Il pieno di sborra
di
Pisellino
genere
orge
Lo stomaco pieno di sborra.
Non ne ho mai più ingoiata così tanta, un rimescolare dentro, assieme alla sensazione di acido mi è arrivato su il caratteristico odore di ammoniaca del liquido seminale quando ristagna, si è aggiunto al saporaccio dell’ultimo che mi ha sborrato in bocca, amarissimo, chissà cosa ha mangiato, sicuramente fuma ed ha assunto alcool. Una schifezza. Cavolo, pensavo, fra tutta quella che ho bevuto proprio in fondo quella più cattiva.
Malgrado questo ho cercato di digerirla e di non vomitare, le persone che in quel momento sono con me si sarebbero accorte di questa cosa e mi avrebbero chiesto cosa mi stesse succedendo.
Non sarebbe stato il caso, avrei dovuto liberarmi prima ma non ci ho pensato, adesso sono lì con loro.
Intendiamoci, ingoio sborra fin da quando ho memoria, ho bevuto litri di quella crema, conosco tutte le varianti di sapore ed odore che nascono dalle abitudini alimentari e di vita dei maschi, più si comportano male e peggiori sono l’odore ed il sapore del loro liquido seminale.
La ingerisco quasi ogni volta che vado con un uomo, uscita direttamente dai cazzi che poi ripulisco, dopo che si sono soddisfatti in ogni mio orifizio, scatenati in un tripudio di pompini, gole profonde, inculate multiple ed estreme, oppure l'ho succhiata sgorgante dal culo spanato di uno delle amichette che è stata appena sbattuta fino al limite assieme a me e che si scarica spruzzandomela in gola, magari mescolata alle altre cose che escono da quel posto, leccata via dal pavimento dove era finita, dal bordo della tazza del cesso, ma mai così tanta in una volta come in quel giorno della scorsa estate.
Si tiene la grande festa paesana annuale, nel parco attrezzato sulla sponda del fiume, giochi, musica, balli, canti e stand enogastronomici.
Uomini ubriachi, carichi, gonfi di vino e di voglia, le grasse mogli cicalecciano fra loro, ignare.
Un bel branco, ci sono anche quelli di fuori, capitati lì per l’occasione.
Ad un certo punto un paio di conoscenti mi hanno preso da parte: “Ciao fighetta, ce lo fai un pompino? Ma oggi gratis, eh!”.
Questi sono due ai quali non posso dire di no, miei clienti quando sono R. , si servono del mio culo e della mia bocca da tempo, assieme ed uno per volta. Lo fanno a P., in città, dove mi travesto e faccio la puttanella in minigonna, mi pagano profumatamente per sfogare le loro voglie.
Sono venuti al paese per la festa e mi hanno riconosciuto.
Due veri porci, mi piacciono, e non è un fatto trascurabile.
Ci siamo diretti verso un campo abbandonato lì vicino, un posto sicuro, raggiungibile con un viottolo seminascosto. Si arriva in una depressione, un anfratto ombreggiato, circondato da alberi e cespugli di rovi, invisibile.
Appena lì mi sono seduto sopra un tronco divelto, c’ero già stato per lo stesso motivo e sapevo cosa fare. Mi sono tolto i pochi abiti che ho addosso, bermuda e maglietta, roba fica, firmata, non voglio sporcarla, può essere colpita da qualche schizzo di sperma e macchiarsi. Ho tenuto solamente le mutande, il perizoma, aspiravo a non graffiarmi il culo sulla corteccia ruvida, ma quello non mi protegge minimamente.
I due si sono messi davanti a me con i pantaloni calati, io gli ho afferrato i cazzi, tenendoli in mano me li sono portati alla bocca, un po’ l’uno ed un po’ l’altro, succhiandoli a turno, sbrodolandoci sopra la mia saliva, di gusto.
Il fatto è che anche altri fra i presenti alla festa hanno notato i nostri movimenti, tipi furbi, che hanno sgamato subito cosa andavamo a fare.
Ci hanno seguiti.
“Ehi, guardate, li sta spompinando!” ha esclamato uno di quelli che è arrivato lì.
Tra l’altro, in quel momento ce li ho in bocca tutti e due, dentro fino allo spasimo, al soffocamento.
Che scena! In mezzo al campo ci sono io, praticamente nudo (anche se maneggio cazzi mi descrivo al maschile, qui non sono R., non lo posso essere), con due cazzi in gola ed una frotta di maschi tutto attorno.
Non so il numero preciso, venti, venticinque, forse di più, anche gente che non avevo mai visto prima.
Stanno lì a guardare, facendo battute sulla mia abilità di pompinaro e come sempre sul mio fisico glabro e femminile.
Il resto è venuto da se, qualcuno ha detto: “Facciamocelo succhiare anche noi!”.
Fin da ragazzino ho preso in bocca e fatto scaricare in questo modo gruppi di cazzi, mai così tanti.
E tutto gratis! Con tutti quei pompini avrei potuto tirare su un bel gruzzolo.
Ho fatto sborrare i due che erano già con me, i miei vecchi clienti, li ho bevuti entrambi, poi via di seguito. Grossi, piccoli, molli, duri, sporchi, puliti, tutti in fila, uno dietro l’altro.
“Suck, suck, suck! Slurp, slurp, slurp!”
C’è chi ha fatto fare tutto a me e si è fatto succhiare passivamente, chi mi ha scopato letteralmente la gola, quasi fino la vomito. Chi mi ha insultato, chi mi ha sussurrato nelle orecchie chiedendomi prossimamente il culo, chi, timido, è stato lì zitto.
Uomini che mai, in altre occasioni si sarebbero fatti vedere fare sesso con uno (una) come me, qui travolti dalla forza, dalla libidine che da il branco.
Mi sono dovuto, comunque, aiutare con le mani, smanettando mentre li succhiavo, altrimenti avremmo finito a notte fonda.
Quasi tutti mi hanno sborrato in bocca, con perversa soddisfazione, l’ho tenuta talmente aperta che non sentivo più la mascella.
In pochi hanno schizzato in faccia, imbrattandomi, l’ho ingoiata quasi tutta, non so nemmeno io il perché. Sono fatta così.
“Bevi, culetto d’oro, bevi, ingoia tutto, puttana!”.
Mi hanno incitato in quel modo ed io, troiona di prima categoria sono andata via di testa, gli ho dato retta, ho buttato giù.
“Glu glu glu…” fino all’ultima goccia.
Chi ce n’aveva poca, chi tanta, per loro è stato fico farsela ingoiare così, tutti assieme, poco più di un gioco.
Scherzare e sghignazzare su questa mia disponibilità a soddisfarli incondizionatamente.
Finalmente ha sborrato anche l’ultimo, il più vecchio di tutti, quello che ce l’aveva disgustosa, ricordo che mi ha tenuto ferma la testa mentre si svuotava, alla fine l'ha scrollato. Tutta, fino all'ultima goccia.
A questo quando capita gli faccio pompini tuttora (veramente in queste occasioni me lo mette anche nel culo), mi viene a cercare,lo bevo sempre ma non l’ha più avuta così cattiva.
Si sono dileguati tutti velocemente, tornati alla festa, dove faranno finta di nulla.
Mi sono rivestito e da solo sono tornato indietro.
Una bella indigestione di panna montata, ma ce l’ho fatta a non vomitare. In realtà l’ho cagata tutta quanta, a casa. Dopo mi sono lavato, profumato (anzi, lavata e profumata) ed ho indossato un paio di minuscole mutandine trasparenti, col pizzo, prima di uscire di nuovo.
Infatti la giornata non era finita, ho portato con me la borsa con le mie cose, quelle che mi fanno diventare femmina. C’era chi aspettava R. per portarla dai suoi padroni, quelli che pagano, che la comprano e si sollazzano col suo corpo in tutte le maniere.
A loro la bocca non sarebbe bastata.
Come sempre accade.
Non ne ho mai più ingoiata così tanta, un rimescolare dentro, assieme alla sensazione di acido mi è arrivato su il caratteristico odore di ammoniaca del liquido seminale quando ristagna, si è aggiunto al saporaccio dell’ultimo che mi ha sborrato in bocca, amarissimo, chissà cosa ha mangiato, sicuramente fuma ed ha assunto alcool. Una schifezza. Cavolo, pensavo, fra tutta quella che ho bevuto proprio in fondo quella più cattiva.
Malgrado questo ho cercato di digerirla e di non vomitare, le persone che in quel momento sono con me si sarebbero accorte di questa cosa e mi avrebbero chiesto cosa mi stesse succedendo.
Non sarebbe stato il caso, avrei dovuto liberarmi prima ma non ci ho pensato, adesso sono lì con loro.
Intendiamoci, ingoio sborra fin da quando ho memoria, ho bevuto litri di quella crema, conosco tutte le varianti di sapore ed odore che nascono dalle abitudini alimentari e di vita dei maschi, più si comportano male e peggiori sono l’odore ed il sapore del loro liquido seminale.
La ingerisco quasi ogni volta che vado con un uomo, uscita direttamente dai cazzi che poi ripulisco, dopo che si sono soddisfatti in ogni mio orifizio, scatenati in un tripudio di pompini, gole profonde, inculate multiple ed estreme, oppure l'ho succhiata sgorgante dal culo spanato di uno delle amichette che è stata appena sbattuta fino al limite assieme a me e che si scarica spruzzandomela in gola, magari mescolata alle altre cose che escono da quel posto, leccata via dal pavimento dove era finita, dal bordo della tazza del cesso, ma mai così tanta in una volta come in quel giorno della scorsa estate.
Si tiene la grande festa paesana annuale, nel parco attrezzato sulla sponda del fiume, giochi, musica, balli, canti e stand enogastronomici.
Uomini ubriachi, carichi, gonfi di vino e di voglia, le grasse mogli cicalecciano fra loro, ignare.
Un bel branco, ci sono anche quelli di fuori, capitati lì per l’occasione.
Ad un certo punto un paio di conoscenti mi hanno preso da parte: “Ciao fighetta, ce lo fai un pompino? Ma oggi gratis, eh!”.
Questi sono due ai quali non posso dire di no, miei clienti quando sono R. , si servono del mio culo e della mia bocca da tempo, assieme ed uno per volta. Lo fanno a P., in città, dove mi travesto e faccio la puttanella in minigonna, mi pagano profumatamente per sfogare le loro voglie.
Sono venuti al paese per la festa e mi hanno riconosciuto.
Due veri porci, mi piacciono, e non è un fatto trascurabile.
Ci siamo diretti verso un campo abbandonato lì vicino, un posto sicuro, raggiungibile con un viottolo seminascosto. Si arriva in una depressione, un anfratto ombreggiato, circondato da alberi e cespugli di rovi, invisibile.
Appena lì mi sono seduto sopra un tronco divelto, c’ero già stato per lo stesso motivo e sapevo cosa fare. Mi sono tolto i pochi abiti che ho addosso, bermuda e maglietta, roba fica, firmata, non voglio sporcarla, può essere colpita da qualche schizzo di sperma e macchiarsi. Ho tenuto solamente le mutande, il perizoma, aspiravo a non graffiarmi il culo sulla corteccia ruvida, ma quello non mi protegge minimamente.
I due si sono messi davanti a me con i pantaloni calati, io gli ho afferrato i cazzi, tenendoli in mano me li sono portati alla bocca, un po’ l’uno ed un po’ l’altro, succhiandoli a turno, sbrodolandoci sopra la mia saliva, di gusto.
Il fatto è che anche altri fra i presenti alla festa hanno notato i nostri movimenti, tipi furbi, che hanno sgamato subito cosa andavamo a fare.
Ci hanno seguiti.
“Ehi, guardate, li sta spompinando!” ha esclamato uno di quelli che è arrivato lì.
Tra l’altro, in quel momento ce li ho in bocca tutti e due, dentro fino allo spasimo, al soffocamento.
Che scena! In mezzo al campo ci sono io, praticamente nudo (anche se maneggio cazzi mi descrivo al maschile, qui non sono R., non lo posso essere), con due cazzi in gola ed una frotta di maschi tutto attorno.
Non so il numero preciso, venti, venticinque, forse di più, anche gente che non avevo mai visto prima.
Stanno lì a guardare, facendo battute sulla mia abilità di pompinaro e come sempre sul mio fisico glabro e femminile.
Il resto è venuto da se, qualcuno ha detto: “Facciamocelo succhiare anche noi!”.
Fin da ragazzino ho preso in bocca e fatto scaricare in questo modo gruppi di cazzi, mai così tanti.
E tutto gratis! Con tutti quei pompini avrei potuto tirare su un bel gruzzolo.
Ho fatto sborrare i due che erano già con me, i miei vecchi clienti, li ho bevuti entrambi, poi via di seguito. Grossi, piccoli, molli, duri, sporchi, puliti, tutti in fila, uno dietro l’altro.
“Suck, suck, suck! Slurp, slurp, slurp!”
C’è chi ha fatto fare tutto a me e si è fatto succhiare passivamente, chi mi ha scopato letteralmente la gola, quasi fino la vomito. Chi mi ha insultato, chi mi ha sussurrato nelle orecchie chiedendomi prossimamente il culo, chi, timido, è stato lì zitto.
Uomini che mai, in altre occasioni si sarebbero fatti vedere fare sesso con uno (una) come me, qui travolti dalla forza, dalla libidine che da il branco.
Mi sono dovuto, comunque, aiutare con le mani, smanettando mentre li succhiavo, altrimenti avremmo finito a notte fonda.
Quasi tutti mi hanno sborrato in bocca, con perversa soddisfazione, l’ho tenuta talmente aperta che non sentivo più la mascella.
In pochi hanno schizzato in faccia, imbrattandomi, l’ho ingoiata quasi tutta, non so nemmeno io il perché. Sono fatta così.
“Bevi, culetto d’oro, bevi, ingoia tutto, puttana!”.
Mi hanno incitato in quel modo ed io, troiona di prima categoria sono andata via di testa, gli ho dato retta, ho buttato giù.
“Glu glu glu…” fino all’ultima goccia.
Chi ce n’aveva poca, chi tanta, per loro è stato fico farsela ingoiare così, tutti assieme, poco più di un gioco.
Scherzare e sghignazzare su questa mia disponibilità a soddisfarli incondizionatamente.
Finalmente ha sborrato anche l’ultimo, il più vecchio di tutti, quello che ce l’aveva disgustosa, ricordo che mi ha tenuto ferma la testa mentre si svuotava, alla fine l'ha scrollato. Tutta, fino all'ultima goccia.
A questo quando capita gli faccio pompini tuttora (veramente in queste occasioni me lo mette anche nel culo), mi viene a cercare,lo bevo sempre ma non l’ha più avuta così cattiva.
Si sono dileguati tutti velocemente, tornati alla festa, dove faranno finta di nulla.
Mi sono rivestito e da solo sono tornato indietro.
Una bella indigestione di panna montata, ma ce l’ho fatta a non vomitare. In realtà l’ho cagata tutta quanta, a casa. Dopo mi sono lavato, profumato (anzi, lavata e profumata) ed ho indossato un paio di minuscole mutandine trasparenti, col pizzo, prima di uscire di nuovo.
Infatti la giornata non era finita, ho portato con me la borsa con le mie cose, quelle che mi fanno diventare femmina. C’era chi aspettava R. per portarla dai suoi padroni, quelli che pagano, che la comprano e si sollazzano col suo corpo in tutte le maniere.
A loro la bocca non sarebbe bastata.
Come sempre accade.
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