Club Privé Atto II - I gironi danteschi
di
Swann
genere
orge
A quella vista rimasi alcuni istanti incredulo.
Solo la mano allungata verso di me del mio giovane Virgilio riuscì a destarmi dalla sorpresa e a riportarmi con i piedi per terra.
Varcata la soglia di quella porta mi ero ritrovato in una ampia sala rettangolare, illuminata da un paio di grandi lampadari di cristallo. L’atmosfera era sfarzosa, a far da padrone erano i colori scintillanti dell’oro e dell’argento. Tuttavia, le lampadine rosate e soffuse davano all’ambiente un aspetto decadente, accentuato ancor di più da una serie di tendaggi e di lenzuola color porpora che ornavano le pareti laterali.
L’impressione di sfarzo e ricchezza che esalava inaspettatamente da quel locale riuscì a disorientarmi come non mi sarei mai aspettato.
Ancora oggi ricordo con un certo stupore come la mia attenzione, invece che dirigersi verso gli aspetti più lascivi e selvaggi di quell’ambiente, ancora frastornata dalla scoperta di un altro mondo sconosciuto, venne attratta da un lungo bancone di legno massiccio, splendidamente scolpito e intarsiato con inserti di cuoio nero e borchie dorate che faceva bella mostra di sé lungo tutto il lato sinistro della sala. Dietro di questo stava in piedi un barman dall’aspetto glaciale, con bretelle a scacchi e camicia bianca impeccabile. Stava versando in quel momento un liquore verdastro in due grossi bicchieri squadrati. Rapito da quell’immagine, la sola, forse, naturale e normale tra tutte le altre presenti in quella stanza, seguii con lo sguardo il tragitto di quelle bevande, le quali, deposte su di un vassoio d’argento, presero il volo e si diressero dall’altro capo del locale, fino a posarsi su di un comodino a lato di un meraviglioso letto a baldacchino.
Solo in quell’ istante riuscii a realizzare il quadro della situazione.
Di fronte ai miei occhi stava avendo luogo un’orgia di 5 persone, tutte aggrovigliate su quel materasso enorme, mentre tutt’attorno, su una serie di divani disposti a semicerchio, almeno un’altra ventina di persone (perlopiù uomini, ma anche una manciata di donne e di coppie appartate) se ne stavano a guardare o semplicemente a farsi i fatti loro, come se niente fosse.
Incredibile!
Su quel letto c’erano 3 uomini, piuttosto maturi, dai capelli brizzolati e sconvolti, due dei quali seminudi, con ancora indosso la camicia e le calze, mentre il terzo era completamente svestito, intento come era a farsi cavalcare da una delle donne, la più giovane delle due, all’incirca sui 25 anni, piuttosto robusta ma prosperosa. I suoi capelli rossi, scompigliati dai bruschi movimenti e dal sudore, a tratti le coprivano gli occhi perciò lei se li scostava meccanicamente con una mano, mentre con l’altra teneva stretto uno degli altri due cazzi, che, alternandosi, un po'’ massaggiava e un poco succhiava.
L’altra donna, sicuramente di mezza età, non riuscivo a vederla in volto perché era messa carponi, ancora con il vestito lungo addosso, ma sollevato quel tanto sulla schiena da permettere al suo partner di scoparsela da dietro, con botte violente delle anche che facevano svolazzare la sua camicia sbottonata.
Fu, senz’altro, la scena più eccitante cui avessi mai assistito: un porno dal vivo! Avrei potuto avvicinarmi e toccarli, sentire il loro odore…
Tuttavia, ciò che più di ogni altra cosa mi stupiva, non erano tanto i cinque amanti, quanto la gente che gli stava tutt’intorno!
Un pubblico piuttosto particolare, eterogeneo!
Una manciata di uomini soli se ne stava seduto sulle poltrone o inginocchiato ai piedi del letto, tutti vestiti elegantemente e perlopiù con i pantaloni sbottonati, al fine di permettere ai loro membri gonfi ed eretti di mostrarsi in tutto il loro splendore. Anche un paio di donne, alcune giovani, altre piuttosto malandate, se ne stavano in piedi, a fissare quelle acrobazie erotiche, magari con un bicchiere in mano. Infine, 3 coppie di diverse età, se ne stavano sui divanetti, un po'’ da spettatori, un po' infischiandosene della gente attorno e scambiandosi le proprie effusioni, anche se, per ora, molto meno esuberanti di quei 5 sul letto. Infine, altra gente se ne stava al bancone del bar o in disparte, a parlare, a conoscersi, a bere, del tutto isolati dal resto della compagnia ed indifferenti al resto dell’universo.
D'altra parte, dovevo avere anche io un aspetto piuttosto stralunato in quel momento, perché quando riuscii a staccare lo sguardo da quella scena potei vedere il mio caro Virgilio sorridere con clemenza della mia espressione.
- Devo sembrare un pesce fuor d’acqua…
- Tranquillo, è normale… te l’avevo detto che era un posto selvaggio!
- Cazzo! – non mi venne nessuna altra espressione che potesse rendere meglio il mio apprezzamento.
- Vieni – disse, allungando una mano per prendere la mia – ti porto a visitare tutto il locale.
- Giusto… Portami a visitare tutti i gironi, è il tuo mestiere dopotutto…
Doveva piacergli questo compito perché alle mie parole esplose in una nuova risata cristallina, poi, sempre tenendomi per mano, mi trascinò dolcemente dietro di sé.
Al nostro passaggio qualcuno si voltò, molti non ci degnarono nemmeno di uno sguardo.
Per il mio Virgilio quella vista non doveva esser nuova, infatti non badava troppo a ciò che ci circondava, tutto concentrato dal compito che si era assunto e impegnato nel farmi da guida.
Sorpassata la porta in fondo alla stanza mi fece entrare in un corridoio buio, le cui uniche luci provenivano da alcune aperture ovali poste ogni 2 metri circa su entrambi i lati del passaggio. Alcune di queste finestrelle erano occupate da alcune persone cui, al buio, non riuscivo neppure a riconoscere il sesso.
- Provi a guardare dentro – mi consigliò ancora una volta sorridendo – E’ la stanza Gericault, lei se ne intende di arte?
Non rispondevo nemmeno più alle sue parole, obbedivo e basta.
Comunque me ne intendevo di arte. Mi affacciai ad uno di questi oblò: su di un grande letto, posto al centro della stanzetta, una giovane coppia, entrambi piuttosto in carne, stavano dando spettacolo. In questo momento la donna era a pecorina, completamente nuda, mentre il compagno, ancora vestito ma con il membro penzoloni fuori della patta, la stava penetrando da dietro con la mano destra.
Fisting! Pur essendo una pratica particolarmente interessante, mai mi era capitato di flirtare con una donna capace di inghiottire nella sua guaina il mio pugno in tutta la sua grandezza. Questa, invece, sembrava non incontrare alcuna difficoltà nel farsi sfondare dal suo uomo!
Tenendosi stretto al suo fianco sinistro, quest’ultimo immergeva lentamente il suo pugno intero nella vagina lubrificata della compagna e ad ogni affondo i mugolii di lei si facevano più intensi..
Sentivo distintamente lo schiocco umido che seguiva ad ogni fuoriuscita della mano, i sospiri affannosi di lei che si preparava ad una nuova infilzata; potevo vedere a meno di due metri di distanza la sua fica slabbrata e lucida spalancarsi e svuotarsi ritmicamente, lasciando ai miei occhi avidi l’immagine del suo cratere scuro e della sua carne molle e rugosa.
Sopra di loro, un quadro di Gericault, “Tre amanti”, oltre a dare il nome alla stanzetta, regalava un tocco di classe e di lascivia alla situazione.
Mi staccai da quella visuale che già mi stava ipnotizzando per affacciarmi alla finestrella sul lato opposto del corridoio: - Questa, invece, è la stanza Otto Dix.
Conoscevo anche questo pittore; alla parete troneggiava il suo famoso “Tre donne”, con le sue tre bagasce sfatte posizionate quasi a guardare come me il gruppo di ragazzi che si davano il cambio sopra ad una negra dalle forme perfette: due seni perfettamente rotondi che sobbalzavano ad ogni affondo e le cosce tornite e sudate. La sua pelle scura, poi,evidenziava ancor di più gli schizzi lattiginosi di sperma che segnavano il solco tra le mammelle e riempivano l’ombelico.
Doveva essere il frutto spremuto dal ragazzetto magro seduto di fianco a lei, il cazzo moscio ed arrossato e le mani ancora impegnate ad accarezzarle i fianchi.
Altri tre ragazzi piuttosto muscolosi si scambiavano il posto a turno, un po' riempiendole la vagina lucida e slabbrata, un po' passando davanti, a farselo succhiare dalle sue labbra piene e gonfie.
Finalmente, un ragazzo il cui fondoschiena sembrava scolpito da uno scultore rinascimentale si posizionò proprio a un metro da me, le sollevò le cosce verso l’alto, inumidì con un poco di saliva il buco del culo della ragazza, poi, con sicurezza, vi appoggiò contro la sua cappella paonazza e senza la minima difficoltà gliela vidi inghiottire nelle budella della negra.
La sua pelle scura, simile al cuoio lucidato era in netto contrasto con il cazzo arrossato del giovane, il quale, senza troppa esitazione, scivolò in profondità nel culo della negra, fino a fermarsi quando proprio non era più possibile proseguire.
Peraltro, la stessa ragazza non sembrò scomporsi più di tanto da questa “infiltrazione”… per un attimo, mentre il ragazzo si muoveva lentamente per far abituare i muscoli dell’ano, sembrò concentrarsi sulle sensazioni fisiche provenienti da questo suo caldo orifizio, poi, come se fosse stato dato un segnale di partenza, si riprese l’altro cazzo in bocca e dimentica del primo, iniziò a dedicare tutta se stessa a questo lavoro.
Che immagine meravigliosa! Il tutto, poi, era reso ancor più sensuale dalla musica di sottofondo che, mi accorsi solo in quel momento, doveva esser differente in ogni angolo del club. Ora, a dettare il tempo, era un pezzo dei Massive Attack, “Karma Koma”, che con i suoi bassi cadenzati e i flauti orientaleggianti accompagnava alla perfezioni le penetrazioni selvagge cui stavo assistando da guardone.
Peraltro, io ero eccitato da impazzire; il mio cazzo duro iniziava a fami male all’interno dei boxer perciò scostai leggermente il tessuto dei pantaloni.
Il mio Virgilio se ne accorse:
- Eccitante, eh? – ammiccò
- Molto!... Ma tu? Non guardi….?
- Guardo, guardo… ma c’è ancora dell’altro.. e poi il bello deve ancora iniziare…
Non sapevo cosa intendesse, non potevo immaginare cosa dovessi ancora aspettarmi da quella serata. Tuttavia continuai a seguirlo.
Ci eravamo staccati da quell’altro oblò e superata una tenda di velluto bordeaux entrammo in una nuova saletta. Qui la musica era ancora diversa, musica classica per l’esattezza, ma non ricordo di quale aria si trattasse. Contro una parete rivestita di velluto nero c’erano due o tre uomini appoggiati, le braghe calate:
- E’ un gloryhole – mi suggerì – hai presente?
Avevo presente. Ne avevo visti e provati qualcuno in Olanda, in un night di Amsterdam. Dai grugniti di questi personaggi, mi resi conto che dall’altra parte del muro dovevano essere piuttosto brave…
- Vieni con me… da questa parte…
Senza esitazione lo seguii oltre una tenda rossa per entrare in un nuovo locale, una sala spaziosa direttamente comunicante con quella precedente: inginocchiati contro il sottile muro divisorio due donne ed un uomo facevano del loro meglio per soddisfare i cazzi sconosciuti che facevano capilino dai fori della parete, mentre una decina di persone, uomini e donne, seduti su alcuni divanetti tutto intorno, se ne stavano ad assistere alla scena.
Una donna completamente nuda, proprio in quel momento, si alzò da una poltrona e camminando lentamente ma ad ampie falcate si avvicinò all’unico uomo inginocchiato, che in quel momento si stava godendo uno di quei cazzi bollenti. Chissà se dall’altra parte, quell’uomo, immaginava che a farlo godere non era una bella figa ma un uomo?
La donna era davvero splendida: due seni perfetti, tondi e pieni, con le aureole scure ed i capezzoli all’insù. I fianchi morbidi si incurvavano rapidamente sotto i glutei, delineando due cosce perfette e ben tornite.
Come se fosse al cosa più naturale del mondo andò a posizionarsi dietro al pompinaro, chinandosi sui talloni e mostrando un culo che dire magnifico sarebbe ancora poca cosa, poi allungò la sua mano ingioiellata tra le gambe dell’uomo fino ad afferrargli lo scroto penzolante. L’uomo non fece una piega, nemmeno si voltò per vedere chi fosse a toccarlo mentre la donna gli si avvinghiò da dietro, appoggiando le morbide mammelle sulla sua schiena e aggrappandosi con la mano libera ai suoi pettorali.
- Quella è sua moglie – mi sussurrò il caro Virgilio avvicinandosi al mio orecchio – Gode nel vedere suo marito in quello stato…
Lei, intanto, continuava a palparlo, gli baciava le spalle, leccava i lobi delle sue orecchie e contemporaneamente, quasi stesse mungendo una vacca, gli strizzava da dietro le palle che strette in quella morsa erano diventate paonazze.
Sui divanetti un uomo si stava facendo spampinare da una vecchia megera dai capelli ossigenati e truccata in maniera terribile, mentre il suo vicino era appena venuto, sborrandosi sulla camicia e sui pantaloni gessati.
- Allora – La mia guida si era spostata di fronte a me e da 20 centimetri di distanza mi parlava, fissandomi negli occhi - Che ne dice? Le piace?
Aspettai un attimo a rispondere, per paura di uscirmene con qualche risposta imbecille:
- Niente male… niente male… - non volevo sembrare uno sprovveduto, anche se scene del genere non mi era mai capitato di vederle dal vivo – Però… solo guardare… alla lunga…
- Non si preoccupi… come vede è pieno di donne sole e di coppie che non aspettano altro che trovare qualcuno con cui divertirsi… Basta saper aspettare. E con il suo aspetto… - un sorriso balenò nei suoi occhi – Ne ho già viste un paio che la stavano squadrando…
Questo commento mi sorprese… Immerso in quelle forti emozioni, non avevo minimamente fatto caso alla clientela femminile del locale, troppo attratto ero stato da quelle scene animalesche e lascive. Sapere che, aspettando, avrei potuto vivere in prima persona una tale esperienza mi risvegliò ogni sensore.
- Ora, però, mi permetta di offrirle qualcosa da bere… è il minimo che posso fare per ringraziarla…
- Ringraziarmi… non scherzare… - protestai
- No, davvero… Sarà un piacere per me… Si fidi di me, non se ne pentirà – queste parole, pronunciate fissandomi negli occhi con uno sguardo penetrante mi provocarono un brivido lungo la spina dorsale.
- Ok, dopotutto sei tu la mia guida questa sera…
- Bravo, così mi piace! Venga con me…
E oltrepassando una nuova tenda di velluto pesante ci ritrovammo nella sala d’ingresso, dove di quei cinque solo più tre stavano dando spettacolo. Dal loro corpo abbandonato sul bordo del letto, un uomo ed una donna sarebbero potuti sembrare senza vita se non fosse stato per i loro petti che, affannosamente, si sollevavano e si abbassavano in modo impressionante.
Lei era coricata supina sul materasso, le gambe aperte e il pube peloso bagnato di un misto di sostanze lattiginose, un po' sue e un po' frutto del suo partner; lui, seduto sulle coperte sfatte ai piedi del letto, aveva la testa ciondoloni all’indietro e, in mezzo alle gambe divaricate metteva in mostra un membro dalle dimensioni enormi, anche se non più eretto e tutto grondante di sperma.
Gli altri tre, invece, continuavano a darci dentro. La ragazza doveva essere davvero calda perché ora si trovava nel bel mezzo di una doppia penetrazione, a cavallo del pelato e inculata da dietro dall’altro il quale, tuttavia, si dimostrava clemente con la giovane e non esagerava negli affondi.
Le urla della donna, tuttavia, echeggiavano nel locale, per la gioia del pubblico che seguiva la scena con attenzione.
- Sediamoci qua, le dispiace – propose il premuroso Virgilio, mentre mi indicava un largo divano imbottito leggermente in disparte rispetto alla scena.
Annuii e mi sedetti. Un cameriere, elegante come il barman dietro il bancone, si presentò immediatamente a chiedere se volevamo bere qualcosa:
- Una vodka alla fragola – ordinò il ragazzo – E per lei?
- Un whiskey e soda, senza ghiaccio.. Jameson se ce l’avete.
Ce l’avevano. Il cameriere scappò con la sua ordinazione mentre noi due rimanemmo soli, in un angolo rispetto alla folla che s’era radunata di fronte a quegli animali da sesso sul letto.
Sulle pareti, tutto attorno a noi, mi accorsi che erano incorniciate delle stampe che riproducevanole mitiche incisioni e di dipinti pornografici di Edouard-Henri Avril.
- Vedo che le piace l’arte – disse, interrompendo le mie osservazioni – Quasi più della realtà, si direbbe…
- No.. ti sbagli! L’unica cosa che conta è la realtà di questo istante, tutto il resto non esiste… Tuttavia l’arte, la vera arte, ha la capacità di bloccare un istante e sviluppare la nostra eccitazione…. Non credi?
Il ragazzo mi ascoltava, interessato per davvero alle mie parole, quando tutto intorno ci sarebbe stato molto di cui essere curiosi…
- Prendi queste stampa dietro di noi- e indicai le due cornici appese proprio sopra le nostre teste - hai mai visto queste incisioni?
Il mio alunno scosse la testa…
- Sono opere di un artista francese dell’Ottocento, un genio della sensualità! In questo – ed indicai il primo – E’ rappresentato uno dei sonetti lussuriosi dell’Aretino… Cosa vedi?
- Una donna… una donna supina a gambe sollevate…
- Poi? – lo incalzai, godendo del suo imbarazzo
- … che dirige il cazzo del suo uomo verso il suo buco del culo…
- Bravo – lo incalzai – E in questo? Cosa vedi?
- Un ragazzo.. che dorme…. Ed un vecchio sopra di lui… con il cazzo duro…
- Quel ragazzo… come dici tu… non dorme, ma è ubriaco… E’ Alcibiade.
- E il vecchio? Se lo vuole scopare mentre è ubriaco?
- No, il vecchio è Socrate, e anche se è attratto da lui non se lo vuole scopare… perché non mira a questo. E’ attratto più che altro dalla bellezza in sé, genuina, pura, non mescolata, non incorporata di carni umane, né di colori, né di ogni altra vacuità mortale.
- Gli basta guardarlo? - sembrava incredulo, ma vedevo che era davvero interessato
Intanto il cameriere ci aveva portato le nostre bevande: - Un brindisi!
- A cosa? - chiesi
- A lei! – suggerì il mio Virgilio
…a noi!... - e feci tintinnare il mio vetro con il suo, mentre i suoi occhi continuavano a fissarmi in una maniera strana, quasi morbosa…
- E tu?... Anche lei sei come Socrate?... – Parlando si avvicinò a pochi centimetri dal mio viso - Si accontenterebbe di guardare… e basta?...
- No, io non sono come lui…
I suoi occhi erano fissi nei mie, a pochi centimetri dai miei. Improvvisamente, anche se non posso dire che non me l’aspettassi, percepii il calore della sua mano appoggiarsi alla mia coscia e trasmettersi alla mia pelle dopo aver superato la cortina di stoffa dei pantaloni.
Io lo guardavo, ma nulla nel mio sguardo dovette dargli l’impressione che non gradissi la sua carezza, perché quella mano la sentii scorrere verso l’alto e verso l’interno della coscia, fino a che con le dita non giunse all’altezza del cavallo dei pantaloni. I miei coglioni gonfi e sfibrati da tutta quella eccitazione reagirono istintivamente a quel contatto raggrinzendosi e facendomi percepire una sottile vibrazione che dalla pelle rugosa dello scroto mi avvolse tutto il corpo.
Il ragazzo vide che mi stavo umettando istintivamente le labbra, facendoci scivolare sopra la punta della lingua: Che c’è? – mi chiese, e così dicendo, senza aspettarsi una risposta, abbassò lentamente la cerniera dei pantaloni.
Io lo guardavo fare tutto questo senza riuscire a reagire. Dentro di me non capivo cosa mi stesse succedendo: il ragazzo… era un uomo… io non sono gay!
Ma intanto lasciavo fare, osservandolo incuriosito e aspettandomi che continuasse in quel modo.
Piano, infilò le sue dita nella patta, sentii l’elastico dei boxer abbassarsi, poi, finalmente, le sue mani calde toccarono la mia pelle tesa e fremente del prepuzio.
Me lo sentii impugnare stretto tra le sue dita, piegarsi leggermente, poi, di colpo, uscire dalla patta, dritto e duro, svettante in tutto il suo inturgidimento. Un tronco di carne pallida sullo sfondo scuro dei miei pantaloni.
La pelle carnosa del prepuzio, particolarmente pronunciata nel mio caso, ricopriva ancora la cappella, risvoltandosi leggermente sulla punta, quasi un arricciamento grassoccio. Tuttavia le mani del mio caro Virgilio continuavano ad accarezzarmi sapientemente lungo l’asta, fino a che non percepii quelle dita affusolate aumentare la loro pressione sulla mia carne, impugnare saldamente il mio cazzo e far scorrere verso il basso quella pelle in eccesso.
La boccia polposa e violacea della mia cappella, finalmente, fuoriuscì dalla sua guaina accogliente e si espose in quella sala affollata agli occhi di chiunque avesse voluto badare a noi; le sue due gobbe lucide separate dall’occhio centrale e il collare sottostante grasso e spesso.
In quel momento forse non ero del tutto cosciente di quello che sarebbe successo di li a poco…
Mie lettrici e miei lettori, anche se so di non esser degno di grande considerazione, spero di aversi stimolati, eccitati o perlomeno incuriositi.
Se avete voglia di contattarmi, consigliarmi, criticarmi o semplicemente entrare in contatto con me, la mia mail è swann@live.it
Solo la mano allungata verso di me del mio giovane Virgilio riuscì a destarmi dalla sorpresa e a riportarmi con i piedi per terra.
Varcata la soglia di quella porta mi ero ritrovato in una ampia sala rettangolare, illuminata da un paio di grandi lampadari di cristallo. L’atmosfera era sfarzosa, a far da padrone erano i colori scintillanti dell’oro e dell’argento. Tuttavia, le lampadine rosate e soffuse davano all’ambiente un aspetto decadente, accentuato ancor di più da una serie di tendaggi e di lenzuola color porpora che ornavano le pareti laterali.
L’impressione di sfarzo e ricchezza che esalava inaspettatamente da quel locale riuscì a disorientarmi come non mi sarei mai aspettato.
Ancora oggi ricordo con un certo stupore come la mia attenzione, invece che dirigersi verso gli aspetti più lascivi e selvaggi di quell’ambiente, ancora frastornata dalla scoperta di un altro mondo sconosciuto, venne attratta da un lungo bancone di legno massiccio, splendidamente scolpito e intarsiato con inserti di cuoio nero e borchie dorate che faceva bella mostra di sé lungo tutto il lato sinistro della sala. Dietro di questo stava in piedi un barman dall’aspetto glaciale, con bretelle a scacchi e camicia bianca impeccabile. Stava versando in quel momento un liquore verdastro in due grossi bicchieri squadrati. Rapito da quell’immagine, la sola, forse, naturale e normale tra tutte le altre presenti in quella stanza, seguii con lo sguardo il tragitto di quelle bevande, le quali, deposte su di un vassoio d’argento, presero il volo e si diressero dall’altro capo del locale, fino a posarsi su di un comodino a lato di un meraviglioso letto a baldacchino.
Solo in quell’ istante riuscii a realizzare il quadro della situazione.
Di fronte ai miei occhi stava avendo luogo un’orgia di 5 persone, tutte aggrovigliate su quel materasso enorme, mentre tutt’attorno, su una serie di divani disposti a semicerchio, almeno un’altra ventina di persone (perlopiù uomini, ma anche una manciata di donne e di coppie appartate) se ne stavano a guardare o semplicemente a farsi i fatti loro, come se niente fosse.
Incredibile!
Su quel letto c’erano 3 uomini, piuttosto maturi, dai capelli brizzolati e sconvolti, due dei quali seminudi, con ancora indosso la camicia e le calze, mentre il terzo era completamente svestito, intento come era a farsi cavalcare da una delle donne, la più giovane delle due, all’incirca sui 25 anni, piuttosto robusta ma prosperosa. I suoi capelli rossi, scompigliati dai bruschi movimenti e dal sudore, a tratti le coprivano gli occhi perciò lei se li scostava meccanicamente con una mano, mentre con l’altra teneva stretto uno degli altri due cazzi, che, alternandosi, un po'’ massaggiava e un poco succhiava.
L’altra donna, sicuramente di mezza età, non riuscivo a vederla in volto perché era messa carponi, ancora con il vestito lungo addosso, ma sollevato quel tanto sulla schiena da permettere al suo partner di scoparsela da dietro, con botte violente delle anche che facevano svolazzare la sua camicia sbottonata.
Fu, senz’altro, la scena più eccitante cui avessi mai assistito: un porno dal vivo! Avrei potuto avvicinarmi e toccarli, sentire il loro odore…
Tuttavia, ciò che più di ogni altra cosa mi stupiva, non erano tanto i cinque amanti, quanto la gente che gli stava tutt’intorno!
Un pubblico piuttosto particolare, eterogeneo!
Una manciata di uomini soli se ne stava seduto sulle poltrone o inginocchiato ai piedi del letto, tutti vestiti elegantemente e perlopiù con i pantaloni sbottonati, al fine di permettere ai loro membri gonfi ed eretti di mostrarsi in tutto il loro splendore. Anche un paio di donne, alcune giovani, altre piuttosto malandate, se ne stavano in piedi, a fissare quelle acrobazie erotiche, magari con un bicchiere in mano. Infine, 3 coppie di diverse età, se ne stavano sui divanetti, un po'’ da spettatori, un po' infischiandosene della gente attorno e scambiandosi le proprie effusioni, anche se, per ora, molto meno esuberanti di quei 5 sul letto. Infine, altra gente se ne stava al bancone del bar o in disparte, a parlare, a conoscersi, a bere, del tutto isolati dal resto della compagnia ed indifferenti al resto dell’universo.
D'altra parte, dovevo avere anche io un aspetto piuttosto stralunato in quel momento, perché quando riuscii a staccare lo sguardo da quella scena potei vedere il mio caro Virgilio sorridere con clemenza della mia espressione.
- Devo sembrare un pesce fuor d’acqua…
- Tranquillo, è normale… te l’avevo detto che era un posto selvaggio!
- Cazzo! – non mi venne nessuna altra espressione che potesse rendere meglio il mio apprezzamento.
- Vieni – disse, allungando una mano per prendere la mia – ti porto a visitare tutto il locale.
- Giusto… Portami a visitare tutti i gironi, è il tuo mestiere dopotutto…
Doveva piacergli questo compito perché alle mie parole esplose in una nuova risata cristallina, poi, sempre tenendomi per mano, mi trascinò dolcemente dietro di sé.
Al nostro passaggio qualcuno si voltò, molti non ci degnarono nemmeno di uno sguardo.
Per il mio Virgilio quella vista non doveva esser nuova, infatti non badava troppo a ciò che ci circondava, tutto concentrato dal compito che si era assunto e impegnato nel farmi da guida.
Sorpassata la porta in fondo alla stanza mi fece entrare in un corridoio buio, le cui uniche luci provenivano da alcune aperture ovali poste ogni 2 metri circa su entrambi i lati del passaggio. Alcune di queste finestrelle erano occupate da alcune persone cui, al buio, non riuscivo neppure a riconoscere il sesso.
- Provi a guardare dentro – mi consigliò ancora una volta sorridendo – E’ la stanza Gericault, lei se ne intende di arte?
Non rispondevo nemmeno più alle sue parole, obbedivo e basta.
Comunque me ne intendevo di arte. Mi affacciai ad uno di questi oblò: su di un grande letto, posto al centro della stanzetta, una giovane coppia, entrambi piuttosto in carne, stavano dando spettacolo. In questo momento la donna era a pecorina, completamente nuda, mentre il compagno, ancora vestito ma con il membro penzoloni fuori della patta, la stava penetrando da dietro con la mano destra.
Fisting! Pur essendo una pratica particolarmente interessante, mai mi era capitato di flirtare con una donna capace di inghiottire nella sua guaina il mio pugno in tutta la sua grandezza. Questa, invece, sembrava non incontrare alcuna difficoltà nel farsi sfondare dal suo uomo!
Tenendosi stretto al suo fianco sinistro, quest’ultimo immergeva lentamente il suo pugno intero nella vagina lubrificata della compagna e ad ogni affondo i mugolii di lei si facevano più intensi..
Sentivo distintamente lo schiocco umido che seguiva ad ogni fuoriuscita della mano, i sospiri affannosi di lei che si preparava ad una nuova infilzata; potevo vedere a meno di due metri di distanza la sua fica slabbrata e lucida spalancarsi e svuotarsi ritmicamente, lasciando ai miei occhi avidi l’immagine del suo cratere scuro e della sua carne molle e rugosa.
Sopra di loro, un quadro di Gericault, “Tre amanti”, oltre a dare il nome alla stanzetta, regalava un tocco di classe e di lascivia alla situazione.
Mi staccai da quella visuale che già mi stava ipnotizzando per affacciarmi alla finestrella sul lato opposto del corridoio: - Questa, invece, è la stanza Otto Dix.
Conoscevo anche questo pittore; alla parete troneggiava il suo famoso “Tre donne”, con le sue tre bagasce sfatte posizionate quasi a guardare come me il gruppo di ragazzi che si davano il cambio sopra ad una negra dalle forme perfette: due seni perfettamente rotondi che sobbalzavano ad ogni affondo e le cosce tornite e sudate. La sua pelle scura, poi,evidenziava ancor di più gli schizzi lattiginosi di sperma che segnavano il solco tra le mammelle e riempivano l’ombelico.
Doveva essere il frutto spremuto dal ragazzetto magro seduto di fianco a lei, il cazzo moscio ed arrossato e le mani ancora impegnate ad accarezzarle i fianchi.
Altri tre ragazzi piuttosto muscolosi si scambiavano il posto a turno, un po' riempiendole la vagina lucida e slabbrata, un po' passando davanti, a farselo succhiare dalle sue labbra piene e gonfie.
Finalmente, un ragazzo il cui fondoschiena sembrava scolpito da uno scultore rinascimentale si posizionò proprio a un metro da me, le sollevò le cosce verso l’alto, inumidì con un poco di saliva il buco del culo della ragazza, poi, con sicurezza, vi appoggiò contro la sua cappella paonazza e senza la minima difficoltà gliela vidi inghiottire nelle budella della negra.
La sua pelle scura, simile al cuoio lucidato era in netto contrasto con il cazzo arrossato del giovane, il quale, senza troppa esitazione, scivolò in profondità nel culo della negra, fino a fermarsi quando proprio non era più possibile proseguire.
Peraltro, la stessa ragazza non sembrò scomporsi più di tanto da questa “infiltrazione”… per un attimo, mentre il ragazzo si muoveva lentamente per far abituare i muscoli dell’ano, sembrò concentrarsi sulle sensazioni fisiche provenienti da questo suo caldo orifizio, poi, come se fosse stato dato un segnale di partenza, si riprese l’altro cazzo in bocca e dimentica del primo, iniziò a dedicare tutta se stessa a questo lavoro.
Che immagine meravigliosa! Il tutto, poi, era reso ancor più sensuale dalla musica di sottofondo che, mi accorsi solo in quel momento, doveva esser differente in ogni angolo del club. Ora, a dettare il tempo, era un pezzo dei Massive Attack, “Karma Koma”, che con i suoi bassi cadenzati e i flauti orientaleggianti accompagnava alla perfezioni le penetrazioni selvagge cui stavo assistando da guardone.
Peraltro, io ero eccitato da impazzire; il mio cazzo duro iniziava a fami male all’interno dei boxer perciò scostai leggermente il tessuto dei pantaloni.
Il mio Virgilio se ne accorse:
- Eccitante, eh? – ammiccò
- Molto!... Ma tu? Non guardi….?
- Guardo, guardo… ma c’è ancora dell’altro.. e poi il bello deve ancora iniziare…
Non sapevo cosa intendesse, non potevo immaginare cosa dovessi ancora aspettarmi da quella serata. Tuttavia continuai a seguirlo.
Ci eravamo staccati da quell’altro oblò e superata una tenda di velluto bordeaux entrammo in una nuova saletta. Qui la musica era ancora diversa, musica classica per l’esattezza, ma non ricordo di quale aria si trattasse. Contro una parete rivestita di velluto nero c’erano due o tre uomini appoggiati, le braghe calate:
- E’ un gloryhole – mi suggerì – hai presente?
Avevo presente. Ne avevo visti e provati qualcuno in Olanda, in un night di Amsterdam. Dai grugniti di questi personaggi, mi resi conto che dall’altra parte del muro dovevano essere piuttosto brave…
- Vieni con me… da questa parte…
Senza esitazione lo seguii oltre una tenda rossa per entrare in un nuovo locale, una sala spaziosa direttamente comunicante con quella precedente: inginocchiati contro il sottile muro divisorio due donne ed un uomo facevano del loro meglio per soddisfare i cazzi sconosciuti che facevano capilino dai fori della parete, mentre una decina di persone, uomini e donne, seduti su alcuni divanetti tutto intorno, se ne stavano ad assistere alla scena.
Una donna completamente nuda, proprio in quel momento, si alzò da una poltrona e camminando lentamente ma ad ampie falcate si avvicinò all’unico uomo inginocchiato, che in quel momento si stava godendo uno di quei cazzi bollenti. Chissà se dall’altra parte, quell’uomo, immaginava che a farlo godere non era una bella figa ma un uomo?
La donna era davvero splendida: due seni perfetti, tondi e pieni, con le aureole scure ed i capezzoli all’insù. I fianchi morbidi si incurvavano rapidamente sotto i glutei, delineando due cosce perfette e ben tornite.
Come se fosse al cosa più naturale del mondo andò a posizionarsi dietro al pompinaro, chinandosi sui talloni e mostrando un culo che dire magnifico sarebbe ancora poca cosa, poi allungò la sua mano ingioiellata tra le gambe dell’uomo fino ad afferrargli lo scroto penzolante. L’uomo non fece una piega, nemmeno si voltò per vedere chi fosse a toccarlo mentre la donna gli si avvinghiò da dietro, appoggiando le morbide mammelle sulla sua schiena e aggrappandosi con la mano libera ai suoi pettorali.
- Quella è sua moglie – mi sussurrò il caro Virgilio avvicinandosi al mio orecchio – Gode nel vedere suo marito in quello stato…
Lei, intanto, continuava a palparlo, gli baciava le spalle, leccava i lobi delle sue orecchie e contemporaneamente, quasi stesse mungendo una vacca, gli strizzava da dietro le palle che strette in quella morsa erano diventate paonazze.
Sui divanetti un uomo si stava facendo spampinare da una vecchia megera dai capelli ossigenati e truccata in maniera terribile, mentre il suo vicino era appena venuto, sborrandosi sulla camicia e sui pantaloni gessati.
- Allora – La mia guida si era spostata di fronte a me e da 20 centimetri di distanza mi parlava, fissandomi negli occhi - Che ne dice? Le piace?
Aspettai un attimo a rispondere, per paura di uscirmene con qualche risposta imbecille:
- Niente male… niente male… - non volevo sembrare uno sprovveduto, anche se scene del genere non mi era mai capitato di vederle dal vivo – Però… solo guardare… alla lunga…
- Non si preoccupi… come vede è pieno di donne sole e di coppie che non aspettano altro che trovare qualcuno con cui divertirsi… Basta saper aspettare. E con il suo aspetto… - un sorriso balenò nei suoi occhi – Ne ho già viste un paio che la stavano squadrando…
Questo commento mi sorprese… Immerso in quelle forti emozioni, non avevo minimamente fatto caso alla clientela femminile del locale, troppo attratto ero stato da quelle scene animalesche e lascive. Sapere che, aspettando, avrei potuto vivere in prima persona una tale esperienza mi risvegliò ogni sensore.
- Ora, però, mi permetta di offrirle qualcosa da bere… è il minimo che posso fare per ringraziarla…
- Ringraziarmi… non scherzare… - protestai
- No, davvero… Sarà un piacere per me… Si fidi di me, non se ne pentirà – queste parole, pronunciate fissandomi negli occhi con uno sguardo penetrante mi provocarono un brivido lungo la spina dorsale.
- Ok, dopotutto sei tu la mia guida questa sera…
- Bravo, così mi piace! Venga con me…
E oltrepassando una nuova tenda di velluto pesante ci ritrovammo nella sala d’ingresso, dove di quei cinque solo più tre stavano dando spettacolo. Dal loro corpo abbandonato sul bordo del letto, un uomo ed una donna sarebbero potuti sembrare senza vita se non fosse stato per i loro petti che, affannosamente, si sollevavano e si abbassavano in modo impressionante.
Lei era coricata supina sul materasso, le gambe aperte e il pube peloso bagnato di un misto di sostanze lattiginose, un po' sue e un po' frutto del suo partner; lui, seduto sulle coperte sfatte ai piedi del letto, aveva la testa ciondoloni all’indietro e, in mezzo alle gambe divaricate metteva in mostra un membro dalle dimensioni enormi, anche se non più eretto e tutto grondante di sperma.
Gli altri tre, invece, continuavano a darci dentro. La ragazza doveva essere davvero calda perché ora si trovava nel bel mezzo di una doppia penetrazione, a cavallo del pelato e inculata da dietro dall’altro il quale, tuttavia, si dimostrava clemente con la giovane e non esagerava negli affondi.
Le urla della donna, tuttavia, echeggiavano nel locale, per la gioia del pubblico che seguiva la scena con attenzione.
- Sediamoci qua, le dispiace – propose il premuroso Virgilio, mentre mi indicava un largo divano imbottito leggermente in disparte rispetto alla scena.
Annuii e mi sedetti. Un cameriere, elegante come il barman dietro il bancone, si presentò immediatamente a chiedere se volevamo bere qualcosa:
- Una vodka alla fragola – ordinò il ragazzo – E per lei?
- Un whiskey e soda, senza ghiaccio.. Jameson se ce l’avete.
Ce l’avevano. Il cameriere scappò con la sua ordinazione mentre noi due rimanemmo soli, in un angolo rispetto alla folla che s’era radunata di fronte a quegli animali da sesso sul letto.
Sulle pareti, tutto attorno a noi, mi accorsi che erano incorniciate delle stampe che riproducevanole mitiche incisioni e di dipinti pornografici di Edouard-Henri Avril.
- Vedo che le piace l’arte – disse, interrompendo le mie osservazioni – Quasi più della realtà, si direbbe…
- No.. ti sbagli! L’unica cosa che conta è la realtà di questo istante, tutto il resto non esiste… Tuttavia l’arte, la vera arte, ha la capacità di bloccare un istante e sviluppare la nostra eccitazione…. Non credi?
Il ragazzo mi ascoltava, interessato per davvero alle mie parole, quando tutto intorno ci sarebbe stato molto di cui essere curiosi…
- Prendi queste stampa dietro di noi- e indicai le due cornici appese proprio sopra le nostre teste - hai mai visto queste incisioni?
Il mio alunno scosse la testa…
- Sono opere di un artista francese dell’Ottocento, un genio della sensualità! In questo – ed indicai il primo – E’ rappresentato uno dei sonetti lussuriosi dell’Aretino… Cosa vedi?
- Una donna… una donna supina a gambe sollevate…
- Poi? – lo incalzai, godendo del suo imbarazzo
- … che dirige il cazzo del suo uomo verso il suo buco del culo…
- Bravo – lo incalzai – E in questo? Cosa vedi?
- Un ragazzo.. che dorme…. Ed un vecchio sopra di lui… con il cazzo duro…
- Quel ragazzo… come dici tu… non dorme, ma è ubriaco… E’ Alcibiade.
- E il vecchio? Se lo vuole scopare mentre è ubriaco?
- No, il vecchio è Socrate, e anche se è attratto da lui non se lo vuole scopare… perché non mira a questo. E’ attratto più che altro dalla bellezza in sé, genuina, pura, non mescolata, non incorporata di carni umane, né di colori, né di ogni altra vacuità mortale.
- Gli basta guardarlo? - sembrava incredulo, ma vedevo che era davvero interessato
Intanto il cameriere ci aveva portato le nostre bevande: - Un brindisi!
- A cosa? - chiesi
- A lei! – suggerì il mio Virgilio
…a noi!... - e feci tintinnare il mio vetro con il suo, mentre i suoi occhi continuavano a fissarmi in una maniera strana, quasi morbosa…
- E tu?... Anche lei sei come Socrate?... – Parlando si avvicinò a pochi centimetri dal mio viso - Si accontenterebbe di guardare… e basta?...
- No, io non sono come lui…
I suoi occhi erano fissi nei mie, a pochi centimetri dai miei. Improvvisamente, anche se non posso dire che non me l’aspettassi, percepii il calore della sua mano appoggiarsi alla mia coscia e trasmettersi alla mia pelle dopo aver superato la cortina di stoffa dei pantaloni.
Io lo guardavo, ma nulla nel mio sguardo dovette dargli l’impressione che non gradissi la sua carezza, perché quella mano la sentii scorrere verso l’alto e verso l’interno della coscia, fino a che con le dita non giunse all’altezza del cavallo dei pantaloni. I miei coglioni gonfi e sfibrati da tutta quella eccitazione reagirono istintivamente a quel contatto raggrinzendosi e facendomi percepire una sottile vibrazione che dalla pelle rugosa dello scroto mi avvolse tutto il corpo.
Il ragazzo vide che mi stavo umettando istintivamente le labbra, facendoci scivolare sopra la punta della lingua: Che c’è? – mi chiese, e così dicendo, senza aspettarsi una risposta, abbassò lentamente la cerniera dei pantaloni.
Io lo guardavo fare tutto questo senza riuscire a reagire. Dentro di me non capivo cosa mi stesse succedendo: il ragazzo… era un uomo… io non sono gay!
Ma intanto lasciavo fare, osservandolo incuriosito e aspettandomi che continuasse in quel modo.
Piano, infilò le sue dita nella patta, sentii l’elastico dei boxer abbassarsi, poi, finalmente, le sue mani calde toccarono la mia pelle tesa e fremente del prepuzio.
Me lo sentii impugnare stretto tra le sue dita, piegarsi leggermente, poi, di colpo, uscire dalla patta, dritto e duro, svettante in tutto il suo inturgidimento. Un tronco di carne pallida sullo sfondo scuro dei miei pantaloni.
La pelle carnosa del prepuzio, particolarmente pronunciata nel mio caso, ricopriva ancora la cappella, risvoltandosi leggermente sulla punta, quasi un arricciamento grassoccio. Tuttavia le mani del mio caro Virgilio continuavano ad accarezzarmi sapientemente lungo l’asta, fino a che non percepii quelle dita affusolate aumentare la loro pressione sulla mia carne, impugnare saldamente il mio cazzo e far scorrere verso il basso quella pelle in eccesso.
La boccia polposa e violacea della mia cappella, finalmente, fuoriuscì dalla sua guaina accogliente e si espose in quella sala affollata agli occhi di chiunque avesse voluto badare a noi; le sue due gobbe lucide separate dall’occhio centrale e il collare sottostante grasso e spesso.
In quel momento forse non ero del tutto cosciente di quello che sarebbe successo di li a poco…
Mie lettrici e miei lettori, anche se so di non esser degno di grande considerazione, spero di aversi stimolati, eccitati o perlomeno incuriositi.
Se avete voglia di contattarmi, consigliarmi, criticarmi o semplicemente entrare in contatto con me, la mia mail è swann@live.it
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Club Privé Atto I - Introduzioneracconto sucessivo
Club Privé Atto III - Orgasmo
Commenti dei lettori al racconto erotico