L'attacco della lupa

di
genere
etero

Adoravo andare da Guglielmo, aveva una madre che era una bomba.
Quasi ogni pomeriggio e per qualche notte rimanevo da lui per giocare, studiare o cazzeggiare.
Aveva un fratello più grande, ormai sposato e la sua camera, ancora arredata e ormai vuota, ormai era diventata la mia.
La madre di Guglielmo era formidabile, una donna mora, alta e con occhi talmente azzurri da sembrare di ghiaccio.
Era robusta quel tanto da mostrare forme stupende, un seno prosperoso, che mi faceva impazzire e un culo da togliere il fiato.
Non ero l'unico ad apprezzarla, ma il mio amico era molto suscettibile alla cosa, quindi nessuno tra i nostri amici si permetteva di scherzare o fare apprezzamenti su sua madre.
L'allontanamento del padre aveva segnato molto il ragazzo, e si sentiva quasi in dovere di proteggere sua madre... E sua sorella, anche se lei era in grado di provvedere a se stessa, almeno per quel che ne sapevo.
Ariana, la madre del mio amico, aveva lavorato per anni in biblioteca, per poi avere un posto in una grossa casa editrice e lavorava ormai poche ore in ufficio e spesso la si vedeva per casa con qualcosa di nuovo da leggere.
I suoi occhiali mi intrigravano, e il suo aspetto da professoressa sexy mi avevano già causato strani sogni dal risveglio... Duro.

In una giornata particolarmente afosa, mi ritrovai disteso sul divano con Guglielmo, mentre il mio amico era impegnato al telefono con una ragazza, io facevo zapping sul televisore.
Vidi Ariana passeggiare con dei fogli in mano.
La visione era celestiale... Pantaloncini azzurri, corti quel tanto da mostrare parte del sedere, quando dava le spalle, maglietta bianca, quasi trasparente, che velava solo in parte il seno, non coperto dal reggiseno.
Che dire, una bomba.
Le mie occhiate furtive sembravano non essere notate dal figlio, troppo impegnato, ma lei invece, meno occupata, si accorse del mio sguardo, incontrandolo per più di una volta.
Ricordo ancora i suoi movimenti, lenti e sinuosi in cucina, mentre semplicemente si versava del tè freddo in un termos.
Poi, dopo aver incontrato i miei occhi e aver retto il mio sguardo attraverso le lenti, per qualche secondo, si diresse in salotto, lontano da noi, su una poltrona isolata.
Con i fogli adagiati sulle sue gambe, nude e lisce, il suo sguardo su un ultimo foglio tenuto in mano e il termos che gocciolava per la differenza di temperatura accanto a sé, la donna impose la sua presenza nella mia mente.
Era impossibile non guardarla, e mi ritrovai per sbaglio ad alzare il volume della TV, cosa che infastidì Guglielmo, quel tanto da farlo alzare e cambiare stanza.
Appena il mio amico andò via mi ritrovai a respirare, quasi avessi per tutto quel tempo trattenuto parte del mio respiro e con essa una certa quantità di tensione.
Continuai a osservare la donna, cercando di non dare troppo nell'occhio, ma quando la vidi bere il tè e sporcarsi con esso, sentii qualcosa accendersi.
Il liquido freddo usciva dalle sue labbra e scendeva giù dal collo, finendo sotto la maglia.
La maglietta tesa soltanto sui capezzoli si bagnò per prima in quel punto, rendendo la maglia ancor più aderente.
Sentii il mio cazzo tendersi e cambiai posizione, per non essere visto, imponendomi di non guardare quel magnifico spettacolo...
Inutile dire che avevo sempre più caldo.
Il tempo sembrò rallentare.
Vidi Ariana girarsi spesso su di me e cominciare ad accarezzarsi le gambe, come se le duolesse restare troppo tempo in quella posizione.
Quando finalmente si alzò, potei ammirarla per intero e guardarla camminare fino a... Me.
Si stava avvicinando a me e col cuore che batteva all'impazzata e la mente che si svuotava, la guardai avvicinarsi e deviare solo all'ultimo, verso il posto libero accanto al mio.
Invece di sedersi, si stese per tutta la lunghezza del divano, lasciando scivolare i fogli che non le servivano sul pavimento e trattenendone solo un paio.
All'inizio i suoi piedi si trovavano alla mia destra, poi lentamente, senza nemmeno guardare le mie reazioni li stese sulle mie gambe.
Devo ammetterlo, in quel momento ero davvero, davvero molto teso, credo di aver fatto qualcosa di incredibilmente sexy e intelligente come aprire la bocca e restare a guardarle le caviglie e i polpacci... Che stupido ragazzo...
Lei quasi non si scompose, aveva solo l'ombra di un sorriso a mostrare le sue emozioni.
La voce di Guglielmo arrivò dal corridoio, attirando la mia attenzione, ma non vidi la sua figura, e in quel momento, solo in quello, mi ritrovai ad abbassare lo sguardo sul viso della donna.
Ariana sorrise incontrando il mio sguardo e credo di aver perso un battito - Sei davvero carino - mi disse, spiazzandomi - arrossisci proprio come Guglielmo, quando porta qualche ragazza a casa.
Abbassai lo sguardo cercando qualcosa di intelligente, ma mi ritrovai semplicemente ad osservare le gambe della donna.
- Sai prima mi faceva dei lunghi massaggi alle gambe, ora invece sembra troppo grande per coccolare la sua vecchia madre...
- No... Non credo che lei... Ecco, definirla vecchia è impossibile.
Il sorriso che mi fece, lo ricordo ancora come il più bello mai visto farle.
Con un moto di coraggio alzai la mano destra, cominciando ad accarezzarle la caviglia sinistra.
Gli unici rumori nella stanza erano la TV e la voce del mio amico che arrivava dall'altra stanza.
La mia mano si spostò verso destra, risalendo la gamba e accarezzando sullo stinco, per poi scendere nella parte bassa, lungo il polpaccio.
Ariana si distese meglio, avvicinando e rendendomi più accessibili le sue cosce.
Il piede destro puntellato sulla mia gamba sinistra non era un problema, ma il sinistro appoggiato sul mio inguine invece sì.
Ero sicuro che sentisse il mio membro semiduro e la cosa mi imbarazzò abbastanza da bloccarmi.
Passarono dei secondi terribili, dove la mia mente vagò tra l'idea di aver esagerato già così e quella della possibile sfuriata che mi avrebbe potuto fare.
Ma tutte quelle idee terminarono quando la sua gamba si mosse, strofinandosi contro di me, precisamente contro il mio cazzo.
Mi ritrovai ad accarezzare il polpaccio, mentre lei mi provocava strane sensazioni.
Erano brividi lievi, mai provati in quel modo, ma estremamente piacevoli.
La vidi avvicinarsi ancora, portando il sedere a pochi centimetri da me e mostrando da quella posizione delle mutande azzurre nascoste malamente dal corto pantaloncino.
Un foglio cadde sul pavimento e prima di iniziare a leggerne un altro, il suo sguardo incontrò il mio.
Sentendo una incredibile voglia, portai la mia mano lungo le sue cosce e trovai una morbidezza e un calore stupendo.
Salii ancora, arrivando al pantaloncino, superandolo appena e stringendo la mia mano, palpando più volte quel punto.
Cazzo, quella donna mi eccitava tantissimo... La stessa donna che mi aveva visto crescere negli ultimi 6 anni, da quando avevo conosciuto suo figlio.
È sempre stata stupenda, mi è sempre piaciuta, ma solo negli ultimi anni la mia mentre aveva sognato di toccarla in modo più intimo, e ogni volta mi sforzavo di pensare ad altro... Ma ora... Ora che la sua intimità sembrava così vicina alla mia mano... Mi bastava allungare la mano ancora un po' e avrei toccato quelle mutandine... Solo un po'.
Riuscivo a vederle, erano così vicine, così invitanti...
Ariana spostò la gamba destra, facendola scivolare dal divano, allargando le coscie.
Deglutii guardando le mutandine azzurre, mai state così accessibili.
Allungai ancora la mano, risalendo la coscia e toccandole finalmente...
Ma tutto cessò, Guglielmo mi chiamò e io mi allontanai appena in tempo da sua madre, visto che apparve nella camera.
- Usciamo più tardi? Devo incontrare Bea e una sua amica
- certo, quando vuoi. - dissi veloce, sperando che non notasse niente di strano.
- ok, allora le scrivo che sei dei nostri.
Il mio sguardo scese su sua madre, ma non sembrava le importasse il nostro discorso o quello che era appena successo.
Intontito andai in bagno, facendo scorrere non so quanta acqua fredda sulla mia testa, prima di uscirne.
Guglielmo tornò nella sua camera e io mi stesi sul letto in quella del fratello.
Ricordo di aver sognato quelle fantastiche gambe e molte altre cose che non avevo raggiunto per un soffio...
Mi svegliò il mio amico, creandomi non poco disagio con battute stupide.
- amico dobbiamo uscire e tu fai la penichella? Non mi dire che hai sognato l'amica di Bea, guarda lì come stai in tiro.
Mai mi ero sentito tanto in imbarazzo, ma per fortuna potevo ripiegare su altre cazzate e in poco tempo ci ritrovammo occupati a prepararci. Nel giro di un'ora eravamo fuori casa.
Tornammo molto tardi e la casa sembrava vuota - facciamo piano, staranno già dormendo quelle due.
Salutai il mio amico e mi diressi nella mia stanza, ma trovai il letto occupato...
Ad aspettarmi, ancora sveglia, con un libro in mano trovai Ariana sul letto del suo figlio maggiore.
Restai qualche secondo sulla soglia, sorpreso e incapace di far alcun che.
- finalmente siete tornati - cominciò - entra - finì.
La sua voce era annoiata e sembrava assonnata.
- se è un problema dormo sul divano, dissi chiudendo la porta, sperando che il mio amico non entrasse proprio in quel momento.
Ariana non rispose, si alzò dal letto e ridendo abbandonò il libro sul comodino.
- È tardi, andiamo a letto.
Deglutii a quell'affermazione e stranito mi ritrovai la donna a pochi centimetri da me.
Un solo breve passo indietro e fui inchiodato alla porta, stretto dalla sua vicinanza e il duro legno.
I suoi occhi azzurri afferrarono i miei e mi sentii un agnellino.
- com'è andata con quella ragazzina? - mi disse, ma la mia mente non collaborò elaborando le sue parole, fortunatamente dopo un leggero sorriso me lo richiese.
- bene... Era, simpatica.
- più di me? - continuò spostando la gamba destra e strofinandomela contro.
- NO, assolutamente.
- bravo bambino - disse e dopo avermi sorriso ancora, le sue labbra si spinsero sulle mie.
Il suo assalto mi bloccò del tutto.
La sua lingua era calda e impaziente, ma dopo un attimo di incertezza riuscii a risponderle con pari passione.
Era incredibile, esperta, deliziosa e con un profumo che mi faceva girare la testa.
Spostai le mie mani lungo i suoi fianchi, ma non osai muoverle da lì.
Fu lei a gestire le cose.
Mi toccò in basso e sorrise tra i baci sentendo la mia eccitazione, per poi incominciare ad accarezzarmi lentamente.
- vieni con me sul letto - disse lasciandomi libero e con una sensazione di vuoto troppo improvvisa.
La vidi darmi le spalle e togliersi il pantaloncino, facendolo semplicemente scivolare per terra, poi con un solo gesto anche la maglia finii sul pavimento.
Presi un respiro profondo e mi decisi ad agire, ero consapevole di aver fatto una pessima figura, fino a quel momento e non avevo intenzione di perdermi quello spettacolo.
Mi tolsi la maglia e le scarpe, perdendo fin troppo tempo.
Lei mi aspettava con la schiena appoggiata alla testiera e una gamba piegata.
Mi guardava... Cazzo quanto mi guardava, ogni mio gesto fu seguito dai suoi occhi e questo quasi fece crollare la mia sicurezza.
Salii sul letto con un ginocchio, proprio di fronte a lei e cominciai a gattonare.
Arrivato sopra le sue gambe mi fermò con la destra, appoggiandola sulla mia spalla nuda.
- piano bambino, non correre subito su.
Spinse la mia spalla verso il basso e poi ancora indietro.
Mi ritrovai in ginocchio ai suoi piedi e capii quello che voleva.
Presi il sinistro e lo baciai, guardando la sua espressione soddisfatta.
- Bravo piccolo.
Leccai lungo il collo del piede e ridiscesi con lenti baci lungo la caviglia.
I suoi piedi erano freddi, ma curati e morbidi, diversi da quelli che ci si aspetta da una donna della sua età.
Provai a passare al piede sinistro, ma fui bloccato ancora.
Con il piede sotto il mio mento mi impose di guardarla.
I miei occhi attirati dal suo seno, indugiarono su quelle curve, prima di arrivare al suo viso.
- sali - fu l'unica cosa che mi disse.
Cazzo quanto mi stava eccitando quel gioco...
Risalii lungo la sua gamba, sentendo la destra che scivolava sulla mia schiena e mi spingeva verso il basso.
Arrivai alle cosce e morsi, attratto da quella morbidezza... Finalmente vidi una qualche reazione al mio operato, chiuse appena gli occhi e aprì la bocca, facendo uscire un veloce respiro.
Lentamente leccai, baciai e a tratti morsi le sue carni.
Mi avvicinai alle mutandine, respirando l'odore che sprigionava e ne fui sopraffatto.
Mi leccai le labbra, pregustando il momento in cui fossi arrivato a liberarla da quell'ultimo tessuto, ma trattenendomi continuai a leccare intorno.
Baciai lungo i bordi azzurri, portai le mani sulle cosce, aprendole ancora e la guardai mentre passavo la lingua sulla sua intimità.
La ruvidezza del tessuto quasi non la notai, non era niente in confronto al sapore di quella donna.
Un solo piccolo assaggio di quelle mutandine e già ne volevo ancora.
Leccai ancora, spinsi la lingua più dentro, percorrendo l'intera lunghezza e quando la vidi chiudere gli occhi e respirare affondo seppi di avere un'opportunità.
Spostai le mutande e passai le dita sulla sua apertura, strofinandole intorno, trovandola magnificamente bagnata.
Inserii appena la punta del medio, quando sentii il suo ginocchio sul mio petto e il piede sulla spalla.
Alzai lo sguardo, spostando le mie dita e la vidi muovere leggermente la testa a destra e sinistra.
- no, piccolo, non ancora.
Mi portai le dita alla bocca, sfidandola, ma non dovette piacerle molto... Con una sola spinta mi ritrovai spinto all'indietro.
Per fortuna riuscii a tenermi in equilibrio, restando sul bordo del letto, tornando all'altezza dei suoi piedi.
- Hai una seconda chance. - affermò sorridendo e invitandomi verso di lei.





***Spero vi piaccia, in caso vi faccio sapere come continua...
di
scritto il
2018-08-23
4 . 7 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Voglia di nuove sensazioni
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.