Da turista a schiava - Parte seconda
di
Roles93
genere
dominazione
Continuo del racconto “ Da turista a Schiava”, essendo un racconto diviso in capitoli è consigliato leggere i precedenti racconti.
Gaia è intimidita e imbarazzata, davanti a lei si ritrova una gigantesca sala, con al centro una poltrona che le dà le spalle rivolta verso un caminetto acceso a riscaldare quell’ambiente umido e freddo. Sul divanetto si intravede la sagoma di uomo, lentamente passo dopo passo si avvicina verso di lui mentre le porte alle sue spalle si chiudono di botto. La ragazza arriva vicino all'uomo seduto, lo guada bene, sembra giovane, indossa una vestaglia rossa mentre fuma una sigaretta, sembra molto alto e distinto e di bell’aspetto, quasi resta stupita, ma questa sua valutazione viene interrotta quando l’uomo con un accento anglosassone le dice in italiano: “finalmente la mia schiava è arrivata”.
Gaia è terrorizzata, tutto il suo corpo trema, il cuore le batte a mille e si gira spaesata di scatto per capire dove si trova.
Il suo silenzio viene interrotto quando la curiosità della ragazza è ormai al culmine, sa di non essere in una posizione per ribellarsi, sa che è in gioco la sua vita, vorrebbe urlare, scappare e dal suo sguardo probabilmente anche uccidere colui che l’ha portata in questo luogo strappandola dalla sua vita di spensieratezza immersa nella routine quotidiana, ma al momento di far uscir le parole, escono come strozzate, la voce è tremolante e mentre prova a parlare con le mani prova a coprire le sue nudità con le mani: “ T…tttu..tu chi s..sseei?...che…chee cosa ci faccio io..io..qui ?? Voglio… io voglio…vo-vooglio andarmene ss-subito!” dice mentre mi fissa negli occhi.
Io sorrido, mi alzo lentamente dal quel divanetto mentre spengo la sigaretta appena iniziata. Stringo la cintura della mia vestaglia, inizio a girare attorno al mio nuovo acquisto osservandola scrupolosamente centimetro per centimetro. Sorrido e con aria autorevole provo a rispondere a qualche domanda della povera Gaia :” Tu non sei degna di conoscere il mio nome, tu ti dovrai rivolgere a me sempre chiamandomi PADRONE, e da come ben puoi dedurre sei stata acquistata in un asta da un mio fidato amico per portarti qui da me” sento il respiro di Gaia aumentare sempre di più, sento la sua ansia travolgerla come se si trattasse tutto di un brutto incubo “ Tu mi appartieni, sei mia, e farai tutto ciò che ti di ordinerò se non vuoi finire molto male! Non avrai più un nome, sarai solo la mia schiava! Meno ti ribelli meno soffrirai.”
Continuo a girare attorno alla mia nuova e bellissima schiava, mi posiziono dietro di lei, sposto una ciocca dei suoi lunghi capelli neri scoprendo il suo collo, mi avvicino ad esso annusando il dolce odore della sua pelle, la mia mano si poggia sul suo sedere palpandolo e testandolo dolcemente, è perfetto, sodo, liscio e all’in su, ma al mio tocco la mia giovane schiava fa un balzo in avanti per allontanarsi da me.
Sorrido, e continuo con aria decisa e fiera :” sai…sei stata la schiava più costosa che io abbia mai comprato…mi sei costata ben cinque milioni di dollari, mi sono affidato totalmente dal giudizio del mio socio che vedendoti ha intuito che ti avrei adorato, ma non è così, sei ancora più bella di quanto io immaginassi, e sei completamente mia!” Faccio un pausa di qualche secondo e mi posiziono di fronte a lei, ha lo sguardo basso, guarda fisso il pavimento, teme di incrociare il suo sguardo con il mio.
Dolcemente sposto una ciocca dal suo volto, scoprendolo e accarezzando la sua guancia per poi posizionare un dito sotto il suo mento e sollevarlo di qualche centimetro in modo che il suo sguardo sia esattamente rivolto a me.
I suoi occhi color smeraldo mi fissano, riesco a intravedere il terrore solo dal suo sguardo, il mio tono di voce si abbassa, diventa quasi più dolce, quasi un sussurro: “ Se farai esattamente ciò che ti dico avrai un soggiorno vivibile tra queste mura, come hai visto il mio castello è enorme e sono immerso nel lusso, un lusso che potrai godere anche tu…” il mio tono di voce cambia facendosi più serio e rigido, mentre afferro la mano che copre il suo seno e la sposto dolcemente verso il basso in modo da godere della visuale delle sue perfette curve, posizionando la mia mano dolcemente sul suo seno sinistro “ … MA SE SOLO OSERAI DISUBIDIRMI, RIBELLARTI O FARE QUALSIASI COSA DI CUI IO SIA CONTRARIO, IL TUO SOGGIORNO QUI SARA’ UN VERO E PROPRIO INCUBO PIENO DI SOFFERENZE!”
Gaia sentendo queste mie parole con questo sbalzo d’umore indietreggia nuovamente, spingendo la mia mano con decisione via dal suo seno, iniziano a scendere delle lacrime dai suoi occhi :” Tu sei pazzo! Voglio andarmene! Lasciami stare! Non ti azzardare a toccarmi!” continua ad indietreggiare.
La mia pazienza inizia a scemarsi, il mio carattere lunatico prende il mio sopravvento, faccio due passi veloci verso di lei per raggiungerla e le do un forte schiaffo in viso facendola cadere sul gelido pavimento di marmo, il mio tono di voce diventa quasi irriconoscibile rispetto a quello precedente e inizio ad urlare “ COME OSI RIFIUTARTI! TI HO APPENA SPIEGATO LE CONDIZIONI DELLA TUA PERMANENZA E HAI FATTO LA DECISIONE MENO SAGGIA! ORA TI FARO’ DIVENTARE IO UBBIDIENTE!”
Esco un campanellino tutto d’oro dalla tasca della mia vestaglia e inizio a suonarlo insistentemente e, in pochi secondi, entra una ragazza dall'età è leggermente più grande di quella di Gaia. Indossa una sorta di divisa da cameriera sexy completamente in cuoio, dei buchi all'altezza del seno che lasciano scoperta la sua terza misura abbondante, delle calze a rete con stivali e una micro mini gonna sempre in cuoio che lascia intravedere tutto il suo sesso. Con sé porta un vassoio in argento lucente con sopra poggiato un collare in cuoio con borchie in acciaio e un lungo guinzaglio sempre in cuoio.
La ragazza si avvicina a me e con aria di rispetto e inchinandosi mi dice:” Ecco a lei mio padrone”. Prendo il tutto e subito la ragazza si gira e come se nulla fosse esce dalla stanza.
Gaia guarda questa scena impietrita, pensava fosse la sola a subire tutto ciò ma a quanto pare non è così.
Si tiene la guancia dolorante mentre è accovacciata sul pavimento in posizione fetale, con forza le tolgo la mano dalla guancia, le alzo la testa tirandola per i capelli e le metto con forza il collare stringendolo la massimo, successivamente prendo il moschettone dal guinzaglio e lo attacco al collare per poi tirarla verso di me con forza come se fosse un cane disubbidiente.
Le mie urla si fanno sempre più forti e rimbombano come eco in tutta la gigantesca sala del castello mentre trascino la mia schiava irrispettosa verso una libreria.
Gaia urla prova ad implorarmi con voce spaventata, singhiozzante mentre le sue lacrime non danno cenno di fermarsi “ Ti…ti pregooo…fermati!!! La scongiuro!!!”
Io continuo a tirarla senza dar conto alle sue suppliche, davanti alla libreria tiro un libro, ed esattamente come in un film, la libreria si apre; davanti a noi uno stretto corridoio poco illuminato, solo qualche torcia ad olio illuminano leggermente il percorso.
Continuo a tirare con forza la mia nuova schiava, incurante che si stia quasi strozzando. Alla fine del corridoio la sollevo per i capelli, alza lo sguardo e si ritrova davanti gigantesca sala piena di strumenti e strani oggetti di tortura medievale. La stanza è molto umida e fredda e le pareti sembrano quasi trasudare acqua, e anche la luce è molto bassa, quasi in penombra, illuminata solo da qualche lanterna che in contro luce a malapena riesce a far distinguere il contenuto di quella stanza degli orrori.
Gaia prova a guardarsi intorno, non capisce ancora a cosa sta andando in contro, e neanche il tempo di focalizzare che il suo collo viene nuovamente tirato e trascinata al centro della stanza.
Il silenzio criptico viene interrotto dalla mia voce, ma non da un urlo, ma da una frase sussurrata quasi in modo freddo: “ Adesso imparerei il rispetto.”
Tiro una leva di legno che sporge dal pavimento in pietra, un rumore di vecchi ingranaggi rimbomba dentro la stanza susseguito da un rumore metallico, delle catene cadono dal soffitto in direzione di Gaia.
Afferro le catene, prendo i polsi della mia schiava e l’ammanetto, poi sposto nuovamente la leva di legno, le catene iniziano a sparire da sopra il soffitto tirando con sé la mia schiava, appendendola e sollevandola da terra con circa trenta centimetri di distanza dal pavimento.
Gaia in lacrime prova a dimenarsi e a liberarsi inutilmente, urlandomi anche contro :” BRUTTO BASTARDO LIBERAMI SUBITO!”
A quell’ennesime parole offensivo con una totale mancanza di rispetto, la parte peggiore di me prende nuovamente il sopravvento dando nuovamente un forte schiaffo in viso alla ragazza spaccandole il labro inferiore facendola ammutolire, e urlando gli dico: “ CONTINUI A NON CHIAMARMI PADRONE! CONTINUI A RIBELLARTI E ADESSO ADIRITTURA MI OFFENDI! ADESSO TI LAVERO’ VIA LA TUA MALEDUCAZIONE!”
Faccio qualche passo indietro e prendo una pompa molto grande, apro il rubinetto e subito esce un fortissimo getto di acqua gelida che colpisce con talmente tanta forza la ragazza da farla dondolare su sé stessa come una trottola mentre è appesa e indifesa.
Punto il getto ovunque, prima in bocca, come per sciacquarla, poi punto il forte getto sul seno e sulla sua figa. Dopo circa 5 minuti di gelida agonia chiudo il rubinetto vedendo la mia schiava bagnata fradicia tremolante gocciolare abbondantemente.
Mi avvicino ad essa con un sorrisino quasi tetro e le urlo: “ SPERO CHE TU ABBIA CAPITO CHE DEVI CHIAMARMI PADRONE!” le dico mentre le alzo il viso in modo che i nostri sguardi si incrocino, ma il suo spirito sembra forte sputandomi sul viso e con voce stremata e infreddolita :” Fottiti…”
La mia risata diventa quasi perversa, un mix di emozioni psicopatiche mi attraversano il corpo, raccolgo con un dito la saliva dalla mia guancia e la porto sulle mie labbra gustando il sapore della mia schiava, poi ridendo e con tono basso le dico : “ lo hai voluto tu.”
Mi allontano con passo spedito verso un angolo buio della stanza, tornando spingo con me un carrello di legno cigolante stra pieno di strani oggetti.
Mi posiziono nuovamente di fronte alla mia schiava, le tolgo il guinzaglio lasciandole solo il collare, lo poso sul carrello e ne apro un piccolo cassetto da cui esce un lungo e grosso ago. Alla vista dell’ago Gaia inizia a dimenarsi preoccupata urlandomi “ COSA VUOI FARE! NON MI TOCCARE!”, io mi avvicino dolcemente al suo seno, la sua pelle e raggrinzita dal freddo e i suoi capezzoli turgidi e duri come il ferro, poggio le mie labbra su quel capezzolo gelido e le do una piccola succhiata, Gaia mi guarda con stupore e contrae le gambe come se avesse avuto uno spasmo di piacere ma, neanche il tempo di farle godersi quell'attimo che poggio la punta dell’ago sul capezzolo sinistro e lentamente inizio a fare pressione fino a trapassarlo completamente. Gaia spalanca gli occhi urlando di dolore, prova a liberare le sue mani e dimenarsi provando a prendermi a calci ma senza successo; una piccola goccia di sangue scende lentamente dal capezzolo, poggio la mia viscida lingua su di esso leccandola via e sorridendo, poi prendo un anellino d’oro dal carrellino, e lo infilo nel capezzolo. Le sue urla rimbombano in tutta la stanza, urla che nessuno può sentire, e neanche il tempo di abituarsi al suo nuovo piercing che subisce lo stesso trattamento anche nell’altro capezzolo.
Faccio un passo indietro mentre la mia schiava mi guarda con odio, io la guardo soddisfatta del mio lavoro, sorridendo prendo una corda e la faccio passare allinterno dei due anellini attaccati ai suoi capezzoli:” Ti piace il tuo nuovo guinzaglio?” le dico ridendo mentre tiro la corda con forza.
Gaia mi guarda stremata pregandomi “ Ti prego.. basta Ho imparato la lezione…!!!!”
Io sorrido e non contento prendo un peso e lo lego alla corda in modo da tirare verso il basso i capezzoli della mia schiava.
Lei continua ad urlare ma la sua punizione non è finita li. Prendo un gigantesco cazzo finto di circa 30 centimetri di lunghezza e 7 di diametro, con dei triangolini appuntiti in gomma lungo la sua superficie. Lo prendo in mano sbattendolo contro l’altra mano facendole intuire la consistenza dal rumore.
Gaia urla dalla paura “ AHHH ! Fermo cosa vuoi fare con quel coso! Ti prego smettila! È enorme!”
Io la guardo con sguardo perverso “ Vedo che continui a non capire.. continui a non chiamarmi padrone… lo hai voluto tu mia piccola troietta…”
Spingo nuovamente la leva di legno dal pavimento sollevandola fino in cima, in modo che la sua figa adesso sia all’altezza della mia bocca, le spalanco le gambe e le blocco legandole una trave di legno sulle ginocchia in modo che non possa richiuderle. Afferro con due mani quel grosso cazzo spigoloso e lo infilo tutti in un colpo dentro la sua figa fino a toccare il fondo. Le urla della mia schiava si fanno strazianti, è immobilizzata senza via di fuga e costretta a subire questa piacevole tortura dolorosa. Infine prendo una sorta di cintura di castità, gliela blocco in modo tale che quel grosso cazzo non possa uscire dalla sua figa, la chiudo con un lucchetto e faccio qualche passo indietro per ammirarla in tutta la sua bellezza e le dico: “ Adesso per punizione starai tutta la notte con quel coso dentro la figa, vediamo se adesso mi darai il rispetto che merito.” Prendo un telecomando, lo clicco e quel gigantesco fallo inizia a tremare talmente forte da farle muovere involontariamente il bacino. “ Ti farò avere talmente tanti orgasmi che sarai talmente stremata che invece di essere un piacere per te saranno una tortura!”
Gaia ha la bocca spalancata, non ha la forza di muoversi, né di parlare e a malapena di respirare, io mi posiziono sotto le sue gambe spalancate e vedo che inizia a bagnarsi e a gocciolare il nettare del suo piacere, apro la bocca facendo finire qualche goccia dentro la mia bocca, ingoio tutto soddisfatto.
Le urla della mia schiava adesso iniziano a confondersi con gemiti di piacere, passerà ben 13 ore chiusa lì dentro a subire questo maledetto piacere. Mi volto e mi giro verso l’uscita e ironicamente le dico “ Buona notte lurida schiava” sbatto la porta dirigendomi verso la mia camera.
Passate la notte la mattina rientro dentro la mia camera dei giochi, mi dirigo verso di lei è appesa senza forze con i capelli davanti al viso e la testa rivolta verso il basso, la pelle è lucida e sudata, i capezzoli turgidi e dalla sua bocca escono dei continui gemiti ritmici, muovendo il bacino come se fosse un automa con continui orgasmi multipli.
Mi sente avvicinare ma non si muove di un centimentro, e fra i continui gemiti le escono delle parole con un nodo in gola :” B…B-buongior..Buongiorno mio…mio… mio padrone…”, il suo orgoglio è spezzato e la lezione sembra essere servita.
CONTINUA
PS: scusate per gli errori, sfortunatamente scrivo di getto e difficilmente riesco a rileggere attentamente prima di pubblicare, (se volete segnalarmeli fatelo via email sia per questo che per altri miei racconti e io provvederò a sistemarli)
Commenti, critiche o consigli sono graditi!
Inoltre volevo proporre alle ragazze, che se qualcuna fosse interessata nel creare un roleplay o solo scoprire come funziona di scrivermi in privato e io sarò lieto di darvi tutte le informazioni possibili!
EMAIL: roleplayer1.93@gmail.com
Gaia è intimidita e imbarazzata, davanti a lei si ritrova una gigantesca sala, con al centro una poltrona che le dà le spalle rivolta verso un caminetto acceso a riscaldare quell’ambiente umido e freddo. Sul divanetto si intravede la sagoma di uomo, lentamente passo dopo passo si avvicina verso di lui mentre le porte alle sue spalle si chiudono di botto. La ragazza arriva vicino all'uomo seduto, lo guada bene, sembra giovane, indossa una vestaglia rossa mentre fuma una sigaretta, sembra molto alto e distinto e di bell’aspetto, quasi resta stupita, ma questa sua valutazione viene interrotta quando l’uomo con un accento anglosassone le dice in italiano: “finalmente la mia schiava è arrivata”.
Gaia è terrorizzata, tutto il suo corpo trema, il cuore le batte a mille e si gira spaesata di scatto per capire dove si trova.
Il suo silenzio viene interrotto quando la curiosità della ragazza è ormai al culmine, sa di non essere in una posizione per ribellarsi, sa che è in gioco la sua vita, vorrebbe urlare, scappare e dal suo sguardo probabilmente anche uccidere colui che l’ha portata in questo luogo strappandola dalla sua vita di spensieratezza immersa nella routine quotidiana, ma al momento di far uscir le parole, escono come strozzate, la voce è tremolante e mentre prova a parlare con le mani prova a coprire le sue nudità con le mani: “ T…tttu..tu chi s..sseei?...che…chee cosa ci faccio io..io..qui ?? Voglio… io voglio…vo-vooglio andarmene ss-subito!” dice mentre mi fissa negli occhi.
Io sorrido, mi alzo lentamente dal quel divanetto mentre spengo la sigaretta appena iniziata. Stringo la cintura della mia vestaglia, inizio a girare attorno al mio nuovo acquisto osservandola scrupolosamente centimetro per centimetro. Sorrido e con aria autorevole provo a rispondere a qualche domanda della povera Gaia :” Tu non sei degna di conoscere il mio nome, tu ti dovrai rivolgere a me sempre chiamandomi PADRONE, e da come ben puoi dedurre sei stata acquistata in un asta da un mio fidato amico per portarti qui da me” sento il respiro di Gaia aumentare sempre di più, sento la sua ansia travolgerla come se si trattasse tutto di un brutto incubo “ Tu mi appartieni, sei mia, e farai tutto ciò che ti di ordinerò se non vuoi finire molto male! Non avrai più un nome, sarai solo la mia schiava! Meno ti ribelli meno soffrirai.”
Continuo a girare attorno alla mia nuova e bellissima schiava, mi posiziono dietro di lei, sposto una ciocca dei suoi lunghi capelli neri scoprendo il suo collo, mi avvicino ad esso annusando il dolce odore della sua pelle, la mia mano si poggia sul suo sedere palpandolo e testandolo dolcemente, è perfetto, sodo, liscio e all’in su, ma al mio tocco la mia giovane schiava fa un balzo in avanti per allontanarsi da me.
Sorrido, e continuo con aria decisa e fiera :” sai…sei stata la schiava più costosa che io abbia mai comprato…mi sei costata ben cinque milioni di dollari, mi sono affidato totalmente dal giudizio del mio socio che vedendoti ha intuito che ti avrei adorato, ma non è così, sei ancora più bella di quanto io immaginassi, e sei completamente mia!” Faccio un pausa di qualche secondo e mi posiziono di fronte a lei, ha lo sguardo basso, guarda fisso il pavimento, teme di incrociare il suo sguardo con il mio.
Dolcemente sposto una ciocca dal suo volto, scoprendolo e accarezzando la sua guancia per poi posizionare un dito sotto il suo mento e sollevarlo di qualche centimetro in modo che il suo sguardo sia esattamente rivolto a me.
I suoi occhi color smeraldo mi fissano, riesco a intravedere il terrore solo dal suo sguardo, il mio tono di voce si abbassa, diventa quasi più dolce, quasi un sussurro: “ Se farai esattamente ciò che ti dico avrai un soggiorno vivibile tra queste mura, come hai visto il mio castello è enorme e sono immerso nel lusso, un lusso che potrai godere anche tu…” il mio tono di voce cambia facendosi più serio e rigido, mentre afferro la mano che copre il suo seno e la sposto dolcemente verso il basso in modo da godere della visuale delle sue perfette curve, posizionando la mia mano dolcemente sul suo seno sinistro “ … MA SE SOLO OSERAI DISUBIDIRMI, RIBELLARTI O FARE QUALSIASI COSA DI CUI IO SIA CONTRARIO, IL TUO SOGGIORNO QUI SARA’ UN VERO E PROPRIO INCUBO PIENO DI SOFFERENZE!”
Gaia sentendo queste mie parole con questo sbalzo d’umore indietreggia nuovamente, spingendo la mia mano con decisione via dal suo seno, iniziano a scendere delle lacrime dai suoi occhi :” Tu sei pazzo! Voglio andarmene! Lasciami stare! Non ti azzardare a toccarmi!” continua ad indietreggiare.
La mia pazienza inizia a scemarsi, il mio carattere lunatico prende il mio sopravvento, faccio due passi veloci verso di lei per raggiungerla e le do un forte schiaffo in viso facendola cadere sul gelido pavimento di marmo, il mio tono di voce diventa quasi irriconoscibile rispetto a quello precedente e inizio ad urlare “ COME OSI RIFIUTARTI! TI HO APPENA SPIEGATO LE CONDIZIONI DELLA TUA PERMANENZA E HAI FATTO LA DECISIONE MENO SAGGIA! ORA TI FARO’ DIVENTARE IO UBBIDIENTE!”
Esco un campanellino tutto d’oro dalla tasca della mia vestaglia e inizio a suonarlo insistentemente e, in pochi secondi, entra una ragazza dall'età è leggermente più grande di quella di Gaia. Indossa una sorta di divisa da cameriera sexy completamente in cuoio, dei buchi all'altezza del seno che lasciano scoperta la sua terza misura abbondante, delle calze a rete con stivali e una micro mini gonna sempre in cuoio che lascia intravedere tutto il suo sesso. Con sé porta un vassoio in argento lucente con sopra poggiato un collare in cuoio con borchie in acciaio e un lungo guinzaglio sempre in cuoio.
La ragazza si avvicina a me e con aria di rispetto e inchinandosi mi dice:” Ecco a lei mio padrone”. Prendo il tutto e subito la ragazza si gira e come se nulla fosse esce dalla stanza.
Gaia guarda questa scena impietrita, pensava fosse la sola a subire tutto ciò ma a quanto pare non è così.
Si tiene la guancia dolorante mentre è accovacciata sul pavimento in posizione fetale, con forza le tolgo la mano dalla guancia, le alzo la testa tirandola per i capelli e le metto con forza il collare stringendolo la massimo, successivamente prendo il moschettone dal guinzaglio e lo attacco al collare per poi tirarla verso di me con forza come se fosse un cane disubbidiente.
Le mie urla si fanno sempre più forti e rimbombano come eco in tutta la gigantesca sala del castello mentre trascino la mia schiava irrispettosa verso una libreria.
Gaia urla prova ad implorarmi con voce spaventata, singhiozzante mentre le sue lacrime non danno cenno di fermarsi “ Ti…ti pregooo…fermati!!! La scongiuro!!!”
Io continuo a tirarla senza dar conto alle sue suppliche, davanti alla libreria tiro un libro, ed esattamente come in un film, la libreria si apre; davanti a noi uno stretto corridoio poco illuminato, solo qualche torcia ad olio illuminano leggermente il percorso.
Continuo a tirare con forza la mia nuova schiava, incurante che si stia quasi strozzando. Alla fine del corridoio la sollevo per i capelli, alza lo sguardo e si ritrova davanti gigantesca sala piena di strumenti e strani oggetti di tortura medievale. La stanza è molto umida e fredda e le pareti sembrano quasi trasudare acqua, e anche la luce è molto bassa, quasi in penombra, illuminata solo da qualche lanterna che in contro luce a malapena riesce a far distinguere il contenuto di quella stanza degli orrori.
Gaia prova a guardarsi intorno, non capisce ancora a cosa sta andando in contro, e neanche il tempo di focalizzare che il suo collo viene nuovamente tirato e trascinata al centro della stanza.
Il silenzio criptico viene interrotto dalla mia voce, ma non da un urlo, ma da una frase sussurrata quasi in modo freddo: “ Adesso imparerei il rispetto.”
Tiro una leva di legno che sporge dal pavimento in pietra, un rumore di vecchi ingranaggi rimbomba dentro la stanza susseguito da un rumore metallico, delle catene cadono dal soffitto in direzione di Gaia.
Afferro le catene, prendo i polsi della mia schiava e l’ammanetto, poi sposto nuovamente la leva di legno, le catene iniziano a sparire da sopra il soffitto tirando con sé la mia schiava, appendendola e sollevandola da terra con circa trenta centimetri di distanza dal pavimento.
Gaia in lacrime prova a dimenarsi e a liberarsi inutilmente, urlandomi anche contro :” BRUTTO BASTARDO LIBERAMI SUBITO!”
A quell’ennesime parole offensivo con una totale mancanza di rispetto, la parte peggiore di me prende nuovamente il sopravvento dando nuovamente un forte schiaffo in viso alla ragazza spaccandole il labro inferiore facendola ammutolire, e urlando gli dico: “ CONTINUI A NON CHIAMARMI PADRONE! CONTINUI A RIBELLARTI E ADESSO ADIRITTURA MI OFFENDI! ADESSO TI LAVERO’ VIA LA TUA MALEDUCAZIONE!”
Faccio qualche passo indietro e prendo una pompa molto grande, apro il rubinetto e subito esce un fortissimo getto di acqua gelida che colpisce con talmente tanta forza la ragazza da farla dondolare su sé stessa come una trottola mentre è appesa e indifesa.
Punto il getto ovunque, prima in bocca, come per sciacquarla, poi punto il forte getto sul seno e sulla sua figa. Dopo circa 5 minuti di gelida agonia chiudo il rubinetto vedendo la mia schiava bagnata fradicia tremolante gocciolare abbondantemente.
Mi avvicino ad essa con un sorrisino quasi tetro e le urlo: “ SPERO CHE TU ABBIA CAPITO CHE DEVI CHIAMARMI PADRONE!” le dico mentre le alzo il viso in modo che i nostri sguardi si incrocino, ma il suo spirito sembra forte sputandomi sul viso e con voce stremata e infreddolita :” Fottiti…”
La mia risata diventa quasi perversa, un mix di emozioni psicopatiche mi attraversano il corpo, raccolgo con un dito la saliva dalla mia guancia e la porto sulle mie labbra gustando il sapore della mia schiava, poi ridendo e con tono basso le dico : “ lo hai voluto tu.”
Mi allontano con passo spedito verso un angolo buio della stanza, tornando spingo con me un carrello di legno cigolante stra pieno di strani oggetti.
Mi posiziono nuovamente di fronte alla mia schiava, le tolgo il guinzaglio lasciandole solo il collare, lo poso sul carrello e ne apro un piccolo cassetto da cui esce un lungo e grosso ago. Alla vista dell’ago Gaia inizia a dimenarsi preoccupata urlandomi “ COSA VUOI FARE! NON MI TOCCARE!”, io mi avvicino dolcemente al suo seno, la sua pelle e raggrinzita dal freddo e i suoi capezzoli turgidi e duri come il ferro, poggio le mie labbra su quel capezzolo gelido e le do una piccola succhiata, Gaia mi guarda con stupore e contrae le gambe come se avesse avuto uno spasmo di piacere ma, neanche il tempo di farle godersi quell'attimo che poggio la punta dell’ago sul capezzolo sinistro e lentamente inizio a fare pressione fino a trapassarlo completamente. Gaia spalanca gli occhi urlando di dolore, prova a liberare le sue mani e dimenarsi provando a prendermi a calci ma senza successo; una piccola goccia di sangue scende lentamente dal capezzolo, poggio la mia viscida lingua su di esso leccandola via e sorridendo, poi prendo un anellino d’oro dal carrellino, e lo infilo nel capezzolo. Le sue urla rimbombano in tutta la stanza, urla che nessuno può sentire, e neanche il tempo di abituarsi al suo nuovo piercing che subisce lo stesso trattamento anche nell’altro capezzolo.
Faccio un passo indietro mentre la mia schiava mi guarda con odio, io la guardo soddisfatta del mio lavoro, sorridendo prendo una corda e la faccio passare allinterno dei due anellini attaccati ai suoi capezzoli:” Ti piace il tuo nuovo guinzaglio?” le dico ridendo mentre tiro la corda con forza.
Gaia mi guarda stremata pregandomi “ Ti prego.. basta Ho imparato la lezione…!!!!”
Io sorrido e non contento prendo un peso e lo lego alla corda in modo da tirare verso il basso i capezzoli della mia schiava.
Lei continua ad urlare ma la sua punizione non è finita li. Prendo un gigantesco cazzo finto di circa 30 centimetri di lunghezza e 7 di diametro, con dei triangolini appuntiti in gomma lungo la sua superficie. Lo prendo in mano sbattendolo contro l’altra mano facendole intuire la consistenza dal rumore.
Gaia urla dalla paura “ AHHH ! Fermo cosa vuoi fare con quel coso! Ti prego smettila! È enorme!”
Io la guardo con sguardo perverso “ Vedo che continui a non capire.. continui a non chiamarmi padrone… lo hai voluto tu mia piccola troietta…”
Spingo nuovamente la leva di legno dal pavimento sollevandola fino in cima, in modo che la sua figa adesso sia all’altezza della mia bocca, le spalanco le gambe e le blocco legandole una trave di legno sulle ginocchia in modo che non possa richiuderle. Afferro con due mani quel grosso cazzo spigoloso e lo infilo tutti in un colpo dentro la sua figa fino a toccare il fondo. Le urla della mia schiava si fanno strazianti, è immobilizzata senza via di fuga e costretta a subire questa piacevole tortura dolorosa. Infine prendo una sorta di cintura di castità, gliela blocco in modo tale che quel grosso cazzo non possa uscire dalla sua figa, la chiudo con un lucchetto e faccio qualche passo indietro per ammirarla in tutta la sua bellezza e le dico: “ Adesso per punizione starai tutta la notte con quel coso dentro la figa, vediamo se adesso mi darai il rispetto che merito.” Prendo un telecomando, lo clicco e quel gigantesco fallo inizia a tremare talmente forte da farle muovere involontariamente il bacino. “ Ti farò avere talmente tanti orgasmi che sarai talmente stremata che invece di essere un piacere per te saranno una tortura!”
Gaia ha la bocca spalancata, non ha la forza di muoversi, né di parlare e a malapena di respirare, io mi posiziono sotto le sue gambe spalancate e vedo che inizia a bagnarsi e a gocciolare il nettare del suo piacere, apro la bocca facendo finire qualche goccia dentro la mia bocca, ingoio tutto soddisfatto.
Le urla della mia schiava adesso iniziano a confondersi con gemiti di piacere, passerà ben 13 ore chiusa lì dentro a subire questo maledetto piacere. Mi volto e mi giro verso l’uscita e ironicamente le dico “ Buona notte lurida schiava” sbatto la porta dirigendomi verso la mia camera.
Passate la notte la mattina rientro dentro la mia camera dei giochi, mi dirigo verso di lei è appesa senza forze con i capelli davanti al viso e la testa rivolta verso il basso, la pelle è lucida e sudata, i capezzoli turgidi e dalla sua bocca escono dei continui gemiti ritmici, muovendo il bacino come se fosse un automa con continui orgasmi multipli.
Mi sente avvicinare ma non si muove di un centimentro, e fra i continui gemiti le escono delle parole con un nodo in gola :” B…B-buongior..Buongiorno mio…mio… mio padrone…”, il suo orgoglio è spezzato e la lezione sembra essere servita.
CONTINUA
PS: scusate per gli errori, sfortunatamente scrivo di getto e difficilmente riesco a rileggere attentamente prima di pubblicare, (se volete segnalarmeli fatelo via email sia per questo che per altri miei racconti e io provvederò a sistemarli)
Commenti, critiche o consigli sono graditi!
Inoltre volevo proporre alle ragazze, che se qualcuna fosse interessata nel creare un roleplay o solo scoprire come funziona di scrivermi in privato e io sarò lieto di darvi tutte le informazioni possibili!
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