Questa sera gioco da solo

di
genere
gay

Questa sera il mio dildo è un pestello che ho in stanza come in stanza. È di marmo, perfettamente liscio e ricorda un bel cazzo. L’ho notato l’altro sera e non ho resistito alla sensazione di provarlo. Mi sento un donna – sono una donna – mentre mi sdraio sul letto, prono, e faccio scivolare giù prima la tuta, poi gli slip. Il mio culo sembra quello di una vergine. Un buco stretto, inviolato, la carne soda.

Inumidisco il dildo infilandolo in bocca. È duro, forse troppo. E freddo. Cerco di immaginare come sarebbe se fosse di carne vera. Non ho mai fatto un pompino, ma l’idea me lo ha fatto venire duro. Poggia la punta sul buco e senza rendermene conto ho inarcato la schiena come se lo aspettassi da tempo. Lo poggio, delicatamente, e per un po’ rimane lì: pietra fredda contro la mia pelle. Lo spingo ed entra di poco, con fatica. Il mio corpo non è abituato a prendere un dildo – un cazzo – nel culo. Devo darmi tempo, lo so: l’ho letto in una guida su internet. Ma sono impaziente e non ho nessun lubrificante. Me lo porto di nuovo in bocca e lo umidisco. Di più: lo slinguazzo e lo succhio. Lo sento diverso porta l’odore del mio culetto. Al secondo tentativo scivola dentro con meno fatico. Rimango così, interdetto. È una strana sensazione averlo in culo. Mi sento pieno. È piacevole. Il mio culo lo avvolge strettamente, lo sputo fuori come un osso, un rumore simile a un risucchio.

Cambio posizione, sono su un fianco. Ho le ginocchia rannicchiate, il cazzo – il mio – duro come un bastone. Il culo attende frettoloso, un po’ agitato. Mi rilasso immediatamente quando sento il dildo che mi entra di nuovo dentro. Lo spingo più a fondo, gioco con le dita attorno al buco. Con una mano tengo le natiche più divaricate, con l’altra spingo. Voglio vedere fino a dove riesco a prenderlo. Con calma, centimetro per centimetro, va a fondo. Sento qualcosa di nuovo, quasi una strizzatina nello stomaco più profondo. In questo momento mi sento una vera troia. Afferro il dildo per la base svasata e faccio avanti e indietro. Ogni volta che scivola indietro il mio corpo sembra vuoto, si è già abituato ad averlo dentro. Poi entra, scivola, raspa e va in fondo. La strizzatina mi dà i brividi.

Perdo il controllo, i pantaloni e gli slip ancora calati per metà, il dildo che fa avanti e indietro furiosamente. Mi sento rapito, estasiato. È bello mi piace. Me lo ripeto in testa. Mi piace. Mi piace. Mi piace prenderlo in culo. Mi piace sentirlo in culo. Mi accorgo che se vado veloce, se sfioro la prostata provo una sensazione simile a quando sto per venire. Soltanto è una sensazione più lieve, duratura, diffusa. Avverto che il mio cazzo sente quello che entra dietro, gli piace come piace a me. Potrei continuare così ancora a lungo, forse potrei anche venire. Lo vorrei, lo vorrei disperatamente. Voglio venire mentre sono inculato, senza toccarmi. Mi affanno: non riesco. La mia mano scappella il cazzo, c’è una goccia di liquido preseminale sulla punta, simile a una lacrima di gioia. La sfioro, la raccolgo con la punta del dito. L’assaggio. Sapore aspro, acidulo. Il dildo è caldo, non sembra più di pietra adesso. Lo tengo fuori dal culo e rimango così. Il mio corpo lo sente come se fosse ancora dentro.

Vorrei che fosse vero, questo cazzo. Vorrei che fosse vivo, di carne. Vorrei che mi desiderasse, che mi aggredisse. Vorrei che fosse il tuo, lettore di questo racconto, vorrei che fossi tu il primo ad avermi.

Vieni.

Fammi donna.
scritto il
2018-02-12
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