La prima, calda estate di Mirko (X) - La professoressa di inglese
di
mirko_polenghi@virgilio.it
genere
esibizionismo
Amavo il silenzio di casa ed adoravo stare da solo.
Cenai mangiando la pizza margherita che avevo ordinato, consegnata con elvetica precisione.
Ero già proiettato alle 21, l'orario in cui Sabrina soleva collegarsi anche solo per un breve saluto.
Nell'attesa decisi di migliorare un po' il mio aspetto.
Mi ero già sbarbato stamattina, quindi mi bastò lavare il viso per eliminare la lucida patina di sudore ed archiviare la pratica “igiene personale”.
Misi una canottiera bianca, come la volta precedente.
La bretella stretta metteva in risalto le mie spalle larghe ed allenate.
La mia catenina d'oro avrebbe luccicato tra le pieghe dei miei pettorali piatti e glabri, sicuramente un bell'effetto speciale.
Teoricamente sarei potuto anche rimanere in mutande, ma non volli correre il rischio di fare figuracce ed infilai un paio di jeans tagliati appena sopra le ginocchia, chiusi con una cintura di cuoio.
Incomprensibilmente misi anche le scarpe, non seppi spiegarmi perchè mi facevano sentire più sicuro.
La serata non era calda come le altre, forse più umida visto che il sole fu coperto tutto il giorno da pesanti nubi.
Da fuori la finestra, un ticchettio aritmico indicava che stava cominciando a piovere e grosse gocce d'acqua macchiavano l'asfalto asciutto.
Ben presto cominciò a piovere copiosamente ed il cielo tuonava rabbioso.
Il computer era acceso ed attendevo l'accesso di Sabrina affacciato a guardare il temporale, cosa che avevo sempre adorato fare fin da piccolo.
Finalmente, quel suono.
Ecco Sabrina.
Senza nemmeno salutare, vedo apparire la richiesta di connessione video.
Istintivamente mi sistemai la catenina e la canottiera, in maniera del tutto inutile visto che c'era ben poco da mettere in ordine. Cliccai e le nostre camere si unirono.
Mi accolse con un larghissimo sorriso, poi mi salutò e potei udire la sua voce.
Di solito non accendeva il microfono, diceva che la metteva in imbarazzo, trovai la cosa sorprendentemente piacevole.
“Ciao cucciolotto...” esordì lei “... come stai ?”
“Sto benissimo.” dissi io allargando le braccia come per farle notare la mia forma fisica, mi sentivo bello e desiderabile.
“Tu che mi racconti mammina.”
Avevo cominciato a chiamarla “mammina” in risposta al suo “cucciolo”.
“Bene, dai.. stanchissima ma bene.”
La luce pallida del suo monitor le illuminava il viso e si rifletteva nei suoi larghi occhiali.
A differenza delle altre volte indossava una larghissima T-shirt bianca con una grossa scritta che non riuscivo a leggere, l'accollatura della maglia era molto ampia tanto che solo le spalle erano coperte.
“Se vuoi andare a riposare lo capisco, non ti preoccupare per me.”
Sapevo che le piacevano i miei modi gentili, ma mai domanda fu più bugiarda.
“No, non vorrei essere in nessun altro posto, lo sai che mi rilassa moltissimo parlare con te.”
Adoravo sentirla fare le fusa, oltretutto la sua voce giovanile e quel suo modo di dire “te”... mi faceva impazzire.
“E poi posso stare più tempo stasera visto che i ragazzi non ci sono. E posso anche parlarti”.
La serata era cominciata nel migliore dei modi.
La sentivo molto rilassata, forse per via del fatto che fosse sola in casa
Parlammo per almeno mezzora senza mai muoverci dalle sedie, ascoltava interessata tutto quello che le raccontavo ed io ascoltavo lei. Poi sentì un lieve fischio, provenire dalla sua parte. Lei si alzò per prendere il suo cellulare e mi sembrò di scorgere il colore della pelle delle sue cosce appena sotto il lembo della maglietta.
Lei rispose ad un messaggio, chiedendomi di aspettare un momento.
Io non chiesi chi fosse, ma avrei ucciso per saperlo.
Non appena si riaccomodò sulla sedia, la guardai con un sorriso enigmatico e gli occhi da triglia.
Lei lo notò e disse “Beh.. che c'è ?”
Io sapevo che stavo per chiedere qualcosa di pericoloso, ma volevo dare una scossa alla chiacchierata.
“Sabri, ti dispiace alzarti un attimo dalla sedia ?”
Lei volle sapere perchè.
Io insistetti “Alzati un attimo dai.“
Lei si alzò, ma non vidi ciò che avevo solo pensato di vedere pochi istanti prima.
Mi giocai il tutto per tutto.
“Sabri fai qualche passo indietro, dai.”
Lei capì, con aria sorridente ed indispettita si portò le mani ai fianchi e soffiò lateralmente facendo guizzare un ciuffo della sua frangetta.
Indietreggiò.
Avevo visto bene, lei indossava solamente quella grande maglia, ed una volta in piedi la t-shirt le copriva diagonalmente le gambe, lasciando scoperte le ginocchia e metà di una coscia.
Ora che ci pensavo, l'avevo sempre vista a mezzo busto, un po' come le conduttrici del TG.
La forma del suo corpo era piena ed armoniosa.
La maglietta, benchè larghissima, non nascondeva la forma del suo grande seno, palesemente libero e senza sostegni; la sua vita era apparentemente stretta, ma il suo bacino più largo e voluttuoso.
Si lasciò guardare per qualche secondo, poi decise di stare al gioco, facendo lentamente un giro completo su se stessa.
Mentre stava ruotando, la sentivo parlare:
“Va bene così ? Hai visto tutto ?” con un leggero eco vista la distanza da cui parlava.
Poi tornò seduta e sorrise di nuovo.
Io non risposi alla sua domanda, forse retorica. Sinceramente non avevo capito se sì infastidì per la richiesta.
Volli saperlo subito, le chiesi anche se la cosa l'avesse imbarazzata.
“No, tranquillo. Anzi, se devo essere sincera sono contenta che tu me lo abbia chiesto.
Imbarazzata sì, un po', dopotutto non sono bellissima, ma non ho paura di farmi vedere.”
Io la rassicurai sul fatto che, invece, fosse molto bella.
“Ad averne di professoresse come te” le confessai “fossi stata nella mia scuola avrebbero divelto il fronte di tutte le cattedre.”
Lei non capì, le dovetti chiarire come alcuni ragazzi rompevano parte della cattedra per poter guardare le gambe delle professoresse, di quelle più carine.
Rise, confessò che anche nella sua scuola molte cattedre erano così rotte e finalmente fu capace di darsi una spiegazione, poi disse:
“Che diavoli che siete, voi ragazzi. E a te, Mirko, c'è qualcosa professoressa che ti piace ?”
Io feci per pensarci un po'.
“In realtà ce n'è una che mi fa impazzire.” le confessai.
Lei avvicinò il viso alla telecamera, come per poter ascoltare meglio.
“Sentiamo un po', e com'è questa insegnante ? Guarda che comincio ad essere gelosa.”
Simulò un'espressione seria ed indagatrice.
“E' molto bella..” cominciai io “.. e sopratutto intrigante. Vediamo.. ha i capelli scuri un po' a caschetto... e porta gli occhiali, insegna Inglese in un'altra scuola in veneto.”
Lei sorrise e con un gesto scherzoso strinse le labbra e si abbassò gli occhiali, aveva capito che stessi parlando di lei.
“E cos'altro ti piace di lei ?” volle sentire altro...
“Beh.. ha una bella voce, sa essere molto dolce, con un suo studente in particolare.
Penso che potrei dirle qualsiasi cosa...” mi stavo incartando..
“Seee.. see.. “ capii che non era quello che voleva sentirsi dire “..e per questa professoressa romperesti una cattedra per guardarle le gambe? ”
“Le romperei tutte”
Lei rise e poggiò entrambe le mani sul bordo del tavolo dandosi una lieve spinta.
La sedia, con le ruote, indietreggiò allontanandosi e Sabrina portò la sua coscia sinistra sopra la destra ed entrambe le mani sopra il ginocchio superiore.
Le sue gambe apparivano morbide e pallide.
Facendo oscillare la gamba appesa, simulò un'espressione da posa fotografica.
La lunga maglia la copriva pochissimo,ma a causa della scarsa luce non riuscivo a capire il limite della t-shirt, il colore si confondeva con il pallore della sua pelle.
E recitando:
“Sit down, please... “ Il gioco mi piaceva, e sentirla parlare in inglese la faceva sembrare una sexy pin-up.
Mi piacque ancora di più quando con un movimento inaspettatamente agile, invertì l'accavallamento delle gambe, portando la destra sopra la sinistra.
Le sue cosce si accomodarono nuovamente l'una sopra l'altra dando l'impressione di spugnosa morbidezza. Le mosse facendole scivolare l'una sull'altra, sembrava conoscere ogni mio punto debole.
“Goodmorning, boys..”
Salutò l'immaginaria platea, poi mi coinvolse facendomi un cenno incoraggiando una mia risposta.
“Goodmorning Missis Sabrina.” Risposi io.
Lei mi guardò abbassando gli occhiali sul naso, il suo viso mimò soddisfazione per la mia risposta corretta.
La recità continuò e lei era una meravigliosa attrice.
Finse di appoggiarsi qualcosa sulle ginocchia nude e ne scorreva le immaginarie pagine. Diede un'occhiata al finto registro, poi guardò verso la cam, e poi di nuovo gli occhi sul registro.
Io attendevo in silenzio, mi stavo davvero divertendo ed ero già molto eccitato per la sua piccante interpretazione.
Tornò a guardare la cam per alcuni istanti con aria interrogativa, poi abbassò lo sguardo sulle sue gambe.
“Oh my God... But...,what are you watching, boys?”
Io sorridendo risposi senza alcuna dignità: “Ahemm.. we are watching your beautiful legs, teacher.”
L'insegnante si portò una mano alla bocca mimando turbamento e continuando a blaterare qualcosa in lingua inglese, si alzò dalla sedia cercando di nascondere le coscie all'interno della tshirt, ancheggiando ed abbassandosi la maglia per coprire maldestramente le cosce.
Ma la coperta era corta e così facendo, la T-shirt non resse la tensione e fece passare entrambe le spalle attraverso la lunga apertura del collo.
Quando Sabrina tornò a sedersi aveva coperto le gambe fino alle ginocchia, ma aveva scoperto il suo ricco decoltè.
La maglietta le cingeva le braccia due palmi sotto le spalle, lasciando scoperta la profonda fessura tra i suoi seni.
Era evidente la curva iperbolica delle sue mammelle lasciate scoperte per metà.
Inutile raccontare come questo fece impennare la mia già potente erezione.
Sabry conosceva i miei gusti, ne avevamo parlato durante le nostre lunghe chiacchierate, e decise di giocarci in maniera molto provocante.
Lei rimase al centro dell'inquadratura, la mia attenzione aveva lasciato le sue morbide gambe candide per focalizzarsi su qualcosa di altrettanto soffice.
Sentivo il mio membro pulsare impazzito all'interno di mutante e jeans, la tentazione di toccarlo era irresistibile e questo mi costò uno sforzo quasi sovraumano. Non riuscivo a smettere di sorriderle.
Stava ancora parlando in inglese, ma ero talmente confuso da non capire che cosa stesse dicendo.
Ogni suo gesto produceva un movimento di quella carne pallida ed appetitosa, ogni suo movimento lasciava intendere che quella t-shirt non l'avrebbe coperta ancora per molto.
“... now it's question time. I wanna listen... ”.
E scorrendo con il dito su un finto registro scelse un nome a caso.
“... Mirko.. where is Mirko?”
Si aggiustò con una mano il lembo della maglietta sulla spalla opposta, ma questo non rimase dove lei avrebbe voluto che restasse.
“I'm here, Missis Sabrina”. Risposi io.
Il cuore mi batteva a mille, e nonostante il caldo umido di quella serata di maltempo, stavo sudando freddo. Lei cominciò subito la sua interrogazione, del tutto particolare.
“Weel, Mr. Mirko... Why don't start talking about your favourite teacher ?”
“Ahemm.. ok” Cominciai io, sorridendo e balbettando la mia risposta in tono scolastico.
“My favourite teacher is english teacher...”
Lei mi interruppe ringraziando per la scelta e lanciandomi un occhiolino e facendo subito un'altra domanda.
“.. oh thank you, boy. But... why she's your favourite ?”
“Because she's very nice, sweet and don't charge us with tons of homework.”
Lei rise portandosi entrambe le mani davanti alla bocca, come per coprire il suo sorriso.
Le sue braccia si scoprirono ancora un po'. Quando le sue mani tornarono a posto erano esporti altri centimetri di seno ed il bordo della maglietta galleggiava sopra la sua avvenenza.
“Can you give me a physical description of her ?”
“Sure, she's a beautiful woman. She has dark and short hair, brown eyes and a nice face...”
ogni tanto si divertiva a correggermi piccoli errori di pronuncia.
Poi decisi di alzare un po' il tiro “... she's has also beautiful legs, I can see every morning at school.”
Rise di nuovo, divertita dalla mia audacia.
“... and she has a gorgeous breast, I suppose.”
Lei si fece più attenta, come se avessi detto ciò che voleva sentirsi dire.
“Oh, dear.. you can only suppose that?”
“Sure... “ dissi io “... I never seen that.” Mimando disappunto.
Ero sicuro che la mia grammatica fosse pessima, ma lei non si curava più di correggere i miei errori.
“Oh... poor boy... “ e così dicendo cominciò un sensualissimo movimento ondulatorio delle spalle.
“... maybe your teacher can help you.” la t-shirt scivolò lentamente lungo le sue braccia oltrepassando la curva del petto e poggiandosi esanime sopra le sue cosce accavallate.
Il suo seno nudo era largo e pieno, dalla forma leggermente allungata a causa del suo peso.
Sulla cuspide di ogni mammella appariva un delicato capezzolo dalle dimensioni ridotte al centro di un'areola talmente piccola da essere quasi inesistente.
Il suo sguardo guardava attentamente la camera, catturando le mie espressioni eccitate. Io avevo un finto sorriso stampato in faccia.
“Ok... “ disse lei “... and now ? Can you see your teacher's boobs, now ?”
Si portò le mani alla testa per sollevare tutto quel ben di Dio, che prese vigore e si eresse prepotente.
Fece un movimento ondulatorio con le spalle che si trasmise alle grosse mammelle, che dondolarono per qualche attimo.
Io non riuscivo ad emettere un suono, completamente imbambolato davanti a quelle tette ed alla loro magnificenza.
Non era solo l'immagine delle sue grazie a bloccarmi, dopotutto per quel monitor erano passate centinaia e centinaia di tette di ogni genere, forma, età e colore... era il suo gioco.
Era il suo gioco a stordirmi.
Era la realizzazione che quelle due grosse tette erano nude solo per me e per i miei occhi, non per una platea invisibile di indifferenti segaioli.
E fu anche la prima volta nella mia vita che una donna volle mostrarmi le sue grazie, con un carico di delicata seduzione che non avevo mai assaporato.
Lei aveva notato il mio imbarazzo e volle giocare ancora con quella situazione di stallo. Continuò a parlarmi in inglese, mentre con le dita cominciò a disegnare delle forme sopra le sue grandi mammelle morbide.
“What do you prefer ? Do you like this perfect circle line or you prefer my tiny nipples ?”
Si indicò un capezzolo. Io ero nel più completo brodo di giuggiole.
Poi decise che, finalmente, era terminata la fase inglese e tornò a parlarmi in italiano.
“Che mi dici, Mirko, ti piacciono ?” Ora le sue mani strette a formare una grossa C raccolsero i seni e li manipolarono dolcemente e sensualmente, sformandoli ed accarezzandoli.
Adesso riuscivo a scorgere le dimensioni dei capezzoli, mentre facevano capolino tra le dita man a mano che le sue mani vi passavano sopra.
“Da impazzire, Sabry....”.
Lei tornò ad essere “solo” Sabry, l'insegnante d'inglese sparì, ma per fortuna rimasero le sue tette nude e la sua irrefrenabile voglia di mostrarmele.
“Sei sicuro che.. non sia... un po' troppo.. dopotutto non hai ancora nemmeno... 18 anni”.
Parlava mentre si massaggiava, e quelle sue parole sembravano una velata minaccia di rimettere tutto a posto.
“No... non ti preoccupare.. anzi mi piace da morire Sabry.. continua.”
“Va bene, Mirko... ma poi non vorrei suscitare qualche cosa in te...”
Sapevo che mi stava prendendo in giro, non potevo pensare che non avesse immaginato che avessi il cazzo duro già due secondi dopo averla vista in cam, per di più vestita.
Decisi di stare al gioco, inutile discutere di questo adesso.
“Direi che oramai è tardi, Sabrina, e da un bel po' che...” mi interruppi non sapendo bene come descrivere il fenomeno.
“ … cheeee … ?” Chiese lei volendo approfondire. In realtà sapeva a cosa mi riferissi, voleva sentirlo dire da me.
“... che.. è successo qualcosa, qui sotto. “Lui” sta apprezzando molto ed oramai da più di mezzora.”
Facendole capire che non furono solo le sue tette ad eccitarmi.
“Ma non mi dire.. ma chi sarebbe questo lui ?” Rise.. voleva proprio sentirmi dire quella parola..
“... Lui ? Il mio... quello lì.. il... pene ?!”
Lei si mise a ridere di nuovo, quasi prendendomi un po' in giro.
La cosa non mi dispiaceva affatto perchè in fondo stavamo parlando del mio pisello duro.
“Beh allora non devo averti fatto tutto quest'effetto, lo sai che il termine “pene” viene usato genericamente per l'organo maschile a riposo?”
Io mi affrettai a correggere il mio errore e chiamai finalmente il mio attrezzo con il termine che voleva sentire dire da me, proprio il termine “cazzo”.
Ridemmo entrambi, ed io adoravo quando Sabrina rideva, il suo seno ballava dolcemente, lei non si curava di coprirlo adesso che eravamo in piena confidenza.
“Alzati in piedi, dai.” Disse lei con un filo di voce.
Io non me lo feci ripetere.
Modificai leggermente la posizione della camera sullo schermo del portatile e mi alzai in piedi. Mi voltai leggermente per farle notare la mia erezione costretta all'interno di troppi indumenti.
Lei si accostò al monitor, alla ricerca di dettagli che purtroppo non erano nitidi.
“Ti va di.. slacciarti la cintura ?” Io non ero più inquadrato in viso, le mie mani si posarono lentamente sulla fibbia e slacciarono la cintura.
“Adesso... sbottonali.. .dai.”
Ancora più lentamente cominciai ad aprire il primo bottone, poi il secondo, il terzo...
“mmm.. dai... continua..”
Sentivo lei incoraggiarmi. Mi fermai una volta terminato di sbottonarli tutti.
“Abbassati i jeans, Mirko”
Li abbassai, facendoli scivolare da dietro.
Già mentre li abbassavo si stava delineando la sagoma deformata dei miei slip, gonfi e macchiati.
Dall'anteprima della schermata riuscivo a distinguere la forma della mia canna ripiegata contro il mio pube.
Lei stava vedendo la stessa cosa.
Ed immaginai che le piacesse.
Mi passai lentamente una mano sul pacco, poi rimasi immobile avvicinando impercettibilmente il bacino contro la camera.
Lei aveva un sorriso ebete stampato in volto, vedevo le sue labbra muoversi, come per bagnarsi tra di loro.
Non riusciva a dire nulla.
Io ondeggiavo lentamente, in attesa di ulteriori e piacevolissimi ordini.
Capì che cosa avesse.
Lei aveva una voglia pazza di vedermi il cazzo, ma non osava chiederlo.
Dopotutto lei aveva più di quarant'anni, io non ero nemmeno maggiorenne, mi sfiorò il pensiero che già tutto questo potesse essere un reato. E oltretutto io avevo la stessa età di suo figlio. Non so se questo la frenasse o … la spronasse.
Inutile attendere altre sue richieste, non ne sarebbero arrivate.
Per cui accostai i pollici ai lati dell'ombelico, e lentamente li feci scendere facendoli entrare sotto l'elastico delle mutande.
Avevo già vissuto quella scena, eppure per me era la prima volta.
Mi tornò in mente Andrea, attendere il momento giusto per far saltare fuori il cazzo davanti al viso di mia madre.
Ed io stavo facendo la stessa cosa con Sabry, anche se in webcam.
La sensazione era indescrivibile lo stesso.
I miei pollici giocarono un po' come equilibristi sull'elastico teso. Lo sguardo di Sabrina era fisso e concentrato. Forzai l'elastico, scoprii il mio pube e la fitta peluria scura.
Ancora qualche centimetro e si vide una minima parte della possente canna.
Era premuta contro i testicoli e questi si notavano ai lati della barra. Potevo vedere quello a cui lei assisteva.
Ben fatto, Mirko, lei è tua.
Mi fermai, dandole la possibilità di riprendere il controllo delle mie azioni.
Adoravo che mi desse comandi, era come se fossero le sue mani ad agire, non le mie.
Lei non disse nulla.
Io la chiamai, come una voce fuori campo, quel che volevo che dicesse era inequivocabile.
Miriadi di espressioni diverse si alternarono sul suo viso, i suoi freni inibitori stavano lentamente cedendo alle sue voglie ed alle sue fantasie.
Le sue dita stavano distrattamente accarezzandosi i capezzoli eccitati, bastava solo una parola.
“Sì..ancora un po'.... mmm...” Cedette.
I miei pollici premettero ancora ed altri centimetri si scoprirono davanti ai suoi occhi affamati. Le nostre posizioni ora erano invertite ed io sentivo la piacevole sensazione di provocare desiderio, dopo aver passato una vita dall'altra parte della barricata.
“ohh. Mamma... “ disse lei.
Le mie mutande continuavano a scendere, dando ancora meno spazio alla fantasia, probabilmente lei non si aspettava.. i miei centimetri.. nonostante poi non fossero così tanti.
E poi fu fuori.
L'elastico superò lo scalino del glande ed il cazzo, non trovando più ostacoli, si liberò di ogni indumento e si eresse nelle sua posizione naturale.
Lo sentivo teso e duro come non mai, fece due leggeri sussulti sistemandosi quasi perpendicolare al pube, leggermente sollevato.
La sensazione era indescrivibile, per la prima volta nella mia vita stavo mostrando il mio pene ad una donna, mi sentivo uomo, virile, potente e desiderato.
Dalla finestra di anteprima la visuale era completa ed il mio pisello appariva rigido, con la punta lucida dalle numerose gocce umide già uscite.
Mi abbassai i vestiti fino alle ginocchia per lasciare libera la visuale.
Mi voltai da un lato per farle notare la dimensione (niente di particolarmente esagerato) e tornai di nuovo dritto alla cam, rendendo evidente la curiosa curva a sinistra tipica del mio pene.
Lei non diceva nulla. Non sorrideva nemmeno.
Io misi una mano alla base e schiacciai un po' il pube, guadagnando qualche ulteriore centimetro e strozzando la cappella per la tensione della pelle, lei continuava a guardare senza dire una parola.
Che stava succedendo. Mi sarei aspettato un commento, una frase, una parola.. qualsiasi cosa, ma non quel silenzio.
Ruppi la magia del momento piegando il monitor del portatile per inquadrarmi in faccia.
“Sabry, tutto ok ? Allora ?”
Lei si prese ancora qualche secondo e poi finalmente rispose.
“Non lo so Mirko.. forse non avrei dovuto...” La interruppi subito per non darle modo di trovare scuse a cui avrebbe creduto.
“Tranquilla, mi pare una cosa normale.. non mi hai appena fatto vedere le tette ?”
Lei istintivamente incrociò entrambe le braccia sui seni, con le mani a coprirsi la coppe.
“No no no, sabry che fai ?.. togli subito quelle mani da lì” Intimai io con un finto tono severo.
Lei titubò, ma le tolse.
“Cosa c'è ? Non ti piace quel che vedi ?” Sapevo che cosa avesse, lo sapevo eccome, ma adesso aveva bisogno di parlare e di convincersi che è tutto a posto, che è una cosa naturale.
In realtà non è che fosse così naturale, ma volevo che lo fosse.
“Sì mi piace molto, Mirko. E' bellissimo....”
Ero fiero delle sue parole, ma il mio cazzo non potè giovarsi dell'apprezzamento perchè era già al massimo dell'estensione.
Ancora un po' e si sarebbe strappato.
“... solo che...” Solo chè cosa Sabrina ?! Che diavolo stava per dire.
“... solo che niente dai.” Chiuse lei.
Odio, che odio queste situazione... le piaceva buttare il sasso e nascondere la mano.
Voleva dirmi qualcosa, ma non voleva dirlo. Voleva che le strappassi di bocca quelle parole.
“No, Sabry... solo che.. cosa ?” Era quello che voleva sentire.
Lei si avvicinò di nuovo alla scrivania, come per parlarmi da vicino.
In casa sua non c'era nessuno, forse è stato un gesto automatico.
Poggiò i gomiti sulla scrivania, i seni si adagiarono sul laminato bianco riposandosi stanchi.
“.. niente.. “ cominciò lei “.. hai .. hai davvero un bel .. coso.. grosso”. L'aveva chiamato coso...
“No..no..” la ripresi io “.. hai detto tu di dare il giusto nome alle cose, di non usare pronomi.. voglio sentirtelo dire.”
Lei sorrise, ricordandosi di quando aveva corretto me per la stessa cosa.
“... ok... “ prese coraggio “.. hai davvero un bel … cazzo”. L'aveva detto, ma l'ultima parola pareva quasi detta sottovoce.
“Sabry.. non si sente bene che … cosa ho ?” E pronunciando queste parole lo impugnai e diedi due colpi di mano lenti e decisi.
Ora la sua voce fu chiara e ben scandita. “Hai un cazzo meraviglioso.. .e grosso”.
Io la ringraziai per il complimento.
In realtà era una constatazione, ma per noi maschietti quella frase è sempre un complimento.
Non finsi falsa modestia quando precisai che non era poi così grande, dopotutto.
Negli spogliatoi del campo sportivo, o in piscina, avevo capito che non ero messo male, ma avevo visto anche di meglio.
In realtà adoravo che lei lo trovasse così grande, magari lo diceva solo per adularmi. Per un attimo ho anche pensato che in Veneto non siano ben dotati, un po' come per i cinesi.
“.. no perchè dai.. no vabbè..” si portò una mano alla bocca.
Oramai la conoscevo abbastanza per capire quei gesti.
Voleva dirmi qualcosa, ed al tempo stesso non voleva farlo.
Di nuovo.
La cosa cominciava a seccarmi.
La professoressa esuberante di prima, quella che aveva esposto cosce e tette con estrema sensualità era sparita. Dov'era finita ? Al suo porto adesso c'era una bella signora che aveva sì le mammelle esposte, ma non aveva nemmeno la metà del carisma sensuale del suo alter-ego.
Per non sembrare troppo curioso, la spronai a parlare con tono accomodante.
“Sabry, cosa c'è ? Lo sai che puoi parlare di tutto con me..”
“No, ma questa è una cosa che.. non si può raccontare... “ sorrideva imbarazzata.
Io sapevo che voleva parlarne. Doveva essere davvero particolare quel che voleva/non voleva dire.
Poi lo disse, simulando un finto fastidio per la mia insistenza.
“.. sai.. più o meno un mese fa, sono entrata in casa e c'era Fabio sdraiato sul divano con le cuffie alle orecchie..”
Fabio era sul figlio, quello con la mia stessa età. Mentre mi spiegava si voltava per indicarmi il divano, e la porta di casa, visto che il computer era nella stessa stanza...
“... e beh.. “ ridacchio' coprendosi la bocca (adoravo quel gesto).
“.. ce l'aveva ... tutto di fuori ... ed era dritto così... “ poi fece un sospiro come se si fosse liberata da un peso che la opprimeva.
BINGO
Cenai mangiando la pizza margherita che avevo ordinato, consegnata con elvetica precisione.
Ero già proiettato alle 21, l'orario in cui Sabrina soleva collegarsi anche solo per un breve saluto.
Nell'attesa decisi di migliorare un po' il mio aspetto.
Mi ero già sbarbato stamattina, quindi mi bastò lavare il viso per eliminare la lucida patina di sudore ed archiviare la pratica “igiene personale”.
Misi una canottiera bianca, come la volta precedente.
La bretella stretta metteva in risalto le mie spalle larghe ed allenate.
La mia catenina d'oro avrebbe luccicato tra le pieghe dei miei pettorali piatti e glabri, sicuramente un bell'effetto speciale.
Teoricamente sarei potuto anche rimanere in mutande, ma non volli correre il rischio di fare figuracce ed infilai un paio di jeans tagliati appena sopra le ginocchia, chiusi con una cintura di cuoio.
Incomprensibilmente misi anche le scarpe, non seppi spiegarmi perchè mi facevano sentire più sicuro.
La serata non era calda come le altre, forse più umida visto che il sole fu coperto tutto il giorno da pesanti nubi.
Da fuori la finestra, un ticchettio aritmico indicava che stava cominciando a piovere e grosse gocce d'acqua macchiavano l'asfalto asciutto.
Ben presto cominciò a piovere copiosamente ed il cielo tuonava rabbioso.
Il computer era acceso ed attendevo l'accesso di Sabrina affacciato a guardare il temporale, cosa che avevo sempre adorato fare fin da piccolo.
Finalmente, quel suono.
Ecco Sabrina.
Senza nemmeno salutare, vedo apparire la richiesta di connessione video.
Istintivamente mi sistemai la catenina e la canottiera, in maniera del tutto inutile visto che c'era ben poco da mettere in ordine. Cliccai e le nostre camere si unirono.
Mi accolse con un larghissimo sorriso, poi mi salutò e potei udire la sua voce.
Di solito non accendeva il microfono, diceva che la metteva in imbarazzo, trovai la cosa sorprendentemente piacevole.
“Ciao cucciolotto...” esordì lei “... come stai ?”
“Sto benissimo.” dissi io allargando le braccia come per farle notare la mia forma fisica, mi sentivo bello e desiderabile.
“Tu che mi racconti mammina.”
Avevo cominciato a chiamarla “mammina” in risposta al suo “cucciolo”.
“Bene, dai.. stanchissima ma bene.”
La luce pallida del suo monitor le illuminava il viso e si rifletteva nei suoi larghi occhiali.
A differenza delle altre volte indossava una larghissima T-shirt bianca con una grossa scritta che non riuscivo a leggere, l'accollatura della maglia era molto ampia tanto che solo le spalle erano coperte.
“Se vuoi andare a riposare lo capisco, non ti preoccupare per me.”
Sapevo che le piacevano i miei modi gentili, ma mai domanda fu più bugiarda.
“No, non vorrei essere in nessun altro posto, lo sai che mi rilassa moltissimo parlare con te.”
Adoravo sentirla fare le fusa, oltretutto la sua voce giovanile e quel suo modo di dire “te”... mi faceva impazzire.
“E poi posso stare più tempo stasera visto che i ragazzi non ci sono. E posso anche parlarti”.
La serata era cominciata nel migliore dei modi.
La sentivo molto rilassata, forse per via del fatto che fosse sola in casa
Parlammo per almeno mezzora senza mai muoverci dalle sedie, ascoltava interessata tutto quello che le raccontavo ed io ascoltavo lei. Poi sentì un lieve fischio, provenire dalla sua parte. Lei si alzò per prendere il suo cellulare e mi sembrò di scorgere il colore della pelle delle sue cosce appena sotto il lembo della maglietta.
Lei rispose ad un messaggio, chiedendomi di aspettare un momento.
Io non chiesi chi fosse, ma avrei ucciso per saperlo.
Non appena si riaccomodò sulla sedia, la guardai con un sorriso enigmatico e gli occhi da triglia.
Lei lo notò e disse “Beh.. che c'è ?”
Io sapevo che stavo per chiedere qualcosa di pericoloso, ma volevo dare una scossa alla chiacchierata.
“Sabri, ti dispiace alzarti un attimo dalla sedia ?”
Lei volle sapere perchè.
Io insistetti “Alzati un attimo dai.“
Lei si alzò, ma non vidi ciò che avevo solo pensato di vedere pochi istanti prima.
Mi giocai il tutto per tutto.
“Sabri fai qualche passo indietro, dai.”
Lei capì, con aria sorridente ed indispettita si portò le mani ai fianchi e soffiò lateralmente facendo guizzare un ciuffo della sua frangetta.
Indietreggiò.
Avevo visto bene, lei indossava solamente quella grande maglia, ed una volta in piedi la t-shirt le copriva diagonalmente le gambe, lasciando scoperte le ginocchia e metà di una coscia.
Ora che ci pensavo, l'avevo sempre vista a mezzo busto, un po' come le conduttrici del TG.
La forma del suo corpo era piena ed armoniosa.
La maglietta, benchè larghissima, non nascondeva la forma del suo grande seno, palesemente libero e senza sostegni; la sua vita era apparentemente stretta, ma il suo bacino più largo e voluttuoso.
Si lasciò guardare per qualche secondo, poi decise di stare al gioco, facendo lentamente un giro completo su se stessa.
Mentre stava ruotando, la sentivo parlare:
“Va bene così ? Hai visto tutto ?” con un leggero eco vista la distanza da cui parlava.
Poi tornò seduta e sorrise di nuovo.
Io non risposi alla sua domanda, forse retorica. Sinceramente non avevo capito se sì infastidì per la richiesta.
Volli saperlo subito, le chiesi anche se la cosa l'avesse imbarazzata.
“No, tranquillo. Anzi, se devo essere sincera sono contenta che tu me lo abbia chiesto.
Imbarazzata sì, un po', dopotutto non sono bellissima, ma non ho paura di farmi vedere.”
Io la rassicurai sul fatto che, invece, fosse molto bella.
“Ad averne di professoresse come te” le confessai “fossi stata nella mia scuola avrebbero divelto il fronte di tutte le cattedre.”
Lei non capì, le dovetti chiarire come alcuni ragazzi rompevano parte della cattedra per poter guardare le gambe delle professoresse, di quelle più carine.
Rise, confessò che anche nella sua scuola molte cattedre erano così rotte e finalmente fu capace di darsi una spiegazione, poi disse:
“Che diavoli che siete, voi ragazzi. E a te, Mirko, c'è qualcosa professoressa che ti piace ?”
Io feci per pensarci un po'.
“In realtà ce n'è una che mi fa impazzire.” le confessai.
Lei avvicinò il viso alla telecamera, come per poter ascoltare meglio.
“Sentiamo un po', e com'è questa insegnante ? Guarda che comincio ad essere gelosa.”
Simulò un'espressione seria ed indagatrice.
“E' molto bella..” cominciai io “.. e sopratutto intrigante. Vediamo.. ha i capelli scuri un po' a caschetto... e porta gli occhiali, insegna Inglese in un'altra scuola in veneto.”
Lei sorrise e con un gesto scherzoso strinse le labbra e si abbassò gli occhiali, aveva capito che stessi parlando di lei.
“E cos'altro ti piace di lei ?” volle sentire altro...
“Beh.. ha una bella voce, sa essere molto dolce, con un suo studente in particolare.
Penso che potrei dirle qualsiasi cosa...” mi stavo incartando..
“Seee.. see.. “ capii che non era quello che voleva sentirsi dire “..e per questa professoressa romperesti una cattedra per guardarle le gambe? ”
“Le romperei tutte”
Lei rise e poggiò entrambe le mani sul bordo del tavolo dandosi una lieve spinta.
La sedia, con le ruote, indietreggiò allontanandosi e Sabrina portò la sua coscia sinistra sopra la destra ed entrambe le mani sopra il ginocchio superiore.
Le sue gambe apparivano morbide e pallide.
Facendo oscillare la gamba appesa, simulò un'espressione da posa fotografica.
La lunga maglia la copriva pochissimo,ma a causa della scarsa luce non riuscivo a capire il limite della t-shirt, il colore si confondeva con il pallore della sua pelle.
E recitando:
“Sit down, please... “ Il gioco mi piaceva, e sentirla parlare in inglese la faceva sembrare una sexy pin-up.
Mi piacque ancora di più quando con un movimento inaspettatamente agile, invertì l'accavallamento delle gambe, portando la destra sopra la sinistra.
Le sue cosce si accomodarono nuovamente l'una sopra l'altra dando l'impressione di spugnosa morbidezza. Le mosse facendole scivolare l'una sull'altra, sembrava conoscere ogni mio punto debole.
“Goodmorning, boys..”
Salutò l'immaginaria platea, poi mi coinvolse facendomi un cenno incoraggiando una mia risposta.
“Goodmorning Missis Sabrina.” Risposi io.
Lei mi guardò abbassando gli occhiali sul naso, il suo viso mimò soddisfazione per la mia risposta corretta.
La recità continuò e lei era una meravigliosa attrice.
Finse di appoggiarsi qualcosa sulle ginocchia nude e ne scorreva le immaginarie pagine. Diede un'occhiata al finto registro, poi guardò verso la cam, e poi di nuovo gli occhi sul registro.
Io attendevo in silenzio, mi stavo davvero divertendo ed ero già molto eccitato per la sua piccante interpretazione.
Tornò a guardare la cam per alcuni istanti con aria interrogativa, poi abbassò lo sguardo sulle sue gambe.
“Oh my God... But...,what are you watching, boys?”
Io sorridendo risposi senza alcuna dignità: “Ahemm.. we are watching your beautiful legs, teacher.”
L'insegnante si portò una mano alla bocca mimando turbamento e continuando a blaterare qualcosa in lingua inglese, si alzò dalla sedia cercando di nascondere le coscie all'interno della tshirt, ancheggiando ed abbassandosi la maglia per coprire maldestramente le cosce.
Ma la coperta era corta e così facendo, la T-shirt non resse la tensione e fece passare entrambe le spalle attraverso la lunga apertura del collo.
Quando Sabrina tornò a sedersi aveva coperto le gambe fino alle ginocchia, ma aveva scoperto il suo ricco decoltè.
La maglietta le cingeva le braccia due palmi sotto le spalle, lasciando scoperta la profonda fessura tra i suoi seni.
Era evidente la curva iperbolica delle sue mammelle lasciate scoperte per metà.
Inutile raccontare come questo fece impennare la mia già potente erezione.
Sabry conosceva i miei gusti, ne avevamo parlato durante le nostre lunghe chiacchierate, e decise di giocarci in maniera molto provocante.
Lei rimase al centro dell'inquadratura, la mia attenzione aveva lasciato le sue morbide gambe candide per focalizzarsi su qualcosa di altrettanto soffice.
Sentivo il mio membro pulsare impazzito all'interno di mutante e jeans, la tentazione di toccarlo era irresistibile e questo mi costò uno sforzo quasi sovraumano. Non riuscivo a smettere di sorriderle.
Stava ancora parlando in inglese, ma ero talmente confuso da non capire che cosa stesse dicendo.
Ogni suo gesto produceva un movimento di quella carne pallida ed appetitosa, ogni suo movimento lasciava intendere che quella t-shirt non l'avrebbe coperta ancora per molto.
“... now it's question time. I wanna listen... ”.
E scorrendo con il dito su un finto registro scelse un nome a caso.
“... Mirko.. where is Mirko?”
Si aggiustò con una mano il lembo della maglietta sulla spalla opposta, ma questo non rimase dove lei avrebbe voluto che restasse.
“I'm here, Missis Sabrina”. Risposi io.
Il cuore mi batteva a mille, e nonostante il caldo umido di quella serata di maltempo, stavo sudando freddo. Lei cominciò subito la sua interrogazione, del tutto particolare.
“Weel, Mr. Mirko... Why don't start talking about your favourite teacher ?”
“Ahemm.. ok” Cominciai io, sorridendo e balbettando la mia risposta in tono scolastico.
“My favourite teacher is english teacher...”
Lei mi interruppe ringraziando per la scelta e lanciandomi un occhiolino e facendo subito un'altra domanda.
“.. oh thank you, boy. But... why she's your favourite ?”
“Because she's very nice, sweet and don't charge us with tons of homework.”
Lei rise portandosi entrambe le mani davanti alla bocca, come per coprire il suo sorriso.
Le sue braccia si scoprirono ancora un po'. Quando le sue mani tornarono a posto erano esporti altri centimetri di seno ed il bordo della maglietta galleggiava sopra la sua avvenenza.
“Can you give me a physical description of her ?”
“Sure, she's a beautiful woman. She has dark and short hair, brown eyes and a nice face...”
ogni tanto si divertiva a correggermi piccoli errori di pronuncia.
Poi decisi di alzare un po' il tiro “... she's has also beautiful legs, I can see every morning at school.”
Rise di nuovo, divertita dalla mia audacia.
“... and she has a gorgeous breast, I suppose.”
Lei si fece più attenta, come se avessi detto ciò che voleva sentirsi dire.
“Oh, dear.. you can only suppose that?”
“Sure... “ dissi io “... I never seen that.” Mimando disappunto.
Ero sicuro che la mia grammatica fosse pessima, ma lei non si curava più di correggere i miei errori.
“Oh... poor boy... “ e così dicendo cominciò un sensualissimo movimento ondulatorio delle spalle.
“... maybe your teacher can help you.” la t-shirt scivolò lentamente lungo le sue braccia oltrepassando la curva del petto e poggiandosi esanime sopra le sue cosce accavallate.
Il suo seno nudo era largo e pieno, dalla forma leggermente allungata a causa del suo peso.
Sulla cuspide di ogni mammella appariva un delicato capezzolo dalle dimensioni ridotte al centro di un'areola talmente piccola da essere quasi inesistente.
Il suo sguardo guardava attentamente la camera, catturando le mie espressioni eccitate. Io avevo un finto sorriso stampato in faccia.
“Ok... “ disse lei “... and now ? Can you see your teacher's boobs, now ?”
Si portò le mani alla testa per sollevare tutto quel ben di Dio, che prese vigore e si eresse prepotente.
Fece un movimento ondulatorio con le spalle che si trasmise alle grosse mammelle, che dondolarono per qualche attimo.
Io non riuscivo ad emettere un suono, completamente imbambolato davanti a quelle tette ed alla loro magnificenza.
Non era solo l'immagine delle sue grazie a bloccarmi, dopotutto per quel monitor erano passate centinaia e centinaia di tette di ogni genere, forma, età e colore... era il suo gioco.
Era il suo gioco a stordirmi.
Era la realizzazione che quelle due grosse tette erano nude solo per me e per i miei occhi, non per una platea invisibile di indifferenti segaioli.
E fu anche la prima volta nella mia vita che una donna volle mostrarmi le sue grazie, con un carico di delicata seduzione che non avevo mai assaporato.
Lei aveva notato il mio imbarazzo e volle giocare ancora con quella situazione di stallo. Continuò a parlarmi in inglese, mentre con le dita cominciò a disegnare delle forme sopra le sue grandi mammelle morbide.
“What do you prefer ? Do you like this perfect circle line or you prefer my tiny nipples ?”
Si indicò un capezzolo. Io ero nel più completo brodo di giuggiole.
Poi decise che, finalmente, era terminata la fase inglese e tornò a parlarmi in italiano.
“Che mi dici, Mirko, ti piacciono ?” Ora le sue mani strette a formare una grossa C raccolsero i seni e li manipolarono dolcemente e sensualmente, sformandoli ed accarezzandoli.
Adesso riuscivo a scorgere le dimensioni dei capezzoli, mentre facevano capolino tra le dita man a mano che le sue mani vi passavano sopra.
“Da impazzire, Sabry....”.
Lei tornò ad essere “solo” Sabry, l'insegnante d'inglese sparì, ma per fortuna rimasero le sue tette nude e la sua irrefrenabile voglia di mostrarmele.
“Sei sicuro che.. non sia... un po' troppo.. dopotutto non hai ancora nemmeno... 18 anni”.
Parlava mentre si massaggiava, e quelle sue parole sembravano una velata minaccia di rimettere tutto a posto.
“No... non ti preoccupare.. anzi mi piace da morire Sabry.. continua.”
“Va bene, Mirko... ma poi non vorrei suscitare qualche cosa in te...”
Sapevo che mi stava prendendo in giro, non potevo pensare che non avesse immaginato che avessi il cazzo duro già due secondi dopo averla vista in cam, per di più vestita.
Decisi di stare al gioco, inutile discutere di questo adesso.
“Direi che oramai è tardi, Sabrina, e da un bel po' che...” mi interruppi non sapendo bene come descrivere il fenomeno.
“ … cheeee … ?” Chiese lei volendo approfondire. In realtà sapeva a cosa mi riferissi, voleva sentirlo dire da me.
“... che.. è successo qualcosa, qui sotto. “Lui” sta apprezzando molto ed oramai da più di mezzora.”
Facendole capire che non furono solo le sue tette ad eccitarmi.
“Ma non mi dire.. ma chi sarebbe questo lui ?” Rise.. voleva proprio sentirmi dire quella parola..
“... Lui ? Il mio... quello lì.. il... pene ?!”
Lei si mise a ridere di nuovo, quasi prendendomi un po' in giro.
La cosa non mi dispiaceva affatto perchè in fondo stavamo parlando del mio pisello duro.
“Beh allora non devo averti fatto tutto quest'effetto, lo sai che il termine “pene” viene usato genericamente per l'organo maschile a riposo?”
Io mi affrettai a correggere il mio errore e chiamai finalmente il mio attrezzo con il termine che voleva sentire dire da me, proprio il termine “cazzo”.
Ridemmo entrambi, ed io adoravo quando Sabrina rideva, il suo seno ballava dolcemente, lei non si curava di coprirlo adesso che eravamo in piena confidenza.
“Alzati in piedi, dai.” Disse lei con un filo di voce.
Io non me lo feci ripetere.
Modificai leggermente la posizione della camera sullo schermo del portatile e mi alzai in piedi. Mi voltai leggermente per farle notare la mia erezione costretta all'interno di troppi indumenti.
Lei si accostò al monitor, alla ricerca di dettagli che purtroppo non erano nitidi.
“Ti va di.. slacciarti la cintura ?” Io non ero più inquadrato in viso, le mie mani si posarono lentamente sulla fibbia e slacciarono la cintura.
“Adesso... sbottonali.. .dai.”
Ancora più lentamente cominciai ad aprire il primo bottone, poi il secondo, il terzo...
“mmm.. dai... continua..”
Sentivo lei incoraggiarmi. Mi fermai una volta terminato di sbottonarli tutti.
“Abbassati i jeans, Mirko”
Li abbassai, facendoli scivolare da dietro.
Già mentre li abbassavo si stava delineando la sagoma deformata dei miei slip, gonfi e macchiati.
Dall'anteprima della schermata riuscivo a distinguere la forma della mia canna ripiegata contro il mio pube.
Lei stava vedendo la stessa cosa.
Ed immaginai che le piacesse.
Mi passai lentamente una mano sul pacco, poi rimasi immobile avvicinando impercettibilmente il bacino contro la camera.
Lei aveva un sorriso ebete stampato in volto, vedevo le sue labbra muoversi, come per bagnarsi tra di loro.
Non riusciva a dire nulla.
Io ondeggiavo lentamente, in attesa di ulteriori e piacevolissimi ordini.
Capì che cosa avesse.
Lei aveva una voglia pazza di vedermi il cazzo, ma non osava chiederlo.
Dopotutto lei aveva più di quarant'anni, io non ero nemmeno maggiorenne, mi sfiorò il pensiero che già tutto questo potesse essere un reato. E oltretutto io avevo la stessa età di suo figlio. Non so se questo la frenasse o … la spronasse.
Inutile attendere altre sue richieste, non ne sarebbero arrivate.
Per cui accostai i pollici ai lati dell'ombelico, e lentamente li feci scendere facendoli entrare sotto l'elastico delle mutande.
Avevo già vissuto quella scena, eppure per me era la prima volta.
Mi tornò in mente Andrea, attendere il momento giusto per far saltare fuori il cazzo davanti al viso di mia madre.
Ed io stavo facendo la stessa cosa con Sabry, anche se in webcam.
La sensazione era indescrivibile lo stesso.
I miei pollici giocarono un po' come equilibristi sull'elastico teso. Lo sguardo di Sabrina era fisso e concentrato. Forzai l'elastico, scoprii il mio pube e la fitta peluria scura.
Ancora qualche centimetro e si vide una minima parte della possente canna.
Era premuta contro i testicoli e questi si notavano ai lati della barra. Potevo vedere quello a cui lei assisteva.
Ben fatto, Mirko, lei è tua.
Mi fermai, dandole la possibilità di riprendere il controllo delle mie azioni.
Adoravo che mi desse comandi, era come se fossero le sue mani ad agire, non le mie.
Lei non disse nulla.
Io la chiamai, come una voce fuori campo, quel che volevo che dicesse era inequivocabile.
Miriadi di espressioni diverse si alternarono sul suo viso, i suoi freni inibitori stavano lentamente cedendo alle sue voglie ed alle sue fantasie.
Le sue dita stavano distrattamente accarezzandosi i capezzoli eccitati, bastava solo una parola.
“Sì..ancora un po'.... mmm...” Cedette.
I miei pollici premettero ancora ed altri centimetri si scoprirono davanti ai suoi occhi affamati. Le nostre posizioni ora erano invertite ed io sentivo la piacevole sensazione di provocare desiderio, dopo aver passato una vita dall'altra parte della barricata.
“ohh. Mamma... “ disse lei.
Le mie mutande continuavano a scendere, dando ancora meno spazio alla fantasia, probabilmente lei non si aspettava.. i miei centimetri.. nonostante poi non fossero così tanti.
E poi fu fuori.
L'elastico superò lo scalino del glande ed il cazzo, non trovando più ostacoli, si liberò di ogni indumento e si eresse nelle sua posizione naturale.
Lo sentivo teso e duro come non mai, fece due leggeri sussulti sistemandosi quasi perpendicolare al pube, leggermente sollevato.
La sensazione era indescrivibile, per la prima volta nella mia vita stavo mostrando il mio pene ad una donna, mi sentivo uomo, virile, potente e desiderato.
Dalla finestra di anteprima la visuale era completa ed il mio pisello appariva rigido, con la punta lucida dalle numerose gocce umide già uscite.
Mi abbassai i vestiti fino alle ginocchia per lasciare libera la visuale.
Mi voltai da un lato per farle notare la dimensione (niente di particolarmente esagerato) e tornai di nuovo dritto alla cam, rendendo evidente la curiosa curva a sinistra tipica del mio pene.
Lei non diceva nulla. Non sorrideva nemmeno.
Io misi una mano alla base e schiacciai un po' il pube, guadagnando qualche ulteriore centimetro e strozzando la cappella per la tensione della pelle, lei continuava a guardare senza dire una parola.
Che stava succedendo. Mi sarei aspettato un commento, una frase, una parola.. qualsiasi cosa, ma non quel silenzio.
Ruppi la magia del momento piegando il monitor del portatile per inquadrarmi in faccia.
“Sabry, tutto ok ? Allora ?”
Lei si prese ancora qualche secondo e poi finalmente rispose.
“Non lo so Mirko.. forse non avrei dovuto...” La interruppi subito per non darle modo di trovare scuse a cui avrebbe creduto.
“Tranquilla, mi pare una cosa normale.. non mi hai appena fatto vedere le tette ?”
Lei istintivamente incrociò entrambe le braccia sui seni, con le mani a coprirsi la coppe.
“No no no, sabry che fai ?.. togli subito quelle mani da lì” Intimai io con un finto tono severo.
Lei titubò, ma le tolse.
“Cosa c'è ? Non ti piace quel che vedi ?” Sapevo che cosa avesse, lo sapevo eccome, ma adesso aveva bisogno di parlare e di convincersi che è tutto a posto, che è una cosa naturale.
In realtà non è che fosse così naturale, ma volevo che lo fosse.
“Sì mi piace molto, Mirko. E' bellissimo....”
Ero fiero delle sue parole, ma il mio cazzo non potè giovarsi dell'apprezzamento perchè era già al massimo dell'estensione.
Ancora un po' e si sarebbe strappato.
“... solo che...” Solo chè cosa Sabrina ?! Che diavolo stava per dire.
“... solo che niente dai.” Chiuse lei.
Odio, che odio queste situazione... le piaceva buttare il sasso e nascondere la mano.
Voleva dirmi qualcosa, ma non voleva dirlo. Voleva che le strappassi di bocca quelle parole.
“No, Sabry... solo che.. cosa ?” Era quello che voleva sentire.
Lei si avvicinò di nuovo alla scrivania, come per parlarmi da vicino.
In casa sua non c'era nessuno, forse è stato un gesto automatico.
Poggiò i gomiti sulla scrivania, i seni si adagiarono sul laminato bianco riposandosi stanchi.
“.. niente.. “ cominciò lei “.. hai .. hai davvero un bel .. coso.. grosso”. L'aveva chiamato coso...
“No..no..” la ripresi io “.. hai detto tu di dare il giusto nome alle cose, di non usare pronomi.. voglio sentirtelo dire.”
Lei sorrise, ricordandosi di quando aveva corretto me per la stessa cosa.
“... ok... “ prese coraggio “.. hai davvero un bel … cazzo”. L'aveva detto, ma l'ultima parola pareva quasi detta sottovoce.
“Sabry.. non si sente bene che … cosa ho ?” E pronunciando queste parole lo impugnai e diedi due colpi di mano lenti e decisi.
Ora la sua voce fu chiara e ben scandita. “Hai un cazzo meraviglioso.. .e grosso”.
Io la ringraziai per il complimento.
In realtà era una constatazione, ma per noi maschietti quella frase è sempre un complimento.
Non finsi falsa modestia quando precisai che non era poi così grande, dopotutto.
Negli spogliatoi del campo sportivo, o in piscina, avevo capito che non ero messo male, ma avevo visto anche di meglio.
In realtà adoravo che lei lo trovasse così grande, magari lo diceva solo per adularmi. Per un attimo ho anche pensato che in Veneto non siano ben dotati, un po' come per i cinesi.
“.. no perchè dai.. no vabbè..” si portò una mano alla bocca.
Oramai la conoscevo abbastanza per capire quei gesti.
Voleva dirmi qualcosa, ed al tempo stesso non voleva farlo.
Di nuovo.
La cosa cominciava a seccarmi.
La professoressa esuberante di prima, quella che aveva esposto cosce e tette con estrema sensualità era sparita. Dov'era finita ? Al suo porto adesso c'era una bella signora che aveva sì le mammelle esposte, ma non aveva nemmeno la metà del carisma sensuale del suo alter-ego.
Per non sembrare troppo curioso, la spronai a parlare con tono accomodante.
“Sabry, cosa c'è ? Lo sai che puoi parlare di tutto con me..”
“No, ma questa è una cosa che.. non si può raccontare... “ sorrideva imbarazzata.
Io sapevo che voleva parlarne. Doveva essere davvero particolare quel che voleva/non voleva dire.
Poi lo disse, simulando un finto fastidio per la mia insistenza.
“.. sai.. più o meno un mese fa, sono entrata in casa e c'era Fabio sdraiato sul divano con le cuffie alle orecchie..”
Fabio era sul figlio, quello con la mia stessa età. Mentre mi spiegava si voltava per indicarmi il divano, e la porta di casa, visto che il computer era nella stessa stanza...
“... e beh.. “ ridacchio' coprendosi la bocca (adoravo quel gesto).
“.. ce l'aveva ... tutto di fuori ... ed era dritto così... “ poi fece un sospiro come se si fosse liberata da un peso che la opprimeva.
BINGO
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