Adesso basta!

di
genere
comici

Quando mi iscrissi all'Università lo feci per due motivi: il primo era quello di ampliare i miei orizzonti culturali, di aprire una nuova finestra sul mondo e di potermi confrontare con altre persone della mia età e di diversa provenienza. Il secondo era meno pubblico, e prevedeva l'ampliamento dei miei "orizzonti" sessuali con uomini e donne, di farmi possibilmente aprire per bene il culo e di conoscere altre persone che avessero i miei stessi gusti sessuali.
Ovviamente per amici e famigliari era sufficiente il primo motivo al fine di giustificare la mia presenza all'Università. Tuttavia quando scelsi la sede universitaria lo feci con molta cura.
Mio padre, tramite certe sue conoscenze ed amicizie, mi aveva trovato un alloggio in una grande città, sede universitaria di prestigio; tuttavia io ero insofferente alle cose preconfezionate e preferivo sbrogliarmela da solo, senza nessuno in mezzo che mi chiedesse conto delle mie azioni.
Così la scelta di quella che sarebbe stata la mia seconda casa per molti anni, cadde su di una città particolare, ne piccola ne grande, ma dove nel contempo vi fosse un certo tipo di "fermento".
Il luogo in cui mi trasferii qualche mese dopo era, ai tempi, davvero un gran porcaio. Dovunque ti voltavi trovavi occasioni per rapporti sessuali di vario genere; molto gettonati erano i rapporti omo e bi sessuali, dai quali rimasi subito affascinato.
Infatti devo ammettere che dal mio primo giorno di Università, al momento in cui ebbi occasione di farmi aprire in due lo sfintere, dando così sfogo alle mie curiosità in merito, non passò poi troppo tempo.
Tuttavia non tutti i miei amici decisero di allontanarsi così tanto dal luogo natio; alcuni di essi rimasero inchiodati nel medesimo contesto regionale, limitandosi ad iscriversi ad una delle facoltà universitarie disponibili nel capoluogo.
Si trattava, come comprensibile, di una libertà a metà, con il risultato che tutti sapevano comunque tutto di tutti e di quel che avevi o non avevi fatto; giusto o sbagliato che fosse poco importava. Le chiacchiere d'altronde si sa, hanno le ali e volano pure veloci, altro che cazzi!

Rossano, Pino e Mauro si erano trasferiti nel capoluogo e iscritti alla Facoltà di Economia e Commercio. Si conoscevano molto bene i tre, infatti erano stati compagni di scuola alle medie e poi al liceo, ragion per cui avevano deciso di iscriversi alla medesima facoltà e - la dove possibile - di preparare gli esami insieme.
Ovviamente, quando si trattò dell'alloggio, scelsero di andare ad abitare nello stesso appartamento, e questo fu l'inizio della fine della loro amicizia.
Incominciarono a insorgere malumori dati dal fatto che qualcuno saltava sistematicamente il turno delle pulizie, oppure per i pagamenti degli affitti che non erano sempre puntuali (con conseguente richiamo da parte del padrone di casa), o ancora perché non sempre veniva lasciato il bagno pulito dopo la doccia ... e via discorrendo. Se si vuole incasinare una amicizia tra uomini, molto spesso, basta fargli condividere gli stessi spazi vitali e voilà il gioco è fatto.
Naturalmente questo non fu che il principio della crisi tra i tre, che poi portò ad una definitiva rottura che dura ancora oggi, dopo più di venticinque anni. Fatto è che a complicare ancor più le cose tra i nostri protagonisti ci si mise, come al solito, una donna.

Vanna era una ragazzetta piccola di statura, brufolosa, con due belle orecchie a sventola e estremamente porca. Era nota nel "giro" degli universitari che se la ingroppavano, con il poco edificante nome di Topo Gigio e Rossano l'aveva conosciuta ad una festa organizzata da degli amici comuni.
Tra i due c'era stata subito intesa ed era scoccata la scintilla della passione, con il risultato che si erano ritrovati a scopare un po' dovunque: nei cessi dell'Università, in macchina, nella toilette del treno, in discoteca dietro la postazione del DJ e, naturalmente, nella sua camera dell'appartamento.
Ebbi modo di parlare con Rossano di Vanna e lui - con fare un po' spaccone - me ne decantò le migliori qualità.
"E' proprio una gran troia!", mi disse. "Le piace spalmarsi la sborra in faccia perché dice che le cura l'acne, ama essere scopata a pecora e in vari altri modi e posizioni, ma sopratutto adora essere inculata in profondità. Purtroppo, sopratutto durante l'amplesso anale, è piuttosto rumorosa".
"Cosa intendi per rumorosa", gli chiesi incuriosito.
"Intendo dire che urla dal godimento come una troia da casino, tanto da farsi sentire da tutti. Pensa che quando lo abbiamo fatto nella toilette del treno, è intervenuto persino il capotreno che ci ha cazziato malamente davanti agli altri passeggeri; così abbiamo rimediato una gran figura di merda".
Dopo qualche tempo e innumerevoli scopate "in trasferta", i due piccioncini concentrarono le loro attività riproduttive nella camera di Rossano, che divenne così la loro alcova, incuranti della presenza di Pino e Mauro, che a sentire quel po' po' di ululati durante le loro scopate, avevano preso ad ammazzarsi di seghe nel chiuso delle loro rispettive camere.

"Adesso basta!", disse un giorno Mauro esasperato, "Non ne posso più di questa situazione; quelle urla mi fanno ribollire il sangue. Quando quei due incominciano a scopare mi tocca accendere lo stereo e metterlo a volume alto in modo da non sentire quella troia".
"A chi lo dici", gli rispose Pino. "Pensa che l'altro giorno è venuto a trovarmi Paolo e proprio in quel momento la zoccola ha cominciato a gridare che voleva essere scopata nel culo. Non ti dico che figura di merda ho fatto; siamo stati costretti ad uscire e ad andare a parlare al bar sotto casa".
"Già, per giunta quando questi due rottinculo scopano e cominciano con tutto quel chiasso, mi viene un cazzo duro come il marmo. Se continua così uno di questi giorni entro in camera loro e mi scopo sia lei che lui".
"Sai che non è una cattiva idea?", gli fece eco Pino.
"Che cosa? Quella di scoparsi Rossano?"
"No, quella di fare un blitz in camera loro a cazzi spianati ... magari ci fanno anche partecipare!".
Così i due amici cominciarono a rimuginare e a fantasticare su di una possibile orgia a quattro. Chissà, si dissero, magari tutto questo esibizionismo da parte di entrambi era finalizzato a smuovere la loro attenzione.

Passò il fine settimana e fu di nuovo lunedì. Rossano e quella gran baldracca di Vanna tornarono dal week-end che avevano trascorso nella casa al mare di lei, a scopare come ricci ovviamente.
Appena arrivati non persero tempo a salutare nessuno degli altri due inquilini e si chiusero in quello che oramai era da tutti definito come "lo scannatoio", con l'intenzione di darci dentro per tutto il pomeriggio.
Rossano, però, era claustrofobico e non chiudeva mai a chiave la porta della sua camera. Pino e Mauro ovviamente lo sapevano e se non avevano, fino ad allora, fatto irruzione all'interno, era semplicemente perché conservavano ancora intatto un briciolo di dignità; ma ora tutto stava per cambiare.
Rossano non fece a tempo a chiudere la porta dietro di lui, che quella zoccola di Vanna gli appoggiò con forza una mano sulla patta dei pantaloni. Poi si tirò sulle punte dei piedi e lo abbracciò, ficcandogli tutta la lingua in bocca.
Il suo fidanzato, vista l'intensa attività sessuale a cui era sottoposto, stava andando avanti a forza di zabajoni, cioccolata e vitamine varie; quella continua spremitura di cazzo e di palle, al quale era costantemente sottoposto da lei, gli aveva per giunta procurato due belle occhiaie che lo facevano assomigliare ad un panda.
Comunque lui teneva "duro".
A quella vigorosa raspata di cazzo, lui rispose con una repentina erezione; così la prese di peso e la scaraventò sul letto. Si spogliarono e, in men che non si dica, erano già pronti per la scopata.
Vanna, sdraiata sul letto a gambe spalancate, si masturbava la fica con le dita, facendogli segno di venire immediatamente da lei. Lui non se lo fece ripetere due volte e ficcò la sua testa tra le sue cosce. Era bravo con la lingua e prese a leccare quegli umori vaginali che colavano abbondantemente da quella vulva già bella che dilatata.
La ragazza, naturalmente, incominciò a mugolare e a biascicare oscenità, prima con voce bassa e poi a volume sempre più alto.
"Siiiiiii .... cazzo, lecca ... lecca. Ahhh!!! Sono la tua troia!!!", diceva lei, perdendo tutti i freni inibitori.
Poi cambiò posizione, mettendosi sopra di lui in modo da fare un bel 69. Gli stampò la fregna fradicia sul viso affinché proseguisse con la leccata, mentre lei si occupava di succhiare il suo cazzo, divenuto duro come il granito.
Ora, dico io, uno penserà: "Essendo lei impegnata in una pompa di tal fatta, avrà smesso di far casino!". E invece no! non so dirvi come, ma pare che anche in quella posizione riuscisse ugualmente a guaire come una cagna in calore, facendosi sentire da tutti.
Dopo un po' di quel pompino imperiale chiese - sempre ad alta voce - a Rossano di essere scopata nella fica a pecora. "Dai ... dai, cazzo, dai ... scopami da dietro, dai. Aprimi in due la fica". Oramai Vanna era sparita e la troia che era in lei aveva preso il suo posto nel letto.
"Siii ... ahhh!!! Si, dai, così, così, più a fondo daiii ... Cazzo, sto godendooo!!! Non ti azzardare a venirmi dentro. Devi sborrarmi in faccia, lo saiii ... ahhh!!!", ordinava lei perentoriamente a Rossano, che fedelmente eseguiva i suoi ordini, realizzando così i suoi più lerci desideri.
"Basta ... basta ... basta", fece lei ad un tratto "Arrrghhh!!! ... vengo ... vengo ... cazzooo, vengooo!!!", e dalla sua fica oramai dilatata allo spasimo, colò una quantità impressionante di succhi vaginali, che andarono ad inzuppare le lenzuola sottostanti.
Poi lei si voltò e disse urlando: "Daiii, daiii, rompimi il culooo!!!". Ciò detto si mise in posizione e Rossano appoggiò la sua cappella turgida al suo ano, pronto a sfondarla come lei chiedeva.
In quella si aprì violentemente la porta, con un sonoro "sbam!". Sulla soglia c'erano Pino e Mauro completamente nudi e con i rispettivi cazzi, in piena erezione, in mano.
"Allora è qui la festa? Adesso ci siamo proprio rotti le palle! visto che non ci invitate a partecipare ci auto invitiamo noi!".
Rossano, a quella vista, trasalì e perse completamente il controllo del proprio corpo, sborrando copiosamente sul culo di lei. Vanna sollevò la testa dal cuscino e, vedendo quei due cazzi turgidi puntati contro di lei, cacciò un urlo di terrore; rotolò fuori dal letto e cercò scampo accucciandosi dietro la poltrona della camera.
I due coinquilini di Rossano, ingrifati come non mai, le andarono dietro per farle vedere da vicino la loro mercanzia, ma Rossano si mise in mezzo, assestando un sonoro calcio nelle palle rigonfie di Pino. Quello emise un urlo di dolore e si accasciò per terra, tirando giù tutti i santi del calendario.
Mauro reagì improvvisamente. Si girò e diede una ginocchiata nello stomaco di Rossano, che si piegò in due, finendo bocconi sul pavimento.
Nel frattempo Vanna era scappata in soggiorno e, da li, si era chiusa nel bagno, urlando come una sirena.
Rossano si era rialzato e aveva sferrato un cazzotto a Mauro, che andò a sbattere contro l'armadio. Insomma, quel parapiglia continuò per diversi minuti, fino a quando alle urla di Vanna si unì il suono delle sirene della "volante" dei Carabinieri, chiamati dai vicini esasperati dal casino messo su da quei quattro stronzi arrapati.

Quello che successe dopo ha del tragicomico: finirono tutti in manette e furono portati via così come si trovavano, ovvero nudi come vermi.
Ci pensò poi il quotidiano locale a sputtanarli definitivamente, mettendo nella pagina di cronaca la foto con le loro belle facce tumefatte in primo piano, accompagnata da nomi e cognomi dei protagonisti di cotanto bordello.
Quando le rispettive famiglie appresero quel che era successo, accadde il finimondo: Vanna venne ricondotta a casa dal padre, che la caricò sull'auto a forza di ceffoni dati con la mano aperta, dicendole: "Grandissima baldracca che non sei altro vergognati!!! Pensavo che tu fossi diversa da quella troia di tua madre, che ha passato la sua vita a cornificarmi, e invece scopro che sei uguale. Ah, ma adesso facciamo i conti: questo è l'anticipo, poi a casa ti do il resto!!!".
Rossano, Pino e Mauro, furono trattati in maniera altrettanto dura dai rispettivi genitori, con minaccia di ritiro dall'Università qualora avessero nuovamente dato scandalo. Così si separarono: Rossano andò ad abitare a diversi chilometri dal centro, mentre Pino e Mauro si trasferirono dalla parte opposta della città.
A Vanna venne proibito qualsiasi contatto con Rossano e fu costretta dal padre a ritirarsi dalla Facoltà di Economia e Commercio.
I protagonisti della storia, che conosco personalmente, non si frequentarono più e, nonostante sia passata un sacco di acqua sopra i ponti, evitano accuratamente ancora oggi ogni reciproco contatto.
A volte, in certe occasioni come ad esempio il matrimonio di qualche amico comune, ho tentato di farli ragionare in modo che mettessero una pietra sopra quei fatti così imbarazzanti. Ma ognuno di loro tira dritto e resta fermo sulle proprie posizioni.
"E Vanna che fine ha fatto?", chiederete voi. Da quel che so è quella che più ci ha guadagnato da questa storia: pare che dopo essere stata cacciata di casa, si sia data con successo alla professione più antica del mondo, oltre ad essere la più redditizia e totalmente esentasse, mettendo in pratica quel poco che aveva studiato, durante gli anni dell'Università, tra una scopata e l'altra.
scritto il
2018-12-01
1 . 6 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto sucessivo

Assenza giustificata
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.