Zefiro e Giacinto
di
Glady
genere
gay
Lo chiamavano la fichetta.
Tom trascorreva dai nonni una vacanza quasi coatta nel paese in collina e come adolescente trovava il luogo tedioso. Nel gruppo di compagni, raccogliticcio, alcuni del luogo e altri villeggianti, Edoardo era la vittima di scherzi anche pesanti per i suoi modi effeminati e per quella sua latente omosessualità che tardava ancora ad uscire dall’ambiguità. Tom stesso sentiva ribollire in sé strani desideri di violenza verso quello strano ragazzo, ma la sua educazione, il suo Super-Ego, glielo impediva.
Un pomeriggio sonnacchioso, mentre il paese dormiva, uno sparuto gruppetto di ragazzi si annoiava cazzeggiando all’ombra di un boschetto. La noia, si sa, non è spesso foriera di atti memorabili, e per Edoardo cominciò il solito tormento di prese in giro via via sempre più grevi. Ma quando cominciò la prevaricazione fisica, il senso di giustizia di Tom non potè rimanere nascosto e anzi esplose. Non era violento, ma potevo diventarlo, anche terribilmente, e i due ragazzi che stavano tormentando Edoardo ricevettero una dura lezione.
I giorni successivi furono più tranquilli e il clima rasserenato consentì ad Edoardo di vivere in pace.
Il giorno prima di tornare, finalmente, a casa, Tom ricevette un invito.
Edoardo lo voleva ringraziare per aver preso le sue difese con coraggio. Lo accolse nella sua casa di famiglia zeppa di libri, che trasudava cultura; dopo qualche convenevole, gli offrì in regalo una elegante riproduzione di Zefiro e Giacinto, di cui Tom non comprese il significato, poi, al momento del commiato, inopinatamente gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulle labbra.
Tom rimase bloccato, di più, paralizzato, dallo stupore che ebbe il sopravvento sul suo istintivo disgusto. Edo si inginocchiò e abbassata la cerniera dei jeans dell’amico, prese il suo cazzo in bocca e dopo averlo insalivato cominciò a succhiarlo, determinando a breve un’imponente erezione e facendogli provare un bruciante piacere fisico, fino all’esplodere della sua sborra nella bocca di Edoardo, che con il volto arrossato per l’emozione e ancora schizzato di sperma, gli occhi lucidi per l’emozione, sussurrò:
- Ti prego aprimi il culo, voglio sia tu il primo.
Si era tolto i pantaloni e gli offriva il suo culo tondo e tonico. La voglia ebbe il sopravvento sulle inibizioni, e la carne di Tom, dura e ancora lubrificata di sperma, lo sfondò e inondò di seme le sue viscere, mentre Edoardo gemeva dolcemente di piacere.
Tom tornò a casa stordito e vergognoso. Non fece ritorno mai più in quel paese, poiché anche i nonni, l’anno successivo, si trasferirono.
Fu l’unica esperienza omo della sua vita, che relegò nel suo Id, obliterandola.
Edoardo, non lo rivide più.
Tom trascorreva dai nonni una vacanza quasi coatta nel paese in collina e come adolescente trovava il luogo tedioso. Nel gruppo di compagni, raccogliticcio, alcuni del luogo e altri villeggianti, Edoardo era la vittima di scherzi anche pesanti per i suoi modi effeminati e per quella sua latente omosessualità che tardava ancora ad uscire dall’ambiguità. Tom stesso sentiva ribollire in sé strani desideri di violenza verso quello strano ragazzo, ma la sua educazione, il suo Super-Ego, glielo impediva.
Un pomeriggio sonnacchioso, mentre il paese dormiva, uno sparuto gruppetto di ragazzi si annoiava cazzeggiando all’ombra di un boschetto. La noia, si sa, non è spesso foriera di atti memorabili, e per Edoardo cominciò il solito tormento di prese in giro via via sempre più grevi. Ma quando cominciò la prevaricazione fisica, il senso di giustizia di Tom non potè rimanere nascosto e anzi esplose. Non era violento, ma potevo diventarlo, anche terribilmente, e i due ragazzi che stavano tormentando Edoardo ricevettero una dura lezione.
I giorni successivi furono più tranquilli e il clima rasserenato consentì ad Edoardo di vivere in pace.
Il giorno prima di tornare, finalmente, a casa, Tom ricevette un invito.
Edoardo lo voleva ringraziare per aver preso le sue difese con coraggio. Lo accolse nella sua casa di famiglia zeppa di libri, che trasudava cultura; dopo qualche convenevole, gli offrì in regalo una elegante riproduzione di Zefiro e Giacinto, di cui Tom non comprese il significato, poi, al momento del commiato, inopinatamente gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulle labbra.
Tom rimase bloccato, di più, paralizzato, dallo stupore che ebbe il sopravvento sul suo istintivo disgusto. Edo si inginocchiò e abbassata la cerniera dei jeans dell’amico, prese il suo cazzo in bocca e dopo averlo insalivato cominciò a succhiarlo, determinando a breve un’imponente erezione e facendogli provare un bruciante piacere fisico, fino all’esplodere della sua sborra nella bocca di Edoardo, che con il volto arrossato per l’emozione e ancora schizzato di sperma, gli occhi lucidi per l’emozione, sussurrò:
- Ti prego aprimi il culo, voglio sia tu il primo.
Si era tolto i pantaloni e gli offriva il suo culo tondo e tonico. La voglia ebbe il sopravvento sulle inibizioni, e la carne di Tom, dura e ancora lubrificata di sperma, lo sfondò e inondò di seme le sue viscere, mentre Edoardo gemeva dolcemente di piacere.
Tom tornò a casa stordito e vergognoso. Non fece ritorno mai più in quel paese, poiché anche i nonni, l’anno successivo, si trasferirono.
Fu l’unica esperienza omo della sua vita, che relegò nel suo Id, obliterandola.
Edoardo, non lo rivide più.
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