La segretaria

di
genere
saffico

“Eccola alla scrivania, come ogni giorno vestita in modo sobrio e corretto, seduta dritta e composta. Una segretaria perfetta…
Mi vede… alza lo sguardo oltre il suo computer e mi vede… è diversa dal solito, il suo sguardo non è mai stato così.
Si alza dalla sedia, lentamente e senza distogliere lo sguardo da me.
- Presidente – mi chiama con la sua voce vellutata.
L’ho sempre trovata attraente, lo stereotipo perfetto per una segretaria.
Alta, snella e con due gambe che non sembrano avere fine, avanza verso di me.
- Presidente posso entrare? – chiede davanti alla porta, totalmente spalancata.
La gola secca mi impedisce di rispondere, ma lei non aspetta e continua ad avanzare verso di me.
Abbandona i fogli che portava con sé come se fosse naturale che dovessero cadere per terra e dopo pochi attimi il mio cervello smette di pensarci.
- Ho sempre voluto fare una cosa – mi annuncia quando finalmente ha raggiunto la mia scrivania.
Si piega verso le carte che ingombrano il tavolo e con un gesto improvviso trascina il tutto verso il bordo, facendo scivolare la maggior parte delle cose sul pavimento.
Ride e questo quasi mi fa perdonare l’accaduto.
La sua risata mi strega e il suo sorriso è così sexy che mi confonde.
La vedo avanzare ancora verso di me aggirando la scrivania e mi allontano leggermente con la sedia.
Lei ne approfitta e si siede sul tavolo appoggiando i piedi sulla sedia.
Sulla mia sedia.
Le mie mani si poggiano sulle sue scarpe e il mio sguardo finisce inesorabilmente sulla sua intimità, nascosta ancora dalla lunga gonna grigia.
Sedendosi il tessuto si è alzato appena, mostrando le gambe e dalla mia posizione parte delle cosce.
Audaci le mie mani continuano a salire, toccando le caviglie e liberandole dalle scarpe.
- La ringrazio Presidente, le trovavo scomode
Sono consapevole del mio sorriso, ma stranamente tutte le parole che le vorrei dire non escono dalla mia bocca.
Le sue mani intanto vanno alla sua camicia e lentamente libera il petto sbottonandola.
Sento il mio respiro sempre più pesante e la mia intimità inumidirsi.
- Continua – riesco finalmente a pronunciare.
Sorride, mi piace quando sorride.
La vista del suo petto è celestiale.
Il suo seno abbondante è fermato appena dal tessuto del reggiseno.
Mi alzo e con una mano sul fianco e l’altra sulla nuca la porto verso di me baciandola, finalmente.
Un bacio sofferto e fin troppo rimandato.
Ho bramato quelle labbra per mesi, sognandone la morbidezza e ora finalmente potevo baciarle e morderle.
Mi allontano appena, separando i nostri visi e il suo sguardo voglioso mi spinge a continuare.
Le alzo la gonna scoprendo bianche mutandine di pizzo.
La costringo ad allargare le gambe e mentre riprendo a baciarla poggio la mano sul suo sesso.
Continuo a baciare e mordere verso la mandibola e il collo, mentre la mia eccitazione sale sentendo i piccoli gemiti che riesco a strapparle.
La mia mano si insinua sotto il tessuto, scendendo dal monte di venere, dentro le grandi labbra.
Il calore spinge le mie dita verso le piccole labbra bagnate e frementi di voglia.
Sento il suo corpo tendersi verso quel punto e alzarsi appena per permettermi un accesso più facile.
- Presidente… - La sento chiamare, quasi sussurrare.
Spingo le mie dita più affondo sentendo le sue mani aggrapparsi alla mia schiena.
- Presidente – chiama più forte. - Presidente… presidente…” PRESIDENTE… CHIARA TUTTO BENE?
Mi sveglio sorpresa, spaventata e stranamente eccitata – Si, si… tutto bene
- Ti chiamo da un po’, ti ho passato una chiamata prima ma non hai risposto e mi sono preoccupata.
Era solo un sogno… cerco di elaborare velocemente le sue parole “una chiamata”
Mi porto le mani alla testa cercando di distogliere il mio sguardo da lei, dal suo corpo e dal ricordo della sua semi nudità – chi era e cosa gli hai detto?
- Che l’avrei richiamato…
- Bene, fallo e aprimi la linea 1 appena gli avrai detto che… mi ero allontanata e non te ne eri accorta – la interrompo
- Ma Presidente…
- È solo stanchezza – continuo cercando di riprendere fiato.
- Come vuole – mi risponde continuando a tenere lo sguardo fisso sul mio viso.
- Posso portarle qualcosa?
- Un caffè… decisamente un caffè
Mi guarda ancora per un momento e dopo un breve gesto di assenso si allontana.
Rimasta sola mi porto le mani al viso e cerco di pensare a qualsiasi altra cosa, ma il sogno sembrava ancora vivido nella mia mente.
Dovevo calmarmi e in fretta.
di
scritto il
2018-03-30
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