Al mare

di
genere
masturbazione

È primo pomeriggio. La spiaggia è piena e fa un gran caldo. Ho proseguito per un po’ la lettura di un libro, resa impossibile dal vocio della gente. Infilo gli auricolari e mi sposto alle pendici della roccia alle mie spalle, tra poco arriverà l’ombra e finalmente un po’ di fresco.

Mi guardo attorno e vedo molte coppie. Alcune sdolcinate, altre gelide al punto che non hanno niente da dirsi, altre infuocate.

Sì, infuocate. È proprio una di queste ad attirare la mia attenzione. Il modo in cui lui la stringe a sé, il modo in cui la bacia, il modo in cui i loro corpi si cercano.
La loro tensione sessuale mi sembra palpabile.
Scendono verso il mare, per entrare in acqua. Poco dopo lei si avvinghia al corpo di lui. Sorridono, lui è di spalle mentre lei gli è di fronte, posso notare la malizia nei suoi occhi.

Guardo loro e sento il bisogno di tutte queste sensazioni.

Mi manchi.

Quante volte, dopo le provocazioni sotto l’ombrellone, siamo corsi in acqua per sbollire quell’eccitazione che ci prendeva. Appena lontani dagli altri bagnanti mi strusciavo su di te, tu mi spostavi il tessuto del costume per palparmi i seni, per stringermi i capezzoli induriti dall’acqua fredda; o per andare a toccarmi lì, tra le cosce. E anziché calmarci, uscivamo ancora più carichi di voglia.


Mi torna in mente l’ultima volta che siamo stati al mare insieme, poco prima che tu partissi per lavoro…

Dopo alcune ore piene di provocazioni, scappammo via perché la voglia non ci lasciava scampo. Il viaggio per tornare a casa, di circa mezz’ora, si prospettava troppo lungo.
Entrata in macchina, mi liberai del costume bagnato, rimanendo col vestitino leggero. Lo stesso facesti tu all’ombra del parasole, lasciandomi alla vista la tua bella erezione, che non potei far a meno di leccare e succhiare prima che rimettessi i pantaloni. Il sapore salato, a primo impatto, iniziò subito a mischiarsi con quello della tua eccitazione, lubrificato dalla mia saliva. Mi riempiva la bocca, turgido e pieno di sé. Mi staccasti da te con forza per scendere a leccarmi tra le cosce, sotto il vestito. La tua lingua era famelica, il clitoride mi stava esplodendo per l’eccitazione pregressa e per quel trattamento. A fatica riuscii a trattenermi.
“Andiamo che voglio scoparti!”

La brezza leggera mi sfiora. La coppia è uscita dall’acqua. Lui la fa sedere tra le sue gambe e comincia a spalmarle la crema sulle spalle. Il fondoschiena di lei, aderisce al suo inguine e quindi al suo membro. Lo immagino pronto. Penso a quanto lei possa averlo provocato in mare, a quanto possa sentire il suo rigonfiamento sulla schiena e a quanto possa bagnarsi per questo.

Quanto vorrei ora la tua lingua a leccarmi gli umori che sento sgorgare.


Quando lasciammo la città, iniziai a toccarti di nuovo il membro. La strada era libera, alle tre del pomeriggio di una domenica bollente, erano pochissime le auto in giro.
Lo volevo troppo. Dovevo averlo al più presto. Ma prima che iniziassi a masturbarti come si deve, mi togliesti la mano, e cominciasti a toccarmi tu.
Una mano al volante e una tra le mie gambe.
Ero col vestito sollevato e bagnatissima. Come ora, o forse più. Gli umori erano liberi di colare sul sedile. Così per tutto il viaggio. Mi guardavo, oscena, ma eccitata ancora di più dalla situazione.
Sentivo l’odore dei miei umori arrivare alle narici. Le tue dita pregne accarezzavano la fessura, il clitoride gonfio, le labbra tumide e facilmente entravano e uscivano da me.
Lo sciacquettio delle dita con i miei fluidi, mi accendeva ancora di più, e diverse volte arrivai al limite. Tu accorgendotene rallentavi il ritmo, e ti spostavi a massaggiare quel punto altrettanto sensibile tra le labbra e l’interno coscia. Stavo impazzendo, mi sembrava di non arrivare mai a destinazione.
Più volte ti pregai. Non so bene per cosa: da una parte volevo venire, dall’altra non volevo godere così.

Assopita ed estraniata dal ricordo di quella goduria, non mi sono accorta che i due si sono spostati quasi di fianco a me, anche loro in cerca di un po’ d’ombra.
Sdraiati, il loro unico contatto fisico adesso è dato dalle loro gambe che si incrociano, quelle di lui intrappolano quelle di lei, una sull’altra. Mi piace immaginare che questa sia una pausa, un momento di pace prima della tempesta dei loro corpi e delle loro menti.


Appena possibile prendemmo la deviazione per raggiungere il nostro solito posto. Poche volte ci siamo stati in pieno giorno, ma sempre nei momenti di eccitazione più convulsa.
Fermasti la macchina, e subito salii su di te. Finalmente potevo avere ciò che mi spettava. Il tuo cazzo.
E non immagini quanto ne abbia bisogno ora.
Finalmente ero su di te. Così bagnata, dopo la stimolazione -piacevolmente- subita per tutto il viaggio. Strusciai la tua erezione sulla mia fica per bagnarti di me, e in un solo colpo mi penetrasti per tutta la tua lunghezza. Sento le pareti della mia intimità contrarsi a questo pensiero, come si stringono attorno al tuo membro, quando mi entri dentro.
Dopo un primo momento di calma per godermi quella pienezza, i nostri corpi impazziti presero a mangiarsi l’un l’altro. Le tue labbra mi succhiavano i capezzoli, irti come chiodi salati, mentre le tue mani mi presero per i fianchi, dandomi il ritmo. Il ritmo convulso dettato dalla corsa verso il piacere. Quel piacere che cercavamo da ore, e che non tardò ad arrivare, dopo alcuni colpi più feroci di altri, facendoci esplodere in orgasmi intensi, il mio e subito dopo il tuo.
Ci abbandonammo a quella fugace soddisfazione, che placò solo momentaneamente quella voglia.

Il lieve venticello non è più sufficiente a rinfrescarmi. Sento il mio sesso pulsare dopo tutti questi pensieri, è insopportabile stare qui in mezzo alla gente e non poter far nulla.
Entro in mare, l’acqua fresca mi dà i brividi. Il tessuto del costume mette in risalto i capezzoli, già puntuti dall’eccitazione.
Mi allontano dalla riva, al largo. Mi sembra di avere tutto il mondo alle spalle. Vorrei averti dietro di me, vorrei essere presa qui lontana da tutti.
Scosto il costume e finalmente mi tocco. L’acqua lava via gli umori che continuano a sgorgare copiosi dalla mia fica, la pelle è tutta sensibile. Due dita scorrono lungo la fessura resa vischiosa dai miei fluidi. Vado alla fonte. Infilo prima uno, poi due dita dentro di me. Sono calda, accogliente. Non è facile restare a galla e masturbarsi contemporaneamente.
Raggiungo uno scoglio dove noto che non c’è nessuno, mi poggio con un braccio e continuo. Penso alla videochiamata che abbiamo fatto ieri, e che rifaremo appena tornerò a casa, per darci ancora piacere. Penso al tuo cazzo, vorrei farmi aprire, scopare qui, su questo scoglio, come su un palco in mezzo al mare. Davanti a tutti.
Il piacere arriva e mi travolge. Mi fa delirare. Sono al punto di non ritorno, non posso più fermarmi. L’orgasmo mi colpisce, forte, squassante.
Mi sostengo allo scoglio per riprendere fiato, poi mi abbandono sull’acqua.

Guardo verso la spiaggia, i due si affrettano ad andar via.

Io ancora per un po’, lascio il mondo alle spalle.
di
scritto il
2018-08-23
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