Una storia di guerra - Sesso e resistenza II
di
Farfallapazza
genere
etero
L’indomani mattina i due partigiani furono svegliati all’alba da un rumore proveniente dal piano di sotto. Non ebbero neppure il tempo di spaventarsi perchè immediatamente udirono la dolce voce di Anna che, rivolta alle vacche della stalla, le incoraggiava ad avvicinarsi per la mungitura.
- Buongiorno – le disse Piter, scendendo la scaletta
- Buongiorno dormiglioni!
- Che ora è?
- Son suonate da poco le otto… - e si avvicinò alla scala, asciugandosi il sudore con un panno - E’ un’ora che sono sveglia.. Con tutti quei bambini!...
Piter la osservò attentamente.
Quanto era bella! E così fresca, così tenera!
Nonostante si sforzasse, Piter non riusciva a togliersi di dosso l’immagine della notte precedente. Quella schiena bellissima, quel culo rotondo… Quell’uomo che la trattava da puttana!...
- Buondì - Jonny si avvicinò anch’egli alla donna – Munge le vacche?
- Ci stavo provando… - e così dicendo si allontanò per andare a sedersi di fianco alle mammelle piene di latt, coperta al loro sguardo da un piccolo muretto.
- Come è andata ieri sera? – chiese con tono da sempliciotto il più giovane
Piter, di tutta risposta si voltò allarmato verso il ragazzo e lo strattonò per un braccio, ma per non dare nell’occhio con la donna aggiunse immediatamente: - E’ venuta sua madre a trovarla?
Anna, che non aveva risposto nulla di tutta prima, disse – Si, è arrivata poco dopo che ci siamo lasciati…
Poi, uscendo allo scoperto con il secchio di latte in mano aggiunse: - Non vi immaginate quanto mi abbia fatto piacere! Era un po che non ci vedevamo…
- Posso immaginare – rispose Jonny, con al spudoratezza dei vent’anni – Non ha idea di quanto avremmo voglia anche noi di rivedere nostra madre!
La donna accennò un leggero sorriso al ragazzo, poi il suo sguardo enigmatico si posò su Piter.
Due occhi incredibilmente enigmatici. Allusivi, si sarebbe detto, ma quale allusione nascondevano?
Piter se lo domandava ancora alcune ore dopo, quando, insieme al compagno, dava una mano alla padrona di casa a spostare della legna.
Seduta su di un ceppo, la donna stava allattando la piccola quando, inavvertitamente, anche l’altro seno le scivolò fuori dalla camicetta.
Jonny, imbarazzato, fece finta di nulla; Piter, appoggiato al muro, incrociò lo sguardo della donna e ne fu nuovamente rapito. Era uno sguardo voluttuoso, carico di promesse e di oscuri disegni.
Con un gesto lento e studiato la donna sollevò il seno indiscreto con una mano, accarezzò lievemente il capezzolo turgido e lo nascose sotto la vestaglia, ma non prima di aver accennato un sorriso in direzione della sua preda.
Passarono le ore.
Arrivò l’ora di cena e se Jonny, affamato come un lupo, non la smetteva di parlare e di fare allusioni malamente velate riguardo alla notte passata, Piter non aprì quasi bocca.
Si limitava a mangiare quel poco che non se la sentiva di rifiutare, e a fissare la padrona di casa.
Anche a quest’ultima non interessavano granché i discorsi del giovane partigiano.. sorrideva… sembrava assorta nei suoi pensieri… Ma una luce intelligente brillava nei suoi occhi.
Quando verso mezzanotte Piter aprì la porta della camera se la ritrovò coricata sul letto, a gambe larghe con le ginocchia leggermente sollevate e con addosso solo una camicetta sollevata fino alla vita. La mano allungata sulla vulva lucida di umori.
Aveva aspettato nel buio finché non aveva capito che il suo compagno dormiva. Poi, silenziosamente, era sceso di sotto e attratto dal bagliore proveniente dallo spiraglio della porta si era avvicinato…
- Ti aspettavo.
Anna doveva essere senz’altro sincera. La sua voce era calma, e i suoi lineamenti quieti. L’ entrata dell’uomo non l’aveva affatto sorpresa, anzi: sembrava addirittura rilassata, quasi avesse temuto che la situazione non si avverasse.
Solo i suoi occhi guardavano con rapacità il partigiano, fermo sulla porta.
Occhi color nocciola, ardenti di passione.
L’uomo rimase ancora un attimo immobile, lo sguardo fiero, ad osservare quel pezzo di donna appoggiata mollemente sul copriletto frusto, poi finalmente si mosse verso di lei.
Con un movimento sicuro e rapido si sfilò la camicia di dosso e rimase a dorso nudo.
Il suo corpo era muscoloso, ancora leggermente abbronzato dalle fatiche estive.
Si chinò tra le sue cosce, prendendogliele tra le mani possenti e con calma immerse il viso in quelle carni profumate.
Da quanto non assaporava quel profumo? Da quanto i suoi occhi non vedevano….?
La mano della donna si sollevò sul suo capo e esercitando una leggera pressione spinsero il volto dell’uomo verso il basso.
Il contatto delle sue labbra con l’umidità dolciastra dei quella fica spalancata gli vece salire il sangue al cervello. Improvvisamente, quel sapore risvegliò in lui l’animo animale, reminiscenza dell’epoca preistorica in cui gli uomini non erano altro che bestie.
La sua lingua si impossessò di quelle labbra, di quel clitoride. La sua saliva si mischiò a quegli umori colando verso il basso. La pelle delicata e sensibile, sotto i suoi denti, fremeva per i brividi.
Quanto aveva desiderato quel momento! Neppure se ne era reso conto!
Anna, che da tempo non aveva avuto occasione di confrontarsi con un amante tanto caloroso, fu subito aggredita da una scarica di piacere. Non ancora l’orgasmo, ma una sensazione intensa, forte, che dall’intimo le si scaricò nella pancia e poi su, verso il seno.
Iniziò a massaggiarselo, da sopra la vestaglia e contemporaneamente divaricò ulteriormente le cosce, schiudendo a Piter tutto ciò che aveva da offrirgli.
E l’uomo sembrava non averne mai abbastanza. Non era mai sazio di quel sapore.
Ma d’un tratto si sollevò, il posto della lingua fu preso dalle sue dita tozze e la sua bocca salì fino a schiudersi in un bacio appassionato sulle labbra tumide di Anna.
Anna non era abituata a sentire quel sapore così intimo nella sua bocca; dopo suo marito nessun altro uomo le aveva mai leccato la fica. Ma quel sapore non le dispiacque affatto. Tutt’altro, non fece altro che aumentare la sua eccitazione.
Allora si sollevò un poco e aiutata da Piter si sfilò la camicetta.
Il suo seno, come già l’uomo aveva avuto modo di vedere la sera prima, mentre allattava, era un amore. Due bocce arrotondate, piene e morbide. I capezzoli lievemente arrossati dalle poppate, allungati, turgidi.
Una mano dell’uomo vi si posò sotto, sollevandoglieli leggermente e gustandosi la loro consistenza.
La donna sorrise per questo tacito apprezzamento, poi si chinò verso l’uomo; le sue mani armeggiarono con la cintura, con alcuni bottoni. Finalmente, aiutata anche dall’uomo, riuscì ad abbassargli la cinta, ancora le mutande…
Piter si sollevò leggermente e il suo cazzo ancora morbido ciondolò verso il basso, sopra due coglioni gonfi avvolti da un manto scuro.
Anna adorava il cazzo.
Tutti credono che le donne provino meno interesse verso il sesso rispetto agli uomini. Tutto falso. Anna ne era la riprova. Adorava il sesso e adorava la consapevolezza di saper far godere un uomo.
In quell’istante, di fronte a quel caldo pezzo di carne, il suo unico interesse era quello di portarlo alle massime vette del piacere.
Con mano esperta impugnò quel cazzo, proprio al di sotto della cappella. Era tozzo, la pelle del prepuzio carnosa, spessa, scura. L’abbassò lentamente, per scoprire una cappella lucida ma ancora morbida. Come se stesse mungendo una delle vacche incominciò a scappellarglielo in maniera robusta, dall’alto verso il basso.
E intanto lo fissava. E nell’uomo la passione cresceva secondo dopo secondo, e nelle mani di Anna quel cazzo si faceva sempre più duro. Poteva sentire le vene pulsare nel suo pugno. Ma non rallentava il movimento. E se il palo si incurvava, lei si ostinava a continuare il movimento in su e in giù. La cappella era ora gonfia come una boccia e lucida come una mela.
Capì che così poteva bastare.
Senza smettere di fissare il suo amante negli occhi abbassò leggermente il capo e una volta schiuse le labbra si fece scivolare all’interno quel cazzo pulsante.
L’uomo godette di quella sensazione di caldo accogliente, della morbidezza della lingua.
Appoggiò una mano sul capo della donna ma senza esercitarvi alcuna pressione.
Si limitò ad incastrare le sue dita tra i suoi capelli scomposti e a seguire i movimenti del capo.
Avanti e indietro, e ad ogni spostamento, una fitta di piacere gli si irradiava nel corpo a partire dal basso ventre.
Anna, con lentezza, scivolava con le labbra lungo tutta l’asta, arrivando ad inghiottire quel cazzo quasi nella sua interezza. Arrivava fino a sentire i peli pubici solleticarle le labbra, poi era costretta a fermarsi e a tornare indietro, risucchiando con gusto quella pelle arrossata e sciogliendosi in saliva. Sapeva che quei movimenti non avrebbero fatto altro che esasperare il suo amante. E intanto si godeva quel sapore acre, forte.. maschio! che le si dilagava nelle fauci.
Ancora un ultima succhiata, un ultimo schiocco… L’uomo, caricato al limite da tanta voluttà, allontanò il viso della donna dal suo bacino, la fece distendere supina sul letto e le scivolò sopra.
Aveva un seno stupendo. In quella posizione era ancor più bello.
- Non mi venire dentro - sussurrò
Piter non rispose. Non ebbe neppure bisogno di indirizzare il suo membro verso la fessura. Questa era talmente umida che quel treno le spalancò le porte senza alcuna difficoltà e le penetrò all’interno, fino in fondo.
A quel punto la donna serrò gli occhi e l’uomo inarcò la schiena. Senza fiatare, rimasero immobili per alcuni secondi, gustando il piacere di quegli istanti.
Poi lui lentamente iniziò a muoversi e lei sollevò le gambe verso l’alto e le avvolse attorno alla sua schiena possente. In quel modo poteva percepire al meglio la stazza del suo uomo e la profondità degli affondi.
Continuarono in quella posizione per alcuni minuti, alternando spinte veloci a momenti di penetrazione più lenta, poi lui si sfilò. Il suo cazzo fradicio di umori colpì l’attenzione della donna, che da un po non provava un’ emozione così forte nello stare con un uomo.
Senza aprire bocca si voltò e, inginocchiata sul copriletto si mise a pecorina.
Piter rimase un attimo immobile, ad ammirare quel culo largo e tonico. Il solco tra le natiche, l’obra scura che, in alto, segnalava il buco del culo.
Si avvicinò lentamente. Con le mani scostò leggermente i due cuscini morbidi e perfettamente rotondi scoprendo alla luce delle candele quel bocciolo carnoso che la sera precedente era stato dominio di quel barbaro.
Esalava un odore di carne sudata, calda. Tutt’altro che spiacevole. Afrodisiaco, per quell’uomo, che vi abbassò immediatamente la bocca incominciando a baciarlo. A leccarlo. La sua lingua premeva contro quel picciuolo carnoso, contornato da alcuni radi peli.
Anna, con la testa verso il basso, allungò una mano sotto di su e iniziò a massaggiarsi il clitoride.
- Infilamelo nel culo – chiese, con un filo di voce
L’uomo non rispose, si scostò leggermente e iniziò a massaggiare il buchetto con le dita, dopo averle inzuppate nella fica fradicia della donna.
- Dai, scopami nel culo – insistette lei
Anna era una donna passionale. Ma più di tutto godeva nel veder godere il suo uomo. Agli uomini piace il mio bel culo – pensava – E quando sono piantati li dentro diventano come dei bimbi… indifesi. Credono di possedere, ma in realtà chi dei due comanda in quel momento? Loro lo piantano, ma sono io a permetterglielo…E come vengono, dopo!…
Il sesso anale, peraltro, aveva anche altri vantaggi… Primo fra tutti non faceva nascere altri figli, quindi…
- Ti prego, infilamelo dentro… tutto!
Ormai il culetto di Anna era pronto. Con le dita, prima una, poi due era riuscito a dilatarglielo leggermente. Non aveva incontrato molta resistenza, ma era pur sempre un muscolo difficile da adattare…
L’uomo fece colare un po di saliva sul buchetto, poi si inumidì anche la cappella.
Anna si sollevò leggermente e con una mano sulle natiche cercò di dilatare un poco il buco del culo.
Quando sentì la carne di lui appoggiarvisi sopra strinse i denti. Sapeva che il momento dell’entrata è il più difficile. Come sempre, cercò di distendere i muscoli, respirare con calma.
Un gemito le sfuggì quando la cappella sforzo la barriera dello sfintere per essere subito inghiottita nelle sue budella.
Ora era tutto fermo.
Cercò di abituarsi a quella presenza.
Iniziò a muoversi leggermente, al che Piter appoggiò le sue mani sui fianchi largi dell’amante.
Finalmente Anna si mise a muoversi con maggior scioltezza e questo incoraggiò il partigiano. Afferratala saldamente, incominciò a scivolarle nelle budella, sempre più in profondità, sempre più velocemente.
Anna respirava affannosamente, e ad ogni affondo dalla gola le sfuggiva un gemito. Pian piano anche il letto iniziò a scricchiolare al ritmo della loro danza. E più si andava avanti più il rumore era forte.
Piter, dal canto suo, godeva di quella strettezza. Non era abituato al sesso anale, ma la cosa lo aveva sempre eccitato. Solo altre due volte lo aveva provato con delle puttane da bordello, ma mai lo aveva fatto con una donna che non fosse del mestiere.
Anna, invece, sembrava provare piacere in questa penetrazione.
Le sue tette sbattevano tra di loro, scosse dai colpi dell’uomo da dietro.
La sua mano, invece, subito si era riposizionata sul clitoride e man mano che la penetrazione continuava i suoi movimenti si facevano più bruschi, più grezzi…
Intanto Piter, con i suoi affondi era arrivato a riempire quelle viscere fino in fondo. Ora arrivava a premere con i coglioni contro la fica della donna e a volte le sue dita gliele sfioravano.
Si fermò un attimo.
Quel calibro conficcato nel culo fino alla radice lasciò ad Anna un senso di pienezza che la fece impazzire. Il bruciore che sentiva aumentare era, tuttavia, coperto dal calore anestetizzante che si diffondeva da quel corpo estraneo e pulsante.
La mano di Anna lavorò ancora alcuni istanti sulle labbra fradice e sul clitoride, poi Piter la sentì tremare, il respiro farsi affannoso, infine stringere le natiche e strizzargli il cazzo…
Anna stava venendo.
Per non fare troppo rumore morsicò le lenzuola, ma dalla sua gola saliva un rantolo sofferto. Il piacere , come una scarica elettrica si diramò dal clitoride e si irradiò al ventre, al seno, alla colonna vertebrale.
La presenza, poi, di quel pezzo di carne bollente nel culo non faceva che ampliare quell’orgasmo e quando Piter, sopraffatto da quella stretta e in vista dell’orgasmo , si rimise in movimento, Anna sentì mancargli le forze e si lasciò andare verso il basso stremata.
Il rilassamento del buco del culo non fermò Piter che sentiva di essere prossimo all’orgasmo. Accellerò, anzi, le spinte, approfittando anche della passività di Anna e, dopo pochi secondi iniziò a godere.
La sborra schizzò nelle budella della donna. Ad ogni affondo una nuova colata. I coglioni, arrossati e penzoloni, gli procuravano dolore, tanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva eiaculato... Ma nonostante tutto , come un toro alla monta, non arrestava le spinte. Voleva svuotare nelle viscere di Anna tutto il suo seme! Questa, non più in preda alle fitte di piacere, poteva sentire dentro di se colare quella gelatina lattiginosa… anche il cazzo di Piter, ora, le scivolava più facilmente all’interno, tutto unto di sperma com’era.
Poi lo sentì accasciarsi dietro di lei. Sfilarsi mollemente dal buco del culo e rotolarsi di lato.
Anna fu rapidissima a portarsi un dito all’imbocco dell’ano, per impedire alla sborra di colarle nella vulva.
Sempre tenendo premuto, si rovesciò sul pavimento dove, a cavalcioni di una piccola bacinella, lasciò libero sfogo allo sperma, il quale colò verso il basso in una lunga scia marroncina.
Quando tutto fu fuoriuscito, la donna prese uno straccio che teneva lì vicino e si asciugò alla bene e meglio.
Lo utilizzò anche per asciugare il pisello di Piter, flaccido sulla sua pancia e leggermente sporco.
Poi lo getto in un angolo della stanza e si coricò nella metà del letto lasciata libera.
Passarono pochi minuti. Piter sentì quasi immediatamente il respiro della donna farsi pesante. Capì che si era addormentata.
Allora si rivestì alla veloce, senza far rumore e, dopo aver spento le candele che ardevano ancora in fondo al candelabro uscì da dove era arrivato e si avviò verso il fienile.
Il percorso era immerso nel buio.
Se solo vi fosse stata un poco di luce avrebbe senz’altro notato la pozza lattiginosa che luccicava sul pavimento, proprio dietro la porta.
FINE
Per qualsiasi critica, commento o curiosità, scrivetemi all'indirizzo farfalla.pazza@outlook.it
Baci
- Buongiorno – le disse Piter, scendendo la scaletta
- Buongiorno dormiglioni!
- Che ora è?
- Son suonate da poco le otto… - e si avvicinò alla scala, asciugandosi il sudore con un panno - E’ un’ora che sono sveglia.. Con tutti quei bambini!...
Piter la osservò attentamente.
Quanto era bella! E così fresca, così tenera!
Nonostante si sforzasse, Piter non riusciva a togliersi di dosso l’immagine della notte precedente. Quella schiena bellissima, quel culo rotondo… Quell’uomo che la trattava da puttana!...
- Buondì - Jonny si avvicinò anch’egli alla donna – Munge le vacche?
- Ci stavo provando… - e così dicendo si allontanò per andare a sedersi di fianco alle mammelle piene di latt, coperta al loro sguardo da un piccolo muretto.
- Come è andata ieri sera? – chiese con tono da sempliciotto il più giovane
Piter, di tutta risposta si voltò allarmato verso il ragazzo e lo strattonò per un braccio, ma per non dare nell’occhio con la donna aggiunse immediatamente: - E’ venuta sua madre a trovarla?
Anna, che non aveva risposto nulla di tutta prima, disse – Si, è arrivata poco dopo che ci siamo lasciati…
Poi, uscendo allo scoperto con il secchio di latte in mano aggiunse: - Non vi immaginate quanto mi abbia fatto piacere! Era un po che non ci vedevamo…
- Posso immaginare – rispose Jonny, con al spudoratezza dei vent’anni – Non ha idea di quanto avremmo voglia anche noi di rivedere nostra madre!
La donna accennò un leggero sorriso al ragazzo, poi il suo sguardo enigmatico si posò su Piter.
Due occhi incredibilmente enigmatici. Allusivi, si sarebbe detto, ma quale allusione nascondevano?
Piter se lo domandava ancora alcune ore dopo, quando, insieme al compagno, dava una mano alla padrona di casa a spostare della legna.
Seduta su di un ceppo, la donna stava allattando la piccola quando, inavvertitamente, anche l’altro seno le scivolò fuori dalla camicetta.
Jonny, imbarazzato, fece finta di nulla; Piter, appoggiato al muro, incrociò lo sguardo della donna e ne fu nuovamente rapito. Era uno sguardo voluttuoso, carico di promesse e di oscuri disegni.
Con un gesto lento e studiato la donna sollevò il seno indiscreto con una mano, accarezzò lievemente il capezzolo turgido e lo nascose sotto la vestaglia, ma non prima di aver accennato un sorriso in direzione della sua preda.
Passarono le ore.
Arrivò l’ora di cena e se Jonny, affamato come un lupo, non la smetteva di parlare e di fare allusioni malamente velate riguardo alla notte passata, Piter non aprì quasi bocca.
Si limitava a mangiare quel poco che non se la sentiva di rifiutare, e a fissare la padrona di casa.
Anche a quest’ultima non interessavano granché i discorsi del giovane partigiano.. sorrideva… sembrava assorta nei suoi pensieri… Ma una luce intelligente brillava nei suoi occhi.
Quando verso mezzanotte Piter aprì la porta della camera se la ritrovò coricata sul letto, a gambe larghe con le ginocchia leggermente sollevate e con addosso solo una camicetta sollevata fino alla vita. La mano allungata sulla vulva lucida di umori.
Aveva aspettato nel buio finché non aveva capito che il suo compagno dormiva. Poi, silenziosamente, era sceso di sotto e attratto dal bagliore proveniente dallo spiraglio della porta si era avvicinato…
- Ti aspettavo.
Anna doveva essere senz’altro sincera. La sua voce era calma, e i suoi lineamenti quieti. L’ entrata dell’uomo non l’aveva affatto sorpresa, anzi: sembrava addirittura rilassata, quasi avesse temuto che la situazione non si avverasse.
Solo i suoi occhi guardavano con rapacità il partigiano, fermo sulla porta.
Occhi color nocciola, ardenti di passione.
L’uomo rimase ancora un attimo immobile, lo sguardo fiero, ad osservare quel pezzo di donna appoggiata mollemente sul copriletto frusto, poi finalmente si mosse verso di lei.
Con un movimento sicuro e rapido si sfilò la camicia di dosso e rimase a dorso nudo.
Il suo corpo era muscoloso, ancora leggermente abbronzato dalle fatiche estive.
Si chinò tra le sue cosce, prendendogliele tra le mani possenti e con calma immerse il viso in quelle carni profumate.
Da quanto non assaporava quel profumo? Da quanto i suoi occhi non vedevano….?
La mano della donna si sollevò sul suo capo e esercitando una leggera pressione spinsero il volto dell’uomo verso il basso.
Il contatto delle sue labbra con l’umidità dolciastra dei quella fica spalancata gli vece salire il sangue al cervello. Improvvisamente, quel sapore risvegliò in lui l’animo animale, reminiscenza dell’epoca preistorica in cui gli uomini non erano altro che bestie.
La sua lingua si impossessò di quelle labbra, di quel clitoride. La sua saliva si mischiò a quegli umori colando verso il basso. La pelle delicata e sensibile, sotto i suoi denti, fremeva per i brividi.
Quanto aveva desiderato quel momento! Neppure se ne era reso conto!
Anna, che da tempo non aveva avuto occasione di confrontarsi con un amante tanto caloroso, fu subito aggredita da una scarica di piacere. Non ancora l’orgasmo, ma una sensazione intensa, forte, che dall’intimo le si scaricò nella pancia e poi su, verso il seno.
Iniziò a massaggiarselo, da sopra la vestaglia e contemporaneamente divaricò ulteriormente le cosce, schiudendo a Piter tutto ciò che aveva da offrirgli.
E l’uomo sembrava non averne mai abbastanza. Non era mai sazio di quel sapore.
Ma d’un tratto si sollevò, il posto della lingua fu preso dalle sue dita tozze e la sua bocca salì fino a schiudersi in un bacio appassionato sulle labbra tumide di Anna.
Anna non era abituata a sentire quel sapore così intimo nella sua bocca; dopo suo marito nessun altro uomo le aveva mai leccato la fica. Ma quel sapore non le dispiacque affatto. Tutt’altro, non fece altro che aumentare la sua eccitazione.
Allora si sollevò un poco e aiutata da Piter si sfilò la camicetta.
Il suo seno, come già l’uomo aveva avuto modo di vedere la sera prima, mentre allattava, era un amore. Due bocce arrotondate, piene e morbide. I capezzoli lievemente arrossati dalle poppate, allungati, turgidi.
Una mano dell’uomo vi si posò sotto, sollevandoglieli leggermente e gustandosi la loro consistenza.
La donna sorrise per questo tacito apprezzamento, poi si chinò verso l’uomo; le sue mani armeggiarono con la cintura, con alcuni bottoni. Finalmente, aiutata anche dall’uomo, riuscì ad abbassargli la cinta, ancora le mutande…
Piter si sollevò leggermente e il suo cazzo ancora morbido ciondolò verso il basso, sopra due coglioni gonfi avvolti da un manto scuro.
Anna adorava il cazzo.
Tutti credono che le donne provino meno interesse verso il sesso rispetto agli uomini. Tutto falso. Anna ne era la riprova. Adorava il sesso e adorava la consapevolezza di saper far godere un uomo.
In quell’istante, di fronte a quel caldo pezzo di carne, il suo unico interesse era quello di portarlo alle massime vette del piacere.
Con mano esperta impugnò quel cazzo, proprio al di sotto della cappella. Era tozzo, la pelle del prepuzio carnosa, spessa, scura. L’abbassò lentamente, per scoprire una cappella lucida ma ancora morbida. Come se stesse mungendo una delle vacche incominciò a scappellarglielo in maniera robusta, dall’alto verso il basso.
E intanto lo fissava. E nell’uomo la passione cresceva secondo dopo secondo, e nelle mani di Anna quel cazzo si faceva sempre più duro. Poteva sentire le vene pulsare nel suo pugno. Ma non rallentava il movimento. E se il palo si incurvava, lei si ostinava a continuare il movimento in su e in giù. La cappella era ora gonfia come una boccia e lucida come una mela.
Capì che così poteva bastare.
Senza smettere di fissare il suo amante negli occhi abbassò leggermente il capo e una volta schiuse le labbra si fece scivolare all’interno quel cazzo pulsante.
L’uomo godette di quella sensazione di caldo accogliente, della morbidezza della lingua.
Appoggiò una mano sul capo della donna ma senza esercitarvi alcuna pressione.
Si limitò ad incastrare le sue dita tra i suoi capelli scomposti e a seguire i movimenti del capo.
Avanti e indietro, e ad ogni spostamento, una fitta di piacere gli si irradiava nel corpo a partire dal basso ventre.
Anna, con lentezza, scivolava con le labbra lungo tutta l’asta, arrivando ad inghiottire quel cazzo quasi nella sua interezza. Arrivava fino a sentire i peli pubici solleticarle le labbra, poi era costretta a fermarsi e a tornare indietro, risucchiando con gusto quella pelle arrossata e sciogliendosi in saliva. Sapeva che quei movimenti non avrebbero fatto altro che esasperare il suo amante. E intanto si godeva quel sapore acre, forte.. maschio! che le si dilagava nelle fauci.
Ancora un ultima succhiata, un ultimo schiocco… L’uomo, caricato al limite da tanta voluttà, allontanò il viso della donna dal suo bacino, la fece distendere supina sul letto e le scivolò sopra.
Aveva un seno stupendo. In quella posizione era ancor più bello.
- Non mi venire dentro - sussurrò
Piter non rispose. Non ebbe neppure bisogno di indirizzare il suo membro verso la fessura. Questa era talmente umida che quel treno le spalancò le porte senza alcuna difficoltà e le penetrò all’interno, fino in fondo.
A quel punto la donna serrò gli occhi e l’uomo inarcò la schiena. Senza fiatare, rimasero immobili per alcuni secondi, gustando il piacere di quegli istanti.
Poi lui lentamente iniziò a muoversi e lei sollevò le gambe verso l’alto e le avvolse attorno alla sua schiena possente. In quel modo poteva percepire al meglio la stazza del suo uomo e la profondità degli affondi.
Continuarono in quella posizione per alcuni minuti, alternando spinte veloci a momenti di penetrazione più lenta, poi lui si sfilò. Il suo cazzo fradicio di umori colpì l’attenzione della donna, che da un po non provava un’ emozione così forte nello stare con un uomo.
Senza aprire bocca si voltò e, inginocchiata sul copriletto si mise a pecorina.
Piter rimase un attimo immobile, ad ammirare quel culo largo e tonico. Il solco tra le natiche, l’obra scura che, in alto, segnalava il buco del culo.
Si avvicinò lentamente. Con le mani scostò leggermente i due cuscini morbidi e perfettamente rotondi scoprendo alla luce delle candele quel bocciolo carnoso che la sera precedente era stato dominio di quel barbaro.
Esalava un odore di carne sudata, calda. Tutt’altro che spiacevole. Afrodisiaco, per quell’uomo, che vi abbassò immediatamente la bocca incominciando a baciarlo. A leccarlo. La sua lingua premeva contro quel picciuolo carnoso, contornato da alcuni radi peli.
Anna, con la testa verso il basso, allungò una mano sotto di su e iniziò a massaggiarsi il clitoride.
- Infilamelo nel culo – chiese, con un filo di voce
L’uomo non rispose, si scostò leggermente e iniziò a massaggiare il buchetto con le dita, dopo averle inzuppate nella fica fradicia della donna.
- Dai, scopami nel culo – insistette lei
Anna era una donna passionale. Ma più di tutto godeva nel veder godere il suo uomo. Agli uomini piace il mio bel culo – pensava – E quando sono piantati li dentro diventano come dei bimbi… indifesi. Credono di possedere, ma in realtà chi dei due comanda in quel momento? Loro lo piantano, ma sono io a permetterglielo…E come vengono, dopo!…
Il sesso anale, peraltro, aveva anche altri vantaggi… Primo fra tutti non faceva nascere altri figli, quindi…
- Ti prego, infilamelo dentro… tutto!
Ormai il culetto di Anna era pronto. Con le dita, prima una, poi due era riuscito a dilatarglielo leggermente. Non aveva incontrato molta resistenza, ma era pur sempre un muscolo difficile da adattare…
L’uomo fece colare un po di saliva sul buchetto, poi si inumidì anche la cappella.
Anna si sollevò leggermente e con una mano sulle natiche cercò di dilatare un poco il buco del culo.
Quando sentì la carne di lui appoggiarvisi sopra strinse i denti. Sapeva che il momento dell’entrata è il più difficile. Come sempre, cercò di distendere i muscoli, respirare con calma.
Un gemito le sfuggì quando la cappella sforzo la barriera dello sfintere per essere subito inghiottita nelle sue budella.
Ora era tutto fermo.
Cercò di abituarsi a quella presenza.
Iniziò a muoversi leggermente, al che Piter appoggiò le sue mani sui fianchi largi dell’amante.
Finalmente Anna si mise a muoversi con maggior scioltezza e questo incoraggiò il partigiano. Afferratala saldamente, incominciò a scivolarle nelle budella, sempre più in profondità, sempre più velocemente.
Anna respirava affannosamente, e ad ogni affondo dalla gola le sfuggiva un gemito. Pian piano anche il letto iniziò a scricchiolare al ritmo della loro danza. E più si andava avanti più il rumore era forte.
Piter, dal canto suo, godeva di quella strettezza. Non era abituato al sesso anale, ma la cosa lo aveva sempre eccitato. Solo altre due volte lo aveva provato con delle puttane da bordello, ma mai lo aveva fatto con una donna che non fosse del mestiere.
Anna, invece, sembrava provare piacere in questa penetrazione.
Le sue tette sbattevano tra di loro, scosse dai colpi dell’uomo da dietro.
La sua mano, invece, subito si era riposizionata sul clitoride e man mano che la penetrazione continuava i suoi movimenti si facevano più bruschi, più grezzi…
Intanto Piter, con i suoi affondi era arrivato a riempire quelle viscere fino in fondo. Ora arrivava a premere con i coglioni contro la fica della donna e a volte le sue dita gliele sfioravano.
Si fermò un attimo.
Quel calibro conficcato nel culo fino alla radice lasciò ad Anna un senso di pienezza che la fece impazzire. Il bruciore che sentiva aumentare era, tuttavia, coperto dal calore anestetizzante che si diffondeva da quel corpo estraneo e pulsante.
La mano di Anna lavorò ancora alcuni istanti sulle labbra fradice e sul clitoride, poi Piter la sentì tremare, il respiro farsi affannoso, infine stringere le natiche e strizzargli il cazzo…
Anna stava venendo.
Per non fare troppo rumore morsicò le lenzuola, ma dalla sua gola saliva un rantolo sofferto. Il piacere , come una scarica elettrica si diramò dal clitoride e si irradiò al ventre, al seno, alla colonna vertebrale.
La presenza, poi, di quel pezzo di carne bollente nel culo non faceva che ampliare quell’orgasmo e quando Piter, sopraffatto da quella stretta e in vista dell’orgasmo , si rimise in movimento, Anna sentì mancargli le forze e si lasciò andare verso il basso stremata.
Il rilassamento del buco del culo non fermò Piter che sentiva di essere prossimo all’orgasmo. Accellerò, anzi, le spinte, approfittando anche della passività di Anna e, dopo pochi secondi iniziò a godere.
La sborra schizzò nelle budella della donna. Ad ogni affondo una nuova colata. I coglioni, arrossati e penzoloni, gli procuravano dolore, tanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva eiaculato... Ma nonostante tutto , come un toro alla monta, non arrestava le spinte. Voleva svuotare nelle viscere di Anna tutto il suo seme! Questa, non più in preda alle fitte di piacere, poteva sentire dentro di se colare quella gelatina lattiginosa… anche il cazzo di Piter, ora, le scivolava più facilmente all’interno, tutto unto di sperma com’era.
Poi lo sentì accasciarsi dietro di lei. Sfilarsi mollemente dal buco del culo e rotolarsi di lato.
Anna fu rapidissima a portarsi un dito all’imbocco dell’ano, per impedire alla sborra di colarle nella vulva.
Sempre tenendo premuto, si rovesciò sul pavimento dove, a cavalcioni di una piccola bacinella, lasciò libero sfogo allo sperma, il quale colò verso il basso in una lunga scia marroncina.
Quando tutto fu fuoriuscito, la donna prese uno straccio che teneva lì vicino e si asciugò alla bene e meglio.
Lo utilizzò anche per asciugare il pisello di Piter, flaccido sulla sua pancia e leggermente sporco.
Poi lo getto in un angolo della stanza e si coricò nella metà del letto lasciata libera.
Passarono pochi minuti. Piter sentì quasi immediatamente il respiro della donna farsi pesante. Capì che si era addormentata.
Allora si rivestì alla veloce, senza far rumore e, dopo aver spento le candele che ardevano ancora in fondo al candelabro uscì da dove era arrivato e si avviò verso il fienile.
Il percorso era immerso nel buio.
Se solo vi fosse stata un poco di luce avrebbe senz’altro notato la pozza lattiginosa che luccicava sul pavimento, proprio dietro la porta.
FINE
Per qualsiasi critica, commento o curiosità, scrivetemi all'indirizzo farfalla.pazza@outlook.it
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