L'Asciugatrice
di
Ninfa
genere
tradimenti
Abitavo in una piccola palazzina nel centro della città, 9 appartamenti per l'esattezza.
Non mi era mai capitato di trovare dei condomini svalvolati cosí, ce ne era davvero per tutti i gusti.
Al pian terreno abitavano una coppia di imprenditori sulla cinquantina, seri e professionali a lavoro, due a cui togliere la bottiglia di vino alle cene di condominio.
Nella porta accanto abitava un ragazzo single sui 40 anni, Lorenzo, gestiva la sua azienda ed era matto da legare, diciamo che la parte illegale della serata la procurava lui.
Infine in quel piano una coppia giovane, antipatici e scontrosi, non presero mai parte alle cene.
Al primo piano vivevo io con mio marito e mio figlio, una storia logorata ormai da tempo, appiattita dalla routine, una gabbia senza via d'uscita.
Nelle porte accanto un'altra coppia giovanissima, divertenti, socievoli, simpatici, quel genere di ragazzi che piacciono a tutti e nell'altra una ragazza single, scatenata, in perenne ricerca dell'amore ma dalle grandi scopate nell'attesa.
Infine all'ultimo una ragazza lesbica molto simpatica e diretta, due ragazzi con due bimbi piccoli e un signore un po' strano che a stento salutava.
Grazie alla maggioranza e grazie alle cene alcoliche decidemmo di mettere l'asciugatrice di condominio, un po' come all'estero, nel sottoscala c'era la nostra, ci eravamo organizzati molto bene, ci prenotavamo al bisogno, non abbiamo mai discusso.
Lorenzo era sempre molto scherzoso con me, lo era con tutte, il classico piacione, un donnaiolo, un gran via vai dalla porta di casa sua.
Quella mattina portai mio figlio a scuola e tornai a casa. Mi aspettava il classico giorno libero di una mamma lavoratrice, pulizie di casa, lavatrici per un esercito e asciugatrici a go go, tutto questo ovviamente con l'auricolare nell'orecchio, entrare nel ruolo della casalinga disperata con le amiche al telefono rendeva il tutto meno avvilente.
La mattina in condominio non c'era mai nessuno, dalle 8.30 si svuotava, per cui l'asciugatrice era sempre tutta mia.
Scesi giù parlando rumorosamente al telefono, ovviamente con le ciabatte rosa a pois bianchi e con il mollettone in testa, mi sentivo potente, un condominio tutto per me e scendere in condizioni discutibili era una liberazione.
"Sí vabbè, non ti fidare è un donnaiolo" rispondevo nell'auricolare alla mia amica, una di quelle donne che si innamorava ogni tre minuti e poi piangeva sul divano con una confezione di gelato da mezzo chilo.
Salutai la mia amica, dovevo caricare l'asciugatrice e il filo dell'auricolare interferiva con l'apertura dei panni.
"Cosa hai contro i donnaioli?" Lorenzo si affacciò alla porta del sottoscala
"Ciao Lorenzo, avrei tanto da dire"
"Tipo?"
"Tipo che in realtá son tutti morti di figa? Che non sanno tenersi una donna e quindi si nascondo dietro questo status ridicolo? Comunque non si origliano le telefonate degli altri"
Lorenzo sorrise
"Io non ho origliato, sei te che fai sentire le tue telefonate. Quindi tu pensi questo di me?"
"No dai, di te no. Poi mica ci devo venire io con te, fai bene a divertirti"
"Perchè tu non ci verresti con me? Si vede che ti piaccio"
"Ah sì?"
"Eh sì"
"Cosa te lo farebbe pensare?"
"Ti sei sciolta i capelli appena mi hai visto, hai tentato di nascondere quelle magnifiche ciabattine e poi dai, non la senti questa cosa?"
"Questa cosa, cosa?"
Lorenzo chiuse la porta a chiave e si avvicinó
"L'attrazione, é forte, ogni volta che ci vediamo ci mangiamo con gli occhi"
"Possibile! Ma riapri quella porta non é il caso"
"Non é il caso di fare cosa?"
Mise la sua mano nei mie capelli, afferrandomi la testa
"Sono sposata"
"E triste"
"Non ti riguarda"
Abbassai lo sguardo
"Guardami e dimmi che non vuoi baciarmi"
Alzai lo sguardo, lui un bell'uomo, sicuro di sé, io una bella donna con un miliardo di insicurezze
"Lorenzo ti prego"
"Ok ti lascio in pace"
Mi bació la fronte e si giró per andarsene, gli afferrai la mano
"Aspetta"
"Dimmi"
"Baciami adesso perché non te lo permetteró mai piú"
Mi guardó, si fermó un attimo, il suo orgoglio gli consigliava di andarsene, l'attrazione lo spingeva verso di me.
Avvicinó lentamente la sua faccia alla mia, mi guardó negli occhi, poi la bocca, riallontanó la faccia, infilai le mie dita nei suoi capelli e lo tirai verso di me.
Fu un bacio dolce, delicato, mi sarei aspettata forse piú passionalità.
"Quindi i donnaioli baciano così dolcemente?"
"Smettila con questa storia del donnaiolo"
"Ti facevo piú passionale"
"Ah sì, mi stai provocando?"
"Oggi o mai piú"
Sorrise malizioso, mi spinse indietro, appoggió la mia schiena contro al muro, mi alzó una gamba e mi bació con tutta la passionalità che aveva, le lingue si incrociavano in un ritmo perfetto. Feci scivolare le mie mani sul suo sedere e lo spinsi verso di me, avevo bisogno di sentire che mi voleva e mi voleva eccome.
Infiló una mano nella mia schiena e in pochi secondi mi sganció il reggiseno, tiró su velocemente le maglie e il reggiseno e inizió a giocare con il mio seno, leccava, baciava, mordeva i miei capezzoli. Si inginocchió, strusció le mani sui miei fianchi, tornó all'elastico della mia tuta e tiró giú i pantaloni e il perizoma ai miei piedi, mi bació il pube perfettamente depilato, mi guardó, sorrise e affondó la sua lingua nella mia vagina. Ero scomoda, i pantaloni mi legavano le caviglie, facevo fatica a muovermi, lui se ne accorse e liberó una sola delle mie gambe dai pantaloni e mi invitó ad appoggiarla su un panchetto. Avevo le gambe aperte, lui un grande leccatore, gli piaceva provocarmi piacere, i suoi occhi erano infuocati, la sua erezione puntava nei pantaloni.
Gli presi la faccia, lo tirai verso di me, fece un po' di resistenza prima di risalire alla mia faccia e se avesse titubato un secondo di piú l'avrei lasciato finire. Lo baciai di gusto, sapeva di me, il mio sapore mischiato alla sua saliva era buono. Andai sul collo, il suo profumo era inebriante, glielo morsi e baciai ripetutamente, alzai la sua maglia e lentamente scesi giú baciando il suo addome. Mi inginocchiai, sganciai i suoi jeans guardandolo negli occhi, la sua erezione era dura, avevo voglia di assaggiarlo. Liberai il suo pene dalle mutande e lo feci affondare lentamente nella mia bocca. Leccai l'asta, scesi sotto i testicoli, ciucciai prima uno e poi l'altro testicolo, risalii e decisa lo presi in bocca fino in fondo. Gli presi le mani e le avvicinai alla mia testa, lo guardavo, mi muovevo ritmicamente fermandomi a momenti a giocare con la sua cappella, lui ansimava.
"Fermati e vieni qui"
Mi prese di peso, mi mise a pecora appoggiando le mie mani sull'asciugatrice, prese il suo pene in mano e lo infiló deciso nella mia vagina. Inizió subito a fottermi con violenza, teneva le mani sui miei fianchi e spingeva il mio bacino verso di lui
"Fatti sentire"
"Mi esce dalla bocca così"
Lui si eccitó ancora di piú
"Sì te lo voglio dare tutto"
"Lo sento, lo voglio tutto"
Mi afferró per i capelli, tiró la mia testa verso di sé
"Guardami, voglio vederti mentre vieni"
Lo guardai negli occhi, lui continuava a scoparmi sempre piú forte, i miei umori sgorgavano su di lui, il rumore dell'attrito dei nostri corpi rimbombava nel sottoscala, lui mi possedeva e io godevo così tanto.
"Sto venendo"
Ansimavo, mi ero scordata dove eravamo, forse non mi interessava nemmeno.
Venni urlando, lui alzó la mia maglia che era calata e venne sulla mia schiena, continuando a strusciare il suo pene nello spacco del mio sedere.
Si tolse la maglia, io rimasi a novanta gradi appoggiata all'asciugatrice, mi pulì la schiena con quella, la lanció in terra e passó le mani dai miei fianchi fino al mio seno, lo afferó e mi tiró su, appoggiando il suo petto alla mia schiena e abbracciandomi stretta.
"Avevo ragione no?"
"Grande affinità Lorenzo ma.."
"Ma?"
"É stato bello"
"E?"
"E cosa?"
"Quando la fai la prossima asciugatrice?"
Rise.
Come era caldo il suo corpo, mi sentivo minuscola nelle sue braccia.
"Sarà bene stare lontanti, potrei smettere di farla"
"Non farai piú l'amore con me?"
"Sesso Lorenzo, sesso"
"Non farai piú sesso con me?"
"Meglio di No perché tu di donne vere non ne hai mai conosciute, io ti faccio innamorare e poi come fai?"
"É una sfida?"
"Potrebbe"
"Magari ti innamori te? Comunque un rischio che son disposto a correre"
"Vedremo dai"
Mi ricomposi, l'asciugatrice suonó, i miei panni erano asciutti, 40 minuti di asciugatura erano volati, la mia giornata doveva andare avanti.
"Lore io devo proprio andare"
"Vai vai, ci vediamo domani?"
Rimasi in silenzio e lui continuó
"Facciamo così ti scrivo piú tardi"
Mi bació, raccolse la sua maglia, aprì la porta e si fiondó in casa sua.
Risalii in casa anche io, mi dovetti sedere sul divano 5 minuti per realizzare cosa avevo fatto, cavoli quanto mi era piaciuto. Avevo il suo odore addosso che continuava a scoparmi il cervello, avevo bisogno di avere il comando sulla cosa.
Suonó il telefono, messaggio da Lorenzo Condominio
"Ho delle immagini di te che non lasceró mai andare via. Un bel buongiorno."
Mi alzai di scatto, aprii la porta e la richiusi alle mi spalle, corsi giú per le scale velocemente, con una ciabatta sì é una no, presa dall'istinto me ne resi conto solo qualche minuto dopo. Suonai ripetutamente il suo campanello, lui aprì perplesso
"Ehi non ti é bastato?"
"No ti voglio ancora"
"Ti aspettavo"
Eccome se mi aspettava..
Non mi era mai capitato di trovare dei condomini svalvolati cosí, ce ne era davvero per tutti i gusti.
Al pian terreno abitavano una coppia di imprenditori sulla cinquantina, seri e professionali a lavoro, due a cui togliere la bottiglia di vino alle cene di condominio.
Nella porta accanto abitava un ragazzo single sui 40 anni, Lorenzo, gestiva la sua azienda ed era matto da legare, diciamo che la parte illegale della serata la procurava lui.
Infine in quel piano una coppia giovane, antipatici e scontrosi, non presero mai parte alle cene.
Al primo piano vivevo io con mio marito e mio figlio, una storia logorata ormai da tempo, appiattita dalla routine, una gabbia senza via d'uscita.
Nelle porte accanto un'altra coppia giovanissima, divertenti, socievoli, simpatici, quel genere di ragazzi che piacciono a tutti e nell'altra una ragazza single, scatenata, in perenne ricerca dell'amore ma dalle grandi scopate nell'attesa.
Infine all'ultimo una ragazza lesbica molto simpatica e diretta, due ragazzi con due bimbi piccoli e un signore un po' strano che a stento salutava.
Grazie alla maggioranza e grazie alle cene alcoliche decidemmo di mettere l'asciugatrice di condominio, un po' come all'estero, nel sottoscala c'era la nostra, ci eravamo organizzati molto bene, ci prenotavamo al bisogno, non abbiamo mai discusso.
Lorenzo era sempre molto scherzoso con me, lo era con tutte, il classico piacione, un donnaiolo, un gran via vai dalla porta di casa sua.
Quella mattina portai mio figlio a scuola e tornai a casa. Mi aspettava il classico giorno libero di una mamma lavoratrice, pulizie di casa, lavatrici per un esercito e asciugatrici a go go, tutto questo ovviamente con l'auricolare nell'orecchio, entrare nel ruolo della casalinga disperata con le amiche al telefono rendeva il tutto meno avvilente.
La mattina in condominio non c'era mai nessuno, dalle 8.30 si svuotava, per cui l'asciugatrice era sempre tutta mia.
Scesi giù parlando rumorosamente al telefono, ovviamente con le ciabatte rosa a pois bianchi e con il mollettone in testa, mi sentivo potente, un condominio tutto per me e scendere in condizioni discutibili era una liberazione.
"Sí vabbè, non ti fidare è un donnaiolo" rispondevo nell'auricolare alla mia amica, una di quelle donne che si innamorava ogni tre minuti e poi piangeva sul divano con una confezione di gelato da mezzo chilo.
Salutai la mia amica, dovevo caricare l'asciugatrice e il filo dell'auricolare interferiva con l'apertura dei panni.
"Cosa hai contro i donnaioli?" Lorenzo si affacciò alla porta del sottoscala
"Ciao Lorenzo, avrei tanto da dire"
"Tipo?"
"Tipo che in realtá son tutti morti di figa? Che non sanno tenersi una donna e quindi si nascondo dietro questo status ridicolo? Comunque non si origliano le telefonate degli altri"
Lorenzo sorrise
"Io non ho origliato, sei te che fai sentire le tue telefonate. Quindi tu pensi questo di me?"
"No dai, di te no. Poi mica ci devo venire io con te, fai bene a divertirti"
"Perchè tu non ci verresti con me? Si vede che ti piaccio"
"Ah sì?"
"Eh sì"
"Cosa te lo farebbe pensare?"
"Ti sei sciolta i capelli appena mi hai visto, hai tentato di nascondere quelle magnifiche ciabattine e poi dai, non la senti questa cosa?"
"Questa cosa, cosa?"
Lorenzo chiuse la porta a chiave e si avvicinó
"L'attrazione, é forte, ogni volta che ci vediamo ci mangiamo con gli occhi"
"Possibile! Ma riapri quella porta non é il caso"
"Non é il caso di fare cosa?"
Mise la sua mano nei mie capelli, afferrandomi la testa
"Sono sposata"
"E triste"
"Non ti riguarda"
Abbassai lo sguardo
"Guardami e dimmi che non vuoi baciarmi"
Alzai lo sguardo, lui un bell'uomo, sicuro di sé, io una bella donna con un miliardo di insicurezze
"Lorenzo ti prego"
"Ok ti lascio in pace"
Mi bació la fronte e si giró per andarsene, gli afferrai la mano
"Aspetta"
"Dimmi"
"Baciami adesso perché non te lo permetteró mai piú"
Mi guardó, si fermó un attimo, il suo orgoglio gli consigliava di andarsene, l'attrazione lo spingeva verso di me.
Avvicinó lentamente la sua faccia alla mia, mi guardó negli occhi, poi la bocca, riallontanó la faccia, infilai le mie dita nei suoi capelli e lo tirai verso di me.
Fu un bacio dolce, delicato, mi sarei aspettata forse piú passionalità.
"Quindi i donnaioli baciano così dolcemente?"
"Smettila con questa storia del donnaiolo"
"Ti facevo piú passionale"
"Ah sì, mi stai provocando?"
"Oggi o mai piú"
Sorrise malizioso, mi spinse indietro, appoggió la mia schiena contro al muro, mi alzó una gamba e mi bació con tutta la passionalità che aveva, le lingue si incrociavano in un ritmo perfetto. Feci scivolare le mie mani sul suo sedere e lo spinsi verso di me, avevo bisogno di sentire che mi voleva e mi voleva eccome.
Infiló una mano nella mia schiena e in pochi secondi mi sganció il reggiseno, tiró su velocemente le maglie e il reggiseno e inizió a giocare con il mio seno, leccava, baciava, mordeva i miei capezzoli. Si inginocchió, strusció le mani sui miei fianchi, tornó all'elastico della mia tuta e tiró giú i pantaloni e il perizoma ai miei piedi, mi bació il pube perfettamente depilato, mi guardó, sorrise e affondó la sua lingua nella mia vagina. Ero scomoda, i pantaloni mi legavano le caviglie, facevo fatica a muovermi, lui se ne accorse e liberó una sola delle mie gambe dai pantaloni e mi invitó ad appoggiarla su un panchetto. Avevo le gambe aperte, lui un grande leccatore, gli piaceva provocarmi piacere, i suoi occhi erano infuocati, la sua erezione puntava nei pantaloni.
Gli presi la faccia, lo tirai verso di me, fece un po' di resistenza prima di risalire alla mia faccia e se avesse titubato un secondo di piú l'avrei lasciato finire. Lo baciai di gusto, sapeva di me, il mio sapore mischiato alla sua saliva era buono. Andai sul collo, il suo profumo era inebriante, glielo morsi e baciai ripetutamente, alzai la sua maglia e lentamente scesi giú baciando il suo addome. Mi inginocchiai, sganciai i suoi jeans guardandolo negli occhi, la sua erezione era dura, avevo voglia di assaggiarlo. Liberai il suo pene dalle mutande e lo feci affondare lentamente nella mia bocca. Leccai l'asta, scesi sotto i testicoli, ciucciai prima uno e poi l'altro testicolo, risalii e decisa lo presi in bocca fino in fondo. Gli presi le mani e le avvicinai alla mia testa, lo guardavo, mi muovevo ritmicamente fermandomi a momenti a giocare con la sua cappella, lui ansimava.
"Fermati e vieni qui"
Mi prese di peso, mi mise a pecora appoggiando le mie mani sull'asciugatrice, prese il suo pene in mano e lo infiló deciso nella mia vagina. Inizió subito a fottermi con violenza, teneva le mani sui miei fianchi e spingeva il mio bacino verso di lui
"Fatti sentire"
"Mi esce dalla bocca così"
Lui si eccitó ancora di piú
"Sì te lo voglio dare tutto"
"Lo sento, lo voglio tutto"
Mi afferró per i capelli, tiró la mia testa verso di sé
"Guardami, voglio vederti mentre vieni"
Lo guardai negli occhi, lui continuava a scoparmi sempre piú forte, i miei umori sgorgavano su di lui, il rumore dell'attrito dei nostri corpi rimbombava nel sottoscala, lui mi possedeva e io godevo così tanto.
"Sto venendo"
Ansimavo, mi ero scordata dove eravamo, forse non mi interessava nemmeno.
Venni urlando, lui alzó la mia maglia che era calata e venne sulla mia schiena, continuando a strusciare il suo pene nello spacco del mio sedere.
Si tolse la maglia, io rimasi a novanta gradi appoggiata all'asciugatrice, mi pulì la schiena con quella, la lanció in terra e passó le mani dai miei fianchi fino al mio seno, lo afferó e mi tiró su, appoggiando il suo petto alla mia schiena e abbracciandomi stretta.
"Avevo ragione no?"
"Grande affinità Lorenzo ma.."
"Ma?"
"É stato bello"
"E?"
"E cosa?"
"Quando la fai la prossima asciugatrice?"
Rise.
Come era caldo il suo corpo, mi sentivo minuscola nelle sue braccia.
"Sarà bene stare lontanti, potrei smettere di farla"
"Non farai piú l'amore con me?"
"Sesso Lorenzo, sesso"
"Non farai piú sesso con me?"
"Meglio di No perché tu di donne vere non ne hai mai conosciute, io ti faccio innamorare e poi come fai?"
"É una sfida?"
"Potrebbe"
"Magari ti innamori te? Comunque un rischio che son disposto a correre"
"Vedremo dai"
Mi ricomposi, l'asciugatrice suonó, i miei panni erano asciutti, 40 minuti di asciugatura erano volati, la mia giornata doveva andare avanti.
"Lore io devo proprio andare"
"Vai vai, ci vediamo domani?"
Rimasi in silenzio e lui continuó
"Facciamo così ti scrivo piú tardi"
Mi bació, raccolse la sua maglia, aprì la porta e si fiondó in casa sua.
Risalii in casa anche io, mi dovetti sedere sul divano 5 minuti per realizzare cosa avevo fatto, cavoli quanto mi era piaciuto. Avevo il suo odore addosso che continuava a scoparmi il cervello, avevo bisogno di avere il comando sulla cosa.
Suonó il telefono, messaggio da Lorenzo Condominio
"Ho delle immagini di te che non lasceró mai andare via. Un bel buongiorno."
Mi alzai di scatto, aprii la porta e la richiusi alle mi spalle, corsi giú per le scale velocemente, con una ciabatta sì é una no, presa dall'istinto me ne resi conto solo qualche minuto dopo. Suonai ripetutamente il suo campanello, lui aprì perplesso
"Ehi non ti é bastato?"
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