La zia francese
di
Morotto
genere
tradimenti
Fra i parenti che ricordo con maggiore nostalgia, c’è la zia Marlene, moglie dello zio Riccardo, la pecora nera della famiglia.
Non era sempre stato così lo zio.
All’inizio, andavo spesso con lui a pescare al fiume e nonostante avesse diversi anni più di me, si comportava come un coetaneo.
Sapeva anche attirare la fiducia della gente ed era un ascoltatore eccellente: non interrompeva mai i discorsi e condivideva con passione le storie che gli venivano raccontate.
Era molto riservato e quello che gli veniva riferito era come col prete nel segreto del confessionale.
Io gli confidavo le prime esperienze amorose e lui fu prodigo di consigli e non mi prese in giro o trattò con sufficienza. Per questo gli ero molto legato e sentii la sua mancanza quando decise di partire per la Francia in cerca di fortuna, come tanti altri.
Dai discorsi dei miei famigliari imparai che aveva aperto un piccolo ristorante e che si era sposato con una francese.
I primi tempi le cose andarono abbastanza bene.
Quando ritornò a trovare i parenti portò con sé la moglie e ce la fece conoscere.
Io m’innamorai subito di lei, appena la vidi.
Era un angelo: un dolcissimo viso incorniciato da una cascata di capelli biondi, un corpo minuto ma che faceva girare la testa, per come si muoveva e soprattutto la sua voce, la sua bellissima voce, che arrotava l'erre e mi faceva impazzire.
La osservavo in silenzio e pendevo dalle sue labbra.
Lei si era accorta della mia simpatia e mi faceva un sacco di complimenti che mi facevano arrossire.
Mi coccolava e mi prendeva fra le sue braccia, stringendomi forte ed io impazzivo di felicità.
Avevo allora tredici anni e lei vent’otto e quell'estate che venne a trovarci lasciò un segno indelebile nel mio animo.
Quando partì mi misi a piangere e lei, commossa mi baciò diverse volte sulle guance e in ultimo, senza che gli altri vedessero sulla bocca.
- Mon cherì - sussurrò - questo bacio è il mio regalo per te. Pensami sempre! - Io non riuscivo a parlare e la guardai allontanarsi attraverso una cortina di lacrime.
Poi le cose cominciarono ad andare male: il ristorante non rendeva e così dopo avere fatto dei debiti, mio zio fu costretto a cedere il locale e ad arrangiarsi con dei lavoretti.
Fu allora che cominciò a bere e a litigare con la moglie.
Lei si dimostrò una brava donna perché sopportava in silenzio le angherie del marito cercando con la dolcezza di farlo smettere.
I miei genitori avevano bisogno di aiuto per mandare avanti la loro attività e mio padre, che era molto legato allo zio, gli scrisse, invitandolo a tornare offrendogli un ottimo lavoro e ben pagato.
Così rividi lo zio e la zia.
Quando arrivarono rimasi di sale.
Lo zio era quasi irriconoscibile: sembrava un barbone. Aveva gli occhi arrossati dal bere, il viso congestionato ed era invecchiato in un modo incredibile.
La zia invece era splendida.
Sembrava fosse partita il giorno prima. Aveva quasi trentaquattro anni ma non li dimostrava minimamente.
Appena mi vide mi gettò le braccia al collo e mi strinse forte, forte.
Sentii il suo corpo morbido aderire al mio e i miei sensi si destarono travolgendomi.
- Fatti vedere! sei diventato un uomo, e come sei bello! ti ricordi di me? -
Io le sussurrai all'orecchio.
- Ricordo il tuo bacio... -
Lei mi guardò ridente e mi scompigliò i capelli.
- Allora ho delle speranze... - e lasciò la frase incompiuta.
Lo zio cominciò a lavorare con noi, ma si vedeva che non riusciva a trattenersi dal vizio che aveva preso.
Lo sorprendevamo spesso a bere di nascosto e quando veniva ripreso si rivoltava come una furia.
I miei cercavano di trattarlo con le buone, ma lui ne approfittava e si sfogava con la moglie.
Solo di me aveva un poco timore perché lo sovrastavo in prestanza fisica.
Ero appassionato di culturismo e passavo tre giorni la settimana in palestra a tonificare il corpo. La zia si era accorta del mio cambiamento e mi lanciava delle occhiate maliziose stuzzicandomi sui miei presunti amori.
- Chissà a quante ragazze fai girare la testa! -
- A molte zia, ma a me interessa solo una -
- E chi è la fortunata? -
- Lo sai zia, lo sai... -
- E chi sarebbe? -
- Tu zia... -
- Ma io sono vecchia e sposata! -
- Lo so zia e questo è il mio problema -
Lo zio invece, quando sentiva questi discorsi mi attaccava.
- Lascia stare tua zia che potrebbe essere tua madre... e tu sgualdrina, smetti di fargli gli occhi dolci! credi che non me ne sia accorto? -
I miei erano preoccupati. Non volevano mandare via lo zio per timore che si rovinasse del tutto e non potevano fare a meno di me, in quanto ero indispensabile nella loro attività.
Poi un giorno successe un incidente.
Lo zio, ubriaco, si ferì ad una mano e cominciò a sanguinare.
La zia cercò di curarlo e lui la cacciò in malo modo. Quando lei cercò di avvicinarlo, lui la colpì con uno schiaffo facendola cadere a terra sanguinante.
- Brutta vacca che non sei altro! adesso ti faccio vedere io! -
La afferrò per la camicetta e fece per colpirla di nuovo. Lo bloccai e lo sollevai come fosse una piuma.
Senza dire una parola lo trascinai fuori sotto lo sguardo terrorizzato dei miei genitori e lo portai sotto la fontana del cortile.
Aprii il rubinetto e gli misi la testa sotto.
- Adesso vedi di sbollire i tuoi istinti! - gridai.
Lo zio, sputò, tossì e gridò.
- Te la vuoi fare quella cagna, non vedi l'ora vero? -
Non ci vidi più.
Alzai il braccio per colpirlo ma sentii la zia fermarmi e implorare.
- Non lo fare! se mi vuoi bene... fallo per me! -
L'ira mi sbollì e lo lasciai andare come un sacco vuoto. Mi allontanai in silenzio e mi diressi verso il poggio mentre i miei e la zia lo riportavano in casa.
Mi sedetti sull'erba a guardare il panorama. Dopo un poco sentii muovere vicino.
Mi voltai e vidi la zia.
- Posso sedermi? - mi chiese con la sua bellissima voce.
Si strinse a me.
- Ti voglio ringraziare. Sei stato molto dolce ma non ti devi preoccupare, non è cattivo tuo zio, è l'alcol che lo rende così -
La guardai e dimenticai tutto.
- Zia - mormorai - perché non ti ho incontrato io? -
- Mon cherì, è il destino! ma davvero mi vuoi così bene? -
Le misi un braccio attorno alla vita e la strinsi a me.
- Da morire zia! ti ho pensato sempre in questi anni -
- Oh cherì, mi confondi... -
Eravamo vicini e sentivo il suo profumo. La guardai ed incrociammo gli sguardi - Come sei bello! - sussurrò.
La strinsi ancora, le sollevai il viso e la baciai. Lei non mi respinse.
Sentii crescere in me il desiderio di averla finalmente. Le posai una mano sul seno e sentii la coppa turgida e il capezzolo indurirsi.
- Non dovremmo cherì - mormorò, mentre si adagiava a terra e io la seguivo. Le nostre labbra si ricongiunsero. Sentii la sua mano sollevare il lembo della mia camicia e toccare la mia pelle.
Avevo la mano sul suo seno e premevo dolcemente per sentirne la morbidezza. Le sbottonai la camicetta e portai alla luce le sue coppette bianche.
- Ti prego cherì... ti prego, non dovremmo… - Non dovremmo? Allora, c'era speranza!
Le sollevai il reggiseno e liberai le sue graziosissime mammelle. Era la prima volta che le vedevo realmente e mi sembrava di sognare.
Mi chinai sui capezzoli e li mordicchiai teneramente.
La zia cominciò a sospirare.
Intanto la sua mano era entrata sotto la mia camicia e mi accarezzava il fianco.
Preso dal desiderio, abbassai la mano e le alzai la sottana.
Scoprii le sue belle gambe fino alle mutandine di pizzo bianche.
Lei non faceva più resistenza e si aggrappava a me.
- Se tu sapessi - mormorai - come sognavo questo momento! -
- Anch'io - sussurrò riempiendomi di gioia - tornando speravo tanto che questo succedesse ! – La trascinai nel fienile.
- Lasciati guardare -continuai.
Le abbassai le mutandine e rimirai la sua piccola passerina tutta ricoperta di teneri peli.
La accarezzai con la mano mentre lei mi toccava ora fra le gambe sentendo il mio membro rigido.
- Oh cherì, com’è duro! mi desideri tanto? anch'io sai, voglio essere tua -
- Non hai paura ? -
- No cherì, non posso avere figli, me l'hanno detto in Francia, possiamo stare tranquilli. vieni... -
Ero come impazzito.
Le tolsi le mutandine e ne inalai il profumo.
Scesi verso la sua farfallina e cominciai a leccarla e succhiarla.
La zia si muoveva inarcando il bacino e stringendomi la testa con le mani.
- Oh cherì, mi fai morire! -
- Aspetta zia - dissi e le misi due dita nella vagina, poi cercai il punto dove si sentiva la vescica e cominciai a stimolarla.
La zia si contorse e si lasciò sfuggire un grido.
- Oh! Così è troppo! Non riesco a resistere... ma come fai?-
Non le risposi. Mi beavo di quel corpo che avevo fra le mani e che avevo tanto desiderato.
Abbracciavo i suoi seni, le sue anche, i suoi glutei e li riempivo di baci. La zia intanto mi aveva aperto i pantaloni e preso in mano il mio membro.
- Lasciamelo vedere cherì, prima che mi dia tanto piacere... -
Mi fermai e la guardai chinarsi sul pene e baciarlo. Lo accarezzò con la mano poi avvicinò le labbra e prese in bocca la cappella.
Succhiò e mi guardò.
- Posso farlo cherì ? - mi chiese con lo sguardo languido.
Per tutta risposta l'attirai a me e la baciai.
Lei si chinò e cominciò ad avvolgere il mio pene con le sue labbra. Spinse la pelle in fondo lasciando scoperto il tessuto interno e cominciò ad avvolgerlo con la sua lingua quasi prensile.
Ondate di godimento si ripercossero nel mio cervello togliendomi le forze. Dovetti appoggiarmi a terra per resistere.
Lei continuò stringendo le labbra e il palato quasi a forma di vagina e facendo aderire al massimo pelle su pelle.
Non riuscivo a resistere e cercai di fermarla. Lei non mi dette tregua e le venni in bocca con un fiotto di sperma caldo.
Lei trangugiò tutto tranquilla, poi lo prese fra le mani e controllò la sua rigidezza.
- Cherì, sei appena venuto ed è quasi di nuovo turgido. Sei proprio come immaginavo, un amante meraviglioso! -
La strinsi annebbiato dal piacere.
- Come faremo domani? -
- Non ci pensare - rispose - goditi l'attimo più che puoi -
Mi baciò di nuovo e portò la mia mano sulla sua fessura.
- Accarezzami ancora - sussurrò - in attesa che me lo metti dentro... -
Portai la mano sulla sua passerina e sentii il setoloso riparo intriso di umore. Passai la mano sotto e arrivai al buchetto di dietro.
Lei strinse i glutei e il buchetto quando le inserii un dito.
- Preferisci mettermelo dietro cherì ? - mi chiese, avida di piacere.
- No - risposi fremente - ti voglio vedere mentre godi, poi, forse... se riuscirò a resistere -
- Vieni - disse allargando le gambe e prendendo in mano il mio pene - ti faccio strada. Penetrami, con dolcezza però. Con tuo zio non l'ho quasi mai fatto... -
A quella richiesta inserii il pene e trovai un poco di resistenza.
La vagina era stretta e il pene entrava con difficoltà.
Tuttavia questo sforzo aumentava lo sfregamento dandomi un piacere inusuale. La zia mi assecondava spingendo e mordendosi le labbra per non gridare. Finalmente la vagina si lubrificò abbastanza e cominciai a spingere con forza, trattenendola per i fianchi.
Avevo le sue belle tettine davanti che sussultavano ad ogni movimento e il suo viso arrossato e accaldato con gli occhi che mi ringraziavano del piacere che le davo.
Continuai così per un certo tempo, mentre lei ora chiudeva gli occhi e aveva aperto la bocca respirando a fatica.
Sentii che stavo per venire e cercai di rallentare ma lei mi pregò di accelerare sentendo l'orgasmo vicino.
Spinsi con decisione, ruotando un poco il pene, poi la vidi contrarsi in uno spasimo di godimento e fremere a scatti sui miei ultimi colpi che la riempirono di caldo liquido.
Si appoggiò al mio torace col viso madido di sudore e con gli occhi chiusi.
- Cheri !sei fantastico! riposati, poi lo metteremo dietro... -
Non era sempre stato così lo zio.
All’inizio, andavo spesso con lui a pescare al fiume e nonostante avesse diversi anni più di me, si comportava come un coetaneo.
Sapeva anche attirare la fiducia della gente ed era un ascoltatore eccellente: non interrompeva mai i discorsi e condivideva con passione le storie che gli venivano raccontate.
Era molto riservato e quello che gli veniva riferito era come col prete nel segreto del confessionale.
Io gli confidavo le prime esperienze amorose e lui fu prodigo di consigli e non mi prese in giro o trattò con sufficienza. Per questo gli ero molto legato e sentii la sua mancanza quando decise di partire per la Francia in cerca di fortuna, come tanti altri.
Dai discorsi dei miei famigliari imparai che aveva aperto un piccolo ristorante e che si era sposato con una francese.
I primi tempi le cose andarono abbastanza bene.
Quando ritornò a trovare i parenti portò con sé la moglie e ce la fece conoscere.
Io m’innamorai subito di lei, appena la vidi.
Era un angelo: un dolcissimo viso incorniciato da una cascata di capelli biondi, un corpo minuto ma che faceva girare la testa, per come si muoveva e soprattutto la sua voce, la sua bellissima voce, che arrotava l'erre e mi faceva impazzire.
La osservavo in silenzio e pendevo dalle sue labbra.
Lei si era accorta della mia simpatia e mi faceva un sacco di complimenti che mi facevano arrossire.
Mi coccolava e mi prendeva fra le sue braccia, stringendomi forte ed io impazzivo di felicità.
Avevo allora tredici anni e lei vent’otto e quell'estate che venne a trovarci lasciò un segno indelebile nel mio animo.
Quando partì mi misi a piangere e lei, commossa mi baciò diverse volte sulle guance e in ultimo, senza che gli altri vedessero sulla bocca.
- Mon cherì - sussurrò - questo bacio è il mio regalo per te. Pensami sempre! - Io non riuscivo a parlare e la guardai allontanarsi attraverso una cortina di lacrime.
Poi le cose cominciarono ad andare male: il ristorante non rendeva e così dopo avere fatto dei debiti, mio zio fu costretto a cedere il locale e ad arrangiarsi con dei lavoretti.
Fu allora che cominciò a bere e a litigare con la moglie.
Lei si dimostrò una brava donna perché sopportava in silenzio le angherie del marito cercando con la dolcezza di farlo smettere.
I miei genitori avevano bisogno di aiuto per mandare avanti la loro attività e mio padre, che era molto legato allo zio, gli scrisse, invitandolo a tornare offrendogli un ottimo lavoro e ben pagato.
Così rividi lo zio e la zia.
Quando arrivarono rimasi di sale.
Lo zio era quasi irriconoscibile: sembrava un barbone. Aveva gli occhi arrossati dal bere, il viso congestionato ed era invecchiato in un modo incredibile.
La zia invece era splendida.
Sembrava fosse partita il giorno prima. Aveva quasi trentaquattro anni ma non li dimostrava minimamente.
Appena mi vide mi gettò le braccia al collo e mi strinse forte, forte.
Sentii il suo corpo morbido aderire al mio e i miei sensi si destarono travolgendomi.
- Fatti vedere! sei diventato un uomo, e come sei bello! ti ricordi di me? -
Io le sussurrai all'orecchio.
- Ricordo il tuo bacio... -
Lei mi guardò ridente e mi scompigliò i capelli.
- Allora ho delle speranze... - e lasciò la frase incompiuta.
Lo zio cominciò a lavorare con noi, ma si vedeva che non riusciva a trattenersi dal vizio che aveva preso.
Lo sorprendevamo spesso a bere di nascosto e quando veniva ripreso si rivoltava come una furia.
I miei cercavano di trattarlo con le buone, ma lui ne approfittava e si sfogava con la moglie.
Solo di me aveva un poco timore perché lo sovrastavo in prestanza fisica.
Ero appassionato di culturismo e passavo tre giorni la settimana in palestra a tonificare il corpo. La zia si era accorta del mio cambiamento e mi lanciava delle occhiate maliziose stuzzicandomi sui miei presunti amori.
- Chissà a quante ragazze fai girare la testa! -
- A molte zia, ma a me interessa solo una -
- E chi è la fortunata? -
- Lo sai zia, lo sai... -
- E chi sarebbe? -
- Tu zia... -
- Ma io sono vecchia e sposata! -
- Lo so zia e questo è il mio problema -
Lo zio invece, quando sentiva questi discorsi mi attaccava.
- Lascia stare tua zia che potrebbe essere tua madre... e tu sgualdrina, smetti di fargli gli occhi dolci! credi che non me ne sia accorto? -
I miei erano preoccupati. Non volevano mandare via lo zio per timore che si rovinasse del tutto e non potevano fare a meno di me, in quanto ero indispensabile nella loro attività.
Poi un giorno successe un incidente.
Lo zio, ubriaco, si ferì ad una mano e cominciò a sanguinare.
La zia cercò di curarlo e lui la cacciò in malo modo. Quando lei cercò di avvicinarlo, lui la colpì con uno schiaffo facendola cadere a terra sanguinante.
- Brutta vacca che non sei altro! adesso ti faccio vedere io! -
La afferrò per la camicetta e fece per colpirla di nuovo. Lo bloccai e lo sollevai come fosse una piuma.
Senza dire una parola lo trascinai fuori sotto lo sguardo terrorizzato dei miei genitori e lo portai sotto la fontana del cortile.
Aprii il rubinetto e gli misi la testa sotto.
- Adesso vedi di sbollire i tuoi istinti! - gridai.
Lo zio, sputò, tossì e gridò.
- Te la vuoi fare quella cagna, non vedi l'ora vero? -
Non ci vidi più.
Alzai il braccio per colpirlo ma sentii la zia fermarmi e implorare.
- Non lo fare! se mi vuoi bene... fallo per me! -
L'ira mi sbollì e lo lasciai andare come un sacco vuoto. Mi allontanai in silenzio e mi diressi verso il poggio mentre i miei e la zia lo riportavano in casa.
Mi sedetti sull'erba a guardare il panorama. Dopo un poco sentii muovere vicino.
Mi voltai e vidi la zia.
- Posso sedermi? - mi chiese con la sua bellissima voce.
Si strinse a me.
- Ti voglio ringraziare. Sei stato molto dolce ma non ti devi preoccupare, non è cattivo tuo zio, è l'alcol che lo rende così -
La guardai e dimenticai tutto.
- Zia - mormorai - perché non ti ho incontrato io? -
- Mon cherì, è il destino! ma davvero mi vuoi così bene? -
Le misi un braccio attorno alla vita e la strinsi a me.
- Da morire zia! ti ho pensato sempre in questi anni -
- Oh cherì, mi confondi... -
Eravamo vicini e sentivo il suo profumo. La guardai ed incrociammo gli sguardi - Come sei bello! - sussurrò.
La strinsi ancora, le sollevai il viso e la baciai. Lei non mi respinse.
Sentii crescere in me il desiderio di averla finalmente. Le posai una mano sul seno e sentii la coppa turgida e il capezzolo indurirsi.
- Non dovremmo cherì - mormorò, mentre si adagiava a terra e io la seguivo. Le nostre labbra si ricongiunsero. Sentii la sua mano sollevare il lembo della mia camicia e toccare la mia pelle.
Avevo la mano sul suo seno e premevo dolcemente per sentirne la morbidezza. Le sbottonai la camicetta e portai alla luce le sue coppette bianche.
- Ti prego cherì... ti prego, non dovremmo… - Non dovremmo? Allora, c'era speranza!
Le sollevai il reggiseno e liberai le sue graziosissime mammelle. Era la prima volta che le vedevo realmente e mi sembrava di sognare.
Mi chinai sui capezzoli e li mordicchiai teneramente.
La zia cominciò a sospirare.
Intanto la sua mano era entrata sotto la mia camicia e mi accarezzava il fianco.
Preso dal desiderio, abbassai la mano e le alzai la sottana.
Scoprii le sue belle gambe fino alle mutandine di pizzo bianche.
Lei non faceva più resistenza e si aggrappava a me.
- Se tu sapessi - mormorai - come sognavo questo momento! -
- Anch'io - sussurrò riempiendomi di gioia - tornando speravo tanto che questo succedesse ! – La trascinai nel fienile.
- Lasciati guardare -continuai.
Le abbassai le mutandine e rimirai la sua piccola passerina tutta ricoperta di teneri peli.
La accarezzai con la mano mentre lei mi toccava ora fra le gambe sentendo il mio membro rigido.
- Oh cherì, com’è duro! mi desideri tanto? anch'io sai, voglio essere tua -
- Non hai paura ? -
- No cherì, non posso avere figli, me l'hanno detto in Francia, possiamo stare tranquilli. vieni... -
Ero come impazzito.
Le tolsi le mutandine e ne inalai il profumo.
Scesi verso la sua farfallina e cominciai a leccarla e succhiarla.
La zia si muoveva inarcando il bacino e stringendomi la testa con le mani.
- Oh cherì, mi fai morire! -
- Aspetta zia - dissi e le misi due dita nella vagina, poi cercai il punto dove si sentiva la vescica e cominciai a stimolarla.
La zia si contorse e si lasciò sfuggire un grido.
- Oh! Così è troppo! Non riesco a resistere... ma come fai?-
Non le risposi. Mi beavo di quel corpo che avevo fra le mani e che avevo tanto desiderato.
Abbracciavo i suoi seni, le sue anche, i suoi glutei e li riempivo di baci. La zia intanto mi aveva aperto i pantaloni e preso in mano il mio membro.
- Lasciamelo vedere cherì, prima che mi dia tanto piacere... -
Mi fermai e la guardai chinarsi sul pene e baciarlo. Lo accarezzò con la mano poi avvicinò le labbra e prese in bocca la cappella.
Succhiò e mi guardò.
- Posso farlo cherì ? - mi chiese con lo sguardo languido.
Per tutta risposta l'attirai a me e la baciai.
Lei si chinò e cominciò ad avvolgere il mio pene con le sue labbra. Spinse la pelle in fondo lasciando scoperto il tessuto interno e cominciò ad avvolgerlo con la sua lingua quasi prensile.
Ondate di godimento si ripercossero nel mio cervello togliendomi le forze. Dovetti appoggiarmi a terra per resistere.
Lei continuò stringendo le labbra e il palato quasi a forma di vagina e facendo aderire al massimo pelle su pelle.
Non riuscivo a resistere e cercai di fermarla. Lei non mi dette tregua e le venni in bocca con un fiotto di sperma caldo.
Lei trangugiò tutto tranquilla, poi lo prese fra le mani e controllò la sua rigidezza.
- Cherì, sei appena venuto ed è quasi di nuovo turgido. Sei proprio come immaginavo, un amante meraviglioso! -
La strinsi annebbiato dal piacere.
- Come faremo domani? -
- Non ci pensare - rispose - goditi l'attimo più che puoi -
Mi baciò di nuovo e portò la mia mano sulla sua fessura.
- Accarezzami ancora - sussurrò - in attesa che me lo metti dentro... -
Portai la mano sulla sua passerina e sentii il setoloso riparo intriso di umore. Passai la mano sotto e arrivai al buchetto di dietro.
Lei strinse i glutei e il buchetto quando le inserii un dito.
- Preferisci mettermelo dietro cherì ? - mi chiese, avida di piacere.
- No - risposi fremente - ti voglio vedere mentre godi, poi, forse... se riuscirò a resistere -
- Vieni - disse allargando le gambe e prendendo in mano il mio pene - ti faccio strada. Penetrami, con dolcezza però. Con tuo zio non l'ho quasi mai fatto... -
A quella richiesta inserii il pene e trovai un poco di resistenza.
La vagina era stretta e il pene entrava con difficoltà.
Tuttavia questo sforzo aumentava lo sfregamento dandomi un piacere inusuale. La zia mi assecondava spingendo e mordendosi le labbra per non gridare. Finalmente la vagina si lubrificò abbastanza e cominciai a spingere con forza, trattenendola per i fianchi.
Avevo le sue belle tettine davanti che sussultavano ad ogni movimento e il suo viso arrossato e accaldato con gli occhi che mi ringraziavano del piacere che le davo.
Continuai così per un certo tempo, mentre lei ora chiudeva gli occhi e aveva aperto la bocca respirando a fatica.
Sentii che stavo per venire e cercai di rallentare ma lei mi pregò di accelerare sentendo l'orgasmo vicino.
Spinsi con decisione, ruotando un poco il pene, poi la vidi contrarsi in uno spasimo di godimento e fremere a scatti sui miei ultimi colpi che la riempirono di caldo liquido.
Si appoggiò al mio torace col viso madido di sudore e con gli occhi chiusi.
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