Cognate
di
laura m.
genere
etero
Cognate
La casa era un edificio a tre piani, lontano dal centro abitato e con un ampio spazio intorno, così come piace alla borghesia. I miei genitori abitavano al pianterreno, io e mio marito al primo, mio fratello e la sua mogliettina al terzo. Sul lato che dà verso la campagna, al secondo piano c’era un ampio terrazzo cui si accedeva dalle scale ed era fruibile da tutti; sotto il terrazzo era situato il garage, accanto al quale c’era pure uno spazio in cui si svolgevano molte attività estive, come le grigliate o la preparazione della salsa dei pomodori.
Appartengo ad una famiglia agiata e, pur essendo laureata in lettere, non lavoro; mio marito è architetto, mio fratello avvocato, avendo ereditato lo studio del babbo. Si è sposato tardi, ha quasi quaranta anni e ha preso in moglie una molto giovane, di venticinque anni, una farfallina rispetto alla posatezza di Andrea, mio fratello. Lei si chiama Elisa, io Adele, mio marito Carlo. Si sono sposati nemmeno un mese fa, con una festa notevole, con quasi cento invitati. La mia cognatina aveva incantato tutti, perché si era presentata con un abito da sposa generosamente scollato (ma il suo seno è piccolo), che le fasciava il corpo in modo da far risaltare le curve del bacino in maniera indecente. Non solo le rotondità erano accentuate, ma si poteva vedere benissimo la fenditura tra le due natiche, che, camminando, si muovevano ondeggiando richiamando l’attenzione di tutti. Le signore guardandole, esprimevano il loro disgusto facendo versacci e accenni alle altre signore; gli uomini anziani facevano finta di non vedere, tanto non ne avrebbero ricavato nulla; gli uomini giovani e meno giovani non si perdevano nemmeno uno di quegli ondeggiamenti, le donne infine, mentre facevano finta di non essere d’accordo, credo che morissero d’invidia. Anch’io in verità. Il più contento mi sembrava mio fratello che, se non l’avesse ancora assaggiate, quella sera si sarebbe dedicato certamente a quelle due morbide sfere.
Sono stati in viaggio di nozze quasi venti giorni, sono tornati ieri. Mio fratello stamani è andato a lavorare, la sposina si sta ancora risposando dalle fatiche della luna di miele. Io sono sdraiata all’ombra di un gazebo che abbiamo sistemato sul terrazzo e, visto che è possibile, mi sono tirata su la gonna e prendo un po’ di sole sulle gambe. Sto leggendo un romanzetto erotico, niente di speciale, anzi noioso. Si tratta di una donna matura a cui piacciono i ragazzi: li seduce, li invita a casa e si fa scopare, molto spesso davanti al marito, il quale ogni tanto partecipa ma solo per masturbare il ragazzo o prenderglielo in bocca aizzato dalla moglie. Devo dire che l’immagine del marito che succhia il giovane amante della moglie mi mette una certa prurigine. Non sono appassionata di romanzi porno, ma ogni tanto mi piace leggerli, perché a volte ti suggeriscono qualcosa di nuovo. E soprattutto li leggo per quel realismo che fa chiamare le cose con il loro nome. A me, quell’ipocrisia che avvolge la sessualità non è mai piaciuta, mi piace pensare che due persone quando dicono di amarsi si riferiscono al fatto che scopano. Quanto sarebbe bello e sincero dire invece di “io e mio marito ci amiamo”, comunicare agli altri “io e mio marito scopiamo”. Invece siamo pieni di tabu ed ipocriti. Ho cercato di trasmettere a mio marito questa mentalità e in privato ci comportiamo di conseguenza. “Ti va di farmi un pompino?” a volte mi dice, bello diretto senza tante smancerie. Ed anch’io se ho voglia mi presento davanti a lui senza mutandine e toccandomi la bernarda. Per questo mi piacciono i libri porno, per il linguaggio libero e realistico. Non allo stesso modo mi piacciono i film porno, che sono stupidi e senza dialoghi. L’unico film bello che ho visto è “Emmanuelle”, tratto da un romanzo altrettanto bello della Arslan. Il sesso lì viene accettato ed esibito con naturalezza. Ma applicarlo alla nostra società non è nemmeno da pensarci.
Questo ho pensato appena ho letto del marito che ciuccia il pisello del giovane amante della moglie… Chissà che farebbe mio marito …
Ma ecco che arriva Elisa, canticchiando e sorridendo, danzando quasi e piroettando, con la veste che si alza e fa vedere un po’ di cosce e le rotondità del sedere. Mi alzo, l’accolgo con un abbraccio e un bacio. «Come va? tutto bene?» - «Sìììììì, benissimo ...» e saltella. «Sei felice”, osservo. «Siiii, felicissima!». Sprizza felicità da ogni poro. Dovrei dirle: ti ama tanto tuo marito, invece mi scappa:
«Ti scopa bene mio fratello?» Si blocca immediatamente e mi guarda con faccia sbalordita. «Ma che dici?» Ed io facendo finta di non capire: «Non ti scopa?». Poi cerco di recuperare: «Dai, era una battutaccia, e poi fra donne giovani e per giunta cognate possiamo anche essere più spontanee, più libere nell’esprimerci… E allora? Fate bene l’amore?». Sembra accettare la proposta. «Sì, facciamo molto l’amore, ci troviamo bene ...». «Ne sono felice ...» e l’abbraccio per farle capire che sono veramente felice che lei e mio fratello trovino corrispondenza di desiderio. Tituba un po’, poi il suo abbraccio diventa forte come il mio. Sento il suo seno contrapposto al mio, la stringo di più per farle sentire l’impatto del mio seno abbondante; io appena avverto il suo, piccolo ma duro. Mentre ci sciogliamo dall’abbraccio, vado all’attacco: «Te la lecca?» Mi guarda torva. «E dai, tra donne … anche mio marito mi lecca e mi piace ...». È tutta rossa in viso … La guardo fissa, sorridendo quanto più dolcemente possibile. I suoi occhi luccicano di una gioia intima. «Si, te la lecca e ti piace … come ti capisco … ». E per dimostrarle la mia solidarietà le schiocco un bacio sulla guancia. «Dai, siediti, raccontami un po’ della tua luna di miele ...». Mi lascio cadere sulla sdraio e mi rialzo la veste perché il sole mi abbronzi le gambe. Lei si sdraia sulla sedia accanto alla mia. «Approfittane, prendi un po’ di sole anche tu, seppure non ne hai bisogno, che sei nera come una creola». È che voglio vedere le sue cosce. Lei si rimbocca la veste e mostra un paio di cosce notevoli. Il mio caro fratellino chissà quante volte gliele ha palpate … almeno ha a che fare, a quarant’anni, con una donna giovane e promettente. Lei intanto parla di paesi nuovi, di spiagge, di monumenti, di cibi strani. Guardandola con la coda dell’occhio vedo che si è sbottonata la camicetta per dare un po’ d’aria al petto. «Mi hai dato un’idea, anch’io voglio prendere un po’ di sole sulle tette … scusa il linguaggio … sai, sono abituata a parlare liberamente ...». Mi sorrise ed anche lei si libera della camicetta, mostrando, sotto il reggiseno, due seni piccoli piccoli. Io invece le squaderno davanti i miei due globi generosi e bianchi con la ciliegina in cima. Sgrana gli occhi nel vedermeli. «Le hai grosse e molto belle!». «Ti piacciono?» le chiedo mentre con le mani le alzo e le soppeso. «Ti invidio ...». «A tuo marito piacciono? Te le bacia? Ti succhia i capezzoli?» Diventa di nuovo rossa. «Come sei timida … dai … anche mio marito me le palpa e mi succhia i capezzoli. Sono cose che si fanno nell’intimità della camera da letto. Non siamo due bambine, siamo due donne sposate che fanno sesso regolarmente … perché nasconderlo?» Mi ascolta ma con la sguardo rivolto altrove. Però mi sembra incuriosita. Lascio per qualche minuto che torni a parlare del viaggio, delle città visitate. Mentre parla la guardo, le guardo la bocca immaginando come la usa quando fa i pompini, le guardo il seno e penso che non sarà capace di fare le spagnole, le guardo le cosce … le tiene strette, non vedo nemmeno che mutandine indossa. Per provocarla io allargo le mie e mi sistemo meglio le mutandine, do una sistemazione alle tette. Mi guarda affascinata anche se con qualche perplessità.
«Avevi fatto sesso prima di conoscere mio fratello?». Ci pensa un po’ … «Sì ...». «Beh, oggi è normale che non si arrivi più vergine al matrimonio … Avete visto qualcosa di strano durante il viaggio?». «Sì ...» e diventa rossa. Mi stuzzica e la mia curiosità aumenta. «Racconta, dai.». «Siamo stati in un locale in cui facevano spogliarello». Beh, è un buon metodo per tenere desto il desiderio sessuale. «Spogliarello di donne?». «No, uomini e donne, singolarmente e poi anche insieme … Le donne bellissime, gli uomini … avevano certi aggeggi … Ad un certo punto lo spettacolo prevedeva l’esibizione di una coppia; prima si corteggiano, poi si accarezzano, si spogliano … Lui aveva un coso enorme … mai viste cose simili. Guardavo mio marito con la coda dell’occhio, si controllava ma capivo che era eccitato. Anch’io lo ero, perché non avevo mai assistito ad una cosa come quella che avveniva sul palcoscenico... ». Il racconto si faceva interessane. Guardo Elisa, ma lei abbassa subito gli occhi; faccio la disinvolta: «Ma hanno fatto sesso davanti a tutti?». «Sì … lei glielo prende in mano e lo fa diventare duro, poi si china e lo porta in bocca, una cosa sorprendente perché riesce ad ingoiare almeno una metà di quella bestia ...». «Hai imparato qualcosa?». Le faccio la domanda sorridendo. Diventa rossa: «Sì ...». «Chissà quanto sarà contento mio fratello ...». «Mi dice che sono brava». «E anche lui è bravo?». «Sì … ma fai certe domande … ». «Scusa, ma sono così, diretta e senza ipocrisie… che hanno fatto poi quei due?». «Si sono toccati e accarezzati ovunque, poi lei si è aggrappata al collo di lui, che l’ha sollevata tenendola per il sedere e glielo ha infilato dentro. Stando in quel modo hanno fatto tutto il giro del palcoscenico per far vedere a tutti. Era una visione molto forte, ma più sorprendente era la reazione del pubblico … Tutti mostravano la loro eccitazione pubblicamente … li due alla mia sinistra, senza che io prima me ne accorgessi, si stavano masturbando reciprocamente … Ma anche quelli dietro facevano qualcosa a sentire i loro gemiti. Improvvisamente mio marito mi prese la mano e se la portò sugli inguini. Era durissimo come mai. Mi chiese se me la sentivo di fare qualcosa e di sbottonarmi la camicetta. Confesso che ebbi paura, ma poi vidi quelli sul palco che erano ancora lì, con lui che abbrancava le chiappe di lei e lei che sussultava ad ogni colpo dell’ariete. Mi sbottonai la camicetta, mio marito mi mise le mani sui seni, io gli aprii i pantaloni e glielo presi in mano. Era bellissimo. Peccato che durò poco, mi riempì la mano del suo liquido … Lui rimediò mettendomi la mano tra le cosce e cercandomi … La sua carezza arrivò molto gradita e appena sentii le sue dita dentro, ebbi l’orgasmo. Dopo di che ci alzammo e andammo in albergo a fare l’amore, in tutti i modi ….».
Ero turbata: il racconto di Elisa mi aveva messo in subbuglio … L'immagine di lei che lo prende in mano e quella soprattutto dei due che sul palcoscenico scopavano davanti al pubblico e in quella posizione acrobatica. Avrei voluto essere io aggrappata a quel gigante con dentro quel palo ardente che mi sondava le viscere …mio marito non ne sarebbe capace … Inavvertitamente mi portai le mani agli inguini e cominciai ad accarezzarmi: ero bagnata. Scosto le mutandine, metto un dito... della mano sinistra dentro, e con la destra mi strofino il clitoride, chiudo gli occhi. Come da un mondo molto lontano mi giunge la voce di Elisa: «Ma che fai?». Ed io: «Mi sto masturbando … il tuo racconto mi ha turbata … Dai, dimmi...». «Cosa devo dirti?». «Raccontami di nuovo di quei due … lui l’aveva grosso e duro?». «Sì, e lei lo ha preso in bocca … davanti a tutti … lo leccava, lo faceva scomparire nella sua bocca, poi lo tirava fuori … mai viste cose così ...». Cercavo di immaginare la scena mentre la mia mano strofinava il punto del mio piacere. Ho rivolto lo sguardo verso Elisa, era visibilmente turbata. «Ti piaceva guardarli? Avresti voluto essere lì con loro? L’avresti preso in bocca tu?». «Mi fai certe domande … sì, guardavo, mi piaceva, avrei voluto anch’io averlo in bocca e avrei voluto accarezzare il culo di lei, bello tondo, solido ...». «Avresti voluto accarezzare lei?». Era sorprendente la mia cognatina. «Sì, mi attirava...». «Tòccati». «Come?». «Toccati, accarezzati come faccio io». «Ma dai … ». Mi alzai, spostai la sedia proprio davanti a quella di lei, mi sfilai gli slip e mi misi a sedere a gambe aperte. «Voglio masturbarmi con te per quell’arnese grosso che ti ha fatto sognare … Toccati, fai come me, passa la mano sulla patata, fermati sul clito … pensa a quei due che scopavano davanti a tutti …. ridimmi come hanno fatto ...». Mi guardava perplessa, il suo sguardo andava dai miei occhi alla mia mano che frugava tra i miei inguini. «Lui era un mezzo gigante, tra le gambe gli pendeva un pene enorme, se lo accarezzò fino a quando non diventò turgido, duro … ». E mentre raccontava si alzò ancora di più la gonna e infilò una mano sotto gli slip. «Lei era nuda davanti a lui, un seno prorompente e un sedere tondo e alto. Si inginocchiò davanti a lui, che le toccò il viso con il suo arnese, poi lei aprì la bocca e lui glielo mise dentro, lentamente, quasi tutto ...». Adesso la sua mano si muoveva sotto gli slip ora velocemente ora adagio. «E poi?». «Poi lei gli si aggrappò al collo, lui le mise le mani sotto i glutei e la alzò, portò il suo bacino alla giusta altezza e la penetrò con un colpo solo …. bello ….». La masturbazione di Elisa divenne furiosa, anch’io ero eccitata al massimo. «Elisa sei bellissima … togliti le mutandine e guardiamoci mentre ci tocchiamo… ». Stavolta non fece resistenza, si sfilò gli slip e mi mostrò una fica rosea, con il pelo ben curato che faceva da cornice. Anch’io mi denudai del tutto e mostrai a Elisa il mio tesoro che appariva più selvaggio del suo, perché avevo un folto cespuglio di peli neri. «E poi andaste in albergo … ». «Sì, sul taxi Andrea volle che io tenessi una mano sul suo … ». «Cazzo ...» aggiunsi io. «Sì sul suo cazzo, e l’altra tra le mie gambe. Arrivammo in albergo pieni di libidine. Appena dietro la porta chiusa, Andrea lo tirò fuori e mi chiese di tenerglielo in bocca, come aveva fatto la ragazza sul palcoscenico. Più lo tenevo in bocca e più diventava duro ... era bello ...». «E poi ti chiavò?». «Sì mi fece sdraiare sul letto con i piedi penzoloni, tutta aperta … me lo ficcò dentro … non so quanto tempo stesse così… mi fece avere tre o quattro orgasmi, non ricordo, ma lui non veniva ...». Adesso si era infilata due dita dentro e si masturbava con maestria, io la guardavo con un misto di curiosità e col desiderio di essere io a manipolarla. «E poi lui venne?». «Mi chiese di girarmi, appoggiai i piedi a terra e il capo sul letto ...».«Alla pecorina … bello … e ?… ». «Facemmo un atto contro natura ...». «Contro natura? Ma come parli? Aveste un rapporto anale… ». Solo ad immaginare quella scena la mia eccitazione arrivò alla sommità e venni. «Lui fece piano, ma appena dentro ebbe due scossoni ed ebbe l’orgasmo. Mi sentii riempire da un fiotto caldo e a quella scossa ebbi un altro orgasmo, più violento dei precedenti ...». Si zittì, stette a frugarsi ad occhi chiusi e poi con un gemito lungo mi fece capire che era venuta.
La casa era un edificio a tre piani, lontano dal centro abitato e con un ampio spazio intorno, così come piace alla borghesia. I miei genitori abitavano al pianterreno, io e mio marito al primo, mio fratello e la sua mogliettina al terzo. Sul lato che dà verso la campagna, al secondo piano c’era un ampio terrazzo cui si accedeva dalle scale ed era fruibile da tutti; sotto il terrazzo era situato il garage, accanto al quale c’era pure uno spazio in cui si svolgevano molte attività estive, come le grigliate o la preparazione della salsa dei pomodori.
Appartengo ad una famiglia agiata e, pur essendo laureata in lettere, non lavoro; mio marito è architetto, mio fratello avvocato, avendo ereditato lo studio del babbo. Si è sposato tardi, ha quasi quaranta anni e ha preso in moglie una molto giovane, di venticinque anni, una farfallina rispetto alla posatezza di Andrea, mio fratello. Lei si chiama Elisa, io Adele, mio marito Carlo. Si sono sposati nemmeno un mese fa, con una festa notevole, con quasi cento invitati. La mia cognatina aveva incantato tutti, perché si era presentata con un abito da sposa generosamente scollato (ma il suo seno è piccolo), che le fasciava il corpo in modo da far risaltare le curve del bacino in maniera indecente. Non solo le rotondità erano accentuate, ma si poteva vedere benissimo la fenditura tra le due natiche, che, camminando, si muovevano ondeggiando richiamando l’attenzione di tutti. Le signore guardandole, esprimevano il loro disgusto facendo versacci e accenni alle altre signore; gli uomini anziani facevano finta di non vedere, tanto non ne avrebbero ricavato nulla; gli uomini giovani e meno giovani non si perdevano nemmeno uno di quegli ondeggiamenti, le donne infine, mentre facevano finta di non essere d’accordo, credo che morissero d’invidia. Anch’io in verità. Il più contento mi sembrava mio fratello che, se non l’avesse ancora assaggiate, quella sera si sarebbe dedicato certamente a quelle due morbide sfere.
Sono stati in viaggio di nozze quasi venti giorni, sono tornati ieri. Mio fratello stamani è andato a lavorare, la sposina si sta ancora risposando dalle fatiche della luna di miele. Io sono sdraiata all’ombra di un gazebo che abbiamo sistemato sul terrazzo e, visto che è possibile, mi sono tirata su la gonna e prendo un po’ di sole sulle gambe. Sto leggendo un romanzetto erotico, niente di speciale, anzi noioso. Si tratta di una donna matura a cui piacciono i ragazzi: li seduce, li invita a casa e si fa scopare, molto spesso davanti al marito, il quale ogni tanto partecipa ma solo per masturbare il ragazzo o prenderglielo in bocca aizzato dalla moglie. Devo dire che l’immagine del marito che succhia il giovane amante della moglie mi mette una certa prurigine. Non sono appassionata di romanzi porno, ma ogni tanto mi piace leggerli, perché a volte ti suggeriscono qualcosa di nuovo. E soprattutto li leggo per quel realismo che fa chiamare le cose con il loro nome. A me, quell’ipocrisia che avvolge la sessualità non è mai piaciuta, mi piace pensare che due persone quando dicono di amarsi si riferiscono al fatto che scopano. Quanto sarebbe bello e sincero dire invece di “io e mio marito ci amiamo”, comunicare agli altri “io e mio marito scopiamo”. Invece siamo pieni di tabu ed ipocriti. Ho cercato di trasmettere a mio marito questa mentalità e in privato ci comportiamo di conseguenza. “Ti va di farmi un pompino?” a volte mi dice, bello diretto senza tante smancerie. Ed anch’io se ho voglia mi presento davanti a lui senza mutandine e toccandomi la bernarda. Per questo mi piacciono i libri porno, per il linguaggio libero e realistico. Non allo stesso modo mi piacciono i film porno, che sono stupidi e senza dialoghi. L’unico film bello che ho visto è “Emmanuelle”, tratto da un romanzo altrettanto bello della Arslan. Il sesso lì viene accettato ed esibito con naturalezza. Ma applicarlo alla nostra società non è nemmeno da pensarci.
Questo ho pensato appena ho letto del marito che ciuccia il pisello del giovane amante della moglie… Chissà che farebbe mio marito …
Ma ecco che arriva Elisa, canticchiando e sorridendo, danzando quasi e piroettando, con la veste che si alza e fa vedere un po’ di cosce e le rotondità del sedere. Mi alzo, l’accolgo con un abbraccio e un bacio. «Come va? tutto bene?» - «Sìììììì, benissimo ...» e saltella. «Sei felice”, osservo. «Siiii, felicissima!». Sprizza felicità da ogni poro. Dovrei dirle: ti ama tanto tuo marito, invece mi scappa:
«Ti scopa bene mio fratello?» Si blocca immediatamente e mi guarda con faccia sbalordita. «Ma che dici?» Ed io facendo finta di non capire: «Non ti scopa?». Poi cerco di recuperare: «Dai, era una battutaccia, e poi fra donne giovani e per giunta cognate possiamo anche essere più spontanee, più libere nell’esprimerci… E allora? Fate bene l’amore?». Sembra accettare la proposta. «Sì, facciamo molto l’amore, ci troviamo bene ...». «Ne sono felice ...» e l’abbraccio per farle capire che sono veramente felice che lei e mio fratello trovino corrispondenza di desiderio. Tituba un po’, poi il suo abbraccio diventa forte come il mio. Sento il suo seno contrapposto al mio, la stringo di più per farle sentire l’impatto del mio seno abbondante; io appena avverto il suo, piccolo ma duro. Mentre ci sciogliamo dall’abbraccio, vado all’attacco: «Te la lecca?» Mi guarda torva. «E dai, tra donne … anche mio marito mi lecca e mi piace ...». È tutta rossa in viso … La guardo fissa, sorridendo quanto più dolcemente possibile. I suoi occhi luccicano di una gioia intima. «Si, te la lecca e ti piace … come ti capisco … ». E per dimostrarle la mia solidarietà le schiocco un bacio sulla guancia. «Dai, siediti, raccontami un po’ della tua luna di miele ...». Mi lascio cadere sulla sdraio e mi rialzo la veste perché il sole mi abbronzi le gambe. Lei si sdraia sulla sedia accanto alla mia. «Approfittane, prendi un po’ di sole anche tu, seppure non ne hai bisogno, che sei nera come una creola». È che voglio vedere le sue cosce. Lei si rimbocca la veste e mostra un paio di cosce notevoli. Il mio caro fratellino chissà quante volte gliele ha palpate … almeno ha a che fare, a quarant’anni, con una donna giovane e promettente. Lei intanto parla di paesi nuovi, di spiagge, di monumenti, di cibi strani. Guardandola con la coda dell’occhio vedo che si è sbottonata la camicetta per dare un po’ d’aria al petto. «Mi hai dato un’idea, anch’io voglio prendere un po’ di sole sulle tette … scusa il linguaggio … sai, sono abituata a parlare liberamente ...». Mi sorrise ed anche lei si libera della camicetta, mostrando, sotto il reggiseno, due seni piccoli piccoli. Io invece le squaderno davanti i miei due globi generosi e bianchi con la ciliegina in cima. Sgrana gli occhi nel vedermeli. «Le hai grosse e molto belle!». «Ti piacciono?» le chiedo mentre con le mani le alzo e le soppeso. «Ti invidio ...». «A tuo marito piacciono? Te le bacia? Ti succhia i capezzoli?» Diventa di nuovo rossa. «Come sei timida … dai … anche mio marito me le palpa e mi succhia i capezzoli. Sono cose che si fanno nell’intimità della camera da letto. Non siamo due bambine, siamo due donne sposate che fanno sesso regolarmente … perché nasconderlo?» Mi ascolta ma con la sguardo rivolto altrove. Però mi sembra incuriosita. Lascio per qualche minuto che torni a parlare del viaggio, delle città visitate. Mentre parla la guardo, le guardo la bocca immaginando come la usa quando fa i pompini, le guardo il seno e penso che non sarà capace di fare le spagnole, le guardo le cosce … le tiene strette, non vedo nemmeno che mutandine indossa. Per provocarla io allargo le mie e mi sistemo meglio le mutandine, do una sistemazione alle tette. Mi guarda affascinata anche se con qualche perplessità.
«Avevi fatto sesso prima di conoscere mio fratello?». Ci pensa un po’ … «Sì ...». «Beh, oggi è normale che non si arrivi più vergine al matrimonio … Avete visto qualcosa di strano durante il viaggio?». «Sì ...» e diventa rossa. Mi stuzzica e la mia curiosità aumenta. «Racconta, dai.». «Siamo stati in un locale in cui facevano spogliarello». Beh, è un buon metodo per tenere desto il desiderio sessuale. «Spogliarello di donne?». «No, uomini e donne, singolarmente e poi anche insieme … Le donne bellissime, gli uomini … avevano certi aggeggi … Ad un certo punto lo spettacolo prevedeva l’esibizione di una coppia; prima si corteggiano, poi si accarezzano, si spogliano … Lui aveva un coso enorme … mai viste cose simili. Guardavo mio marito con la coda dell’occhio, si controllava ma capivo che era eccitato. Anch’io lo ero, perché non avevo mai assistito ad una cosa come quella che avveniva sul palcoscenico... ». Il racconto si faceva interessane. Guardo Elisa, ma lei abbassa subito gli occhi; faccio la disinvolta: «Ma hanno fatto sesso davanti a tutti?». «Sì … lei glielo prende in mano e lo fa diventare duro, poi si china e lo porta in bocca, una cosa sorprendente perché riesce ad ingoiare almeno una metà di quella bestia ...». «Hai imparato qualcosa?». Le faccio la domanda sorridendo. Diventa rossa: «Sì ...». «Chissà quanto sarà contento mio fratello ...». «Mi dice che sono brava». «E anche lui è bravo?». «Sì … ma fai certe domande … ». «Scusa, ma sono così, diretta e senza ipocrisie… che hanno fatto poi quei due?». «Si sono toccati e accarezzati ovunque, poi lei si è aggrappata al collo di lui, che l’ha sollevata tenendola per il sedere e glielo ha infilato dentro. Stando in quel modo hanno fatto tutto il giro del palcoscenico per far vedere a tutti. Era una visione molto forte, ma più sorprendente era la reazione del pubblico … Tutti mostravano la loro eccitazione pubblicamente … li due alla mia sinistra, senza che io prima me ne accorgessi, si stavano masturbando reciprocamente … Ma anche quelli dietro facevano qualcosa a sentire i loro gemiti. Improvvisamente mio marito mi prese la mano e se la portò sugli inguini. Era durissimo come mai. Mi chiese se me la sentivo di fare qualcosa e di sbottonarmi la camicetta. Confesso che ebbi paura, ma poi vidi quelli sul palco che erano ancora lì, con lui che abbrancava le chiappe di lei e lei che sussultava ad ogni colpo dell’ariete. Mi sbottonai la camicetta, mio marito mi mise le mani sui seni, io gli aprii i pantaloni e glielo presi in mano. Era bellissimo. Peccato che durò poco, mi riempì la mano del suo liquido … Lui rimediò mettendomi la mano tra le cosce e cercandomi … La sua carezza arrivò molto gradita e appena sentii le sue dita dentro, ebbi l’orgasmo. Dopo di che ci alzammo e andammo in albergo a fare l’amore, in tutti i modi ….».
Ero turbata: il racconto di Elisa mi aveva messo in subbuglio … L'immagine di lei che lo prende in mano e quella soprattutto dei due che sul palcoscenico scopavano davanti al pubblico e in quella posizione acrobatica. Avrei voluto essere io aggrappata a quel gigante con dentro quel palo ardente che mi sondava le viscere …mio marito non ne sarebbe capace … Inavvertitamente mi portai le mani agli inguini e cominciai ad accarezzarmi: ero bagnata. Scosto le mutandine, metto un dito... della mano sinistra dentro, e con la destra mi strofino il clitoride, chiudo gli occhi. Come da un mondo molto lontano mi giunge la voce di Elisa: «Ma che fai?». Ed io: «Mi sto masturbando … il tuo racconto mi ha turbata … Dai, dimmi...». «Cosa devo dirti?». «Raccontami di nuovo di quei due … lui l’aveva grosso e duro?». «Sì, e lei lo ha preso in bocca … davanti a tutti … lo leccava, lo faceva scomparire nella sua bocca, poi lo tirava fuori … mai viste cose così ...». Cercavo di immaginare la scena mentre la mia mano strofinava il punto del mio piacere. Ho rivolto lo sguardo verso Elisa, era visibilmente turbata. «Ti piaceva guardarli? Avresti voluto essere lì con loro? L’avresti preso in bocca tu?». «Mi fai certe domande … sì, guardavo, mi piaceva, avrei voluto anch’io averlo in bocca e avrei voluto accarezzare il culo di lei, bello tondo, solido ...». «Avresti voluto accarezzare lei?». Era sorprendente la mia cognatina. «Sì, mi attirava...». «Tòccati». «Come?». «Toccati, accarezzati come faccio io». «Ma dai … ». Mi alzai, spostai la sedia proprio davanti a quella di lei, mi sfilai gli slip e mi misi a sedere a gambe aperte. «Voglio masturbarmi con te per quell’arnese grosso che ti ha fatto sognare … Toccati, fai come me, passa la mano sulla patata, fermati sul clito … pensa a quei due che scopavano davanti a tutti …. ridimmi come hanno fatto ...». Mi guardava perplessa, il suo sguardo andava dai miei occhi alla mia mano che frugava tra i miei inguini. «Lui era un mezzo gigante, tra le gambe gli pendeva un pene enorme, se lo accarezzò fino a quando non diventò turgido, duro … ». E mentre raccontava si alzò ancora di più la gonna e infilò una mano sotto gli slip. «Lei era nuda davanti a lui, un seno prorompente e un sedere tondo e alto. Si inginocchiò davanti a lui, che le toccò il viso con il suo arnese, poi lei aprì la bocca e lui glielo mise dentro, lentamente, quasi tutto ...». Adesso la sua mano si muoveva sotto gli slip ora velocemente ora adagio. «E poi?». «Poi lei gli si aggrappò al collo, lui le mise le mani sotto i glutei e la alzò, portò il suo bacino alla giusta altezza e la penetrò con un colpo solo …. bello ….». La masturbazione di Elisa divenne furiosa, anch’io ero eccitata al massimo. «Elisa sei bellissima … togliti le mutandine e guardiamoci mentre ci tocchiamo… ». Stavolta non fece resistenza, si sfilò gli slip e mi mostrò una fica rosea, con il pelo ben curato che faceva da cornice. Anch’io mi denudai del tutto e mostrai a Elisa il mio tesoro che appariva più selvaggio del suo, perché avevo un folto cespuglio di peli neri. «E poi andaste in albergo … ». «Sì, sul taxi Andrea volle che io tenessi una mano sul suo … ». «Cazzo ...» aggiunsi io. «Sì sul suo cazzo, e l’altra tra le mie gambe. Arrivammo in albergo pieni di libidine. Appena dietro la porta chiusa, Andrea lo tirò fuori e mi chiese di tenerglielo in bocca, come aveva fatto la ragazza sul palcoscenico. Più lo tenevo in bocca e più diventava duro ... era bello ...». «E poi ti chiavò?». «Sì mi fece sdraiare sul letto con i piedi penzoloni, tutta aperta … me lo ficcò dentro … non so quanto tempo stesse così… mi fece avere tre o quattro orgasmi, non ricordo, ma lui non veniva ...». Adesso si era infilata due dita dentro e si masturbava con maestria, io la guardavo con un misto di curiosità e col desiderio di essere io a manipolarla. «E poi lui venne?». «Mi chiese di girarmi, appoggiai i piedi a terra e il capo sul letto ...».«Alla pecorina … bello … e ?… ». «Facemmo un atto contro natura ...». «Contro natura? Ma come parli? Aveste un rapporto anale… ». Solo ad immaginare quella scena la mia eccitazione arrivò alla sommità e venni. «Lui fece piano, ma appena dentro ebbe due scossoni ed ebbe l’orgasmo. Mi sentii riempire da un fiotto caldo e a quella scossa ebbi un altro orgasmo, più violento dei precedenti ...». Si zittì, stette a frugarsi ad occhi chiusi e poi con un gemito lungo mi fece capire che era venuta.
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