Mamma Mignotta – Hai ragione
di
BadDog
genere
dominazione
Mamma Mignotta – Hai ragione
La vita frenetica di una mamma non è nemmeno immaginabile.
Tutta la settimana di corsa, prepara figli, prepara marito, porta a scuola figli, poi vai in ufficio, lavora come una disperata, poi torna a casa, sistema, segui i figli, segui il marito, poi forse, se non sei troppo morta, una sera ogni tanto si esce, a volte sole con le amiche, raramente sole con le amiche.
Per fortuna esiste il sabato, dove concentri tutto quello che in altri momenti non sei riuscito a fare.
Vai alla posta,paghi le bollette, le multe che quel cerebroleso di tuo marito ha preso, fai la spesa,vai a trovare i genitori.
Simona ed Andrea sono una coppia come tante altre, sposati da 15 anni, due figli, lei contabile e lui impiegato in banca, abitano fuori città, in un grazioso paesino, nel verde, collina, con tutti i servizi a qualche chilometro dalla loro bellissima villetta, con il bellissimo prato inglese, la bellissima piscina, il cane, i vicini simpatici, tutto bello.
Come tutte le mattine, Simona si prepara per uscire.
Mette un impegno maniacale per risultare sempre perfetta, odia le sue coetanee che il sabato e la domenica vanno in giro schiatte, con la tutona.
Ha un taglio di capelli che la fanno assomigliare molto a Valentina di Crepax.
Anche lei ha capelli neri e gli occhi sono verdi.
Ama sentirsi sempre in ordine e ha scelto con cura la lingerie, bordeaux in pizzo, una dolcevita ocra che mette ben in evidenza il seno di cui va fiera, una gonna appena sopra il ginocchio marrone, calze velate, scarpe con il tacco, cappottino
Andrea la attende in auto nel cortile, lei sale e mentre fa manovra Simona lo aggiorna sul programma della giornata “Dobbiamo passare alla posta e poi a fare la spesa, poi a trovare mia madre ma prima mi piacerebbe passare in via Roma perchè ho visto un vestitino bellissimo che sarebbe adattissimo per le feste”, Andrea annuisce e guida ascoltando la radio “Ma prima mi lasci da Don Paolo, ne avrò per una ventina di minuti, devo coordinarmi con lui per i festeggiamenti del Santo patrono”, Marco è agnostico e lei devotissima “Ma di nuovo? Sei andata anche mercoledì sera in parrocchia...”, Simona si avvicina all'orecchio di Andrea dandogli una leccatina al lobo “Dai amore. E' per una buona causa e poi io vado dal Don e tu alla posta e per questo week end non ne parliamo più” gli fa l'occhiolino complice, lui sorride innamorato.
Svolta a destra, sale lungo la morbida collina e arriva all'entrata della chiesa, Simona scende baciandolo “A dopo amore”, Andrea guarda la moglie bellissima che va verso la casetta adiacente alla chiesa dove abita Don Paolo, la vede suonare, il Don apre la porta ed entrambi lo salutano con la mano mentre Andrea riparte.
Andrea percorre alcuni chilometri, raggiunge la piazza del comune e parcheggia davanti alle Poste.
Spinge per entrare ma è tutto chiuso. Chiuso per manutenzione, legge sul cartello.... sconsolato e innervosito, “Ma in che paese viviamo che il sabato unico giorno in cui puoi fare tutto quello che non riesci a fare durante la settimana, anche le Poste sono chiuse? Incredibile” pensa decisamente innervosito.
Monta in macchina e percorre a tutta velocità la provinciale raggiungendo la canonica.
“Terrò compagnia a Simona mentre parla con il Don” pensa Andrea quando parcheggia.
Scende e si avvia presso la casetta del Don, suona, aspetta, niente, suona nuovamente, attende, nulla.
“Saranno in chiesa” riflette attraversando il cortile.
Prova ad aprire il portone che risulta chiuso.
Non possono essere spariti, si dirige verso la sacrestia, la porta si apre “E' permesso?” attende per qualche istante “c'è nessuno?”, con la testa dentro la piccola stanza ascolta per sentire l'invito ad entrare ma quello che riesce solamente a sentire sono voci confuse aldilà della porta della sacrestia.
Andrea si chiude alle spalle la porta senza alcun rumore e si muove con cautela nella piccola stanza di disimpegno, accosta l'orecchio alla porta socchiusa che da alla sacrestia. Voci soffocate, soffuse, alcune parole autoritarie, ordini, comandi e patimenti.
Cerca uno spiraglio e lo trova riuscendo a vedere una scena che lo inchioda, uno stupore che lo gela e lo lascia a bocca aperta.
Don Paolo, sdraiato supino sul tavolo al centro della sacrestia, con l'abito talare tirato su sino ai fianchi, le gambe nude a penzoloni e larghe e tra di esse Simona, seduta su una sedia con in una mano il cazzo duro del Don e nell'altra le palle che delicatamente massaggia.
“Bravo il mio porco che mi obbedisce senza discutere..... lo sai che la tua Padrona ti vuole senza mutande e tu la soddisfi sempre” mormora Simona con il cazzo in mano che mena lentamente.
“Adoro quando il mio porco si lascia sottomettere così...” continua leccando il bordo della cappella “sei il mio porco?” si chiede interrogando Don Paolo.
“Si sono un porco...” confessa il Don “sono un peccatore e me ne pento” continua con tono piagnucolante “MA TU NON SEI LA MIA PADRONA SEI SOLO L'IMMAGINE DEL DEMONIO”.
Simona fa la sua tipica faccia contrariata e gli stringe leggermente le palle nel pugno facendolo squittire di dolore
“Il diavolo è forse come me? Io non sono il diavolo, io sono solo una donna perduta” gli bacia la cappella “sono solo una donna che ama leccare il cazzo del suo Padre Spirituale” dice continuando a leccare la cappella “Vuoi che smetta?”.
“No mmmmm no..... continua ti prego...” chiede lui godendo delle attenzioni di Simona.
“Vuoi che smetta e che dica a tutti che sei un porco bastardo e che abusi di me tutte le volte che vengo in chiesa a confessarmi?”
“Noooo, ti prego no, non farlo..... cosa direbbero i parrocchiani..... mi piace come lecchi.... continua....” la supplica.
“E allora confessa che io sono la tua Padrona, la tua Dea del cazzo e che tu sei il mio schiavo”
“Si confesso sei la mia Dea e io il tuo schiavo” cede il prete gettando indietro la testa e godendo della bocca e delle carezze della donna.
“Ora ti lascio i compiti per la settimana” lei lo guarda fisso menando lentamente il cazzo “tutte le mattine vieni qui, ti inginocchi e ti seghi pregando la tua Dea e sborri dentro quel secchiello, voglio vedere quanto sperma produce il mio schiavo” ordina Simona.
Don Paolo si indigna “Tu sei matta, sei una peccatrice, figlia del diavolo, una porca e troia schifosa.... PENTITI, VERGOGNAAA” si ribella Don Paolo.
Simona lo fissa con rabbia, si butta sul cazzo e se lo ficca in gola pompandolo velocemente, Don Paolo gode mugolando e passa dall'urlo indignato ad un lamento godurioso, poi Simona sfila il membro vibrante del prete dalla bocca e con violenza gli infila due dita nel culo.
“Non ti azzardare mai più a ribellarti e ringrazia che ti ho scelto, dovresti solo essermi grato per quello che faccio per te. Obbedisci, segati tutte le mattine e prega la tua Dea che il prossimo sabato voglio misurare la tua sborra..... e adesso vieni in fretta che devo andare”.
Don Paolo gode, sta per venire, Andrea, spettatore casuale di quella scena si ritrae, esce nel cortile, richiude la porta senza farsi sentire, sale in macchina, ancora incredulo per quello che ha visto e aspetta.
Dopo alcuni minuti sale Simona, “Ciao amore” gli sorride, bellissima “è molto che aspetti?”. Andrea non riesce a crederci, come fa ad essere così diversa da quella che ha visto in sacrestia “Bhe vedi un po' tu, la posta era chiusa, sono rimasto in macchina aspettare, ma cosa avevi da dire al Don?”
Simona lo guarda fisso negli occhi stizzita e chiarisce “Il tempo per le cose importanti è sempre meno perchè è impegnato per delle cazzate e spesso queste cazzate sono volute da altri ma tu non puoi fare altro che subirle. Dunque, se riusciamo a dedicare un po' del nostro tempo per cose importanti come questa iniziativa di Don Paolo perchè non farlo?. Ti pare?”
Marco la guarda, quando lei fa quegli occhioni da cerbiatta e arriccia la bocca in quel modo non riesce a resisterle “Hai ragione”, accende l'auto, le sorride e parte per le commissioni del sabato.
La vita frenetica di una mamma non è nemmeno immaginabile.
Tutta la settimana di corsa, prepara figli, prepara marito, porta a scuola figli, poi vai in ufficio, lavora come una disperata, poi torna a casa, sistema, segui i figli, segui il marito, poi forse, se non sei troppo morta, una sera ogni tanto si esce, a volte sole con le amiche, raramente sole con le amiche.
Per fortuna esiste il sabato, dove concentri tutto quello che in altri momenti non sei riuscito a fare.
Vai alla posta,paghi le bollette, le multe che quel cerebroleso di tuo marito ha preso, fai la spesa,vai a trovare i genitori.
Simona ed Andrea sono una coppia come tante altre, sposati da 15 anni, due figli, lei contabile e lui impiegato in banca, abitano fuori città, in un grazioso paesino, nel verde, collina, con tutti i servizi a qualche chilometro dalla loro bellissima villetta, con il bellissimo prato inglese, la bellissima piscina, il cane, i vicini simpatici, tutto bello.
Come tutte le mattine, Simona si prepara per uscire.
Mette un impegno maniacale per risultare sempre perfetta, odia le sue coetanee che il sabato e la domenica vanno in giro schiatte, con la tutona.
Ha un taglio di capelli che la fanno assomigliare molto a Valentina di Crepax.
Anche lei ha capelli neri e gli occhi sono verdi.
Ama sentirsi sempre in ordine e ha scelto con cura la lingerie, bordeaux in pizzo, una dolcevita ocra che mette ben in evidenza il seno di cui va fiera, una gonna appena sopra il ginocchio marrone, calze velate, scarpe con il tacco, cappottino
Andrea la attende in auto nel cortile, lei sale e mentre fa manovra Simona lo aggiorna sul programma della giornata “Dobbiamo passare alla posta e poi a fare la spesa, poi a trovare mia madre ma prima mi piacerebbe passare in via Roma perchè ho visto un vestitino bellissimo che sarebbe adattissimo per le feste”, Andrea annuisce e guida ascoltando la radio “Ma prima mi lasci da Don Paolo, ne avrò per una ventina di minuti, devo coordinarmi con lui per i festeggiamenti del Santo patrono”, Marco è agnostico e lei devotissima “Ma di nuovo? Sei andata anche mercoledì sera in parrocchia...”, Simona si avvicina all'orecchio di Andrea dandogli una leccatina al lobo “Dai amore. E' per una buona causa e poi io vado dal Don e tu alla posta e per questo week end non ne parliamo più” gli fa l'occhiolino complice, lui sorride innamorato.
Svolta a destra, sale lungo la morbida collina e arriva all'entrata della chiesa, Simona scende baciandolo “A dopo amore”, Andrea guarda la moglie bellissima che va verso la casetta adiacente alla chiesa dove abita Don Paolo, la vede suonare, il Don apre la porta ed entrambi lo salutano con la mano mentre Andrea riparte.
Andrea percorre alcuni chilometri, raggiunge la piazza del comune e parcheggia davanti alle Poste.
Spinge per entrare ma è tutto chiuso. Chiuso per manutenzione, legge sul cartello.... sconsolato e innervosito, “Ma in che paese viviamo che il sabato unico giorno in cui puoi fare tutto quello che non riesci a fare durante la settimana, anche le Poste sono chiuse? Incredibile” pensa decisamente innervosito.
Monta in macchina e percorre a tutta velocità la provinciale raggiungendo la canonica.
“Terrò compagnia a Simona mentre parla con il Don” pensa Andrea quando parcheggia.
Scende e si avvia presso la casetta del Don, suona, aspetta, niente, suona nuovamente, attende, nulla.
“Saranno in chiesa” riflette attraversando il cortile.
Prova ad aprire il portone che risulta chiuso.
Non possono essere spariti, si dirige verso la sacrestia, la porta si apre “E' permesso?” attende per qualche istante “c'è nessuno?”, con la testa dentro la piccola stanza ascolta per sentire l'invito ad entrare ma quello che riesce solamente a sentire sono voci confuse aldilà della porta della sacrestia.
Andrea si chiude alle spalle la porta senza alcun rumore e si muove con cautela nella piccola stanza di disimpegno, accosta l'orecchio alla porta socchiusa che da alla sacrestia. Voci soffocate, soffuse, alcune parole autoritarie, ordini, comandi e patimenti.
Cerca uno spiraglio e lo trova riuscendo a vedere una scena che lo inchioda, uno stupore che lo gela e lo lascia a bocca aperta.
Don Paolo, sdraiato supino sul tavolo al centro della sacrestia, con l'abito talare tirato su sino ai fianchi, le gambe nude a penzoloni e larghe e tra di esse Simona, seduta su una sedia con in una mano il cazzo duro del Don e nell'altra le palle che delicatamente massaggia.
“Bravo il mio porco che mi obbedisce senza discutere..... lo sai che la tua Padrona ti vuole senza mutande e tu la soddisfi sempre” mormora Simona con il cazzo in mano che mena lentamente.
“Adoro quando il mio porco si lascia sottomettere così...” continua leccando il bordo della cappella “sei il mio porco?” si chiede interrogando Don Paolo.
“Si sono un porco...” confessa il Don “sono un peccatore e me ne pento” continua con tono piagnucolante “MA TU NON SEI LA MIA PADRONA SEI SOLO L'IMMAGINE DEL DEMONIO”.
Simona fa la sua tipica faccia contrariata e gli stringe leggermente le palle nel pugno facendolo squittire di dolore
“Il diavolo è forse come me? Io non sono il diavolo, io sono solo una donna perduta” gli bacia la cappella “sono solo una donna che ama leccare il cazzo del suo Padre Spirituale” dice continuando a leccare la cappella “Vuoi che smetta?”.
“No mmmmm no..... continua ti prego...” chiede lui godendo delle attenzioni di Simona.
“Vuoi che smetta e che dica a tutti che sei un porco bastardo e che abusi di me tutte le volte che vengo in chiesa a confessarmi?”
“Noooo, ti prego no, non farlo..... cosa direbbero i parrocchiani..... mi piace come lecchi.... continua....” la supplica.
“E allora confessa che io sono la tua Padrona, la tua Dea del cazzo e che tu sei il mio schiavo”
“Si confesso sei la mia Dea e io il tuo schiavo” cede il prete gettando indietro la testa e godendo della bocca e delle carezze della donna.
“Ora ti lascio i compiti per la settimana” lei lo guarda fisso menando lentamente il cazzo “tutte le mattine vieni qui, ti inginocchi e ti seghi pregando la tua Dea e sborri dentro quel secchiello, voglio vedere quanto sperma produce il mio schiavo” ordina Simona.
Don Paolo si indigna “Tu sei matta, sei una peccatrice, figlia del diavolo, una porca e troia schifosa.... PENTITI, VERGOGNAAA” si ribella Don Paolo.
Simona lo fissa con rabbia, si butta sul cazzo e se lo ficca in gola pompandolo velocemente, Don Paolo gode mugolando e passa dall'urlo indignato ad un lamento godurioso, poi Simona sfila il membro vibrante del prete dalla bocca e con violenza gli infila due dita nel culo.
“Non ti azzardare mai più a ribellarti e ringrazia che ti ho scelto, dovresti solo essermi grato per quello che faccio per te. Obbedisci, segati tutte le mattine e prega la tua Dea che il prossimo sabato voglio misurare la tua sborra..... e adesso vieni in fretta che devo andare”.
Don Paolo gode, sta per venire, Andrea, spettatore casuale di quella scena si ritrae, esce nel cortile, richiude la porta senza farsi sentire, sale in macchina, ancora incredulo per quello che ha visto e aspetta.
Dopo alcuni minuti sale Simona, “Ciao amore” gli sorride, bellissima “è molto che aspetti?”. Andrea non riesce a crederci, come fa ad essere così diversa da quella che ha visto in sacrestia “Bhe vedi un po' tu, la posta era chiusa, sono rimasto in macchina aspettare, ma cosa avevi da dire al Don?”
Simona lo guarda fisso negli occhi stizzita e chiarisce “Il tempo per le cose importanti è sempre meno perchè è impegnato per delle cazzate e spesso queste cazzate sono volute da altri ma tu non puoi fare altro che subirle. Dunque, se riusciamo a dedicare un po' del nostro tempo per cose importanti come questa iniziativa di Don Paolo perchè non farlo?. Ti pare?”
Marco la guarda, quando lei fa quegli occhioni da cerbiatta e arriccia la bocca in quel modo non riesce a resisterle “Hai ragione”, accende l'auto, le sorride e parte per le commissioni del sabato.
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