Provocazioni

di
genere
etero

La luce entra lieve dalle persiane, mi piace tanto l’effetto degli spiragli sulle pareti della stanza. Ogni mattina prima di alzarmi passo qualche minuto a contemplare quei riflessi. E così faccio anche oggi. La sveglia suona, la spengo come al solito e rimango ancora un po’ a crogiolarmi nel tepore del letto.
Mi stendo e allungo i muscoli, sento una goccia scendere lungo l’interno coscia. Guardo te al mio fianco. Non riesco a capire se sei sveglio o se ancora dormi. Con una mano scendo tra le cosce, sono bagnata… di me e di te. Porto le dita alla bocca, mi assaggio… la voglia mi assale. Le dita scendono di nuovo tra le labbra, le aprono, raggiungono il clitoride. La pelle freme e mi sfugge un gemito… Prendo un seno nell’altra mano, la pelle liscia, culmina sul capezzolo all’insù, irto e sveglio.
Mi volto verso di te, sei sveglio e mi stai guardando...la coperta mi copre, ma intuisci bene quello che accade sotto. Lo intuisci dal mio sguardo, dai miei movimenti e toccandomi. Senza dire una parola scompari sotto il piumone. Baci il mio corpo, i miei seni, solchi la pancia con la lingua fino a raggiungere la mia fica. Suggi il mio clitoride, e infili un dito nella mia carne, poi ancora un altro, mentre continui a leccarmi. Sono al limite, ho la mente annebbiata, ti voglio, voglio essere presa…
Risali sul mio corpo baciandomi, lasci in bocca il mio sapore… col bacino ti vengo incontro, ti prego di prendermi, ma resisti e ti stacchi da me, te ne vai. So cosa vuoi… vuoi mantenermi eccitata fino a quando ti va. Godi a pensarmi eccitata tutto il giorno. Non accade molto spesso, ma quando lo fai ti odio profondamente.
Sono incazzata. Muoio dalla voglia di toccarmi, basterebbe sfiorarmi per venire… eppure non lo faccio.

Lascio il letto e mi dirigo verso il bagno, ti passo davanti, nuda e incazzata. Vado a fare la doccia, prima che questa lunga giornata inizi.
È lunedì, una delle nostre ultime settimane universitarie sta cominciando… Un filo di malinconia mi assale, pensando che a breve le nostre vite potrebbero drasticamente cambiare. L’effetto dell’acqua calda sul mio corpo ricoperto di brividi di freddo, mi distoglie da questo pensiero, donandomi un fremito. Il getto dell’acqua che dirigo su tutto il corpo e poi sulla mia intimità, per lavare via i nostri umori, mi fa tremare… ma non è quel tipo di piacere che può placare la voglia che ho stamattina, solo una cosa può farlo.

La mattinata di studio con i colleghi, passa lentamente con una perenne sensazione di bagnato tra le cosce. Finalmente, dopo la pausa pranzo con loro, ti raggiungo… Sei nella biblioteca del tuo dipartimento. Ti vedo dalla vetrata, sei al posto singolo in fondo, di spalle all’ingresso. Prima però, entro nel reparto dei bagni femminili, nell’attesa che uno si liberi lavo le mani, aspettando nervosamente il mio turno, come una ragazza che ha fretta di tornare al suo studio.
Mi chiudo dentro e comincio a toccarmi. Non voglio godere. L'idea che ho in testa è un’altra… Voglio provocarti, voglio farmi desiderare più di quanto mi vuoi già.
Con le dita piene di me, ti raggiungo nella grande sala. Ovviamente non mi vedi arrivare, ti cingo alle spalle, e porgo le dita alle tue narici. Lentamente scendo tra le tue labbra, per fartele assaporare. Voglio inebriarti i sensi, in mezzo a quelle persone, che conosci anche, ignare di quello che sto facendo.

Mi siedo di fronte a te, occhi negli occhi.
“Ho bisogno del tuo cazzo.” – sussurro avvicinandomi verso il tuo orecchio.
Sorridi sarcastico.
Mi alzo, mi segui… usciamo tra i corridoi del dipartimento. Penso che spesso ho studiato qui, con te. Mi vengono in mente tutte le sveltine che tra questi muri abbiamo consumato, presi dalla passione improvvisa durante qualche pausa studio o dopo messaggi pieni di provocazioni, voglia, desiderio… raggiungersi, per darsi l’un l’altro. E dopo chiederci se qualcuno, ci avesse visto entrare insieme nei bagni.
In ascensore, mi spingi contro la parete, ci strusciamo, ci baciamo… le nostre lingue si rincorrono l’un l’altra. Sento la tua erezione sotto il tessuto dei jeans, vorrei uscirlo e prenderlo, ma devo aspettare.
La voce metallica annuncia l’arrivo all’ultimo piano, quello degli uffici. Ci ricomponiamo giusto in tempo, prima che la cabina si apra.

Nell’ala più nuova dell’edificio, molti uffici non li hanno ancora assegnati, quindi non è molto frequentata. Raggiungiamo i bagni e ci chiudiamo in uno di questi. Appena dentro ti sbottono i jeans, ed esco finalmente il tuo cazzo. Mi chiedo se questa erezione ti abbia mai abbandonato, da questa mattina. Con una mano vado a sfiorarti la pelle sensibile e tesa dello scroto, mentre con l’altra avvolgo l’asta. La prendo tra le labbra, la succhio, voglio sentirla crescere al massimo nella mia bocca. Mi tocco, guardandoti negli occhi. Ti vedo godere...Non mi staccherei mai da lui, ma ti voglio dentro.
Mi poggio al lavandino… ho la gonna alzata in vita, i collant e le mutandine alle caviglie. Mi sento piacevolmente oscena.
Ti porgo il mio culo, vorrei lo schiaffeggiassi, il suono rimbomberebbe in tutto il corridoio. Ti abbassi a leccarmi, per assaggiarmi. La sensazione che mi dà la tua lingua, scioglie anche quel briciolo di pudore che può essermi rimasto. Adesso siamo solo animali che vogliono godere.
Ti alzi, sei dietro di me... fai scivolare il glande tra le labbra bagnate, indugi sul clitoride… con una mano afferro l’asta e la spingo in me. Ti accolgo, ti avvolgo con i muscoli della mia fica. Finalmente…
Il suono dei nostri corpi, i nostri odori, sono inconfondibili, invadono tutto.
Mi vedo riflessa nello specchio sopra il lavandino. Ti vedo dietro di me, vedo i volti scomposti dal piacere, i nostri sguardi si incrociano, la tua mano mi tappa la bocca, senza riuscirci. Con l’altra mano mi tieni per un fianco, mi stringi, mi fai tua.
Vederci così, amplifica la mia eccitazione. Mi sto perdendo nel piacere...te ne accorgi, mi scopi sempre più forte fino all’orgasmo…mio e poi tuo… squassante, frenetico, totalizzante. Mi riempi e godo anche di questo stringendoti, tenendoti dentro di me ancora un po’.

Ansimanti, ci ricomponiamo dopo un tempo che mi pare infinito. Torniamo tra la gente… Mi chiedo se gli altri sentiranno i nostri odori, e in fondo spero di sì.
di
scritto il
2018-12-10
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