Negozio di egiziani

di
genere
trans


Dopo altre avventure con la mia amica trans, che racconterò in altri scritti, ormai dietro avevo un culetto pronto per qualsiasi misura e ogni volta che sentivo crescere la voglia cercavo di prepararmi ed uscire in giro per cercare qualcuno o qualcuna per scopare ed essere penetrata.

Un pomeriggio d’estate, mentre ero sdraiata sul divano a guardare la tv iniziai a sentire un prurito nel culetto e il mio sfintere iniziava a reclamare qualcosa da inghiottire.
Iniziai a carezzare i miei glutei bianchi e lisci stringendoli e allargarli con entrambe le mani facendo arrivare le dita vicino il buchetto che reclamava di essere penetrato.

Per essere sincera non volevo proprio andare dalla mia amica ma mi era salita la voglia di cercare qualcosa di nuovo, nel senso che volevo andare in giro e se mi capitava la storia…era OK; se andava male, pensavo che nulla fosse successo e basta.

Indossai una mutandina brasiliana che avvolgeva i fianchi di colore bianco trasparente e sopra una guepiere con laccetti ed elastici con pinzette per le calze.
Non misi le calze perché faceva caldo e lasciai cadere le fettucce sulle gambe libere di muoversi.
Indossai una tuta bianca un po’ aderente e la giacchetta della tuta con la cerniera un po’ abbassata con la scritta della marca. Scarpette da ginnastica con fantasmini ed ero pronta per uscire in strada.
Arrivata in centro iniziai a gironzolare per negozi di lingerie e abiti sia femminili che maschili e senza farci caso mi ritrovai dalle parti della stazione nelle viuzze dove ci sono parecchi negozi di stranieri di colore ed egiziani.

In particolare fui attratta da quelle vesti leggere e larghe che indossano le donne e in un negozio in particolare dovetti scendere delle scale ritrovandomi immersa in una miriade di abiti di quel genere.
Il caldo mi aveva fatto sudare un poco ma sotto il negozio c’era una bella frescura e perciò volli fermarmi di più per assaporare il fresco e gli abiti in esposizione.
Due ragazzoni egiziani vennero verso di me chiedendomi se stavo bene dato che mi ero seduta su una sedia e piegata con la testa in avanti con le mani nella fronte.

Io dissi che era tutto a posto e pregandoli di farmi riposare un poco mi girai ancora di lato per toccare le vesti senza accorgermi che la tuta era scesa parecchio sotto i fianchi mostrando la brasiliana e i glutei bianchi con le bretelline verso fuori.
I due ragazzoni iniziarono a sorridere e a parlottare tra di loro e uno di loro con la scusa di mostrarmi la veste si mise davanti il mio viso con il pacco a due centimetri dai miei occhi.
Io rimasi un po’ di stucco ma poi, quando vidi che l’altro ragazzo iniziava a toccare e tirare fuori sia la bretellina che la mutandina facendola finire tra le mie natiche capì che ero stato scoperto e iniziai a sorridere pure io.

Strusciai il naso scherzando e ridendo su quel rigonfiamento e poi iniziai a toccarlo con la mano per cercare di intuire le dimensioni.
Il rigonfiamento era notevole e i jeans che indossava a stento lo tenevano fermo ed era come se voleva farsi strada verso l’esterno.
L’altro ragazzo nel frattempo era salito sopra e aveva chiuso la porta del negozio e in quel momento pensai di quando ero uscita di casa e l’avventura che stavo cercando.
Il buchetto ancora reclamava qualcosa e forse, lì in quel negozio, avevo trovato quello che cercav0.

Certo ero un po’ impaurita ma quando iniziai a sbottonare la cerniera e tirare fuori l’uccello di quello che mi stava davanti, sentì una voglia irrefrenabile e non badai più a niente: volevo essere scopata, violentata, penetrata da due perfetti sconosciuti, ingoiare sperma caldo e abbondante per saziare le voglie della parte femminile e troia che era in me.

Infilata la mano dentro i jeans e con l’altra cercando di sbottonarli tirai fuori un ammasso di carne in semi erezione rimanendo sbalordita: un membro bello nodoso e turgido dalle dimensioni notevoli anche in lunghezza si proiettò verso di me. Penzolante a metà con una cappella grossa e già umida svettava sulle mie labbra e con modo involontario aprì la bocca e lo ingoiai.

Lo sentì crescere dentro la bocca e facendolo mio cercavo di ingoiarlo fino in fondo ma ne rimaneva oltre la metà fuori che menavo con la mano fino al ventre piatto.
Un sapore di cazzo pervadeva il mio naso e il palato assaggiava quel bastone che diventava sempre più duro come il ferro.

Nel frattempo l’altro ragazzo mi aveva sollevato e tirato giù la tuta rimanendo piegata verso di lui e mi palpava il culetto stringendolo e infilandomi le dita dentro iniziava ad allargarlo.
I due indici delle mani tiravano e allargavano lo sfintere ormai dilatato e il sudore fungeva da lubrificante.

Mi stava preparando per l’amico e quando lui capì che ero ormai pronta mi girò e messami in ginocchio sulla sedia mi allargò le chiappe incitando l’amico a penetrarmi.
Sentì il cazzo puntare sullo sfintere e con un colpo deciso e aiutato dal sudore mi penetrò con forza fino a sbattere le chiappe sul suo ventre: sembrò un colpo di sciabola che ti squarcia la pancia e senza fine fino in fondo come se volesse trapassarti.

Ma lì non era la pancia ma il mio culetto voglioso ed accogliente che fu trapassato ed allargato da quel palo di carne infuocato.
Mi sentivo piena e nonostante abituata a certi calibri sentì un brivido che invadeva la mia pancia dolorante dall’interno.
Ero piena di quel cazzo che mi aveva impalata e fissata a quella sedia; non si muoveva avanti e dietro ma faceva piccoli movimenti per rovistare l’intestino giù in fondo; mi piegava di lato strusciano il suo ventre sulle chiappe e poi muovendosi verso l’alto e verso il basso.
Mi aveva inchiodata e lui voleva che capisse che ormai quel cazzo sarebbe rimasto dentro di me per parecchio tempo.
Dentro sentivo le pulsazioni del suo sangue che pompava ed era come se la sua cappella stesse ancora crescendo dentro di me allargandomi l’intestino.

Mi teneva stretta dai fianchi e ruotando il bacino mi rovistava contorcendomi le budella.
Io gemevo e godevo; cercavo questo e l’avevo trovato.
Ad un tratto lo tirò fuori all’improvviso, di colpo, e senza darmi nemmeno il tempo di respirare per quell’azione veloce lo ricacciò di nuovo dentro continuando quei movimenti di prima.

Ero abituato ai colpi veloci e possenti di alcune trans ma questo modo di scopare mi fece davvero trasalire e sembravano delle stilettate di carne che mettevano in subbuglio il mio stomaco facendomi provare sensazioni uniche.
Io ero sbrodolante e iniziai a masturbarmi fino all’orgasmo e lui dietro che alternava queste stilettate ogni trenta o quaranta secondi facendomi assaggiare i suoi venticinque centimetri di carne ad ogni colpo.

Lo sentì crescere a dismisura e capì che stava per venire e allora tenendogli i glutei e stringendolo verso di me aspettai che i fiotti di quella crema riempissero il mio intestino.
Iniziai a sentire che tremava e un calore forte invadeva la mia pancia; ora si che potevo dire che ero riempita e farcita a dovere.
Lo tirò fuori piano piano questa volta e con la testa piegata verso il basso iniziai a vedere che lo sperma colava fuori.

Ne aveva fatto parecchio e iniziai a raccoglierlo con la mano e spalmandolo sulle mie cosce ogni tanto ne portavo un poco sulla bocca per sentire il sapore.
Ma non rimasi a bocca asciutta perché l’altro amico, che nel frattempo si era eccitato per la scena, si era e masturbato e venendo copiosamente mi costrinse ad ingoiare lo sperma caldo e denso dal sapore indescrivibile.

Dopo un paio di minuti mi tirai la brasiliana e pulite le labbra mi accompagnarono sopra per le scale e senza dirmi nulla ritornarono di sotto.
Io camminavo ma sentivo che dietro usciva ancora sperma e speravo di non macchiare la tuta e farmi scoprire dalle persone.
Arrivata a casa mi feci un bel lavaggio e iniziai, con le dita nel culetto allargato, a masturbarmi nuovamente ripensando ai due ragazzoni decisa di ritornare a trovarli.



scritto il
2019-02-22
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