Buio

di
genere
sadomaso

Il buio in cui sei immerso è falso, creato dalle tue palpebre abbassate sulle iridi, costrette da morbido tessuto. Mi hai visto – ancora avevi tutti i cinque sensi – estrarlo dallo zaino. Non hai detto nulla, ma hai tolto gli occhiali, posati sul tavolo e poi hai lasciato cadere le braccia, abbandonate lungo i fianchi. Ho stretto il nodo della benda sulla tua nuca, sistemando in modo tale che non ci fossero pieghe e che non fosse troppo larga.
Tu sei nell'oscurità, ma io ti vedo bene. Posso soffermarmi su ogni tuo punto, guardarti, conoscere il tuo corpo. Ti giro intorno, sfiorandoti appena, le spalle, la schiena. Senza fretta. Il capo di una corda ti percorre ovunque, prima di fermarsi sui tuoi polsi, legandoli insieme, sul davanti. Infine, del cuoio intorno al tuo collo, no, non stretto, ci passano comodamente due dita. Un anello su davanti, in acciaio.
Sei immobile e tutto si svolge nel silenzio delle voci, e nel rumore di sospiri accennati, sommessi, se non fossimo presi uno dall'altro, potremmo sentire la peluria alzarsi al passaggio dei brividi.
Ti faccio sdraiare, supino, al centro del letto e comincio a bagnarti con la lingua. Ti agiti, ma non ti sfugge un suono differente, di passi attutiti, e poi aria diversa che ti colpisce, entrata dalla porta non più chiusa.
Fruscii di stoffe, movimenti leggeri: cosa senti nel tuo buio visivo, ma nei colori degli altri sensi?
Il materasso si piega ad entrambi i tuoi lati: due persone, una sono io, l'altra... l'altra lo capirai più avanti.
Freddo, il freddo del metallo che avvolge il tuo sesso. Vedo che tratieni il respiro, contrai l'addome, la cassa toracica: per un momento sei rigido quasi che la gabbia ti abbia costretto tutto il corpo.
Ti sussurro all'orecchio di rilassarti, di fidarti di me e scorro le mani sulle tue braccia per verificare la distensione, per provocarla dove non ci fosse.
Rumori. Contatti di pelle a pelle. Ci stiamo baciando, ci vedi? Ci immagini? Ti ignoriamo, lasciamo il tuo corpo steso sul letto, che appena sfiora le nostre ginocchia, ma avviluppiamo la tua mente in pensieri, desideri, che esplodono appena le nostre bocche cercano quel che possono attraverso l'acciaio. Ti lecchiamo in punta di lingua, percorrendo l'asta, perdendoci tra le nostre lingue che si uniscono. Bastarda, sussurri, bastarde, ripeti. Hai capito. Non puoi vedere gli sguardi che ci scambiamo lei ed io, ma posso giurare che li conosci perfettamente. Il buio ti fa vedere altro, ti fa capire momenti altrimenti distratti.
Lei si sposta, si porta le sue labbra sulle tue e ora lecchi i suoi umori senza sosta.
Quando inizierà a farti male il membro? Vi guardo. La vostra bellezza è disarmante ed eccitante. La tua bocca sul suo sesso, la mia sul tuo, scendo a leccarti i testicoli, li prendo in bocca. I tuoi respiri mi fanno impazzire, quanto le urla di lei nel riempirti il viso del suo godimento.
Il tempo di ricomporre i respiri, poi lei ti bacia e lascia prima il letto e poi la stanza.
Ti slego i polsi, li bacio e li massaggio, poi sciolgo la benda, ma le tue braccia mi stringono in un abbraccio forte, stretto, mi rovesci sul letto: oddio non potrei più fare a meno della tua lingua, dei tuoi baci, del tuo desiderio.
Non saprai mai chi era, gli dico, potrebbe essere chiunque tu incontri per strada. Chiunque ti guardi, non saprai mai se l'hai assaggiata, se ti ha assaggiato.
Mi impedisci di parlare ancora, schiacciandomi la testa sul cuscino mordendomi le labbra, prima di violentare la mia bocca.
di
scritto il
2018-03-18
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