Ossigeno
di
Ambra
genere
etero
Sabato.
Almeno oggi non è costretto ad indossare l'abito per andare a lavoro, quell’abito che ogni giorno lo mimetizza, tra le strade e negli edifici più importanti della città.
Può essere sé stesso.
Trascorre la giornata nell’oblio.
Questa sera la rivede. Non vuole pensare a quanto tempo sia passato, ripensa invece al suo odore, al suo sguardo, al suo...essere.
Lei non è sua. E non può essere altrimenti.
Ci hanno provato anche a stare insieme, ma vicini non funziona.
Eppure lei, riconosce sé stessa solo in lui. Con lui si ritrova. E la sensazione che le dà ritrovarsi, dopo aver toccato il fondo, è una droga potente.
Per lui è lo stesso. Quindi vanno avanti così da anni.
È arrivato in anticipo. Respira sollevato quando la vede arrivare. Sorride ed è sensibilmente sincera, mentre ammette a sé stessa, che non vedeva l’ora. Ha voglia... di perdere la testa, di perdersi in lui. Ha bisogno di abbandonarsi a un piacere totale.
Siedono in un locale, tranquillo e poco frequentato, quasi periferico.
Lei gli è di fronte. Bevono vino rosso e intanto parlano. Parlano di progetti personali, delle relazioni effimere che hanno avuto in questi mesi.
Lei lo provoca continuamente. Lo guarda maliziosamente, gioca con l'asta del calice. Gli occhi di lui si alternano tra gli occhi di lei e la sua scollatura. Sotto la giacca pesante, indossa un top di seta scollato che lascia intravedere la curva dei seni, liberi sotto il tessuto.
Parlavano di lavoro...ma lei cambia discorso. Gli parla dell’ultima volta che ha goduto da sola, ieri sera. Si è toccata pensando a lui, pensando a quello che immaginava di fargli.
Gli racconta di come l’ha fatto, di quanto era buono il suo sapore e di quanto desiderava la sua lingua sul proprio corpo.
Lui guarda le sue labbra carnose e ne segue i movimenti, stordito da quelle parole.
Vuole prenderla, farla sua...sa solo questo.
In un attimo di lucidità si alza e va a pagare il conto. Lei guardandolo, lo prende in giro facendogli notare come sia evidente il rigonfiamento nei pantaloni. E sorride.
Per strada.
Casa di lei non dista molto, ha scelto apposta quel locale, ma il tragitto sembra più lungo di quanto in realtà non sia.
Lei si ferma in una stradina deserta. Si adagia al muro e lo attira a sé, lo bacia, gli mangia le labbra. Lui le infila una mano sotto la gonna, scosta il pizzo del perizoma e la tocca. Ne percepisce l'odore. Porta le dita alla bocca, le succhia. Lo fa di nuovo porgendole a lei.
Quelle cosce calde lo richiamano, pronte a stringerlo tra loro. Si guarda intorno, è tardi, l’illuminazione è scarsa e non c’è nessuno.
Il profumo di lei e il calore della sua voglia, lo inebriano. Respira la sua voglia come se dovesse farne il pieno.
Sente la lingua riempirsi del suo sapore, dei suoi succhi. È morbida, gonfia, scotta di desiderio. Sente le mani di lei premergli sulla testa. E all’improvviso realizza che le mancava molto più di quanto pensasse.
Lei chiude gli occhi. Ecco... Ecco quello che voleva! Una delle tante cose che non trova mai negli altri...Il coraggio di farla sua ovunque, anche in mezzo alla strada.
Le manca così poco...ma non vuole venire così.
“Ti prego scopami! Scopami qui! Prendimi ora!”
“Ah...che puttana sei! La mia puttana!”
Lui, eccitato com’è, non se lo fa ripetere… e dopo pochi secondi è dentro di lei, la prende...e lei si sente completamente sua. Si sente davvero la sua puttana.
Si abbandonano l’uno nell’altra, in un amplesso veloce, violento. Le dita in bocca a vicenda, per non urlare... e il piacere arriva, potente, squassante e profondo.
Finalmente respirano.
Un nuovo respiro.
Ossigeno che li risveglia dall’apnea.
Sorridono.
Lei piange, anche.
Si sente viva.
Arrancando, arrivano a casa.
Si prendono l’un l’altra, ancora e ancora. Si ricaricano di vita.
L'indomani si separeranno, con l'amarezza, ma anche con la consapevolezza di essere anime libere, che per star bene devono lasciarsi andare... per poi ritrovarsi e, di nuovo, salvarsi.
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