Alessia e la trans brasiliana
di
Alessia tv
genere
trans
Ormai Alessia era dentro di me; ogni volta che aveva voglia di uscire lo faceva facendomi immaginare delle fantasie sessuali e involontariamente iniziavo a toccarmi il seno e i glutei.
Sentivo un prurito interno e solo penetrandomi con qualcosa potevo spegnere quelle voglie che mi assalivano.
Alessia si faceva avanti all’improvviso, quando ero da solo in casa, e in quel momento dovevo assolutamente darle retta mettendomi alla ricerca di oggetti da poter infilare nel culetto.
Quando potevo iniziavo a trasformarmi indossando le calze e il perizoma e un trucco leggero per potermi immedesimare al meglio durante queste sessioni vogliose.
Se ero libera nel pomeriggio andavo vestita in lingerie sotto la tuta per le vie della città sculettando e eccitandomi in quella situazione per incontrare qualche trans contattato telefonicamente.
In un pomeriggio di questi mi stavo recando da una brasiliana molto provocante e ben fornita tra le gambe.
Le avevo detto che ero travestita sotto e lei sorridendo mi rispose che le sarebbe piaciuto scoparmi.
Ero già eccitata salendo le scale che il membro svettava fuori dal perizoma ed aveva bagnato la tuta facendo intravedere la mia condizione.
Giunta alla porta lei mi apre facendomi accomodare in salotto non prima di avermi baciata sulle labbra.
“Vedo che sei bagnatissima e pronta a scopare” mi disse guardando tra le mie gambe.
Si era vero…non vedevo l’ora di sdraiarmi sul letto ed essere presa con forza.
Si avvicinò con dolce camminata e mi baciò nuovamente sulla bocca.
Iniziammo a lesbicare così: le nostre lingue furiose si cercavano dentro la bocca e la saliva e la voglia aumentava.
Lei mise le mani sul mio culetto e palpandomi fece scivolare la tuta facendomi rimanere in perizoma con il cazzo di fuori.
Agevolai quella manovra togliendomi tutto rimanendo sotto i suoi occhi estasiati facendomi capire che ero di suo gradimento.
Lei indossava una vestaglia di raso nera che aprì di colpo mostrandosi in tutta la sua bellezza.
Un corpo ben fatto, scolpito nel marmo di colore avana con un seno bello sodo e due capezzoli irti come due bottoni.
Ma il pezzo forte lo aveva tra le gambe: un cazzo che penzolava dal colore più chiaro che arrivava a metà cosce.
Iniziai a toccarlo e mungerlo con la mano mentre continuavo a baciarla; lo menavo facendo uscire la cappella dalla grandezza di una palla da tennis.
Si, infatti, la cappella era davvero notevole e sproporzionata rispetto al membro vero e proprio anche se di dimensioni notevoli.
Spingendomi dalle spalle mi fece inginocchiare facendomi capire che dovevo iniziare a baciarlo per farlo diventare duro.
L’avevo davanti; iniziai a leccarlo per assaporare il gusto della carne e della cappella liscia e soda.
Facevo scivolare la mia lingua su tutta l’asta fino ai testicoli che tenevo nell’altra mano per poi risalire e provare ad inghiottirlo.
Con la bocca spalancata facevo forza a tenerla aperta e ricoprire i denti con le labbra per non farle del male mentre avviluppavo quella cappella deliziosa.
Muovevo la lingua dentro schiacciandola sul prepuzio spingendo sul palato quell’ammasso di carne sublime e saporito.
Anche il profumo era inebriante e le prime gocce di sperma lubrificavano la mia bocca insieme alla saliva.
Il sapore pre-spermatico era agrodolce e inondava la lingua e il mio palato.
Non volevo venisse in bocca, non ancora, ma desideravo essere presa da lei in tutte le posizioni.
Con una spinta la feci sdraiare sul pavimento e mi sedetti sopra quel palo enorme dopo averle fatto indossare un preservativo che a poco non si rompeva.
Ero già lubrificata dato che prima di uscire Alessia ha l’abitudine di fare una lavanda e infilarsi dell’olio per il corpo dentro in modo da facilitare la penetrazione.
Piegandomi sopra di lei con la schiena verso il suo ventre puntai il mio culetto liscio e bianco sopra la cappella e cercando una posizione migliore, muovendomi un poco, iniziai a premere il mio bacino sopra quel cazzo.
La cappella era tra le chiappe e il mio sfintere l’aveva centrata bloccandola all’ingresso.
Lei non si muoveva: sapeva che dovevo essere io a gestire la penetrazione date le sue dimensioni e mi teneva per i fianchi continuando a baciarmi sulla bocca e le guance.
Iniziavo a gemere con quelle pressioni che effettuavo e ad ogni movimento cercavo di guadagnare più centimetri abituandomi all’allargamento del mio culetto.
Dopo una spinta più decisa sentivo che la cappella mi aveva aperto a dismisura ed era entrata.
Rimasi senza fiato, immobile, per abituarmi a quel cazzo dentro di me; solo dopo molti secondi iniziai a muovermi su e giù per far scivolare quel cazzo dentro di me che mi apriva e mi spaccava il culo.
Lei iniziava a muoversi spingendo il mio culetto per i fianchi assecondando i colpi del suo bacino e la cappella mi rivoltava le budella facendomi sentire femmina e troia allo stesso tempo.
Non ricordo quanto tempo rimasi sopra di lei; non capivo più nulla e farfugliavo parole miste a gemiti di godimento.
Solo quando mi diede due tre colpi furiosi intuì che stava per venire e lì, di forza, mi alzai piegandomi con la bocca verso quel cazzo enorme.
Tolto il preservativo lo ingoiai aspettando che il suo tremore aumentasse.
Un fiume di sperma invase la mia bocca e a malapena riuscì a tenerlo dentro.
Un po’ mi era scappato ma la maggior parte colò per la mia gola dissetando quella voglia di latte caldo che Alessia cercava ogni volta che ne aveva voglia.
Rimasi sdraiata con il viso tra le sue gambe e lei che mi carezzava la schiena e il culetto.
“Vedrai quando ti presento le mie amiche quanti centimetri di cazzo ingoierai e quanto sperma potrai bere” diceva continuando a carezzarmi e a sorridere per quella scopata appena fatta.
Gli occhi le sorridevano come se stesse immaginando la scena futura con me alle prese con le sue amiche appena accennate.
Avevo intuito che durante l’amplesso, tra i gemiti e senza ricordarlo, le avevo gridato che volevo più cazzi a disposizione.
Lei me l’aveva promesso e Alessia avrebbe vissuto un’altra memorabile avventura.
Sentivo un prurito interno e solo penetrandomi con qualcosa potevo spegnere quelle voglie che mi assalivano.
Alessia si faceva avanti all’improvviso, quando ero da solo in casa, e in quel momento dovevo assolutamente darle retta mettendomi alla ricerca di oggetti da poter infilare nel culetto.
Quando potevo iniziavo a trasformarmi indossando le calze e il perizoma e un trucco leggero per potermi immedesimare al meglio durante queste sessioni vogliose.
Se ero libera nel pomeriggio andavo vestita in lingerie sotto la tuta per le vie della città sculettando e eccitandomi in quella situazione per incontrare qualche trans contattato telefonicamente.
In un pomeriggio di questi mi stavo recando da una brasiliana molto provocante e ben fornita tra le gambe.
Le avevo detto che ero travestita sotto e lei sorridendo mi rispose che le sarebbe piaciuto scoparmi.
Ero già eccitata salendo le scale che il membro svettava fuori dal perizoma ed aveva bagnato la tuta facendo intravedere la mia condizione.
Giunta alla porta lei mi apre facendomi accomodare in salotto non prima di avermi baciata sulle labbra.
“Vedo che sei bagnatissima e pronta a scopare” mi disse guardando tra le mie gambe.
Si era vero…non vedevo l’ora di sdraiarmi sul letto ed essere presa con forza.
Si avvicinò con dolce camminata e mi baciò nuovamente sulla bocca.
Iniziammo a lesbicare così: le nostre lingue furiose si cercavano dentro la bocca e la saliva e la voglia aumentava.
Lei mise le mani sul mio culetto e palpandomi fece scivolare la tuta facendomi rimanere in perizoma con il cazzo di fuori.
Agevolai quella manovra togliendomi tutto rimanendo sotto i suoi occhi estasiati facendomi capire che ero di suo gradimento.
Lei indossava una vestaglia di raso nera che aprì di colpo mostrandosi in tutta la sua bellezza.
Un corpo ben fatto, scolpito nel marmo di colore avana con un seno bello sodo e due capezzoli irti come due bottoni.
Ma il pezzo forte lo aveva tra le gambe: un cazzo che penzolava dal colore più chiaro che arrivava a metà cosce.
Iniziai a toccarlo e mungerlo con la mano mentre continuavo a baciarla; lo menavo facendo uscire la cappella dalla grandezza di una palla da tennis.
Si, infatti, la cappella era davvero notevole e sproporzionata rispetto al membro vero e proprio anche se di dimensioni notevoli.
Spingendomi dalle spalle mi fece inginocchiare facendomi capire che dovevo iniziare a baciarlo per farlo diventare duro.
L’avevo davanti; iniziai a leccarlo per assaporare il gusto della carne e della cappella liscia e soda.
Facevo scivolare la mia lingua su tutta l’asta fino ai testicoli che tenevo nell’altra mano per poi risalire e provare ad inghiottirlo.
Con la bocca spalancata facevo forza a tenerla aperta e ricoprire i denti con le labbra per non farle del male mentre avviluppavo quella cappella deliziosa.
Muovevo la lingua dentro schiacciandola sul prepuzio spingendo sul palato quell’ammasso di carne sublime e saporito.
Anche il profumo era inebriante e le prime gocce di sperma lubrificavano la mia bocca insieme alla saliva.
Il sapore pre-spermatico era agrodolce e inondava la lingua e il mio palato.
Non volevo venisse in bocca, non ancora, ma desideravo essere presa da lei in tutte le posizioni.
Con una spinta la feci sdraiare sul pavimento e mi sedetti sopra quel palo enorme dopo averle fatto indossare un preservativo che a poco non si rompeva.
Ero già lubrificata dato che prima di uscire Alessia ha l’abitudine di fare una lavanda e infilarsi dell’olio per il corpo dentro in modo da facilitare la penetrazione.
Piegandomi sopra di lei con la schiena verso il suo ventre puntai il mio culetto liscio e bianco sopra la cappella e cercando una posizione migliore, muovendomi un poco, iniziai a premere il mio bacino sopra quel cazzo.
La cappella era tra le chiappe e il mio sfintere l’aveva centrata bloccandola all’ingresso.
Lei non si muoveva: sapeva che dovevo essere io a gestire la penetrazione date le sue dimensioni e mi teneva per i fianchi continuando a baciarmi sulla bocca e le guance.
Iniziavo a gemere con quelle pressioni che effettuavo e ad ogni movimento cercavo di guadagnare più centimetri abituandomi all’allargamento del mio culetto.
Dopo una spinta più decisa sentivo che la cappella mi aveva aperto a dismisura ed era entrata.
Rimasi senza fiato, immobile, per abituarmi a quel cazzo dentro di me; solo dopo molti secondi iniziai a muovermi su e giù per far scivolare quel cazzo dentro di me che mi apriva e mi spaccava il culo.
Lei iniziava a muoversi spingendo il mio culetto per i fianchi assecondando i colpi del suo bacino e la cappella mi rivoltava le budella facendomi sentire femmina e troia allo stesso tempo.
Non ricordo quanto tempo rimasi sopra di lei; non capivo più nulla e farfugliavo parole miste a gemiti di godimento.
Solo quando mi diede due tre colpi furiosi intuì che stava per venire e lì, di forza, mi alzai piegandomi con la bocca verso quel cazzo enorme.
Tolto il preservativo lo ingoiai aspettando che il suo tremore aumentasse.
Un fiume di sperma invase la mia bocca e a malapena riuscì a tenerlo dentro.
Un po’ mi era scappato ma la maggior parte colò per la mia gola dissetando quella voglia di latte caldo che Alessia cercava ogni volta che ne aveva voglia.
Rimasi sdraiata con il viso tra le sue gambe e lei che mi carezzava la schiena e il culetto.
“Vedrai quando ti presento le mie amiche quanti centimetri di cazzo ingoierai e quanto sperma potrai bere” diceva continuando a carezzarmi e a sorridere per quella scopata appena fatta.
Gli occhi le sorridevano come se stesse immaginando la scena futura con me alle prese con le sue amiche appena accennate.
Avevo intuito che durante l’amplesso, tra i gemiti e senza ricordarlo, le avevo gridato che volevo più cazzi a disposizione.
Lei me l’aveva promesso e Alessia avrebbe vissuto un’altra memorabile avventura.
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