Ginetta non si ferma

di
genere
zoofilia

Dopo quella esperienza, Ginetta si tenne un po’ fuori dalla portata di Fulvio. Rientrato il padrone e un po’ di impegno in più sul lavoro le consentirono di stoppare i passaggi presso il luogo ove era situata la stalla e il recinto dell’animale. Non è che ciò non causava dispiacere e sofferenza in lei, ma doveva assolutamente evitare di ricadere in quella che era una tentazione continua.
Temeva di palesare, con qualche suo comportamento, a Tommaso quello che era la sua attrazione verso il cavallo.
Il suo sonno era sempre più un tempo di piacere e di sofferenza accompagnato da sogni aventi come attore primario il cavallo e lei di certo non da comparsa. Quando a volte si svegliava sognando il grosso membro della bestia che la penetrava dandole dolore e piacere, prima di tornare alla realtà piena, nel primo momento ancora non completamente sveglia le sembrava di sentire il nitrito di soddisfazione di Fulvio dopo la monta. Si portava in bagno per abluire la sua fica bollente di desiderio e umida di sborra venuta per effetto del sogno e si ripeteva che doveva restare ferma nella sua decisione.
La resistenza si infiacchiva. Un giorno in cui le era stato consentito di assentarsi dal lavoro a metà giornata, si decise a passare per vedere come stava la bestia. Nell’avvicinarsi al maneggio sentiva il cuore pulsare e una vampata di calore le saliva verso il cervello. Avvertì quasi un malessere quando al cospetto dell’animale, si accorse del modo di accoglierla da parte di Fulvio. Un nitrito prolungato, un correre all’impazzata nel suo ampio territorio e uno sbuffare forte e prolungato. Tommaso non c’era. Si decise ad entrare per una carezza all’animale certa di poter essere capace di controllarsi.
Quando fu dentro, Fulvio le si avvicinò mettendo immediatamente in mostra la sua poderosa asta. Ginetta si chiese: -Possibile che abbia conservato il ricordo di quanto avvenuto giorni prima?
Si mise ad accarezzarlo sulla groppa, non voleva andare oltre, Fulvio manifestava un nervosismo pericoloso, scalciava e nitriva tanto che Ginetta ne ebbe paura, ma poi pensò di tentare di placarlo grattandolo nel sottopancia. L’effetto non fu pieno, ma l’animale ebbe un immediato momento di pausa e Ginetta poté osservare come l’animale tirava su la verga battendola sotto pancia. Nella donna la resistenza si infiacchiva, lentamente la mano scivolò verso il cazzone dell’animale che prese tra le sue mani accarezzandolo con dolcezza e maestria. Si guardò attorno, era troppo esposta agli occhi di passanti e allora riuscì con non poca difficoltà a condurre l’animale dentro la stalla e qui immediatamente con la testa che le ardeva e una fica bollente come un vulcano, riprese immediato quello che stava facendo. Si mise a masturbare Fulvio e contemporaneamente, liberatasi dello slip, con la mano libera torturava il centro del suo piacere. In brevissimo sentì essere presa da uno orgasmo mai provato, sentì sulle sue mani quanto la natura le aveva fatto scorrere. Portò la mano verso la bocca del cavallo, non lasciando mai la verga di Fulvio. Questi, attratto dall’odore che proveniva dal liquido di cui era coperta la mano, con colpi di lingua vigorosi la leccò con immenso piacere della donna. Ginetta ne fu conquistata e allora non più capace di controllarsi avvicinò il suo viso verso il cazzo di Fulvio, mise fuori la sua lingua e si diede a percorrere tutta la lunghezza del membro della bestia con essa. Non capiva più nulla,, spalancò la bocca e tentò, riuscendovi, di accogliere in essa la parte terminale del membro. Fulvio quasi consapevole di quanto stava capitando si muoveva come se stesse montando una cavalla. Non ci volle molto, ad un tratto una ondata di liquido le riempì la bocca causandole in un primo momento un conato di vomito, poi assaporato quella calda sborra, deglutì tutto volendo ripagare la bestia per il piacere dimostratole nel leccare la sua. Distrutta si accasciò su una balla di fieno e si chiese: Ma la prossima volta dove arriverò? Un senso di vergogna le prese, ma non durò che pochi attimi, dietro di lei c’era Tommaso che certo aveva assistito e si era esaltato nel guardare quanto avvenuto. Ginetta comprese che a quel punto si trovava alla mercè di Tommaso. Di questo se ne avvide subito in quanto l’uomo le si avvicino e con fare sicuro le alzò la gonna dicendole:
- Bello l’effetto che ti ha procurato Fulvio, vero?
- Non posso nasconderlo, ma è stato un momento e un comportamento fuori di testa……
- Ma non devi scusarti, e poi non sei mica l’unica donna che prova piacere nel rapporto di sesso con animali.
Così dicendo le si sedette accanto, le prese la mano e senza esitazione la indirizzò verso la patta del pantalone. Ginetta avvertì l’indurimento che c’era all’interno.
- Dai,non fare la santarellina, prendilo in mano e fammi vedere se sei altrettanto brava con un uomo.
La donna comprese che non aveva alternativa e allora si decise di assecondarlo. Le tirò giù la cerniera e si trovò in mano un membro straordinariamente grosso. Gli lanciò uno sguardo di meraviglia e lui:
- Bello, vero? Ti potrà servire per allenarti per appagare il desiderio che oramai mostra di avere Fulvio.
- Ma cosa dici, Tommaso? –
Gli aveva dato il tu senza pensarci ed era la prima volta che accadeva
- Non preoccuparti, so mantenere per me il tuo vizietto, ti chiedo solo di poter assistere quando ti diletterai con Fulvio.
- Non credo che ritornerò più qua.
- Scusami se ti dico che non ci credo. Ho visto tutta la passione e il piacere che provavi nel contatto con la mia bestia.
Ginetta si sentì ad un tratto quasi rasserenata e avendo in mano quello che da tempo non sentiva più dentro la sua fica, si diede con poderosi colpi di mano prima , poi prendendolo in bocca a risentire tutto il gusto e il piacere che aveva provato nel tenere in bocca il membro del suo amico equino. Impegnata in quel piacevole e sublime momento cominciò ad aver confusione nella mente e quando Tommaso oramai al settimo cielo per il piacere che stava provando e mai prima provato, sottrasse il suo cazzo dalla bocca di lei e con assenza completa di delicatezza la prese, la strattonò costringendola a stendersi sulla balla di fieno e con impeto, con un colpo solo, la penetrò fino in fondo alla fica già irrorata da umori derivati dall’ orgasmo avuto. Ginetta sentì dentro di sé un membro enorme, forte, insaziabile. Si sentì travolta, non capiva più nulla e le sue invocazioni ne erano testimonianze:
- Bello, bello, dai continua, dacci dentro, sono la tua cavalla, fiaccami. Si. Fulvio, continua, si, sono la tua giumenta….
Tommaso al sentire quelle invocazioni si bloccò, tirò fuori il suo membro dal caldo e piacevole mondo del godimento di lei ed esclamò:
- Ginetta, che dici? Sono io e non Fulvio: Lo so, lo vuoi, vuoi assaporare sino in fondo il piacere che può darti, ma adesso accontentati di me e del mio cazzo.
Tommaso riprese il suo esercizio di monta nella fica e nel culo di Ginetta. Lei sentiva potente e soddisfacente dentro di sé un membro esageratamente grosso e duro che le procurava un piacere infinito. Alla fine, esausti ambedue, si distesero l’uno a fianco all’altra sul fieno sparso al cospetto di Fulvio che in quel momento era tornato quieto. Rimasero così per circa un’ora, poi Ginetta raccomandò a Tommaso perché tenesse per sé quella scoperta, in compenso, l’avrebbe volentieri gratificato in seguito con piacevoli incontri . L’uomo le garantì la piena solidarietà, anche perché aveva trovato in lei la donna capace di fargli provare piaceri insperati e nuovi e, perché no? Pensava anche al suo Fulvio che aveva mostrato di gradire le attenzioni di Ginetta.
La donna si avviò verso casa intontita per quella sequela di avvenimenti e con il segreto intento che sarebbe tornata in seguito per Tommaso e non certo per Fulvio.
Non so quanti dei miei cinque lettori crederanno alla sua determinazione……..

anonima capuana
scritto il
2011-05-24
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