L'amico di papà
di
Jesus
genere
gay
Questa storia risale a qualche anno fa. L'estate in cui compii 18 anni, mi recai assieme alla mia famiglia in vacanza, in Puglia, dove affittammo una villetta sul mare insieme a tre colleghi di papà. Mia sorella fortunatamente rimase in città perché, con lei in giro, non avrei potuto far nulla di ciò che mi ero prefissato, ovvero scopare in assenza dei miei con qualche bel ragazzo rimorchiato in spiaggia.
Siccome la nostra macchina era piena, mia madre mi informo che avrei viaggiato con Paolo che, essendo l'unico collega single, aveva l'auto praticamente vuota. Inizialmente protestai perché Paolo mi aveva sempre incutito un po' di timore a causa del suo carattere strafottente, ma salito in macchina mi rimangiai tutto.
Quello che avevo affianco era un orso: alto circa un metro e ottanta, grosso e muscoloso, sulla cinquantina (ma portati molto bene), con la barba nera folta e un vocione da orco.
Il tragitto per la casa delle vacanze durò circa due ore. Due ore durante le quali non smisi un attimo di fissare il suo pacco imponente, con la cappella che premeva contro il costume. Chissà perché, quella volta Paolo mi sembrò particolarmente simpatico e passammo il tempo parlando del più e del meno.
Quando arrivammo a destinazione, tutti andarono a tuffarsi, fatta eccezione per lui, che doveva inviare delle e-mail, e me. Io guardavo la tv, ma lo spettacolo più interessante era il pezzo di manzo vicino: curvo sulla scrivania, mostrava la schiena enorme e un culo rotondo e grosso che voleva uscire dal costume.
Quando finì di lavorare, disse che non aveva più voglia di andare al mare, e si recò in camera a cambiarsi. Io finsi di andare in bagno e lo seguii. Scelse delle mutande bianche dalla valigia, si sfilò i boxer e si cambiò. Io riuscii a guardarlo per un solo secondo, e che dire: era perfetto! Un cazzone enorme, con una cappella rossa tutta da succhiare, un culo peloso come piace a me, e cosce da urlo. Quanto mi sarebbe piaciuto farmi inculare da lui...
Uscito dal bagno, lo vidi seduto sul divano, a gambe aperte e a petto nudo. Faceva caldissimo ed io, convinto che sarebbe rimasto lì, uscii a fumare.
Ero nel vialetto di casa, intento a leggere i messaggi dagli amici, al telefono, quando me lo ritrovai dinanzi.
-Hai capito il nostro Matteo.
Rise mentro io diventavo rosso per la vergogna.
-Paolo, ti prego, non dirlo ai miei...mi uccidono.
-Tranquillo, sto scherzando. Lo posso fare un tiro?
Questa volta risi io, sollevato, e gli passai la sigaretta.
-Vedo che continui con la palestra.
-Si, ci vado ancora. Ma per ora i risultati non sono nemmeno paragonabili ai tuoi.
-Eh vabbè, tu sei un pivello.
Ridemmo ancora, poi lui iniziò a palparmi i pettorali e, anche se non lo davo a vedere, ero eccitatissimo.
-Non fare il timido. Guarda, questi sono pettorali!
Mi prese la mano e me li fece toccare. Cazzo! erano duri come pietre. Continuammo a toccarci in silenzio, poi mi afferrò per il culo e mi fissò negli occhi: Entriamo?
Ci fiondammo in camera. Mi tolse la maglietta e si sfilò i pantaloncini. Io gli strizzai il pacco e iniziai a leccargli i capezzoli turgidi. Era fantastico. Poi lui si tolse anche gli slip e mi mostrò fiero il suo bestione: un cazzo gigantesco. Mi inginocchiai e cominciai a giocare con la sua cappella. Lui mi afferrò con le mani e prese a spingermi la testa verso di lui, mentre io prendevo tutta la sua mazza in bocca.
-Succhia, vai, succhialo tutto.
Continuai con il pompino per un bel po', dopodiché mi risollevai e mi misi sul letto, a pecora.
-Allora sei proprio una troia. Preparati!
Mi spinse verso lo schienale del letto, si inginocchiò con la testa verso il mio culo, e iniziò a lavorarlo. Sputo e iniziò a leccare, lentamente, facendomi sentire la sua lingua bollente sul mio buchetto, pronto per essere distrutto. Sputò ancora una volta, e prese a penetrarmi con la punta della lingua, facendomi godere come un pazzo. Io ansimavo come non avevo mai fatto prima, e lo pregavo di continuare. Quindi si alzò, e mi mise la sua mazza tra le chiappe, per farmi sentire tutta la lunghezza e lo spessore.
-Ora ti faccio vedere io!
-Sono la tua troia. Scopami ora!
Mi poggiò la cappella sul culo, e capii che sarebbe stato molto, molto doloroso. Cominciò con calma, inserendolo poco per volta. Lo faceva apposta. Voleva che lo supplicassi di andare fino in fondo. Quando cominciò a fare sul serio, fu stupendo. Avevo il culo aperto in due, che si stringeva con forza attorno al suo cazzo.
-Vai, continua, sfondami.
-Che culo da puttana che hai! Continuerei fino a domani!
Dapprima lente, le botte presero forza. Io urlavo, e lui pure, con i suoi versi da orso arrapato.
-Ora ti sborro tutto!
Dopo avermi inculato a fondo, sfilò il suo bastone dal mio buco, mi diede una sculacciata vigorosa, e mi rimise il cazzo in bocca. Io lo segavo e lo prendevo in bocca. Sentivo che stava per venire.
Quando sborrò, lo sperma uscì a fiumi. Mi ricoprì la faccia con quel suo succo caldo, e con le dita raccolse tutte le goccie e me le fece ingoiare. Era la prima volta che ingoiavo. Fu fantastico.
Quando arrivarono gli altri, ci eravamo giá rivestiti. Io avevo il culo ancora aperto e quando dovetti sedermi a tavola feci fatica a contenere una bestemmia. Mangiammo fino ad abbuffarmi, e nessuno notò che io e Paolo ci fissavamo come indemoniati. Poi lui si avvicinò a me, e mi sussurrò all'orecchio:
-Non vedo l'ora di incularti di nuovo.
Ciò che successe nei giorni a seguire lo potete ben immaginare...
Siccome la nostra macchina era piena, mia madre mi informo che avrei viaggiato con Paolo che, essendo l'unico collega single, aveva l'auto praticamente vuota. Inizialmente protestai perché Paolo mi aveva sempre incutito un po' di timore a causa del suo carattere strafottente, ma salito in macchina mi rimangiai tutto.
Quello che avevo affianco era un orso: alto circa un metro e ottanta, grosso e muscoloso, sulla cinquantina (ma portati molto bene), con la barba nera folta e un vocione da orco.
Il tragitto per la casa delle vacanze durò circa due ore. Due ore durante le quali non smisi un attimo di fissare il suo pacco imponente, con la cappella che premeva contro il costume. Chissà perché, quella volta Paolo mi sembrò particolarmente simpatico e passammo il tempo parlando del più e del meno.
Quando arrivammo a destinazione, tutti andarono a tuffarsi, fatta eccezione per lui, che doveva inviare delle e-mail, e me. Io guardavo la tv, ma lo spettacolo più interessante era il pezzo di manzo vicino: curvo sulla scrivania, mostrava la schiena enorme e un culo rotondo e grosso che voleva uscire dal costume.
Quando finì di lavorare, disse che non aveva più voglia di andare al mare, e si recò in camera a cambiarsi. Io finsi di andare in bagno e lo seguii. Scelse delle mutande bianche dalla valigia, si sfilò i boxer e si cambiò. Io riuscii a guardarlo per un solo secondo, e che dire: era perfetto! Un cazzone enorme, con una cappella rossa tutta da succhiare, un culo peloso come piace a me, e cosce da urlo. Quanto mi sarebbe piaciuto farmi inculare da lui...
Uscito dal bagno, lo vidi seduto sul divano, a gambe aperte e a petto nudo. Faceva caldissimo ed io, convinto che sarebbe rimasto lì, uscii a fumare.
Ero nel vialetto di casa, intento a leggere i messaggi dagli amici, al telefono, quando me lo ritrovai dinanzi.
-Hai capito il nostro Matteo.
Rise mentro io diventavo rosso per la vergogna.
-Paolo, ti prego, non dirlo ai miei...mi uccidono.
-Tranquillo, sto scherzando. Lo posso fare un tiro?
Questa volta risi io, sollevato, e gli passai la sigaretta.
-Vedo che continui con la palestra.
-Si, ci vado ancora. Ma per ora i risultati non sono nemmeno paragonabili ai tuoi.
-Eh vabbè, tu sei un pivello.
Ridemmo ancora, poi lui iniziò a palparmi i pettorali e, anche se non lo davo a vedere, ero eccitatissimo.
-Non fare il timido. Guarda, questi sono pettorali!
Mi prese la mano e me li fece toccare. Cazzo! erano duri come pietre. Continuammo a toccarci in silenzio, poi mi afferrò per il culo e mi fissò negli occhi: Entriamo?
Ci fiondammo in camera. Mi tolse la maglietta e si sfilò i pantaloncini. Io gli strizzai il pacco e iniziai a leccargli i capezzoli turgidi. Era fantastico. Poi lui si tolse anche gli slip e mi mostrò fiero il suo bestione: un cazzo gigantesco. Mi inginocchiai e cominciai a giocare con la sua cappella. Lui mi afferrò con le mani e prese a spingermi la testa verso di lui, mentre io prendevo tutta la sua mazza in bocca.
-Succhia, vai, succhialo tutto.
Continuai con il pompino per un bel po', dopodiché mi risollevai e mi misi sul letto, a pecora.
-Allora sei proprio una troia. Preparati!
Mi spinse verso lo schienale del letto, si inginocchiò con la testa verso il mio culo, e iniziò a lavorarlo. Sputo e iniziò a leccare, lentamente, facendomi sentire la sua lingua bollente sul mio buchetto, pronto per essere distrutto. Sputò ancora una volta, e prese a penetrarmi con la punta della lingua, facendomi godere come un pazzo. Io ansimavo come non avevo mai fatto prima, e lo pregavo di continuare. Quindi si alzò, e mi mise la sua mazza tra le chiappe, per farmi sentire tutta la lunghezza e lo spessore.
-Ora ti faccio vedere io!
-Sono la tua troia. Scopami ora!
Mi poggiò la cappella sul culo, e capii che sarebbe stato molto, molto doloroso. Cominciò con calma, inserendolo poco per volta. Lo faceva apposta. Voleva che lo supplicassi di andare fino in fondo. Quando cominciò a fare sul serio, fu stupendo. Avevo il culo aperto in due, che si stringeva con forza attorno al suo cazzo.
-Vai, continua, sfondami.
-Che culo da puttana che hai! Continuerei fino a domani!
Dapprima lente, le botte presero forza. Io urlavo, e lui pure, con i suoi versi da orso arrapato.
-Ora ti sborro tutto!
Dopo avermi inculato a fondo, sfilò il suo bastone dal mio buco, mi diede una sculacciata vigorosa, e mi rimise il cazzo in bocca. Io lo segavo e lo prendevo in bocca. Sentivo che stava per venire.
Quando sborrò, lo sperma uscì a fiumi. Mi ricoprì la faccia con quel suo succo caldo, e con le dita raccolse tutte le goccie e me le fece ingoiare. Era la prima volta che ingoiavo. Fu fantastico.
Quando arrivarono gli altri, ci eravamo giá rivestiti. Io avevo il culo ancora aperto e quando dovetti sedermi a tavola feci fatica a contenere una bestemmia. Mangiammo fino ad abbuffarmi, e nessuno notò che io e Paolo ci fissavamo come indemoniati. Poi lui si avvicinò a me, e mi sussurrò all'orecchio:
-Non vedo l'ora di incularti di nuovo.
Ciò che successe nei giorni a seguire lo potete ben immaginare...
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