Modella
di
Anonima
genere
etero
Ero una povera impiegatuccia in una piccola azienda, e sono stata messa in cassa integrazione. Sono Stefania, sono alta 1,66, abbastanza in carne e per dirla con onestà non mi piaccio per niente. Sono sposata da 12 anni con Remo e abbiamo due figli. Nelle lunghe giornate a casa oltre a fare la casalinga cercavo offerte di lavoro. Ne trovai una di una azienda di intimo che cercava donne in carne da fotografare con i suoi prodotti con la garanzia che erano solo per il mercato americano e sud americano. La cosa che mi piaceva era la cifra offerta 150€ per ciascun capo indossato. Certo che se cercavano persone paffutelle io ero adattissima. Provai a telefonare e mi dissero di richiamare il giorno seguente alle 11. Non dissi niente a Remo e la mattina dopo richiamai. Mi rispose una ragazza che mi chiese diverse cose, soprattutto se ero in carne , la taglia, se avevo un po’ di cellulite, se avevo mai fatto niente di simile. Mi disse di depilarmi solo le gambe e possibilmente lasciare stare tutto il resto e di presentarmi nel capoluogo, la tot data alle 9 di mattina al caravan dei servizi, che sarei stata esaminata dagli addetti. Indossai quella mattina un vestito intero con una cerniera sul davanti abbastanza scuro, reggiseno nero e mutandine nere, un paio di sandali con tacco e andai. Nel parcheggio dove mi era stato detto vi era un grosso camper quasi come un pulman e io essendo in anticipo aspettai. Ero onestamente molto intimorita, ma ben decisa a guadagnare qualche euro. Alle 9 bussai alla porta e un signore molto distinto mi fece accomodare. Mi portò in una specie di ufficio dove c’erano altri due signori uno sulla cinquantina e uno al massimo trentenne ma sicuramente meno. Si presentarono. Il tale che mi aveva aperto, circa cinquant’anni era il responsabile marketing dell’azienda di intimo. Il signore più anziano era il regista e direttore fotografico, mentre il giovane era il fotografo. Mi fecero accomodare e mi spiegarono la strategia di mercato per la zona americana. In poche parole capii che per far colpo sulle casalinghe e sulle donne comuni americane, molte assai grasse, pensavano appunto di ricorrere a immagini di donne normalissime, in modo che l’attenzione cadesse sul prodotto per tutti e sulla sensualità che anche una donna abbondantina poteva sprigionare. Mi dissero che onestamente cercavano donne ben più grosse di me, ma dato che ero lì, mi avrebbero comunque esaminata. Mi chiesero quanto nella vita normale fossi esibizionista. “Credo per niente, mi faccio vedere poco anche da io marito”. “Stefania, se vuol provare, bisogna che abbandoni le sue inibizioni, ben prima di iniziare gli scatti altrimenti ci rimettiamo soldi noi e tempo lei. Le posso garantire la serietà dello staff che lei vede qui davanti: ci creda non ci facciamo caso alle donne nude altrimenti, lavoriamo con modelle da sempre si figuri se i nostri occhi o le nostre mani escono dall’ambito professionale. Che mi dice??” Aveva parlato il direttore. Pensai un attimo, ma quei soldi mi facevano comodo: “Va bene, ci provo, ma dovrete scusarmi l’imbarazzo”. Mi portarono in un altro ambiente un po’ più grande con due divanetti. Loro si misero su uno, e dissero a me di andare all’altro che fu illuminato da una luce accecante. “Stefania molto lentamente si tolga il vestito”. Lo sapevo, ma lo avevo messo in conto. Abbassai tutta la cerniera fino alla pancia e poi lo sfilai dal basso verso l’alto e rimasi davanti a loro in mutandine e reggiseno. Mi fecero girare su me stessa alcune volte. “È tranquilla Stefania?? Si rilassa??”. “Sì, abbastanza”. “Adesso si sfili lentamente il reggiseno”. Mi sentivo sudare, ma portai le mani dietro la schiena e sganciai, poi abbassai le spalline e lo tolsi. “Cortesemente può prendersi le mammelle da sotto e sfregarle insieme?”. Avevo una quinta e il seno era abbastanza sodo, non cadente con dei grandi capezzoli. Lo feci. “Adesso per cortesia provi a baciarsi i capezzoli a turno”. Li portai vicino alla bocca che avevo abbassato e li baciai. “Stefania, intendo li succhi”. Lo feci alternando diverse volte i capezzoli. “Benissimo, Stefania è veramente brava, visto che si rilassa?? Vuole un po’ d’acqua, the freddo??”. “No grazie”. “Allora, adesso si metta di spalle a noi e lentamente si sfili le mutandine”. Non sapevo se andarmene, però adesso oltre ai soldi mi intrigava anche il gioco e mi dissi risoluta che dovevo andare fino in fondo. Mi voltai e iniziai ad abbassare le mutandine e nel piegarmi capii che stavo mettendo in mostra il mio sedere. Le tolsi e mi alzai dritta. “Adesso si giri verso di noi”. Come mi era stato detto non ero depilata per niente il pube e quindi avevo una bella foresta nera. “Stefania si segga che adesso veniamo noi da lei”. Mi sedetti e dopo qualche istante i tre erano intorno al divanetto. “Adesso Stefania stia tranquilla il fotografo la toccherà per vedere alcune cose, non si preoccupi, ovviamente se vanno bene a lui devo controllare anche io”. Il ragazzo mi venne da dietro e mi tirò tutta indietro e mi fece portare la testa più indietro possibile. Poi mi prese le tette in mano: “Direttore toste sono toste, anche troppo, in compenso ha degli ottimi capezzoli”. E con le dita prendeva i capezzoli e li tirava. Un’altra mano arrivò a una mia tetta: “Però ha gli alveoli poco marcati, occorre scurirli con del trucco, mentre i capezzoli vanno benissimo, anche meglio quando sono così turgidi”. Mi vergognai, perché voleva dire che quella cosa mi eccitava e lasciavo trasparire questo. Ancora per un po’ mi furono palpate le tette e allungati i capezzoli. Poi mi lasciarono il seno. “Adesso Stefania si metta in ginocchio sul divano e appoggi le mani giù, come se camminasse a quattro zampe. Lo feci e subito il fotografo mi fece allargare quanto possibile le gambe. Mi palpò le chiappe: “Queste vanno benissimo, c’è anche un po’ di buccia d’arancia, l’unico dubbio è non so quanto risalti la fessura”. Così dicendo mi allargò in modo osceno le chiappe. Un dito percorse tutto lo spacco fino all’ano. Mi irrigidii. “No Stefania, faccia la brava, lei ha un sedere che può fare il caso nostro, anche per certi capi più particolari, ma si deve far fare tutto quello che noi le diciamo, vedrà che anche lei inizierà a guardarsi in un modo diverso”. Cercai di rilassarmi, mentre le dita forzavano tutto intorno al mio forellino ben chiuso e vergine. Continuarono così per un po’. Poi sempre con uno che mi teneva le chiappe spalancate dissero: “Non male nemmeno questa macchia di pelo che avvolge la vagina, per alcuni scatti la lasciamo, poi la depiliamo. “Benissimo Stefania, adesso si sdrai a pancia in su, ecco così, appoggi pure la testa sul bracciolo, sì, bene ed ora la gamba interna la metta sulla spalliera, perfetto”. L’altra gamba mi fu presa e appoggiata su una sedia. Mi trovai così con le gambe completamente spalancate e intuii che l’esamino toccava alla passera. Le mani del giovanotto fotografo si fermarono sul monte di venere: “Questo pelo è come per l’altro, lo teniamo per alcuni scatti e poi lo sfoltiamo un po’.” Senza farsi problemi portò le dita alla mia vagina e aprì le grandi labbra. Le toccò a lungo, poi sentì la consistenza del clitoride: “Ha delle labbra sensibili e cicciotte, e un clitoride che se stimolato diventa visibile”, si mosse un po’ e spalancò la fessura: “È molto aperta, perfetta, si lubrifica molto adesso dobbiamo solo vedere se emette umori in quantità da bagnare le stoffe”. Il direttore mi disse: “Dobbiamo fare quest’ultima verifica Stefania, non vogliamo, ci mancherebbe, che raggiunga un orgasmo, ma dobbiamo valutare quanti umori emette. Se sta brava così e rilassata lo facciamo velocemente a quello che lei da a vedere”. In poche parole mi dissero che sarei venuta subito. Mi misero fra la fessura e l’ano un pezzo di una stoffa celeste. Poi il direttore si mise in ginocchio in terra e lui con una mano e il fotografo con un’altra mi allargarono le grandi labbra. Il direttore con l’altra mano iniziò all’improvviso a sfregarmi con forza il grilletto. Rimasi senza fiato. Un piacere infinito mi prese e iniziai a respirare rumorosamente. Aumentò vertiginosamente il ritmo e la pressione e iniziai a mugolare. Era dagli anni del liceo che nessuno mi masturbava più così. Raggiunsi l’orgasmo e il direttore lo fece durare abbastanza a lungo. Poi smise di toccarmi e mi lasciarono. Guardarono la stoffa: “Stefania, lei è molto brava e fa il caso nostro. Se vuole domani possiamo iniziare con il servizio. Al massimo facciamo tre ore, non di più. Purtroppo non possiamo presentarle il suo partner perché arriva domani, dato che in certe situazioni lavorerete in due. Per noi va benissimo. Se accetta mi raccomando tranquilla come oggi e disponibile”. “Va bene”, dissi stravolta e con un filo di voce: “A che ora?”. “Qui alle 9. Si rivesta pure e poi venga a firmare il contratto di là. Se ha bisogno del bagno è dietro l’ufficio”. Feci quello che avevano detto e ci salutammo alla mattina seguente. Ovviamente in casa non ne parlai. La mattina seguente puntualissima bussai, e venni ricevuta dai tre, i quali mi presentarono il mio partner. Rimasi senza fiato: Era un ragazzo bellissimo. “Allora Stefania è pronta per iniziare??”. “Sì”. Andammo nel fondo di quel caravan immenso e mi fecero entrare nello studio fotografico, per altro abbastanza piccolo. Il fondale era una tela che cambiava di colore, e prima del set vi era un tavolo con un’infinità di capi. Mi dissero che dati gli spazi mi sarei cambiata lì. Accesero le luci del set fortissime e colorarono il fondale di verde pastello molto chiaro. Mi dissero che avrei dovuto indossare per prima cosa un completino mutandine reggiseno. Mi spogliai nuda completamente e indossai, andai sul set e il servizio cominciò. Facemmo diversi scatti in posizioni diverse per ogni completino, e la cosa iniziò a piacermi. Mancava ormai poco a mezzogiorno, e il direttore disse: “Suppongo che sia stanca Stefania, ma dato che c’è qui Fabio (il partner) un solo breve servizio con lui, poi noi lavoriamo con lui e lei torna domattina”. Indossai un completino simile ai precedenti, ma molto più trasparente e andai sul set. Fabio, solamente in boxer si sedette in terra, girato con la testa verso di me. Mi fu detto di camminare lentamente verso di lui. Una volta arrivata proprio a lui, fermarmi, lentamente chinarmi, prendergli una mano, fargli sfiorare le gambe dal ginocchio in su, all’interno della coscia e portarlo fino al monte di venere. “Mi raccomando, lentamente e con sensualità”. Iniziai e lo feci mentre sentivo continui scatti della macchina. Ci fermammo con la mano di Fabio sul mio pube. Venne il fotografo, e senza dire niente estrasse le mie tette dal reggiseno, e con una specie di matita scurì i miei alveoli, e le rimise dentro. “Adesso Stefania, faccia alzare Fabio se lo porti dietro la schiena mentre lei sta a gambe abbastanza larghe, gli prenda le mani e si faccia palpare i seni in modo che i suoi capezzoli divengano più grossi possibile. Tu Fabio mentre la palpi baciale il collo e le spalle e con la patta sfregale il sedere”. Iniziammo questi scatti. quando il modello iniziò a palparmi i seni con forza e sapienza e sentii la sua lingua sul collo, mi eccitai davvero. Dopo un po’: “Fermi immobili, bravissimi così. Fabio tu adesso le metti le mani dentro le coppe ed estrai le mammelle, le continui a palpare e tiri anche i capezzoli, lentamente spingendola con il busto la fai piegare in avanti. Poi con la mano destra scendi sulla sua pancia ed entri nelle mutandine, fai in modo che l’elastico scopra il suo pube peloso e arrivi con le dita alla sua vagina. E vi bloccate così”. Lo fece, e quando introdusse la mano nelle mutandine mi venne la pelle d’oca e al suo tocco sulle labbra chiuse mi sfuggì un sospiro. Rimase immobile. “Stefania è stanca o vuole anche fare l’ultima parte di questo servizio??? Lo dica sinceramente perché è la parte che richiede più coinvolgimento”. “Per me va bene” dissi, perché volevo continuare quel gioco sensualissimo. “Bene, allora come prima cosa faccia in modo da eccitarsi e rendere più bagnata possibile la vagina, e tu Roberto devi giungere a una bella erezione. Se vi posso consigliare fate un lavoro reciproco. Toglietevi le mutande e massaggiatevi a vicenda, mi raccomando Fabio le tocchi solo il clitoride, altrimenti si sperde il liquido. Va bene Stefania?”. “Sì”. Dissi con un filo di voce e mi sfilai le mutandine. Si tolse i boxer anche Fabio e rimasi allibita di fronte al suo pisello. Era oggettivamente megadotato, e anche se a riposo, era gigantesco. Io lo guardai imbarazzatissima, ma lui probabilmente abituato mi disse: “Dai tranquilla facciamo i fidanzatini”. Allungò una mano e la portò fra le mie grandi labbra e iniziò a sfregarmi il clito. Iniziò anche a baciarmi e con l’altra mano entrò nello spacco del mio sedere puntando al forellino. Ricambiai timidamente i baci e gli presi il pisello in mano e iniziai a segarlo. Poi mi lasciai andare a una pomiciata. In breve il suo uccello divenne una colonna e io stavo quasi per godere. “Svelti rimettetevi le mutande. Lei Stefania le sfreghi nella vagina in modo che si bagnino proprio lì, e tu Fabio punta il pene contro i Boxer in modo che appaia l’erezione. Mettetevi di fianco e tu Roberto china la testa su la sua mammella e leccala, con la mano vai nel suo sedere e stuzzicale di continuo l’ano e anche più sotto, con l’altra tendi le mutandine sue davanti in modo che appaia chiaro il piacere. Lei Stefania metta il suo viso sulla testa di Roberto e lo baci. Con la mano sinistra si tocchi l’altra mammella pizzicandosi e tirando il capezzolo e metta la mano destra nei boxer di Fabio e lo masturbi, dovete arrivare all’orgasmo”. Da dietro la mano di Roberto entrò nella fessura della mia fichetta e iniziò a sditalinarmi, mentre io lo segavo con ingordigia. “Mi raccomando dovete godere insieme, no uno prima e l’altro dopo”. Ci volle un bel po’, poi entrambi godemmo. Mi sentii tutta la mano impastata di sperma. “Bravissimi, dai continuate ancora, ci vuole più feeling però, si così. Basta”. Tolsi la mano dai boxer di Fabio e andai in bagno seguita da lui. Quando ritornammo ci vestimmo normalmente. “Signori siete molto bravi ma manca un po’ di coesione fra voi. Vi do un consiglio, questo pomeriggio incontratevi soli, vi diamo noi una camera qui nell’albergo dove alloggiamo e scambiatevi tutte le informazioni necessarie per essere veri partner. Domani dovrete essere una coppia affiata”. Risposi: “Adesso devo andare a casa, va bene se torno verso le sedici??”. “Benissimo, lei bussi qui e vi accompagniamo in albergo”. il pomeriggio fummo portati in albergo, ci mostrarono una camera bellissima e ci lasciarono soli. Chiesi a Fabio quante volte lo aveva già fatto e lui mi rispose che era da un paio di anni che faceva quel lavoro. “Mi immagino, che sia tremendo dover fare certe cose con me invece che con le modelle bellissime”. “No non credere, tu sei molto calda e non si fa fatica, le modelle sono abituate e non vengono mai, e accarezzano distrattamente, tu invece mi hai fatto impazzire”. Si tolse la maglietta, mi abbracciò e mi baciò. Mi sbottonò la camicetta e la tolsi, poi mi sganciò il reggiseno e volò via. “Ho sentito con le dita che hai una passerina molto aperta, mentre il culetto è chiuso del tutto. Perché?”. Intanto si era messo seduto sul letto appoggiato alla testata e io gli baciavo il torace e lo accarezzavo fino alla cintura dei pantaloni. “Non l’ho mai fatto, ecco perché, non so se mi può piacere e poi mio marito non lo ha mai cercato”. “E di bocca ci sai fare?”. “È dagli anni del liceo che non lo faccio, ma si potrebbe ripassare la parte”. Con la lingua molle della mia saliva scesi verso la sua pancia e poi arrivai ai pantaloni. mentre gli leccavo l’ombelico, li sbottonai, abbassai la cerniera ed estrassi dai boxer il suo pisellone. Lo sbucciai e poi iniziai a leccargli la cappella, prima di accoglierla nella bocca. La succhiai e impastai fino a quando non divenne durissima. Mi staccai dalla sua asta: “Ho voglia”. Dissi perdendo ogni freno inibitore. Velocemente mi tolsi pantaloni e mutandine. “Fammi sentire se sei bagnata, non vorrei farti male”. Mi sdraiai e lui mise la testa fra le mie cosce mi leccò tutta. Poi si alzò e mi penetrò con quel pisello bellissimo. Mentre mi scopava disse: “Hai mai tradito tuo marito??”. “No, è la prima volta”. E aumentò il ritmo della scopata e anche la forza. Iniziai a mugolare e ansimare. Tolse l’uccello da dentro e mi fece mettere di fianco e mi scopò così. “Quale è la posizione che non hai mai provato??”. “Da dietro”. Mi fece mettere a pecorina e mi infilò! Intanto con un dito iniziò a massaggiarmi il forellino del culetto, mentre con l’altra mano andò al mio grilletto e iniziò a sfregarlo. Era meraviglioso sentire dentro quel pezzo di carne durissima e in poco giunsi a un violento orgasmo. Mentre ero al massimo del piacere mi chiese se ero curiosa di provare a farmi penetrare dietro. “Non lo so, adesso mi farei fare di tutto”. Bagnò le sue dita nei miei umori e iniziò a pigiare sull’ano. Un dito si fece strada, aumentando ancora il mio piacere. Poi un altro e iniziò ad andare su e giù. Poi sfilò l’uccello dalla mia vorace fica. Sputò sopra il bocciolo del mio sedere e cosparse la saliva. Bagnò di nuovo il pisello nella mia passera fradicia e lo puntò al mio culo. “Io ti sditalino fortissimo, tu fai pressione con il culetto e fattelo entrare dentro”. Iniziò a sfregarmi tutta la fessura della fica, e io lentamente spingevo il sedere contro il suo uccello. Sentii un po’ di dolore, quando la cappella forzò la mia verginità, ma detti un colpo più forte e accolsi il cazzo nel mio intestino. Iniziai subito a un godimento mostruoso da perdere i sensi, lo incitavo a sfondarmi la pancia, e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Dapprima mi inculò delicatamente e con movimenti leggeri e dolcissimi, poi sempre più forte fino a pomparmi selvaggiamente. Fui costretta a mordere un cuscino per non urlare e dopo poco che mi dimenavo per sentirlo sempre di più un fiume di sborra caldissima mi riempì le budella. pensai a quanto piacere avessi rinunciato fino ad allora, e mi lasciai andare sul letto. Dopo un po’ ci rivestimmo e tornammo nel camper. Il direttore disse: “Bravissima Stefania, abbiamo visto come lei ci sa fare, vi erano due telecamere che ci hanno trasmesso tutto. Lo sa che lei può guadagnare un sacco di soldi e divertirsi molto??? Le va di girare fotoromanzi hard con noi??? Le garantisco che i partner sono tutti belli, dotati e ci sanno fare. Se vuole poi, può coinvolgere anche suo marito. Ci pensi. E i ricordi che è molto facile mettersi in tasca anche diecimila euro al mese!”. Non sapevo se odiarli tutti o essere loro riconoscente. Certo l’idea di fare sesso lavorando non era male, e i soldi non erano così pochi: ma perché mio marito?? Dissi che nel giro di un paio di giorni avrei dato risposta e distrutta da quella chiavata me ne tornai a casa.
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Commenti dei lettori al racconto erotico