loro rapporti. Non era più tempo per masturbazioni su capi intimi, non c’era più spazio per semplici fantasie vissute immaginando scenari surreali davanti ad una foto. Il frutto era maturo e andava colto, gustato nel momento di maggior dolcezza; quando il suo succo avrebbe appagato i sensi.
E dimostrò di essere pronto quasi all’improvviso.
Quel tardo pomeriggio Marisa stava mettendosi la crema alla pesca sul corpo dopo aver fatto la doccia quando senti aprirsi la porta di casa. La voce di Enzo che la salutava dall’ingresso la fece sobbalzare come risvegliata da un sogno ad occhi aperti. Istintivamente portò una mano all’orologio appoggiato al davanzale: le cinque e mezza... suo marito sarebbe uscito dal lavoro fra due ore. Ebbe la sensazione che il fato avesse deciso per lei. Controllò l’emozione aspettando che le pulsazioni rallentassero, si guardò ancora nuda allo specchio...nonostante i pesanti seni, i fianchi arrotondati, la pancetta e l’assenza di trucco si sentì perfetta.. e pronta. Finì per indossare il solo accappatoio bianco e uscì dal bagno. Trovò Enzo in cucina, intento a caricare la caffettiera. Lui, girato di spalle non la sentì arrivare. Mormorò “ciao” con un filo di voce e attese che si girasse. Per un attimo che parve interminabile lascio che lui la guardasse avvolta nell’accappatoio, poi lo sfilò con un movimento unico e fluido lasciando che cadesse ai suoi piedi. Enzo la fissava incredulo, soffermandosi sul seno, passando al pube, terminando sui piedi smaltati di rosso. Le si avvicinò senza dire una parola e la abbracciò per alcuni minuti inalando il profumo che veniva dalla sua pelle; poi il cielo sembrò infrangersi in un caleidoscopio di luci e colori quando le loro labbra si unirono per la prima volta. E vennero le loro lingue ad intrecciarsi, e le mani a fondersi tra loro, e gli occhi si trovarono in altri occhi... mille volte visti ma visti ora per la prima volta.
Lui la condusse sul letto sdraiandosi al suo fianco ed un suo dito partì dall’incavo della mano seguendo il disegno del braccio, sconfinò sulle spalle nude per raggiungerle i seni e i capezzoli turgidi. In un attimo baciò le sue tette e con la punta della lingua scese tra i peli del suo sesso.
Iniziò a baciarle e poi a leccarle il clitoride con lenta maestria, lei chiuse gli occhi e reclinò il capo sentendo i suoi umori fondersi con la saliva del figlio. Non saprebbe dire quanto tempo passò ma ad un tratto sentì il desiderio violento di tastare il sesso di Enzo così allungò la mano sentendolo completamente eretto, fece una lieve torsione col busto e si trovò a pochi centimetri dal suo cazzo. Non desiderava altro che sentirlo fra le labbra ed iniziò a menarlo con dolcezza, poi con la lingua lungo tutta l’asta apprezzandone le grosse venature per finire con introdurlo completamente in bocca. Alzando lo sguardo, notò che il figlio aveva poggiato la testa allo schienale del letto, incapace di qualunque altro movimento. Riprese a succhiarlo con passione e lentezza, affondando di tanto in tanto fino alla base e lavorando di lingua il glande di Enzo. Lo portò più volte vicino al punto di non ritorno, finché decise che era arrivato il momento di perfezionare la loro estasi e salì su di lui. Nel momento in cui si abbandonò alla penetrazione sentì dentro di se sciogliersi le tensioni degli ultimi anni... si guardarono ancora intensamente... poi fu l’incontro di due corpi frementi che si davano battaglia. Lei cavalcava con lentezza mentre lui le raccoglieva le enormi tette tra le mani portandosele alla bocca. Ora si strusciava su di lui, impalata da quel giovane membro pulsante mentre lui era passato a palparle il culo, gli occhi adoranti fissi sul movimento delle sue mammelle. L’orgasmo la investì come un urto potente, stravolgendo il suo viso in una smorfia di piacere, le guance rosse di un bruciore atavico, sentendo colare il suo nettare bollente sul suo cazzo...
Lui la lasciò placare tenendola stretta poi, con un colpo di reni la disarcionò passandole sopra. Marisa ora voleva solo sentirsi posseduta e lui istintivamente lo capì. Tra le sue gambe dilatate, i suoi colpi poderosi come in un crescendo wagneriano la colpivano, la stravolgevano togliendole il fiato. “Vieni amore,vieni-gli disse- finisciti così” ed Enzo affondò nelle sue viscere ancora alcuni minuti, poi si inarcò e con un movimento fulmineo uscì da lei sborrando sulla sua pancia. Lo specchio dell’armadio le restituì l’immagine di suo figlio che l’abbracciava sfinito mentre lei gli arruffava i capelli. Un sorriso beato era disegnato sul suo volto, il sorriso di un uomo guarito. Il sorriso che lei aveva sognato come simbolo del suo trionfo
Rinascita che certamente si compiva nel modo più inaspettato e tortuoso possibile, ma che in fondo sempre rinascita era. Maturò in lei la convinzione che il rapporto orale non avrebbe potuto essere altro che il preludio ad un atto finale e risolutivo... un atto normalmente considerato contro natura ma che sarebbe stato il coronamento di una metamorfosi... non sapeva più ormai se sua o del figlio. Decise che avrebbe eluso di parlarne ancora con Paola e che, in attesa che si verificasse l’atto culminante di questa duplice trasformazione, si sarebbe da un lato goduta il momento di ritrovata serenità con Enzo e dall’altro avrebbe acuito il piacere del momento curando l’attesa. Si, aveva deciso che questa volta sarebbe stata lei a decidere il tempo e il modo del suo trionfo.
Ragionava su cosa avrebbe potuto indossare, che parole usare, quando dare l’ultima spallata a quello che erano stati finora l’uno per l’altra. La vera novità fu scoprire a poco a poco che ormai non l’avrebbe più fatto solo per lui ma anche per se stessa, che si sentire sempre più eccitata all’idea di possederlo e di esserne posseduta. Come se sentisse il cambiamento avvenuto in lei, Enzo manifestava ora quei sentimenti filiali che non aveva mai espresso: un semplice bacio tornando a casa, un abbraccio al mattino prima di uscire di casa: tutte cose nuove che finivano per convincerla ancor più che quella sarebbe stata l’insospettabile via alla normalizzazione dei loro rapporti. Non era più tempo per masturbazioni su capi intimi, non c’era più spazio per semplici fantasie vissute immaginando scenari surreali davanti ad una foto. Il frutto era maturo e andava colto, gustato nel momento di maggior dolcezza; quando il suo succo avrebbe appagato i sensi.
E dimostrò di essere pronto quasi all’improvviso.
Quel tardo pomeriggio Marisa stava mettendosi la crema alla pesca sul corpo dopo aver fatto la doccia quando senti aprirsi la porta di casa. La voce di Enzo che la salutava dall’ingresso la fece sobbalzare come risvegliata da un sogno ad occhi aperti. Istintivamente portò una mano all’orologio appoggiato al davanzale: le cinque e mezza... suo marito sarebbe uscito dal lavoro fra due ore. Ebbe la sensazione che il fato avesse deciso per lei. Controllò l’emozione aspettando che le pulsazioni rallentassero, si guardò ancora nuda allo specchio...nonostante i pesanti seni, i fianchi arrotondati, la pancetta e l’assenza di trucco si sentì perfetta.. e pronta. Finì per indossare il solo accappatoio bianco e uscì dal bagno. Trovò Enzo in cucina, intento a caricare la caffettiera. Lui, girato di spalle non la sentì arrivare. Mormorò “ciao” con un filo di voce e attese che si girasse. Per un attimo che parve interminabile lascio che lui la guardasse avvolta nell’accappatoio, poi lo sfilò con un movimento unico e fluido lasciando che cadesse ai suoi piedi. Enzo la fissava incredulo, soffermandosi sul seno, passando al pube, terminando sui piedi smaltati di rosso. Le si avvicinò senza dire una parola e la abbracciò per alcuni minuti inalando il profumo che veniva dalla sua pelle; poi il cielo sembrò infrangersi in un caleidoscopio di luci e colori quando le loro labbra si unirono per la prima volta. E vennero le loro lingue ad intrecciarsi, e le mani a fondersi tra loro, e gli occhi si trovarono in altri occhi... mille volte visti ma visti ora per la prima volta.
Lui la condusse sul letto sdraiandosi al suo fianco ed un suo dito partì dall’incavo della mano seguendo il disegno del braccio, sconfinò sulle spalle nude per raggiungerle i seni e i capezzoli turgidi. In un attimo baciò le sue tette e con la punta della lingua scese tra i peli del suo sesso.
Iniziò a baciarle e poi a leccarle il clitoride con lenta maestria, lei chiuse gli occhi e reclinò il capo sentendo i suoi umori fondersi con la saliva del figlio. Non saprebbe dire quanto tempo passò ma ad un tratto sentì il desiderio violento di tastare il sesso di Enzo così allungò la mano sentendolo completamente eretto, fece una lieve torsione col busto e si trovò a pochi centimetri dal suo cazzo. Non desiderava altro che sentirlo fra le labbra ed iniziò a menarlo con dolcezza, poi con la lingua lungo tutta l’asta apprezzandone le grosse venature per finire con introdurlo completamente in bocca. Alzando lo sguardo, notò che il figlio aveva poggiato la testa allo schienale del letto, incapace di qualunque altro movimento. Riprese a succhiarlo con passione e lentezza, affondando di tanto in tanto fino alla base e lavorando di lingua il glande di Enzo. Lo portò più volte vicino al punto di non ritorno, finché decise che era arrivato il momento di perfezionare la loro estasi e salì su di lui. Nel momento in cui si abbandonò alla penetrazione sentì dentro di se sciogliersi le tensioni degli ultimi anni... si guardarono ancora intensamente... poi fu l’incontro di due corpi frementi che si davano battaglia. Lei cavalcava con lentezza mentre lui le raccoglieva le enormi tette tra le mani portandosele alla bocca. Ora si strusciava su di lui, impalata da quel giovane membro pulsante mentre lui era passato a palparle il culo, gli occhi adoranti fissi sul movimento delle sue mammelle. L’orgasmo la investì come un urto potente, stravolgendo il suo viso in una smorfia di piacere, le guance rosse di un bruciore atavico, sentendo colare il suo nettare bollente sul suo cazzo...
Lui la lasciò placare tenendola stretta poi, con un colpo di reni la disarcionò passandole sopra. Marisa ora voleva solo sentirsi posseduta e lui istintivamente lo capì. Tra le sue gambe dilatate, i suoi colpi poderosi come in un crescendo wagneriano la colpivano, la stravolgevano togliendole il fiato. “Vieni amore,vieni-gli disse- finisciti così” ed Enzo affondò nelle sue viscere ancora alcuni minuti, poi si inarcò e con un movimento fulmineo uscì da lei sborrando sulla sua pancia. Lo specchio dell’armadio le restituì l’immagine di suo figlio che l’abbracciava sfinito mentre lei gli arruffava i capelli. Un sorriso beato era disegnato sul suo volto, il sorriso di un uomo guarito. Il sorriso che lei aveva sognato come simbolo del suo trionfo
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