In autobus
di
Morotto
genere
tradimenti
Il desiderio mi venne sfogliando il romanzo Histoire d'O: l'idea di essere maneggiata ed usata da sconosciuti mi eccitò.
Così, pensai di prendere l'autobus, di mattina, nell'ora di punta, nuda, con solo un leggero cappotto per coprirmi.
Frugai fra le mie cose e trovai l'articolo adatto: un soprabito lungo fino alle caviglie, abbottonato sotto il mento e con uno spacco dietro che partiva dal sedere, l'ideale!
Andai davanti allo specchio e mi spogliai.
Guardai il mio corpo con attenzione: le mie bianche tette erano grandi ma ancora sode, i fianchi larghi e morbidi e il sedere pronunciato e invitante.
Mi girai e rigirai.
Mi ero depilata attorno alla passera e si vedevano le grandi labbra pronunciate che disegnavano la fessura.
Nel complesso ero ancora seducente, nonostante quarantacinque anni e pensavo che gli uomini non si sarebbero tirati indietro se avessero avuto l'occasione di poterci provare.
Decisi di cominciare per gradi.
Come prima volta, avrei omesso di mettere la sottana e le mutande.
Indossai una camicia, un maglione, m’infilai un paio di calze autoreggenti e sopra il cappotto.
L'effetto era perfetto: nessuno avrebbe sospettato quello che c'era sotto. Solo io lo sapevo e la cosa mi stimolava moltissimo!
Uscii e mi diressi alla fermata dell'autobus.
La giornata era mite, tuttavia avvertivo l'aria risalire lungo le mie gambe e accarezzare la passerina. Era una sensazione nuova che mi rendeva euforica.
Alcuni uomini, fermi a chiacchierare, si voltarono al mio passaggio e per un attimo ebbi il timore che la spaccatura dietro si fosse aperta ma fortunatamente mi sbagliavo perché dopo avermi guardata, tornarono alle loro discussioni.
Alla fermata dell'autobus c'erano diverse persone.
Quando il mezzo arrivò, era strapieno, ma aprì ugualmente le porte.
Alcuni passeggeri scesero dallo sportello posteriore ed io subito salii e m’incuneai nel punto più fitto.
Mi guardai attorno e notai un uomo, alto e grosso, che nei giorni precedenti mi aveva osservato con insistenza e decisi che sarebbe stato la mia cavia.
Con movimenti lenti e striscianti riuscii a portarmi vicino e gli voltai le spalle mettendomi col sedere contro il suo bacino.
Finsi di essere sbattuta dalla folla e mi appoggiai contro di lui.
Sentii che il suo pene si stava risvegliando e la cosa mi stimolò.
L'uomo stava leggendo il giornale, ma quando si accorse della mia presenza, fece l'atto di riporlo nella borsa, davanti a lui e arrivò con la mano proprio contro il mio sedere.
Io intanto fremevo: non vedevo l'ora che si decidesse a toccarmi.
Con mia grande gioia, mentre cercava di mettere il giornale nella borsa, strisciò con la mano contro una mia culata.
Spinsi indietro e mi accorsi che si era fermato, forse sorpreso dal mio atteggiamento.
Nella ressa, finsi di farmi largo e sculettai contro la sua mano cercando di portarla vicino alla fessura del soprabito.
Lui rimase fermo, sconcertato, poi, si accorse dell'apertura e provò a toccarla. Incoraggiato dal fatto che non mi muovevo, riuscì ad inserire un dito fra i lembi e toccò la mia pelle nuda!
Ritirò immediatamente la mano di scatto mentre sorridevo pensando all'imbarazzo in cui si trovava: una donna in autobus, senza vestiti, penso fosse fuori del mondo per lui.
Approfittai della ulteriore gente che era salita per stringermi ancora di più addosso.
Sentii la mano ritornare sulla fessura e aprirla lentamente.
Questa volta si aiutò anche con l'altra.
Mentre teneva fermo un lembo con una, avvertì la pelle soffice e morbida del mio sedere.
Oramai non aveva più dubbi! Quella donna che era davanti a lui, e che sembrava lasciare fare, era senza mutande!
Lo sentii tossire ma non mi voltai, rimanendo immobile.
La sua mano ritrovò la fessura e penetrò all'interno.
Al contatto rabbrividii e per tranquillizzarlo spinsi col sedere.
Rinfrancato, lo sentii accarezzare il canalino e scendere verso la mia passera che era umida d’umore.
Allargai le gambe per agevolarlo e sentii il suo respiro farsi pesante.
Mi passò la mano sotto le gambe prendendo fra le dita le mie labbra carnose e cominciò a muoverle avanti e indietro, cercando di inserirle nella fessura.
Allargai, per quanto possibile le gambe e lo sentii penetrare e cercare a tasto il grilletto. Lo trovò e cominciò a stuzzicarlo mentre io mi muovevo appena appena, per fargli capire che mi piaceva e per non destare l'attenzione degli altri passeggeri.
Guardavo le persone intorno, ignare del nostro gioco clandestino e sentivo il cuore battere all'impazzata: era fantastico!
Il mio occasionale partner intanto continuava a masturbarmi e fu allora che, senza guardarlo, misi una mano dietro e sentii il suo membro, duro e rigido contro la stoffa. Cercai di prenderlo e mi accorsi che lui, si stava sbottonando i pantaloni.
Poi la sua mano prese la mia e la portò su una cosa calda e morbida: il suo pene.
Ero messa in una posizione scomoda e non riuscivo a prenderlo bene, ma non volevo voltarmi verso di lui, non ancora almeno.
Sentii che si muoveva contro la mia mano ed allora mi spinsi oltre.
Gli presi il pene e cercai di indirizzarlo nella fessura.
Lui capì subito e aprì i lembi del mio cappotto appoggiando la sua cappella contro il mio buchetto.
Scossi il sedere leggermente, cercando di farlo penetrare, ma la posizione non era delle migliori ed inoltre non potevamo muoverci troppo.
Comunque il solo sentirlo contro il mio sedere nudo mi eccitava moltissimo.
Intanto lui aveva di nuovo infilato un dito nella mia fessura, tenendo il membro contro il mio buchetto e cercava di farmi un ditalino.
Sentivo montare l'orgasmo e strinsi le cosce per farglielo capire.
Lui, infatti, accelerò i movimenti delle dita ed in breve venni così in piedi, bagnandolo col mio umore.
L'autobus si fermò.
Mi sfilai da lui e gli sussurrai, senza voltarmi.
- A domani... -
Poi scesi.
Una volta a terra mi guardai attorno per vedere se mi aveva seguito, ma ero sola. Attraversai la strada per prendere il mezzo pubblico che mi avrebbe riportato a casa.
Arrivò un bus a due piani.
Salii al piano superiore: era quasi vuoto.
Nei posti davanti c'era un uomo anziano, con gli occhiali, che leggeva il giornale.
Presi dalla borsa un paio di grandi occhiali da sole e un libro e mi sedetti davanti a lui. Aprii leggermente il paltò lasciando intravedere la mia passerina nuda, e mi misi a leggere.
L'uomo voltò la pagina del giornale e mi gettò una rapida occhiata.
Trasalì diventando rosso.
Il suo sguardo era fisso fra le mie gambe.
Si guardò attorno imbarazzato, poi si rimise a leggere.
Aprii di più le gambe, ma solo un’inezia per dargli la possibilità di assicurarsi che ero veramente senza mutande e senza gonna.
Vidi attraverso le lenti oscurate che sbirciava di lato, indeciso, poi ripiegò il giornale, si alzò e si sedette di fianco a me.
Io continuavo a leggere, fingendo indifferenza mentre dentro ero tesa ed eccitata al massimo.
Mi guardò di traverso, poi appoggiò una mano sul mio ginocchio.
Non mi mossi.
Lui diede un colpo di tosse, tolse la mano ed estrasse un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni asciugandosi la fronte.
Vedendo che non reagivo mise di nuovo la mano sul mio ginocchio e scoprì un poco la gamba.
Si accorse che ero nuda dalla cintola in giù eccetto le calze autoreggenti.
Guardò le mie gambe bianche e lisce e inghiottì la saliva.
Si asciugò la fronte poi cominciò ad accarezzare la coscia, mentre un filo di bava appariva sulle sue labbra.
Lentamente risalì fino alla mia pancia ed indugiò nel piccolissimo triangolo di pelo che avevo mantenuto come vezzo.
Sospirai senza alzare lo sguardo.
Scese con la mano fra le gambe, arrivando a toccare la mia fessura che era umida e calda.
Aprii leggermente le gambe, continuando a leggere.
Lui deglutì e mise la mano sulle mie grandi labbra, aprendole leggermente.
Spinsi in avanti il bacino invitandolo ad entrare.
Insinuò un dito nella fessura, mentre posavo il libro e mi appoggiavo allo schienale. Cominciò a muovere il dito dentro la vagina mentre gli occhiali gli si appannavano.
Era rosso in viso e temevo si sentisse male.
Lo guardai, sorrisi e col braccio lo invitai ad avvicinare il suo viso al mio sesso.
Si piegò verso la mia passerina e ne odorò il profumo.
Poi si alzò e si mise in ginocchio davanti a me, aprendomi le gambe e rimirando lo spettacolo che mai avrebbe pensato di vedere.
Le labbra rosee e calde erano lì davanti a lui che lo invitavano ad entrare nello scrigno. Delicatamente si chinò mentre con le dita esplorava il condotto umido e morbido.
Si tolse gli occhiali e cercò il piccolo promontorio da succhiare.
Lo trovò e con la lingua cominciò leccarlo mentre con le dita penetrava nella vagina.
Cominciai a mugolare sotto il suo massaggio e in breve ebbi un orgasmo bagnandogli la bocca.
Lui si asciugò con la mano e cercò il mio seno.
Lo fermai e lo invitai a sedersi.
Quando fu seduto, m’inginocchiai davanti a lui, gli aprii i pantaloni ed estrassi un membro grosso e duro.
Alzai il maglioncino ed aprii la camicia mostrandogli il mio petto generoso.
Presi il pene e lo avvolsi con le mie grandi tette stimolandolo.
L'uomo chiuse gli occhi e cominciò a gemere.
Per fortuna il bus andava al deposito e non saliva nessuno.
Dopo averlo manipolato per un certo tempo, cominciò a muoversi a scatti, poi un fiotto di sperma caldo mi bagnò i capezzoli e le tette.
Spalmai il tutto sul mio seno, poi, senza dire una parola, richiusi la camicia, abbassai il maglione, richiusi il cappotto, detti un bacio all'uomo che mi guardava annichilito e scesi al piano terra.
Suonai e alla prima fermata scesi .
Ero vicino a casa e così rientrai ed andai a farmi una doccia.
Guardai l'orologio: erano le nove.
Mio marito era in una filiale di provincia ed ero sola.
Potevo tentare qualcosa prima di mezzogiorno.
Mi profumai con cura, poi decisi di provare il massimo: uscire nuda.
Presi il cappotto e lo indossai.
La stoffa sul petto e sul sedere mi faceva uno strano effetto strusciando contro la pelle. Aprii cautamente l'uscio di casa ed uscii sul pianerottolo.
Un condomino scendeva le scale e mi lanciò un'occhiata: rabbrividii pensando a quello che sarebbe potuto accadere se avesse saputo che ero completamente nuda.
Scesi le scale ed uscii.
La giornata era mite, come ho detto, ma provai ugualmente un fremito a sentire l'aria lambire tutte le parti del mio corpo.
M’incamminai verso il parco.
Le panchine erano tutte vuote.
Ne cercai una molto riparata e sedetti agitata.
Cosa mi avrebbe riservato il destino?
Mi guardai attorno: lontano c'era una donna con un bimbo piccolo. Più vicino, due giovani stavano giocando a pallone.
Erano grandi, forse studenti. Infatti, quello in porta aveva segnato i limiti con due zaini.
Uno era in porta e l'altro calciava i rigori.
Ad un tratto il pallone arrivò vicino ai miei piedi.
Quello che era in porta corse a raccoglierlo, forse temendo una sgridata. Quando si chinò, aprii le gambe, guardandolo attraverso gli occhiali da sole.
Mentre si sollevava, vide la mia passerina scoperta ed ebbe uno scatto.
Si abbassò di nuovo per essere sicuro, poi corse verso l'amico.
Io osservavo la scena con trepidazione: cosa avrebbero fatto? Vidi che parlottavano fra loro.
Quello che mi aveva visto si agitava mentre l'altro lo guardava scettico.
Il primo prese il pallone e lo lanciò verso di me invitando l'amico ad andarlo a prendere.
Il secondo si avvicinò lentamente, poi quando mi fu vicino, raccolse il pallone e mi guardò.
Avevo le gambe strette e il paltò ben disposto sulle ginocchia.
Sembrò deluso, e si allontanò mentre io sorridevo.
Quando furono un davanti all'altro, parlarono a lungo e quasi litigarono, poi ripresero a giocare. Io li osservavo.
Il pallone ritornò dalle mie parti.
Mentre il portiere si avvicinava, estrassi un biglietto da visita di mio marito ed attesi. Quando il giovane mi fu vicino, mi alzai, aprii un attimo il paltò senza farmi vedere dall'altro e gli mostrai il mio corpo senza veli.
Il giovane rimase bloccato a mezz'aria, col pallone in mano e gli occhi sbarrati. Gli sussurrai indicando il biglietto
- Vi aspetto fra cinque minuti. Tutto gratis... - terminai, allontanandomi.
Giunta ad una certa distanza mi voltai e lo vidi fermo nella stessa posizione a guardarmi. Mi allontanai rapida e rientrai.
Mi chiusi la porta alle spalle e respirai profondamente.
La situazione mi aveva preso la mano ma il desiderio di continuare era grande.
Da un lato sperai che non venissero, dall'altro lo desideravo. Mentre stavo facendo questi ragionamenti, sentii suonare alla porta.
Feci un salto e mi sentii mancare.
Andai ad aprire e vidi i due ragazzi.
Senza parlare li invitai ad entrare.
Una volta dentro, aprii il paltò.
Vidi i due ragazzi trasalire, il loro sguardo accendersi e scambiarsi occhiate d’incoraggiamento.
- Mamma mia - disse uno toccando le mie mammelle - quanta grazia signora! e questa passera così invitante! –
Lasciai cadere il paltò e lo abbracciai.
L'altro intanto si era messo dietro di me e mi palpava il sedere.
Portai le mani sui pantaloni di quello davanti e li slacciai.
- Fatemi vedere i vostri gioielli -
Il giovane si calò rapido le mutande e mi mostrò un membro di dimensioni ragguardevoli, duro e rosso.
Il secondo ragazzo appena vide la scena, si aprì i pantaloni ed estrasse il suo.
Li presi in mano entrambi e mi chinai per baciarli.
I due ragazzi intanto mi accarezzavano le tette e mi toccavano dappertutto.
Erano in preda ad una grande eccitazione e ridevano nervosamente.
Dopo averli succhiati un poco, dissi a quello che mi aveva palpato il sedere.
- In quel mobile c'è della vasellina, ungimi un poco... -
Poi mi alzai e preso il pene del più grande, lo infilai fra le gambe.
Il ragazzo mi penetrò con un colpo mentre l'altro dopo avermi unto per bene m’infilò il suo membro nel buchetto del sedere.
Mi presero per i fianchi e cominciarono a sbattermi avanti e indietro con forza.
Non avevo mai provato un’esperienza simile e mi beavo del piacere che il mio corpo provava da questa doppia penetrazione.
I due giovani furono molto bravi perché continuarono a lungo mentre io passavo da un orgasmo all'altro.
Alla fine prima l'uno, poi l'altro riversarono il loro seme nella vagina e nell'intestino fermandosi ansanti.
Ero esausta e dovetti sedere, mentre li ripulivo.
Li salutai con un bacio e lasciai loro il biglietto da visita.
- Quando volete... - dissi stanca e appagata - potete telefonarmi... –
Il giorno dopo ero alla fermata dell'autobus con il mio cappottino lungo fino alle caviglie e abbottonato fino sotto il mento in attesa. Tirava un'aria frizzantina e sentivo il freddo salire lungo le gambe inguainate nelle calze autoreggenti e lambire la passerina nuda e il ventre. Ero nuda sotto, totalmente. Guardai l'orologio: a secondi sarebbe arrivato il MIO autobus. Eccolo giungere puntuale e come al solito pieno come un uovo. Salii facendomi largo con i gomiti e riuscii a mettere piede sulla piattaforma. Mi guardai attorno lentamente e scorsi nell'angolo il mio uomo, quello del giorno prima che mi faceva un sorriso. Forse credeva non venissi. Mentre cercavo di avvicinarmi a lui, vidi che parlottava con un amico di fianco a lui. Mi eccitava la cosa: aveva portato dei rinforzi. Per un attimo temetti di perdere gli occhiali, poi li ripresi e me li aggiustai sul viso. Intanto vedevo che i due uomini stavano cercando di farmi strada verso di loro. Infatti, il mio uomo, grazie alla sua stazza si stava aprendo un varco nella ressa. Mi raggiunse e cercava di farmi largo per farmi passare. Io approfittai della cosa e gli scivolai di fianco strusciando con le mani fra le sue gambe dove avvertii un gonfiore sollecito. Lentamente mi spostai nell'angolo, dove l'amico stava facendomi posto. Ora ero a posto. Davanti a me i due uomini coprivano completamente la visuale. Avevo un leggero margine di spazio e abbassai le mani cercando di toccarli nei punti giusti. Avevo in mano i pantaloni di entrambi e sentivo i loro peni rigidi sotto la stoffa. A tatto dovevano essere di dimensioni rilevanti. Intanto i due, senza farsi notare dagli altri passeggeri mi avevano infilato una mano ognuno all'altezza del mio bacino e cercavano la fessura umida e calda della mia passerina. I loro visi erano leggermente congestionati e mi guardavano con un sorriso ebete che mi fece quasi ridere. Trovata la posizione e si alternarono da buoni amici a stimolare il mio grilletto, poi uno decise di andare oltre e s’insinuò nella mia vagina. La loro stimolazione cominciava a produrre i suoi effetti ed io iniziai a chiudere gli occhi e a tremare sotto le carezze manuali. Si accorsero che stavo per avere un orgasmo e cercai di rendere i loro movimenti più veloci e più precisi. Il primo intanto si era accorto che ero nuda anche sopra e. aperto un piccolo spiraglio nel cappotto, mi aveva afferrato un capezzolo. Vidi che stava cominciando a sudare e una piccola goccia di saliva appariva sulle sue labbra. Nella mia posizione non potevo resistere a lungo per cui cominciai ad avere delle contrazioni sempre maggiori e mi piegai leggermente in avanti per resistere il più possibile. L'orgasmo mi raggiunse finalmente e la mia passerina si riempì di umore che travasai sulle mani dei due uomini. Questi, lentamente estrassero le mani e cercarono un fazzoletto per pulirsi. La loro statura era tale che formavano un muro e i loro cappotti rendevano impenetrabile lo sguardo agli altri. Lentamente mi lasciai scivolare verso terra. I due capirono le mie intenzioni ed aprirono i cappotti e per farmi spazio allargarono le gambe. Ora ero quasi seduta sui talloni ed avevo davanti la patta di entrambi. Mentre loro mi guardavano stupiti, sbottonai i loro pantaloni ed insinuai la mano per spostare le mutande ed estrarre uno dei due peni. L'uomo diventò rosso in viso mentre l'altro lo guardava curioso. Ora avevo il pene in mano, rigido come una mazza da baseball. Gli feci scendere la pelle esterna fino quasi alla base e liberai la cappella turgida e violacea. Mi accorsi che l'uomo si era profumato ampiamente le parti per cui non avvertii il solito odore acre del sesso. Evidentemente sperava succedesse quello che stava accadendo. Mentre tenevo ferma la pelle con una mano cominciai ad avviluppare la punta con le mie labbra e gli detti dei leggeri morsi. Sentii che l'organo aveva delle pulsazioni e cominciai a succhiarlo con un movimento che scendeva fino quasi ai testicoli per risalire lentamente stringendo le labbra attorno alla sua pelle. Guardai verso l'alto e vidi che aveva chiuso gli occhi, mentre l'altro mi guardava desideroso. Continuai a pompare metodicamente il pene finché avvertii delle contrazioni che mi fecero pensare ad una fuoriuscita di sperma. Bloccai la base del pene e mi fermai un attimo per fare rifluire il liquido. Intanto, dopo essermi guardata attorno, slacciai la parte superiore del paltò ed estrassi le mie grandi mammelle. L'uomo aveva aperto gli occhi mentre l'altro li stava addirittura sgranando per la sorpresa. Completamente nuda, probabilmente non mi pensavano! Inserii il pene fra le mie grandi coppe e cominciai a massaggiarlo dolcemente. Non dovetti aspettare molto. Improvvisamente un fiotto di sperma uscì dal condotto e mi bagnò abbondantemente le mammelle. Quando ebbe finito, sparsi accuratamente il liquido sul petto e accarezzando il pene che si stava ritirando ne lambii il residuo. Poi, estrassi un fazzoletto e mi asciugai. Riposi il pene nei pantaloni e mi appressai all'altro uomo. Questi arrossì violentemente ed ebbe un sospiro. Gli misi la mano sotto le mutande ed estrassi il suo pene rigido e profumato. Che bravi! Questo era più grosso dell'altro e più... (posso dirlo?) bello! Cominciai a lavorarlo con le mani e a baciarlo con le labbra, poi mi alzai e mi girai di spalle. L'uomo non capiva. Mi aprii il paltò e gli feci segno a gesti di mettermelo dietro! Capì e provò a inserirlo ma la posizione non glielo permetteva. Avrebbe dovuto muoversi col rischio di tradirsi per cui mi sussurrò all'orecchio - Dammi un appuntamento per questo... ti prego - Capii, mi abbassai e cominciai a leccarlo con calma e perizia. Lo portai lentamente ad avere un orgasmo e questa volta lo lasciai venire in bocca e mi sorbii tutto il suo nettare. Mi rialzai e lo guardai: era rosso in viso e congestionato. - Possiamo venire insieme? - mi chiese indicando l'amico. Gli presi una mano e la portai sulle mie grandi mammelle – Accarezzami un poco e tu toccami di sotto, sento una grande voglia - Prontamente mi accontentarono e mi portarono ad un nuovo orgasmo. Ero appagata quando l'autobus arrivò in piazza. Li guardai e sorrisi – Vi aspetto alla fermata dell'autobus domani... prendete un giorno di ferie... addio - e scesi lasciandoli sbalorditi.
Così, pensai di prendere l'autobus, di mattina, nell'ora di punta, nuda, con solo un leggero cappotto per coprirmi.
Frugai fra le mie cose e trovai l'articolo adatto: un soprabito lungo fino alle caviglie, abbottonato sotto il mento e con uno spacco dietro che partiva dal sedere, l'ideale!
Andai davanti allo specchio e mi spogliai.
Guardai il mio corpo con attenzione: le mie bianche tette erano grandi ma ancora sode, i fianchi larghi e morbidi e il sedere pronunciato e invitante.
Mi girai e rigirai.
Mi ero depilata attorno alla passera e si vedevano le grandi labbra pronunciate che disegnavano la fessura.
Nel complesso ero ancora seducente, nonostante quarantacinque anni e pensavo che gli uomini non si sarebbero tirati indietro se avessero avuto l'occasione di poterci provare.
Decisi di cominciare per gradi.
Come prima volta, avrei omesso di mettere la sottana e le mutande.
Indossai una camicia, un maglione, m’infilai un paio di calze autoreggenti e sopra il cappotto.
L'effetto era perfetto: nessuno avrebbe sospettato quello che c'era sotto. Solo io lo sapevo e la cosa mi stimolava moltissimo!
Uscii e mi diressi alla fermata dell'autobus.
La giornata era mite, tuttavia avvertivo l'aria risalire lungo le mie gambe e accarezzare la passerina. Era una sensazione nuova che mi rendeva euforica.
Alcuni uomini, fermi a chiacchierare, si voltarono al mio passaggio e per un attimo ebbi il timore che la spaccatura dietro si fosse aperta ma fortunatamente mi sbagliavo perché dopo avermi guardata, tornarono alle loro discussioni.
Alla fermata dell'autobus c'erano diverse persone.
Quando il mezzo arrivò, era strapieno, ma aprì ugualmente le porte.
Alcuni passeggeri scesero dallo sportello posteriore ed io subito salii e m’incuneai nel punto più fitto.
Mi guardai attorno e notai un uomo, alto e grosso, che nei giorni precedenti mi aveva osservato con insistenza e decisi che sarebbe stato la mia cavia.
Con movimenti lenti e striscianti riuscii a portarmi vicino e gli voltai le spalle mettendomi col sedere contro il suo bacino.
Finsi di essere sbattuta dalla folla e mi appoggiai contro di lui.
Sentii che il suo pene si stava risvegliando e la cosa mi stimolò.
L'uomo stava leggendo il giornale, ma quando si accorse della mia presenza, fece l'atto di riporlo nella borsa, davanti a lui e arrivò con la mano proprio contro il mio sedere.
Io intanto fremevo: non vedevo l'ora che si decidesse a toccarmi.
Con mia grande gioia, mentre cercava di mettere il giornale nella borsa, strisciò con la mano contro una mia culata.
Spinsi indietro e mi accorsi che si era fermato, forse sorpreso dal mio atteggiamento.
Nella ressa, finsi di farmi largo e sculettai contro la sua mano cercando di portarla vicino alla fessura del soprabito.
Lui rimase fermo, sconcertato, poi, si accorse dell'apertura e provò a toccarla. Incoraggiato dal fatto che non mi muovevo, riuscì ad inserire un dito fra i lembi e toccò la mia pelle nuda!
Ritirò immediatamente la mano di scatto mentre sorridevo pensando all'imbarazzo in cui si trovava: una donna in autobus, senza vestiti, penso fosse fuori del mondo per lui.
Approfittai della ulteriore gente che era salita per stringermi ancora di più addosso.
Sentii la mano ritornare sulla fessura e aprirla lentamente.
Questa volta si aiutò anche con l'altra.
Mentre teneva fermo un lembo con una, avvertì la pelle soffice e morbida del mio sedere.
Oramai non aveva più dubbi! Quella donna che era davanti a lui, e che sembrava lasciare fare, era senza mutande!
Lo sentii tossire ma non mi voltai, rimanendo immobile.
La sua mano ritrovò la fessura e penetrò all'interno.
Al contatto rabbrividii e per tranquillizzarlo spinsi col sedere.
Rinfrancato, lo sentii accarezzare il canalino e scendere verso la mia passera che era umida d’umore.
Allargai le gambe per agevolarlo e sentii il suo respiro farsi pesante.
Mi passò la mano sotto le gambe prendendo fra le dita le mie labbra carnose e cominciò a muoverle avanti e indietro, cercando di inserirle nella fessura.
Allargai, per quanto possibile le gambe e lo sentii penetrare e cercare a tasto il grilletto. Lo trovò e cominciò a stuzzicarlo mentre io mi muovevo appena appena, per fargli capire che mi piaceva e per non destare l'attenzione degli altri passeggeri.
Guardavo le persone intorno, ignare del nostro gioco clandestino e sentivo il cuore battere all'impazzata: era fantastico!
Il mio occasionale partner intanto continuava a masturbarmi e fu allora che, senza guardarlo, misi una mano dietro e sentii il suo membro, duro e rigido contro la stoffa. Cercai di prenderlo e mi accorsi che lui, si stava sbottonando i pantaloni.
Poi la sua mano prese la mia e la portò su una cosa calda e morbida: il suo pene.
Ero messa in una posizione scomoda e non riuscivo a prenderlo bene, ma non volevo voltarmi verso di lui, non ancora almeno.
Sentii che si muoveva contro la mia mano ed allora mi spinsi oltre.
Gli presi il pene e cercai di indirizzarlo nella fessura.
Lui capì subito e aprì i lembi del mio cappotto appoggiando la sua cappella contro il mio buchetto.
Scossi il sedere leggermente, cercando di farlo penetrare, ma la posizione non era delle migliori ed inoltre non potevamo muoverci troppo.
Comunque il solo sentirlo contro il mio sedere nudo mi eccitava moltissimo.
Intanto lui aveva di nuovo infilato un dito nella mia fessura, tenendo il membro contro il mio buchetto e cercava di farmi un ditalino.
Sentivo montare l'orgasmo e strinsi le cosce per farglielo capire.
Lui, infatti, accelerò i movimenti delle dita ed in breve venni così in piedi, bagnandolo col mio umore.
L'autobus si fermò.
Mi sfilai da lui e gli sussurrai, senza voltarmi.
- A domani... -
Poi scesi.
Una volta a terra mi guardai attorno per vedere se mi aveva seguito, ma ero sola. Attraversai la strada per prendere il mezzo pubblico che mi avrebbe riportato a casa.
Arrivò un bus a due piani.
Salii al piano superiore: era quasi vuoto.
Nei posti davanti c'era un uomo anziano, con gli occhiali, che leggeva il giornale.
Presi dalla borsa un paio di grandi occhiali da sole e un libro e mi sedetti davanti a lui. Aprii leggermente il paltò lasciando intravedere la mia passerina nuda, e mi misi a leggere.
L'uomo voltò la pagina del giornale e mi gettò una rapida occhiata.
Trasalì diventando rosso.
Il suo sguardo era fisso fra le mie gambe.
Si guardò attorno imbarazzato, poi si rimise a leggere.
Aprii di più le gambe, ma solo un’inezia per dargli la possibilità di assicurarsi che ero veramente senza mutande e senza gonna.
Vidi attraverso le lenti oscurate che sbirciava di lato, indeciso, poi ripiegò il giornale, si alzò e si sedette di fianco a me.
Io continuavo a leggere, fingendo indifferenza mentre dentro ero tesa ed eccitata al massimo.
Mi guardò di traverso, poi appoggiò una mano sul mio ginocchio.
Non mi mossi.
Lui diede un colpo di tosse, tolse la mano ed estrasse un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni asciugandosi la fronte.
Vedendo che non reagivo mise di nuovo la mano sul mio ginocchio e scoprì un poco la gamba.
Si accorse che ero nuda dalla cintola in giù eccetto le calze autoreggenti.
Guardò le mie gambe bianche e lisce e inghiottì la saliva.
Si asciugò la fronte poi cominciò ad accarezzare la coscia, mentre un filo di bava appariva sulle sue labbra.
Lentamente risalì fino alla mia pancia ed indugiò nel piccolissimo triangolo di pelo che avevo mantenuto come vezzo.
Sospirai senza alzare lo sguardo.
Scese con la mano fra le gambe, arrivando a toccare la mia fessura che era umida e calda.
Aprii leggermente le gambe, continuando a leggere.
Lui deglutì e mise la mano sulle mie grandi labbra, aprendole leggermente.
Spinsi in avanti il bacino invitandolo ad entrare.
Insinuò un dito nella fessura, mentre posavo il libro e mi appoggiavo allo schienale. Cominciò a muovere il dito dentro la vagina mentre gli occhiali gli si appannavano.
Era rosso in viso e temevo si sentisse male.
Lo guardai, sorrisi e col braccio lo invitai ad avvicinare il suo viso al mio sesso.
Si piegò verso la mia passerina e ne odorò il profumo.
Poi si alzò e si mise in ginocchio davanti a me, aprendomi le gambe e rimirando lo spettacolo che mai avrebbe pensato di vedere.
Le labbra rosee e calde erano lì davanti a lui che lo invitavano ad entrare nello scrigno. Delicatamente si chinò mentre con le dita esplorava il condotto umido e morbido.
Si tolse gli occhiali e cercò il piccolo promontorio da succhiare.
Lo trovò e con la lingua cominciò leccarlo mentre con le dita penetrava nella vagina.
Cominciai a mugolare sotto il suo massaggio e in breve ebbi un orgasmo bagnandogli la bocca.
Lui si asciugò con la mano e cercò il mio seno.
Lo fermai e lo invitai a sedersi.
Quando fu seduto, m’inginocchiai davanti a lui, gli aprii i pantaloni ed estrassi un membro grosso e duro.
Alzai il maglioncino ed aprii la camicia mostrandogli il mio petto generoso.
Presi il pene e lo avvolsi con le mie grandi tette stimolandolo.
L'uomo chiuse gli occhi e cominciò a gemere.
Per fortuna il bus andava al deposito e non saliva nessuno.
Dopo averlo manipolato per un certo tempo, cominciò a muoversi a scatti, poi un fiotto di sperma caldo mi bagnò i capezzoli e le tette.
Spalmai il tutto sul mio seno, poi, senza dire una parola, richiusi la camicia, abbassai il maglione, richiusi il cappotto, detti un bacio all'uomo che mi guardava annichilito e scesi al piano terra.
Suonai e alla prima fermata scesi .
Ero vicino a casa e così rientrai ed andai a farmi una doccia.
Guardai l'orologio: erano le nove.
Mio marito era in una filiale di provincia ed ero sola.
Potevo tentare qualcosa prima di mezzogiorno.
Mi profumai con cura, poi decisi di provare il massimo: uscire nuda.
Presi il cappotto e lo indossai.
La stoffa sul petto e sul sedere mi faceva uno strano effetto strusciando contro la pelle. Aprii cautamente l'uscio di casa ed uscii sul pianerottolo.
Un condomino scendeva le scale e mi lanciò un'occhiata: rabbrividii pensando a quello che sarebbe potuto accadere se avesse saputo che ero completamente nuda.
Scesi le scale ed uscii.
La giornata era mite, come ho detto, ma provai ugualmente un fremito a sentire l'aria lambire tutte le parti del mio corpo.
M’incamminai verso il parco.
Le panchine erano tutte vuote.
Ne cercai una molto riparata e sedetti agitata.
Cosa mi avrebbe riservato il destino?
Mi guardai attorno: lontano c'era una donna con un bimbo piccolo. Più vicino, due giovani stavano giocando a pallone.
Erano grandi, forse studenti. Infatti, quello in porta aveva segnato i limiti con due zaini.
Uno era in porta e l'altro calciava i rigori.
Ad un tratto il pallone arrivò vicino ai miei piedi.
Quello che era in porta corse a raccoglierlo, forse temendo una sgridata. Quando si chinò, aprii le gambe, guardandolo attraverso gli occhiali da sole.
Mentre si sollevava, vide la mia passerina scoperta ed ebbe uno scatto.
Si abbassò di nuovo per essere sicuro, poi corse verso l'amico.
Io osservavo la scena con trepidazione: cosa avrebbero fatto? Vidi che parlottavano fra loro.
Quello che mi aveva visto si agitava mentre l'altro lo guardava scettico.
Il primo prese il pallone e lo lanciò verso di me invitando l'amico ad andarlo a prendere.
Il secondo si avvicinò lentamente, poi quando mi fu vicino, raccolse il pallone e mi guardò.
Avevo le gambe strette e il paltò ben disposto sulle ginocchia.
Sembrò deluso, e si allontanò mentre io sorridevo.
Quando furono un davanti all'altro, parlarono a lungo e quasi litigarono, poi ripresero a giocare. Io li osservavo.
Il pallone ritornò dalle mie parti.
Mentre il portiere si avvicinava, estrassi un biglietto da visita di mio marito ed attesi. Quando il giovane mi fu vicino, mi alzai, aprii un attimo il paltò senza farmi vedere dall'altro e gli mostrai il mio corpo senza veli.
Il giovane rimase bloccato a mezz'aria, col pallone in mano e gli occhi sbarrati. Gli sussurrai indicando il biglietto
- Vi aspetto fra cinque minuti. Tutto gratis... - terminai, allontanandomi.
Giunta ad una certa distanza mi voltai e lo vidi fermo nella stessa posizione a guardarmi. Mi allontanai rapida e rientrai.
Mi chiusi la porta alle spalle e respirai profondamente.
La situazione mi aveva preso la mano ma il desiderio di continuare era grande.
Da un lato sperai che non venissero, dall'altro lo desideravo. Mentre stavo facendo questi ragionamenti, sentii suonare alla porta.
Feci un salto e mi sentii mancare.
Andai ad aprire e vidi i due ragazzi.
Senza parlare li invitai ad entrare.
Una volta dentro, aprii il paltò.
Vidi i due ragazzi trasalire, il loro sguardo accendersi e scambiarsi occhiate d’incoraggiamento.
- Mamma mia - disse uno toccando le mie mammelle - quanta grazia signora! e questa passera così invitante! –
Lasciai cadere il paltò e lo abbracciai.
L'altro intanto si era messo dietro di me e mi palpava il sedere.
Portai le mani sui pantaloni di quello davanti e li slacciai.
- Fatemi vedere i vostri gioielli -
Il giovane si calò rapido le mutande e mi mostrò un membro di dimensioni ragguardevoli, duro e rosso.
Il secondo ragazzo appena vide la scena, si aprì i pantaloni ed estrasse il suo.
Li presi in mano entrambi e mi chinai per baciarli.
I due ragazzi intanto mi accarezzavano le tette e mi toccavano dappertutto.
Erano in preda ad una grande eccitazione e ridevano nervosamente.
Dopo averli succhiati un poco, dissi a quello che mi aveva palpato il sedere.
- In quel mobile c'è della vasellina, ungimi un poco... -
Poi mi alzai e preso il pene del più grande, lo infilai fra le gambe.
Il ragazzo mi penetrò con un colpo mentre l'altro dopo avermi unto per bene m’infilò il suo membro nel buchetto del sedere.
Mi presero per i fianchi e cominciarono a sbattermi avanti e indietro con forza.
Non avevo mai provato un’esperienza simile e mi beavo del piacere che il mio corpo provava da questa doppia penetrazione.
I due giovani furono molto bravi perché continuarono a lungo mentre io passavo da un orgasmo all'altro.
Alla fine prima l'uno, poi l'altro riversarono il loro seme nella vagina e nell'intestino fermandosi ansanti.
Ero esausta e dovetti sedere, mentre li ripulivo.
Li salutai con un bacio e lasciai loro il biglietto da visita.
- Quando volete... - dissi stanca e appagata - potete telefonarmi... –
Il giorno dopo ero alla fermata dell'autobus con il mio cappottino lungo fino alle caviglie e abbottonato fino sotto il mento in attesa. Tirava un'aria frizzantina e sentivo il freddo salire lungo le gambe inguainate nelle calze autoreggenti e lambire la passerina nuda e il ventre. Ero nuda sotto, totalmente. Guardai l'orologio: a secondi sarebbe arrivato il MIO autobus. Eccolo giungere puntuale e come al solito pieno come un uovo. Salii facendomi largo con i gomiti e riuscii a mettere piede sulla piattaforma. Mi guardai attorno lentamente e scorsi nell'angolo il mio uomo, quello del giorno prima che mi faceva un sorriso. Forse credeva non venissi. Mentre cercavo di avvicinarmi a lui, vidi che parlottava con un amico di fianco a lui. Mi eccitava la cosa: aveva portato dei rinforzi. Per un attimo temetti di perdere gli occhiali, poi li ripresi e me li aggiustai sul viso. Intanto vedevo che i due uomini stavano cercando di farmi strada verso di loro. Infatti, il mio uomo, grazie alla sua stazza si stava aprendo un varco nella ressa. Mi raggiunse e cercava di farmi largo per farmi passare. Io approfittai della cosa e gli scivolai di fianco strusciando con le mani fra le sue gambe dove avvertii un gonfiore sollecito. Lentamente mi spostai nell'angolo, dove l'amico stava facendomi posto. Ora ero a posto. Davanti a me i due uomini coprivano completamente la visuale. Avevo un leggero margine di spazio e abbassai le mani cercando di toccarli nei punti giusti. Avevo in mano i pantaloni di entrambi e sentivo i loro peni rigidi sotto la stoffa. A tatto dovevano essere di dimensioni rilevanti. Intanto i due, senza farsi notare dagli altri passeggeri mi avevano infilato una mano ognuno all'altezza del mio bacino e cercavano la fessura umida e calda della mia passerina. I loro visi erano leggermente congestionati e mi guardavano con un sorriso ebete che mi fece quasi ridere. Trovata la posizione e si alternarono da buoni amici a stimolare il mio grilletto, poi uno decise di andare oltre e s’insinuò nella mia vagina. La loro stimolazione cominciava a produrre i suoi effetti ed io iniziai a chiudere gli occhi e a tremare sotto le carezze manuali. Si accorsero che stavo per avere un orgasmo e cercai di rendere i loro movimenti più veloci e più precisi. Il primo intanto si era accorto che ero nuda anche sopra e. aperto un piccolo spiraglio nel cappotto, mi aveva afferrato un capezzolo. Vidi che stava cominciando a sudare e una piccola goccia di saliva appariva sulle sue labbra. Nella mia posizione non potevo resistere a lungo per cui cominciai ad avere delle contrazioni sempre maggiori e mi piegai leggermente in avanti per resistere il più possibile. L'orgasmo mi raggiunse finalmente e la mia passerina si riempì di umore che travasai sulle mani dei due uomini. Questi, lentamente estrassero le mani e cercarono un fazzoletto per pulirsi. La loro statura era tale che formavano un muro e i loro cappotti rendevano impenetrabile lo sguardo agli altri. Lentamente mi lasciai scivolare verso terra. I due capirono le mie intenzioni ed aprirono i cappotti e per farmi spazio allargarono le gambe. Ora ero quasi seduta sui talloni ed avevo davanti la patta di entrambi. Mentre loro mi guardavano stupiti, sbottonai i loro pantaloni ed insinuai la mano per spostare le mutande ed estrarre uno dei due peni. L'uomo diventò rosso in viso mentre l'altro lo guardava curioso. Ora avevo il pene in mano, rigido come una mazza da baseball. Gli feci scendere la pelle esterna fino quasi alla base e liberai la cappella turgida e violacea. Mi accorsi che l'uomo si era profumato ampiamente le parti per cui non avvertii il solito odore acre del sesso. Evidentemente sperava succedesse quello che stava accadendo. Mentre tenevo ferma la pelle con una mano cominciai ad avviluppare la punta con le mie labbra e gli detti dei leggeri morsi. Sentii che l'organo aveva delle pulsazioni e cominciai a succhiarlo con un movimento che scendeva fino quasi ai testicoli per risalire lentamente stringendo le labbra attorno alla sua pelle. Guardai verso l'alto e vidi che aveva chiuso gli occhi, mentre l'altro mi guardava desideroso. Continuai a pompare metodicamente il pene finché avvertii delle contrazioni che mi fecero pensare ad una fuoriuscita di sperma. Bloccai la base del pene e mi fermai un attimo per fare rifluire il liquido. Intanto, dopo essermi guardata attorno, slacciai la parte superiore del paltò ed estrassi le mie grandi mammelle. L'uomo aveva aperto gli occhi mentre l'altro li stava addirittura sgranando per la sorpresa. Completamente nuda, probabilmente non mi pensavano! Inserii il pene fra le mie grandi coppe e cominciai a massaggiarlo dolcemente. Non dovetti aspettare molto. Improvvisamente un fiotto di sperma uscì dal condotto e mi bagnò abbondantemente le mammelle. Quando ebbe finito, sparsi accuratamente il liquido sul petto e accarezzando il pene che si stava ritirando ne lambii il residuo. Poi, estrassi un fazzoletto e mi asciugai. Riposi il pene nei pantaloni e mi appressai all'altro uomo. Questi arrossì violentemente ed ebbe un sospiro. Gli misi la mano sotto le mutande ed estrassi il suo pene rigido e profumato. Che bravi! Questo era più grosso dell'altro e più... (posso dirlo?) bello! Cominciai a lavorarlo con le mani e a baciarlo con le labbra, poi mi alzai e mi girai di spalle. L'uomo non capiva. Mi aprii il paltò e gli feci segno a gesti di mettermelo dietro! Capì e provò a inserirlo ma la posizione non glielo permetteva. Avrebbe dovuto muoversi col rischio di tradirsi per cui mi sussurrò all'orecchio - Dammi un appuntamento per questo... ti prego - Capii, mi abbassai e cominciai a leccarlo con calma e perizia. Lo portai lentamente ad avere un orgasmo e questa volta lo lasciai venire in bocca e mi sorbii tutto il suo nettare. Mi rialzai e lo guardai: era rosso in viso e congestionato. - Possiamo venire insieme? - mi chiese indicando l'amico. Gli presi una mano e la portai sulle mie grandi mammelle – Accarezzami un poco e tu toccami di sotto, sento una grande voglia - Prontamente mi accontentarono e mi portarono ad un nuovo orgasmo. Ero appagata quando l'autobus arrivò in piazza. Li guardai e sorrisi – Vi aspetto alla fermata dell'autobus domani... prendete un giorno di ferie... addio - e scesi lasciandoli sbalorditi.
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