Una Rossa fantastica - capitolo 3 - Collana L'inferno e l'abisso vol 3 e 4
di
Koss
genere
dominazione
l tamarro, a modo suo, studiava, cercando di non rimanere eccessivamente indietro. Carlo era molto più bravo di lui, ma lui aveva tante distrazioni, scopava con un sacco di amichette e quando voleva qualcosa di particolare chiamava Anna. Nonostante i molteplici impegni era sempre disponibile per ogni piacere da fare al suo amico Master, beh, per il Master o Mister come lo chiamavano loro anche Carlo avrebbe fatto qualsiasi cosa. Per entrambi era il mitico Master. Quella mattina il Master l’aveva chiamato e gli aveva chiesto appunto un piacere, Marco gli rispose che doveva considerarlo cosa fatta e che entro qualche giorno l’avrebbe richiamato.
Francesca era nervosa, era in bagno con sua madre che le stava pettinando i capelli, di solito quel lavoro lo faceva Ely che aveva anche il potere di calmarla, mentre sua madre riusciva ad esasperarla. Ma Ely si stava preparando anche lei, dovevano incontrare Eva e la sua schiava. Per Ely era la prima volta, forse per questo Francesca era nervosa, non lo sapeva neanche lei. Cercò di ferire su madre. – Quindi due anni fa lui ti ha rapito e ti ha stuprato e tu subito ti sei arresa ed hai allargato le cosce concedendoti a lui ed ai suoi amici come una vacca. – Anna conosceva sua figlia, era una vipera e volle darle una lezione, ma doveva stare attenta la figlia aveva tutto il potere che voleva su di lei, quindi scelse le parole con cura.
- Mi ha rapito, mi ha stuprato e mi ha reso schiava, mentre tu lo sei diventata spontaneamente. -
- Io l’ho voluto, sì, mi piace, mentre tu sei una troia che non si è neanche opposta. -
- Sbagliato Signora. Anche a me piace e tanto, ma non trovavo il coraggio di farlo ed allora mi sono inventata un gioco. –
- Quale gioco baldracca? –
- Quello che il Master che mi avesse trovato mi avrebbe potuto fare quello che voleva e poi mi avrebbe potuto ricattare. Ce ne erano una decina che mi davano la caccia, io seminavo qualche indizio, più che altro bugie, ma lui fu l’unico in grado di trovarmi. –
Francesca la guardò in tralice. – Sei una zoccola bugiarda. –
- No, è tutto vero – ribatté Anna con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.
Francesca stavolta la guardò stranita e perplessa, vuoi vedere che la troia dice il vero pensò.
- E quindi per questi anni hai raccontato bugie con quella storia delle foto e del ricatto. –
- Io non ho raccontato niente, semplicemente quella era la voce che girava ed io non l’ho mai voluta smentire, anche perché un fondo di verità c’è e quella storia mi veniva anche comoda… mi giustificava. Per il resto… quello che il Padrone mi fa, mi piace. -
- Brava troia – disse Francesca alzandosi, - chi sa perché neanche il Padrone l’ha mai smentita? – Sulla porta del bagno comparve Ely, bella ed elegante anche se truccata solo leggermente. Aveva messo gli occhiali, la bionda era leggermente miope. Francesca approvò, semplice, quasi naturale come era nel suo stile. Ad Eva sarebbe piaciuta, ne era sicura. E gli occhiali più tardi glieli avrebbe fatto levare. Le piaceva quando li aveva, le davano un’aria intellettuale ed intelligente che la rendeva molto interessante. Ma le piaceva anche quando glieli faceva levare, a quel punto Ely appariva con lo sguardo sperso e vulnerabile, ancora più sottomessa.
Le schiave si tennero un passo indietro mentre le due Mistress si abbracciavano e si salutavano calorosamente, ma non poterono fare a meno di guardarsi di sottecchi, si piacquero. Ad Ely quella rossa, bella e dal fisico esuberante piacque immediatamente, non era solo bella, era anche molto elegante e orgogliosamente sottomessa.
Pure alla rossa piaceva Ely, anche lei era bella ed elegante, in più era giovane, fresca e modesta.
Si trovavano in Galleria, nel centro di Milano, erano le ventuno passate e la galleria era molto animata. Stefy aveva detto al marito che quella notte non sarebbe tornata a casa, così le aveva ordinato la sua Padrona.
Molta gente andava e veniva e le quattro donne non potevano passare inosservate, troppo belle per non essere notate, ma intorno a loro c’era come un cerchio immaginario e nessuno osava oltrepassarlo, la gente passava buttava uno sguardo e proseguiva senza avvicinarsi.
Eva fece un passo verso Ely. – Bella la tua schiava – disse a Francesca soppesando la bionda con sguardo critico, ma soddisfatto.
La Mistress si avvicinò ancora di più e mise due dita sotto il mento della schiava e la guardò facendole girare il viso da un lato all’altro. Ely arrossì, si sentiva imbarazzata ed umiliata ad essere esaminata così platealmente in un luogo pubblico. Però non si sottrasse, né si irrigidì, tenne le mani distese lungo il corpo, la borsetta nella mano destra. – Hai delle labbra fantastiche e degli occhi verdi stupendi – si complimentò la Mistress.
Ely non ritenne di rispondere, ma arrossì ancora di più.
- Socchiudi le labbra – ingiunse Eva.
- Signora la prego, non qui – piagnucolò, a quel punto, Ely disperatamente.
- Qui ed ora – sibilò Francesca avvicinandosi minacciosa ed Ely socchiuse le labbra inghiottendo amaro.
Eva le passò un dito sulle labbra, - leccalo schiava – ordinò.
Ely abbassò gli occhi, socchiuse le labbra e leccò. Durò pochi secondi, poi la Padrona ritirò il dito. – Hai bisogno di maggiore disciplina, ma sei stata brava – disse accarezzandola sulla guancia. Nessuno aveva notato il dramma della schiava, forse qualcuno aveva visto, ma non aveva capito. Ely riprese a respirare ed il suo colorito ritornò normale, ma notò che la sua Padrona era tesa, pensava che l’avrebbe punita. In effetti Francesca non era soddisfatta, la guardò in tralice, ma non le disse niente ed Ely si preoccupò ulteriormente.
Il cellulare di Eva squillò, la telefonata fu molto breve, poi Eva disse rivolgendosi a Francesca - andiamo. – Avanti Eva e Francesca, dietro Stefania e Ely. Girarono nelle viuzze del centro, suonarono ad un campanello ed entrarono in un portone di un palazzo antico e maestoso, invece di prendere l’ascensore scesero una rampa di scale ed entrarono per una porticina semiaperta. Ely era in apprensione, guardò Stefania che le sembrò perplessa e preoccupata quanto lei. Segno inequivocabile che anche lei non era mai stata in quel luogo.
Nell’atrio una cicciona di almeno cento chili, vestita solo di strisce di cuoio che racchiudevano un seno smisurato ed una vulva incastonata tra due cosce voluminose come grossi prosciutti, li accolse. – Buona sera Mistress, mi chiamo Greta e sono la guardiana dei sotterranei, Vi prego di accomodarvi da quella parte – e fece loro segno verso un ingresso laterale. Eva e Francesca si diressero da quella parte. Ely e Stefy fecero per seguirle. Ma il cerbero sollevò una mano e disse – voi no, voi venite con me. – Ely e Stefy prima guardarono verso le padrone vedendo solo le loro schiene scomparire dietro una porta senza curarsi di loro e poi seguirono quello scherzo della natura che indossava anche delle calze a rete e delle pantofole dal tacco basso. Stavano dietro un culo, un culo immenso che però sculettava con una certa eleganza. La grassa megera indossava anche una cintura di cuoio da cui pendeva uno scudiscio, anch’esso di cuoio. La cicciona a dispetto della sua mole si muoveva con agilità e rapidità. Guardandola bene anche il viso di quella donna non era bruttissimo, ma anche esso largo e grasso. Era una bionda dai capelli lunghi portati a coda di cavallo, raccolti da un laccetto nero, che le arrivavano fino a metà schiena. Percorsero un lungo corridoio, Stefy immaginava si trovassero in un seminterrato, ma fino a quel momento non aveva visto nessuna finestra. Quindi arrivarono in un ampio salone pieno degli attrezzi più spaventosi: cavalletti, croci di Sant’Andrea, gabbie…
- Spogliatevi – intimò Greta con voce sottile e soave in contrasto con quella massa così vasta che era il suo corpo. Le due schiave si guardarono, ma poi ubbidirono, era chiaro che quello era il volere delle loro padrone.
Finito di spogliarsi si disposero nude ai lati di Greta che chiuse con due braccialetti i polsi di entrambe dietro la schiena, poi impose loro di mettersi in ginocchio. Le schiave ubbidirono, erano ancora tranquille, tutto sommato pensavano che la guardiana le stesse preparando per le loro Padrone. Poi udirono una voce che non conoscevano, una voce che veniva da un altoparlante, una voce femminile, ma dura ed inflessibile, nonché beffarda.
- Bene Greta, ordina alle schiave di prostrarsi e baciare il pavimento, non ci possono vedere, ma ci devono ugualmente adorare. –
- Giù cagne, faccia a terra e baciate il pavimento, adorate la Presidente del club e le altre Padrone che vi stanno osservando. –
Ely e Stefania rimasero di sasso. Il club? Si chiesero. Da dove le stavano osservando e chi le osservava? Ora le schiave erano preoccupate, soprattutto Stefania. Riflettevano e si attardarono, raccolsero una scudisciata per una sulle spalle e si affrettarono a chinarsi ed a baciare il pavimento.
- Lecca troia – Ely si sentì spingere e sbattere la testa sul pavimento, labbra e naso schiacciati sul freddo marmo, si lamentò con il risultato che anche la sua fronte fu schiacciata sul marmo, poi la guardiana allentò la pressione tenendole sempre la testa china e lei finalmente capì che doveva leccare. – Lecca vacca – ingiunse la guardiana – e fallo fino a quando ti dico io basta, consuma pure la lingua su quel pavimento. –
Stefania era interdetta, ma vedendo la testa di Ely sbattere sul pavimento si diede da fare, non voleva incappare anche lei nell’ira della guardiana, ma si sentiva turbata ed umiliata. Alla mercé di sconosciute che la osservavano mentre nuda si sottometteva al volere di anonime sconosciute.
Passarono diversi minuti in cui le due schiave continuarono a leccare con passione e non si fecero sorprendere a sbagliare. Ely pensava che davvero avrebbe consumato la lingua su quel pavimento, mentre la testa le pulsava, si sentiva frustrata e infelice.
- Facci vedere come sono queste due schiave. – Ora la voce, sempre femminile, era più dolce, ma ugualmente ironica e divertita.
La guardiana le tirò per i capelli e le fece sollevare da terra, poi le fece girare. Stefania pensò, questa stronza è molto forte. Lì dove prima c’era una tenda le schiave videro una parete a vetro, dall’altra parte non si vedeva niente, ma le schiave immaginarono che ci fosse qualcuno e che le stesse osservando… con interesse. Sicuramente le loro padrone, sicuramente le proprietarie di quelle voci, ma chi altri e quanti altri, anche uomini? Le schiave tenevano gli occhi bassi, si sentivano mortificate, imbarazzate, in pericolo e tremarono sugli alti tacchi, l’unica cosa che indossavano.
La stessa voce chiese alla guardiana – Greta, fai sollevare loro il viso, vogliamo vederle bene e non vogliamo che siano timide. D’ora in poi devono essere spudoratamente troie, le nostre troie. –
Ancora una volta Greta le tirò per i capelli facendo sollevare loro il viso verso la vetrina. – Avete sentito cagne, fatevi vedere, le vostre padrone vogliono che vi esibiate e se non sarete pronte, offerte e disponibili ci penso io. –
Le schiave volenti o nolenti alzarono il viso e si inarcarono, la megera non smetteva di tirarle per i capelli. Stefania sussultò e gridò per il male, ma si offrì spingendo il seno in fuori ed anche il pube. I visi erano stravolti. - Brave troie, continuate così e andremo d’accordo. – Le gratificò la guardiana.
Poi la prima voce, quella più aspra disse – falle mettere a novanta gradi, vogliamo vedere culo e fica e che allarghino le gambe. –
Ancora una volta furono fatte girare e piegare e le schiave si offrirono allargando le gambe e mandando il culo in su, come fu loro ordinato, per farsi ammirare.
Una terza voce, ma quante erano si domandò Ely, questa però non ordinava, si limitava a commentare. - Sono entrambe belle, ma la rossa è fantastica, complimenti Miss Eva. – La guardiana intanto aveva appoggiato le sue mani sui due culi e le tastava come se fossero delle manze al mercato. – Ok, disse la seconda voce, tu ti prenderai la rossa, a me va bene la bionda. - Maledizione pensò Stefy, stanno trattando su chi ci prenderà come se fossimo delle bestie, ma non ebbe tempo per riflettere. La seconda voce, quella più dolce aggiunse. – falle camminare Greta, voglio che siano molto sensuali, offerte, lascive… altrimenti la loro punizione sarà terribile. -
- Avete sentito cagne, camminate, girate larghe intorno a quel cavalletto e cercate di eccitare le Signore altrimenti sarete terribilmente punite. –
Iniziarono il loro defilé, Stefania davanti ad Ely. Stefania era meno impacciata, ovviamente, di Ely, ma con le mani legate dietro la schiena e piena di vergogna si muoveva impacciata.
- Sculetta rossa, dimena le natiche, fai ondeggiare le tette, su da brava. –
Stefania avvampò però cominciò a muoversi come voleva la guardiana, tutte le sue curve tremolarono, il seno sobbalzava, le natiche si agitavano, iniziò a sculettare divinamente. Da dietro il vetro commentavano la sua prestazione, una vera bomba sentì e poi me la voglio fottere questa gran troia, ma lei non ci faceva più caso, era concentrata sulla sua esibizione.
- Brava rossa, stai diventando proprio brava, le signore sono soddisfatte, tu invece bionda sei indolente – ed una scudisciata arrivò sulle natiche di Ely. – fai come la rossa. Dimenati vacca se non ne vuoi prenderne ancora. – Ely non era brava come Stefy, ma fece del suo meglio, ogni volta che appoggiava il piede a terra agitava le natiche e faceva vibrare le tette. – Così bionda, muovi quel culo e fai ballare quel seno. Brava vacca. – Ely voleva morire, ma ubbidiva, non voleva sentire più lo scudiscio.
Camminavano intorno, ogni tanto cambiando direzione da quasi mezz’ora, sempre a ritmo sostenuto, sempre incalzate dallo scudiscio, dagli insulti e dagli apprezzamenti di Greta, mentre dall’altra parte del vetro commentavano le loro prestazioni. Erano stanche e disfatte, il trucco colava, erano sudate, più volte lo scudiscio le aveva raggiunte sulle natiche e sulle cosce, ma anche tra le gambe. Greta lo sapeva usare e si esibiva pure lei. Infatti le signore dall’altra parte del vetro si erano complimentate con la guardiana ed avevano riso delle schiave e le avevano derise. Dovevano essere molto eccitate.
Poi la prima voce ordinò – Greta porta la rossa, ovviamente, nella stanza rossa e la bionda in quella gialla. -
Nella stanza gialla Ely trovò una cinquantenne bruna, scoprì che era la seconda voce ed una quarantenne castana. Erano entrambe belle e vestite elegantemente, mentre lei era nuda, stremata, stressata e inerme. Era nelle loro mani e lo capì subito l’avrebbero trattata come un giocattolo e sicuramente l’avrebbero fatta soffrire.
Nella stanza rossa invece Stefy trovò la prima voce, la presidentessa del club e quella che aveva dichiarato che la voleva. La presidentessa era una donna matura e severa, con meches grigie, mentre l’altra era una trentenne con i capelli di un biondo platino tagliati a caschetto. Vestite entrambe con elegante severità, come di solito si vestiva lei, tailleur, camicetta e giro perla, invece lei era nuda e prostrata, indifesa, impotente ed in quel momento talmente debole che era pronta ad ubbidire a tutto.
Nella stanza gialla le due Mistress stavano indossando guanti di lattice, Ely le guardava preoccupata. – Ispezioniamola! – disse la bruna che si avvicinò ad Ely, la guardò negli occhi e brutalmente le ordinò allarga le gambe e spingi la fica in avanti. Ely si irrigidì e la castana dietro di lei la pungolò con una grossa forchetta a due rebbi molto appuntiti. Ely fece un balzo in avanti, gridò e si ricompose spingendo immediatamente il bacino in avanti ed offrendosi.
- Ora stai ferma sulle gambe stupida – l’insultò la castana mentre la bruna la penetrava con un dito. Ely gemette e mantenne la posizione mentre quel dito s’intrufolava prepotente nella sua vagina e rovistava senza riguardo. Poi arrivò il secondo dito e poi un terzo, lacrime amare scesero sul dolcissimo viso della schiava che però continuava a spingere il bacino avanti, non voleva essere inforchettata di nuovo. La bruna l’esaminò con calma ed approfonditamente, Ely si mordeva le labbra e gemeva, fino a quando la castana non la spinse in avanti a novanta gradi, con il culo proteso per aria e un attimo dopo la schiava si sentì penetrata di dietro. – Vi prego – biascicò, ma le dita della castana racchiuse nel guanto di lattice entrarono. – Poco usata – commentò la quarantenne assestando una bella pacca sulle natiche della schiava.
Nella stanza rossa le due Mistress in piedi avevano messo nel mezzo Stefania e la stavano lascivamente accarezzando. Stefy aveva deciso di non fare la minima resistenza. La presidentessa la stava baciando e leccando sul seno mentre la bionda platino la baciava sul collo e l’accarezzava sul culo. Erano due donne esperte e fortemente dominanti che la stavano manovrando a piacere e sebbene la rossa le subisse contro la sua volontà non poté fare a meno di sentire la piacevole sottomissione che arrivava e gemette. – La troia si sta riscaldando - commentò la bionda. Le due Mistress si guardarono negli occhi da sopra la spalla di Stefania e poi si chinarono di nuovo sul corpo della schiava. La matura per succhiarle un capezzolo, la più giovane per leccarla sulle spalle. Stefania ripartì, ma un attimo dopo senti i denti aguzzi della presidentessa sul suo capezzolo e quelli più piatti della giovane Mistress su una spalla. Gridò forte, ma le due morsero e morsero fino a farla ballare, sussultare e gridare. L’impotenza la rese ancora più eccitante e le due padrone si apprestarono ad usarla.
Nella stanza gialla la mora era adagiata con le spalle alla tastiera del letto. Ely era sdraiata sulla pancia con le gambe larghe ripiegate verso le cosce e lì legate, caviglie su cosce. Era scomoda e vicina a collassare, ma la lingua dentro la fica della mora faceva il suo dovere, mentre la castana accovacciata dietro di lei la fotteva in culo senza pietà. Ely era disperata, si sentiva spaccata di dietro, la castana usava lo strap on come un trapano, mentre la mora, insensibile delle sue lamentele, la tirava per le orecchie incitandola ad essere più solerte con la lingua. Ne approfittarono a lungo. Volevano godersela per tutto il tempo ed Ely per tutto il tempo soffrì senza mai ricavare un briciolo di piacere.
Nella stanza rossa la rossa era anch’essa sdraiata sul letto ed a gambe larghe, ma sdraiata sulla schiena. Solo che aveva un bel dildo doppio in bocca e quello più grosso svettava in fuori dalle sue labbra. Fu lì che si inginocchiò la presidentessa fottendosi e riempiendo di ciprigna, umori e sughi il viso della rossa. La biondo platino invece con il suo strap on se la stava fottendo davanti. Ogni volta che Stefania, nonostante tutto, si abbandonava la presidentessa la strattonava per i capezzoli o la bionda l’artigliava con le sue lunghe unghie dove trovava morbido, aveva solo l’imbarazzo della scelta.
La stanza verde non aveva un letto, ma due seggiolini senza schienale e con due simpatici cazzi di lattice che venivano fuori dalla seduta. Senza tanti complimenti le due schiave furono fatte sedere su quei seggiolini e costrette ad inghiottire nei loro orifizi le svettanti protuberanze. Avevano sempre le mani legate dietro la schiena e ciò in aggiunta a quei cazzi che le riempivano davanti e di dietro le costringeva a spingere il seno in vanti e ad offrirsi come delle vacche. Le Mistress ne approfittarono per applicare delle clip ai capezzoli che scendevano in basso con delle campanelle che le rendevano ancora più ridicole. Ely e Stefania provavano troppa vergogna per guardarsi negli occhi, subivano a capo chino. Ma neanche quella residua privacy fu loro risparmiata. Le Mistress azionarono i vibratori e le costrinsero a guardarsi negli occhi. Velati e annebbiati, mentre i vibratori acceleravano e a dispetto di tutto le portarono ad eccitarsi. Prima si morsero le labbra cercando di resistere e comunque di non dare spettacolo, poi a iniziarono a gemere, soprattutto la rossa che era la più sensibile, ma presto seguita anche dalla bionda, infine a vibrare seguendo il ritmo gorgogliando soddisfatte. Le campanelle suonavano irridendo i loro sforzi di contenersi. Le Mistress le insultavano, le prendevano in giro, le deridevano e soprattutto non permettevano loro di estraniarsi. La presidentessa mise un dito sotto il mento della rossa dirigendo lo sguardo su Ely. – Sei una gran troia, ma guarda la tua amica come gode… la vacca. – Stefania la guardava, cercava di trattenersi, ma gemeva ed era un peperone per la vergogna. La Mistress non le diede tregua, le mise due dita sotto il mento e le disse – su – e la rossa fu costretta a sollevarsi seguendo le dita che la spingevano i su – e giù – La Mistress l’invitò a scendere. – Su e giù, su e giù. – Stefania seguiva quel lubrico movimento infilzandosi sui due dildi come la Mistress desiderava e perdendo ad ogni colpo il controllo del suo corpo sempre più eccitato mentre le campanelle suonavano allegramente. – Brava Stefania, diventerai una gran troia. – concluse la Mistress mentre la schiava scuoteva la testa, ondeggiò sui vibratori e venne vibrando e gorgogliando. Elya non fu costretta ad andare su e giù ma fu costretta a seguire le evoluzioni della rossa e quegli sforzi ebbero su di lei un grande effetto, dopo qualche secondo arrivò in porto anche lei muggendo e gonfiando il petto mentre le campanelle la ridicolizzavano. Le schiave erano sconvolte e le Mistress sorrisero soddisfatte. – Brave cagne! Tutto sommato vi siete comportate bene in questa prima sessione. Mi complimenterò con le vostre Padrone – enunciò la Presidentessa. Poi uscirono e le lasciarono lì sfatte e disfatte.
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Francesca era nervosa, era in bagno con sua madre che le stava pettinando i capelli, di solito quel lavoro lo faceva Ely che aveva anche il potere di calmarla, mentre sua madre riusciva ad esasperarla. Ma Ely si stava preparando anche lei, dovevano incontrare Eva e la sua schiava. Per Ely era la prima volta, forse per questo Francesca era nervosa, non lo sapeva neanche lei. Cercò di ferire su madre. – Quindi due anni fa lui ti ha rapito e ti ha stuprato e tu subito ti sei arresa ed hai allargato le cosce concedendoti a lui ed ai suoi amici come una vacca. – Anna conosceva sua figlia, era una vipera e volle darle una lezione, ma doveva stare attenta la figlia aveva tutto il potere che voleva su di lei, quindi scelse le parole con cura.
- Mi ha rapito, mi ha stuprato e mi ha reso schiava, mentre tu lo sei diventata spontaneamente. -
- Io l’ho voluto, sì, mi piace, mentre tu sei una troia che non si è neanche opposta. -
- Sbagliato Signora. Anche a me piace e tanto, ma non trovavo il coraggio di farlo ed allora mi sono inventata un gioco. –
- Quale gioco baldracca? –
- Quello che il Master che mi avesse trovato mi avrebbe potuto fare quello che voleva e poi mi avrebbe potuto ricattare. Ce ne erano una decina che mi davano la caccia, io seminavo qualche indizio, più che altro bugie, ma lui fu l’unico in grado di trovarmi. –
Francesca la guardò in tralice. – Sei una zoccola bugiarda. –
- No, è tutto vero – ribatté Anna con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.
Francesca stavolta la guardò stranita e perplessa, vuoi vedere che la troia dice il vero pensò.
- E quindi per questi anni hai raccontato bugie con quella storia delle foto e del ricatto. –
- Io non ho raccontato niente, semplicemente quella era la voce che girava ed io non l’ho mai voluta smentire, anche perché un fondo di verità c’è e quella storia mi veniva anche comoda… mi giustificava. Per il resto… quello che il Padrone mi fa, mi piace. -
- Brava troia – disse Francesca alzandosi, - chi sa perché neanche il Padrone l’ha mai smentita? – Sulla porta del bagno comparve Ely, bella ed elegante anche se truccata solo leggermente. Aveva messo gli occhiali, la bionda era leggermente miope. Francesca approvò, semplice, quasi naturale come era nel suo stile. Ad Eva sarebbe piaciuta, ne era sicura. E gli occhiali più tardi glieli avrebbe fatto levare. Le piaceva quando li aveva, le davano un’aria intellettuale ed intelligente che la rendeva molto interessante. Ma le piaceva anche quando glieli faceva levare, a quel punto Ely appariva con lo sguardo sperso e vulnerabile, ancora più sottomessa.
Le schiave si tennero un passo indietro mentre le due Mistress si abbracciavano e si salutavano calorosamente, ma non poterono fare a meno di guardarsi di sottecchi, si piacquero. Ad Ely quella rossa, bella e dal fisico esuberante piacque immediatamente, non era solo bella, era anche molto elegante e orgogliosamente sottomessa.
Pure alla rossa piaceva Ely, anche lei era bella ed elegante, in più era giovane, fresca e modesta.
Si trovavano in Galleria, nel centro di Milano, erano le ventuno passate e la galleria era molto animata. Stefy aveva detto al marito che quella notte non sarebbe tornata a casa, così le aveva ordinato la sua Padrona.
Molta gente andava e veniva e le quattro donne non potevano passare inosservate, troppo belle per non essere notate, ma intorno a loro c’era come un cerchio immaginario e nessuno osava oltrepassarlo, la gente passava buttava uno sguardo e proseguiva senza avvicinarsi.
Eva fece un passo verso Ely. – Bella la tua schiava – disse a Francesca soppesando la bionda con sguardo critico, ma soddisfatto.
La Mistress si avvicinò ancora di più e mise due dita sotto il mento della schiava e la guardò facendole girare il viso da un lato all’altro. Ely arrossì, si sentiva imbarazzata ed umiliata ad essere esaminata così platealmente in un luogo pubblico. Però non si sottrasse, né si irrigidì, tenne le mani distese lungo il corpo, la borsetta nella mano destra. – Hai delle labbra fantastiche e degli occhi verdi stupendi – si complimentò la Mistress.
Ely non ritenne di rispondere, ma arrossì ancora di più.
- Socchiudi le labbra – ingiunse Eva.
- Signora la prego, non qui – piagnucolò, a quel punto, Ely disperatamente.
- Qui ed ora – sibilò Francesca avvicinandosi minacciosa ed Ely socchiuse le labbra inghiottendo amaro.
Eva le passò un dito sulle labbra, - leccalo schiava – ordinò.
Ely abbassò gli occhi, socchiuse le labbra e leccò. Durò pochi secondi, poi la Padrona ritirò il dito. – Hai bisogno di maggiore disciplina, ma sei stata brava – disse accarezzandola sulla guancia. Nessuno aveva notato il dramma della schiava, forse qualcuno aveva visto, ma non aveva capito. Ely riprese a respirare ed il suo colorito ritornò normale, ma notò che la sua Padrona era tesa, pensava che l’avrebbe punita. In effetti Francesca non era soddisfatta, la guardò in tralice, ma non le disse niente ed Ely si preoccupò ulteriormente.
Il cellulare di Eva squillò, la telefonata fu molto breve, poi Eva disse rivolgendosi a Francesca - andiamo. – Avanti Eva e Francesca, dietro Stefania e Ely. Girarono nelle viuzze del centro, suonarono ad un campanello ed entrarono in un portone di un palazzo antico e maestoso, invece di prendere l’ascensore scesero una rampa di scale ed entrarono per una porticina semiaperta. Ely era in apprensione, guardò Stefania che le sembrò perplessa e preoccupata quanto lei. Segno inequivocabile che anche lei non era mai stata in quel luogo.
Nell’atrio una cicciona di almeno cento chili, vestita solo di strisce di cuoio che racchiudevano un seno smisurato ed una vulva incastonata tra due cosce voluminose come grossi prosciutti, li accolse. – Buona sera Mistress, mi chiamo Greta e sono la guardiana dei sotterranei, Vi prego di accomodarvi da quella parte – e fece loro segno verso un ingresso laterale. Eva e Francesca si diressero da quella parte. Ely e Stefy fecero per seguirle. Ma il cerbero sollevò una mano e disse – voi no, voi venite con me. – Ely e Stefy prima guardarono verso le padrone vedendo solo le loro schiene scomparire dietro una porta senza curarsi di loro e poi seguirono quello scherzo della natura che indossava anche delle calze a rete e delle pantofole dal tacco basso. Stavano dietro un culo, un culo immenso che però sculettava con una certa eleganza. La grassa megera indossava anche una cintura di cuoio da cui pendeva uno scudiscio, anch’esso di cuoio. La cicciona a dispetto della sua mole si muoveva con agilità e rapidità. Guardandola bene anche il viso di quella donna non era bruttissimo, ma anche esso largo e grasso. Era una bionda dai capelli lunghi portati a coda di cavallo, raccolti da un laccetto nero, che le arrivavano fino a metà schiena. Percorsero un lungo corridoio, Stefy immaginava si trovassero in un seminterrato, ma fino a quel momento non aveva visto nessuna finestra. Quindi arrivarono in un ampio salone pieno degli attrezzi più spaventosi: cavalletti, croci di Sant’Andrea, gabbie…
- Spogliatevi – intimò Greta con voce sottile e soave in contrasto con quella massa così vasta che era il suo corpo. Le due schiave si guardarono, ma poi ubbidirono, era chiaro che quello era il volere delle loro padrone.
Finito di spogliarsi si disposero nude ai lati di Greta che chiuse con due braccialetti i polsi di entrambe dietro la schiena, poi impose loro di mettersi in ginocchio. Le schiave ubbidirono, erano ancora tranquille, tutto sommato pensavano che la guardiana le stesse preparando per le loro Padrone. Poi udirono una voce che non conoscevano, una voce che veniva da un altoparlante, una voce femminile, ma dura ed inflessibile, nonché beffarda.
- Bene Greta, ordina alle schiave di prostrarsi e baciare il pavimento, non ci possono vedere, ma ci devono ugualmente adorare. –
- Giù cagne, faccia a terra e baciate il pavimento, adorate la Presidente del club e le altre Padrone che vi stanno osservando. –
Ely e Stefania rimasero di sasso. Il club? Si chiesero. Da dove le stavano osservando e chi le osservava? Ora le schiave erano preoccupate, soprattutto Stefania. Riflettevano e si attardarono, raccolsero una scudisciata per una sulle spalle e si affrettarono a chinarsi ed a baciare il pavimento.
- Lecca troia – Ely si sentì spingere e sbattere la testa sul pavimento, labbra e naso schiacciati sul freddo marmo, si lamentò con il risultato che anche la sua fronte fu schiacciata sul marmo, poi la guardiana allentò la pressione tenendole sempre la testa china e lei finalmente capì che doveva leccare. – Lecca vacca – ingiunse la guardiana – e fallo fino a quando ti dico io basta, consuma pure la lingua su quel pavimento. –
Stefania era interdetta, ma vedendo la testa di Ely sbattere sul pavimento si diede da fare, non voleva incappare anche lei nell’ira della guardiana, ma si sentiva turbata ed umiliata. Alla mercé di sconosciute che la osservavano mentre nuda si sottometteva al volere di anonime sconosciute.
Passarono diversi minuti in cui le due schiave continuarono a leccare con passione e non si fecero sorprendere a sbagliare. Ely pensava che davvero avrebbe consumato la lingua su quel pavimento, mentre la testa le pulsava, si sentiva frustrata e infelice.
- Facci vedere come sono queste due schiave. – Ora la voce, sempre femminile, era più dolce, ma ugualmente ironica e divertita.
La guardiana le tirò per i capelli e le fece sollevare da terra, poi le fece girare. Stefania pensò, questa stronza è molto forte. Lì dove prima c’era una tenda le schiave videro una parete a vetro, dall’altra parte non si vedeva niente, ma le schiave immaginarono che ci fosse qualcuno e che le stesse osservando… con interesse. Sicuramente le loro padrone, sicuramente le proprietarie di quelle voci, ma chi altri e quanti altri, anche uomini? Le schiave tenevano gli occhi bassi, si sentivano mortificate, imbarazzate, in pericolo e tremarono sugli alti tacchi, l’unica cosa che indossavano.
La stessa voce chiese alla guardiana – Greta, fai sollevare loro il viso, vogliamo vederle bene e non vogliamo che siano timide. D’ora in poi devono essere spudoratamente troie, le nostre troie. –
Ancora una volta Greta le tirò per i capelli facendo sollevare loro il viso verso la vetrina. – Avete sentito cagne, fatevi vedere, le vostre padrone vogliono che vi esibiate e se non sarete pronte, offerte e disponibili ci penso io. –
Le schiave volenti o nolenti alzarono il viso e si inarcarono, la megera non smetteva di tirarle per i capelli. Stefania sussultò e gridò per il male, ma si offrì spingendo il seno in fuori ed anche il pube. I visi erano stravolti. - Brave troie, continuate così e andremo d’accordo. – Le gratificò la guardiana.
Poi la prima voce, quella più aspra disse – falle mettere a novanta gradi, vogliamo vedere culo e fica e che allarghino le gambe. –
Ancora una volta furono fatte girare e piegare e le schiave si offrirono allargando le gambe e mandando il culo in su, come fu loro ordinato, per farsi ammirare.
Una terza voce, ma quante erano si domandò Ely, questa però non ordinava, si limitava a commentare. - Sono entrambe belle, ma la rossa è fantastica, complimenti Miss Eva. – La guardiana intanto aveva appoggiato le sue mani sui due culi e le tastava come se fossero delle manze al mercato. – Ok, disse la seconda voce, tu ti prenderai la rossa, a me va bene la bionda. - Maledizione pensò Stefy, stanno trattando su chi ci prenderà come se fossimo delle bestie, ma non ebbe tempo per riflettere. La seconda voce, quella più dolce aggiunse. – falle camminare Greta, voglio che siano molto sensuali, offerte, lascive… altrimenti la loro punizione sarà terribile. -
- Avete sentito cagne, camminate, girate larghe intorno a quel cavalletto e cercate di eccitare le Signore altrimenti sarete terribilmente punite. –
Iniziarono il loro defilé, Stefania davanti ad Ely. Stefania era meno impacciata, ovviamente, di Ely, ma con le mani legate dietro la schiena e piena di vergogna si muoveva impacciata.
- Sculetta rossa, dimena le natiche, fai ondeggiare le tette, su da brava. –
Stefania avvampò però cominciò a muoversi come voleva la guardiana, tutte le sue curve tremolarono, il seno sobbalzava, le natiche si agitavano, iniziò a sculettare divinamente. Da dietro il vetro commentavano la sua prestazione, una vera bomba sentì e poi me la voglio fottere questa gran troia, ma lei non ci faceva più caso, era concentrata sulla sua esibizione.
- Brava rossa, stai diventando proprio brava, le signore sono soddisfatte, tu invece bionda sei indolente – ed una scudisciata arrivò sulle natiche di Ely. – fai come la rossa. Dimenati vacca se non ne vuoi prenderne ancora. – Ely non era brava come Stefy, ma fece del suo meglio, ogni volta che appoggiava il piede a terra agitava le natiche e faceva vibrare le tette. – Così bionda, muovi quel culo e fai ballare quel seno. Brava vacca. – Ely voleva morire, ma ubbidiva, non voleva sentire più lo scudiscio.
Camminavano intorno, ogni tanto cambiando direzione da quasi mezz’ora, sempre a ritmo sostenuto, sempre incalzate dallo scudiscio, dagli insulti e dagli apprezzamenti di Greta, mentre dall’altra parte del vetro commentavano le loro prestazioni. Erano stanche e disfatte, il trucco colava, erano sudate, più volte lo scudiscio le aveva raggiunte sulle natiche e sulle cosce, ma anche tra le gambe. Greta lo sapeva usare e si esibiva pure lei. Infatti le signore dall’altra parte del vetro si erano complimentate con la guardiana ed avevano riso delle schiave e le avevano derise. Dovevano essere molto eccitate.
Poi la prima voce ordinò – Greta porta la rossa, ovviamente, nella stanza rossa e la bionda in quella gialla. -
Nella stanza gialla Ely trovò una cinquantenne bruna, scoprì che era la seconda voce ed una quarantenne castana. Erano entrambe belle e vestite elegantemente, mentre lei era nuda, stremata, stressata e inerme. Era nelle loro mani e lo capì subito l’avrebbero trattata come un giocattolo e sicuramente l’avrebbero fatta soffrire.
Nella stanza rossa invece Stefy trovò la prima voce, la presidentessa del club e quella che aveva dichiarato che la voleva. La presidentessa era una donna matura e severa, con meches grigie, mentre l’altra era una trentenne con i capelli di un biondo platino tagliati a caschetto. Vestite entrambe con elegante severità, come di solito si vestiva lei, tailleur, camicetta e giro perla, invece lei era nuda e prostrata, indifesa, impotente ed in quel momento talmente debole che era pronta ad ubbidire a tutto.
Nella stanza gialla le due Mistress stavano indossando guanti di lattice, Ely le guardava preoccupata. – Ispezioniamola! – disse la bruna che si avvicinò ad Ely, la guardò negli occhi e brutalmente le ordinò allarga le gambe e spingi la fica in avanti. Ely si irrigidì e la castana dietro di lei la pungolò con una grossa forchetta a due rebbi molto appuntiti. Ely fece un balzo in avanti, gridò e si ricompose spingendo immediatamente il bacino in avanti ed offrendosi.
- Ora stai ferma sulle gambe stupida – l’insultò la castana mentre la bruna la penetrava con un dito. Ely gemette e mantenne la posizione mentre quel dito s’intrufolava prepotente nella sua vagina e rovistava senza riguardo. Poi arrivò il secondo dito e poi un terzo, lacrime amare scesero sul dolcissimo viso della schiava che però continuava a spingere il bacino avanti, non voleva essere inforchettata di nuovo. La bruna l’esaminò con calma ed approfonditamente, Ely si mordeva le labbra e gemeva, fino a quando la castana non la spinse in avanti a novanta gradi, con il culo proteso per aria e un attimo dopo la schiava si sentì penetrata di dietro. – Vi prego – biascicò, ma le dita della castana racchiuse nel guanto di lattice entrarono. – Poco usata – commentò la quarantenne assestando una bella pacca sulle natiche della schiava.
Nella stanza rossa le due Mistress in piedi avevano messo nel mezzo Stefania e la stavano lascivamente accarezzando. Stefy aveva deciso di non fare la minima resistenza. La presidentessa la stava baciando e leccando sul seno mentre la bionda platino la baciava sul collo e l’accarezzava sul culo. Erano due donne esperte e fortemente dominanti che la stavano manovrando a piacere e sebbene la rossa le subisse contro la sua volontà non poté fare a meno di sentire la piacevole sottomissione che arrivava e gemette. – La troia si sta riscaldando - commentò la bionda. Le due Mistress si guardarono negli occhi da sopra la spalla di Stefania e poi si chinarono di nuovo sul corpo della schiava. La matura per succhiarle un capezzolo, la più giovane per leccarla sulle spalle. Stefania ripartì, ma un attimo dopo senti i denti aguzzi della presidentessa sul suo capezzolo e quelli più piatti della giovane Mistress su una spalla. Gridò forte, ma le due morsero e morsero fino a farla ballare, sussultare e gridare. L’impotenza la rese ancora più eccitante e le due padrone si apprestarono ad usarla.
Nella stanza gialla la mora era adagiata con le spalle alla tastiera del letto. Ely era sdraiata sulla pancia con le gambe larghe ripiegate verso le cosce e lì legate, caviglie su cosce. Era scomoda e vicina a collassare, ma la lingua dentro la fica della mora faceva il suo dovere, mentre la castana accovacciata dietro di lei la fotteva in culo senza pietà. Ely era disperata, si sentiva spaccata di dietro, la castana usava lo strap on come un trapano, mentre la mora, insensibile delle sue lamentele, la tirava per le orecchie incitandola ad essere più solerte con la lingua. Ne approfittarono a lungo. Volevano godersela per tutto il tempo ed Ely per tutto il tempo soffrì senza mai ricavare un briciolo di piacere.
Nella stanza rossa la rossa era anch’essa sdraiata sul letto ed a gambe larghe, ma sdraiata sulla schiena. Solo che aveva un bel dildo doppio in bocca e quello più grosso svettava in fuori dalle sue labbra. Fu lì che si inginocchiò la presidentessa fottendosi e riempiendo di ciprigna, umori e sughi il viso della rossa. La biondo platino invece con il suo strap on se la stava fottendo davanti. Ogni volta che Stefania, nonostante tutto, si abbandonava la presidentessa la strattonava per i capezzoli o la bionda l’artigliava con le sue lunghe unghie dove trovava morbido, aveva solo l’imbarazzo della scelta.
La stanza verde non aveva un letto, ma due seggiolini senza schienale e con due simpatici cazzi di lattice che venivano fuori dalla seduta. Senza tanti complimenti le due schiave furono fatte sedere su quei seggiolini e costrette ad inghiottire nei loro orifizi le svettanti protuberanze. Avevano sempre le mani legate dietro la schiena e ciò in aggiunta a quei cazzi che le riempivano davanti e di dietro le costringeva a spingere il seno in vanti e ad offrirsi come delle vacche. Le Mistress ne approfittarono per applicare delle clip ai capezzoli che scendevano in basso con delle campanelle che le rendevano ancora più ridicole. Ely e Stefania provavano troppa vergogna per guardarsi negli occhi, subivano a capo chino. Ma neanche quella residua privacy fu loro risparmiata. Le Mistress azionarono i vibratori e le costrinsero a guardarsi negli occhi. Velati e annebbiati, mentre i vibratori acceleravano e a dispetto di tutto le portarono ad eccitarsi. Prima si morsero le labbra cercando di resistere e comunque di non dare spettacolo, poi a iniziarono a gemere, soprattutto la rossa che era la più sensibile, ma presto seguita anche dalla bionda, infine a vibrare seguendo il ritmo gorgogliando soddisfatte. Le campanelle suonavano irridendo i loro sforzi di contenersi. Le Mistress le insultavano, le prendevano in giro, le deridevano e soprattutto non permettevano loro di estraniarsi. La presidentessa mise un dito sotto il mento della rossa dirigendo lo sguardo su Ely. – Sei una gran troia, ma guarda la tua amica come gode… la vacca. – Stefania la guardava, cercava di trattenersi, ma gemeva ed era un peperone per la vergogna. La Mistress non le diede tregua, le mise due dita sotto il mento e le disse – su – e la rossa fu costretta a sollevarsi seguendo le dita che la spingevano i su – e giù – La Mistress l’invitò a scendere. – Su e giù, su e giù. – Stefania seguiva quel lubrico movimento infilzandosi sui due dildi come la Mistress desiderava e perdendo ad ogni colpo il controllo del suo corpo sempre più eccitato mentre le campanelle suonavano allegramente. – Brava Stefania, diventerai una gran troia. – concluse la Mistress mentre la schiava scuoteva la testa, ondeggiò sui vibratori e venne vibrando e gorgogliando. Elya non fu costretta ad andare su e giù ma fu costretta a seguire le evoluzioni della rossa e quegli sforzi ebbero su di lei un grande effetto, dopo qualche secondo arrivò in porto anche lei muggendo e gonfiando il petto mentre le campanelle la ridicolizzavano. Le schiave erano sconvolte e le Mistress sorrisero soddisfatte. – Brave cagne! Tutto sommato vi siete comportate bene in questa prima sessione. Mi complimenterò con le vostre Padrone – enunciò la Presidentessa. Poi uscirono e le lasciarono lì sfatte e disfatte.
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