Giusy

di
genere
saffico

Quel giorno faceva troppo freddo per starsene in giro per la città, ma invitarla a casa mia sembrava troppo equivoco, quindi optai per un locale vicino casa.
La verità era che non volevo spaventarla, avevo conosciuto Giusy solo da un mesetto e ormai uscivamo insieme da due settimane.
La serata fu tranquilla, anche se il locale era pieno di ragazzini… oh forse dovrei essere un po’ più ordinata e darvi qualche informazione.
Mi chiamo Elena e ho quasi trent’anni, non esattamente una ragazzina, e la ragazza con cui stavo uscendo ne aveva venti… si, dieci meno di me, capite ora la mia incertezza?
Comunque quella sembrava la serata perfetta, eravamo affiatate, non del tutto lucide e almeno per quel che mi riguarda, molto eccitate.
Cominciammo a baciarci e suggerii di uscire dal locale e magari fare una passeggiata, ma lei fece una smorfia così carina da farmi pentire di aver parlato.
- Non mi va molto di camminare, sono stanca.
- Magari in macchina, facciamo un giro – proposi dopo qualche secondo.
Era un buon compromesso, che accettò subito.
Entrammo in macchina, ma i soliti baci che ci scambiavamo prima di mettere in moto o dopo essere arrivate, si prolungarono più del solito.
Mi ritrovai nella posizione scomoda del conducente che si protrae verso il passeggero… sapete, la solita posizione che ti fa venir voglia di smontare cambio e freno a mano…
Le sue labbra erano caldissime e la sua lingua molto più audace del solito.
Pian piano sentivo il mio corpo riscaldarsi e qualcosa più in basso, reagire.
Il suo profumo riempiva la macchina e con il sapore dolce delle sue labbra era un mix perfetto, non avrei retto molto quel ritmo senza saltarle addosso.
Provai a staccarmi da lei, ma mi cercava e tirava, cosa che in un primo momento, mi stupì.
Ripresi fiato appoggiando la testa al mio sedile e l’osservai.
Era incantevole, il viso completamente rosso per l'alcol o l’eccitazione… o be’ entrambe le cose.
Gli occhi vogliosi che sembravano mangiare e bearsi della vista delle mie labbra… e le mani che continuavano ad accarezzarmi.
Quasi non la riconoscevo, ma mi piaceva questo suo lato aggressivo.
Spinsi il sedile all’indietro, creando un po’ di spazio tra me e il volante e le presi la mano sinistra, invitandola ad avvicinarsi.
I nostri occhi si incontrarono e per un attimo vidi l’imbarazzo che l’accompagnava sempre riaffiorare, ma fu solo un attimo.
Si spinse sopra di me e con difficoltà prese posto sulle mie gambe.
Ora avevo le sue ginocchia ai lati dei miei fianchi, il suo fantastico sedere sulle mie cosce e il suo viso piegato contro il mio.
Mi sovrastava, ma non mi dispiaceva quella posizione.
Ci baciammo allungo assaporando l’una la lingua dell’altra, lottando e cercando di spingerci sempre più affondo.
I suoi morsi mi eccitavano quasi quanto i suoi baci e le mie mani cominciarono ad accarezzarla lungo le cosce coperte dai jeans.
La sentii sussultare a quel contatto e ansimare nella mia bocca in cerca di aria.
Ne approfittai per scendere a baciarle il mento, la mascella e il collo.
Mi fermai lì cominciando a succhiare finché non rimase un piccolo marchio rossastro.
Tornai a baciarla sentendo le mie mutande inumidirsi e resistendo alla voglia di spogliarla immediatamente.
Le mie mani salirono e arrivate alla maglietta giocarono col bordo, accarezzando a tratti la pelle nuda.
Sentivo la sua eccitazione salire, il suo petto accelerare e i suoi occhi sempre più vogliosi.
Volevo accontentarla, ma la paura di esagerare mi bloccava ancora.
Forse lei capì il significato del mio indugiare, perché la vidi indietreggiare appena e togliersi la maglia, lasciandola sull’altro sedile.
Il suo piccolo seno era all’altezza del mio viso, racchiuso in un reggiseno bianco e rosa, molto delicato, ma tremendamente superfluo in quel momento.
Le mie mani salirono lungo la sua schiena e a vidi inarcarsi contro di me, per aiutarmi.
Giocai col tessuto e le sorrisi quando mi supplicò con lo sguardo di liberarla.
Avvicinai il viso al suo petto e leccai la parte del seno che sporgeva dalla piccola coppa destra per poi morderla e scendere infilando la lingua sotto il tessuto.
Abbassai le bretelle e spinsi il reggiseno verso il basso invece di toglierlo.
I suoi seni si sollevarono e i suoi capezzoli ora sembravano puntare contro di me.
Mi avvicinai al destro e leccai l’areola per poi passare sopra il suo piccolo capezzolo.
Era così eccitata da avere i seno leggermente più grandi del solito e entrambi i capezzoli ben eretti.
Portai la bocca intorno a quello destro e succhiai appena prima di tornare a leccarlo.
La sentii sussultare ancora e prendere subito la mia testa tra le mani, spingendomi contro di lei.
Comincia a leccarlo lentamente e con l’altra mano strinsi a coppa il seno sinistro.
Era bellissimo sentila muovere, sussultare e ansimare per quello che stavo facendo e questo mi spinse a volerne di più.
Strinsi tra le dita il capezzolo destro e tra i denti quello sinistro per qualche secondo e quando la sentii urlare tornai a leccarla, ora molto più velocemente.
Per un attimo le sue mani si erano strette tra i miei capelli… avevo resistito continuando a tenere la bocca sul suo seno, ma lei aveva spostato subito le mani sulle mie spalle.
Mi allontanai e tornai a baciarla, desiderosa di sentire ancora la sua lingua.
In quel momento fece una cosa che mi sorprese… Prese la mia mano e l’avvicinò al suo inguine…
I suoi pantaloni erano completamente bagnati dai suoi umori.
Eccitata da quella consapevolezza sentii colare e bagnare anche i miei… la volevo e lei voleva me.
Le accarezzai l’inguine spingendomi contro di lei e presto la sentii ansimare contro la mia bocca.
Spostò il viso nascondendolo sulla mia spalla e la vidi assecondare i miei movimenti, strusciandosi contro la mia mano.
Avvicinai le mie labbra al suo orecchio e cominciai – Ti voglio…
- Ho voglia di prenderti – dissi chiudendo la mano a pugno e spingendo il dorso contro di lei.
- Ora… - continuando con l’indice sollevato appena.
- Voglio farti mia.
- Si – mi rispose e le baciai il collo, per poi leccare appena sotto l’orecchio.
- Ora scendi e voglio vederti nuda sui sedili posteriori.
Riprese fiato e le presi la maglia per permetterle di uscire e salire dietro, ma la trattenni per un ultimo bacio prima di vederla oltrepassare lo sportello.
Scesi dall’auto e respirai affondo l’aria fresca della serata, dandole qualche secondo per riprendere fiato.
Aspettai… Aspettai ancora, finché fu lei a chiamarmi.
Mi piacevano queste piccole cose e quando aprii lo sportello fui più che felice di constatare che mi aveva ubbidito.
Completamente nuda aspettava seduta, rossa in viso e meno audace di pochi secondi prima.
Sembrava quasi aver perso quello slancio che l’aveva spinta sopra di me qualche minuto prima.
Mi avvicinai e l’accarezzai dolcemente, per poi baciarla delicatamente.
Non avevo fretta, dovevo faglielo capire, e anche se non era vero dovevo farle capire che non era tardi per tirarsi indietro.
Sapevo che lo voleva e ormai, non sarebbe stata capace di scappare, ma se volevo risentire la ragazza audace di poco prima, dovevo tranquillizzarla.
La baciai allungo, giocando con la sua lingua e accarezzandole il fianco con la mano destra, senza avvicinarmi troppo in alto o in basso.
Fu lei a rendere le mie mani e spostarle sui suoi seni.
Sorrisi e cominciai a massaggiarla ritmicamente, spingendola e facendola stendere sotto di me.
Aveva dei seni fantastici, resi ancora più sensibili dal mio trattamento precedente, mi bastava sfiorare i capezzoli per vederla dimenarsi sotto di me.
Mi sollevai appena, allontanandomi dal suo viso e smettendo di muovere le mani sul suo corpo portai l’indice sulle sua bocca.
I nostri occhi si incontrarono e senza distogliere i nostri sguardi, Giusy aprì la bocca e cominciò a leccarmi il dito.
- Ora l’altro – le chiesi avvicinando l’indice.
Come una brava bambina eseguì aprendo la bocca e aspettando l’altro dito.
Spostai le mie dita e ripresi a baciarla, scendendo con la mano.
Lentamente le accarezzai il collo, scendendo lungo un seno, fino alla sua pancia e arrivando ai suoi fianchi.
Mi fermai un attimo, prima di accarezzarle la coscia e passare, finalmente, al suo interno.
Il calore che sprigionava il suo inguine mi fece subito capire quanto mi desiderava, avvicinai le mie dita alle sue labbra riempiendomi subito dei suoi umori.
Non entrai subito, passai e mie dita sul suo clitoride, lentamente e formando piccoli cerchi.
Giusy cominciò ad ansimare sempre più veloce, cominciando a spingere il bacino contro la mia mano, ma quando la sentii sull’ orlo dell’orgasmo, mi bloccai.
Aspettai qualche secondo, accarezzandole il monte di venere e quando la vidi riprendersi da quell’eccitazione infilai un dito dentro di lei.
Entrò tutto e senza incontrare troppe difficoltà, era così bagnata da quasi risucchiarlo.
Ignorai il suo sussulto, e inebriata da quei nuovi gemiti, spinsi dentro di lei un secondo dito.
La sentii irrigidirsi appena e aspettai che si abituasse per qualche secondo, prima di iniziare a spingere e muovermi dentro di lei.
Le dita scivolavano sempre più facilmente e mi azzardai ad aumentare la velocità.
Giusy si aggrappò alle mie spalle, e aiutandosi con quella presa spinse il bacino contro le mie dita.
Sorrisi e cercai di andare sempre più affondo, sempre più velocemente.
Il suo respiro tornò veloce e la sentii ansimare vicino al mio orecchio sempre più velocemente.
- Si – urlava mentre la scopavo – continua…
E continuai aspettando che fosse al limite, prima di inserire un terzo dito.
La sentii urlare e con spasmi violenti, venire.
Diminuii la velocità, fino a fermarmi dentro di lei e farle assaporare quella dolce sensazione di pienezza.
Aspettai che si riprendesse prima di baciarla e far uscire le mie dita.
Era tutto perfetto, finchè tra un respiro e l’atro, mentre ancora cercava di riprendere fiato, rovinò tutto, dicendo – Ti amo….
di
scritto il
2018-07-21
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